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GEOGRAFIA REGIONALE ECOSOSTENIBILITà, Appunti di Geografia

appunti del corso di geografia regionale anno 2017/18 da 9 crediti con la professoressa Dal Borgo

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 29/12/2018

Frapgram
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3.8

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Scarica GEOGRAFIA REGIONALE ECOSOSTENIBILITà e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOGRAFIA REGIONALE 2017/2018 20/09/2017 La geografia regionale è una branca della geografia umana e con essa condivide aspetti in comune. I geografi, padri fondatori della geografia, sono gli stessi sia per la geografia regionale che per quella umana. La geografia regionale si occupa delle diverse regioni del pianeta. Il concetto di regione geografica è difficile da definire, è un concetto che i padri fondatori hanno espresso e noi ci occuperemo di capirne il significato e le variazioni che ha subito fino ad oggi. La suddivisione della geografia nelle sue varie branche è un fatto recente: vi è quella fisica, urbana, storica, di popolazione. Questa grande varietà inizia a manifestarsi intorno al XIX secolo, prima di questa epoca la geografia era legata e associata alla cartografia (geografia=disegno della terra/ descrizione della terra). In epoca più avanzata alla fine del medioevo veniva definita in base ai grandi viaggi di scoperte. Con il termine geografia si faceva riferimento a un ventaglio di conoscenze molto ampie (studio del popolo, della storia, delle rocce...) mantenendo però un'impronta molto descrittiva: si descriveva ciò che si osservava, questa sua essenza rimane fino alle soglie dell'età contemporanea. Soltanto in epoca tardo moderna si iniziano a cercare le cause dei fenomeni che si osservavano e anche le connessioni e i legami con altri fenomeni, ovvero si cercava di capire perché quello che si vedeva accadeva. In questo momento nasce la geografia moderna che poi si dividerà nelle varie branche (800-900). Oggigiorno viviamo in una società pluralistica e multiculturale ed è quindi importante definire il concetto attuale di regione geografica. I geografi da tempo hanno imparato che le diversità che caratterizzano il nostro mondo debbano essere conosciute perché possono essere valorizzate in molti modi e anche perché conoscere le diversità promuove un senso di solidarietà tra le diverse culture; la non conoscenza porta a conseguenze negative. I geografi oggi di cosa si occupano? La geografia oggi non è più una mappa con dei simboli sopra, la geografia oggi ci aiuta a capire le interconnessioni tra i gruppi umani e gli ambienti di vita e permette di acquisire una conoscenza utile a orientare le scelte politiche sia per il presente che per il futuro. Sia nel passato che nel presente i geografi tendono a “sporcarsi i piedi” addentrandosi nel mondo. Pensare geograficamente vuol dire essere consapevoli del fatto che le persone e i luoghi non esistono in maniera isolata, ma sono profondamente interconnessi. Ciascuna persona è un luogo. Veniamo tutti da un dove che portiamo dentro di noi, anche se viviamo in un'epoca post-moderna. Questo legame è importantissimo ed è quello dove si soffermano i geografi. La geografia non è interessata solo al dove, ma anche al come: legami spirituali che hanno unito i gruppi umani ai luoghi. I luoghi spesso erano usato come fonte di materia prima e risorse; noi siamo legati grazie all'atto dell'agricoltura instaurato nel neolitico, è l'attività che ci permette di vivere. I luoghi sono composti da diversi elementi come i boschi, i fiumi, luoghi di culto. Pensiamo al valore che i gruppi umani attribuiscono ai luoghi: tutto questo genera senso di appartenenza, senso di identità. Questa identità ha due accezioni: legata all'individuo e legata alla collettività. Il senso di appartenenza favorisce il senso di responsabilità, di cura dei luoghi; i più grandi conflitti ambientali dei nostri giorni sono strettamente legati a queste tematiche, ai valori che si attribuiscono ai luoghi e scaturiscono nelle popolazioni impoverite (ex: problema della foresta amazzonica) Otto concetti geografici che servono per approcciarsi allo studio delle regioni che formano il mondo: 1. luogo 2. tempo 3. spazio 4. interconnessione 5. sostenibilità 6. ambiente 7. scala 8. cambiamento Il luogo e lo spazio non si equivalgono: il primo mette in campo valori intangibili e immateriali (ex: il senso di identità, appartenenza) mentre il secondo è misurabile, definibile, calcolabile. Il tempo è quello che porta avanti i cambiamenti; l'interconnessione è legata al tempo e alle persone soprattutto per un punto di vista di conseguenze; la sostenibilità dice quanto una regione è più o meno sostenibile; l0ambiente è fondamentale perché noi abitiamo su un sostrato fisico e infine la scala è importante per la dimensione dei territori sulle carte. 