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"Geografia e antropocene uomo, ambiente, natura" a cura di Cristiano Giorda, Dispense di Geografia

riassunto del libro assegnato per la redazione del protfolio.

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 04/02/2021

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Scarica "Geografia e antropocene uomo, ambiente, natura" a cura di Cristiano Giorda e più Dispense in PDF di Geografia solo su Docsity! Riassunto: GEOGRAFIA E ANTROPOCENE uomo, ambiente, educazione a cura di Cristiano Giorda Prefazione di Gianluca Cuozzo Vi è una dissonanza cognitiva che ha dato origine al concetto pleonastico di “disponibilità-mondo”: una meta-raffigurazione che intende il mondo alla stregua di una istituzione magica. “capace, non si sa come, di elargire beni di consumo a getto continuo”. Lo sguardo disciplinato del geografo ci mette nelle condizioni di intendere l’entità di quelle chiazze più opache che oscurano quel complesso paesaggio offerto dal mondo in cui viviamo, operiamo e costruiamo i nostri modelli di interpretazione del reale. Lo sguardo sobrio e superiore della geografia credo sia il banco di prova scientifico con cui ogni considerazione filosofica si deve misurare quand’essa voglia parlare, con plausibilità e senso critico, di global warming, innalzamento dei mari, destino del genere umano, nonché di cambiamento globali e inarrestabili. Geografia e antropocene: un’introduzione di Cristiano Giorda e Michele Bandiera LA RICERCA E GLI OBIETTIVI DI QUESTA PUBBLICAZIONE Questo libro nasce con due obiettivi:  Indagare l’antropocene;  Capire se il concetto di Antropocene possa in qualche modo cambiare la stessa visione della geografia, interrogandola su come considera e rappresenta il sistema Terra con le relazioni uomo-ambiente e le grandi questioni ecologiche, economiche, sociali e politiche che i suoi studi affrontano. GENESI DELL’ANTROPOCENE: L’UOMO COME FORZA GEOLOGICA Il concetto di antropocene è stato proposto per la prima volta negli anni Ottanta del Novecento dal biologo Eugene Stoermer. Ebbe poco successo fino agli anni 2000, quando fu impugnato, sembra durante un accesa discussione nel corso di una conferenza in Messico, dal premio Nobel Paul Crutzen per marcare l’intensità e la pervasività che l’attività umana aveva nei confronti dei processi biologici terrestri. Datazione:  Crutzen e Stoemer identificano le rivoluzioni industriali come fondamentali per la possibilità da parte dell’uomo di connaturare la vita della terra, individuando come momento fondamentale l’invenzione della macchina a vapore di Watt nel 1784; è l’esordio dell’agricoltura e dell’allevamento, a dare le basi primordiali di questa modalità di interazione tra vita dell’uomo e vita della terra;  Antropocene working group: prima esplosione di una bomba atomica, avvenuta in New Messico nel 1945;  Lewis e Maslin: individuano nel 1610 l’anno in cui una serie di trasformazioni, a partire dalla scoperta dell’America- le rivoluzioni scientifiche, botaniche, cartografiche, agronomiche e chimiche-, arrivano a un punto di svolta. Il mondo della natura è quello conoscibile e prevedibile attraverso il metodo delle scienze moderne mentre il mondo della cultura è caratterizzato da soggetti poco definiti, che sfuggono e cambiano a seconda della contingenza storica. Ma se l’umanità produce natura, anche la natura produrrà umanità. Affermare che siamo entrati nell’Antropocene equivale a dire che vi sono azioni che l’umano in quanto specie ha perpetrato per arrivare a così tanto? Jason Moore: perché indichiamo l’uomo in quanto tale come caratterizzante questa era geologica, quando è il regime ecologico capitalista, con i suoi ampliamenti di scala, che ci