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Geografia delle lingue, Slide di Geografia

Geografia triennale_geografia delle lingue

Tipologia: Slide

2020/2021

Caricato il 10/02/2024

alessandra-cichella-1
alessandra-cichella-1 🇮🇹

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Scarica Geografia delle lingue e più Slide in PDF di Geografia solo su Docsity! Fabrizio Ferrari Aspetti teorici della Geografia delle Lingue Università “G. d’Annunzio” - Chieti-Pescara Dipartimento di Economia (DEc) L’ambiente e la cultura L’ambiente rappresenta il teatro dell’agire umano, da cui l’uomo si distacca man mano che avanza nel suo processo di sviluppo, pur avendo un dialogo con l’ambiente ed operando all’interno delle potenzialità da esso offerte. Non c’è più dipendenza, quindi, dall’ambiente, ma interrelazione: la cultura è un filtro che permette di dialogare con l’ambiente. Il linguaggio e il suo ambiente Il comportamento linguistico dell’individuo riflette necessariamente le caratteristiche più importanti della sua personalità, ma anche gli elementi specifici di un dato ambiente, perché esso ha preso origine e si è sviluppato in un particolare contesto culturale e ambientale. Influenza dell’ambiente fisico sulle lingue L’influenza dell’ambiente fisico sulle lingue si manifesta in due dinamiche principali: • nel lessico (nome di piante, di animali, fenomeni meteorologici, tipi di terreno, ecc.); • nella localizzazione e distribuzione della popolazione e nei percorsi di diffusione delle lingue. Sotto quest’aspetto influiscono: - morfologia (rilievi, pianure, valli); - insularità (isolamento o contatto); - paludi (aree non bonificate); - clima (freddo, caldo, eventi climatici, ecc.). L’influenza della morfologia montana Vosgi MONTAGNE. © Barriera, Passo del San Gottardo \ _. Baschi Walser L'influenza di boschi e foreste BOSCHI E 3 FORESTE Limite Alfòld Steppa ungherese (puszta) L’influenza di paludi Paludi interne: Sorabi (popolazioni slave) La (Spreewald) è una regione paludosa a sud-est di Berlino attraversata dal fiume Sprea ha rappresentato un rifugio sicuro dalle invasioni germaniche per le locali popolazioni slave. Appartengono allo stesso gruppo linguistico dei Polacchi, Slesiani, Cechi, Slovacchi e Casciubi e sono conosciuti anche con il nome di Sorbi Lusaziani o Serbi di Luzice. Lungo le coste del Mare del nord tra Olanda, Germania e Danimarca rappresento il baluardo dalle genti Franche e Sassoni. La lingua frisone (in tutte le sue varianti) è ancora parlata da quasi 500.000 persone; dialetti del frisone sono riconosciuti come lingue ufficiali sia nei Paesi Bassi che in Germania. [RISO Radhodo duce AD 716 L’influenza climatica LIMI Aree SA marginali — 7 Pa subartiche LIMI Aree 6 ————_m "desertiche rr I toponimi Vi sono diversi tipi di toponimi. Generalmente essi sono, Geo-toponimi: - idronimi (corsi d’acqua); - limnonimi (laghi); - oronimi (rilievi); - coronimi (regioni); - fitonimi (nomi di piante); - zoonimi (nomi di animali). Oppure essi si possono ricondurre ad azioni degli esseri umani, a processi di territorializzazione, di appropriazione antropica dell’ambiente naturale: - agionimi o ieronimi o teonimi (nomi di santi o comunque sacri); - antroponimi o familionimi o etnonimi (legate a nomi di persona, cognomi o etnie), detti anche toponimi prediali; - odonimi (vie e strade); - tecnonimi (dal nome di professioni). Esempi di toponimi a seconda dell’origine SUFFISSI ORIGINE ESEMPIO cano, -ana Latina Cervignano, Latisana -engo, -bergo, -aldo Germanica, Casalpusterlengo, Spilimbergo, Gualdo Longobarda, Gotica Tadino, Godego calat- o calta-, racal- Araba Caltanissetta, Calatafimi, Racalmuto -acco, -icco, -ins, -ago, -aga, -ico, -ica Celtica, Gallica Casacco, Bicinicco, Maniago (castrum, accampamento) «izza, -ico, Slava Basovizza, Gabrovizza, Sgonico SUFFISSI ORIGINE e SIGNIFICATO ESEMPIO -chester Latina Manchester, Winchester -ford, -ham, -burgh, - borough Anglosassone (guado), (borgo), (città) Oxford, Birmingham, Edinburgh, Middlesborough guad- Araba (wuadi, corso d’acqua) Guadalajara, Guadalquivir -dorf, -furt, -burg, - Germanica (villaggio), (guado), (castello), Diisseldorf, Frankfurt, Ravensburg, berg