22/09/2017 Le regioni geografiche Regione: porzione di superficie terrestre che è conosciuta dall'uomo, è utilizzata, è organizzata ed è delimitata. Quattro sostantivi differenti con quattro significati differenti. Questo concetto è uno dei casi della geografia e precede la nascita della geografia come disciplina scientifica. È caratteristica dell'uomo sin dalla sua nascita l'esigenza di regionalizzare e da questo è distinto dalle altre specie: bisogno di definire il teatro delle proprie azioni, definire il territorio di appartenenza. Parlare oggi di regionalizzazione, proporre limiti sicuri, appare anacronistico perché i confini oggigiorno appaiono come elementi da superare. Dunque nasce l'esigenza di regionalizzare da una consapevolezza molto importante: la capacità di gruppi umani di intervenire sui territori nel bene e nel male, nasce anche dalla volontà di sentirsi partecipi delle sorti di tutto il pianeta. Quindi per questi motivi la ripartizione della superficie terrestre in unità distinte sta acquisendo un nuovo valore che diventa culturale ma anche un'importante cooperativa. Spesso i cittadini si ritrovano in momenti di rischio di compromissione della proprio regione e così nascono le associazioni per la salvaguardia del territorio. coniato da lui, ma da un suo allievo. Egli opera nella seconda metà dell'800 spingendosi sul primo ventennio del 900 ed è stato il protagonista della costruzione di una geografia più sensibile nei confronti del comportamento sociale del territorio. Nuova idea del concetto di regione geografica. Per comprendere la portata rivoluzionaria di questa teoria dobbiamo considerare due fattori che segnarono il periodo in cui De la Blache viveva: da un lato le trasformazioni della società, dall'altro le prime manifestazioni di regionalismo che si producevano nella Francia di quel periodo. Un altro elemento importante da considerare nel quadro globale è che negli anni di transizione tra 800-900 assistiamo alla fase più intensa della seconda rivoluzione industriale che aveva visto la scoperta di nuove fonti di energia primaria: il petrolio e l'avvento dell'elettricità i quali portarono ad enormi cambiamenti. Queste scoperte mutano il quadro economico generale industriale e producono effetti straordinari sull'organizzazione del territorio. Se prima la nascita delle attività manifatturiere era determinata dall'ubicazione delle fonti, adesso attraverso l'avvento del petrolio e della distribuzione energetica non più in maniera vincolistica perché il motore a scoppio, altra invenzione, permetteva il trasporto di materie prime e di energia; ma per trasportare l'energia bisognava operare delle trasformazioni nel territorio: costruzione delle infrastrutture come elettrodotti, ferrovie, trafori, strade... . 25/09/2017 esame per 9 crediti 1/12 Non tutte le correnti di pensiero geografiche hanno consapevolmente parlato di regione geografica, alcuni delle più importanti teorie sono fatte a posteriori presumendo una teorizzazione dalle teorie del padri fondatori. Tra fine 800 e inizio 900 si vive una grande fase di trasformazioni sia nella società a livello storico sia a livello di pensiero geografico: in particolare si evidenzia la figura di De la Blache in ambito francese come padre del possibilismo, dalla quale si può ricavare una evoluzione del concetto di regione. Un altro elemento che cambia gli assetti territoriali introdotto in questo periodo è l'avvento della grande fabbrica: la rivoluzione industriale favorisce l'avvento delle fabbriche nelle città. Cambia anche l'organizzazione del lavoro: la grande fabbrica introduce anche tutto quell'apparato di attività terziarie che prima era soltanto abbozzato e che viene arricchito dall'introduzione di macchine d'ufficio(macchina da scrivere), nasce anche l'orario dell'ufficio moderno (dalle 8 alle 5), e tutti i rapporti e le comunicazioni di vario genere. De la Blache attribuisce sempre più pero alle azioni degli uomini, cambia la prospettiva con cui viene analizzato il rapporto tra i gruppi umani e il loro ambiente di vita: De la Blache vuole cogliere quelle che sono le radici storiche di tutti gli ambienti di cui era testimone, e utilizzava le radici storiche come chiave di lettura per capire i differenti modi di organizzazione del territorio. Molto importante da aggiungere al quadro generale ciò che stava vivendo la Francia di quell'epoca: forte sentimento di regionalismo. De la Blache non nasce come geografo, la sua teoria di regione geografica viene proposta dai suoi allievi e la sua opera principale che vede la luce nel 1922 si intitola “principi di geografia umana”, il merito dei suoi allievi è stato quello di leggere la sua teoria e le sue idee estrapolando dalle sue considerazioni una nuova idea di regione geografica che si evince considerando tre temi principali: • una nuova concezione dei rapporti umani con l'ambiente • concetto di genere di vita, su questo concetto è impostata tutta l'analisi che De la Blache fa delle culture in relazione al territorio che abitano • concetto di paesaggio, che davvero diventa argomento privilegiato d'indagine dei geografi successivi e diventa momento di sintesi che stava attraversando dei notevoli cambiamenti. De la Blache opera una sorta di ribaltamento teorico rispetto