ha portato dove siamo? Allo stesso modo Donna Haraway, tra le prime ad aver parlato di capitalocene, considera l’Antropocene come una definizione “troppo umana” per indicare un’era geologica caratterizzata da biologie multi specie del “divenire con”. Haraway ha introdotto altre definizioni di questa era geologica: Plantationocene, paradigma degli schemi logici a cui sono costretti gli umani ee non umani nel mondo; o Chthulucene, per ritornare a considerare la Terra come ctonia, con le sue entità cosmiche composte di assemblaggi multi specie passati, presenti e futuri. I GEOGRAFI, L’ANTROPOCENE E L’EDUCAZIONE GEOGRAFICA Conferenza del 2015 alla Royal Geographical Society: discutere di Antropocene porta i geografi a interrogarsi sui limiti e sulle prospettive del rapporto fra specie umana e il suo pianeta, sui processi di trasformazione in atto, sull’uso delle risorse, sull’impatto dei sistemi antropici sui sistemi ambientali, e quindi a spaziare da questioni ecologiche a questioni politiche, tra le quali individuare stratte relazioni. Quattro direzioni per l’educazione:  Coinvolgimento critico delle tecnologie spaziali;  Contrapposizione delle diversità locali alle grandi narrazioni totalizzanti;  Capacità di trasmettere argomenti a favore della speranza accanto ai tanti allarmismi;  Dare al futuro un’importanza pari a quella del passato;  Invito a una didattica attiva e coinvolgete, che sia essa stessa un modello di pratica di cambiamento sociale e di cittadinanza, è la logica conclusione dei queste premesse. A livello internazionale il documento di riferimento per l’educazione geografica è la carta internazionale dell’educazione geografica, una dichiarazione sottoscritta nel 1992 e poi riscritta nel 2016 dall’unione dei geografi internazionale. A essa va collegata la dichiarazione di Lucerna sull’educazione geografica allo sviluppo sostenibile (2007), che già invita a mettere al centro dell’educazione geografica l’approccio sistemico che considera il sistema Terra come il risultato delle interazioni tra i vari sistemi, tra i quali quello umano. GEOGRAFI NELL’ANTROPOCENE. I CONTRIBUTI DEL LIBRO Gli autori:  Fabio Amato: affronta l’antropocene dal punto di vista delle migrazioni. Senza i movimenti di popolazioni non avremmo mai avuto l’Antropocene: tutto nasce con la diffusione del popolamento umano sul pianeta, in una progressione che è sempre strettamente collegata al rapporto con l’ambiente e con le risorse, alle diversità ambientali e sociali, ai sistemi economici e ai rapporti di controllo del territorio.  Marco Bagliani e Antonella Pietta: hanno affrontato il cambiamento climatico,  Marco Giardino: si è confrontato con il grande tema del riavvicinamento tra geografia fisica e geografia umana. La geografia umana, di fronte alla questione dello sviluppo sostenibile, ha progressivamente ridato valore alla conoscenza delle relazioni tra società, economia e natura, indagandole attraverso i paesaggi, le attività economiche e persino le emozioni e la percezione;  Davide Papotti: ha usato la letteratura come chiave di indagine dell’Antropocene e delle sue rappresentazioni del mondo  Giacomo Pettenati: Un altro tema fondamentale per l’Antropocene è quello della sicurezza alimentare e della produzione di cibo come aspetto dei processi di interazione fra uomo e ambiente. Come hanno contribuito i sistemi del cibo a plasmare l’Antropocene? Ce lo spiegherà attraverso esempi concreti;  Matteo Putilli: parla del tema dell’educazione geografica. L’obiettivo di un’educazione che guarda al futuro è quello di fornire strumenti per orientarsi e per interpretare il mondo contemporaneo, ma anche di agire concretamente con l’obiettivo del bene comune;  Marcello Tanca e Fabio Parascandolo: ragionano sul paesaggio e l’Antropocene;  Giacomo Zanolin: spiega come le foreste non possano quasi mai essere considerate ambienti completamente naturali. Piccolo lessico per una scrittura geografica dell’Antropocene di Cristiano Giorda ADDOMESTICAZIONE  Primi passi mossi dagli ominidi africani dalla Rift Valley verso il resto del mondo. OSSERVATORE L’idea che non sia possibile osservare un fenomeno senza influenzare il cambiamento ci viene dalla fisica. Questo contatto con il mondo che cambia il modo di interpretare il mondo, ma anche il mondo stesso, è da tempo oggetto della riflessione geografica. Non esiste un mondo, ma solo un’immagine del mondo che si produce in una certa società e cultura. La carta geografica non è mai reale: è piuttosto il disvelamento di un immaginario inconscio con cui pensiamo il mondo e lo trasformiamo. REALTA’/ FICTION Come in tutte le fiction, è difficile separare quanto è un riferimento “a fatti realmente accaduti” da quanto è “esclusivamente frutto della fantasia dell’autore”. L’eco criticismo sembra capace di navigare fra questi estremi, sfruttando la letteratura come strumento per costruire una nuova scienza ecologica. L’approccio letterario è una forte tentazione, perché sembra trovare nelle rappresentazioni una mediazione fra approccio scientifico e interpretazioni filosofiche, politiche e d economiche. Il suo rischio è quello di spostare troppo l’attenzione sulla narrazione e sui suoi meccanismi, mettendo in secondo piano il fatto che intanto le foreste stanno bruciando, i ghiacciai si stanno sciogliendo, la barriera corallina muore e i mari si stanno riempiendo di microplastiche. TERRITORIO/ TERRITORIALIZZAZIONE Il pianeta non è affatto omogeneo, e l’ibridazione uomo-ambiente cambia da un posto all’altro al cambiare delle dotazioni ambientali, della società e delle culture. L’antropocene ha una dimensione globale, ma si differenzia in migliaia di contesti locali. Occorre territorializzare l’Antropocene, cioè imparare a spiegare come le grandi questioni avvengono e si diversificano in luoghi e sistemi territoriali. Solo se pensiamo e rappresentiamo il mondo attraverso questa chiave concettuale possiamo poi trasformarlo in modo più sostenibile e coerente con l’obiettivo di migliorarlo. Se non posiamo più distinguere completamente l’ambiente dell’uomo, allora non possiamo cambiare il mondo se non agendo dall’interno delle strutture con cui la società umana lo ha modificato e cerca di controllarlo attraverso l’economia, la politica, la società e la cultura: i territori appunto. UOMO-AMBIENTE Distinguere ciò che è naturalia da ciò che è artificialia è sempre più difficile. Se non è più possibile distinguere, questa è la fine della natura e anche la fine dell’uomo così come li abbiamo concepiti. Il cambiamento, ci suggerisce l’Antropocene, è il prodotto ibrido di un ambiente che comprende l’uomo e di un uomo che agisce in base alla sua conoscenza dell’ambiente. Il paesaggio geografico nell’Antropocene di Fabio Parascandolo e Marcello Tanca PAESAGGI GEOGENICI E PAESAGGI ANTROPOGENICI Urlandshaft: paesaggio terrestre primordiale, preumano, non modificato dall’uomo, quale possiamo incontrarlo nelle foreste boreali del Canada, nelle savane del Botswana o nelle aree interne dell’Australia. Se volgiamo capire qualcosa del rapporto che lega paesaggio e antropocene dobbiamo tenere conto del fatto che:  Rispetto agli ecosistemi naturali non umani, i biomi atropogenici prodotti dall’interazione umana con la biosfera hanno un’estensione planetaria decisamente maggiore;  I biomi antropogenici danno vita a sistemi misti composti da insediamenti umani ed ecosistemi naturali, foreste, campi … Due estreme posizioni:  L’idea che fa dell’Antropocene