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La Transformazione dello Spazio: Geografia e Spazio Vissuto, Appunti di Geografia

La maniera in cui uomini, donne, società e comunità trasformano lo spazio, appropriandosi di esso e dando senso a esso. Viene discusso anche la cartografia e la storia della geografia, con un focus sulla preistoria e sull'organizzazione dello spazio. i concetti di spazio paleolitico, spazio contadino, spazio città-campagna e spazio della metropoli.

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 31/08/2018

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cla_pi4 🇮🇹

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Scarica La Transformazione dello Spazio: Geografia e Spazio Vissuto e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! Geografia Presentazione del corso Il corso porta il nome di Geografia e cartografia Igm, affronta i saperi territoriali, cioè della conoscenza del territorio. La geografia è uno dei saperi più antichi e tradizionali e lo spazio è qualcosa che sta dentro al mondo. Globalizzazione significa simultaneità delle informazioni, che attraverso le nuove tecnologie si è arrivati ad avere informazioni da paesi molto distanti tra noi. Il tempo è legato alla disciplina della geografia, ma quest’ultima non è un sapere statico e cronologico. Essa studia la maniera in cui gli uomini e le donne, le società e le comunità trasformano lo spazio, si appropriano dello spazio e la maniera in cui danno un senso a questo spazio. La cartografia ha a che fare con la rappresentazione dello spazio, è una rappresentazione dello spazio. Lo spazio è fatto da stati, gli stati non esistono senza territorio. L’ecologia è lo studio del comportamento degli animali dentro lo spazio, per marcareil territorio gli animali lasciano tracce come odori, escrementi ecc. Il geografo Il termine “geografia” è l’unione dei due vocaboli greci “geo” (la Terra) e “grafia” (la sua descrizione). Non è possibile immaginare una descrizione senza colui che descrive, una geografia senza uomini che descrivano. Essi riconoscono lo spazio; danno nome ai luoghi o, meglio ancora, si orientano, osservano e si osservano, traggono benefici e nello stesso tempo si comportano da soggetti e oggetti. La storia registra una prima presenza della geografia, molti secoli prima di Cristo, nell’antica Grecia, e forse anche presso gli egizi, i fenici, i caldei: lo testimoniano l’esistenza di racconti, le enumerazioni di paesi, gli abbozzi di carte geografiche e non si può negare un qualche senso geografico ai popoli della preistoria. Infatti nel corso dell’ultimo cinquantennio i consistenti progressi dello studio della preistoria come scienza ci mostrano, fra le tante scoperte, una geografia dei primi millenni dell’origine dell’uomo. Gli studiosi affermano che gli spostamenti di questi ominidi non sono dovuti al caso, ma in base a una certa percezione e utilizzazione dello spazio. Si possono così individuare gli accampamenti o i rifugi del Paleolitico, i villaggi del Neolitico, gli itinerari di pesca e di caccia, i pascoli o le foreste. La geografia nasce con i greci, questo secondo il pensiero occidentale. I greci antichi hanno avuto il senso del racconto e della scrittura, sono navigatori e abitano in un mondo di isole, di penisole e di mari, i cui confini poco conosciuti incitano al viaggio e all’avventura; sono anche astronomi e matematici. I veri eredi dei greci sono gli arabi. Anch’essi sono matematici e navigatori, che ampliano i confini del mondo allora conosciuto. Il silenzio sulla disciplina geografica durante il periodo medievale è dovuta a una società rinchiusa nel sistema feudale, soffocata dalle credenze della Chiesa di Roma, radicata in un’economia contadina. La geografia moderna compare soltanto dopo le grandi scoperte del XV secolo e del Rinascimento. Si apre in quel momento un mondo in cui si conosce la configurazione generale ma dove tutto resta da scoprire, dai Poli ai Tropici, dalle isole alla montagne più elevate, dai popoli straordinariamente diversificati. L’Olimpo dei geografi ritrova i suoi eroi con navigatori, cartografi, uomini di studio, avventurieri e mercanti, studiosi che per molto tempo non sapranno se definirsi naturalisti, botanici, geologi, e che non vorranno neanche saperlo. Le