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La localizzazione dell'industria: fattori determinanti e teorie, Appunti di Geografia Economica

La localizzazione dell'industria in base a vari fattori, come la disponibilità di materie prime, l'energia, l'infrastruttura, la stabilità politica e la manodopera. Vengono inoltre presentate teorie come la teoria del triangolo della localizzazione di weber e la teoria di perroux. Il documento illustra come questi fattori influenzano la scelta della localizzazione di un'industria e come la globalizzazione e la transizione energetica stanno cambiando il panorama industriale.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 13/02/2024

lunachite
lunachite 🇮🇹

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Scarica La localizzazione dell'industria: fattori determinanti e teorie e più Appunti in PDF di Geografia Economica solo su Docsity! GEOGRAFIA INDUSTRIALE Gli economisti: - cercano di capire e spiegare questi modelli attraverso l'osservazione diretta e la teoria - viene introdotta la classificazione delle attività economiche in base alla loro natura. •le attività primarie sono legate alle risorse naturali e la loro localizzazione è influenzata dalla distribuzione di queste risorse e dalle condizioni naturali per agricoltura, allevamento e pesca. •gli stadi successivi delle attività economiche, che diventano sempre meno legati alle caratteristiche dell'ambiente fisico e sempre più influenzati da fattori culturali ed economici. Queste attività, che sono mobili e non legate allo spazio, includono la produzione di merci, il terziario, i poli di ricerca e le attività quaternarie e quinarie. Si presume che ci siano vincoli economici comuni a tutte queste attività, ma le decisioni sulla localizzazione e i modelli economici adottati variano a seconda del tipo e del livello dell'attività economica. quali sono i fattori ricorrenti che determinano la localizzazione geografica dell’industria? •Disponibilità di risorse naturali: La disponibilità di materie prime, energia, acqua e altre risorse naturali può influire sulla scelta della localizzazione di un'industria. Ad esempio, le industrie che richiedono grandi quantità di acqua possono localizzarsi in aree con abbondante disponibilità di acqua. •Infrastrutture: La presenza di buone infrastrutture, come strade, porti, aeroporti e reti ferroviarie, può facilitare il trasporto di merci e materie prime e ridurre i costi di produzione. Mercato di riferimento: Le industrie tendono a localizzarsi in prossimità dei mercati di riferimento, in modo da ridurre i costi di trasporto e raggiungere più facilmente i clienti. •Forza lavoro qualificata: La presenza di una forza lavoro qualificata e specializzata può influenzare la scelta della localizzazione di un'industria. Ad esempio, le industrie tecnologiche potrebbero preferire aree con una grande concentrazione di università e istituti di ricerca. •Legislazione: Le leggi e i regolamenti governativi possono influenzare la scelta della localizzazione di un'industria. Ad esempio, le industrie che producono sostanze chimiche o che generano inquinamento potrebbero preferire aree con leggi meno rigorose in materia ambientale. •Clima: Il clima può influire sulla scelta della localizzazione di un'industria. Ad esempio, le industrie agricole potrebbero preferire aree con un clima temperato e con una buona disponibilità di acqua. •Costo della vita: Il costo della vita può influenzare la scelta della localizzazione di un'industria. Ad esempio, le industrie che pagano salari elevati potrebbero preferire aree con un costo della vita più basso per ridurre i costi di produzione complessivi. •Stabilità politica: La stabilità politica e la sicurezza del paese o della regione possono influenzare la scelta della localizzazione di un'industria. Le aree con conflitti politici o sociali possono essere meno attraenti per le imprese. qual è il legame tra fonti energetiche e lo sviluppo industriale? Le fonti energetiche disponibili influenzano la scelta dei processi produttivi, la scala di produzione e il costo di produzione. - il costo dell'energia può incidere significativamente sui costi totali di produzione, determinando la competitività delle imprese. In passato, le industrie si sono sviluppate principalmente grazie all'uso di combustibili fossili come il carbone e il petrolio. Tuttavia, con l'aumento dei costi di queste fonti di energia e la crescente preoccupazione per l'impatto ambientale dell'emissione di gas a effetto serra, le imprese stanno cercando fonti energetiche alternative come l'energia rinnovabile (solare, eolica, idroelettrica, geotermica) e l'energia nucleare. Le fonti energetiche rinnovabili possono ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e ridurre l'impatto ambientale della produzione industriale. Inoltre, l'adozione di tecnologie e processi produttivi più efficienti dal punto di vista energetico può ridurre i costi di produzione e aumentare la competitività delle imprese. All’alba del 19esimo secolo si passa da artigianato a industria: - artigianato: attività in cui si lavora pezzo per pezzo e dove i costi di produzione sono elevati. Ci sono piccole aziende dov’è presente il padrone che ha aperto l’officina e pochi addetti esperti - industria: produzione standardizzata del prodotto, dove si hanno dei bassi costi finali e