qualcosa che è sempre stato, un tratto che caratterizza da sempre la storia umana;  L’idea che l’Antropocene consista nella rottura di un equilibrio che per secoli avrebbe conservato intatti gli ecosistemi terrestri. Entrambe negano il carattere storico, socialmente costruito, del paesaggio, dunque la sua natura dinamica in continuo divenire. APPUNTI PER UN REPERTORIO ESSENZIALE DI PAESAGGI ANTROPOGENICI Il pregio del dispositivo paesaggistico è che è capace come pochi altri di mettere letteralmente “sotto gli occhi”, con l’evidenza dell’esempio emblematico, i cambiamenti intervenuti sui processi biogeofisici. Il paesaggio costituiva il primo momento della conoscenza scientifica, fondamentale per catturare la nostra attenzione e aprire un orizzonte di ricerca. Il Cairo, Egitto: è la città più inquinata al mondo. Rio da Janeiro, Brasile: nelle favelas vivono più di undici milioni di persone. Oltretutto il territorio è sotto il controllo di bande delinquenti dedite al traffico di droga. Andalusia, Spagna: vi è la più grande concentrazione di serre del mondo. Studi hanno rivelato la scarsa sostenibilità sociale di questa struttura: molti lavoratori sono immigrati che vengono assunti senza contratto e senza garanzie e alloggiati in baracche senza acqua e servizi igienici. Bakersfield, California: l’USDA ha calcolato che per ogni consumatore medio americano servono 222,2 kg annui tra carne bovina e pollame. Alberta, Canada: per estrarre le sabbie bitumose la terra è stata scavata per oltre 60 metri di profondità. Rispetto agli idrocarburi convenzionali questo processo richiede un maggior apporto di energia e di acqua. L’impatto ambientale è moto forte. Konin, Polonia: le centrali elettriche a carbone polacche e tedesche occupano i primi sei posti nella classifica di quelle più inquinanti e sono responsabili del 30% delle emissioni di mercurio in Europa. Il carbone è il combustibile più inquinante e dannoso per la salute, è la prima fonte di emissioni di anidride carbonica che riscaldano l’atmosfera. PAESAGGI ANTROPOCENICI E PAESAGGI METABOLICI QUALE STORIA, QUALE FUTURO? L’Antropocene trova le sue fondamenta nelle megalopoli e nelle monoculture. Come ritrovare relazioni maggiormente equilibrate tra biosfera globale ed esigenze riproduttive di comunità ed esseri umani? Come si ristruttureranno e si legittimeranno i principi giuridici e fattuali della sovranità popolare sui territori e sui paesaggi del mondo? Educare (geograficamente) all’Antropocene: una proposta di agenda a partire dalla carta internazionale sull’educazione geografica di Matteo Putilli COME ABITARE IL MONDO OGGI? LA SFIDA EDUCATIVA DELL’ANTROPOCENE Discutere di Antropocene oggi significa confrontarsi con un universo di opinioni e di riflessioni di natura multidisciplinare che hanno già esplorato ampiamente i principali limiti e potenzialità. La geografia offre un contributo nell’educare all’Antropocene, vale a dire per formare soggetti consapevoli delle ripercussioni globali e trasversali delle azioni umane e per responsabilizzarli nei confronti del pianeta. L’ANTROPOCENE NELLA CARTA INTERNAZIONALE SULL’EDUCAZIONE GEOGRAFICA La carta internazionale sull’educazione geografica è un documento internazionale promosso dalla Commissione Geografica dell’Unione Geografica Internazionale (UGI). La carta è un documento d’indirizzo sui temi, sui problemi e sule sfide legate all’educazione geografica nel mondo e rappresenta, pertanto, un fondamentale riferimento anche per una riflessione sull’educazione geografica all’antropocene.  