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geografia delle lingue e delle migrazioni, Appunti di Geografia

professoresse Di Nuzzo e Magnani Università Suor Orsola Benincasa

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 19/02/2021

Chiara2007.
Chiara2007. 🇮🇹

4.3

(15)

33 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica geografia delle lingue e delle migrazioni e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOGRAFIA DELLE LINGUE E DELLE MIGRAZIONI MINORI MIGRANTI Migrazioni, transmigrazioni, diaspore o Culture POLICROME e MONOCROME A partire da Hall si ritiene che ciascuna cultura abbia propri quadri temporali all’interno dei quali funzionano modelli specifici, e un sistema temporale è totalmente dispendente sia dal modo in cui una cultura si sviluppa sia dalla percezione che ne hanno i suoi membri. In maniera più puntuale si possono prefigurare due macrotipi di culture, definite rispettivamente policrome e monocrome. Tale distinzione si basa sulla diversa percezione che le culture hanno del tempo. Nelle culture policrome (solitamente riguarda i paesi del Mediterraneo) l’accento è posto maggiormente sulle relazioni esistenti tra le persone, piuttosto che dalla sequenza degli impegni. Gli appartenenti a questo tipo di cultura sviluppano solitamente la competenza di svolgere più attività contemporaneamente e mantengono più relazioni in un tempo unico; nelle culture monocrome (riguarda specialmente i paesi anglosassoni e dell’Europa del nord) il tempo invece è concepito come una linea e gli avvenimenti sono messi in sequenza. Le culture monocrome tendono ad evidenziare il carattere separato di ogni operazione. Secondo Hall, questo ultimo tipo di modello porta a vedere il mondo in maniera frammentata. Le migrazioni invece hanno sconvolto e rimescolato questa bipartizione della percezione del tempo. Per i giovani il senso monocromo e policromo coesiste. I migranti percepiscono e vivono ormai il tempo come affollato, in cui sacro-profano e tempo libero-tempo di lavoro non ha più scansioni specifiche. Una volta arrivati in Italia, i migranti percepiscono il tempo come attesa. Essi vivono in un eterno presente in cui il loro modo di essere è determinato dal gioco delle mosse rapide e imprevedibili. Sono spaventati poiché non sono in grado di prevedere la mossa successiva. La linearità del tempo è ufficialmente sepolta. Infine, si delinea sempre di più un paradosso in quanto la globalizzazione, che è caratterizzata dalla possibilità di spostamenti veloci, è tipica della mobilità del turista-viaggiatore; invece, il tempo del migrante è contrassegnato da un rallentamento e una dilatazione senza fine. Come risultato finale di un “eterno presente” si avrà una frammentazione del tempo in episodi, ciascuno separato dal suo passato e dal suo futuro. Il tempo non è più un fiume, ma un insieme di pozzanghere e piscine. o Le motivazioni che inducono ad emigrare sono legate indubbiamente a squilibri di tipo economico, demografico, politico e a degenerazioni ed emergenze di carattere ambientale, ma anche da un’attrazione culturale verso l’occidentalizzazione del mondo. Lo sviluppo delle tecnologie dell’informazione, del turismo di massa, del commercio internazionale, l’accelerazione e rapidità dei mezzi di trasporto hanno favorito la diffusione dei modelli di vita occidentali nei paesi più poveri. Nella definizione di queste nuove rotte e destinazioni, i media globali hanno giocato un ruolo preponderante nello stimolare la decisione ad emigrare, fornendo spazi e tempi virtuali ed hanno favorito una specie di socializzazione anticipata che prepara il migrante alla partenza e all’emulazione degli stili di vita occidentali. La realtà sociale e culturale delle società odierne è un universo stratificato di modelli culturali che interagiscono tra loro, modificando il tessuto della convivenza quotidiana e delle relazioni etnosociali. o TEORIA PUSH-PULL teoria secondo la quale le migrazioni internazionali, negli studi socioeconomici, sono provocate sia da fattori d’espulsione presenti nei paesi d’esodo, sia da fattori di attrazione presenti nei paesi d’approdo. o IL SOGGETTO TRANSNAZIONALE: costruisce sistemi simbolici complessi e stratificarti e la costruzione della mentalità non è più