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geografia delle lingue, Sintesi del corso di Geografia

riassunto dei primi 3 capitoli (i più importanti) del libro "geografia delle lingue" di Roland Braton

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 19/01/2016

lorenzo.trapani.1881
lorenzo.trapani.1881 🇮🇹

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Scarica geografia delle lingue e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! Per quanto riguarda il sistema morfologico di una lingua, oggi si distingue in LINGUE FLESSIVE (modificazioni delle radici grazie ad affissi e desinenze), LINGUE POLISINTETICHE (riunione di lessemi in nuove unità lessicali) e LINGUE ISOLANTI (monei indipendenti, poco variabili e brevi). Ovviamente i tre sistemi convivono in molte lingue e queste sono caratterizzate prevalentemente da un certo grado di integrazione delle parole. Qualsiasi analogia tra due lingue non basta per renderle vicine, ma può indicare anche solo un'analogia di evoluzione. La scienza linguistica è stata caratterizzata da due approcci: diacronico (basato sull'evoluzione di una parlata nel tempo) e sincronico (stato di una lingua in un momento dato). Questi due aspetti permettono di individuare alcune componenti della lingua: SUBSTRATO (che riflette un'antica parlata scomparsa), SUPERSTRATO (portato della dominazione di un'altra lingua -francese nell'inglese), ASTRATO (quando si attuano massicce acquisizioni da una lingua vicina). I cambiamenti che avvengono nel vocabolario di una lingua vengono misurati dall'inizio del '900 dalla glottocronologia o lessicostatistica, ovvero il confronto tra 200 parole fondamentali e di uso comune. Prima di questo approccio, la rappresentazione della parentela tra lingue si rifaceva alla teoria dell'albero genealogico, ottimo per i non addetti ai lavori ma decisamente poco specifico: alle nozioni di parentele e filiazione linguistica, oggigiorno i linguisti preferiscono l'evoluzione delle forme, la continuità della parlata e la comunanza di elementi. Nelle loro ricerche, i linguisti usano procedimenti cartografici, dando origine a carte analitiche: possono esserci "carte per simboli" che permettono di rappresentare un gran numero di dati ma la cui lettura è difficoltosa (e soprattutto è necessaria una rilevazione costante e puntualissima per non far perdere di senso la carta stessa, lavoro non da poco), e possono poi esserci "carte per aree" che utilizzano dei confini tra aree definiti isoglosse. La comparsa di fasci di isoglosse derivate dalla fusione di diverse carte mette in evidenza le soglie linguistiche e le zone di interferenza tra fenomeni: anche qui siamo in presenza però di carte utili per i profani, limitate per i linguisti. C'è una differenza tra area dialettale e area linguistica. Caratteristica della variazione dialettale è inanzitutto la permanenza dell'intercomprensione: le aree dialettali hanno spesso contorni assai sfumati e sono abitate da genti che possono capirsi tra di loro, andando a descrivere un campo di variazione continuo che costituisce in ultima istanza una grande area linguistica. La variazione differenziale è dunque la principale qualità dell'area dialettale: nell'area germanica continentale, da Vienna ad Amsterdam i dialetti si succedono senza che l'intercomprensione venga in pratica mai a cessare. La contrapposizione tra entità discrete è invece la caratteristica "di politica estera" delle aree linguistiche, ovviamente influenzata da processi socio-politici. Ci sono molte sfaccettature di idiomi/parlate: esistono le lingue, definite come sistemi coscientemente voluti come tali, generalmente legati all'idea di nazione e tendenti ad essere fissate, normalizzate, standardizzate (passando spesso, ma non sempre, per una letterizzazione, presupposto indispensabile per essere una lingua di cultura). Affianco ai dialetti, che sono forme meno indipendenti e stabili, ovvero parlate tipiche di una regione di un'area linguistica più grande, troviamo i patois (forme strettamente rurali e tendenzialmente rurali), le lingue franche (sempre configurate come seconde lingue e mai madri) e quelle creole (che, a differenza di quelle franche, sono nate tra masse di persone trapiantate di altro luogo e sono divenute lingue madri delle seconde generazioni). Il libro a questo punto inizia un ragionamento tipico delle "Nuove Geografie" degli anni '70: necessità di passare dalla linguistica interna -analisi dei fatti di lingua, suoni, lessico...- alla linguistica esterna -estensione di una parlata, uso, funzione sociale, religiosa, poilitica...-, per rendersi disponibili ad altre scienze umane e sociali. Si attua oltrettutto una separazione tra campi tradizionali della geografia (paesaggio e organizzazione territoriale) e applicazioni nuove (che tengano conto degli aspetti economici della vita), pretendendo un avanzamento di alcune innovative concezioni etnico-culturali. La geografia linguistica entra quindi a far parte dell'universo della geografia culturale, nata da
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