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Geografia e Antropocene, Schemi e mappe concettuali di Geografia

Riassunto del libro Geografia e Antropocene

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 11/03/2023

Anto.Sciarr1
Anto.Sciarr1 🇮🇹

4.8

(4)

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Scarica Geografia e Antropocene e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOGRAFIA E ANTROPOCENE CAPITOLO 1 Il campo di studi dell'antropocene è vastissimo, multidisciplinare e transdisciplinare. Il termine stesso parte da un'idea generale ma poi si suddivide in molte interpretazioni e discussioni e la sua potenzialità e la sua importanza consistono proprio in questo suo potere multiforme. Ciò fornisce un punto di vista diverso da tutti quelli fin qui esplorati, nel tentativo di generare un linguaggio e un sistema di rappresentazioni del mondo che superino la dicotomia fra uomo e natura che hanno modellato la nostra visione del mondo. Proprio questo suo carattere multiforme ha portato nel corso degli anni diversi geografi a provare a dare una definizione di antropocene. Moore, ad esempio, utilizzando il termine Capitalocene, ha indicato l’Antropocene come una conseguenza della globalizzazione e del capitalismo. Per Kawa, invece, l’Antropocene è l’ennesima rappresentazione del mondo dal punto di vista occidentale. Per molti è un modo di spostare l'attenzione del mondo scientifico verso il futuro, ciò costituisce una complessa sfida ambientale e politica: ristabilire un equilibrio perduto tra l'uomo e la natura. Per mettere in ordine le idee e valutare le potenzialità dell'antropocene è necessario analizzare le parole chiave che possono collegare l'antropocene alla geografia: Addomesticazione La specie umana addomesticato gran parte della natura, ha imparato a controllare il fuoco a coltivare le piante e ad allevare gli animali. Ora, tuttavia, ha paura di poterla perdere di non saperla proteggere e di metterla in pericolo a causa della natura del legame che ha costruito con essa. È pertanto necessario capire se nel processo di addomesticazione abbiamo sbagliato qualcosa, che ci ha portati a mettere in pericolo la natura che a sua volta ci ha addomesticati. Cambiamento Il termine cambiamento è usato frequentemente quando si parla di antropocene. L'antropocene è infatti il racconto di un impatto che coinvolge luoghi, territori, clima, risorse, politica e società. Un'altro termine usato di frequente è il termine velocità, strettamente collegato al concetto di cambiamento. l'antropocene si basa infatti anche sull'idea di una grande accelerazione dimostrata attraverso preoccupanti grafici che registrano l’eccessivo dispendio di risorse naturali o della crescita della popolazione mondiale. Capitalocene Il termine è stato introdotto da Moore, il quale sostiene che gran parte della crisi ambientale sia il risultato del consumo e del capitalismo. Il suo è un tentativo di mettere in evidenza il contrasto natura-società piuttosto che quello natura-uomo. Clima La storia dell'umanità è stata certamente influenzata dal clima. l'uomo ha infatti da sempre dovuto fare i conti con il clima, sviluppando adattamenti culturali e tecnologie per migliorare la propria esistenza. La teoria dell'antropocene ha portato infatti i geografi ad analizzare la relazione clima-società per poterne interpretare l'adattamento, l'interazione e la reciproca trasformazione. Il clima si sta rivelando infatti uno dei fattori geografici più mutevoli ma anche uno dei più importanti sui processi di territorializzazione. Conflitti I conflitti potrebbero sembrare, almeno su un piano teorico, una questione lontana dalla natura e dalla geografia. Tuttavia, i conflitti e le relazioni geopolitiche saranno legate più che nel passato al cambiamento ambientale e al controllo delle risorse naturali, influenzando inoltre i flussi migratori. Controllo L'antropocene tocca più volte il tema del controllo. Da un punto di vista ecologico, infatti, sembra che l'uomo abbia perso il controllo della natura, tuttavia, si immagina che le azioni umane possano essere capaci attraverso il progresso tecnologico di porre rimedio ai guai generati. Educazione L'antropocene va oltre la globalizzazione, anche se i due fenomeni hanno molto in comune e l'educazione geografica orienta al futuro inteso come progetto per abitare il pianeta, stimolando azioni di cittadinanza attiva e rivolgendosi alle nuove generazioni. Energia Da un punto di vista economico per la geografia l'energia è stata soprattutto la fonte da ottenere in abbondanza e a bassi costi per sviluppare