Unitarietà di società e ambiente,  L’azione trasformativa dell’uomo sulla terra non è omogenea né univoca;  Le forme e i modi in cui i luoghi e i paesaggi della terra sono abitati non dipendono soltanto del rapporto con l’ambiente fisico, ma anche dalle relazioni reciproche tra le diverse società e le diverse culture;  Comprendere, capire e apprezzare i modi in cui la terra è abitata e trasformata costituisce la principale missione educativa della geografia. Le questioni sollevate dal tema sono talmente vari che non è pensabile che una sola disciplina possa farsene carico in modo esclusivo; nondimeno, grazie alla propria flessibilità e trasversalità, la geografia può assumere una collocazione centrale nell’ambito dell’educazione in tal senso. Agenda geografica per educare all’Antropocene:  Teorizzare l’Antropocene;  Personalizzare l’Antropocene;  Educare al futuro dell’Antropocene;  Costruire azioni di cittadinanza antropocenica. TERRITORALIZZARE L’ANTROPOCENE Agganciare il tema a situazioni e casi territorialmente definiti, che consentano di illustrare ed evidenziare i diversi ordini di problemi posti dal modo in cui il pianeta è abitato e trasformato dall’ opera dell’uomo. Fare educazione all’Antropocene attraverso l’educazione al territorio significa trasmettere la consapevolezza che ogni problema di ordine sociale, ambientale, economico, così come ogni possibile soluzione, ha anche una imprescindibile dimensione geografica e spaziale, di cui tenere conto. PERSONALIZZARE L’ANTROPOCENE Un rischio legato alla rappresentazione corrente dell’Antropocene è che i processi e i fenomeni sano percepiti come astratti, freddi e lontani dall’esperienza quotidiana. Educare geograficamente all’Antropocene significa anche rendere possibile un’appropriazione dei problemi “antropocenici” su un piano personale e prima di tutto affettivo, emozionale e motivazionale. EDUCARE AL FUTURO DELL’ANTROPOCENE Il discorso è fortemente declinato al futuro nel senso di immaginare in che modo l’uomo abiterà la terra nei prossimi decenni e quali sono le sfide. La geografia attraverso l’interpretazione dei luoghi definisce attese e aspettative sociali e prefigura soluzioni, possibilità, interventi e progetti. La geografia non può prescindere dall’educare all’utilizzo delle tecnologie in quanto componente irrinunciabile della vita umana. L’obiettivo deve essere quello di formare soggetti consapevoli di come le tecnologie intervengono nella trasformazione delle relazioni con il pianeta, e sviluppare uno spirito critico nel considerare sia le opportunità sia i rischi legati al loro utilizzo. COSTRUIRE AZIONI DI CITTADINANZA ANTROPOCENICA Educazione alla cittadinanza attiva, vale a dire prendersi cura e assumersi una responsabilità nei confronti del territorio che si abita. Significa sviluppare consapevolezza del ruolo che ciascuno svolge all’interno della società e adottare atteggiamenti e comportamenti rispettosi, inclusivo e dialoganti nei confronti degli altri, della collettività e dei beni comuni. CONCLUSIONI Ill successo che ha investito il concetto di Antropocene lo ha reso un termine ombrello, in grado di significare molte cose diverse e non necessariamente coerenti tra loro. È un limite in quanto il concetto rischia di diluirsi in un ventaglio troppo ampio e vago di significati. È invece un’opportunità in quanto può essere adattato a contesti, problemi e situazioni molteplici e quindi essere impiegato per mettere al centro la moltitudine delle sue possibili declinazioni nei diversi contesti territoriali. L’Antropocene ovvero il riavvicinamento fra geografia fisica e umana di Marco Giardino LA SCIENZA DEL SISTEMA TERRA La geomorfologia, in quanto disciplina specificatamente dedicata allo studio delle forme terrestri, offre contributi fondamentali allo sviluppo della scienza del sistema terra, mentre la geomorfologia applicata approfondisce specificatamente le mutue relazioni fra