a Ratzel, la causalità unidirezionale viene sostituita da un principio di causalità complessa nel quale i rapporti tra i gruppi umani e il loro ambiente fisico vengono interpretati in termini di azione e di reazione che non sono determinati dall'ambiente in sé. Quindi i gruppi umani sono definibili come fattori geografici, ovvero hanno la possibilità di modificare il proprio ambiente di vita, sono sia attivi che passivi; non si perde l'elemento di ricezione dello stimolo proveniente dall'ambiente esterno, ma le popolazioni possono reagire in maniera differente anche in ambienti simili a seconda della propria cultura e del livello tecnologico di cui sono dotati: da un lato colgono le possibilità che sono offerte dagli ambienti, dall'altro lato reagiscono in base alle proprie caratteristiche culturali. È importante anche l'aspetto storico: gli eventi avrebbero potuto prendere un'altra piega, ma per via di un accidente storico le azioni si sono svolte in quel modo. Non possiamo parlare di determinismo perché tutto quello che riguarda l'uomo è contingente e la reazione umana non è prevedibile. La concezione possibilista di regione può essere sintetizzata in quattro punti: • la natura non esprime soltanto vincoli, ma anche possibilità • le comunità pur all'interno di condizionamenti fisici esercitano una scelta, che veniva negata nel determinismo • la scelta viene compiuta in base alla cultura delle popolazione, alla tecnologia e in precisi momenti storici • l'uomo è un fattore geografico in grado di cambiare il suo ambiente di vita. Una delle innovazioni di De la Blache è il concetto di genere di vita: insieme di comportamenti sociali che hanno a che fare con il territorio. È un complesso di abitudini, di concezioni, di sfruttamento dei territori, di elementi culturali e della tradizione che plasmano i territori. Questo concetto è stato molto importante nella teoria del possibilismo e veniva applicato soprattutto alle società più tradizionali, però a partire dalla seconda rivoluzione industriale e dall'urbanizzazione iniziava a perdere di valore, aveva dunque bisogno di un aggiornamento, in particolare questo aggiornamento venne fornito da un geografo francese M. Sorre cercando di includere tutti quegli aspetti che erano formati da elementi più spirituali e più sociali. Sorre cercava di contrastare quel processo di omogenizzazione dei generi di vita che si iniziava a intravedere in virtù dell'industrializzazione. Questo concetto rimane molto importante nella teoria geografica perché permette di individuare certi territori e la cultura che li ha caratterizzati. Altro concetto importante è quello di paesaggio che viene sottoposto a un'intensa revisione da parte dei geografi allievi di De la Blache. Questo concetto prima aveva una forte matrice naturalista, ora si arricchisce di elementi umanistici che permettono di aumentare la capacità interpretativa del concetto stesso. Il concetto di paesaggio difenda fondamentale: la geografia diventerà la scienza del paesaggio. Come possiamo definire il paesaggio? Il paesaggio è una combinazione di tratti fisici e umani che conferiscono a un territorio una particolare fisionomia facendone un insieme uniforme, ben circoscrivibile, il paesaggio esprime uno stato che è momentaneo, di determinati rapporti, esprime un equilibrio instabile, il tipo di economica, le scritture demografiche e sociali del gruppo umano che opera. Inoltre ogni paesaggio incorpora in se stesso rendendoli visibili tutta una serie di modi di organizzazione del territorio ereditati dalle precedenti epoche. Il paesaggio costituisce la sintesi visibile della genesi, della trasformazione, della sovrapposizione di diversi modi di utilizzazione del territorio. È come se fosse un libro che deve essere sfogliato. Sono processi costanti. 1938 → congresso geografico nazionale. Come arriviamo all'idea di regione secondo il possibilismo? Secondo gli allievi di De la Blache le regioni sono porzioni di superficie terrestre caratterizzate da un paesaggio o da una combinazione di paesaggi, la geografia regionale deve studiare gli elementi di territori che differenziano le diverse regioni dalle une alle altre. La regione diventa una regione storico- culturale, non solo fisica. Un esempio di regione storico-culturale è la regione delle Langhe, del Monferrato, le Cinque Terre, il Chianti: insieme di elementi fisici e naturali e forme legate all'azione umana come le coltivazioni, le abitazioni. La geografia di matrice vidaliana viene anche definita geografia storicista, oltre che possibilista, perché coglie e tiene in considerazione l'evoluzione storica dei paesaggi e degli ambienti di vita. Questa geografia fonda una storta di metodologia di ricerca sul paesaggio attraverso una produzione molto vasta su monografie regionali trattati a singole regioni, concentrandosi in particolare sul territorio francese. Tutte le monografie avevano uno schema espositivo codificato: vi era una storta di introduzione nella quale si dichiaravano gli obiettivi della propria analisi, po vi era una parte dedicata a presentare tutti gli aspetti