l'industria e le conseguenti attività umane. Il problema dell'accaparramento delle fonti energetiche si collegava soprattutto a problemi geopolitici e commerciali e virgola solo di rado, si parlava di questioni ecologiche legate all'inquinamento oh a questioni sociali legate alla qualità della vita. L'antropocene ci stimola a rivedere ruolo dell'energia in relazione al rapporto uomo-ambiente perché è da questa interazione CAPITOLO 2 Occuparsi del rapporto tra paesaggi e antropocene significa accettare l'esistenza di espressioni come il paesaggio dell’antropocene. si tratta di paesaggi specifici che portano con sé i segni della capacità umana di rivaleggiare con i fenomeni climatici e geologici nel plasmare la biosfera terrestre. Sono paesaggi diversi da tutti gli altri perché dotati di proprietà non riscontrabili in nessun altro momento della storia. In ambito geografico quindi ciò che chiediamo al paesaggio è di darci una testimonianza visivamente esemplare di un cambiamento storico epocale: quello pesantemente contrassegnato dall'uso intensivo di fertilizzanti di sintesi e di combustibili fossili, dalla deforestazione e dalla diffusione della plastica, dall'urbanizzazione sempre più frenetica. Per capire il rapporto che lega il paesaggio all'antropocentrismo dobbiamo tenere conto di questi fattori: -gli ecosistemi naturali non umani hanno un'estensione planetaria decisamente inferiore rispetto a quelli umani. -gli ecosistemi naturali prodotti dall'interazione umana con la natura danno vita a sistemi misti composti da insediamenti umani ed ecosistemi naturali. È necessario pensare all'antropocene come a una nuova era geologica. Ciò permette di evitare due posizioni estreme: la prima considera l'antropocene come qualcosa che c'è sempre stato e che quindi caratterizza da sempre la storia umana, la seconda invece vede nell'antropocene una rottura di un equilibrio che per secoli avrebbe conservato intatti gli ecosistemi terrestri. Ciò che accomuna queste due visioni è che entrambe negano il carattere storico e sociale del paesaggio che vede la natura in continuo divenire. Vi sono innumerevoli territori come la laguna di Venezia o città del Cairo che presentano testimonianze evidenti dell'azione umana sul territorio. Guardando il passato è sufficiente osservare le immagini dei libri fotografici per rendersi conto dell'impressionante mole di trasformazioni che, per iniziative di agenzie pubbliche private, hanno mutato spesso completamente le fattezze del nostro paese. Volgendo invece lo sguardo al presente gli abitanti di alcuni territori rivendicano il recupero dei territori abitati. per farlo è necessario analizzare le caratteristiche della comunità e del paesaggio. Sarebbe necessario adoperarsi per una vera e propria rifondazione di luoghi e paesaggi in quanto beni comuni. A questo scopo risulta necessaria una riconfigurazione delle pratiche lavorative da incentrare su convivialità, solidarietà e auto-sostenibilità. CAPITOLO 3 Come scriveva il geografo Eric Pawson <<l’Antropocene pare essere dappertutto>>. Va detto che i geografi non sono i primi a trattare di antropocene, discutere di antropocene oggi significa confrontarsi con un universo di opinioni e di riflessioni di natura multidisciplinare. Il risultato di tale dibattito dimostra che il concetto di antropocene è per lo più una parola chiave sotto il quale trovano spazio molte diverse letture nel complesso rapporto umanità-ambiente. Il termine ha infatti assunto un significato metaforico e simbolico più esteso rispetto alla definizione fornita dai geografi. Seguendo quest'ottica, la sfida posta dal concetto di antropocene si definisce su cosa significhi abitare un mondo in cui l'uomo partecipa pienamente ai processi di trasformazione del pianeta. L’idea di fondo è che la geografia possa offrire un contributo fondamentale in relazione all'educazione all'antropocene, vale a dire a formare soggetti consapevoli delle ripercussioni globali delle azioni umane e responsabilizzarli nei confronti del pianeta. La Carta Internazionale sull'Educazione Geografica (CIEG) del 2016 costituisce il più recente documento internazionale sui temi, sui problemi e sulle sfide legate all'educazione geografica nel mondo. Sebbene il termine antropocene non sia mai menzionato esplicitamente la carta offre la carta offre ugualmente alcuni spunti fondamentali per declinare il tema in una prospettiva. Quattro passaggi chiave: -società e ambiente operano congiuntamente nella trasformazione della terra. -l’azione trasformativa dell’uomo non è omogenea ma si esprime in modi e forme