Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Geografia delle lingue Lingue e Spazi (Riassunto), Sintesi del corso di Geografia

Riassunto completo ed esaustivo dei capitoli trattati in Lingue e Spazi

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 10/03/2023

m-xy
m-xy 🇮🇹

5

(1)

11 documenti

1 / 31

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Geografia delle lingue Lingue e Spazi (Riassunto) e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! PREFAZIONE La lingua è un procedimento logico, utilizza il linguaggio verbale come strumento. Il linguaggio verbale serve a ragionare e il ragionamento/pensiero si avvale della lingua. Ogni lingua → 1 sistema culturale; co-essenzialità negli aspetti immateriali e materiali della cultura Elemento caratterizzante di un gruppo etnico (etnia = condivisione sistema culturale e linguistico). Il territorio < deposito di segni (appresi); ogni cultura usufruisce del territorio incorporando, modificando i segni; la lingua del territorio (concetti, valori, relazioni) non è diversa dall’idioma della comunità. Pensiero, cultura, idioma, lingua del territorio → in dipendenza reciproca. INTRODUZIONE Crystal (2005), il 2001 è stato definito l’anno delle lingue (più importanza all’idioma visto come espressione di identità culturale). L’Unesco ha perfino istituito, poco prima, la Giornata internazionale della Lingua Madre (per promuovere il multilinguismo attraverso delle attività/politiche linguistiche). La lingua è il veicolo di trasmissione della cultura. La rete della cultura: • Variabili di ogni gruppo umano isolate, poi correlate (nell’insieme), prima sono strutture culturali e poi sistemi. • Tratti e strutture culturali creano i paesaggi umani e definiscono le regioni culturali. • Le regioni culturali sono i territori occupati da popolazioni con specifiche caratteristiche; la geografia umana considera le forme in cui varie società utilizzano e trasformano i paesaggi. • L’idea di cultura Nasce nel XIX secolo (Ernst Kapp), come manifestazione individuale; diventa “cultura=manifestazione sociale” solo nell’Ottocento, (Sauer: geografia culturale = applicazione dell’idea di cultura ai problemi geografici. Cultura = filtro con cui mettere a fuoco gli argomenti che rientrano nell’area della geografia). La Geografia culturale è rimasta “sopita”, riscoperta solo negli anni settanta. Da scienza naturale a disciplina che studia i valori che le comunità attribuiscono al paesaggio (non quindi il mero paesaggio dal punto di vista morfologico). I valori modificano anche la natura. I tratti culturali dei gruppi sono trasmessi, variano nel tempo e possono essere contaminati da altre culture. L’uniformità culturale ormai inesistente risale al Paleolitico; quando i gruppi hanno iniziato a differenziarsi e quindi ad adattarsi ai loro nuovi spazi, l’uniformità è sparita. Le culture quindi sono costituite dalle unioni delle varie innovazioni diffusesi dai loro luoghi d’origine (la cui diffusione è stata influenzata anche da ostacoli culturali, politici). Oggi, a causa della globalizzazione, gli stili di vita sono molto simili, ma non per questo si è impoverita la varietà culturale. Cosa studia la geografia delle lingue: i fenomeni di acculturazione, la contrazione delle aree linguistiche minori, le conseguenze della politica sui gruppi etnici, le etnie (i gruppi etnici sono associati a X territori su cui imprimono dei segni), la cultura (parte integrante del gruppo), le disparità tra le lingue (acculturazione, colonizzazioni, minoranze, le famiglie linguistiche - indoeuropea, metà del totale delle lingue esistenti, e la sinotibetana, ¼). L’Europa: frammentata (XIX secolo in poi); Italia (lingue minoritarie che corrispondo a minoranze nazionali con riferimenti in Paesi esteri + parlate regionali). Il linguista svolge un lavoro diverso: • Linguista: focus sulle vicende storico-territoriali delle lingue (usa le carte geografiche) • Geografo: studio della lingua come fenomeno culturale che caratterizza un gruppo umano → per studiare le società nei loro rapporti col territorio. Differenza tra geografia linguistica e geografia delle lingue: • Geografia linguistica (scienze glottologiche): applicazione di forme geografiche (la cartografia) allo studio dei fenomeni linguistici • Geografia delle lingue (ramo della Geografia UMANA), interesse per la lingua come carattere etnico degli individui e legame interno dei gruppi. CAPITOLO 1. ETNIE, CULTURE, ESPRESSIONI LINGUISTICHE Cultura = elementi che costituiscono il modo di vivere del gruppo (simboli, valori, forme di comportamento, sistemi sociali)… Etnia= gruppo umano che condivide i tratti di una cultura. I gruppi etnici sono associati ai territori su cui hanno impresso dei segni; lingua e religione sono elementi imprescindibili che distinguono un gruppo dall’altro (appartenenza etnica). Lingua= veicola la cultura, può unire o dividere le società. Gruppo etnico-linguistico/comunità etnica/gruppo etnico= una comunità legata da vincoli culturali, comune patrimonio storico, che impronta il modo di pensare e il comportamento dei suoi membri. Storicamente, il concetto di etnia cmbh • 1700, solo il concetto introdotto da Chavannes; uomo membro di una specie diffusa nel mondo, divisa in gruppi diversi per caratteristiche fisiche, culturali, sociali. • 1800, Vacher de Lapouge introduce il termine « etnie », ripreso da Montandon (1935), secondo cui l’etnia era un gruppo identificato da tutti i caratteri umani, anche quelli somatici (oggi politicamente scorretto). • 1963, Becquet; etnia= gruppo umano unito da tratti culturali e psicologici in comune, derivanti dalla partica di una stessa lingua. Héraud: popoli di uguale lingua = uguale etnia (ma la lingua è solo il veicolo!). secondo altri studiosi non basta avere in comune una cultura di base, ma occorre affilazione. SMITH 6 condizioni necessarie per parlare di “etnia” 1. Nome collettivo, riconosciuto da tutti, caratterizza il gruppo etnico 2. Discendenza comune; consapevolezza “mitologico”, determina una linea di continuità generazionale 3. Storia comune; memorie condivise, tessuto connettivo tra le generazioni 4. Cultura condivisa; lingua e religione sono i tratti distintivi più comuni; per Smith non è essenziale la lingua (come fattore di identità), più che altro gli stili di vita, i valori della comunità. 5. Rapporto tra comunità-territorio; territorio: immaginario, ricordo, concreto… 6. Solidarietà; spirito di comunanza. Tutte le condizioni devono esserci. Il cuore dell’etnicità è nei miti, nella memoria, nei simboli. Concetti che definiscono il comportamento verso l’esterno: • Etnocentrismo (atteggiamento cognitivo): distinguiamo il noi dal loro (gli outsider). • Etnicentrismo (atteggiamento pragmatico): possibile mobilitazione del gruppo, identificazione di un referente negativo. 