Ie Bamberg -grad, -gorod Slava (città) Beograd, Volgograd, Novgorod “stan Indo-persiano (territorio) Afghanistan, Tagikistan, Pakistan -abad, -abat Persiano (città) Islamabad, Ahmedabad, Ashgabat ©ITesII UI 0199S9 (ITY La classificazione dei toponimi secondo G.R. Stewart • Descrittivi: Monte Calvo, Monte Rosa • Associativi: Pontelagoscuro, Camposampiero • Rievocativi: Nervesa e Losson della Battaglia • Possessivi: Lido degli Estensi, Neviano degli Arduini • Commemorativi: San Michele, Sasso Marconi, Vittorio Veneto, Margherita di Savoia • Elogiativi: Colfiorito, Col Santo, Gran Paradiso • Inventati: Guidonia, Carbonia, Littoria • Sbagliati: Golfo Aranci, Redipuglia • Trapiantati: Syracuse in USA, Heidelberg in Sud Africa I legami fra etnia e lingua secondo Breton (1978): le strutture Nel secondo insieme di elementi che Breton identifica, le strutture, rientrano invece la cultura non materiale, le classi sociali e del sistema economico. La cultura non materiale è tutto il patrimonio spirituale ereditario del gruppo: la storia comune, la religione, il folklore, la letteratura, il sapere tecnico, ecc. L'analisi della struttura sociale di una comunità linguistica e la suddivisione in classi sono, d'altra parte, ritenute necessarie poiché dalla presenza o meno di barriere sociali dipende la possibilità di circolazione della cultura e l'omogeneità della lingua; un gruppo rigidamente suddiviso in classi difficilmente adopererà una medesima forma di repressione. Ma una comunità etnica andrà considerata anche dal punto di vista delle sue attività economiche; lo sviluppo economico può incidere infatti sulla vita di un gruppo, sulla sua struttura sociale e sulla sua stessa distribuzione spaziale, sia che sorgono sul suo territorio nuove attività portatrici di innovazione, sia che il gruppo sia attratto, anche solo in parte, verso centri urbani più o meno lontani. I legami fra etnia e lingua secondo Breton (1978): le post-strutture Infine, Breton prende in considerazione la presenza di istituzioni politiche, il ruolo della metropoli e il tipo di rete urbana esistente (post-strutture). Le istituzioni politiche possono ammettere diversi modi di partecipazione al potere da parte di settori più o meno ampi o ristretti del gruppo, e questo non è privo di importanza perché in un sistema democratico chi gestisce il potere deve saper interloquire con tutti, anche con le diverse classi sociali, e dunque deve conoscerne il linguaggio e la cultura. La metropoli è intesa come il principale centro decisionale del territorio abitato dalla comunità etnica: dalla sua vitalità e dalla sua forza dipende l'elaborazione di nuove idee, di nuovi modelli comportamentali, di nuove espressioni linguistiche e culturali. Nello stesso tempo, l'efficienza della rete urbana influisce sulla solidità e la coesione del gruppo, che deve fare riferimento ad un insieme coordinato di punti di insediamento per essere ben inserito sul territorio. L’etnia secondo Breton Post struttura Pre struttura (Super struttura) (Infrastruttura) Le diverse forme di lingue e la geografia SOLO PARLATE PARLATE E SCRITTE (DIALETTI) (LETTERARIE) STRUMENTO DI VEICOLO DI COMUNICAZIONE TRASMISSIONE CULTURALE ASSENZA DI GRAFIA asma TERRITORIALE È (TOPONOMASTICA ORALE) TERRITORIALE (TOPONOMASTICA SCRITTA) Crea il paesaggio linguistico La lingua standard Nelle società tecnologicamente avanzate è probabile che esista una lingua standard, la cui qualità è materia di identità culturale e interesse nazionale. In genere, la scelta della lingua standard di un popolo è legato ai gruppi di potere e a scelte politiche. In generale, i dialetti si possono concepire come varianti regionali di una lingua standard. Lingua e dialetti Cosa è un dialetto ? • In senso linguistico, un dialetto è una varietà di una lingua. • In senso genealogico, un dialetto è una lingua che si è evoluta da un’altra lingua. • In senso sociolinguistico, un dialetto è una lingua subordinata ad un’altra lingua. I dialetti in senso sociolinguistico I sociolinguisti hanno identificato alcuni parametri per identificare la differenza tra lingua e dialetto: • Diffusione geografica limitata. Mentre la lingua viene impiegata in un