diverse in base al luogo. -i modi in cui i luoghi della terra sono abitati non dipendono soltanto dal rapporto con l'ambiente fisico ma anche dalle relazioni reciproche tra le diverse società e le diverse culture. -comprendere e apprezzare i modi in cui è abitata la terra costituisce la principale missione educativa della geografia, collegata alla responsabilizzazione delle azioni umane. Su queste basi è possibile tracciare le basi di un’agenda geografica per educare all’Antropocene: Territorializzare l’antropocene Vuol dire agganciare il tema a situazioni e casi territorialmente definiti, Che consentono di illustrare ed evidenziare i diversi ordini di problemi posti dal modo in cui il pianeta è abitato e trasformato dall'uomo. Personalizzare l’antropocene Significa sbloccare una sfera emozionale e affettiva relativa ai problemi territoriali. Solo in questo modo è possibile costruire quel senso di consapevolezza e di responsabilità verso il pianeta che deve costituire uno dei principali obiettivi di un'educazione geografica all'atropocene. Educare al futuro dell’antropocene Il discorso sull'antropocene è fortemente declinato al futuro, nel senso di immaginare in che modo l'uomo abiterà la terra nei prossimi decenni e quali sono le sfide che si troverà a dover affrontare. Costruire azioni di cittadinanza antropocenica Abitare l'antropocene costituisce una sfida non solo culturale ma anche concreta virgola che possa consentire di migliorare la qualità della vita sul pianeta. Quest'ultimo principio si riallaccia nuovamente alla prospettiva teorica dell'educazione al territorio e si fonda sulla convinzione che qualsiasi percorso formativo in ambito geografico non possa rimanere un esercizio intellettuale. Educare alla cittadinanza antropocenica significa sviluppare consapevolezza del ruolo che ciascuno svolge all'interno della società e adottare atteggiamenti e comportamenti rispettosi e inclusivi nei confronti degli altri. CAPITOLO 4 Nel dibattito tra geografi fisici e geografi umani su quali siano i contenuti, i metodi e i limiti delle relative discipline, il tema dell’Antropocene cambia la trama del confronto aprendo a nuove prospettive. Nella sua accezione originaria, il concetto di Antropocene è stato introdotto per definire il tempo in cui l’uomo ha assunto un ruolo preponderante nel condizionare la forma e i processi del nostro pianeta. Se i modi e le fasi in cui questo ruolo viene acquisito sono collegati alla storia dell’umanità, i luoghi in cui si sviluppa questo nuovo scenario appaiono ancora fortemente legati alla storia della Terra. La terra viene definita come un sistema complesso di processi fisici chimici e biologici che interagiscono fra loro. In questa visione, la terra viene rappresentata attraverso una serie di sfere (litosfera, idrosfera, atmosfera, biosfera) che si sovrappongono e interagiscono in specifiche aree, caratterizzate dall'occorrenza di fenomeni in grado di determinare l'aspetto del nostro pianeta. All'interno di questa visione può essere collocato il concetto di Earth System Science, un modello di costruzione del sapere in cui le conoscenze delle tradizionali discipline di Scienze della terra vengono integrate alla biologia e ad altre scienze per formare la base di una conoscenza globale. La geomorfologia offre contributi fondamentali allo sviluppo della scienza del sistema terra mentre la geomorfologia applicata approfondisce le relazioni tra uomo e ambiente. Il progresso delle metodologie geomorfologiche offre nuovi strumenti alla ricerca geomorfologica per la comprensione delle forme e dei processi che agiscono alla Scala dell'intero pianeta. La geomorfologia svolge un importante ruolo all'interno della scienza del sistema terra poiché fornisce le basi per comprendere la natura delle diverse forme che condizionano l'ambiente. Per descrivere la storia della terra, gli scienziati si servono della scala dei tempi geologici. Si tratta di uno strumento suddiviso in unità geologiche (ere, periodi, epoche) che descrivono lo scorrere del tempo in modo astratto ma coerente per tutto il pianeta. I tempi geologici sono misurati in milioni di anni e la scala inizia dal tempo presente. Ciò pone alcuni problemi di sincronizzazione e di sintonia con la misurazione dei tempi della storia umana, in quanto il tempo presente cambia e quindi occorre scegliere un valore standard di riferimento per l'inizio del conteggio dei milioni di anni. Tuttavia, non è facile misurare e classificare le migrazioni per cause naturali virgola in quanto vi sono altre macrocategorie di migrazioni forzate come le guerre