3 caratteristiche della configurazione etnica di una comunità: interna (identità, appartenenza sociale), due esterne (etnocentrismo, etnicentrismo). Le condizioni storico-sociali che hanno portato all’insorgere del legame etnico: • Sedentarietà (nostalgia vita di prima) • religione, cosmogonia, confini del Bene e del Male Il territorio non è sentito dai componenti allo stesso modo, alcuni luoghi richiamano l’identità culturale del gruppo, altri no. Alcuni Stati sono nati a partire da una regione centrale. • Core area: nucleo originario (dove l’economia è più sviluppata); coesione, scambio idee; i segni dell’identità sono più forti. o Anche nel territorio etnico si osserva un nucleo dove ci sono le forze ideali da cui la cultura è nata o più ci si allontana, più diventano rade le reti di trasporto; prodotti e profitti -> zone centrali. MODELLO DI REGIONE CULTURALE DI MENING • analisi ovest degli USA, 6 nuclei culturali distinti che avevano creato 6 regioni cult. • Queste 6 regioni hanno attraversato 4 stadi: 1. crescita popolazione 2. cambiano gli schemi di circolazione 3. economia più complessa 4. emerge la cultura regionale Meining studiò in particolar modo la regione culturale dei Mormoni nello Utah (origini definibili perché cresciuta in un isolamento, senza ostacoli → 3 zone di concentrazione 1. area nucleo = core, forte concentrazione dei tratti culturali e paesaggio omogeneo 2. dominio, complesso culturale minore. Area del contatto. 3. sfera di influenza (esterno, periferico). Le persone della cultura del core possono essere in minoranza. Quel che resta di un nucleo centrale prima più esteso. Esempio, provincia sudafricana del Capo. Nucleo originario della Città del Capo = l’originario insediamento olandese. Poi sviluppo del sistema di circolazione, poi nuovo paesaggio distintivo, poi lingua (afrikaans). I simboli: al territorio si attribuisce valenza religiosa; anche nelle sfere d’influenza < luogo d’origine (riferimenti formale per far sentire a casa chi è emigrato → Chinatown); la territorializzazione comporta l’identificazione, la sedimentazione di luoghi simbolici per la comunità, i segni identitari sul territorio. Quando la localizzazione di un gruppo in un’area è evidente (i segni sono riconoscibili), si parla di un quartiere etnicamente connotato. I confini etnici sono difficili da definire, probabilmente ci sarà una zona in cui alcuni tratti dell’etnia dominante si fondano con quelle delle etnie circostanti (fuori dal core), perciò ogni gruppo cerca di rafforzare la percettibilità del proprio territorio. I confini etnici =/ quelli politici! Raramente sono fermi del tempo. Maggiori problemi nelle zone di transizione tra un’area linguistico-culturale e l’altra (spesso fenomeni di acculturazione dal gruppo più forte). ELEMENTI COMUNI DEL GRUPPO: LINGUA, TERRITORIO (simboli, territorializzazione) + CONFINI (politici, stabiliti a tavolino, linguistici TERRITORIO A, B, etnici – gruppi per caratteri differenti, fisico linea di separazione). CAPITOLO 2 Premessa Le lingue evolvono in relazione ai luoghi < esperienze, espressioni umane. L’interesse per lo studio delle lingue è cresciuto; la storia del linguaggio spesso si confonde con quella della civiltà. Ultimamente molti Stati accolgono gruppi linguistici → problema della co-abitazione (flussi migratori). La geografia umana = oggetto di ricerca = le lingue e le loro variazioni territoriali; la varietà delle parlate è alla base della nascita dei raggruppamenti sociali definiti ETNIE. 2.2 Lo studio degli aspetti spaziali delle lingue Lingua = modo attraverso il cui si manifesta la capacità umana di comunicare. È un codice costituito da elementi. Gli elementi sono: • Monemi, unità di prima articolazione (le più semplici unità dotate di significato) • Fonemi, unità di seconda articolazione (per ogni parlata, una serie di vocali e consonanti pronunciate in modo diverso). I fonemi possono essere rappresentati da grafemi, segni che ne precisano la pronuncia (scrittura fonografiche), oppure da segni indicanti parole o concetti (scritture ideografiche) oppure semiografiche (secondo la logica dei rebus). • I linguisti si focalizzano su: fonetica, fonologia, semantica, modi del discorso (lo stile). • 3 grandi gruppi: lingue isolanti o monosillabiche (non scomponibili, indipendenti, poco variabili); lingue agglutinanti (base iniziale, solo radice) e flessive (coniugazioni, come l’italiano). • Una lingua può essere studiata dal punto di vista (De SAUSSURE) o Diacronico – nel tempo o Sincronico – lo stato delle lingue nel loro organizzarsi In un primo momento il geografo riconosceva l’importanza della lingua (indicatore delle vicende dei gruppi umani), ma era registrata solo come informazione sull’area di provenienza. Spesso era solo uno dei caratteri di un popolo (la razza era il principale), la lingua era considerata solo se responsabile della rottura dell’omogeneità statale. Fine dell’Ottocento: • Differenziazione parlate; • Bersaglio: scuola dei neogrammatici (interesse formale); • Estendere gli studi al contorno spaziale (non solo alla lingua). Isaia Ascoli → inventore del termine glottologia e della disciplina. La lingua doveva riflettere la cultura nazionale e l’italiano sovraregionale era una soluzione migliore di una lingua a tavolino. In Saggi Ladini, Ascoli cercò l’unità degli idiomi latini proponendo un metodo di ricerca ancora attuale (1873). In quel periodo nasceva anche la cartografia → Gilliéron registra le varianti dialettali di termini francesi, Wenker mandò dei questionari ai maestri delle scuole popolari che li compilarono traducendo delle frasi dal tedesco al loro dialetto. Gilléron: Atante della Svizzera, Edmont, il primo vero atlante linguistico della francia. La Geografia linguistica di Gilliéron (conia il termine per la prima volta nel 1912) rinnova lo studio delle lingue: ricerca sul territorio. La Geografia linguistica può essere definita come lo studio della distribuzione dei fenomeni linguistici nello spazio per chiarirne modalità e cause. Dalle opere dei linguisti sulle varietà dialettali, emerse che parole e pronunce non sono distribuite in maniera casuale, ma sono osservabili delle linee che separano fenomeni linguistici: • Isoglosse (fenomeni lessicali) • Isofone (linee separanti pronunce). • Più isoglosse = espressione spaziale di regioni dialettali che riflettevano barriere, confini politici, flussi del passato… oppure interferenza tra i fenomeni e soglie linguistiche → connessioni aspetti linguistici e geografici, tra le parlate e le forme di organizzazione del territorio. • Analisi della diffusione delle parole riflette: usanze, flussi, influenze… 2.3 Tra Linguistica spaziale e Geografia delle lingue Anni 20, determinismo: divisioni linguistiche < morfologia terrestre. Nasce la neolinguistica (Bartoli). • Geografia linguistica (scienze glottologiche) • Geografia delle lingue Linguista: usa le carte geografiche per analizzare la distribuzione spaziale dei fenomeni linguistici, il geografo considera le parlate come fenomeno che caratterizza un gruppo. Bartoli: si avvicinò alla Geografia (non alla linguistica); i nuovi termini si diffondono dal contatto con persone di altri paesi e più facilmente nelle città, per poi essere accettati diffusamente a seconda della “modernità” dell’area (zone conservatrici e non). Le norme areali di BARTOLI: 1) norma dell’area isolata: 2 forme linguistiche diverse → quella nella zona più accessibile = la forma ling. Più recente 2) norma dell’area centrale: 2 forme della stessa lingua → quella nell’area centrale è la più recente 3) se di due forme linguistiche una è usata in un’area più ampia dell’altra, è quella la più antica. Un’idea innovativa si diffonde lungo le vie di comunicazione, il centro recepisce le spiegazioni più facilmente. Spiegazione norma 1: città = centro, campagna = isolata; sardo: termini (casa, domani) che derivano dal latino arcaico, non tardo. Islanda: isolata, conservazione della lingua originale. Spiegazione norma 2: la lingua più recente è al centro perché si parla del centro culturale ed economico; ad es. la Francia era a