territorio molto esteso, il dialetto si parla in un’area geografica di piccole dimensioni. • Assenza di uno standard. Il dialetto non ha elaborato una forma “corretta” riconosciuta da tutti i parlanti. Si trova quindi in una situazione di forte frammentazione locale. In sostanza, ogni comunità lo parla in modo diverso. • Scarso prestigio. Il dialetto è percepito dalla popolazione che lo parla come un idioma rozzo. Viene per lo più parlato dalle persone povere e poco istruite. • Uso informale. Un dialetto viene impiegato in situazioni sociali informali, ad esempio in famiglia o tra amici. Non si usa presso gli uffici pubblici, a scuola oppure per fare conferenze o colloqui lavorativi. • Corpus letterario limitato. Un dialetto viene prevalentemente parlato, e non scritto. La letteratura è in genere assente o scarsa. Quando presente, è di poco valore. • Presenza di una lingua-tetto. Il dialetto, nelle comunità dove viene parlato, è influenzato da una lingua tetto, ossia da un idioma prestigioso che viene impiegato nelle situazioni formali e nella letteratura. Dalla lingua tetto il dialetto riceve prestiti (parole e costrutti grammaticali). • Mancanza di lessico tecnico-scientifico. Il dialetto ha un vocabolario limitato alle parole della vita quotidiana, e quindi non ha i termini adatti per parlare di scienza, tecnologia, filosofia e altre branche del sapere. L’evoluzione delle lingue Esistono lingue che avanzano diffondendosi su vaste aree per poi indietreggiare, lingue che sono parlate da un numero limitato di persone che si mantengono “stabili” (anche se in effetti non esistono lingue completamente omogenee e stabili nel tempo), altre che perdono sempre più consistenza e significato culturale. I livelli qualitativi delle lingue Rispetto al livello di sviluppo qualitativo raggiunto da una lingua, Breton (1976) individua cinque stadi: a) al primo livello si trovano le lingue prive di scrittura, di tradizione orale e uso locale; b) al secondo livello vi sono le lingue locali (o vernacolari) entrate in uno stadio di “letterizzazione”; c) al terzo livello si hanno le parlate “veicolari”, che all’inizio erano lingue vernacolari, ma poi elevate a lingua relazionale; d) al quarto livello si collocano le lingue nazionali, espressione di un gruppo etnico ormai consolidato; e) all’ultimo livello si collocano le lingue internazionali. Epoche storiche e lingue Preistoria rd ai migrazioni Epoca classica Gr Re DO Medioevo Arabo SEA Cinquecento Lingue europee CL Epoca primato contemporanea Tnglase economico Le mutazioni delle lingue Le lingue sono sottoposte a continui cambiamenti lessicali e morfologici, attraverso semplificazioni e arricchimenti, dovuti alla comparsa di nuove parole (neologismi) o all’abbandono di termini non più attuali. Esse sono interessate essenzialmente a due tendenze opposte che sono alla base della evoluzione linguistica: a) la differenziazione dialettale, riconducibile a un fenomeno di dispersione, con lingue appartenenti alla stessa famiglia che si modificano nel tempo; b) l’unificazione, per esigenze di rapporti sociali, di relazioni su più vasto raggio. Le mutazioni delle lingue: diglossia e fossilizzazione. Le modificazioni che interessano una lingua possono anche portare a una qualche forma di diglossia tra la lingua colta ufficiale e la parlata popolare, che può anche determinare la “fossilizzazione” della lingua colta. Le cause che portano alla scomparsa di una lingua sono diverse, per lo più di natura extra-linguistica, come nel caso della prevalenza di una etnia su un’altra, sia per motivi culturali che numerici, della dipendenza economica, o di etnocidio o genocidio. Talvolta può accadere anche che una lingua che rimanga immobile per conservare la sua purezza finisca per essere superata, per perdere la sua funzione di comunicazione. La difesa della lingua Di fronte alla scomparsa di una lingua, altre se ne affacciano: sono le lingue emergenti, espressione di gruppi e di entità statali che raggiungono l’indipendenza, che promuovono a lingue ufficiali parlate locali attraverso una politica linguistica volta alla loro unificazione, standardizzazione e arricchimento. Questi obiettivi sono raggiunti