e i conflitti o situazioni socio- economiche disastrose. Va inoltre detto che la mobilità di tipo ambientale o climatica non è chiaramente definita terminologicamente né giuridicamente. La pluralità di cause delle migrazioni del XXI secolo Ci poni dunque domande sui temi sociali ed economici oltre che ambientali. La risposta che viene data in alcuni contesti è che questi effetti ambientali siano dettati dagli esiti del sistema economico imperante. La tematica dell'impronta ecologica e la possibilità per una parte della popolazione mondiale di proseguire lo sfruttamento delle risorse per assicurarsi di salvaguardare certi livelli di consumo si correlano con un forte deficit ecologico che impatta maggiormente nelle aree più svantaggiate del mondo dal punto di vista socioeconomico. In questo caso quindi si può parlare di Capitalocene. Assumendo che si stia quindi vivendo una nuova era a cui diamo il nome di Antropocene allora chiunque emigri o si sposti in questa epoca può essere considerato un migrante ambientale. È quindi opportuno rendersi conto che l'osservazione del fenomeno antropocene tramite la chiave delle migrazioni internazionali può essere utile per comprendere quanto in realtà ci si trovi al cospetto del capitalo cene, definito da Moore. CAPITOLO 7 La letteratura può risultare assai utile per la comprensione del concetto di antropocene e per semplificare la complessità delle implicazioni sociali, politiche, culturali che la nuova epoca porta con sé. Innanzitutto, un aspetto che non pare secondario ovvero la proiezione temporale verso il futuro. Per concepire il concetto di antropocene occorre avere un indirizzo di pensiero che non sia accordato sulle modalità della nostalgia lo sguardo deve essere rivolto in avanti. Inoltre, la commistione fra dimensione temporale dimensione spaziale appare una sfida chiave per l'immaginazione di un futuro, se sono i luoghi a costruire le premesse di una realizzazione individuale allora la loro conoscenza e protezione diviene un elemento di primaria importanza. In quest'ottica il pensiero autobiografico appare una sede letteraria fruttuosa per analizzare la prospettiva dell'antropocene, concetto che nasce da un confronto fra il passato e il presente unitamente a un'immaginazione del futuro. La letteratura ha analizzato dei termini collegati al concetto di antropocene. In alcune opere si parla ad esempio del mondo animale punto la relazione fra l'umanità e il mondo degli animali rimette in gioco una questione chiave dei nostri tempi ovvero le tipologie dei possibili rapporti fra esseri umani e natura punto ci si chiede quale rapporto possa sussistere fra un individuo o una collettività e la natura. In relazione a ciò vi è una riflessione sul concetto di abitare la cui accezione risulta centrale per una riflessione sulle geografie contemporanee. Nel comprendere quindi la storia dell'uomo dobbiamo soffermarci sul concetto di selvaggio. Nel momento in cui il dominio dell'uomo appare sempre più pervasivo e ubiquo, risulta naturale riflettere sull'essenza di ciò da cui ci si è allontanati. Nell'epoca storica in cui l'artificialità ha raggiunto il suo apice è cruciale riflettere sul concetto di wilderness che costituisce una direzione di riflessione interessanti nell'immaginario letterario legato l'antropocene. La fonte letteraria rappresenta un proficuo luogo di riflessione per pensare alle caratteristiche dell'antropocene attraverso la pluralità delle voci, si può comporre un'utile mosaico di punti di vista, di annotazioni e di suggerimenti che rendono più complessa e variegata analisi del concetto stesso. Vi è quindi un intreccio interdisciplinare fra insegnamento della geografia e insegnamento della letteratura che sembra dunque costituire un promettente strumento di comunicazione riguardo alla complessità delle questioni in gioco nella discussione su queste tematiche Inoltre, la dimensione comparatistica offerta dalla letteratura permette uno sguardo sintetico rivolto a più contesti geografici, linguistici e culturali, consolidando il pensiero che l'antropocene sia un fenomeno globale. CAPITOLO 8 Si analizzano di seguito le vicende relative alla proliferazione del batterio Xylella fastidiosa in Puglia come manifestazione di alcuni caratteri fondamentali del dibattito intorno all'antropocene. voi la Puglia è ben nota per la quantità di olivi che caratterizzano il suo paesaggio grazie anche alla mancanza di particolari rilievi punto la distesa di olivi si manifesta spesso come punto di fuga dell'orizzonte, dove l'occhio non permette più di considerare la forma delle cose