diretto contatto con Roma; tavolo in francese si dice table, in Spagna mesa (latino classico). La lingua più recente, latino tardo, è al centro (Italia). Si tratta di norme non “senza eccezioni”. Gli sviluppi della Linguistica contemporanea: rivalutazione ruolo della lingua nella formazione delle strutture mentali (evoluzione della Geografia). Il portoghese Delgado de Carvalho distinse la Geografia delle lingue dalla Geografia linguistica. • Geografia delle lingue: analizza formazione aree di distribuzione delle parlate, la nascita, l’evoluzione… • Dà un significato geografico alla regione linguistica (regione culturale, aggregazione sociale massima). • Ogni lingua < organizzazione dati dell’esperienza, mezzo attraverso cui si diffondono le comunicazioni. • Sistema linguistico: mezzo attraverso cui le innovazioni si espandono (codice di comunicazione alla base della regione umana) → LINGUA strumento dei geografi per analizzare i legami tra gruppo sociale e ambiente. È parte della cultura; idiffusione omogenea o meno… perché un tratto si è diffuso… fattori che hanno portato lo spazio ad adottare delle strutture (sociali, politiche, amministrative) con annessi processi. 2.4 Gli strumenti dell’analisi 2.4.1 I censimenti linguistici La lingua: un elemento fondamentale della comunità etnica, ma anche creatrice del sentimento nazionale. L’obbligo del cuius regio eius religio del Protestantesimo (stessa regione del princeps) fu sostituito da cuius regio eius lingua → chi non parla la stessa lingua da quella nazionale = pericolo (conseguenza: forme di oppressione delle minoranze nazionali). o Cinese ufficiale, mandarino (mandarino di Pechino). o Processo di standardizzazione legittima una varietà rispetto ad altre: L’Islam ha diffuso l’arabo classico. Un governo nazionale sceglie un solo idioma come lingua ufficiale dello Stato; nei casi di multilinguismo, funge da ombrello, per rafforzare l’interazione tra le persone. Molti Paesi scelgono come lingua ufficiale quella dell’ex potenza coloniale. • Portoghese: Angola, Mozambico • Inglese: Ghana, Nigeria • Francese: Costa d’Avorio, Niger; I cittadini possono però opporsi; altre ex colonie hanno scelto 2 lingue ufficiali (es. inglese, hindi per l’India). • Lingua ufficiale → Stato: lingua usata nelle occasioni ufficiali ▪ → organizzazioni internazionali: sono gli Stati membri a decidere (EU: 27 lingue ufficiali, distinzione lingue ufficiali e lingue di lavoro – francese, inglese, tedesco). Lingue nazionali → espressioni da un gruppo etnico considerato. Affiancate alle lingue ufficiali, usate più comunemente. Es, la Svizzera riconobbe il romancio come lingua nazionale nel 1938, poi divenuto ufficiale nel 1999. Nei Paesi del Maghreb, l’arabo è lingua nazionale ma si usa il francese come lingua ufficiale. Nelle strutture statali federali: uso della federazione e delle unità federate. Ex Unione Sovietica: lingue ufficiali → il russo, le 14 lingue di stato delle repubbliche federate; India: trentina parlate censite ma nessuna nazionale, solo 22 usate per necessità amministrative, comunicazione tra il governo centrale- regionale. Nelle strutture non federali si contrappone alla lingua nazionale una parlata locale quando ha un ruolo preciso: espressione di un’etnia / regione a statuto speciale. 3.2 Bilinguismi e multilinguismo Sono pochi gli stati monolingui, anche se bisogna sempre tenere in conto delle pressioni politichi (se i membri della comunità linguistica sono poco numerosi / deboli, usano la lingua ufficiale). • Multilinguismo = riconoscimento di più lingue ufficiali: Finlandia, Canada, 2; Singapore, 4 (cinese, inglese, malese, tamil). • Lingue riconosciute ufficiali o co-ufficiali a livello regionale: costituzionali dell’India; gallego, basco e catalano in Spagna. • Bi o plurilinguismo → un tempo negativo, perché imperfezione o debolezza della comunità (contadini lingua diversa < poca integrazione). Oggi = positivo = pluriculturalismo. Di solito c’è sempre poco equilibrio (c’è un gruppo con + capacità di incidere sulla società). o Espressione regionale in un’area specifica del Paese: Québec (regione francese), Belgio (confine francofoni e neerlandesi), Svizzera (4 aree distinte); o Commissione dei parlanti: Sudafrica (afrikaans, inglese) • Diglossia: dallo stesso idioma, causa divergenza lingua popolare / colta nasce una barriera di inintelligibilità. Compresenza di due lingue o varietà, ben differenziate. o Haiti, francese + creolo haitiano (che deriva dal francese). o Greco moderno, lingua purificata e popolare. 3.3 Stadi di sviluppo differenti Varietà di una lingua < ambiti diversi; disparità. Breton: le lingue sono disuguali x perfezionamento dello strumento di comunicazione → 5 livelli di sviluppo: 1) lingue prive di scrittura: parlate tribali, primitive, non fissate, minacciate dalle lingue di cultura 2) lingue locali o vernacole: stadio di letterizzazione, fissazione per iscritto già intrapreso (riconoscimento ufficiale delle amministrazioni coloniali e dei nuovi stati) 3) lingue veicolari o pidgin, elevate in etnie a seconda lingua della popolazione impegnata in attività di relazione 4) lingue nazionali, espressione di un gruppo etnico che ha compiuto l’unificazione, con cultura definita. Popolo: persone che si riconoscono in un assetto sociale, istituzionale, mantenendo la specificità; è necessaria una lingua per un progetto sociale di un popolo. Prima è usata per la comunicazione interpersonale (parlate adoperate nel commercio). Quando la parlata aggrega intorno all’ideale di nazione, diventa nazionale (amministrazione, insegnamento)… le lingue nazionali sono disuguali tra loro: • Lingue di cultura: arricchiti tutti i campi del sapere • Lingue internazionali: ufficiali di una nazione, stato o stati, usate in più Paesi (un tempo i mercanti per capirsi usavano miscugli di parole → es. già il greco, il latino, poi il cinese, il francese, il portoghese e lo spagnolo). Oggi è l’inglese la lingua internazionale; spagnolo, portoghese, arabo, neerlandese sono parlate in più continenti. Una lingua diventa internazionale per la supremazia economica e culturale del popolo che la parla (es, colonialismo inglese). Le viene riconosciuto uno status globalmente e dev’essere usata in altri Paesi nel mondo; può essere ufficiale in più stati. L’inglese sta però mutando nel tempo: attraversa una differenziazione regionale (inintelligibilità delle varianti, chiamate New Englishes). La globalizzazione e internet potrebbero portare a un inglese più omogeneo, americanizzato, con una versione vicina alla propria cultura e l’altra vicina al contesto internazionale. 