legata alla soggettività nazionale, territoriale, etnica. La vita sociale di questi migranti prende forma nell’intreccio tra più universi sociali e simbolici, produttivi e riproduttivi, orientati ai bisogni e strutturati dalla ricerca di autonomia. (Glick Schiller) o IL TRANSMIGRANTE è colui che mantiene in un funambolico equilibrio rapporti con la patria di partenza e il paese di arrivo o per essere più precisi le nuove congiunture e i mutamenti contemporanei attraverso cui prende forma la vita dei migranti contemporanei. (Glick Schiller) o IL CAMPO SOCIALE TRANSNAZIONALE È il campo sociale multidimensionale che include le interazioni strutturate di varia natura (organizzazioni, istituzioni, movimenti sociali) dando vita a varie strade di incorporazioni dei migranti: family networks, regional cosmopolitism, local public foreigners, vernacular cosmopolitism. (Glick Schiller) o VULNERABILITA’ i soggetti portatori di specifiche vulnerabilità riguardano solitamente le migrazioni femminili e dei minori non accompagnati o separati. L’incontro con l’Occidente deve e può trasformare la vulnerabilità in capability. La vulnerabilità sta ad indicare uno stato di minore resistenza a fattori nocivi ed aggressivi. È un concetto dinamico poiché riguarda lo sviluppo del minore. Una variazione interna o esterna nel bambino vulnerabile può provocare una significativa disfunzione, un dolore intenso, un arresto o uno sviluppo minimo delle sue potenzialità. Questa fragilità si manifesta sul piano psicologico attraverso sensibilità o debolezze che possono essere reali o latenti, immediate o differite. Il concetto di vulnerabilità indica indubbiamente un rischio, ma al tempo stesso anche una possibilità, sottolineando la responsabilità e il ruolo della famiglia e dei servizi di accoglienza nel creare le condizioni che prevengano e attenuino tale rischio. Questo termine non può essere compreso a pieno se non viene messo a confronto con il suo opposto, la resilienza, che indica proprio la capacità di resistere, di difendersi e di reagire. Alcuni ragazzi sembrano sviluppare risorse interne straordinarie per far fronte ad eventi e sfide imprevisti. Questi hanno la capacità di attraversare eventi importanti e cambiamenti profondi senza farsi sommergere dalle difficoltà. o CAPABILITY APPROACH Offre una visione orientata alla possibilità di determinare quali principi di base e, conseguentemente, quali adeguate misure, possano dare luogo ad una vita umana dignitosa. Concetto introdotto da Martha Nussbaum, che indica un percorso di crescita per avere una vita degna di essere vissuta (che è un diritto fondamentale per tutte le culture) Sono 10 regole per essere ciò che sei (che non sono sempre, anzi quasi mai, garantite ai migranti). Consiste nella possibilità di realizzare i progetti di vita che gli individui hanno ragione di scegliere e perseguire grazie alle capability di cui sono portatori. È quindi un percorso che ha come obiettivo la promozione del benessere stesso e della crescita, e che si impegni a valutare e perseguire attivamente politiche alternative nella misura in cui permettono di migliorare lo sviluppo. Si tratta di una proposta che va sotto il nome di Capability Approach (CA): un modo di affrontare le tematiche etico-politiche basato sullo sviluppo e ancor prima sulla possibilità di vivere una vita degna per l’individuo a partire da quelle che sono definite – appunto – capacitazioni. Le capability sono definite formalmente come “modi di agire, fare ed essere, che costituiscono tipicamente la vita umana e la distinguono da altre forme di vita reali o possibili”. La Nussbaum propone un approccio alle capacità personali, il cosiddetto capability approach, una visione orientata all'esterno che cerca di determinare quali principi di base, e conseguentemente quali adeguate misure, possano dare luogo a o La Dichiarazione di NY del 1989, che è stata un ampliamento della Dichiarazione dei diritti del fanciullo del 1959, è nodale per i principi che vi sono enunciati, quali: 1. Godimento dei diritti senza alcuna discriminazione 2. Considerazione del superiore interesse del fanciullo 3. Diritto al nome e alla nazionalità 4. Diritto alla sicurezza sociale 5. Protezione speciale per i minorati fisici, psichici, sociali 