prime figure sono quelle del navigatore e del cartografo, indispensabili per scoprire e per rappresentare il mondo. Le grandi spedizioni specifiche, effettuate soprattutto nel periodo compreso tra l’epoca dei Lumi e l’età del colonialismo, completano poi il quadro: in tal modo i grandi viaggi extraeuropei presentano aspetti di conoscenza disinteressata, pratiche basate sul lucro o sulla concorrenza, volontà di conquista. Le società geografiche sono fondate su questo spirito. La prima è quella di Parigi istituita nel 1821. A partire dalla seconda metà del XIX secolo, la geografia entra, accanto alla storia e alle scienze naturali, nelle università dei grandi paesi industrializzati, e diventa disciplina accademica in Gran Bretagna, negli Stati Uniti, in Francia, in Germania ecc. Quattro ritratti per un geografo: 1. Viaggiatore Il geografo tradizionalmente viaggia; viaggi lunghi, interminabili, densi di avventure e di molteplici osservazioni. Il geografo ha il desiderio di vedere; fra tutti i sensi la vista è il più prezioso per un geografo. Quest’ultimo ha voglia di vedere dal vivo anche se utilizza fotografie, scritti, carte, internet, statistiche e molti altri strumenti oggi a sua disposizione. Il geografo vuole vedere direttamente i vari paesaggi, i paesi, i quartieri urbani, gli uomini o i suoi colleghi sparsi per il mondo. Il professore di geografia non cessa mai di partecipare a congressi o di esplorare il terreno che è fonte di alimento della geografia contemporanea. Il vero lusso sta nel visitare le favelas, i quartieri malfamati, le campagne dimenticate, le scorciatoie. 2. Ingegnere L’ingegnere e il cartografo appartengono a tutt’altra categoria. Da quattro secoli circa, cartografi e ingegneri producono carte e rappresentazioni geografiche, con una precisione sempre maggiore. I geografi lavorano soprattutto nelle università, nelle scuole secondarie, all’Istituto di ricerca e di sviluppo, all’Ente di ricerca sui territori d’oltremare. Sono tutti dei professori, più raramente dei ricercatori a tempo pieno. Gli ingegneri, i cartografi e gli informatici che oggi realizzano le carte fanno parte, in Francia, dell’Istituto geografico nazionale. Essi lavorano in equipes pluridisciplinari. principale di questa terza età è il superamento del confine, in quanto i confini tra stati non risultano più invalicabili ma diventano luoghi di cooperazione. Quattro modelli di spazio • Spazio paleolitico Nel periodo che va dalle origini dell’uomo fino all’inizio della pratica dell’agricoltura e dell’allevamento, lo spazio è caratterizzato da un’assai ridotta densità di popolazione umane e dalla prevalenza dei fattori naturali nell’organizzazione dei territori. Gli uomini sono cacciatori, raccoglitori e vivono di pesca, caccia e raccolto. Si spostano in piccoli gruppi. I lori rifugi sono rudimentali. La loro densità è troppo debole perché possano operare trasformazioni in profondità su ciò che la natura offre loro. • Spazio contadino Lo spazio contadino si tratta di uno spazio caratterizzato da tutt’altra forma di organizzazione rispetto allo spazio paleolitico. Gli uomini allevano animali, coltivano piante, si insediano in paesi o in città, delimitano campi, creano domini o Stati ecc. La permanenza delle installazioni e l’estensione delle superfici necessarie alla vita dei gruppi trasformano completamente l’organizzazione dello spazio un tempo naturale. Questo tipo di spazio con densità di popolazione media e talora elevata, da 10 a circa 100 o più abitanti per km2 , ha riguardato e riguarda ancora vaste distese del Medio Oriente, dell’Asia detta “monsonica”, dell’Europa centrale e occidentale, di una parte dell’Africa. Esso ospita alcune delle civiltà più antiche e illustri dell’umanità. Per molto tempo è stato il campo d’indagine privilegiato dei geografi. • Spazio città-campagna La geografia urbana nasce dalla combinazione di due differenti tipi di organizzazione dello spazio, quella rurale e quella urbana. I rapporti tra questi due tipi di organizzazione sono piuttosto difficili da stabilire e la complessità nasce dalla sovrapposizione sulla “antichissima” organizzazione territoriale contadina, fatta di estensione e di permanenza, di un sistema urbano, costituito da reti e flussi. L’organizzazione urbana presenta poi forme