3.4 Molteplicità di usi delle lingue L’uso religioso della lingua (nelle forme limitate del culto) blocca l’evoluzione della lingua. Il credo religioso = sottosistema ideologico che compone ogni struttura culturale. • Ogni struttura culturale < sottosistema ideologico (religione) + tecnologico e sociologico • Religione formalizzata = espressione istituzionale, è un sistema di valori basato su pratiche, un complesso di fedi che collega gli individui che vi aderiscono. La lingua accomuna tutti i popoli, la religione non è uguale per tutti, ma può agire come fattore di coesione e separazione. La religione necessita di una lingua comune per far sentire partecipi i fedeli. • È in correlazione con la lingua: es. Cipro (comunità ellenofona e turcofona divise in cristiani e musulmani); talvolta una divergenza religiosa ne causa una linguistica: Croati cattolici e Serbi ortodossi parlano la stessa lingua ma la chiamano diversamente e usano l’alfabeto (Croati) e il cirillico (Serbi). • Influenza la diffusione di una lingua → es. Arabo, lingua del Corano; • Influenza la dispersione di una lingua → yiddish, lingua della religione nelle comunità degli Ebrei hassidici • Introduzione di un alfabeto in comunità illetterate per diffondere i testi sacri (arabo, romano…). • La traduzione della Bibbia. L’uso della lingua in ambito religioso può preservare le lingue a rischio estinzione. La differenza tra le lingue liturgiche da quelle comunemente sta nella loro fissità; sono formule non modificabili, accolte anche da gruppi parlanti lingue diverse (latino, es.). • Scismi linguistici: Lutero, le 5 tesi affisse alla porta del palazzo di Wittenberg erano in latino, mentre la lettera indirizzata al popolo era in tedesco. • 1549, adozione del Book of Common Prayers (Inghilterra), traduzione della Bibbia in inglese. • Politiche linguistiche delle Chiese: l’ala filo-gallese della Chiesa anglicana fondò nel XVIII sec. le Sunday Schools (preservare il gallese). Motivo di aggregazione sociale è anche quello economico; gli scambi di informazione sono cruciali. In ambito economico si usano codici linguistici molto essenziali; infatti, le lingue franche sono nate proprio grazie ai mercanti. All’epoca delle Crociate gli arabi chiamavano gli europei “al farang”; oggi “franco” = idioma comune tra parlanti di lingue diverse. Il sabir era la lingua usata per comunicare tra la sponda orientale e occidentale del Mediterraneo; sono seguite altre lingue con la funzione di lingua franca: il greco, il latino, l’aramaico (V sec a.C per il Vicino Oriente e l’Egitto), l’arabo (unificante della religione musulmana). Anche in Africa, soprattutto il kiswahili, diffusosi per motivi commerciali; quando Tanganica e Zanzibar si fusero nella Tanzania, fu adottato come lingua nazionale (aggregare la comunità). Diffuso tra Somalia e Mozambico, è la lingua franca in gran parte dell’Africa subsahariana. Oggi è l’inglese la lingua franca (data la potenza economica del mondo anglosassone), si è sostituito al francese come lingua internazionale della diplomazia. L’uso culturale e scientifico di una lingua è legato alla capacità di chi parla quella lingua di elaborare e trasmettere messaggi culturali ed informazioni scientifiche: il popolo che in un determinato momento storico guida l’evoluzione culturale ed il progresso scientifico e tecnologico riesce generalmente a far prevalere anche la sua lingua. 3.5 Le lingue di contatto Ghana: lingua ufficiale l’inglese, 70 lingue diverse, ogni abitante parla la lingua madre, 1 parlata veicolare e una varietà di quella ufficiale. Dall’interferenza tra lingue nascono le lingue di contatto (parlate veicolari), i pidgin e le lingue creole. PIDGIN = (forse dalla resa in cinese dell’inglese della parola “business”), AMALGAMA DI LINGUE, nato per esigenze motivate (comunicare: tra europei e schiavi africani); alcune di queste lingue hanno acquisito una dignità letteraria, poche sono però ufficiali (creolo di Haiti). • Non è una lingua madre, ma è una seconda lingua per chi lo parla • È un linguaggio veicolare limitato a funzioni specifiche, occasionali • Grammatica ridotta al minimo (plasmata sulle lingue indigene) • NON è usato in famiglia, può avere vita breve • Si estingue quando si estingue il motivo per cui è nato (i contatti tra gruppi). Se i gruppi arrivano a un maggior livello di integrazione, si passa da una comunicazione verticale (gruppo dominante-subordinato) a uno orizzontale (no differenze) e si stabilizza. L’arricchimento del lessico e la complessità progressiva sono la premessa per la creazione di un CREOLO (forse dal portoghese, criar, creare; usato per riferirsi nel XVI ai bianchi nati e cresciuti nelle colonie, poi agli indigeni, poi ai linguaggi di origine europea). CREOLO = LINGUA NATIVA DI UNA GENERAZIONE (lingua madre di un bambino cui è stata trasmessa la conoscenza di un pidgin sin dalla nascita). 3 fasi, da pidgin a creolo: 1. pidgin gergale: variazione individuale, no morfologia… 2. pidgin stabile: sintassi elementare, prime regole grammaticali… 3. pidgin esteso: complesso. Pidgin e creolo sono in un “continuum”. Comunque, una parlata può svilupparsi diversamente in vari contesti: es. West African Pidgin (WAPE) → Ghana, Nigeria; in Nigeria si parla di creoli; anche in una stessa comunità una lingua di contatto è o lingua madre per alcuni o pidgin per altri. Quando il creolo è una lingua, può esistere senza perdere i caratteri delle lingue di contatto, diventare una lingua normale, decreolizzarsi e ripdginizzarsi… 3 aree dei creoli: • Francese: Caraibi, Africa centro-occidentale, Mauritius, Seychelles… • Inglese: Caraibi, Sierra Leone, Papua Nuova Guinea… • Portoghese: Antille, Africa occidentale… Quando una lingua è la lingua del commercio, prestigio, è necessario conoscerla, e può diffondersi ed essere ostacolata nel mentre da barriere fisiche o culturali. • Spostamento di massa di una popolazione: propagazione per spostamento; • Lingua adottata da soggetti madrelingua di un altro idioma, diffusione per espansione. Molti cambiamenti culturali sono avvenuti gradualmente, senza spostamenti di persone, sulla base dell’“esempio” delle popolazioni vicine; ecco perché molte parlate europee sono state soppiantate da altre e ridotte a posizioni residuali (es. montagne: il basco, isole: il frisone). Assimilazione culturale = processo favorito dall’urbanizzazione (omologazione individui) Lingua in via d’estinzione: • Pressione dall’alto verso il basso (leggi) o dal basso verso l’alto (gruppo sociale); • Periodo di bilinguismo • Bilinguismo declina • Da bilinguismo a semilinguismo • Monolinguismo Fascia di contatto Barriere fisiche: in questo caso la fascia di contatto è inalterata. In altri casi, si crea una frangia bilingue, con individui in via di acculturazione / deculturazione. Centro: A Si parla solo la lingua a (Aa) Verso l’esterno, bilingue (Aab) Prevale b (Aba) Etnia A, ma monolingue b (Ab) → ALLOFONA … deculturazione dell’etnia A, l’etnia B ha causato l’acculturazione (adottata un’altra lingua) Infine, area etnia B con monolinguismo etnofono (Bb) • Etnofoni: membri di un gruppo etnico con lingua materna = del loro gruppo • Allofoni = lingua madre diversa da quelli del gruppo 4.3 Le politiche linguistiche Un governo può: favorire un idioma, impedirne il declino… oppure farlo arretrare. Raffestin, due modelli di oppressione linguistica: • Interno unità statale → affermazione lingua standard sui dialetti • Esterno → fenomeno coloniale, es., lingue autoctone ridotte a rango inferiore. • Dal nazionalismo all’omogenizzazione delle masse: nazionalismi (cuius regio eius lingua), lingua comune necessità imprescindibile, verso l’omogenizzazione. o Conseguenza del nazionalismo: patriottismo collegato al monolinguismo, esaltando l’unico idioma riconosciuto e declassando gli altri “patois” Perché agire in tal modo? • Errata considerazione delle forme espressive minori (dialetti: poveri); • Non ostacolare le lingue dei territori dominati per impedire la divisione tra gruppi o precludere l’accesso alla cultura; • Annessione di un territorio consolidata tramite l’imposizione della lingua (acculturazione dei dominati) oppure facendo trasferire i parlanti altrove (genocidio). Misure pratiche per favorire una lingua a scapito dell’altra: • Monopolio nelle scuole • Iniziale bilingusmo • Favorite le comunicazioni nell’idioma da diffondere Misure pratiche per l’eliminazione: • Condizionamento psicologico • Rifiuto di accettare testi in quella lingua • Esclusione mass media • Cancellati i riferimenti culturali dal territorio. • Eliminazione totale per effetto di una politica repressiva: linguicidio. Barbina, le politiche linguistiche degli Stati: 1. Darwinista: anche le lingue sono divise in più forti/deboli, quindi eliminare le minori fa parte di “ecologia”. 