molti addetti in una catena di montaggio LA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE La rivoluzione industriale è stata un periodo di profondo cambiamento nella storia economica e sociale dell'Europa e del Nord America, iniziato in Inghilterra nella seconda metà del XVIII secolo e che si è esteso fino alla metà del XIX secolo. - perché in Regno Unito?: perché è un territorio avanzato e ricco di risorse naturali, dove si era passati da una gestione parzialmente comunitaria ad una gestione di enclousers le quattro fasi: •1° (1750-1800): è stata caratterizzata dall'introduzione di nuove tecnologie come la macchina a vapore, che ha permesso di aumentare la produzione e di ridurre i costi. La produzione tessile è stata uno dei settori che ha beneficiato maggiormente di questi sviluppi, grazie all'introduzione della filatura meccanica e della tessitura meccanica. Inoltre, si è verificata una maggiore specializzazione del lavoro, con l'uso di macchine che richiedevano una particolare competenza, portando alla nascita delle prime fabbriche. •2° (1800-1850): ha visto una crescita esponenziale della produzione, grazie alla diffusione di nuove tecnologie e alla maggiore disponibilità di risorse naturali come il carbone e il ferro. Inoltre, si è assistito all'espansione della produzione tessile, alla crescita del settore delle macchine e alla diffusione della ferrovia come mezzo di trasporto. •3° (1850-1900): è stata caratterizzata dall'introduzione di nuove tecnologie come l'energia elettrica e il petrolio, che hanno reso possibile l'uso di macchine più efficienti e la produzione in massa di beni. Inoltre, si è verificata una maggiore integrazione tra i settori produttivi, con la nascita delle prime grandi industrie e delle prime multinazionali. •4° (1900-1950): ha visto la diffusione di nuove tecnologie come l'automobile e l'aereo, che hanno cambiato radicalmente il modo in cui le persone si muovono e viaggiano. Prime leggi per la tutela dei lavoratori. CASO ITALIANO: In Italia, il processo di industrializzazione è stato meno veloce rispetto ad altre aree, ma comunque positivo a partire dalla fine del 19° secolo e inizio del 20° secolo. Ciò è avvenuto con un certo ritardo rispetto ad altri paesi europei, poiché fino al 1861 l'Italia non era ancora una nazione. Le fonti di carbone erano presenti in alcune zone del territorio italiano, come la Sardegna, la Sicilia, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia, ma erano limitate. Tuttavia, a partire dall'inizio del 20° secolo, si è iniziato a sfruttare sempre di più l'energia idroelettrica, che utilizza il salto di quota dell'acqua per generare energia elettrica. Le grandi centrali idroelettriche sono presenti soprattutto al nord, nelle zone montuose, come le Alpi. In queste zone, l'acqua scorre in valli ristrette e si possono sfruttare i salti di quota per produrre energia idroelettrica. Le dighe sono state utilizzate non solo per la produzione di energia, ma anche per scopi agricoli e come riserva d'acqua. Tuttavia, l'utilizzo dell'energia idroelettrica non è sempre stato privo di problemi. Ci sono stati casi di disastri, come la frana della montagna che ha causato la morte di 2000 persone nel 1963 nella zona del Vaiont. Inoltre, la costruzione di dighe ha comportato l'alterazione dell'ecosistema e la creazione di bacini artificiali che, in alcuni casi, hanno causato danni alle persone e alle infrastrutture. •energia: Il panorama della produzione di energia in Italia dal 1883 al 2014 è caratterizzato principalmente dall'utilizzo dell'energia termoelettrica tradizionale. A partire dagli anni '80 si è iniziato ad importare una quantità significativa di energie fossili, mentre solo a partire dal 2000 è stata introdotta una quota di energia rinnovabile. Le centrali a carbone, che rappresentano il 12% della produzione, si trovano principalmente lungo le coste, come a Monfalcone, La Spezia, Genova, Torrevaldaliga Nord e Brindisi, e il carbone viene trasportato via nave. Le centrali a petrolio si trovano spesso sulla costa, dove il trasporto via nave è più semplice. Per quanto riguarda il gas, che inquina meno delle altre fonti fossili, viene importato tramite gasdotti dalla Norvegia, Russia e Slovenia, ma è soggetto a condizioni politiche, come dimostrato dalla chiusura dei gasdotti da parte di Putin. MODALITÀ DI TRASPORTO: i costi dipendono da: - tassi di nolo: distinguono i beni sulla base della capacità di sostenere il costo in base al suo valore. I prodotti lavorati di solito sono più pregiati e fragili quindi hanno un costo maggiore di quelle non lavorate - costi terminali: tariffe richieste per il carico, di imballaggio e dello scarico - trasporto e scarico delle merci: i costi di percorso variano in base alla modalità di trasporto scelta i costi sono rappresentati da una combinazione di spese e dipendono dalle distanze in modo curvilineo anziché lineare, il che significa che i costi del vettore tendono a diminuire con l'aumento delle distanze. Tuttavia, a causa della necessaria assegnazione di costi fissi e terminali a qualsiasi carico, le fabbriche collocate in posizione intermedia tra le fonti dei materiali e i mercati finali sono meno interessanti di quelle localizzate ai due estremi di un unico lungo percorso. Ci sono due eccezioni: 1. è rappresentata dai punti di rottura del carico, che sono i luoghi in cui le merci devono essere trasferite o trasbordate da un vettore all'altro, come nei porti o negli interporti. In questi casi si impone un nuovo costo fisso o terminale sul trasporto, che può incidere significativamente sui costi complessivi. 