l’uomo e l’ambiente geomorfologica. Le nuove tecnologie sono di supporto sia all’analisi del contesto geografico-fisico generale, sai all’indagine locale, tramite il rilevamento delle forme e il monitoraggio dei processi morfogenetici. Con questi strumenti è possibile cartografare e interpretare la dinamica ambientale che E ALLORA SONO TUTTI MIGRANTI AMBIENTALI? Il problema è non solo quello di valorizzare la dimensione politica della sperequata distribuzione delle ricchezze che possano sottolineare i nessi tra le diverse scale di governo del territorio, ma anche quello di rendersi conto che proprio l’osservazione del fenomeno Antropocene tramite la chiave della mobilità può essere utile per comprendere quanto in realtà ci si trovi al cospetto del Capitalocene. Questo mette in rilievo ancor più gli aspetti degenerativi della struttura capitalistica contemporanea che in modo sempre più “classista” polarizza le vulnerabilità non solo intergenerazionali ma soprattutto inter e infra-comunitarie. Immaginari geografici e paesaggi letterari dell’Antropocene di Davide Papotti Appare interessante indagare il rapporto che la letteratura intrattiene con l’immaginario geografico sotteso al concetto di Antropocene nella società contemporanea, caratterizzata da un lato dalla progressiva presa di coscienza dell’impatto provocato dalle attività umane sul pianeta, e dall’altro da una profonda riflessione sulle nuove caratteristiche e sui nuovi compiti cui la letteratura è chiamata, a fronte di profondi fenomeni di cambiamento, quali l’affermazione di nuove medialità informatiche, la diffusa messa in discussione del ruolo pubblico delle discipline umanistiche e delle arti, il crescente dominio della componente visuale, più che di quella verbale, nella comunicazione e nella circolazione di idee. PROSPETTIVE DIDATTICHE PER L’UTILIZZO DELLA LETTERATURA NELLO STUDIO DELL’ANTROPOCENE L’utilizzo congiunto della geografia e di pagine narrative e di testi saggistici sembra dunque costituire un promettente strumento di comunicazione riguardo alla complessità delle questioni in gioco nella discussione su queste tematiche. Attraverso il coinvolgimento dei testi letterari, si crede dunque sia possibile non soltanto fornire un ampliato repertorio di immagini, informazioni e contesti di ambientazione narrativa, ma anche proporre uno sguardo critico in grado di leggere con attenzione i processi in corso. Figure dell’Antropocene negli olivi di Puglia di Michele Bandiera LA PUGLIA COME GIARDINO. LA PIANTAGIONE, FORMA E DISTANZA ESTETICA In Puglia l’olivo caratterizza l’economia, le tradizioni e permea, invade, moltissime altre forme della vita sociale e della storia. Donna Haraway: Plantatiocene, cioè l’era delle piantagioni. Coltivazioni biologiche di olio di oliva di altissima qualità si alternano a coltivazioni ancora orientate alla vendita do olio per altri fini oltre a quello alimentare, fino ad arrivare a campi abbandonati. Nel 2013 ricercatori hanno riscontrato la presenza del batterio Xylella fastidiosa al quale viene attribuito il carattere patogenico relativo ai disseccamenti. Un nuovo attore è entrato negli equilibri del paesaggio pugliese. IBRIDI SULLE ROVINE DEL CAPITALE La Xilella ha dimostrato un rapido e veloce adattamento alle condizioni che cambiano, passando attraverso climi diverse ibridandosi geneticamente a seconda delle relazioni ecologiche in cui si inserisce, tra piante e insetti vettore. Questo perché insieme agli esseri umani e ai loro prodotti viaggiano anche batteri e virus. DISUMANI CAMALEONTICI La storia dell’ulivo e dl uomo è fatta di eroi, miti e lussi, ma anche di riscatto, resistenza e, in alcuni casi, di abbandono (miti greci sull’ulivo, simboli cristiani…). CONCLUSIONI