2. Conservazionista: le lingue minori devono essere tutelate come gli animali in via d’estinzione. 3. Simile alla visione sistemica di Breton: modificare un elemento vuol dire toccare anche gli altri. Ogni Stato ha la propria politica linguistica. Esempio n 1. Svizzera → accettazione del multilinguismo; non è una nazione nel senso stretto ma l’unico Paese plurilingue senza tensioni. Esempio n. 2 → Belgio, 1830 il nuovo stato adottava il francese come lingua ufficiale e il fiammingo era d’uso vernacolare. I fiamminghi riuscirono ad emanciparsi; durante il boom degli anni 50, il baricentro del paese furono i poli industriali delle Fiandre (al Nord). Per risolvere le tensioni, nel 1962 si stabilì il confine linguistico tra le due comunità, nei comuni della regione di Bruxelles fu istituito il bilinguismo. Con la revisione della Costituzione il Paese è diventato federato ed è diventato uno Stato con DUE lingue contrapposte. Esempio n. 3 → India. Nel nuovo Stato ogni etnia doveva godere di un quadro istituzionale e territoriale; l’Unione indiana è costituita da 28 stati e 7 territori disegnati su base linguistica (22 lingue). Ciò non ha risolte le varie tensioni. I movimenti di presa di coscienza linguistica causano la conservazione o lo smembramento degli Stati (perciò nascono le regioni autonome o a Statuto speciale). Esempio n. 4 → ex-URSS, fino allo smembramento dell’URSS i nazionalismi furono contenuti (forse per i servizi segreti, la polizia politica…); ma soprattutto in Jugoslavia, dopo la morte del generale Tito scoppiarono varie guerre. Dovunque si nota la tendenza all’omogenizzazione. 4.4 La tutela delle lingue minori Atteggiamenti differenziati: o di tolleranza o di considerazione delle espressioni minoritarie come bene distintivo. Le comunità alloglotte sono sicuramente meno delle “minoranze”. Francia → poco tutelate; Alsazia-Lorena, possono insegnare le loro lingue; Strasburgo: città plurilingue. In caso di co-ufficialità: • Estensione/intensità varia → parificazione delle lingue • Oppure riconoscimento di usi pubblici entro limiti territoriali. Si cerca sempre di far corrispondere confini linguistici a date aree, ma così facendo viene meno la libertà di lingua, e non sempre ciò appaga le comunità linguistiche. Esempio Spagna → dopo la guerra civile furono bloccate le rivendicazioni di Baschi e Catalani; dopo la Costituzione del 1978, fu consentito il bilinguismo nelle Comunità autonome. La comunità asturiana: no bilinguismo, la galiziana: gallego-castigliano; basco: è lingua ufficiale col castigliano; catalano: Catalogna, Valenciana, Baleari. I catalani hanno sempre cercato autonomia maggiore, la popolazione basca è arrivata a sconti pesanti con il potere centrale. In Europa dagli anni 70 è aumentata l’attenzione per le lingue → pluralismo. 1998: adottata dall’EU la Carta delle lingue regionali e minoritarie (regionali: parlate in area limitata, minoritaria: da persone in uno spazio specifico). Non dà una definizione di lingua, si fa riferimento alla funzione culturale della lingua. L’elemento territoriale è rilevante per le lingue non territoriali (si applicano solo i principi generali della Carta), mentre le misure per lingue regionali non si estendono al di là dello spazio geografico. Gli obiettivi degli Stati firmatari, in teoria, includono: il rispetto del contesto territoriale, la promozione dell’uso orale scritto, il sostegno a studi… L’articolo 22 della Carta → sostegno finanziario all’Ufficio per le lingue meno diffuse EBLUL + Rete informativa Mercator. Legge 15 dicembre 1999 n.482 → Norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche: tutela minoranze parlanti albanese, catalano, germanico, greco, solveno, croato, francese, franco-provenzale, friulano, ladino, occitano, sardo. La Carta può risolvere i problemi? No, sono solo buoni propositi; bisognerebbe rivitalizzare tutti gli elementi che caratterizzano un’etnia, non solo la lingua. Capitolo 5 5.1 LINGUAGGIO: facoltà dell’uomo di esprimersi con suoni articolati organizzati in parole che distinguono rapporti secondo convenzioni implicite, variabili. LINGUA = sistemi organizzati di vocaboli grazie ai quali gli esseri umani comunicano; sono convenzioni necessarie degli individui (consacrate da autori, storia, etc). Le lingue sono state classificate in diversi modi: flessive, isolanti, agglutinanti, per morfologia, sintassi… il criterio interessante per la Geografia è quello genealogico: i vari gruppi di lingue discendono da uno stesso idioma ormai estinto; fanno parte di una famiglia linguistica più lingue con caratteri comuni. Il criterio genealogico è stato intuito da Leibnitz nel 700; nel XIX sec. la linguistica storico- comparativa ne ha parlato più nello specifico, con la TEORIA DI Schleicher (LINGUA COME ORGANISMO VIVENTE). Oggetto dello studio della linguistica storica-comparativa: l’origine delle parole (distanza dalla lingua madre). Il fenomeno linguistico è stato legato al popolamento della superficie terrestre e si è parlato di unioni tra le lingue (le affinità > parentela). L’attuale distribuzione delle lingue > migrazioni, evoluzioni, spostamenti… 2. Arco occidentale MEZZALUNA FERTILE → lingue Nord Africa, Arabia 3. Arco ORIENTALE (MESOPOTAMIA) altre lingue (dravidiche)… rimpiazzate poi dalle indoeuropee. Si è anche tentato di ricostruire la lingua antenata del PROTOINDOEUROPEO; analizzando dei termini ritenuti comuni si arrivava al NOSTRATICO, idioma ancestrale del protoindoeuropeo, delle lingue uralo- altaiche, dravidiche, afroasiatiche. In uso sicuramente prima della Prima rivoluzione agricola di 12.000 anni fa. Le protolingue delle Americhe: almeno 200 erano le famiglie dei nativi americani. GREENBERG affermò che le lingue indigene potevano essere raggruppate in 3 famiglie: • Amerindia (USA, fino all’estremo sud) • Na-dené (nativi nord-ovest Canada, parte dell’Alaska) • Eskimo-aleutina (estermo nord). I risultati della genetica confermano la teoria di Greenberg (distribuzione umanità -> 3 grandi migrazioni: 1, 1 mln anni fa, Homo erectus, Africa orientale, la n. 2 dell’Homo sapiens (differenziazione gruppi razziali), la n.3 dell’Homo sapiens sapiens (un ramo in Australia, l’altro Sud-est asiatico, Cina, poi raggiunto lo stretto di Bering e popolazione delle Americhe). Questi spostamenti sono stati favoriti da progressi tecnologici / agricoli. • Una famiglia linguistica è un’unità filogenetica; i membri derivano da un antenato comune • Differenza lingue e genetica = in genetica le tracce genetiche restano dopo l’assimilazione, in una lingua senza scrittura assimilata da un’altra, no. 2 SUPERFAMIGLIE: NOSTRATICO (6 famiglie: indoeuropea, afroasiatica, caucasica; dravidica, uralica, altaica) EUROASIATICA (6 famiglie: indoeuropea, uralico-jukaghira, altaica, coreano-giapponese-ainu, ciukcio-camciadale, eschimo-aleutina). A queste si aggiungono, secondo Ruhlen: sino-tibetana, indopacifica, australiana, na-dené, amerindia. 