e strutture che non sono più di addomesticamento o di simbiosi fra uomo e natura, ma di puro dominio. • Spazio della metropoli In tutti i continenti, ma in particolare nelle zone più sviluppate dell’America del Nord, dell’Europa occidentale, del Medio ed Estremo Oriente, si assiste in effetti all’espansione di vaste metropoli, popolate da parecchi milioni di abitanti, sorrette da un’economia della comunicazione e dall’estrema mobilità delle popolazioni. Le metropoli e le megalopoli occupano superfici abbastanza ampie, si ampliano a spese delle aree adiacenti, che hanno ancora un’organizzazione agricola o sono destinate agli insediamenti periurbani e al turismo. Lo spazio urbano, divenuto dominante, si impone con la sua logica delle reti e della complessità. È all’interno della megalopoli e nei suoi dintorni che si decide l’organizzazione dello spazio circostante. Spazio vissuto o sensibile “Spazio vissuto” è solo un’espressione, ma ricca di senso e di significato. Le ricerche dello spazio vissuto, avviate in Francia all’inizio degli 60, si ispirano a una delle tre principali correnti di indagine di allora. Queste tre correnti erano: quella di alcuni geografi che si confrontavano con l’indebolimento di una geografia troppo classica, specie nei campi dell’analisi regionale, tropicale, urbana, delle scienze sociali. La metodologia per trattare gli spazi vissuti consisteva, all’inizio, nella precisazione di alcune nozioni fondamentali: le distanze e gli spazi. Le distanze sono universalmente misurabili in modo oggettivo, in metri e in chilometri. Lo spazio è costruito dagli uomini e definito dagli autori come spazio di vita, somma dei luoghi frequentati con regolarità, come spazio percepito, tenendo conto dei prismi selettivi dell’affetto o di qualsiasi altro elemento interferente: lo spazio sociale, che integra le asperità delle distanze strutturali, e poi quello vissuto, il più completo, in più denso, quello che integra tutte le distanze e tutte le complessità. Ogni uomo e ogni donna costruisce il proprio spazio vissuto a sua personale misura. Le variazioni dello spazio vissuto obbediscono in effetti ad alcune regole. Lo spazio vissuto evolve con l’età. Lo spazio vissuto segue in genere quello della vita. Esso si dilata dalla prima infanzia fino all’età adulta. A quel punto di diversifica e può cambiare più di una volta. Ma questa regola, di carattere universale, subisce numerose deroghe a seconda del contesto e del periodo storico considerato. Il solo criterio dell’età apporta agli spazi vissuti una grandissima variabilità. Lo spazio vissuto è sempre binario. In tutte le società si distingue infatti uno spazio degli uomini e uno delle donne. Benché tra questi due spazi ci siano delle connessioni molto profonde e per quanto la società contemporanea tenda a cancellare le differenze, questa distinzione tra spazio al maschile e spazio al femminile continua comunque ad esistere, in un modo o nell’altro. Il caso più evidente resta quello delle società islamiche dove una certa segregazione dello spazio tra i due sessi è la regola. Appartiene alla donna, infatti, l’interno, il velo per nascondere il corpo, la corte chiusa, la casa, i bambini, le uscite ben osservate e sorvegliate, il bagno, la famiglia, l’eventuale lavoro in giardino. All’uomo spetta l’esterno, le chiacchiere davanti alla porta, il bar, gli amici, gli affari, il lavoro in posti lontani, l’emigrazione e l’istruzione se necessaria, l’accesso a un altro spazio e a un’altra lingua. I geografi hanno investito molto poco in questa direzione, lasciando tali ricerche agli antropologi. Cosa significa sensibile? La geografia ha a che fare con i sensi. La geografia è sempre vista in generale come qualcosa che va osservata, mettendo da parte tutti gli altri sensi che in realtà sono indispensabili. Infatti, ad esempio, vivendo in un luogo in cui vi è molto traffico che disturba il sonno, l’udito diventa un senso importante nella vita e nella concezione di territorio per le persone. In questo senso anche tutti gli altri sensi sono importanti per la vita di un uomo. Prima della divisione della geografia nei due campi di geografia umana e geografia fisica, vi era un unico campo denominata geografia del luogo. La scissione tra geografia umana e geografia fisica si ha nell’ultimo