6. Diritto all’unità familiare 7. Diritto all’educazione e al gioco 8. Precedenza di soccorso in ogni circostanza 9. Protezione contro ogni sfruttamento 10. Educazione alla tolleranza e alla pace La garanzia dei diritti dei minori non accompagnati è continuamente messa in discussione da richieste che insistono affinché questi non siano tanto considerati come “minori” ma come “stranieri”. Ciò è evidente quando si affrontano questioni come il rilascio del permesso di soggiorno e i provvedimenti da intraprendere fino al raggiungimento della maggiore età. Il rimpatrio garantisce il diritto all’unità familiare o maschera l’espulsione dello straniero sebbene minore? Sono privi di tutela e di rappresentanza legale. Per far fronte a questa mancanza, ogni minore ha diritto ad un tutore che lo rappresenti e lo tuteli proprio in vista del suo “superiore interesse”. È il Consiglio d’Europa che rende obbligatoria la nomina di tutore, a partire dal giudice tutelare, che ha il compito di garantire al minore il soddisfacimento delle sue esigenze mediche, di istruzione, di benessere psichico e fisico, e svolge un ruolo determinante rispetto alla scelta del Comitato per i minori stranieri, per il suo rimpatrio o, nel caso dell’Italia, la sua permanenza. o L’ADULTIZZAZIONE solitamente l’adulto è riconosciuto tale al compimento dei diciotto anni, ma questi minori migranti hanno subito quella che viene definita “adultizzazione dei minori” che si manifesta in ruoli sociali non idonei alla loro età e una responsabilità interiorizzata in modo prematuro. La povertà, associata a status educazionali bassi e ad una scarsità di opportunità lavorative spinge i minori ad emigrare con la speranza di trovare opportunità migliori e meglio retribuite. I ragazzi si sentono adulti con un carico di responsabilità sulle spalle. Il processo di adultizzazione spinge i ragazzi a rivedere il tempo e le priorità. Spesso non si ha tempo per il diploma, per la scuola o per rimanere in comunità. Si impara qualcosa solo se c’è necessità di farlo: ed è così che si ha tempo per imparare 5 lingue, utili per attraversare gli spazi durante il viaggio. Per molti di loro il “tempo-lavoro” è l’unico modo per inserirsi nella società tanto da non potersi permettere perdite di tempo. o LA TUTELA DEI MINORI IN ITALIA la maggior parte dei minori stranieri non accompagnati è appena sotto della maggiore età. I dati sono spesso altalenanti e non è facile fare un censimento attendibile dei minori stranieri non accompagnati sul territorio. Le grandi organizzazioni del terzo settore come Save the Children, ma soprattutto l’ONU e l’UE hanno dato vita a programmi sovra nazionali di intervento umanitario. In Italia sono presenti molte associazioni che stanno lavorando in aree specifiche, tra le quali la Dedalus e il CIDIS in Campania, la Caritas e l’ARCI. Nella stima dei grandi numeri va evidenziato che in questi flussi migratori non rientrano tutti quei minori stranieri che, pur essendo non accompagnati, sono in realtà cittadini dell’unione europea (rumeni in particolare) che fino al 31 dicembre 2006 hanno rappresentato il primo grande gruppo presente in Italia e che continuano ad arrivare da soli nel nostro paese. Una volta accertata la minore età, il minore viene collocato in una struttura (casa-famiglia o comunità) secondo l’ex articolo 403 c.c. il sistema di accoglienza presenta delle rilevanti criticità come distribuzione carente di beni primari (cibo, vestiti, scarpe, prodotti per l’igiene personale ecc), servizi di mediazione culturale non adeguati. Logicamente un sistema di accoglienza efficace si deve basare su una efficiente pianificazione, disponibilità di fondi e finanziamenti a livello degli enti locali insieme ad un piano nazionale che non tenga conto solo dei minori già presenti nel territorio, ma anche di quelli che arriveranno. Si ha bisogno, dunque, di miglior coordinamento tra il livello nazionale e locale. Proprio a causa di queste carenze spesso i minori si allontanano dalle comunità di accoglienza. In Italia l’organo preposto all’accoglienza e all’assistenza dei minori migranti è il Comitato per i minori stranieri (CMS) ed è attivo dal 2000. È l’organo che si occupa del censimento dei minori stranieri non accompagnati sul territorio nazionale ma