5.3 La distribuzione delle lingue nel mondo Linguistica esterna: lingua importante… dal numero di parlanti Locutori a titolo materno Gruppo di Lingua Materna (frangia bilingue interna se parte bilingue) Locutori a titolo secondario frangia bilingue esterna Rapporto locutori secondari/materno = diffusione esterna di una parlata (indice di diffusione, vicino all’uno: molto alto). 5.3.1 Le famiglie linguistiche Circa 6.000 lingue, senza contare le lingue parlate da popolazioni isolate/non identificabili; circa 100 (minimo 30) famiglie linguistiche nel mondo. Dati difficili da definire (dubbietà sui censimenti). Le lingue non occupano uno spazio, parlanti ed istituzioni sì; quindi la cartografia delle lingue < demografia. La distribuzione spaziale delle lingue inoltre non è statica, dipende da forze politiche, sociali,… ci sono persone che parlano più di una lingua… molti migrano… etc. Le famiglie principali: 1. Famiglia indoeuropea (metà) 2. Famiglia sino-tibetana (1/4 totale) 3. Famiglia niger-kordofan, uralo-altaica, afro-asiatica, austronesiana, dravidica: 300 mln locutori INDOEUROPEA La più estesa: dall’Oceano Atlantico all’Indiano; nel continente americano, in Oceania, nell’Africa meridionale, in molti stati dell’Africa, dell’Asia meridionale, … Inglese = la lingua indoeuropea più adoperata nel pianeta. • Indoiraniana: hindi, bengali…. • 500 mln lingue germaniche o romanze • 300 mln lingue slave… Area d’origine: Europa settentrionale, centrale, i Balcani, OPPURE L’ANATOLIA; Renfrew: sono stati gli agricoltori a diffondere la lingua, che si è trasformata nel tempo. Le lingue uraliche e altaiche costituiscono un’unica famiglia, quella uralo-altaica. Lingue indoeuropee isolate → Nord Eurasia, basco e lingue caucasiche (forse ciò che resta della famiglia euskaro-caucasica, o le lingue paleoasiatiche). FAMIGLIA AFROASIATICA (o SEMITO-CAMITICA) 240 lingue Africa settentrionale, Etiopia, Eritrea, Medio Oriente, Arabia… • Rami: 5 rami → semitico, berbero, ciadico, omotico, cuscitico (SBCOC) LINGUE NEGRO-AFRICANE FAMIGLIA NILO-SAHARIANA: anche chiamata sudanese, che si estende dalla Libia meridionale fino al Kenya e alla Tanzania. Si tratta di un gruppo relativamente ristretto, che risulta anche frammentato in più “isole”: il songhai (in Niger), il sahariano (centro) e (a est) i gruppi nilochariani, il foriano e il maban (Etiopia). Le altre lingue rientrano nella famiglia NIGER-KORDOFAN (kordofaniano, Sudan, niger-congolese, Africa tropicale) • Niger-congolese: 1) atlantico occidentale fra il Senegal e la Sierra Leone; (2) alto Niger fino alla costa; (3) il niger-congolese centro-settentrionale che si estende sulla costa del Golfo di Guinea, nella Repubblica Centroafricana e nel nord della Repubblica democratica del Congo; (4) il niger-congolese centro- meridionale, più rilevante. FAMIGLIA KHOISAN: un’antica famiglia, caratterizzata con l’uso di suoni “a clic” non riscontrabili in nessun altro caso. Non hanno alcuna parentela con le altre lingue, anche perché queste popolazioni, oggi per lo più dedite alla pastorizia, non hanno parentela con la razza negroafricana. Si estendono nell’Africa del sud. ASIA 10 FAMIGLIE LINGUISTICHE Quella principale, LA SINOTIBETANA (cinese) Phylum austrico: famiglie miao-yao (Thailandia, Laos, Vietnam), austroasiatica (posizione residuali, Vietnam, Cambogia, Laos), daica (thai, lao), austronesiana (indonesiano; prima chiamata maleo- polinesiana). INDIA India meridionale e Sri Lanka: FAMIGLIA DRAVIDICA, TELUGU E DICA. L’espansione della famiglia indoeuropea ha confinato le lingue di questa famiglia in quella zona (India sud) CAUCASO Idiomi della famiglia CAUCASICA; sembrano avere origine comune (basco, sumerico, etrusco) PACIFICO Austronesiane Nella Nuova Guinea -> papua (famiglia indopacifica) + le lingue degli aborigeni LINGUE NATIVI AMERICANI Amerindia: lingue nordamericane, sud, centroamericane: amerindio settentrionale e famiglie, centrale… Na-dené: lingue parlate tra Alaska orientale e Canada occidentale, fino al Nuovo messico (navajo, apache) Eschimo-aleutina: dall’Artico, Alaska, Groenlandia (eschimesi). 5.3.2 I territori delle lingue EUROPA FAMIGLIA INDOEUROPEA (tratte sacche della famiglia uralo-altaica in Finlandia, Ungheria, Turchia). Molta coincidenza tra lingua e cultura. Sottofamiglia ROMANZA: Francia, Spagna, Portogallo, Romania; sottofamiglia GERMANICA, SLAVA. L’Italia, insieme alla Francia-Spagna, un continuum di parlate romanze; oltre alle lingue nazionali, sopravvivono dialetti e lingue che hanno perso importanza, come l’occitano. Quindi, lingue nazionali: (italiano, francese, spagnolo e portoghese) • Italia: parlate italo-romanze: sardo, occitano, francoprovenzale, friulano, ladino + parlate di comunità come Catalani, Albanesi, Croati, Greci, Cimbri, Tedeschi + minoranze nazionali: tedesca, slovena, francese). • Francia Nord-occ: bretone • Basco (franco-spagnolo) Paesi di lingua germanica 2 lingue nazionali: alto-tedesco + neerlandese (frisone: residuale, ramo germanico occidentale, + romancio). Area scandinava: lingue nazionali: svedese, danese, islandese, neonorvegese, faeroico. Area britannica: inglese + lingue celtiche (britonico → bretone, cornico, gallese // goidelico → irlandese, gaelico scozzese, mannese). Paesi area slava • Area slava occidentale: polacco, ceco, slovacco; le repubbliche Ceca, Slovacca, sono nate da un continuum di dialetti la cui polarizzazione in lingue diverse è stata lunga. Dal serbo-croato: macedone, serbo, croato, bosniaco. Blocco uralico: ungherese. Blocco romanzo: rumeno, moldavo. Blocco meridionale: greco, albanese. • Area slava orientale: dopo la rivoluzione del 1917, ucraino e bielorusso; Baltico: lituano, lettone (famiglia baltica), Nord: famiglia uralo-altaica (ungherese, finnico, estone, turco, kazaco, kirghiso, uzbeco). IL MONDO ARABO Lingua ufficiale in 25 stati, sviluppatosi nei deserti (ai margini) dell’Arabia centrale; è lingua del Corano e diversificato in dialetti distinti. Alla Lega araba (che non è una nazione) hanno aderito 22 Stati dell’Asia e dell’Africa; le minoranze linguistiche sono poche (isole berbere, Sudan meridionale, curdo dell’Iraq). Famiglia afroasiatica -arabo -semitiche Sotto i 5 mln, lingue in pericolo. L’importanza delle lingue non è definita però solo dai locutori ma soprattutto da vari fattori (prestigio storico, potere economico, ricchezza letteraria). La disuguaglianza tra idiomi è però evidente. Inglese: lingua di grande diffusione: Europa, America, Africa, Asia, Oceania… Francese: lingua che ha rimpiazzato il latino, poi lingua diplomatica; Organizzazione Internazionale della Francofonia; diffusa in Europa, America, Oceano Indiano, lingua ufficiale nell’Africa nera. Spagnolo: Stati Uniti, Stati latinoamericani, Europa; 20 stati in cui è ufficiale. Compatte le aree del russo, tedesco, del persiano (Iran, Tagikistan, Afghanistan), del Portoghese, dell’Arabo (ufficiale in 20 stati), del neerlandese (Paesi Bassi, Belgio, Antille Olandesi, afrikaans in Africa), dello swahili (Africa subsahariana) e del malese/indonesiano. Sistemi di scrittura Supremazia dell’alfabeto latino, perché? = a causa della diffusione delle lingue germaniche e romanze nel mondo. Rivale dell’alfabeto latino = cirillico (ex URSS eccetto finnico estone lettone lituano georgiano armeno), inventato dai santi Cirillo e Metodio, diffuso per fini ecclesiastici. Altri alfabeti sopravvissuti come scrittura nazionale di un singolo idioma = greco, ebraico… Alfabeto arabo = nei Paesi islamici o arabi o cultura araba + Iran, Afghanistan, Pakistan Scritture indiane = 8 scritture dall’alfabeto brahhmi del sanscrito; la più diffusa, la nagari (hindi). Ideogrammi = Cina, Corea, Giappone; anche se il coreano usa l’hangul, scrittura fonetica CAPITOLO 6 6.1 La frammentazione linguistica dell’Europa Famiglia indoeuropea Le lingue che fanno parte di questa famiglia → romanze, germaniche, slave, baltiche, celtiche, armeno, greco, albanese (oltre alle indoariane e iraniche). • Frammentazione linguistica europea, causata da… catene montuose (tratti paesaggio naturale: disegnato ambienti con attitudini insediative e produttive, definendo i tratti culturali). • Il popolamento delle genti indoeuropee… Celti, Germani, Slavi, Ugofinnici si sostituirono agli insediamenti pre-indoeuropei (Balcani, Nord Alpi); in Italia e in Grecia: gente mediterranea, Romani. La Geografia storica ha considerato la FRAMMENTAZIONE come l’elemento essenziale dell’individualità geografica dell’Europa moderna; essa è ricondotta al popolamento dal dinamismo notevole + l’affiancarsi di genti di cultura ed etnia differenti. Grazie all’analisi degli elementi linguistici sono state ricostruite le fasi delle grandi migrazioni. Quindi, nel tempo, queste genti indoeuropee: • Si sono differenziate • Hanno creato aggregazioni omogenee • Tutto ciò ha causato la nascita di movimenti nazionali. Alla fine del XIX spiccano entità politiche con un idioma prevalente e vari gruppi linguistici minori, specialmente nelle aree che non hanno facilitato l’aggregazione, o dai confini politici labili e modificati più volte nel tempo. • Il mosaico delle unità etnolinguistiche =/ politico-amministrativo → ciò causa rivendicazioni. • Ecco perché lingua “regionale”, “minoritaria” sono aggettivi labili. Nel 1975 l’Europa espresse la volontà di non dare più spazio a rivendicazioni territoriali basate su considerazioni di tipo nazionalistico, perché conclusa si doveva ritenere l’epoca in cui le guerre si facevano per (o col pretesto di) tutelare o riaggregare un gruppo. Nel 1989, le istanze nazionalistiche però riemersero. • Sono pochi gli stati che ammettono ufficialmente il plurilinguismo (es. Belgio, nella costituzione non c’è una lingua ufficiale). Però TUTTI GLI STATI EUROPEI SONO PLURILINGUI. Le lingue ufficiali dell’UE Prima 20, nel 2004: francese, inglese, italiano, tedesco, spagnolo, portoghese, greco, neerlandese, danese finlandese, svedese + ceco, estone, lettone, lituano, sloveno, slovacco, maltese + rumeno, bulgaro, irlandese nel 2007. Totale: 23. Motto: uniti nella diversità. Si è tentato di ridurre il numero delle lingue ufficiali ma gli Stati membri temono di perdere forza; siccome gestire la diversità linguistica è complicato, i servizi linguistici sono spesso oggetto di riforme. La scelta di usare una lingua o un’altra implica una scelta: • Le lingue svolgono una funzione: o Simbolica o Comunicativa o Le 2 funzioni hanno importanza rispetto a fattori (giuridici, politici, culturali etc) e si può decidere di privilegiare una variabile o meno. Gli aspetti giuridici del multilinguismo europeo Il diritto comunitario è vincolante per tutti, quindi i testi sono redatti in tutte le lingue ufficiali (nella Gazzetta ufficiale, regolamenti, testi di portata generale). Il multilinguismo è inoltre necessario: • per garantire i dritti dei singoli. • Per eliminare il divario tra UE – istituzioni politiche nazionali. • Uguaglianza dei contraenti perché sono Paesi che hanno rinunciato a una parte della loro sovranità per affidarla a una struttura sopranazionale. In alcuni organi si usano tutte le lingue ufficiali: il Parlamento, il Consiglio nelle sue riunioni ministeriali, il Comitato economico, il Comitato delle regioni (uguaglianza delle parti). In altre istituzioni (Commissione, Corte di Giustizia, BCE), le lingue di lavoro sono circa 5 o 6 per facilitare gli esperti o funzionari in continuo contatto tra loro (e anche per contenere i costi). In sostanza, il multilinguismo può essere… occasione di contatto o di conflitto. 6.2 Varietà di lingue sul territorio italiano Italiano: lingua romanza, un dialetto che si è imposto come lingua ufficiale sulla base del fiorentino letterario del Trecento (Dante). Italia: italiano (lingua ufficiale) + comunità alloglotte (parlate italo-romanze e di altre regioni europee). Divise in 3 classi. Dove si trovano queste parlate? Queste parlate sono distribuite in regioni ad autonomia ordinaria o speciale, oppure vicino alle frontiere. Gruppo n.1 → Lingue regionali e dialetti FRANCOPROVENZALI E PROVENZALI Parlate italo-romanze che non si sono integrate nel 1800: sardo, friulano, occitano, franco-provenzale, ladino dolomitico. • Ladino, friulano, sardo: realtà regionali (regionali= carattere autoctono, assenza di riferimenti politico-culturali ex. Italia). • Franco provenzale e occitano: continuità dialettale transfrontaliera (tranne Guardia Piemontese, Calabria, occitano; Celle San Vito e Faeto, Foggia, francoprovenzale). MINORANZA SARDOFONA Lingua romanza occidentale; costituito da + dialetti. 1. Insieme campidanese (varianti meridionali) 2. Insieme logudorese-nuorese (centro-sett). Entrambi i gruppi sono comprensibili (tranne le varianti corse e il sassarese). Lo spazio linguistico sardo è stato definito dall’insularità, che gli ha permesso di conservare arcaismi, e in generale un vocabolario molto vicino agli strati pre-latini. Questa tendenza è stata però compensata dall’influsso delle lingue di prestigio nel corso del tempo: prima la Sardegna fu parte dell’orbita delle Repubbliche marinare, poi dal 1300 al 1600 fu sotto Catalani e Spagnoli, infine nel 1700 fu assegnata ai Savoia. Il sardo è dal 1997 la lingua ufficiale (co-ufficialità con l’italiano) in situazione di DIGLOSSIA (sardo usato nell’ambito familiare, meno dai giovani delle città). È tutelato dall’articolo 6 della Costituzione (tutela le minoranze linguistiche) e dalla legge 482/1999 (tutela minoranze linguistiche storiche). Dagli anni ’60 ha perso locutori -> l’italiano era lo strumento per superare le vecchie strutture agricole. Fu proposto anche un modello di standardizzazione, per normalizzare la lingua (lingua unificata) mediante 2 progetti: la Limba Sarda Unificada (criticato per l’artificiosità) e la Limba Sarda Comuna (varietà tra longudorese e campidanese, riconosciuta dall’amministrazione regionale) che ambiva a creare uno strumento per potenziare l’identità collettiva. Dopo la prima guerra mondiale, era nato l’autonomismo sardo, dopo le inique distribuzioni fondiarie; non fu subito un movimento tale, ma prima partito agrario, poi dagli anni 70 partito etnico. IL FRIULANO Gruppo retroromanzo o ladino della famiglia neolatina; secondo Ascoli un tempo le parlate ladine andavano da Muggia, dalla parte sett. Dell’Istria fino alla Svizzera, la continuità fu poi interrotta e rimasero le 3 isole attuali, romancio, ladino, friulano. • Parlata nel Friuli storico: province di Gorizia, Udine, Pordenone (Friuli Venezia Giulia), Portogruaro (Venezia), Sappada (Belluno), Sauris e Resia (comuni friulani, sedi di 2 minoranze germaniche + minoranza slovena a Benecia, Udine). Isolamento. 4 gruppi dialettali del friulano. 