attraverso: la naturalizzazione (il ricorso sistematico alle sole radici nazionali); la classicizzazione (il recupero delle radici classiche); la occidentalizzazione (l’adozione di forme internazionali). La politica linguistica Quasi tutti i Paesi hanno una politica linguistica, a volte palese, altre volte meno, a volte imposta, altre volte stabilizzata da lungo tempo, con la quale si tende a privilegiare l’uso di una lingua a discapito di un’altra, per ridurre le differenze, per omogeneizzare la popolazione, al fine di rendere più semplice il controllo politico e sociale, in una parola per esercitare il potere in maniera meno conflittuale. Le visioni della politica linguistica Gli interventi politici in ambito linguistico possono partire da tre distinti punti di vista: Visione evoluzionista di tipo darwiniano (progressiva svalutazione, oppressione o addirittura eliminazione delle lingue più deboli); Visione conservativa (conservare e tutelare le lingue minori); Visione protettiva (conservare tutti gli elementi etno-culturali non solo linguistici). La dinamica linguistica delle aree limitrofe (Breton, 1978) l Deculturazione i Acculturazione MI La trasformazione delle lingue I Unificazione I a. Differenziazione dialettale a. Naturalizzazione a. Assimilazione (dispersione, isolamento, b. Classicizzazione b. Acculturazione regionalizzazione) c. Occidentalizzazione c. Deculturazione b. Diglossia (divaricazione tra lingua colta ufficiale e d. Epurazione lingua popolare) La geografia linguistica Lo studio della distribuzione territoriale delle lingue e dei loro meccanismi di diffusione nello spazio e nel tempo hanno dato vita alla “geografia linguistica” (o geolinguistica, o linguistica spaziale). La norma dell’area isolata di Bartoli BARRIERA 4 ù A 1° norma dell’ area isolata La norma dell’area isolata di Bartoli Latino tardo Latino arcaico De mane Cras Casa Domus Grandis Magnus Italiano Sardo Domani Kras i Casa Domo Grande Mannu Sardegna 1° norma dell’area isolata Le norma dell’area centrale La seconda delle norme citate, quella dell’area centrale, potrebbe, a prima vista, sembrare in contraddizione con la precedente, in quanto si potrebbe essere portati a pensare che le aree periferiche siano più esposte ai contatti con l’esterno e che, quindi, costituiscano le zone in cui lo scambio con altre lingue è più intenso. In realtà, la norma asserisce che tra due diverse forme di una lingua, parlate una in periferia e l’altra nel centro, quella che si trova nell’area centrale è più recente, ma fa riferimento non tanto al centro geometrico, quanto piuttosto a quello culturale ed economico: è qui, infatti, che avvengono i più frequenti scambi con l’esterno, produttivi di innovazioni linguistiche. L’esempio che si fa generalmente a tal proposito è quello delle lingue parlate nel territorio dell’ex impero romano: lingue derivanti dal latino e diffuse in un’area compresa tra il versante atlantico della penisola iberica, ad ovest, e la costa rumena sul Mar Nero ad est. Ebbene, molti dei concetti espressi in italiano (o in francese, lingua di un’area in più diretto contatto con Roma, centro di diffusione della lingua latina) con termini derivanti dal latino tardo rivelano invece in castigliano o in rumeno una derivazione dal latino classico. Se in Italia, ad esempio, parliamo di tavolo e in Francia di table (dal latino recente tabula ), in Spagna per indicare lo stesso concetto si usa mesa e in Romania masa, vocaboli entrambi derivanti dal latino classicomensa. Le norma dell’area vasta Questa norma, di minore applicazione pratica generale, evidenzia come l’area maggiore tende a conservare la fase più antica purché non sia troppo esposta a influenze dall’esterno o sia formata da aree laterali. Alcuni esempi vengono ancora dall’osservazione delle lingue neolatine: mentre in Italia, Spagna e Dacia si utilizza la forma più diffusa derivante dal latino caput, in Francia si usa quella derivante dal latino testa. Ancora, nella penisola iberica, italica e in Francia si utilizzino i termini derivanti dal latino aperire, in Dacia si utilizza il termine derivato dal latino dicludere. La norma dell’area ampia di Bartoli B 70% _——__m@ A 30% pe <a = A An gi B A A / B B ) lc B_TR/ BB di <GeR ba pay 9IBE aa ; B. 2° norma dell’ area ampia La cartografia e la diffusione linguistica Si possono tracciare carte tematiche riguardanti la diffusione di un certo linguaggio o di una ben determinata parola, che avrà dei confini immaginari, dette linee di “isoglossia”. Si definisce isoglossa la linea immaginaria con la quale, mediante un’ipotesi metodologica, si uniscono i punti estremi di un’area geografica caratterizzata dalla presenza di uno stesso fenomeno linguistico. Questo fenomeno può essere di natura fonologica (isòfona), morfologica (isomòrfa), sintattica, oppure lessicale (isolessi o, più di rado, isòsema); con riferimento all’accentazione si può usare il termine isòtona. Il concetto di isoglossa è stato introdotto da G.I. Ascoli negli anni Settanta del XIX secolo, ma il termine venne coniato e utilizzato per primo da August J.G. Bielenstein nel 1892. Le famiglie linguistiche Le circa tremila lingue parlate sulla Terra hanno in comune analogie più o meno accentuate di fonetica, di grammatica, di vocabolario o di parentela storica accertata e sono divise in gruppi su una base filogenetica. Sostanzialmente, si cerca di risalire in tutte queste lingue a una lingua antenata comune, sebbene molti studi siano ancora in divenire e si abbiano diverse ipotesi. Secondo Ethnologue si possono attualmente configurare 142 famiglie linguistiche, di cui però solo sei occupano la maggior varietà di lingue e il più elevato numero di parlanti. Per quanto riguarda la varietà linguistica la famiglia Niger- Congo conta 1.536 lingue e quella Austronesiana 1.225. Andando, invece, ad evidenziare il numero dei parlanti, la famiglia Indo-Europea ha circa 3,3 miliardi di individui, seguita dalla famiglia Sino-Tibetana con 1,4 miliardi di parlanti. Distribuzione delle famiglie linguistiche i i i Î Î stati Jil li i È i i | { Distribuzione delle famiglie linguistiche Numero di lingue per famiglia linguistica (2021) ®ì Niger-Congo ® Austronesiana @ Trans-Nuova Guinea Bi Sino-Tibetana m Indo-Europea Mi Afro-Asiatica Altre Numero di parlanti per famiglia linguistica (2022) ® Niger-Congo w Austronesiana wi Trans-Nuova Guinea Mi Sino-Tibetana Mm Indo-Europea m Afro-Asiatica Altre Continua linguistici in Europa Continua linguistici in Europa VARIAZIONI LINGUISTICHE QUALITATIVE ISOLAMENTO SOCIALE O OCCUPAZIONALE Gergo o Argot. ISOLAMENTO GEOGRAFICO ESTREMO E PROTRATTO MODERATO Dialetti spaziali Nuova lingua MESCOLANZA DI POPOLAZIONI POPOLAZIONI SEPARATE Bilinguismo o Lingue pidgin Lingue creole POPOLAZIONI INCROCIATE DIFFUSIONE DI INFORMAZIONI Prestiti linguistici 20 La lega linguistica Dagli studi di Trubezkoj emerge il concetto di sprachbund, tradotto in italiano con il termine lega linguistica. Esso designa il progressivo avvicinamento di lingue eterogenee o diverse che, venendo a contatto in una stessa area culturale, si sono reciprocamente influenzate in modo da assumere caratteristiche comuni non riferibili a un'originaria parentela genetica, ma risultato di una secondaria convergenza storica Europa Americhe Pacifico Africa Asia Numero di lingue per area di origine 500 1.500 Europa Americhe Pacifico Africa Asia 0 2.000 2.500 Numero di parlanti per area di origine della lingua il I I I I 1.000.000.000 2.000.000.000 3.000.000.000 4.000.000.000 5.000.000.000 I linguaggi artificiali Diverse dalle lingue naturali o spontanee sono le lingue “artificiali”, create per far fronte ad avvertite esigenze di comunicazione su vasta scala. Si possono poi avere delle lingue “resuscitate”, ossia lingue morte riportate in uso da un gruppo etnico come espressione di una identità ritrovata. I linguaggi artificiali Fra i linguaggi artificiali si possono evidenziare: - linguaggi con intenti universali, il più noto di tutti è l’esperanto; - linguaggi di inclusione, per esempio il linguaggio dei segni (Ethnologue al 2022 ne classifica 157); - linguaggi letterari, in alcune opere si inventano non solo nuovi termini, ma anche delle lingue o parte di esse; - linguaggi tecnici specifici, in questa epoca, per esempio, i linguaggi di programmazione dei computer.
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