e la loro distanza. L'orizzonte è una parte fondamentale del paesaggio che mette in correlazione chi guarda con cosa è guardato. In Puglia questa relazione dice qualcosa di molto chiaro: l'olivo caratterizza l'economia, l'identità, le tradizioni. È nota all’interno del dibattito sull’Antropocene la proposta di Donna Haraway, che pone l'attenzione sulla storicità della relazione con l'entità non umane e con lo spazio, si parla allora di Plantationocene, l’era delle piantagioni, il cui studio ha coinvolto diverse discipline. L’origine della Xylella fastidiosa viene comunemente ricondotta all'esperienza di Pierce, che per il Dipartimento di Agricoltura statunitense descrisse per primo la patogenesi delle piante di vite in california alla fine dell’800. Voi non conoscendo la causa di questa malattia si ricondusse la sua rapida diffusione alla presenza di un virus punto il paradigma scientifico del virus portò la ricerca a importanti risultati: dal 1940 al 1945 si comprese che l'ipotetico virus si muoveva attraverso degli insetti vettori virgola che si limitava ad abitare lo xylema delle piante e che rappresenta in numerose altre piante senza che queste presentassero dei sintomi. L'isolamento del batterio ha poi permesso di identificare alcune forme patogenetiche che ha scaturito, la xylella ha dimostrato un rapido veloce adattamento alle condizioni che cambiano passando attraverso climi diversi e ibridando così geneticamente a seconda delle relazioni ecologiche in cui si inserisce, tra piante e insetti vettori. Ci sono due aspetti che risultano particolarmente interessanti. In primo luogo, un elemento decisivo alla proliferazione di una forma di vita come quella presa in considerazione proprio la piantagione monocolturale, ciò significa che è la stessa forma colturale ad aver predisposto le possibilità per lo sviluppo di un batterio simile. In secondo luogo, in un contesto in cui natura e cultura si mischiano il risultato non può che essere un ibrido. voi dove collocare questi ibridi? voi sono umani in quanto sono opera nostra ma sono anche naturali perché non sono di nostra fattura, sono sia locali che globali. La dimensione ibrida della realtà che viviamo ha conquistato l'interesse dei geografi tanto da indicare un campo di studi definito Hybrid geographies. Per Latour questi ibridi sono locali e globali e così si manifesta la Xylella, voi nei suoi spostamenti attraverso il mondo e sulla continua movimentazione di piante grazie al mercato vivaistico. Ciò ci porta a pensare alla fine della natura in cui vi è una condizione dell'azione dell'uomo nella civiltà dei moderni tutt'altro che inconsapevole e, in realtà, generatrice di interazioni nuove e ambienti sconosciuti. Se nell'Antropocene l'umanità ha più potere, ha anche meno controllo. Si muovono infatti un numero imprecisato di entità batteriche che in gran parte dei casi non attira il nostro interesse se non quando la loro presenza diviene manifesta e controversa. L'analisi delle figure dell'antropocene negli olivi di Puglia evidenzia altrettante criticità nelle pratiche moderne, fornendo uno strumento per volgere uno sguardo più approfondito su quello che ci fanno fare. Una chiave essenziale è quella definibile promiscuità culturale, che è una delle caratteristiche che legava l'olivicoltura alla tradizione bracciantile. Tra un olivo e l'altro molto spesso venivano piantati ortaggi o legumi e vi razzolavano le capre e le pecore. Nuovi gruppi di specie e oggetti possono nascere da questi incontri. CAPITOLO 9 Roger Deakin afferma come gli uomini dipendano dagli alberi quasi quanto dipendano dai fiumi e dai mari, segnalando inoltre l’intima relazione spirituale, culturale e fisica che ci lega ad essi: un vero scambio di anidride carbonica e ossigeno. È una relazione che quindi si basa sia su fattori biologici che antropici. Per questo lo studio dei boschi rappresenta un ambito di indagine privilegiato nel contesto delle ricerche sull’antropocene, soprattutto dal punto di vista della geografia umana. I boschi possono essere considerati il risultato di un'antica interazione tra le esigenze dei gruppi umani e le capacità delle specie vegetali di adattarsi al mutamento delle condizioni ambientali. gli esseri umani hanno interagito con i boschi in molti modi sfruttando le risorse oppure strappando essi spazi funzionali ad altre attività economiche. la storia del rapporto tra uomini e boschi è segnata da alterne fasi di forestazione, deforestazione e riforestazione virgola che dal punto di vista geografico possono essere analizzate come declinazioni del processo di