1. Tipo centrale, provincia Udine, base della varietà standard 2. Carnico 3. Goriziano 4. Friulano occidentale (Pordenone, provincia, Portogruaro). Storicamente, il friulanismo non assunse mai o quasi caratteri antiunitari. Nel 1945 è nata l’Associazione per l’Autonomia Friuliana per il riconoscimento di un’ampia libertà amministrativa ed economica nell’ambito dello Stato italiano ; solo negli anni 60 divenne centrale l’autonomismo (Movimento Friuli). Delle iniziative (strutture) sono nate per affermare la particolarità del friulano (Società filologica firulana). L’OCCITANO Regione storica, nel sud della Francia, in alcune zone della Spagna, in Piemonte (Valli Occitane), Calabria (comune di Guardia Piemontese); un tempo lingua (XI-XIII sec d.C.) unificata e veicolare, poi sopraffatta dalla politica accentratrice di Parigi (Luigi VIII). o Non è in effettiva tutela, ma è presente nella toponomastica locale e viene insegnato nelle scuole elementari e medie di quei 3 comuni. • Comunità di lingua GRECA, 2 aree: o 1. SALENTO (GRIKO): Calimera, Corigliano d’Otranto, Castrigliano dei Greci, Martano, Martigliano, Melpignano, Soleto, Sternatia, Zollino. o 2. REGGIO CALABRIA: Bova, Bova Marina, Gallicianò, Roccaforte del Greco,… o Origine: coloni della Magna Grecia (lì stanziati dall’VIII sec. oppure dalle colonizzazioni di epoca bizantina, più recente. Comunque sia, questo è il nucleo alloglotto più antico. I dialetti grecanici dell’Italia meridionale hanno ora perso locutori (marchio di inferiorità, sviluppo del turismo…) o Iniziative di recupero inconcludenti. • LINGUA ALBANESE, circa 100.000 persone, comunità arbereshe, distribute tra: o Area: Campania (Greci), Molise, Basilicata (massiccio del Pollino, zona del Vulture), Puglia (Foggia, Taranto – le province), Calabria (provincia di Catanzaro, Cosenza, Crotone), Sicilia (Piana degli Albanesi… provincia di Palermo). o Nel XV secolo dei contadini e soldati attraversarono l’Adriatico al seguito del generale Reres, chiamato da Alfonso d’Aragona affinché venisse in aiuto per la guerra di successione → l’immigrazione dall’Albania favorì la politica di ripopolamento di Ferdinando I). l’espansione turca poi incrementò i flussi migratori. o Gli albanofoni hanno mantenuto la loro identità, grazie al ruolo culturale dei 2 seminari ecclesiastici bizantino-albanesi della Sicilia e della Calabria. o Le iniziative della Chiesa e le iniziative culturali, didattiche, non hanno però contrastato le tendenze in atto (calo demografico, diminuzione n. di locutori). GRUPPO N. 3 → Lingue di minoranze nazionali Lingue minoritarie in regime di co-ufficialità con l’italiano, che rimandano a minoranze nazionali con riferimenti culturali e politici al di là dell’Italia. • TEDESCO: Alto Adige • SLOVENO: Friuli Venezia Giulia • FRANCESE: Valle d’Aosta Queste minoranze hanno caratteristiche proprie e sono tutelate anche da accordi di diritto internazionale; ad una minoranza nazionale “spettano diritti di tipo diverso (non maggiori o minori) rispetto a quelli propri di una comunità etnica e, di norma, questi diritti sono sanciti da trattati internazionali”. TEDESCO Alto Adige o Tirolo meridionale (Sud Tirolo) STORIA: Territorio romanizzato dal 15 a.C, poi germanizzato; nel XIII sec. le zone tedesche furono fuse nella contea del Tirolo. Sotto il controllo dell’Austria fino al 1805, il Tirolo fu restituito all’Austria col congresso di Vienna. Nel XIX le spinte irredentiste portarono i primi riconoscimenti per la minoranza italiana; dopo la prima guerra mondiale, si affermò che sia il Trentino che l’Alto Adige fossero assegnati all’Italia (“le terre irredente”). Durante il fascismo, si passò all’assimilazione forzata. Nel 1939 l’Italia indusse un referendum da cui emerse che i sudtirolesi erano favorevoli a emigrare in Germania, ma ciò non avvenne. Dopo la seconda guerra mondiale, il Trentino divenne regione autonoma a statuto speciale, con ampie autonomie amministrative e linguistiche della minoranza tedesca. L’Italia non rispettò i patti e dopo degli atti terroristici, furono concesse delle concessioni, sancite ufficialmente nel 1972 (parità lingua tedesca assieme all’italiano negli usi pubblici). Questione risolta nel 1992 (riconoscimento del governo austriaco dell’attuazione degli impegni italiani). SLOVENO Friuli Venezia Giulia → Friuli (Pordenone, Udine, Gorizia) + Venezia Giulia (Trieste). Lo sloveno, il friulano, il tedesco (min. parte) sono la lingua materna di molti abitanti. Gli Sloveni sono bilingui; i tedeschi di Sauris e Timau trilingui, nella Val Canale addirittura si parlano 4 lingue (tedesco, italiano, friulano, sloveno). Area della minoranza slovena → 61.000 persone tra la provincia di Trieste e quelle di Gorizia Udine (diverse). Gli slovenofoni risiedono nella Slavia friulana, annessa nel 1866 all’Italia (Val Resia, Valle del Torre…), mentre la zona della Val Canale apparteneva alla Carinizia e Garniola fino al 1918. A Gorizia lo sloveno si parla al confine, a Trieste in provincia. Negli anni del fascismo, causa Trattato di Rapallo (1920) la zona subì un’assimilazione culturale pesante; col trattato di Parigi (1947) l’Italia perse gran parte della Venezia Giulia e il territorio di Trieste fu diviso in 2; nel 1954 dall’amministrazione alleata della zona A si passò a quella italiana e la questione fu risolta vent’anni dopo. Gli Sloveni ottennero la tutela della loro specificità culturale (tranne chi risiedeva a Udine). La legge n.38 del 23 febbraio 2001 tutela poi i diritti degli italiani appartenenti alla minoranza linguistica slovena (Trieste, Udine, Gorizia). FRANCESE Co-ufficialità con l’italiano nella Valle d’Aosta. STORIA: Abitata da una popolazione ligure-gallica, originariamente, poi conquistata dai romani, fu sottomessa dai Savoia. L’importanza del francese crebbe dal XVI sec; fu zona investita dalla Rivoluzione francese, annessa alla Francia; tornò poi a far parte del Regno di Sardegna. Quando i Savoia rinunciarono a molti territori in favore della Francia (1860), la regione divenne una regione a lingua minoritaria del Regno d’Italia. Il francese fu escluso prima dell’avvento del fascismo (Lega per la difesa del francese), che avviò poi un processo di italianizzazione forzata, causando idee autonomiste (Alliod, programma alla base del movimento de “La Jeune Vallée d’Aoste”). Nel 1948 fu concesso lo statuto di regione speciale. Oggi, più che il francese, si usa perlopiù il franco-provenzale, nei piccoli centri. Ad Aosta, l’italiano prevale. 6.3 La tutela delle lingue minoritarie La questione delle comunità linguistiche minori è delicata; salvaguardare il proprio retaggio, conservare la propria individualità, difendere un modello economico, diventare autonomi… questi sono i vari problemi. • Risultato chiaro delle trasformazioni economiche e sociali in Italia: la scomparsa delle espressioni culturali. Sia al Nord che al Sud. • Solo le minoranze che possono essere commercializzate sono tutelate; le prime a risentirne sono quelle più deboli; meglio per le comunità con più locutori, come quella sarda, legata alla sua lingua, e quella friulana, che ha modificato il suo modo di esprimersi in minima parte. • Gli obiettivi di uno Stato democratico sono in teoria l’eguaglianza sostanziale e la libertà di lingua. • Tra i diritti fondamentali dell’uomo ci sono anche… i diritti linguistici. Cosa bisognerebbe fare quindi? Riconsiderare il concetto di bene linguistico, no distinzione tra bene tutelabile e non. La molteplicità di lingue è un elemento chiave della comune identità europea. Preservare le lingue non significa confinarle ma farle partecipare all’evoluzione nel rispetto dell’identità individuale (anche se si va verso la massificazione culturale).
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved