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Geografia, Paola Pressenda, Sbobinature di Geografia

Corso di Geografia sostenuto con la docente Paola Pressenda. Contenuto degli appunti riguardante il Modulo 1: Fondamenti di geografia generale (parte istituzionale): - cenni di storia del pensiero geografico e categorie logiche della descrizione geografica; - le regioni naturali del globo; - il popolamento e la struttura demografica nei suoi aspetti spaziali; - uso del suolo: organizzazione degli spazi rurali, città e reti urbane, localizzazione industriale, squilibri territoriali

Tipologia: Sbobinature

2020/2021
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Caricato il 26/10/2022

Ryu33
Ryu33 🇮🇹

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Scarica Geografia, Paola Pressenda e più Sbobinature in PDF di Geografia solo su Docsity! INTRODUZIONE Obiettivo del corso: ● individuare temi e problemi che sono oggetto dell’indagine geografica nei suoi diversi settori ● fare nostri i principali strumenti concettuali e metodologici messi a punto per affrontare tali problemi di ricerca ● cercare di fare nostri i diversi linguaggi attraverso cui la disciplina si esprime Geografia: scrittura descrizione della terra. Per molti secoli la cultura occidentale ha usato la geografia per descrivere il mondo elaborando le immagini delle cumene (mondo conosciuto e rappresentato dagli uomini attraverso i viaggi e le esplorazioni). Geografia come descrizione della terra: oggi perde di importanza dovuta alla fine delle scoperte. mondo ormai noto, geografo perde il compito esclusivo di descrivere paesi lontani, ormai la mobilità individuale è cresciuta e il mondo è ormai conosciuto. Mezzi di comunicazione di massa: trasmissione delle informazioni geografiche. Questa espansione dell’orizzonte delle nostre esperienze spaziali ha incrinato il monopolio detenuto dalla geografia come produttrice di immagini nel mondo . La geografia proposta nelle scuole coincide con la descrizione e l’elencazione e raramente ha coinciso con la più ampia capacità critica di connessione e interpretazione tra i fenomeni descritti propria della geografia. Anche il raggiungimento dei limiti spaziali della scoperta e l’aumentato flusso sulla scoperta del mondo non hanno eliminato anzi hanno accentuato il nostro bisogno di strumenti critici per poter pensare controllare lo spazio terrestre. La nostra capacità di muoverci e agire sullo spazio terrestre dipende da quanto noi possediamo gli strumenti che ci aiutano a dominare il mondo in termini positivi e pratici . Non basta elencare i nomi di luoghi o fatti naturali che vi avvengono perché i caratteri che i luoghi presentano hanno ciascuno in sé delle combinazioni irripetibili tanto di tratti naturali tanto di caratteri dovuti dall’uomo, ciò che è significativo sono i loro collegamente e influenze spaziali che non sono spiegabili attraverso l’elencazione. Le rappresentazioni cartografiche non sono autoesplicative . La geografia non è elencare gli affluenti e cose varie , è geografia capire che funzione hanno che funzione hanno avuto . In passato il processo di apprendimento spaziale avveniva all’interno di spazi circoscritti di fronte a una mobilità personale ridotta rispetto a quella odierna, avveniva all’interno di uno spazio di cui si aveva esperienza diretta, entro questi spazi si consumava la maggior parte delle interazioni sociali, nella società contemporanea l'ampliamento dei mezzi di comunicazione delle esperienze indirette dei spazi lontani, l'aumentata mobilità individuale rendono sempre più difficile il processo di apprendimento spaziale. Gli effetti esercitati sulle economie da reti di relazioni finanziarie trascendono i confini degli stati, esempio la pandemia. Gli effetti di mutamento dovuti da internet sono forme di connessione sociale tra persone lontane nello spazio: connessioni più forti di quelle che fino a ieri sembravano molto più forti generate dalla vicinanza spaziale Tipologie di distanza: ● distanza fisica: porzione di spazio che separa due luoghi misurata in metri, km…: distanza geometrica ● distanza tempo: km/tempo: distanze relative ● distanza costo: euro/km: distanze relative ● distanze metaforiche: esempio distanza culturale, linguistica: distanze relazionali Rivitalizzazione una intelligenza spaziale: produzione di nuove descrizioni che non si fondano più solo sulla enumerazione (elencazione di fenomeni considerati isolatamente) ma ci importa descrivere quelle relazioni che connettono i fenomeni nello spazio, geografia che si fonda sull’analisi e identificazione delle interazioni e relazioni che connettono i fenomeni reciprocamente nello spazio della superficie terrestre. Geografia scienza che si pone in una posizione di intersezione di integrazione tra scienze della natura e scienze umane per comprendere le diverse interazione fra gli ambienti naturali e le comunità umane. La geografia può anche offrire sollecitazioni anche sul piano applicativo nell’ambito della pianificazione e gestione dei territori. La geografia rappresenta un tassello importante nella formazione culturale dei cittadini che vivono in un territorio ma anche per i professionisti che sono impegnati nella messa a punto di decisioni che riguardano il territorio. Capire quali sono stati gli assetti passati è un aspetto fondamentale per poter pianificare sul territorio in futuro. In Italia alla diffusione del sapere geografico concorrono anche associazione non accademiche con funzione di divulgazione: società geografica italiana (roma), AGEI, AIIG. Che cos’è la geografia? Scienza dei rapporti uomo/natura, società/ambiente. La geografia ha fondato la sua specificità sullo studio di relazioni tra fenomeni naturali e antropici entro lo spazio della superficie terrestre. Qual è l'oggetto della ricerca geografica: il territorio come prodotto dell’interazione società ambiente Come si colloca la geografia tra le altre scienze nel sistema di conoscenza : ● biogeografia : studia la popolazione indipendentemente dalle relazioni con il territorio ● geografia della popolazione: studia la popolazione e le sue relazioni con il territorio ● geografia agraria ● geografia delle attività industriali ● geografia urbana ● geografia politica ➔ i quadri ambientali : sono studiati dalla biogeografia , geografia fisica ➔ popolamento e assetto demografico: geografia della popolazione ➔ l'insediamento: geografia urbana ➔ le attività economiche: geografia agraria , geografia delle attività industriali ➔ i valori storico-culturali: geografia storica, geografia del paesaggio, geografia culturale ➔ l’ordinamento spaziale della società: geografia politica, geografia amministrativa e regionale Geografia generale o sistematica: area di integrazione delle geografie specializzate nell’analisi di tutte le componenti che interagiscono nel rapporto società-natura . L’area di integrazione tra scienze della terra, umane e geometriche. Si pone come obiettivi di generalizzazione e spiegazione per la dimensione spaziale dei fenomeni naturali e antropici, ovvero per i fatti di localizzazione, distribuzione, organizzazione e interrelazione nello spazio. Geografia scienza che analizza i nessi logici che legano nello spazio, fenomeni, fatti, strutture. La geografia indaga due tipi di relazioni: ● relazioni verticali (o ecologiche= che si instaurano tra un gruppo umano e l’ambiente da esso occupato ➢ - distribuzione ➢ - variazione nello spazio terrestre ➢ - interrelazione ➢ - organizzazione ● ambito di studio così descritto è circoscritto rispetto alla fase precedente in cui la geografia si occupava anche di fenomeni astrologici o geologici, ambito che qui viene circoscritto e distinto da altre discipline . Appare un ambito di indagine ancora molto ampio e con punti di contatto con altri saperi . ● problema relazione uomo e ambiente: la geografia individua in modo privilegiato l’oggetto del suo studio. Il dibattito teorico attraverso il quale si definisce la moderna identità della disciplina si concentra intorno a due problemi chiave: ➢ problema delle relazioni uomo e ambiente ➢ [problema della differenziazione regionale della superficie terrestre ● Contesto in cui troviamo gli esordi della geografia (nata come disciplina con cattedre che si occupa inizialmente del primo problema): clima culturale (seconda metà dell’800) dominato dal positivismo (filosofia della scienza positivista) e dalle teorie evoluzionistiche di Darwin (1859: darwin pubblica l’origine della specie), con quest’opera si abbandona la visione statica della natura e il passaggio verso una concezione dinamica: concetto applicato a tutte le scienze e che ha avuto un forte impatto sulla geografia sia per l’attenzione agli aspetti naturalistici sia per la tendenza ad attribuire ai comportamenti umani le stesse regole deterministiche osservate nei fenomeni naturali o ritenere che tali comportamenti umani siano determinati da fattori naturali. ● Positivismo: ➢ caratterizzato da un forte empirismo che esclude dalla realtà ciò che non è visibile e verificabile scientificamente, unico fondamento è rappresentato dai fatti positivi ➢ unità dei fenomeni della realtà tanto nelle sue manifestazioni fisiche quanto in quelle sociali ➢ tale unità richiede una unità e identità dell’approccio conoscitivo per tutte le scienze il cui metodo d’indagine si costruisce sul modello delle scienze naturali, ovvero sul metodo empirico-induttivo: osservazione-comparazione-classificazione-generalizzazione (identificazione di leggi deterministiche di valore generale)(previsioni e spiegazioni sono l’obiettivo del lavoro scientifico del positivista, modello delle scienze è la fisica e la biologia) ➢ data l’unità del metodo (solo un metodo è possibile ed è quello empirico induttivo) le scienze si distinguono in base al loro ambito: ❏ nel caso della geografia la scelta di ambito (le relazioni uomo-ambiente) conferisce alla disciplina una posizione particolare come scienza di sintesi tra le scienze della natura e le scienze dell’uomo (l’ambito di indagine è al confine tra scienze della natura e scienze dell’uomo posto che il metodo attraverso cui indago quelle relazioni è il metodo empirico induttivo delle scienze della natura) ● Scuola tedesca di geografia: in questo contesto emerge la figura del caposcuola tedesco: F. Ratzel (1844-1904) : compie studi giovanili di zoologia, a una formazione di tipo naturalistico alla quale affianca studi di etnografia e dopo un viaggio in america e un esperienza da giornalista si interessa a fenomeni inerenti alla geografia umana. Tornato in Germania dall’America elaborerà le sue idee e diventerà geografo scrivendo alcune opere (classici della storia del pensiero geografico). Delinea il programma scientifico della disciplina con la volontà di studiare la diffusione storica e la distribuzione attuale dei gruppi umani sulla superficie terrestre in relazione alle diverse caratteristiche ambientali. La prospettiva di Ratzel è ecologica, estende all’uomo l’approccio usato nell’ecologia nelle razze animali e vegetali. ● Determinismo ambientale: Ratzel elabora alcuni concetti con grande influenza sulla geografia successiva, a lui viene attribuita la teoria del determinismo ambientale: le condizioni dell’ambiente naturale nelle loro diverse manifestazioni (clima, idrografia, suoli, ecc), determinerebbero in modo vincolante non solo l’evoluzione biologica degli organismi, compreso l’uomo, ma anche lo sviluppo storico e le caratteristiche della vita economico-sociale dei gruppi umani. (nessi causali unidirezionali tra uomo e ambiente). La geografia umana deve quindi analizzare la distribuzione delle popolazioni sulla superficie terrestre, la forma degli stati e dei loro confini, le attività economiche che vi si sviluppano, visti in rapporto alle forme del territorio, strutture geologiche che vengono considerate come la base predominante da cui partire per descrivere e spiegare la presenza umana e le sue manifestazioni. In ambienti naturali simili i gruppi umani secondo il determinismo dovrebbero essere uguali. Pertanto: ad ambienti naturali analoghi corrisponderebbero, secondo legami causali deterministici, identiche caratteristiche delle comunità umane (forme di economia, tecniche, organizzazione sociale, ecc..) ➢ L’ambiente, variabile indipendente, agisce sugli esseri umani, li plasma e ne determina il comportamento: il risultato è una determinata società che, con la sua cultura, vive su una precisa porzione di suolo . Secondo Ratzel però l’uomo è in grado di rispondere all’ambiente adattandosi in modo evoluzionistico, organismo in grado di rispondere in maniera diversa alle condizioni ambientali ➢ clima visto come criterio di scelta e di evoluzione ➢ la relazione causa effetto non è dimostrabile, fattori ambientali identici non danno luogo a comportamento umani simili. Influenza dell’ambiente sugli esseri umani, cultura, organizzazione sociale, organizzazione politica (lo Stato) ● ultimi decenni del 19° secolo reazione al positivismo: crisi: rifiuto del modello naturalista di scientificità, e affermazione di specificità di scienze umane, se esistono due ordini di scienze con oggetti specifici e metodi differenti allora devono avere anche due metodi di indagine differenti. Due ordini: ➢ della NATURA (o nomotetiche) caratterizzate dal persistente obiettivo della generalizzazione con la identificazione di leggi generali di tipo deterministico ➢ dello SPIRITO (o idiografiche) tendenti piuttosto a cogliere e spiegare i fenomeni umani ponendone in luce la variabilità e contingenza. ➢ nel caso della geografia questa opposizione rischia di frammentare la disciplina in due ordini distinti: geografia fisica e geografia umana. La risposta che viene data e di fronte alla quale la geografia riesce a restare unita è quella della geografia come scienza regionale, cioè che studia un ambito nella quale si studiano sia elementi naturali sia elementi umani, studia la connessione fra le due sfere. ● Scuola francese di geografia, si sviluppa intorno a questi concetti. Fondatore: P. VIDAL de LA BLACHE (1843-1918), che si contrappone alla scuola tedesca. Vidal è uno storico di formazione, esperienza sulla francia rurale. ➢ Geografia scienza dei rapporti uomo-ambiente, ma l’AMBIENTE non pone all’UOMO vincoli rigidi e univoci, bensì offre un insieme di POSSIBILITÀ’ che vengono colte e sfruttate in modo variabile e differente dai diversi gruppi umani ➢ L’ambiente esterno pone delle condizioni di vita con le quali la società può interagire per trovare una propria forma di adattamento alle condizioni di partenza che l’ambiente pone. ➢ La natura non è un vincolo . ➢ Le comunità umane possono esercitare una scelta tra le possibilità loro offerte dall’ambiente fisico. ➢ La scelta presuppone libertà, entrano in gioco fattori in base alla cultura e in riferimento alle tecnologie utilizzate ➢ La natura non esprime solo vincoli, ma offre anche varie possibilità di occupazione del territorio e di utilizzazione delle risorse fisiche. -Le comunità, pur all’interno di evidenti condizionamenti, esercitano una scelta tra le possibilità loro offerte dall’ambiente fisico. -La scelta, prodotto significativo del grado di libertà di cui gode l’uomo, è compiuta in base alla cultura e, ultimo ma non meno importante, risente anche di circostanze storiche. -Questi ultimi aspetti fanno dell’uomo un ‘fattore geografico’, e su questi va messa a fuoco l’attenzione del geografo, che deve comunque restare sensibile a cogliere il substrato fisico dell’organizzazione del territorio. ➢ GENERE DI VITA : insieme di attività, valori comportamenti collettivi messi in atto da un gruppo umano per far fronte ai propri bisogni fondamentali di sussistenza entro un determinato quadro ambientale. ➢ Il rapporto uomo-ambiente produce così specifiche modalità di valorizzazione del proprio ambiente naturale. ➢ Una determinata valorizzazione dell’ambiente tende a perpetuarsi nel tempo attraverso le pratiche di più generazioni. ➢ Il genere di vita diventa quindi un agente di modellamento ambientale ➢ Ne deriva il: ruolo modificatore dell’uomo sull’ambiente. Il rapporto uomo-ambiente diviene quindi biunivoco. Tale concezione contrappone alla rigidità delle leggi naturali la VARIABILITÀ’ STORICA delle scelte umane, necessariamente contingenti ● Il possibilismo: -Nella regione, infatti, vengono a coincidere ed a combinarsi fenomeni di carattere sia fisico, sia umano e possono studiarsi le interrelazioni tra gli uni e gli altri. ● Differenziazione regionale ➔ La scuola francese fa dell’INDAGINE REGIONALE lo strumento privilegiato della ricerca geografica per cogliere nella loro irripetibile varietà e specificità quelle combinazioni di fatti naturali e umani che improntano di sé le diverse parti della superficie terrestre. ➔ Per la scuola tedesca – peraltro poco interessata al problema della regionalizzazione il problema si risolve assai semplicemente alla luce dei principi deterministici: le regioni attraverso cui il geografo articola il suo discorso sul mondo non possono che essere le grandi regioni ambientali del globo, al cui interno, all’uniformità dei tratti naturali (clima, rocce, suoli, vegetazione, etc.) non può che corrispondere automaticamente un’uniformità di caratteri antropici. Regione (PAYS) = porzione di spazio identificata da un particolare intreccio di elementi naturali (clima, morfologia, vegetazione, etc.) e umani (insediamenti, forme di economia) GENERE DI VITA (riflette sul piano delle forme visibili della superficie terrestre in un certo paesaggio) , PAESAGGIO (riflesso materiale visibile di quel genere di vita, costituito dal risultato di quelle scelte di valorizzazione delle risorse locali praticata da uno specifico gruppo umano) ➔ La regione è dunque una unità territoriale dotata di spiccata riconoscibilità definita dalla omogeneità di caratteristiche fisiche e antropiche ➔ Il paesaggio è l’insieme delle manifestazioni sensibili di determinati intrecci di elementi naturali e antropici ● La geografia, pur condividendo il suo ambito di indagine con molte altre discipline naturalistiche e sociali se ne distingue grazie all’adozione di una peculiare prospettiva quale scienza della DIFFERENZIAZIONE SPAZIALE. ● Secondo tale orientamento compito specifico della geografia, più che l’identificazione di leggi generali delle relazioni uomo-ambiente è quello di descrivere e spiegare gli specifici intrecci di condizioni umane e naturali che consentono di inquadrare la superficie terrestre in un mosaico di REGIONI. ● In un’ottica DETERMINISTICA assai diffusa nella cultura europea dell’ottocento e comune tanto alla scuola tedesca quanto alle prime riflessioni sulla regione di Vidal De La Blache, la regione non può che essere la regione naturale entro cui si osserva una perfetta omogeneità di tratti non solo naturali, ma anche antropici in ragione dell’influenza esercitata dai primi sui secondi ● Per la scuola possibilista la regione è quella piccola area segnata da una combinazione specifica e irripetibile di tratti umani e naturali (strutture geologiche, morfologia e tipo di suoli, paesaggio vegetale, tipo di insediamento e attività agricole) risultante da un lungo processo di sedimentazione storica delle scelte operate da un certo gruppo umano in risposta alle potenzialità insite nel locale ambiente naturale (genere di vita). Crisi della geografia come descrizione/spiegazione di regioni ● impossibile pervenire a generalizzazioni (analisi regionali spesso condotte con metodi differenti e poco compatibili) crescente specializzazione dei saperi che si riverbera all’interno della geografia, frammentandole in sotto-settori inadeguatezza dei concetti e dei metodi tradizionali di fronte alle trasformazioni indotte dallo sviluppo urbano-industriale nel secondo dopoguerra ● Tipi di regione geografica ➔ Politico-amministrativa (istituzionale, …) ➔ Politica (Stato, Cantone, Ue, …) ➔ Naturale (relazioni verticali – pianura padana) ➔ Eco-regione (ecosistema – componenti Biotiche e abiotiche, …) ➔ Storica (eventi comuni, …) ➔ Culturale (lingua, religione, stili di vita, …) ➔ Economica (industriale, turistica, …) ➔ Alcune sono maggiormente identificabili e «oggettivabili», altre sono evidentemente costruzioni derivanti da precise scelte di osservazione ● REGIONE OMOGENEA REGIONE NODALE O FUNZIONALE ➔ REGIONE OMOGENEA (O UNIFORME O FORMALE) = ➢ insieme di luoghi contigui distinti da omogenei attributi sul piano fisico e/o antropico. ➢ Possono essere a caratterizzazione: ❏ semplice: aree di distribuzione spaziale di un singolo elemento o fenomeno ❏ multipla: identificate simultaneamente da più elementi la cui covarianza spaziale è generalmente sintomo di interazioni (es. biomi, pays) ➔ REGIONE NODALE O FUNZIONALE ➢ Insieme di luoghi contigui caratterizzati da attributi non omogenei, ma connessi reciprocamente da reti di relazioni spaziali (flussi materiali o immateriali) più intense di quelle che intercorrono con l’esterno e strutturate secondo un’organizzazione riconoscibile, (si analizza la sua posizione, i fenomeni che utilizzo per la regione funzionale sono diversi da quelli della regione omogenea) LUOGO, SPAZIO, POSIZIONE L’approccio geografico si fonda su alcuni interrogativi fondamentali: 1) DOVE? LOCALIZZAZIONE dei fenomeni nello spazio, in termini di: ❖ Luogo ❖ Spazio ❖ Posizione ❏ posizione assoluta ❏ posizione relativa ● LUOGO: quando i geografi usano il termine “luogo”, fanno riferimento ad una località contraddistinta da specifiche caratteristiche fisiche, culturali e sociali. è una porzione di spazio caratterizzato da specificità che lo rendono unico. Punto sulla superficie terrestre. Punto la cui ubicazione assoluta può essere misurata per mezzo delle sue coordinate (latitudine, longitudine, altitudine). Il “non-luogo” è il contrario del luogo, sono effimeri, di passaggio, spazi di circolazione, di consumo, di comunicazione attraverso cui transita la collettività nella attualità di un progressivo restringimento planetario e di un'accelerazione della storia (aeroporti, supermercati, centri commerciali) punti della superficie terrestre che non hanno senso identitario. ● SPAZIO: ➔ spazio assoluto: estensione della superficie terrestre di dimensioni non definite, da spazi locali all’intera superficie terrestre (entità astratta), estensione misurabile e rappresentabile con metodologie matematiche (proiezioni cartografiche che danno la possibilità di trasferire il geoide sferico sul piano, dalla tridimensionalità alla bidimensionalità). Entità geometrica le cui dimensioni e distanze e direzioni possono essere misurate in termini di lunghezze. Oggettivamente e fisicamente definito, ha dei confini determinabili, spazio delle carte geografiche. Scatola: entità reale, contenitore di oggetti del quale conosciamo il contenuto, confini. Domina la geografia moderna fino alla metà del 900 . Spazio misurabile all’interno del quale posso localizzare e indicare i vari luoghi attraverso il reticolato geografico. Non ha relazione con i fenomeni naturali, antropici che si svolgono nel punto indicato con le coordinate, si può dire che non esiste se non su una carta geografica . ➔ spazio relativo: spazio dove le proprietà variano a seconda dei contenuti, ovvero dei fenomeni che vi si svolgono. Non è oggettivamente determinabile, può variare nel tempo e può essere visto come un prodotto sociale relativo alle attività e alle interrelazioni tra le attività. Dipende da quali fenomeni si osservano e da quali strumenti si usano per costruire una rappresentazione o analisi geografica. Prodotto sociale che riflette le attività e interrelazioni. Spazio relativo potrebbe essere lo spazio relazionale (culturale linguistica istituzionale). Spazio mutevole e variabile in quanto definito dalle contingenze, soggetti coinvolti. Spazio del commercio è uno spazio relazionale. Lo spazio relativo è simile ad una rete di nodi, di diversa importanza, collegati tra loro in maniera dipendente dal fenomeno che sto osservando e non dalla prossimità spaziale di quei nodi . ● POSIZIONE: designa un particolare punto entro lo spazio della superficie terrestre. La posizione geografica è la posizione che un luogo occupa entro un contesto regionale più ampio con riferimento alla rete delle comunicazioni e alle possibili relazioni del luogo con quel contesto. ➔ posizione assoluta: è quella data dalle coordinate geografiche. Quella posizione diventa luogo quanto viene identificato con un certo numero di informazioni ➔ posizione relativa: è quella di un elemento all’interno del più ampio contesto di relazioni spaziali che lo connette con altri elementi e altri luoghi Adottare una prospettiva spaziale significa prestare particolare attenzione alle differenze tra un luogo e l’altro, tra uno spazio e l’altro, nelle dinamiche della società e nei rapporti tra ambiente e società. ★ Variazione spaziale: capacità di osservare cambiamenti nella distribuzione di un fenomeno da un luogo all’altro ★ Correlazione spaziale: fa riferimento al grado in cui due o più fenomeni condividono una stessa distribuzione e variazione spaziale ★ Distribuzione spaziale: fa riferimento alla disposizione dei fenomeni sulla superficie terrestre ● Numerosi fenomeni di contatto e di scambio tra le varie regioni vengono studiate dai geografi sotto forma di processi di diffusione: sviluppo socio-economico e innovazioni, tecnologie, epidemie, cultura, ecc. ● Nello SPAZIO la diffusione può avvenire per: ➔ SPOSTAMENTO/RIALLOCAZIONE (es. migrazioni) ciò che si diffonde viene meno nel luogo di origine. ➔ ESPANSIONE: ciò che si diffonde persiste anche nel luogo di origine. ❏ per VIA GERARCHICA propagazione di un’innovazione può procedere sia verso l’alto sia verso il basso all’interno di una gerarchia (a. diffusione gerarchica che parte da livello superiore, livello intermedio e livello inferiore, b. diffusione rapida all’ingiù dal livello intermedio, c. diffusione letna all’insù verso il livello superiore, d. diffusione rapida all’ingiù dal livello superiore) ❏ per CONTATTO in questo caso il processo tende ad assumere un andamento spaziale regolare in cui la DISTANZA è inversamente proporzionale alle PROBABILITÀ’ di CONTATTO definendo il CAMPO DI CONTATTO (malattie infettive) ● Tipi di diffusione: ➔ diffusione per espansione ➔ diffusione per rilocalizzazione ➔ processi combinati di espansione e rilocalizzazione (diffusione epidemiche, inizia per contagio ma può estendersi attraverso dei processi di rilocalizzazione) ● Nel TEMPO i processi diffusivi tendono a strutturarsi come successive ONDATE DI DIFFUSIONE: ➔ I STADIO PRIMARIO: precede l’innescarsi del processo diffusivo ed è caratterizzato da forti contrasti regionali nella distribuzione di ciò che si diffonde ➔ DIFFUSIONE: il processo si avvia con l’emergere di nuovi centri di diffusione e i contrasti si attenuano ➔ CONSOLIDAMENTO: i centri sono localizzati in tutta l’area e meno rilevante è la distanza, si attenuano molto i contrasti ➔ SATURAZIONE: la prima ondata si esaurisce, si ha una perfetta omogeneità regionale Nella realtà i processi di diffusione avvengono secondo modalità composite e complesse che ne rendono difficile l’inquadramento all’interno di schemi di funzionamento semplici e la ricostruzione per via induttiva è difficilmente prevedibile in quanto interferiscono fra di loro diverse modalità diffusive, in quanto si sovrappongono su di loro diverse ondate diffusive, il vasto numero di soggetti coinvolte rende difficile prevedere le ondate diffusive e le causalità di contatti rende difficile la previsione, tuttavia è chiaro che al geografo leggere spazialmente i processi di diffusione importa perché la lettura dei processi implica la spiegazione del perché certi fenomeni siano antropici ecc avvengono ● Proprio rispetto all’idea di prevedere l’avanzamento del processo diffusivo la scuola di Hagerstrand elaborò negli anni 60, nell’ambito della geografia quantitativa, dei modelli statistici e matematici attraverso i quali si è tentato di normalizzare e di ricostruire i processi diffusivi, tuttavia il tentativo risulta abbastanza inconcludente. CONCETTO DI SISTEMA ➔ Tra la fine degli anni 60 e i primi anni 70 del 900 prima in campo biologico poi anche in altri campi si impone l’analisi dell’insieme di relazione reciproche con azioni e retroazioni tra ambienti e diversi organismi a loro volta uniti in una rete di relazioni pluridirezionali . Il territorio come sistema di relazioni orizzontali e verticali . ➔ secondo Hagget bisogna uscire dalla domanda (se sia l’uomo ad avere più influenza sull’ambiente o viceversa) per introdurre il concetto di sistema utile a spiegare nella loro complessità i rapporti tra uomo e ambiente. Questa teoria nasce nella “teoria generale dei sistemi” messa a punto nel 1968 da von bertalanffy attraverso riflessioni nate da insoddisfazioni verso gli approcci tradizionali fondati su procedure di ricerca tendenti alla scomposizione analitica delle componenti dei fenomeni, queste componenti venivano scomposte e studiate singolarmente prima di procedere alla fase della sintesi. Questa teoria parte dal presupposto che il mondo non sia un complesso caotico di elementi contraddistinto da leggi di causalità lineare ma sia invece un organismo dotato di principi e leggi che coinvolgono la totalità delle sue componenti. Analizzando gli elementi non singolarmente e non con procedure di causalità lineare ma come un organismo complesso si giunge a comprendere meglio l’insieme degli elementi che comprendono il mondo. Viene confutata quel l'impostazione classica in ragione della quale le singole parti sono studiate successivamente sommate insieme secondo il presupposto che il comportamento relazionale sia di natura lineare, la teoria generale dei sistemi si schiera contro . Si mette invece l’accento sull’aspetto globale. La realtà geografica è concepita come un insieme di elementi che si evolvono in un dato contesto territoriale che vanno incontro a trasformazioni nel tempo secondo la teoria della complessità, riconoscendo l’azione di forma e di causalità non lineare meccanicistica. ➔ Necessità di categorie logiche sempre più adeguate a studiare la complessità crescente del reale ➔ Insoddisfazione di fronte allo sviluppo di procedure di ricerca tendenti alla scomposizione analitica delle componenti dei fenomeni osservati, isolate e studiate singolarmente, e fondate su nessi di causalità lineare ● SISTEMA ➢ Insieme di elementi interagenti entro determinati confini e connessi reciprocamente mediante relazioni che connettono gli elementi secondo una struttura organizzata e stabile, finalizzata ad una funzione. ● Tali RELAZIONI sono: ➢ in serie o lineari A→B→C ↗ B→D ➢ In parallelo A ↘C→E ➢ di feedback o retroazione (positivo o negativo) ↗A ↘ C ← B ➔ Le relazioni di feedback costituiscono la connessione diretta o indiretta di tutti gli elementi del sistema tra loro attraverso la propagazione del mutamento. ➔ Un mutamento di una sola variabile si propaga inevitabilmente a tutto il sistema secondo tempi e modalità che dipendono dalla complessità della sua struttura ➔ Il funzionamento dei geosistemi è garantito da flussi di INPUT/OUTPUT che lo connettono all’ambiente esterno. ➔ Gerarchia di sistemi (sistemi minori come elementi di sistemi maggiori) In geografia→ connessioni di scala ➔ Proprietà comune a tutti i sistemi è il DINAMISMO, poiché la loro struttura è investita da continui PROCESSI di mutamento endogeno e/o esogeno. ➔ La reazione del sistema al mutamento dipende dalla flessibilità della sua struttura; oltre una soglia critica si può verificare una DESTRUTTURAZIONE del sistema. ➔ Le dinamiche del sistema sono complesse in ragione di: diverso ritmo di: ❏ mutamento dei singoli elementi; ❏ fenomeni di inerzia; ❏ flessibilità; ❏ fenomeni di isteresi (reazione differita) ● CLASSIFICAZIONE dei SISTEMI : ➔ SISTEMI MORFOLOGICI: sistemi nei quali i cambiamenti di livello di una componente provocano cambiamenti paralleli e congiunti nelle altre componenti. Esempio: barriera corallina, gli organismi che producono il carbonato di calcio, che sta all’origine della barriera corallina, sono sensibili alle profondità marine, tanto maggiore è la profondità tanto minore è la luce solare di conseguenza minore sarà la presenza della barriera corallina, la barriera corallina si sviluppa grazie alla presenza di luce solare, aumento della barriera corallina comporta un abbassamento del livello delle acque e quindi una ulteriore irradiazione solare che farà crescere ancora la barriera. Incapacità della barriera corallina di svilupparsi sopra al livello del mare. ➔ SISTEMI A CASCATA: le relazioni fra gli elementi che lo compongono implicano trasferimenti di energia o materia dove l’output di una componente diviene l’input di un’altra componente (esempio: ciclo dell’acqua, idrogeologico della terra) ➔ SISTEMI DI CONTROLLO: sistemi morfologici o a cascata in cui vi è la presenza di un meccanismo di controllo determinato dall’uomo, sistemi modificati da un intervento umano funzionale all’abbassamento dei livelli dei singoli componenti o alla regolazione dei flussi di input e output. Esempio: incendi, l’uomo può provocare incendi regolarmente in modo da poterli controllare evitando così incendi incontrollabili naturali. Incendi sui residui vegetali accumulati che sono in quantità sufficiente per creare la combustione BIOGEOGRAFIA Geografia fisica ● Studia l’ambiente terrestre nelle sue componenti naturali ● L’interesse per l’ambiente naturale come componente delle relazioni società-ambiente, quindi: ❖ come sede di insediamento e attività umane; ❖ come fonte di risorse naturali ➔ tutte le risorse prodotte dai processi naturali della terra, comprendenti i giacimenti di minerali, i giacimenti di combustibili fossili (carbone fossile, petrolio, gas naturale), il suolo, l’aria, l’acqua le piante e gli animali. ➔ Risorse non rinnovabili: considerate esaurite quando vengono meno le condizioni per la loro rigenerazione oppure quando la BIOGEOGRAFIA 2 Ogni ecosistema è soggetto a dinamismi degli ecosistemi ● Processo di SUCCESSIONE BIOLOGICA ➔ ogni comunità biotica tende a svilupparsi attraverso diversi stadi di organizzazione (chiamati: SERE), nei quali mutano tanto il numero e le specie degli organismi coinvolti quanto la struttura dei flussi che li connettono. ➔ Tale processo culmina con il raggiungimento di uno stadio di CLIMAX caratterizzato da uno stato di equilibrio tra i componenti dell’ecosistema e nel bilancio dei flussi di input/output che lo connettono all’esterno. Tale processo può essere alterato o interrotto da: processi di regressione ● Processi di REGRESSIONE dovuti a mutamenti nelle condizioni dell’ecosistema o del suo ambiente esterno, tali da interrompere o deviare il processo di successione biologica in corso verso differenti traiettorie di sviluppo I fattori di differenziazione degli ecosistemi ● Lo schema di funzionamento degli ecosistemi ha valore generale, a qualsiasi scala, ma essi assumono configurazioni diverse a seconda dei diversi areali della superficie terrestre. ● Tale DIFFERENZIAZIONE SPAZIALE è riconducibile all’azione di differenti FATTORI di VARIETÀ’ AMBIENTALE, rilevabili a diverse scale spaziali. SCALA GLOBALE ● A questa scala appaiono rilevanti le influenze relative ai caratteri zonali del CLIMA CLIMA e Tempo atmosferico ● Tempo atmosferico: una momentanea combinazione locale di vari elementi meteorologici (temperatura, precipitazioni, umidità …) ● CLIMA: l’abituale successione dei tipi di tempo propria di una località o di una regione, non esclusi gli eventi eccezionali ➔ Il concetto di clima è un concetto astratto nel senso che non esistono strumenti per misurarlo. ➔ Il clima deve essere perciò inteso come una convenzione che deriva dall'osservazione di un lungo periodo di fenomeni elementari che lo compongono, quali la temperatura, l'umidità e la pressione e che rappresentano condizioni meteorologiche riferite al tempo in un certo luogo e in un certo momento. ➔ Da ciò scaturisce che il clima non è altro che il risultato di un procedimento di astrazione che parte dall'analisi del tempo cioè dalle condizioni meteorologiche. Quali sono i fattori che agiscono sul clima? ● Tutto ciò che può influire su questi tre elementi meteorologici che definiscono il tempo: ➔ temperatura, pressione e umidità ➔ latitudine, ➔ distanza dal mare, ➔ catene montuose, ➔ correnti marine, ➔ vegetazione ➔ l’uomo ● Essi agiscono in maniera diversa a seconda delle scale L’analisi di Temperatura e Precipitazioni evidenzia la presenza di regolarità e ricorrenze non solo nella loro distribuzione temporale, ma anche nella loro DISTRIBUZIONE SPAZIALE riconducibile agli effetti di LATITUDINE ● LATITUDINE ➔ Incide sulla T dell’aria in ragione delle variazioni che imprime all’assorbimento di energia solare da parte della superficie terrestre e quindi della capacità di quest’ultima di riemettere calore, determinando: ★ I raggi solari cadono perpendicolari all’Equatore e sempre più obliqui man mano che si va verso i Poli ★ l’angolo d’incidenza dei raggi solari e quindi la maggiore o minore dispersione per unità di superficie ★ differenze stagionali nel periodo di insolazione, più marcate con l’aumentare della latitudine a causa dell’inclinazione dell’asse di rotazione terrestre rispetto al piano dell’eclittica Il gradiente termico quindi decresce dall’equatore verso i poli e si verifica un parallelo incremento dell’escursione termica annua. Distribuiti dalle basse alle alte latitudini si classificano i principali tipi di climi: equatoriale, tropicale, arido, temperato, freddo. BIOGEOGRAFIA 3 I contrasti termici risultano tuttavia attenuati dall’azione di alcuni meccanismi nel funzionamento dell’ATMOSFERA ATMOSFERA ● è un involucro gassoso. L’atmosfera, come tutti i corpi, subisce l’azione della gravità terrestre e possiede di conseguenza un proprio peso. Il peso esercitato su un’unità di superficie terrestre da una colonna d’aria viene definito pressione atmosferica. è composta da tre strati sovrapposti: la troposfera (strato più vicino alla superficie terrestre ed è dove avvengono i processi meteorologici più importanti. La sua altitudine è di 18 km e la sua temperatura man mano che sale diminuisce. è concentrato il 90% della massa atmosferica e il 75% del vapore acqueo. troviamo poi la tropopausa e la stratosfera), (la mesosfera e la ionosfera )? ● I contrasti termici risultano tuttavia attenuati dall’azione di alcuni meccanismi nel funzionamento dell’ATMOSFERA che svolge un ruolo di: ➔ filtro delle radiazioni in entrata: filtro esercitato dai gas di cui si compone l’atmosfera, il 35% delle radiazioni solari in entrata è assorbita, il 65% è assorbita da atmosfera e terra ed è poi restituita ➔ riequilibrio termico attraverso l’effetto serra, che è un effetto naturale dovuto alla presenza di anidride carbonica vapore acqueo e pulviscolo che ha effetto di lasciar entrare le radiazione ad onde corte del sole ➔ e per la circolazione delle masse d’aria nella bassa troposfera: per attenuare gli scarti termici e barici tra le diverse zone latitudinali a scala globale interviene la circolazione dei venti nella bassa troposfera ● La pressione atmosferica è costantemente influenzata da alcuni fattori. ● Essa diminuisce con l’aumento dell’altitudine ● Anche la temperatura influisce sulla pressione atmosferica, poiché quando l’aria si riscalda si dilata, diventa meno densa e quindi più leggera; al contrario l'aria fredda è più densa e pesante. Ne consegue che l'aria calda tende a salire e quella fredda a scendere. ● Un altro parametro da cui dipende la pressione è l’umidità, poiché l'aria umida pesa più di quella secca. ● I valori della pressione atmosferica nelle diverse località della superficie terrestre si distribuiscono in maniera non uniforma ● Le AREE A BASSA PRESSIONE vengono definite aree cicloniche: al loro interno si possono creare condizioni di tempo perturbato con possibilità di precipitazioni, poiché l'aria calda e umida si sposta verso l'alto dando origine a formazioni nuvolose. Zona molto ciclonica è la zona equatoriale ● Le AREE AD ALTA PRESSIONE, invece, vengono chiamate aree anticicloniche e ad esse sono solitamente associate condizioni di tempo bello e stabile, poiché l’aria fredda e secca tende a scendere verso il basso. Modello di Hadley-Ferrel In ogni emisfero la circolazione dell’aria per effetto del moto di rotazione terrestre circola non in un'unica grande cellula che dal polo porta all’equatore l’aria pesante e dall'equatore porta ai poli l’aria leggera ma attraverso 3 circuiti convettivi per ciascun emisfero. Il modello divide i movimenti di circolazione dell’aria in tre celle a nord e sud dell’equatore, queste celle (2 equatoriali, 2 temperate, 2 polari) che si determinano in ragione della rotazione terrestre esse determinano fasce anticicloniche o aree di divergenza atmosferica e fasce cicloniche, avremo quindi fasce anticicloniche in corrispondenza delle aree ad alta pressione polare nord e sud e in corrispondenza alle aree ad alta pressione subtropicale nord e sud, a queste 4 fasce anticicloniche corrispondono 3 fasce cicloniche (con maggiore piovosità, 1 relativa alla zona sub equatoriale, 2 relative alle basse pressioni subpolari). Le zone di convergenza sono quelle in cui lo scontro dei venti determina piovosità, le zone di divergenza sono quelle in cui i venti non scontrandosi determinano zone asciutte. Il modello ci serve a visualizzare a scala planetaria degli andamenti di precipitazioni che saranno più elevate nelle zone di convergenza/cicloniche (scontro dei venti determina piovosità), e avremo zone di divergenza nelle quali i venti non scontrandosi creano zone asciutte e quindi zone con scarse precipitazioni. Lo schema delle fasce climatiche latitudinali a scala globale subisce modificazioni dipendenti dall’interferenza di fattori attivi a ● SCALA CONTINENTALE: MARITTIMITÀ’ / CONTINENTALITÀ’ ➔ MARITTIMITÀ: ★ < escursione termica (l’inerzia di massa d’acqua attenua le variazioni di temperatura) ★ + Umidità → + precipitazioni ➔ CONTINENTALITÀ ★ > escursione t (sia giornalieri sia annue) ★ - Umidità → - precipitazioni ● SCALA SUB-CONTINENTALE ➔ Alla SCALA SUB-CONTINENTALE diventano apprezzabili gli effetti di fattori agenti in modo circoscritto e attinenti alla morfologia e composizione superficiale della LITOSFERA ★ Rilievo ★ Suolo RILIEVO: agisce sul microclima locale attraverso: ➢ Altitudine: gradiente termico verticale ➢ Versanti: l’insolazione varia in rapporto alla loro inclinazione ed esposizione escursione termica forte. Si distinguono in deserti caldi (africa) e deserti freddi (gobi, mongolia). Vegetazione quasi assente. Possibilità di sviluppo legata alla minima quantità di pioggia. Suolo immagazzina le acque nei tessuti ➔ TUNDRA: Temperatura media di -18 gradi mentre il mese più caldo varia tra i 0 e -10 gradi. Pioggia poco e concentrate in estate. Caratterizzata dalla mancanza di specie arboree ad alto fusto, presenti muschi licheni betulle (non si sviluppano in altezza). regioni subpolari. limite settentrionale costituito dai ghiacci polari ➔ poli o zona polare POPOLAZIONE INTRODUZIONE Si esamina la componente antropica del geosistema terrestre, analizzandone in primo luogo le tendenze demografiche . Per affrontare i temi della geografia della popolazione bisogna ragionare sulle fonti, quali sono le fonti che ci servono. Le fonti che si utilizzano sono distinguibili in due grandi tipi (che appartengono a due fasi distinte). Tutte le fonti che sono precensuarie (che stanno in un’epoca precedente all’adozione dei censimenti, fonti che partono da un tempo molto lontano e che arrivano fino al 18/19 secolo) fonti di vario genere realizzate con finalità diverse che noi oggi usiamo a scopo demografico, non sono nate con la finalità di censire la popolazione (fonti militari, fonti fiscali…) in sostanza si tratta di fonti che noi oggi usiamo con scopi demografici ma che non sono nate con quella specificità li. Il rilevamento è stato parziale, non con una finalità demografica, dati non totalmente attendibili, dati disomogenei, dati irregolari nel tempo. La seconda categoria di fonti è quella dei censimenti moderni: censimenti della popolazione realizzati con lo scopo puramente statistico e conoscitivo a partire dalla fine del 700. Questi sono caratterizzati dall’avere un carattere globale (i primi censimenti italiani hanno riguardato l’intero paese), dati raccolti in maniera simultanea, periodicità fissa, scansione regolare nel tempo. In italia il primo censimento viene fatto dalla Direzione generale di statistica (oggi istat) nel 1861 e da li periodicamente ogni 10 anni, per la prima volta questa scansione regolare viene cambiata nel 2019 quando è partita la nuova modalità di censimento permanente della popolazione e delle abitazioni, permette una rilevazione censuaria con cadenza annuale e non più decennale, si basa su una scelta a campione (ogni anno viene fatta una selezione a campione della popolazione che consente di avere un aggiornamento costante). Fino all’edizione prima del 2019 tutte le famiglie italiane erano censite simultaneamente. Con la nuova modalità ogni anno circa un milione quattrocentomila famiglie per oltre 2800 comuni in italia selezionati a campione partecipano al censimento. Questa modalità è stata scelta perché in grado di contenere i costi, ridurre il fastidio a carico delle famiglie e ripartirlo in maniera omogenea e permetterebbe un aggiornamento più costante. La partecipazione al censimento è un obbligo di legge e la violazione prevede una sanzione. è un rilevamento che consente un immagazzinamento di dati che devono essere letti e interpretati. La statistica costituisce uno dei molteplici linguaggi di cui si avvale la geografia. Il linguaggio statistico consente di rendere quantificabili dei fenomeni complessi e variabili come quelli territoriali, si basa sui numeri. Attenzione, un dato non è di per sè vero e affidabile solo perchè espresso in forma numerica (qualsiasi dato sta all’interno di categorie di classificazione statistica) e le categorie di classificazione statistica non devono essere oggettivate e confuse con la realtà. è necessario controllare il significato delle categorie statistiche secondo cui sono raccolti e organizzati i dati. FONTI STATISTICHE Le informazioni statistiche ci derivano da enti produttori attivi a diversi livelli territoriali e che raccolgono informazioni statistiche: a) internazionale: organizzazioni internazionali (ONU OCSE FAO EUROSTAT) che fungono da centri di raccolta di informazione statistiche b) statale: istat c) regionale - locale A seconda del livello territoriale al quale ho raccolto il dato, la paragonabilità dei dati può essere diversa (paragone fra il censimento della popolazione dell’italia e quello fatto dalla francia, bisogna avere la consapevolezza che possono essere dati non rilevati nella stessa modalità o nello stesso momento, con criteri differenti). Problema della paragonabilità dei dati ha reso necessario un livello superiore (internazionale) dove alcune organizzazioni internazionali si occupino di rilevare dei dati. I dati vengono elaborati e situati nei grafici rendendo i dati più parlanti o facilmente comprensibili. I grafici non sono intercambiabili, ciascun grafico ha il suo scopo (diagramma cartesiano: fenomeni che variano nel tempo, istogramma: confrontare lo stesso dato riferito a località diverse, aerogramma: rappresentare la suddivisione in parti di un dato fenomeno). I dati espressi nel grafico possono essere espressi anche nella cartografia tematica. Lo scopo della carta tematica è visualizzare le informazioni statistiche relative ad uno o più fenomeni consentendo la loro percezione visiva immediata e d’insieme su di una base geografica o topografica opportunamente semplificate. Carta tematica: carta con una base geografica opportunamente semplificata e su quella base visualizzo le informazioni statistiche relative ad uno o più fenomeni. La carta tematica assolve un ruolo importante, consente una visualizzazione e memorizzazione dei fenomeni studiati. TEMA DELL’INTERPRETAZIONE CRITICA DEI DATI. Anche la carta tematica va letta criticamente e criticata, le modalità attraverso cui posso visualizzare i fenomeni sono diversi, ad esempio attraverso il cartogramma areale o per simboli proporzionali, cartogramma a curve isometriche, cartogramma a nastro, un cartogramma a mosaico. Qualsiasi rappresentazione grafica io scelga essa avrà alla base un procedimento ovvero quello di aggregare dei dati per classi di valore (legenda). Questa suddivisione per classi di valore non è oggettiva ma fatta sulla base di una tabella statistica. GEOGRAFIA POPOLAZIONE Esaminiamo la componente antropica del geosistema terrestre, analizzandone in primo luogo le tendenze demografiche in ragione delle quali essa esercita una pressione nell’ambiente. Si distingue dalla demografia in quanto è dedita all’analisi spaziale, si concentra la relazione che intercorre tra popolazione e territorio. è possibile inquadrare i temi della geografia della popolazione secondo due linee di ricerca: ● ANALISI delle DINAMICHE DEMOGRAFICHE ● ANALISI delle ARTICOLAZIONI STRUTTURALI DI UNA POPOLAZIONE All'interno del tema delle analisi delle dinamiche demografiche troviamo la distribuzione della popolazione mondiale. Osservando un planisfero relativo alla distribuzione della popolazione mondiale , se si considerano le terre emerse si constata una forte disomogeneità di popolamento , estesi territori scarsamente abitati e aree ad altissima densità. Alcune aree di per sè scarsamente popolate contengono densi agglomerati di individui (zona del nord africa è scarsamente popolata ma lungo la linea costiera si concentrano agglomerati di individui). Regioni della terra molto simili per aspetto fisico presentano quantità e densità di popolazione molto diverse. Sebbene nell’ultimo secolo lo sviluppo industriale e la formazione dei grandi agglomerati urbani abbia modificato in un gran numero di paesi i caratteri dell’insediamento, le grandi differenze di popolamento del pianeta si spiegano oggi in larga misura in relazione a fattori più antichi (tra questi il diverso potenziale agricolo). Le zone più abitate sono quelle in cui è stata sfruttata la potenzialità del suolo . Quasi il 90% della popolazione vive a nord dell’equatore dove vi è il 66% delle terre emerse. Nell’emisfero australe vive solo il 10% della popolazione. Due terzi del totale della popolazione abitano nelle latitudini centrali comprese fra i 20 e 60 gradi nord . La fascia temperata e subtropicale boreale raccolgono i ⅘ della popolazione. Le aree più densamente popolate sono quei paesi a clima temperato (si concentrano quasi due miliardi di persone) . La popolazione tende a concentrarsi nelle aree pianeggianti. Quasi l’80% della popolazione risiede al di sotto dei 500m di altitudine. Le zone costiere dei continenti hanno attirato insediamenti più popolosi, il 70% della popolazione vive entro 400 km dalla linea costiera. La maggior parte della popolazione è classificabile come urbana, solo una minima percentuale è non urbana. Quasi la metà della popolazione risiede in città. Il tasso di urbanizzazione è molto più alto nei paesi sviluppati (75%), ma è in fase di crescita nei paesi in via di sviluppo (43%). Questa osservazione ci è servita per suggerire alcune relazioni/nessi Esistono relazioni tra popolamento e: ↗ clima ↗ morfologia ➢ Fattori naturali → suolo ↘ acqua ↘ vegetazione ➢ Fattori biologici → natalità ↘ malattie endemiche ↗ fattori storici ➢ Fattori culturali → antichità di popolamento ↘ organizzazione socio-economica La densità di popolazione ● è il rapporto aritmetico tra il numero di abitanti di un’area e la superficie della stessa in Kmq ● si ottiene dividendo la popolazione totale con la superficie totale di un territorio ● Es. Italia censimento 2011: densità media 199 ab./kmq, ma Valle d’Aosta 38 ab./kmq, Campania 423 ab./kmq DENSITÀ’ della POPOLAZIONE MONDIALE ● La densità aritmetica della popolazione è il rapporto tra il numero di abitanti di un’area e la superficie della stessa in Kmq. ● La densità fisiologica è il rapporto tra la SAU (superficie agraria utilizzata) e il numero dei suoi abitanti. ● in giappone dove solo il 12% della terra è coltivabile vengono creati dei terrazzamenti per la coltivazione: modificazione del dato ambientale di partenza per rendere quel terreno modificabile GEOGRAFIA POP 2 Dinamiche demografiche ● La DINAMICA DEMOGRAFICA di una popolazione si compone di: ➔ Movimento naturale (numeri di nati e morti) ➔ Movimento migratorio (numero di immigrati ed emigrati) TASSI DEMOGRAFICI Europa della rivoluzione industriale: prima fase (prima del 1750)(preindustriale), seconda fase (1750-1880)(protoindustriale), terza fase (1880-1970)(tardo industriale), quarta fase (1970-oggi)(postindustriale) Il modello della transizione demografica ● Il modello della transizione demografica, strutturato in quattro fasi, è stato creato a partire dall’evoluzione della popolazione dell’Europa occidentale prima, durante e dopo la Rivoluzione Industriale. ● descriveva il corso che si supponeva avrebbero avuto gli eventi demografici a partire da elevati tassi di mortalità e natalità delle società economicamente meno sviluppate fino a valori bassi e stabili dei paesi economicamente avanzati. ● non riuscì a prevedere che non tutti i paesi in via di sviluppo effettivamente compirono il percorso demografico tracciato dalla popolazione europea, molte società in via di sviluppo si sono fermate al secondo stadio del modello non riuscendo a concretizzare quei cambiamenti economici necessari per passare al terzo stadio, altre società sono riuscite ad aumentare velocemente la speranza di vita grazie all’introduzione di innovazioni tecnologiche e sono passate quasi immediatamente alla terza fase saltando la seconda (sri lanka grazie al largo impiego del ddt che aiutò a combattere la malaria riuscì a far salire la speranza di vita da 44 anni nel 1946 a 60 solo 8 anni dopo) GEOGRAFIA POP 4 Fenomeno delle migrazioni Bisogna innanzitutto distinguere: ➢ Migrazione: spostamento permanente o di lungo termine di un individuo o di un gruppo di persone dal proprio luogo d’origine a un altro luogo ➢ Circolazione: spostamento temporaneo, spesso ciclico, di un individuo o di un gruppo di persone dal proprio luogo d’origine a un altro luogo. Comprende le migrazioni temporanee e i movimenti pendolari Saldo migratorio netto= numeri di immigrati - numero di emigrati Il paese potrebbe quindi avere un numero di immigrati ed emigrati. Il cambiamento demografico di un territorio può essere calcolato attraverso l’equazione demografica che considera sia la crescita naturale di una popolazione ma anche il suo saldo migratorio in un determinato periodo di tempo. Il saldo positivo è quello che si verifica nel caso in cui il numero degli immigrati sia superiore al numero degli emigrati. La maggior parte delle migrazioni può essere attribuita a due categorie: le migrazioni forzate e le migrazioni volontarie. ➢ migrazioni forzate: fanno riferimento al caso in cui una persona o un governo costringono un altro individuo a cambiare il luogo di residenza senza che gli interessati abbiano alcuna voce in capitolo relativamente ai tempi di migrazione, al luogo di migrazione. (tratta degli schiavi) ➢ migrazioni volontarie: fanno riferimento a trasferimenti di lunga durata o permanenti effettuati in seguito ad una scelta, anche se questa scelta diventa necessaria a causa di situazioni gravi. Bisogna distinguere quelle in cui la scelta diventa necessità, da quelle in cui la scelta dipende da un desiderio oppure dalla voglia di migliorare la propria vita. Le cause delle nuove recenti migrazioni si possono riassumere in due grandi categorie: ➢ i fattori di spinta (push factor): fattori di espulsione che derivano da un complesso di relazioni economiche personali politiche intrecciate. (carestie, governi militari) ➢ fattore di attrazione (pull factor): ha giocato il fascino dell’occidente un ruolo decisivo, un secondo fattore di attrazione è quello di riunirsi ai famigliari espatriati, il fattore economico anche gioca un ruolo importante Le migrazioni sono ancora distinguibili in ragione della loro direzione: ➢ migrazioni interne: consistono nel movimento di persone fra regioni di uno stesso paese/stato. Costituiscono un fenomeno molto più ampio rispetto a quelle internazionali. Fenomeno di cui si sente parlare di meno ma è un fenomeno che conosce un coinvolgimento di un numero elevato di elementi. Spostamenti di interi nuclei famigliari non solo di singoli elementi . Coinvolge 740 milioni di persone . (esempio: trasferimento da campagna a città) ➢ migrazioni internazionali: quando un individuo si sposta in maniera permanente da uno stato o da un continente diverso da quello di origine. Nel 2000 le persone residenti in un paese diverso da quello di nascita erano circa 175 milioni. Nel 2017 invece 250 milioni. Ma rimangono solo il 3% della popolazione complessiva del paese. La grande migrazione transatlantica: fine XIX - inizio XX secolo: migrazione molto grande che aveva come direzione gli USA e che in decenni più recenti sta coinvolgendo anche altri paesi. La geografia della popolazione considera anche le analisi delle articolazioni strutturali di una popolazioni, individuare le articolazioni interne riconoscibili sul piano sincronico all’interno di specifiche popolazioni in rapporto alle applicazioni di diversi criteri di classificazioni: STRUTTURE DELLA POPOLAZIONE ● Strutture biologiche ● Struttura occupazionale STRUTTURE BIOLOGICHE ➢ Curve sopravvivenza ➢ Struttura per sesso e per età della popolazione (riconoscibili in una rappresentazione conosciuta come piramide dell’età: istogramma a segmenti orizzontali costruito specularmente rispetto all’asse delle ordinate, sull’asse delle ordinate vanno le classi di età, sulle ascisse viene rappresentata la sopravvivenza delle persona per ciascuna classe. Si riferisce ad uno specifico momento/anno, questo però non vuol dire che non ci dica qualcosa sulla storia della popolazione). Esistono varie tipologie di piramide: ★ Popolazione a lenta crescita: il numero dei nati fino ai 20 vede un livello costante di nascite e questo livello è minore rispetto a quello che esisteva 20 anni prima perchè le fasce successive sono a numero maggiore. ★ Popolazione stabile: ogni fascia di età mantiene un numero di persone che sono all’incirca costanti. ★ Popolazione in declino: si visualizza che ormai da un po’ di tempo il numero dei nati diminuisce sempre di più. Non c’è il tasso di sostituzione ★ Popolazione a forte crescita: base molto larga che vede via via diminuire il numero delle persone nelle fasce d’età. Il numero di persone nella fascia d’età più bassa è elevato. Si è soliti dire che la distribuzione per età di una popolazione riflette il passato, registra il presente, può prevedere il futuro STRUTTURA OCCUPAZIONALE DELLA POPOLAZIONE ❏ Popolazione attiva: popolazione in condizione professionale ❏ Popolazione non attiva: fasce di età al di sopra e al di sotto dell’età lavorativa, casalinghe, studenti ecc. ❏ Popolazione occupata: tutti coloro che esercitano effettivamente un’attività ❏ Indice di dipendenza strutturale: rapporto percentuale tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65+) e la popolazione attiva (15-64 anni) ❏ Tasso di attività: rapporto tra popolazione attiva (14-64) e la popolazione residente x1000 ● Popolazione occupata Ripartizione nei tre settori d’attività: ❖ primario: settore che si occupa della produzione di beni senza trasformazione ❖ secondario: prod. beni con trasformazione ❖ terziario: prod. beni immateriali e servizi TERZIARIO: ★ servizi per le imprese ★ servizi per le famiglie ★ servizi per la collettività ★ settore quaternario: fanno parte le attività di gestione, comando, orientamento politico economico e culturale Queste categorie furono individuate per classificare l’universo professionale dei paesi ad economia avanzata tra gli anni 30 e 50. La loro applicazione ha contesti diversi (nel terzo mondo ci sono dei problemi, il terziario è difficile da individuare e organizzare), rispecchia le categorie della società occidentale ed è difficile trovarlo nei paesi del terzo mondo. Quello che può essere una linea costante da individuare rispetto a queste suddivisioni di categorie è la tendenziale linea che porta a quella che viene definita la terziarizzazione dell’economia. Osservando la distribuzione degli occupati nei tre settori possiamo osservare una linea costante verso una diminuzione del settore dell'agricoltura come occupati e un aumento degli occupati nei servizi. Declino degli addetti al settore primario e secondario in ragione della meccanizzazione a fronte di una grande espansione dei servizi. L’occupazione del settore agricolo suddivisa per aree ci dice che l’africa subsahariana è la regione del mondo con la maggior quantità di impiegati nel settore agricolo. Questo trend ha coinciso con l’aumento del settore dell’industria. GEO DELL’AGRICOLTURA ● Origini dell’agricoltura ● Sistemi agrari e forme di land use ● Organizzazione degli spazi agrari premessa: AGROECOSISTEMA ● Ogni attività agricola si fonda su un insieme di elementi e relazioni che sono propri dell’ecosistema, sui quali essa esercita forme di alterazione e di controllo. ● Ogni sistema agrario è un ecosistema troncato o esportatore: ovvero un ecosistema nel quale la naturale successione di relazioni dei cicli biogeochimici viene interrotta al fine di ottenere una produzione di materia vegetale e animale che viene esportata al di fuori del sistema stesso. ● Ogni agroecosistema pertanto può sussistere nel tempo e mantenersi produttivo solo attraverso un ripristino artificiale dei cicli troncati, con continui apporti di materia (concime o fertilizzanti, acqua) ed energia (lavoro): produttori (colture vegetali) → Consumatori (allevamento) → Raccolto OUTPUT. Come INPUT troviamo il concime, il lavoro, l’irrigazione ● Tra i sistemi medievali si può citare il metodo open field system (campi aperti). Oggi non più praticato ma diffuso tra basso medioevo ed età moderna in europa settentrionale e centro orientale. Sistema caratterizzato da un regime di proprietà fondiaria che alterna e affianca proprietà privata e usi comuni, un orientamento economico di sussistenza ma con una minima apertura verso il mercato e una rotazione biennale triennale obbligata regolata a livello comunitario. Villaggio accentrato sede della comunità. Il territorio viene divisa in due o tre unità di rotazione, all'interno sussistono delle parcelle di proprietà individuale. In ognuno dei campi si alternano diverse colture e maggese. Negli anni di coltura produttiva le parcelle vengono controllate dai singoli proprietari che ne traggono il raccolto, mentre l’anno successivo il campo non avrà la stessa coltura anzi sarà lasciata a maggese (lavorate senza avere un raccolto). I proprietari avranno vari appezzamenti. Spazio che circonda i campi è lo spazio comune e che fornisce all’intera comunità una interazione economica e costituisce una potenziale riserva utile ad una eventuale espansione arativo. Attualmente non è più praticato. Tracce paesaggistiche di questa forma sono ancora visibili nell’europa del nord. ● Un altro tipo di agricoltura è quella Bocage, si trovava in francia. Tipico paesaggio con caratteristiche differenti, caratterizzato da un elevato numero di parcelle molto eterogenee delimitate da recinzioni vive e che ancora oggi sono riconoscibili nei paesaggi agrari presenti in europa. Non più praticato ● Agricolture di tipo tradizionali, prodotto volto alla sussistenza della famiglia, agricoltura nelle quali i mezzi di lavoro usati sono tradizionali e ancora oggi praticate: ➢ agricoltura irrigua ad alta intensità di lavoro e debole integrazione con l’allevamento (risicoltura del SudEst asiatico o policoltura delle oasi); ➢ sistemi ad avvicendamento continuo ad altissima intensità di lavoro e forte integrazione con l’allevamento (Esch, Africa Orientale) AGRICOLTURE DI MERCATO o commerciali (si affermano con la seconda rivoluzione agricolo a partire dalla fine del 18 secolo) ● Sono caratterizzate da: ❏ proprietà privata della terra e dei mezzi di produzione; ❏ orientamento della produzione verso il mercato : si attua una separazione spaziale tra produzione e consumo, con conseguenze sulle destinazioni d’uso del suolo (specializzazione colturale in base alle richieste di mercato);(ciò che viene prodotto non è destinato ad essere consumato da colui che lo produce, ma è destinato ad un mercato) ❏ innovazione tecnologica per aumentare le rese e poi migliorare la commerciabilità del prodotto; (necessario produrre molto per poter commerciale, per produrre molto è necessaria un’innovazione tecnologica, uso di mezzi meccanici per lavorare il terreno) ❏ selettività spaziale (negli ultimi decenni l’azione chiave per sviluppare la produttività agricola è stata l’incremento nelle rese dei terreni già coltivati, le aree coltivabili hanno un loro limite non sono espandibili) ● Esse si affermano a partire dal secolo XVIII nell’Europa nord-occidentale grazie ad alcuni radicali mutamenti: ❏ sviluppo delle conoscenze sulle capacità miglioranti delle piante leguminose e da rinnovo (trifoglio ed erba medica, barbabietole dopo graminacee); (le piante leguminose lasciano delle sostanze nutrienti per le piante che vengono piantate dopo) ❏ passaggio dai sistemi di rotazione maggesati a sistemi ad avvicendamento colturale; ❏ sperimentazione agraria (fertilizzanti, applicazione del principio della macchina a vapore ad attrezzi agricoli) per cercare di aumentare le rese e ridurre i costi di produzione ● L’agricoltura di mercato assume forme specifiche a seconda dei contesti: ❏ Agricolture commerciali contadine in Europa ❏ Agricoltura di piantagione nei Paesi del terzo mondo ❏ Agricolture capitalistiche dei grandi spazi (USA, Canada) Nel mondo esistono centinaia di sistemi agricoli diversi,, anche se alcune regioni del mondo molto estese vengono raffigurate come caratterizzate da sistemi agricoli simili, in realtà alla scala locale esistono importanti differenze La Rivoluzione Verde (terza rivoluzione verde) La Rivoluzione Verde creò un nuovo sistema agricolo dipendente dall’irrigazione, da massicce dosi di fertilizzanti chimici, dalla meccanizzazione e dalla monocoltura di grano e riso. Miglioramenti che si ebbero in seguito agli sforzi mondiali per combattere la fame nei paesi poveri. Negli anni 50 del 900 alcuni scienziati messicani svilupparono una varietà di grano reattiva all’irrigazione e fertilizzanti che aveva rese superiori. Questa specie negli anni 60 venne esportata in india e Pakistan raddoppiando in soli pochi anni la produzione di cereali. Crea un nuovo metodo agricolo con rese molto alte ma con una forte dipendenza dall’irrigazione e massicce dosi di fertilizzanti chimici AGRICOLTURE COLLETTIVE ● Hanno storicamente caratterizzato i paesi socialisti e sono caratterizzate da: ❏ proprietà collettiva della terra e dei mezzi di lavoro; ❏ orientamento della produzione in base alla pianificazione statale dell’economia; ❏ organizzazione collettiva del lavoro IL MODELLO DI VON THÜNEN (PRIMO MODELLO DI LOCALIZZAZIONE AGRARIA) VON THÜNEN: era un economista tedesco, possidente terriero, pioniere della localizzazione dei fatti economici. Ragiona intorno al tema: qual è la logica sottesa alla destinazione d’uso dei terreni che circondano il possedimento . Modello elaborato fine del 700 inizio 800. Modello della DISTRIBUZIONE DEGLI USI AGRICOLI DEL SUOLO intorno ad un CENTRO DI MERCATO ● Il territorio ha un valore economico ● Nelle società pre-industriali, il valore del territorio dipendeva principalmente dalla sua capacità di produrre, dalla sua fertilità (economia di sussistenza) ● Nella società capitalistica, il territorio assume importanza in termini di «valore di scambio» e quindi di valore economico ● Di conseguenza assume importanza l’organizzazione territoriale per ottenere dal «territorio» la maggiore resa economica possibile ● La resa economica non dipende solo dalla caratteristiche intrinseche del suolo Modello della DISTRIBUZIONE DEGLI USI AGRICOLI DEL SUOLO intorno ad un CENTRO DI MERCATO Presupposti: ➔ Territorio uniforme Nella storia della geografia economica, il concetto di territorio è stato declinato in modi molto diversi: nelle teorie della localizzazione il territorio = spazio isotropico privo di attributi ➔ Agricoltura di mercato ➔ Attività agricola unica attività svolta ➔ Costi di produzione fissi e uniformi ➔ unico mezzo di trasporto e costo di trasporto uniforme (varia solo con la distanza) ➔ Costi di trasporto verso il mercato dipendenti da: ★ d (distanza) ★ k (tipo di prodotto per peso, ingombro, deperibilità Rendita = valore del territorio potenzialmente ottenibile da chi ne è in possesso in base alle sue caratteristiche e alla sua posizione. Tipologie di rendita: ● Rendita mineraria: valore determinato dalle caratteristiche del sottosuolo ● Rendita agraria: valore determinato dalle caratteristiche del suolo (fertilità) e dalla sua posizione ● Rendita urbana: valore determinato dalla posizione e dalle esternalità garantite da una determinata posizione ● Su tali basi è possibile valutare la RENDITA offerta dai diversi usi agricoli in rapporto alla POSIZIONE rispetto al MERCATO: ● R= (Prodotto x Prezzo) – C produzione – C trasporto → d.k (i costi di trasporto sono legati alla distanza e dalla localizzazione del prodotto) ● In base a tale calcolo: ★ vicino al mercato: prodotti a k alto ★ lontano dal mercato: prodotti a k basso ● la rendita fondiaria è inversamente proporzionale alla distanza dal mercato. Tanto più sono lontano dal centro di mercato tanto più la rendita sarà bassa; tanto più sarò vicino al centro di mercato tanto più la rendita sarà alta. ● a fronte di un determinato territorio dovrò localizzare le varie destinazioni d’uso del suolo in maniera intelligente rispetto alla loro trasportabilità ● Il modello di Von Thunen non è un modello previsionale ma esplicativo ● Viene studiato uno spazio economico in cui prevalgono le relazioni spaziali (e non le condizioni fisico-ambientali del territorio) ● Il modello è superato dal progresso agricolo: mezzi di trasporto, sistemi di conservazione, trasformazione, refrigerazione GEOGRAFIA URBANA Definizione di città (criteri utili a distinguerla da altre forme abitative) 1. Criterio quantitativo della DIMENSIONE (concentra all’interno dei suoi confini un maggior numero di edifici persone attività) ● fisica (superficie edificata) ● demografica 2. Criterio funzionale FUNZIONI URBANE: più che la mera concentrazione demografica ciò che caratterizza l’insediamento urbano è la complessità delle attività e funzioni che in essa si svolgono per rispondere a : ● esigenze della popolazione interna ● domanda proveniente da territori esterni ● I processi di urbanizzazione hanno prodotto territorialmente una enorme dilatazione fisica delle città (esplosione urbana) al di là dei loro confini fisici e amministrativi tradizionali, con conseguenti problemi di: ★ definizione fisica della città (fusione città/campagna); ★ gestione amministrativa ● Tale dilatazione ha comportato l’emergere di nuove forme insediative: ❏ CONURBAZIONI (fusione di due centri)(si tratta di due o più città vicine che dilatano i propri confini fino a fondersi, esempio è Budapest) ❏ AGGLOMERAZIONI: risultato dell’espansione a macchia d’olio di un centro urbano (Shanghai ha inglobato i distretti che la circondavano, oppure parigi) ❏ MEGALOPOLI: città-regione, vasta area urbanizzata segnata da fitta rete di relazioni funzionali tra più centri (costa Nord Est degli USA) ➢ La megalopoli della costa nord- orientale degli Stati Uniti È la prima città estesa descritta con il nome di Megalopolis dal geografo Jean Gottmann nel 1961. Si estende da Boston a Washington per una lunghezza di circa 600 km. Conta oggi circa 45 milioni di abitanti suddivisi tra decine di città e alcune grandi metropoli come New York. ● Se a scala globale il processo di crescita urbana appare tuttora attivo, tuttavia si registrano segnali di controtendenza nei Paesi ad economia avanzata, interessati negli ultimi decenni dal fenomeno della CONTROURBANIZZAZIONE, caratterizzato da: ★ decremento dei grandi centri ★ crescita delle aree rurali e dei centri piccoli e medi ● Le sue cause possono essere identificate nella rottura del tradizionale rapporto città-industria per: ❖ ristrutturazione del settore industriale per: ➢ diseconomie di agglomerazione (congestione, costo del suolo, rigidità del mercato del lavoro); ➢ diffusione territoriale delle infrastrutture; ➢ nuove tecnologie; ➢ politiche di sviluppo regionale a favore di aree periferiche; ❖ limitata capacità di assorbimento occupazionale da parte del terziario; ❖ crisi ambientale, sociale e fiscale delle grandi città Città diffusa: le città medie e piccole continuino a crescere e che le grandi città pur perdendo degli abitanti continuino a tenere la posizione di comando induce a interpretare la controurbanizzazione come un salto di scala, tale da comportare una urbanizzazione territorialmente diffusa e pervasiva. Processo di dispersione di nicchia caratteristico dei paesi ad economia avanzata che si verifica quando il tasso di consumo di suolo dovuto all'espansione dell'area urbanizzata per scopi residenziali commerciali o industriali supera quello della crescita della popolazione, si forma un tipo di urbanizzazione dispersa caratterizzato da bassa densità di popolazione e presenza di edifici urbani intervallati da spazi liberi dedicati all’agricoltura o allo svago. La città diffusa soddisfa certe esigenze individuali ma ne scarica i costi sulla collettività sottraendo risorse suolo all’agricoltura, richiedendo ingenti investimenti in infrastrutture che devono necessariamente seguire la dispersione urbana. Area servita in minima parte dai mezzi pubblici e quindi rende i residenti per forza dipendenti dall’automobile La città diffusa nell’alta pianura veneta. La città diffusa veneta, tra Padova, Venezia, Treviso e Vicenza (da Munarin e Tosi, 2001) Oltre alle tre maggiori città che compaiono ai lati dell’immagine, si notano gli addensamenti storici dei centri abitati minori e gli allineamenti degli edifici più recenti lungo la rete stradale, con ispessimenti a raggiera attorno alle città e una distribuzione più minuta nella campagna. Quest’ultima segue anche molte strade poderali, comprese quelle che ricalcano l’antica centuriazione romana, ben visibile nella parte centrale della carta, a nord di Padova. RETI o SISTEMI URBANI ● insiemi di città diverse tra loro per dimensione demografica e dotazione funzionale tra le quali – proprio in ragione di tali diversità - si instaurano reciproche relazioni spaziali che le rendono interdipendenti come gli elementi di un sistema. ● Tali relazioni sono costituite da flussi materiali (scambi di persone e merci) e immateriali (rapporti di dipendenza culturale e politica, circolazione di capitali, di informazioni ecc.) Città globali ● Classificazione delle città globali basata sulla geo-grafia delle principali imprese nei settori della contabilità, della pubblicità, della finanza e dei servizi legali. Le città globali di livello alfa svolgono un ruolo dominante in tutti i quattro settori, seguite da quelle beta e quelle gamma. ● Le città globali collegandosi tra loro a scala mondiale formano una rete urbana globale, che ospita le funzioni più prestigiose di alto livello . ● La dimensione demografica non è rilevante questo perché le funzioni rare che esse ospitano sono solo la cima di una piramide che poggia su una grande base di lavori, città in cui la presenza di funzioni di elevato livello offre una vasta gamma di opportunità lavorative che attraggono grandi gruppi di persone. ● Città dove si concentrano le funzioni più qualificate che sono distribuite in queste città all’interno dell’intero pianeta. ● Affinché una città possa essere definita globale deve avere delle specifiche caratteristiche: 1. livello riconosciuto di potere e di influenza politica spesso per la concentrazione di funzioni di governo o istituzionali (es. ONU, Banca mondiale) 2. produzione di conoscenza informazione da parte di soggetti pubblici o privati (esempio documenti governativi, ricerche universitarie, lavori di importanti società finanziarie o imprenditoriali 3. integrazione nell'economia globale 4. volume delle interazioni con le altre città mondiali 5. presenza di un importante aeroporto internazionale 6. offerta di servizi professionali avanzati (contabilità servizi finanziari Assicurazioni settore legale) 7. livello di infrastrutturazione tecnologica (esempio la fibra ottica reti wireless) 8. presenza di forza lavoro altamente qualificata mobile e multiculturale 9. presenza di una struttura della forza di lavoro a 2 livelli con la fascia di livello superiore impiegata nel settore dei servizi (esempio dirigenti delle società finanziarie e custodi) 10. presenza di un'offerta culturale ad alto livello di alto livello ● La struttura assunta dalle relazioni del sistema urbano dipende dalle caratteristiche funzionali dei centri che esse connettono ed è generalmente –ma non sempre- di tipo gerarchico. ● Le gerarchie urbane sono analizzate mediante due metodi: ❏ demografico ❏ funzionale ● METODOLOGIE DEMOGRAFICHE ❏ si fondano sulla dimensione demografica del centro come indicatore della posizione assunta dalla città all’interno di una gerarchia. La cosiddetta legge rango-dimensione (elaborata nel 1940, oggi considerata relativamente superata, criterio considerato superato)(fornisce risultati grossolani e approssimativi) ❏ Legge rango-dimensione: dn = D1/n ● METODOLOGIE FUNZIONALI ❏ L’indicatore dell’importanza gerarchica (RANGO o ORDINE) di un centro urbano è individuato in questo caso nella quantità e qualità delle funzioni che in esso vengono esercitate (un centro è di rango o di ordine superiore o inferiore in ragione di quante e quali funzioni vengono svolte all’interno di quel centro) (il raggio d’azione di tali funzioni può avere una diversa ampiezza territoriale , di conseguenza le diverse funzioni possono interessare un numero maggiore o minore di persone)(l’importanza di una città si può desumere dalle sue funzioni, queste ultime misurabili in base al loro raggio d’azione e impatto sulla vita sociale a diversi livelli territoriali) ● La distribuzione spaziale di FUNZIONI SPECIFICHE e le forme di gerarchizzazione urbana che ne derivano sono spiegabili attraverso modelli utili a leggere le implicazioni territoriali di tali fenomeni ● Il più noto di tali modelli è il MODELLO delle LOCALITÀ CENTRALI o MODELLO di CHRISTALLER MODELLO CHRISTALLER ❖ elaborato da Walter Christaller nell’anno 1930 e riscoperto dalla geografia quantitativa negli anni 50/60. MODELLO delle LOCALITÀ CENTRALI o MODELLO di CHRISTALLER ● Si fonda sulle sole FUNZIONI TERZIARIE (si propone di analizzare come si distribuiscono nelle varie città i servizi per le famiglie) ● Il modello considera in sostanza il ruolo svolto nella organizzazione dei flussi di consumo dalle città in quanto centri erogatori di beni e servizi diretti alla popolazione interna e a quella del territorio circostante. ● Su tali basi generali Christaller delinea un modello di ottimizzazione spaziale della distribuzione delle località centrali sul territorio, postulando: ❏ territorio uniforme: il territorio è uniformemente pianeggiante e la distribuzione della popolazione è omogenea; la facilità di trasporto è identica in ogni direzione e il costo è proporzionale alla distanza; ❏ massima riduzione dei costi di trasporto; ❏ i consumatori cercano di ridurre il più possibile le spese di trasporto acquistando propri beni/fruendo nei servizi nel punto più vicino ❏ I fornitori cercano di massimizzare i profitti localizzandosi sul territorio in modo tale da disporre del mercato più vasto possibile, cioè si distanziano l’uno dall’altro ● Christaller definisce tale ruolo esercitato dalle città attraverso alcuni concetti base: ❏ LOCALITÀ’ CENTRALE: città come centro fornitore di beni/servizi per: attraverso cui il paesaggio urbano cambia nelle sue forme e funzioni. Le due temporalità spesso non coincidono, il tempo con il quale cambia la forma della città o di parti di essa non coincide con il tempo con cui mutano le funzioni (esempio lingotto di torino)) 2) ANALISI dell’ORGANIZZAZIONE dello SPAZIO URBANO in relazione alle strutture e funzioni socio-economiche sottese alla forma materiale. (tipo di indagine sviluppato soprattutto per le città occidentali contemporanee all’interno della geografia economico quantitativa) ➔ In particolare si prendono in considerazione le relazioni tra VALORE e USI del SUOLO URBANO in ragione dei meccanismi del mercato fondiario. Nelle economie di mercato anche il suolo è una merce il cui valore è determinato dall’incontro tra domanda e offerta. Ciò determina: ★ valore superiore dei suoli urbani, per i quali vi è maggior richiesta data la forte concentrazione insediativa e funzionale, rispetto ai suoli agrari, il cui valore è più vicino al valore d’uso; ★ differenze di valore tra diverse zone della città, secondo una precisa geometria: valori massimi al centro e via via decrescenti verso la periferia. Le imprese sono disposte a pagare un prezzo tanto più elevato quanto più alti sono i vantaggi che potrà ricavare per metro quadro da una posizione centrale. La posizione centrale è la posizione che ha il maggior costo in termini di uso del suolo, man mano che ci si allontana dal centro il valore del suolo diminuisce. I vantaggi di collocare un’azienda nel centro e quindi fortemente connessa non saranno mai così elevati da eguagliare i costi dell’affitto La tradizionale curva del valore del suolo ● Le curve di offerta di rendita descrivono il variare del valore e dell’utilizzo dei terreni all’interno di una città. È probabile che chi gestisce attività come il commercio al dettaglio, che trae un vantaggio dai flussi pedonali, o i servizi di consegna, per i quali è conveniente essere vicini ai propri clienti, sia disposto a pagare di più per insediarsi in una posizione centrale e facilmente accessibile ● Tale schema spaziale è riconducibile ai maggiori vantaggi in termini di ACCESSIBILITÀ’ garantiti agli utenti delle posizioni centrali. Ciò determina una forte domanda per queste ultime, a fronte della rigidità dell’offerta, e di conseguenza un aumento del valore del suolo MODELLI DELLO ZONING ● Il modello visualizza come si distribuiscono le funzioni all’interno del suolo urbano. Le diverse funzioni/usi del suolo urbano si distribuiscono entro la città tenendo conto di: ➢ entità dei vantaggi offerti dall’accessibilità ai diversi tipi di funzioni ; ➢ entità dello spazio occupato; ➢ capacità di spesa dei diversi settori economici ● In base a tali meccanismi solitamente il centro urbano è occupato da attività terziarie elevate e quaternarie (banche, pubblica amministrazione, attività culturali ecc.), mentre le funzioni industriali e residenziali occupano spazi più periferici. ● Si è ricondotta tale distribuzione degli usi del suolo a diversi MODELLI dello ZONING (modelli dell’articolazione funzionale dello spazio urbano). ● I primi modelli di descrizione della struttura delle città americane Il modello delle zone concentriche di Burgess. Diversi modelli di uso dei terreni si sviluppano per anelli concentrici intorno al centro della città. Secondo questo modello il centro della città sarà occupato dal central business district (centro di potere), a questo segue la fascia chiamata Inner City occupata da case e uffici commerciali e piccole industrie, a seguito troviamo la fascia della cintura industriale con abitazioni industriali, a seguito troviamo la fascia delle residenze medio altre, a seguito l’ultima fascia occupata dalle residenze più alte. Chicago degli anni Venti studiata da Burgess ● Il modello dei settori di Hoyt. Denominato modello dei settori. Secondo questo modello, le reti di trasporto influenzano l’insediamento delle attività produttive, che tendono a concentrarsi lungo i fiumi o le linee ferroviarie, ma anche la crescita dei quartieri residenziali destinati alle classi più agiate, che sorgono solitamente in corrispondenza delle infrastrutture di trasporto più veloci. Il fenomeno del filtraggio si verifica quando gli strati sociali più benestanti si spostano verso nuovi quartieri e le loro residenze si rendono disponibili per le classi medie, che a loro volta lasciano spazio ai ceti con minore disponibilità economica ● Modello di Harris e Ullman. Cosiddetta teoria dei nuclei multipli. I due geografi sottolinearono come le città non abbiano un solo centro commerciale ma abbiano più nuclei centrali. Si tratta di città all’interno delle quali sono riscontrabili delle zonizzazioni sia concentriche sia a settori. Le grandi città si sviluppano espandendosi verso la periferia partendo da più nodi di crescita, nodi che sono relativi a funzioni speciali (commerciali ) e si sviluppano originariamente in risposta ai benefici derivanti dall’associazione di attività simili. GEOGRAFIA DELL’INDUSTRIA ➢ Processi di industrializzazione e fasi di localizzazione dell’industria ➢ Ordinamento spaziale dell’industria Processi di industrializzazione e fasi di localizzazione dell’industria ● fase paleotecnica ➢ trova il suo esordio all’inizio della rivoluzione industriale quando i sistemi di produzione precedenti vennero sostituiti da quelli dell’azienda capitalistica che introdusse innovazioni straordinarie nell’organizzazione del lavoro ➢ La rivoluzione industriale ebbe luogo in Inghilterra alla fine del 18 secolo grazie a tre elementi essenziali ❖ Grande disponibilità di Capitale (posizione dominante dell’inghilterra nell’economia mondiale) ❖ Larga disponibilità di Manodopera ❖ Serie di Innovazioni tecnologiche che consentirono di aumentare la produttività, in particolare la spoletta volante (consentì la tessitura automatica), la giannetta (macchina in grado di creare un filo), macchina a vapore ❖ Industria si trasforma a vera e propria industria ❖ la Geografia dell’industrializzazione in Inghilterra è stata influenzata dalla distribuzione di risorse (carbone/ferro), in questa fase infatti le fabbriche vengono localizzate vicine alle fonti di energia e miniere di carbone ❖ l’avvento dell’industria porta un cambiamento radicale nell’organizzazione dello spazio, sia per l’impianto delle industria, sia per la costruzione delle reti di trasporto, trasferimento dalle campagne di lavoratori vicino alle fabbriche. Avvio di un processo di concentrazione delle popolazioni nelle città. Questa rivoluzione industriale si diffonde dall’inghilterra nel mondo in diverse fasi: 1. prima fase : 1760-1880 . Dall’inghilterra si diffonde in Olanda Francia Belgio Germania Stati Uniti. Protagonista di questa fase è la borghesia imprenditrice (colei che detiene il capitale) 2. seconda fase: fase neotecnica 1880-1950 : ➔ La rivoluzione industriale interessa anche Russia Giappone Canada Italia e extraeuropei Shanghai Bombay Monterrey (Messico) S. Paulo ➔ La risorsa utilizzata in questa seconda fase è l’energia. Consente di annullare un vincolo di localizzazione, fino a quel momento si usava il carbone, mentre con l’affermazione dell’energia anche i paesi poveri di carbone possono partecipare allo sviluppo industriale ➔ affermazione di nuovi fonti energetiche ➔ grande crescita delle reti dei trasporti 3. fase neotecnica dagli anni ‘50 assume nuove caratteristiche ➔ Continua lo sviluppo industriale l’interno dei singoli paesi secondo modelli di centro-periferia ➔ Paesi extraeuropei che partecipano alla rivoluzione industriali Hong Kong Singapore Corea del Sud Taiwan ➔ dagli anni ’80 Indonesia Malesia Filippine Tailandia ➔ Cina dal 1979 soltanto nelle zone ZES ➔ India dal 2000 soltanto nelle zone ZES ZES zona economica speciale: un’area industriale che funziona secondo politiche e leggi diverse rispetto al resto del paese in cui si trova, con lo scopo di attirare e sostenere una produzione orientata alle esportazioni attraendo capitali stranieri. Ulteriore incentivo nelle zes è la proibizione o forte limitazione delle attività sindacali. Queste aree sono di dimensioni variabili, spesso recintate. Sono in forte aumento nei paesi in via di sviluppo e il loro numero ha modificato la geografia della produzione in zone periferiche e semiperiferiche. Tra il 1975 il 2006 il numero delle zes è cresciuto da 79 a 3500, oggi queste zone danno lavoro a circa 66 milioni di persone, due terzi delle quali vivono in cina. Ma da cosa dipendono le scelte localizzative di una fabbrica? MODELLO DI WEBER (modello del primo 900 per spiegare la locazione dell’industria)(riferibile alla fase paleotecnica) La teoria di Weber –riferibile all’era paleotecnica- si fonda sul principio che per massimizzare i profitti bisogna minimizzare i costi di trasporto. ● Ogni industria deve sostenere costi di trasporto relativi ai flussi che la legano a due poli: ★ RISORSE: materie prime/ fonti di energia da luoghi di estrazione ★ MERCATO: verso cui sono destinati i prodotti. ● La distanza quindi costituisce la variabile fondamentale in termini di costi di trasporto e di vantaggi localizzativi. ● Poiché i costi di trasporto dipendono da distanza (d) e tipo di merce (k), l’industria tenderà a ridurre la distanza rispetto al polo per il quale l’incidenza di k è più forte, tenendo conto che il processo di trasformazione industriale implica una perdita o aumento di peso/ingombro tra risorse e prodotto finito. ● Si può in proposito distinguere tra: ● Industria in Europa: non è un’unica concentrazione in tutte le aree, ma all’interno di quelle aree sussistono delle aree di sviluppo e delle aree in cui il processo di industrializzazione non è così rilevante ● Industria nel Nord America (idem) ● Industria nell’area ex sovietica (idem) ● Industria in Asia (idem) Il processo di delocalizzazione provoca conseguenze nel paese dove l’azienda viene dismessa. Dismissione industriale ● Le cause della dismissione industriale sono: ➔ esigenza di una ristrutturazione del processo produttivo (nuovi impianti che richiedono spazi diversi) ➔ delocalizzazione (spostamento dell’industria per sfruttare nuove e migliori economie esterne) ➔ abbandono (fine dell’esperienza produttiva) La deindustrializzazione Gli spazi industriali dismessi lasciano un vuoto industriale. I processi deglomerativi sono iniziati tra la fine degli anni 1970/1980 quando le organizzazioni produttive sono divenute obsolete. Vuoti industriali sono diventati in alcuni casi delle opportunità per il ridisegno della città. I settori più coinvolti dalla dismissione sono stati la siderurgia, la metallurgia, la chimica. Le riconversione ad altri usi sono le più diverse e interessano al geografo proprio per la rifunzionalizzazione e il ridisegno territoriale che si rende necessario nel caso di un lascito industriale di un luogo che viene abbandonato e lascia sul territorio un grande segno. ● L’ex stabilimento di produzione di acciaio a Bethlehem in Pennsylvania. ● Nel 2009, all’interno della ex fabbrica di acciaio di Bethlehem è stato aperto un casinò. GEOGRAFIA DELLO SVILUPPO ● Indicatori del livello di sviluppo ● Modelli delle manifestazioni territoriali del sottosviluppo ● sottosviluppo: cominciò a circolare negli ambienti diplomatici statunitensi in occasione delle prime campagne di aiuto per le economie più povere intorno agli anni 50, queste campagne portarono a conoscenza dell’opinione pubblica le condizioni di vita disastrose di una gran numero di paesi asiatici e africani. Le campagne non risparmiavano critiche ai paesi colonizzatori francia e gran bretagna) Nel 1947 gli USA annunciarono i loro aiuti a sostegno dei governi minacciati dalla rivoluzione comunista. Poichè la parola sottosviluppo aveva una connotazione negativa venne sostituita negli ambienti burocratici da “paesi in via di sviluppo”. Nel 1962/1964 apparve la nuova espressione di terzo mondo (ebbe un grande successo nei riguardi della politica degli USA per quanto riguardava gli aiuti) . La parola terzo mondo in realtà deriva da un gioco di parole di Alfred Souvid, egli aveva utilizzato l’espressione terzo stato usata nella rivoluzione francese per indicare i rappresentanti del popolo. All’inizio degli anni 50 Souvid pensava che i paesi non industrializzati costituissero una maggioranza che indicava un diritto allo sviluppo. Un altro termine utilizzato è quello di periferia, introdotto dagli economisti marxisti, secondo il quale l’economia mondiale era organizzata da secoli in un sistema di scambi non paritari che finiva per concentrare in un centro i paesi industrializzati le ricchezze sottratte alle periferie. Oggi il termine sottosviluppo è considerato passato e si parla di paesi poco sviluppati oppure di NIC (paesi di recente industrializzazione) SVILUPPO ● Processi che determinano cambiamenti positivi nel benessere economico, nella sua distribuzione tra le classi sociali e nella qualità della vita degli abitanti e dei lavoratori. ● nel 1980 la commissione indipendente sullo sviluppo internazionale nota come Brandt introduca il concetto di nord e sud del mondo facendo riferimento ad una generalizzazione funzionale ad enfatizzare le distinzione fra le nazioni economicamente avanzate dell’emisfero settentrionale e tutto il resto del mondo. Possiamo dire che è nell’emisfero settentrionale che si trova ( eccezione australia e nuova zelanda) la maggior parte dei paesi avanzati. Al di sotto del 40 parallelo si colloca quasi la totalità dei paesi in via di sviluppo. Indicatori del livello di sviluppo ● Tradizionalmente il livello di sviluppo di un paese viene valutato in relazione alla sua capacità di produrre ricchezza attraverso l’applicazione di parametri economici quali ➔ PIL (valore totale dei beni e servizi prodotti da un paese durante un dato periodo)(ha tuttavia dei limiti importanti, riflette solo il valore monetario delle entrate ufficiali dell’economia formale non riuscendo invece a intercettare il valore dei beni e servizi prodotti attraverso l’economia sommersa o informale. è un indicatore che non fornisce informazioni sulla uniformità o disuguaglianza di distribuzione della ricchezza all’interno di un paese, il pil poi non tiene conto dei costi sociali e ambientali associati al consumo di risorse utilizzate nella produzione dei vari beni e servizi ) ➔ reddito pro-capite (rapporto tra il pil di un dato anno e il totale della popolazione di un paese nello stesso anno, dovrebbe riflettere la produzione media per persona) ➔ PPP, purchasing power parity = parità dei poteri d’acquisto ● Si è affermata tuttavia la consapevolezza dei limiti dell’approccio tradizionale: ➔ difficoltà a stabilire il valore delle soglie (a partire da quale valore del pil un paese è definibile sviluppato o meno) ➔ significato dei valori globali o medi che non danno ragione degli squilibri interni nella produzione di ricchezza ● Si è inoltre posta in discussione una visione esclusivamente economico/quantitativa che identifica sviluppo e crescita produttiva e si è così andato affermando sia nel dibattito scientifico sia in quello politico il più ampio concetto di SVILUPPO UMANO, così definito: ➔ “Processo di ampliamento della gamma di scelte della popolazione, una vasta scala di opzioni, le più importanti delle quali sono una vita lunga e sana, la possibilità di studiare e di accedere alle risorse necessarie per uno standard di vita dignitoso, a cui vanno aggiunte la libertà politica, la garanzia dei diritti umani e il rispetto di se stessi” ● Al fine di stabilire la giusta graduatoria tra paesi sviluppati e meno sviluppati che faccia riferimento non soltanto agli aspetti economici occorre che siano presi in considerazione degli indicatori compositi.Si impone allora l’adozione di indicatori compositi: ❏ indicatori economici ➔ PIL ➔ reddito pro-capite ➔ struttura occupazionale della forza lavoro ➔ produttività per addetto ➔ consumo energia pro-capite ➔ sviluppo infrastrutture ❏ indicatori sociali e di qualità della vita ➔ tassi di scolarità e alfabetizzazione ➔ tassi di disoccupazione ➔ calorie pro-capite ❏ indicatori demografici ➔ tassi di natalità ➔ Tassi di mortalità ➔ incremento naturale ➔ mortalità infantile ➔ speranza di vita Nonostante questi correttivi alcuni esperti sostengono che gli indicatori da soli non siano sufficienti per valutare i reali cambiamenti, perchè lo sviluppo comprenderebbe molto di più di una crescita degli stipendi o l’accesso alla fornitura dell’acqua, di conseguenza i geografi e altri studiosi sono interessati a combinare una serie di indicatori utili a creare degli indici che forniscano una valutazione più ampia e inclusiva dello sviluppo di un paese. Tra questi indici il principale è: ● l’Indice di Sviluppo Umano (ISU/IHD) che considera: ➔ speranza di vita alla nascita + tasso di alfabetizzazione degli adulti + PIL pro-capite ➔ rappresenta una misura dello sviluppo. Ogni anno viene realizzato un rapporto sullo sviluppo umano con la valutazione dello sviluppo del mondo partendo dall’esame dell ISU dei singoli paesi ➔ L’indice di sviluppo umano (ISU). Il valore dell’indice di sviluppo umano si muove da 0 a 1, e può essere utilizzato come misura relativa dello sviluppo umano. Valori vicini a 1 indicano più alti livelli di sviluppo umano, nel Sud-est asiatico l’indice è molto basso perché gli adulti in media frequentano le scuole per non più di cinque anni. ➔ Altri indicatori recentemente messi in atto mirano a calcolare il benessere di una società riferendosi anche ad un indice di sviluppo di genere, distinguendo all’interno di un paese quanto il livello di reddito delle donne è paragonabile a quello degli uomini. Indice BES (benessere equo e sostenibile) che integra indicatori economico sociali con indicatori ambientali ● Il tentativo di individuare paesi non sufficientemente sviluppati iniziò negli anni 50 quando si iniziarono ad individuare una serie di «criteri di sottosviluppo»: 1. alimentazione insufficiente; 2. gravi carenze nei settori dell'istruzione e della sanità (diffuso analfabetismo, malattie endemiche di massa, forte mortalità infantile); 3. risorse poco sfruttate o sperperate; 4. elevata percentuale di popolazione agricola con bassa produttività; 5. ridotto tasso di urbanizzazione e modesta consistenza dei ceti medi; 6. industrializzazione debole o assente; 7. ipertrofia e parassitismo del settore terziario; 8. basso reddito pro capite; 9. diffusione di disoccupazione, sottoccupazione e lavoro infantile; 10. dipendenza economica dai paesi sviluppati; 11. forti diseguaglianze sociali; che poggia su elevate immissioni di capitale per persona. Al contrario le regioni periferiche possiedono una forza lavoro meno qualificata, un sistema di produzione basato sul lavoro più intensivo, regioni sottomesse a un dominio coloniale, politicamente deboli e sono prive di economie diversificate . Tra stati centro e periferie si localizzerebbero delle regioni semiperiferiche caratterizzate da una produzione manifatturiera a capitale intensivo e da un’economia diversificata, esse possono essere stati centro in declino o regioni un tempo periferiche e oggi in crescita. Le relazioni fra questi tre elementi sono dinamiche. Sistema nel quale possono cambiare le condizioni ma non sarebbe possibile che tutti i paesi mirino ad appartenere ad un centro Modello centro-periferia ➔ Nucleo teorico di interpretazione del sottosviluppo basato su teorie che si fondano su una critica della teoria neoclassica dell’equilibrio di mercato, secondo la quale la crescita economica è un processo continuo e lineare che produce spontaneamente una equilibrata allocazione delle risorse entro il sistema economico. ➔ Secondo gli autori di tale teoria (Myrdal, Hirshman, Friedman) la crescita economica comporta invece necessariamente squilibri sociali e territoriali tra centro e periferia CENTRO (CORE AREAS) PERIFERIA Presenza di fattori iniziali favorevoli ↓ Innesco precoce della crescita ↓ Economie di agglomerazione e processi cumulativi Dipendenza dal centro da cui: ● importa manufatti ● esporta risorse, forza lavoro e capitali perdendo fattori fondamentali per lo sviluppo (scambio ineguale) ● Tale dialettica può essere contrastata da fattori di riequilibrio: ➔ spontanei (effetti di diffusione della crescita dal centro alla periferia – Hirschman) ➔ determinati politicamente (Myrdal) ● Su questa base teorica Friedman ha elaborato una tipologia di regioni economiche applicabile a diverse scale spaziali ● REGIONI ❏ CENTRALI ➢ poli urbano-industriali ➢ concentrazione di ★ tecnologie ★ infrastrutture ★ lavoro ❏ TRANSIZIONE (livelli superiori) ➢ dipendenti dalle prime ★ intenso sfruttamento risorse ★ immigrazione ★ rapida crescita ❏ FRONTIERA ➢ regioni periferiche a popolamento recente ★ intenso sfruttamento risorse ★ immigrazione ❏ TRANSIZIONE (livelli inferiori) ➢ aree periferiche di antico popolamento ★ emigrazione ★ declino economico Ciascuna di queste regioni avrebbe delle caratteristiche che non sono immutabili ma che consentirebbero un eventuale passaggio a livelli superiori o inferiori
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