territorializzazione, deterritorializzazione e riterritorializzazione e quindi del processo di appropriazione della natura attraverso il suo controllo simbolico, materiale e organizzativo. Dal punto di vista della geografia umana, secondo la prospettiva dell'antropocene è possibile fare una riflessione sui boschi parlando dell'abitare contemporaneo. I boschi sono quindi un formidabile strumento per ricerche incentrate sull'ambiente inteso come configurazione della territorialità ed elemento di base nel processo umano di costruzione sociale. Da quando il termine Antropocene è stato proposto da Crutzen e Stoermer come concetto utile per studiare i cambiamenti avvenuti nelle relazioni tra uomo e pianeta a partire dal XVIII secolo, il suo significato è stato più volte rielaborato. Pollan identifica i principali impatti ambientali della produzione di cibo agroindustriale, mettendo in evidenza le seguenti dinamiche: -la trasformazione del suolo che ricopre le terre coltivabili, ridotto in estensione e spessore dall'erosione e fortemente degradato da pratiche di coltivazione e allevamento che non rispettano i cicli naturali di rigenerazione. -Gli effetti sulla qualità e sulla quantità delle risorse idriche a scala locale e globale. -Gli impatti sull'agricoltura intensiva e sull’atmosfera, attraverso la diffusione di agenti inquinanti e l'emissione di gas serra. -I sistemi di coltivazione del cibo contemporanei, inoltre, sono causa di importanti impatti sulla biosfera. L'agricoltura intensiva, così come l'urbanizzazione, ha portato alla trasformazione di molti ecosistemi naturali. Si tratta di sistemi ecologici che hanno origine dall'interazione diretta dell'uomo con l'ambiente naturale, che determina una forte riduzione delle specie naturali. A questo si aggiunge la riduzione della biodiversità agraria: voi i mercati globali di prodotti agricoli sono infatti dominati da pochissime varietà quelle più efficienti dal punto di vista produttivo e maggiormente apprezzate dai consumatori. L'impatto del sistema alimentare globale sulla biosfera si è spinto tanto in profondità da modificare la stessa struttura costitutiva di alcune specie animali e vegetali ovvero il loro DNA. Si stima oggi che il 75% dei cibi industriali consumati dagli statunitensi contenga almeno un ingrediente geneticamente modificato (in particolare soia e mais). Alcuni ritengono tanto determinante la produzione di cibo in queste dinamiche da far coincidere l'avvio dell'antropocene con la scoperta dell'agricoltura e la diffusione di insediamenti umani stanziali. In realtà, l'umanità ha prodotto cibo senza che si manifestasse il rischio globale di superare i limiti planetari della sostenibilità, spingendo il pianeta verso un futuro di incertezza. Gli equilibri si sono radicalmente modificati a partire dall'enorme aumento dell'utilizzo di combustibili fossili connesso alla rivoluzione industriale. I sistemi di produzione e distribuzione del cibo, a partire dal secondo dopoguerra, si sono trasformati seguendo un approccio produttivista e industriale dei sistemi produttivi. Philip McMicheal riconosce in questa trasformazione l'inizio di un nuovo regime del cibo, che nei decenni successivi si è evoluto ulteriormente verso la globalizzazione commerciale e produttiva. La teoria dei regimi del cibo mette in luce la pervasività dell'economia capitalista globalizzata del plasmare i sistemi del cibo punto. Una delle principali critiche che le vengono mosse però quella di non tenere sufficientemente conto della diversità con cui tali sistemi si articolano nelle diverse parti del mondo. È pertanto corretto tornare a parlare di Capitalocene, vista l’influenza del capitalismo sul sistema alimentare globale. Si stima che intorno al 2050 la popolazione mondiale raggiungerà i 10 miliardi di individui Ciò significa che senza un cambiamento radicale dei sistemi del cibo su scala globale, le pressioni sugli equilibri ambientali legate all'alimentazione umana sono destinate a crescere, spingendo la terra ben oltre i limiti della sostenibilità. John si può arrivare attraverso una grande trasformazione alimentare fondata soprattutto sul cambiamento delle diete individuali e sulla transizione dei sistemi produttivi verso una maggiore sostenibilità ambientale, basata su criteri scientifici misurabili. CAPITOLO 11 Si parla del Museo delle tecnologie dell’Antropocene, con il concetto che naturalia e artificialia non devono essere concetti separati. Ci sono oggetti e documenti che dimostrano le relazioni intercorse tra uomo e natura.
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