2. riguarda il trasporto per ferrovia di semirimorchi stradali, che riduce questi costi di trasferimento. L'azienda di trasporti può offrire una tariffa unica agevolata ai produttori che effettuano trasferimenti interrotti per la lavorazione o fabbricazione, in modo da concentrarsi sui punti di rottura e evitare spese aggiuntive. Questa tariffa unica elimina lo svantaggio dei costi rappresentati da due tratte brevi e riduce la preferenza accordata alle localizzazioni presso le materie prime o il mercato, altrimenti dominanti. •camion: efficienti ed economici per trasporti brevi •ferrovie: costo meno elevato sulle medie distanze •navi: usate per le lunghe distanze, il modo più usato •aereo: trasporti veloci per articoli di valore LOCALIZZAZIONE DELL’INDUSTRIA: l'industria può essere orientata alle materie prime o al mercato. - materie prime: si parla di industrie di base, ovvero quelle che si trovano nella fase iniziale del ciclo di trasformazione delle materie prime. Questo avviene quando i costi di trasporto delle materie prime sono maggiori del costo di trasporto del prodotto finito. La localizzazione dell'industria dipende dalla presenza di poche fonti alternative di materiale grezzo, dalla deperibilità del materiale, dalla presenza di impurità o componenti non commerciabili. - mercato: l'industria è orientata al mercato e si tratta di imprese produttrici di beni di consumo e di semilavorati, che si trovano vicino all'area di mercato per fornire manodopera a basso costo e diminuire i costi di trasporto. Questo avviene quando i costi di trasporto delle materie prime sono minori del costo di trasporto del prodotto finito. In questo caso, la localizzazione dipende dalla necessità di lavorare il prodotto vicino al mercato di consumo, dall'ingombro o dal peso del prodotto finito. Es. Cina, un paese in cui molte industrie si sono orientate al mercato. Per sostenere questo tipo di industria, la Cina ha attuato una migrazione pianificata di circa 500 milioni di persone spostate dall'interno verso la costa per necessità di manodopera e per il trasporto via nave dei porti. In particolare, il porto di Shanghai è uno dei più importanti al mondo. TEORIA DEL TRIANGOLO DELLA LOCALIZZAZIONE La teoria del triangolo della localizzazione di Weber, sviluppata da Alfred Weber nel 1909, è un modello teorico che spiega la localizzazione dell'industria in base a tre fattori principali: la disponibilità di materie prime, la forza lavoro e il mercato. Weber sostiene che l'industria tende a localizzarsi in un punto che minimizza i costi di produzione e di trasporto dei beni finiti al mercato. In particolare, la localizzazione dipende dalla combinazione di questi tre fattori, rappresentati da un triangolo. ● Il primo vertice del triangolo rappresenta la disponibilità di materie prime. Le industrie che richiedono molte materie prime tendono a localizzarsi vicino alle fonti di approvvigionamento per ridurre i costi di trasporto delle stesse. Ad esempio, un'industria che produce carta tende a localizzarsi vicino alle foreste per ridurre i costi di trasporto della legna da utilizzare come materia prima. ● Il secondo vertice del triangolo rappresenta la forza lavoro. Le industrie che richiedono molta manodopera tendono a localizzarsi vicino alle zone dove è possibile trovare lavoratori a basso costo. Ad esempio, un'industria tessile tende a localizzarsi in paesi dove la manodopera è meno costosa, come la Cina, per ridurre i costi di produzione. ● Il terzo vertice del triangolo rappresenta il mercato. Le industrie che producono beni di consumo tendono a localizzarsi vicino alle zone dove si trovano i consumatori, per ridurre i costi di trasporto del prodotto finito. Ad esempio, un'industria alimentare tende a localizzarsi vicino ai grandi centri urbani, dove si concentra la maggior parte della popolazione e dei consumatori. In base a questi tre fattori, Weber ha identificato tre tipologie di industrie: 1. Le industrie orientate alle materie prime, che si localizzano vicino alle fonti di approvvigionamento delle materie prime. 2. Le industrie orientate alla manodopera, che si localizzano in zone dove è possibile trovare manodopera a basso costo. 3. Le industrie orientate al mercato, che si localizzano vicino ai centri di consumo. L’analisi weberiana mira alla localizzazione con il minimo costo di trasporto, che sarà probabilmente un punto intermedio all’interno del triangolo. La sua posizione dipenderà da: - distanze - peso rispettivo delle materie prime impiegate - peso del prodotto finito orientamento: •verso le materie prime: riflette una notevole perdita di peso durante il processo produttivo •verso il mercato: indica un incremento di peso TEORIA DEL POLO INDUSTRIALE: La teoria è stata sviluppata negli anni '30 dal geografo francese François Perroux. Secondo Perroux, l'industria non si localizza solo in base alla disponibilità di risorse naturali, ma anche in base alla presenza di poli industriali, ovvero aggregazioni di imprese che collaborano tra loro per sfruttare sinergie e economie di scala.
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