quarto dell’800. In Italia la geografia fisica si è indirizza sempre di più verso il campo della geomorfologia o della geologia. La geografia umana è la descrizione delle attività e delle forme di popolamento e dell’organizzazione delle società e dell’uomo nello spazio. L’idea di territorio e di uomo, per molto tempo, si è basata sull’approccio del determinismo e sull’approccio del possibilismo. relazione alla pluralità e molteplicità delle cose (edifici, strade, ecc) che sono localizzate al suo interno. Questi aspetti sono la realtà fisica della città, ma per l’analisi di quest’ultima occorre considerare anche altri aspetti sociali, economici, culturali e politici, che caratterizzano la città in quanto forma specifica di organizzazione e di relazioni spaziali che connota la città come entità fisica. Occorre porre attenzione al rapporto tra città ed economia e ponendosi dal punto di vista dell’economia e con l’obiettivo di individuare le dinamiche dello sviluppo urbano, si può definire la città come “un più grande insediamento urbano che per il suo sostentamento non ha altre risorse che i prodotti di un lavoro agricolo esterno”. Quindi si considera la categoria storico-economica di mercato come essenziale per la definizione e la comprensione della vita economica urbana, che si fonda su uno scambio continuo fra i prodotti artigianali della città e i prodotti agricoli della campagna circostante. La città non è solo un luogo di scambio e consumo di beni prodotti altrove, ma anche luogo in cui sono prodotti una parte dei beni stessi. La città sviluppa una determinata dinamica di relazioni di produzione e scambio con l’esterno, e la mantiene stabilmente. Un aspetto importante è la relazione fra la città e il territorio circostante: non si può parlare di città senza parlare di ambiti territoriali controllati dalla città, di autorità cittadina, di una regola esercitata in virtù di una forza non solo economica, ma soprattutto politico-militare. L’ambiguità della città è evidente nelle parole tradizionalmente usate per nominarla: ▲ Polis ▲ Urbs ▲ Civitas I geografi si sono interessati molto tardi all’analisi delle città, e questa sarà riconosciuta come oggetto specifico di studio, e poi, come campo disciplinare autonomo, cioè come geografia urbana, solo a partire dalla seconda metà del 900. Anche la città ha un proprio ciclo di vita, di conseguenza come ogni organismo che si sviluppa, la città tende a morire; il movimento all’interno delle città può essere comparato allo scorrere del sangue nel corpo umano. La città è un essere vivente e come ogni essere vivente, essa nasce, cresce, muore. Tale concezione, comune a tanti autori dei primi decenni del Novecento, rimane comunque ambigua, perché interpreta la città dal punto di visto evoluzionista. Nello stretto rapporto che lega l’analisi delle città e la sua evoluzione morfologica e sociale possiamo ritenere come momento cruciale quello in cui, soprattutto in Europa, verso la metà del XIX secolo, gli effetti della Rivoluzione industriale si esplicitano nel processo di urbanizzazione: l’industria ha bisogno di manodopera e mercato. È in questo periodo che nasce e si sviluppa l’urbanistica moderna. La città “moderna” dell’800 costituisce un momento chiave, un passaggio indispensabile per comprendere, al contempo, l’evoluzione del pensiero della città e la trasformazione di questa pressappoco fino alla prima guerra mondiale. L’avvio del processo d’industrializzazione ha subordinato il valore d’uso a quello di scambio e ha dato origine a una urbanizzazione “disurbanizzante e disurbanizzata”, che ha devastato e portato all’esplosione la città tradizionale: l’industria ha attaccato le città nel senso più forte del termine, distruggendole, dissolvendole. È possibile individuare due modi principali attraverso i quali i geografi, anche con riferimento ad altri approcci allo studio della città, descrivono il fenomeno urbano: ♦ Geografia della città rivolto a capire come funziona una città al suo interno. ♦ Geografia delle città si tratta di uno sguardo esterno, per cogliere i rapporti e le interdipendenze fra le città, cioè la geografia che le città disegnano sul territorio a diverse scale, da quella regionale a quella mondiale.
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