Condizioni di natura storica;  Condizioni dello spazio globalizzato;  Selezione che ne compie il capitale globale;  Valore economico dell’Antropocene;  Movimento delle piante attorno al mondo. Gli uomini e le foreste nell’Antropocene di Giacomo Zanolin La storia del rapporto tra uomini e boschi è segnata da alterarne fasi di forestazione, deforestazione e riforestazione. I boschi sono un formidabile strumento per ricerche incentrate sull’ambiente inteso come configurazione della territorialità. LE FORESTE E L’ANTROPOCENE Diecimila anni fa le Terra era con tutta probabilità in gran parte ricoperta da una fitta foresta naturale. A partire almeno dalla Rivoluzione neolitica l’uomo ha avviato un processo di graduale frammentazione delle superfici forestali, che oggi si presentano con una grande distribuzione irregolare sul pianeta. È evidente che si tratta di un fenomeno correlato con il graduale processo di perdita di biodiversità che ha caratterizzato l’Olocene. D questo punto di vista potremmo quindi considerare la deforestazione del pianeta come uno dei più evidenti segni del fatto che da lungo tempo ci troviamo nell’Antropocene. Rinascita delle foreste:  Messa a dimora di nuovo legname perché le vecchie foreste erano state rimosse;  Gli incendi boschivi sono stati maggiormente controllati;  I terreni agricoli sono stati abbandonati;  La domanda di legname è diminuita. Problematiche:  Le nuove foreste non hanno la medesima forza di quelle originarie;  I nuovi ecosistemi impiegheranno molto tempo per raggiungere una condizione di stabilità interna;  Boschi e foreste necessitano dell’intervento umano per sopravvivere;  L’abbandono porta al degrado ed espone le foreste a un maggiore rischio di distruzione. LE FORESTE PLUVIALI DI LATIFOGLIE TROPICCALI SUBTROPICALI: L’AMAZIONIA NELL’ANTROPOCENE L’Amazonia è l’insieme di molte foreste che presentano numerose differenziazioni regionali; tuttavia, vi sono alcuni elementi di fondo che le rendono tutte simili tra loro a causa della dominanza di un piccolo gruppo di specie vegetali, la maggior parte delle quali devono il loro ruolo all’interazione con gli uomini. Queste piante, definite “oligarchi”, sono un gruppo di specie predominanti. L’impatto dell’attività coloniale predatoria è stato devastante, perché ha sottratto la foresta il fondamentale sapere delle popolazioni locali, generando uno squilibrio che oggi sta causando danni molto gravi. LE FORESTE DI LATIFOGLIE E LE FORESTE MISTE: I BOSCHI EUROPEI NELL’ANTROPOCENE Foresta vergine: ecosistemi forestali sviluppati in condizioni naturali, senza l’influenza di attività antropiche. Foresta naturale: ha risentito di attività antropiche, ma da tempo è soggetta a un regime che esclude interventi umani. In Europa, nella quasi totalità dei casi, piuttosto che di foreste vergini sarebbe più corretto parlare di foreste naturali. IBRIDAZIONI: IL BOSCO COME ELEMENTO DEL TERRITORIO Per lungo tempo i boschi sono stati elementi fondamentali dell’economia agraria, configurandosi come elementi chiave di siatemi socioeconomici rurali basati sulla silvicoltura e sul pascolo. Dal punto di vista della geografia l’interazione uomo-natura è già implicita nel concetto di ambiente, perciò l’introduzione del termine paesaggio nello studio dei boschi è utile soprattutto a sottolineare il peso delle variabili sociali, culturali e soggettive nel processo di attribuzione di significato a determinati contesti spaziali. NARRAZIONI: IL BOSCO E LA RAPPRESENTAZIONE DEL TERRITORIO I significati attribuiti ai boschi nell’attualità sono al contrario derivanti dall’abbandono e le rappresentazioni derivano dalla città. L’istituzione di una riserva integrale implica un progetto territoriale molto particolare in quanto all’interno di essa l’uomo si impegna volontariamente a non intervenire per avere un territorio nel quale studiare i meccanismi che regolano gli ecosistemi forestali, raccogliendo informazioni potenzialmente utili per sviluppare strategie di gestione in altri ambiti più deboli da punto di vista ecosistemico. CONCLUSIONI Il problema è quindi di natura concettuale e il suo studio dal punto di vista geografico può essere considerato utile a comprendere il significato metaforico delle rappresentazioni e delle narrazioni prodotte nell’ambito dei processi territoriali o da essi riprodotte. L’Antropocene si configura pertanto come una teoria efficacie nell’ambito di ricerche collocate nel tempo della complessità e volte a comprendere alcuni aspetti fondamentali del senso dell’abitare. Infine, implica anche una serie di valori etici legati alla definitiva assunzione di una consapevolezza relativa al ruolo dell’uomo all’interno della natura ibrida, che proprio in virtù di questa sua caratteristica merita di essere tutelata. La prospettiva antropocenica ci insegna che oggi più che mai possediamo le conoscenze e i mezzi tecnici per interagire in senso costruttivo con la natura. Questo implica la necessità di nuovi comportamenti in campo economico, politico, sociale e culturale. L’uomo sta mangiando la terra? Sistemi del cibo nell’Antropocene di Giacomo Pettenati  crescita delle terre coltivate;  incremento della popolazione di animali d’allevamento;  riduzione degli shock ittici;  impatto dei fertilizzanti. LA PRODUZIONE DI CIBO VERSO E NELL’ANTROPOCENE La biodiversità vegetale delle pianure dell’Iowa si è ridotta enormemente e le centinaia di specie erbacee della prateria sono state sostituite in gran parte del territorio da un’unica specie, il mais. Le conseguenze nell’atmosfera sono globali: l’agroindustria cerealicola e l’allevamento intensivo che sostiene, infatti, fondano la propria efficienza sul consumo di combustibili fossili e rappresentano una delle principali fonti di gas serra. Principali impatti:  la trasformazione dello strato di sedimenti (suolo) che ricopre le terre coltivabili, ridotto in estensione e spessore dall’erosione e fortemente degradato da pratiche di coltivazione e allevamento che non rispettano i cicli naturali di rigenerazione;  effetti sulla qualità e quantità delle risorse idriche;  diffusione di agenti inquinanti e l’emissione di gas serra;  ha portato alla trasformazione di molti ecosistemi naturali (biomi) in “antromi”, cioè pattern ecologici che hanno origine dall’interazione diretta dell’uomo con l’ambiente. L’impatto del sistema alimentare globale sulla biosfera si è spinto tanto in profondità da modificare la stessa struttura costitutiva di alcune specie animali e vegetali, ovvero il loro DNA. CONCLUSIONI La EAT propone una serie di strategie considerate, dagli esperti che compongono la commissione, necessarie per garantire diete salutari e sistemi del cibo sostenibili a tutti gli abitanti della Terra nel 2050, attraverso una grande trasformazione alimentare, fondata soprattutto sul cambiamento delle diete individuali e sulla transizione dei sistemi produttivi verso una maggiore sostenibilità ambientale, basata su criteri scientifici misurabili. Perché un Museo delle Tecnologie dell’Antropocene? Di Frank Raes PERCHE’ UN MUSEO? Museo delle Tecnologie dell’Antropocene: collezione costruita per indagare l’Antropocene attraverso oggetti e abbinamenti inconsueti. QUALCHE CENNO STORICO E FILOSOFICO È sotto gli chi di tutti il fatto che viviamo in un mondo complesso e caotico. Questa non è necessariamente una visione negativa o pessimistica. È chiaro, comunque, che c’è una quantità
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