che ha anche il compito di verificare l’opportunità di rimpatrio del minore. Vigila anche sulle modalità di soggiorno dei minori stranieri sul territorio nazionale. Bisogna chiarire però che i dati statistici rilasciati dal CMS non corrispondono all’effettiva presenza dei minori, questo perché tali dati si riferiscono solamente ai minori entrati in contatto con le istituzioni. I dati, quindi, non includono i minori stranieri non accompagnati che non entrano in contatto con le istituzioni, i richiedenti asilo, i minori neocomunitari (provenienti da Romania e Bulgaria). È poi compito del CMS e del tribunale per i minorenni procedere a tutti gli accertamenti in Italia e nel paese d’origine del minore, relativi alla sua identità. Le funzioni svolte dal CMS sono state trasferite nel 2018 alla direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del ministero del lavoro e delle politiche sociali. In ogni caso il loro compito è di accertare l’identità e l’età del minore, se esistono e dove si trovano i familiari, quali siano le condizioni di vita, le ragioni del suo ingresso in territorio italiano, gli studi compiuti, lavori svolti e le intenzioni per il futuro sia del minorenne che dei suoi genitori e tutori, anche riguardo al rimpatrio . La nascita e la vita del comitato per i minori stranieri non accompagnati, come della Direzione generale per l’immigrazione, non sono state prive di critiche sia in relazione alla sua istituzione, sia al suo funzionamento. Infatti, la Direzione generale affida a un organismo amministrativo la definizione dei parametri valutativi della condizione del minore e della possibilità di rimpatriarlo o accoglierlo. Allo stato attuale infatti è la Direzione che ha il compito di valutare se sia interesse del minore il ricongiungimento familiare o restare nel territorio italiano . In realtà non vi sono specifiche indicazioni dei criteri di valutazione da adottare per verificare la fondatezza del concreto interesse del minore al rimpatrio nel suo paese d’origine o restare sul territorio dello Stato. Le decisioni di rimpatrio sono generalmente giustificate con l’affermazione della prevalenza dell’interesse del minore al ricongiungimento con la famiglia e di conseguenza al ritorno nel paese d’origine. o I PARADOSSI DELLA CAMPANIA Quando i minori approdano in particolar modo al Sud della nostra penisola, vengono accolti nei Centri di prima accoglienza e nei Centri di identificazione e ancora nei Centri di permanenza temporanea e di accoglienza. Spesso attendono mesi, prima che venga accertata la loro età e prevalga il superiore interesse del fanciullo. La valutazione dell’età di questi giovani ha un’importanza rilevante. l’Italia è spesso oggetto di un luogo comune, che la considera come un “ponte” della grande migrazione verso l’Europa. La Campania poi nello specifico, rappresenta insieme ad altre regioni meridionali un ennesimo paradosso nelle questioni migratorie: il sud, più del resto d’Italia, è terra di forte emigrazione, ma al tempo stesso di rilevante immigrazione. Spesso, infatti, il sud Italia non rappresenta quel mondo altamente industrializzato che sognano i migranti, ma è un mondo in cui c’è molta meno asimmetria di condizioni socioeconomiche di quanto si possa pensare. È una regione ad alto tasso di disoccupazione, ma allo stesso tempo con una grande capacità di accoglienza e sostegno nei confronti di soggetti marginali e socialmente deboli. Paradossalmente spesso l’impreparazione diventa capacità di comprendere. Solitamente gli arrivi in Campania provengono in parte dall’Adriatico e in parte dalla Puglia. In queste piccole realtà dell’entroterra campano si realizzano autentici incontri e proficue forme di multiculturalismo. Ad esempio, l’Italia- Campania di Mustafà è un luogo in cui la stessa polizia si mostra tollerante, i sindaci spesso cercano di evitare che le questioni burocratiche vadano per le lunghe e non perdono di vista la realtà di una vita. o PRIMA STORIA SAN POTITO Rappresenta l’ambivalenza del trattamento tra minori e maggiorenni  Arriva un ragazzo iracheno trovato dalla polizia di Grottaminarda.  Si scopre che non ha 16 anni come ha dichiarato alla polizia, ma dalla radiografia ossea risulta che abbia almeno 20 anni.  Racconta che al suo villaggio hanno un metodo per definire l’età dei ragazzi, perché non hanno neanche l’anagrafe. Questo metodo consiste nel mettere tutti i ragazzi faccia al muro per definire in base all’altezza la possibile età.  Tutti risultano nati il 1° gennaio, solo l’anno cambia.  Questo ragazzo viene portato all’ufficio immigrazione in quanto risulta essere maggiorenne e non avendo i documenti gli viene procurato il foglio di via che dichiara che entro 5 giorni avrebbe lasciato il territorio italiano.  L’operatore della casa-famiglia di San Potito lo aiuta a raggiungere la stazione centrale dei treni.  Il ragazzo va in Finlandia dove vive e lavora ancora oggi. Il campo sociale transnazionale in Campania o OSSERVAZIONE PARTECIPANTE questa tecnica risale a Malinowski (1922) ed è il metodo impiegato dagli antropologi per raccogliere informazioni, vivendo il più possibile a contatto con portatori della cultura studiata e partecipando alla loro vita. Col tempo questa tecnica è stata riesaminata criticamente, in modo particolare l’assunto della “neutralità dell’osservazione”. (dal libro sociolinguistica): l’osservazione partecipante è una forma strutturata di osservazione, nella quale l'antropologo partecipa per un certo lasso di tempo in maniera diretta alla vita quotidiana della comunità indagata, immergendosi nel suo contesto, immedesimandosi con le sue consuetudini diventando in un certo senso egli stesso membro della comunità. o Per quanto riguarda Napoli, esiste la cooperativa sociale Dedalus, collegata a livello nazionale con la Rete nazionale pronta accoglienza minori e Save the Children Italia e che riconoscono i progetti e i servizi realizzati. La cooperativa Dedalus gestisce diverse case-famiglia in cui i minori alloggiano. Sono mediamente 200 minori e per lavorare al meglio con questi ragazzi occorrerebbero altrettanti operatori e un maggior numero di strutture, ma la situazione socioeconomica attuale non lo consente. Questo determina di conseguenza l’avvicinarsi del minore al lavoro nero e ad altre forme di lavoro irregolare, perché le necessita e le esigenze della famiglia lo portano altrove rispetto a dove ha intenzione di indirizzarlo la cooperativa o l’associazione. Tutte le strategie messe in campo da Dedalus hanno ridotto quasi a zero il fenomeno delle fughe, così rilevante in altre zone italiane, confermando il successo delle stesse. Dedalus ha un centro culturale, il Centro Nanà, in cui si effettuano corsi di italiano, si offre la possibilità di studiare, di conseguire diplomi di scuola media e superiore, si promuovono attività di mediazione culturale, assistenza legale e ascolto, ma nonostante tutto permangono le difficoltà della gestione di tutti i minori. o LE MIGRAZIONI DISSEMINATE Nell’ultimo anno e in relazione al blocco dei porti e alle ultime direttive del ministero degli interni, le migrazioni disseminate crescono enormemente e sfuggono ad ogni controllo in risposta alle schizofrenie legislative italiane ed europee in materia di accoglienza. Napoli e la Campania rappresentano uno degli approdi di preferenza. o LA STORIA DI EDIL SINA  Edil è un ragazzo italiano-albanese. Ha raggiunto l’Italia nel 1991 ma a differenza delle altre storie, non scappa da una situazione insostenibile ma lo fa quasi per gioco, per mettersi alla prova e per affermare la sua libertà. LA SUA NON è STATA UNA PARTENZA ORGANIZZATA. nel suo paese c’era la dittatura comunista  Racconta con gratitudine l’accoglienza a Brindisi in un’Italia ancora impreparata ma disponibile all’accoglienza.  La paura dell’arresto una volta tornato in Albania lo convince a rimanere in Italia e inizia il suo percorso di integrazione.  Incontra don Mario e lo porta ad Acerra e poi si trasferisce a Pollica e inizia a studiare e a lavorare  Si diploma e si laurea in Scienze della formazione. Successivamente diventa assistente sociale e mediatore culturale.  MUSTAFA’ OGGI: Mustafà è oggi in possesso dei documenti d’identità. è oggi padre e la mamma del bambino è una ragazza italiana minorenne che vive nella casa-famiglia di San Potito. IL PROCESSO DI ADULTIZZAZIONE DI MUSTAFA’ SI è COMPIUTO. HA VISSUTO UNA VITA ACCELERATA VIVENDO PIU’ RUOLI ALLO STESSO TEMPO PROPRIO A DIMOSTRAZIONE DEL FATTO CHE LE DUE CONCEZIONI DEL TEMPO POLICROMO E MONOCROMO IN QUESTI GIOVANI NON ESISTONO PIU’. cosa accomuna tutte le storie è il NON RITORNO. tutti e 3 Aurora, Edil e Mustafà si rendono conto ad un certo punto del loro viaggio che non possono più tornare indietro SCUOLA: per tutti e 3 la strada per il TRANSCULTURALISMO avviene attraverso la scuola. La scuola è per loro una porta d’accesso, che li fa passare da uno spaesamento iniziale ad un appaesamento. - PER EDIL: la scuola gli permette di fare una riflessione sulla crisi della società italiana - PER MUSTAFA’: la scuola lo aiuta a confrontarsi con le sue paure e la possibilità di non essere accettato - PER AURORA: la scuola è invece la realizzazione del suo sogno o LA LETTERATURA MIGRATORIA A partire dalla seconda metà degli anni ’80 il fenomeno immigratorio in Italia ha generato l’esigenza ed una volontà di espressione e comunicazione con la società civile italiana da parte dei soggetti immigrati, tanto da dare l’avvio a prime forme di letterature dell’immigrazione, o della migrazione. Gli scrittori sono immigrati di prima generazione e spesso sono laureati e conoscono almeno 3 lingue: quella di origine, quella del paese ex colonizzatore e quella italiana. Per quanto riguarda le tematiche si spazia dai sogni, all’esperienza di immigrazione al proprio retroterra culturale restituendo una ricca galleria di etnie eterogenee che si raccontano attraverso la lingua italiana. Lo straniero si trasforma da oggetto di osservazione in soggetto osservante che analizza la società in cui inscrive la sua identità di altro. Sarebbe più opportuno parlare di “scritture migranti” e post-coloniali sostituendo il termine “letteratura” con “scritture” e considerare questi scritti come un corpus culturale legato a profondi cambiamenti sociali che negli ultimi anni si possono collegare anche alle seconde generazioni e alle nuove identità italiane. Ad una prima generazione di immigrati con tutte le tematiche legate allo shock dell’arrivo, all’uso di una lingua altra e ad una dimensione spazio-temporale altra, si va delineando una generazione di giovani autrici e autori che nascono in Italia, cresciuti nelle scuole italiane, portatori di culture altre e di vissuti di integrazione e possiamo parlare quindi di identità plurime globali. o ETNOCENTRISMO - è mettere in risalto, da parte di un gruppo, le proprie culture, divinità e religioni disprezzando quelle altrui. Molti strati subalterni e meno colti vengono disprezzati da quelli più colti perché non considerati all’altezza. (Roberta). - Termine che indica una concezione per la quale il proprio gruppo (ingroup) è considerato il centro di ogni cosa, e tutti gli altri (outgroup) sono classificati e valutati in rapporto ad esso. Ogni gruppo alimenta il suo orgoglio e proclama la propria superiorità e considera con disprezzo gli stranieri. L’etnocentrismo ha un volto ambivalente: può essere positivo perché radica il legame del gruppo e da questo punto di vista diventa indispensabile perché senza questo si diventa un soggetto asociale; e può essere negativo in quanto considera con disprezzo gli stranieri e proclama la propria superiorità a discapito di chi non fa parte del gruppo. L’etnocentrismo ideologico è tipico della cultura occidentale e si configura come discorso politico aggressivo e prende vita dai processi di colonizzazione. L’etnocentrismo critico rappresenta l’impegno da parte dell’antropologo di far fronte ad una cultura ‘altra’ partendo dalle categorie conoscitive della propria cultura ma producendo un esame critico delle stesse per arrivare alla conoscenza dell’altro. Solo così ci si può aprire al dialogo tra le diversità e l’etnocentrismo diventa propositivo e non semplicemente potere di assimilare e negare l’altro. (Emanuela) o RELATIVISMO CULTURALE è un concetto che rifiuta l'idea/concetto di etnocentrismo. Il relativismo, infatti, riconosce la pluralità delle culture, non vi è quindi una supremazia di una cultura sull'altra, così come avviene nell'etnocentrismo, e gli aspetti positivi sono: la critica del razzismo, il rispetto reciproco e la tolleranza della diversità culturale. o ANTROPOLOGIA DEL RIMPATRIO è una forma particolare di osservazione partecipante in cui il movimento nello spazio culturale della modernità ha un esito autoriflessivo, ovvero l’antropologo studia l’Altro anche per conoscere sé stesso. o ETNOGRAFIE MULTILOCALI Per comprendere le nuove identità transmigranti occorre un’etnografia multilocale ovvero indagini che si concentrano su esperienze quotidiane transnazionali capaci di studiare le forme culturali senza presupporre logicamente o cronologicamente né l’autorità dell’esperienza occidentale, né i modelli derivati da quell’esperienza. LA TUTELA DELLE LINGUE MINORI 1. Perché le lingue devono essere tutelate: Nonostante molte persone credono che se oggi tutti parlassimo la stessa lingua ci sarebbe migliore intesa e che quindi non è un problema se le lingue stanno morendo, altri vedono nel plurilinguismo una causa di rivalità. Molti studiosi però sottolineano l’importanza della diversità linguistica e culturale, poiché fanno parte del patrimonio dell’intera comunità. Infatti, anche se molte lingue sono utilizzate da pochi parlanti, queste contengono un enorme patrimonio di conoscenze e nozioni. Infine, l’art. 5 della Dichiarazione Universale sulla Diversità Culturale dell’UNESCO sancisce il diritto di ogni persona a una formazione che rispetti pienamente la sua cultura e la sua diversità linguistica che deve essere tutelata e incoraggiata. Quindi il riconoscimento della pluralità linguistica è un aspetto fondamentale per una vera democrazia e la tutela della diversità linguistica è un compito dello stato democratico moderno. 2. Politiche linguistiche: è stato stabilito un criterio per raggruppare i diversi paesi sulla base del tipo di politica d’intervento nei confronti delle minoranze linguistiche. Sono stati individuati quindi 7 raggruppamenti sulla base di quattro parametri: la possibilità delle minoranze linguistiche di essere rappresentate negli organismi nazionali e locali, la possibilità dei cittadini di utilizzare una lingua minoritaria nella pubblica amministrazione, la possibilità di esprimersi nella propria lingua in un processo e la possibilità che i giovani hanno di utilizzare la propria lingua materna, anche se minoritaria, nella scuola. Sulla base di questi parametri quindi si hanno 7 raggruppamenti: Paesi Fondamentalisti (Grecia, Turchia), Paesi Schizofrenici (Belgio, Francia), Paesi con politiche insufficienti per la tutela delle minoranze linguistiche (Italia), Paesi con buone intenzioni (UK), Paesi che si rapportano positivamente con le minoranze linguistiche (Germania), Paesi Virtuosi (Spagna), Paesi privi di minoranze linguistiche (Portogallo). 3. Differenza tra politica di assimilazione e integrazione: Politica di assimilazione riguarda tutti quei Paesi che eliminano e non riconoscono i gruppi minoritari. Politica di integrazione è l’esatto opposto dell’assimilazione perchè invece l’integrazione permette allo straniero di mantenere vive le sue tradizioni, radici, usi e costumi senza essere costretto ad eliminarli ma anzi condividendoli con la cultura ospitante. (Quindi l’assimilazione non accetta le minoranze, mentre l’integrazione sì) 4. Politiche fondamentaliste, paesi fondamentalisti e schizofrenici: PAESI FONDAMENTALISTI: in Grecia il rapporto fra le minoranze è ed è sempre stato molto difficile. Infatti, la Grecia si presenta come un paese linguisticamente compatto, che a parte alcuni turcofoni non presenta alcuna minoranza ufficiale. Non vengono riconosciuti gli zingari che parlano turco. Nel sud della Grecia ci sono della comunità di albanesi e in Macedonia ci sono minoranze di bulgari. Le minoranze linguistiche in Grecia quindi non sono numerose, ma la loro esistenza è negata in linea di principio e ogni tentativo di queste popolazioni di esercitare i propri diritti viene ostacolato. In Turchia, le minoranze linguistiche non sono riconosciute. In Turchia, oltre al turco sono parlate anche minoranze di lingua curda, araba e bulgara. Fino al 1921 era vietato l’uso di qualsiasi lingua ma ancora oggi nella scuola e nell’amministrazione statale può essere usato solo il turco. PAESI SCHIZOFRENICI: il Belgio è formato da tre regioni e da quattro comunità linguistiche (fiamminga, vallone, tedesca e bilingue) ed oggi è presente una situazione di intolleranza reciproca tra le lingue molto grave. La Francia, dopo l’Italia possiede il maggior numero di lingue
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