fisici del territorio (morfologia, clima, fauna, vegetazione...), poi si passava ad un'analisi degli elementi demografici ed economici (tipo di popolazione, età media, tasso di natalità e mortalità, attività economiche, tipi di insediamento...). Altro capitolo delle monografie era dedicato a un excursus su tutto il territorio considerando la sua evoluzione storica fino ai giorni in cui scriveva il ricercatore, questo serviva per spiegare le condizioni attuali del territorio preso in considerazione. Infine l'ultima parte era costituita da una riflessione conclusiva che il geografo proponeva cercando di mettere in luce i caratteri distintivi del paesaggio, il rapporto che legava la popolazione e il territorio. Schema applicato in maniera metodica e ripetitiva. Tutto ciò nel corso del tempo porta ad una serie di reazioni che a loro volta fanno evolvere ulteriormente il concetto di regione geografica. Reazioni che criticano quest'anima descrittiva e che chiedono un approccio più interpretativo. Siamo alle soglie di una nuova corrente di pensiero. 27/09/2017 La terza corrente di pensiero è quella del concetto di regione geografica dal punto di vista funzionale. Fino a questo momento nessuna scuola di pensiero aveva ipotizzato una teoria di regione. Con la svolta epistemologica le teorie geografiche diventano teorie della regione, che poi diventeranno teorie di discipline come sociologia, territorio secondo un criterio geometrico questo a seconda del livello di accessibilità e a Cristaller sembrò che l'assetto urbano confermasse questa sua teoria. Affermò che le distanze reciproche tra i vari centri di disponevano agli angoli di triangoli equilateri. A loro volta questi triangoli si chiudevano in altri triangoli formando degli esagoni al centro dei quali si posizionavano le località di ordine gerarchico più importante con vari livelli di importanza (struttura come le cellette degli alveari). Quali erano i fattori che condizionavano la grandezza, la distribuzione delle località e il numero in una regione? Innanzitutto quello che si chiama rifornimento di beni e servizi regolato dal mercato. Molto importante era la presenza delle vie di comunicazione: la città era un elemento importante per discernere il grado di centralità di una località e le vie di comunicazione erano regolate dal principio di regolazioni. Terzo fattore importante era determinato dalla suddivisione amministrativa, regolate da un principio politico. Dobbiamo anche sottolineare che questo sistema delle località centrali non era un sistema statico ma era dinamico, poteva cambiare. Sulla rete delle località centrali agiscono vari elementi come la popolazione, mutamento delle comunicazioni o del fattore economico. Forza innovatrice nell'aver considerato la dinamicità, ma questo modello era rigido, basato sul modello della Germania meridionale che faceva fatica a trovare riscontro in altri contesti. Ad oggi la situazione è molto cambiata rispetto a quando questa teoria era stata formata. La teoria delle località centrali ha segnato un punto importante nella geografia regionale che definisce la regione non più come un territorio di forme omogenee ma come un complesso di spazi che venivano appunto serviti dalle località centrali e che subivano l'influenza delle località attraverso gli ambiti di diffusione gravitazionale. L'altro concetto su cui si può applicare la polarizzazione è l'ambito industriale. Il concetto di polo di crescita è stato proposto da un economista francese chiamato Perroux che a metà degli anni 50 pubblica un articolo dedicato a questo concetto e è proprio grazie a questo articolo che le teorie economiche si agganciano alle teorie geografiche , momento di coesione tra le due discipline portano alla teoria del polo industriale che ha avuto ripercussioni nell'ambito teorico e applicativo. Addirittura questa teoria era stata utilizzata negli interventi programmati alla fine della seconda guerra mondiale per il mezzogiorno italiano. Il quadro concettuale di questa teoria è molto ampio e complesso. In particolare iniziamo a dire che la vicinanza sul territorio tra le varie industrie porta a vantaggi innegabili, la concentrazione di attività produttive secondo il principio di agglomerazione diventa fondamentale per la crescita dei poli industriali e all'interno della gamma di questi possiamo trovare una sorta di gerarchia al cui vertice vi è l'industria motrice: il polo industriale più importante che è in grado di trainare il settore economico dell'intera nazione. Il polo industriale viene formato da una concentrazione di strutture che influiscono grandemente sul territorio sul quale si insedia. La regione polarizzata si definisce come uno spazio organizzato da un insieme di poli economici che hanno relazioni più o meno intense sia tra di loro che con un polo di ordine superiore. Anche per la polarizzazione industriale diventano importanti i rapporti di gerarchia. Anche il funzionalismo suscita alcune reazioni, in particolare nei confronti nella sua certezza di pervenire alla comprensione dei problemi legati al territorio utilizzando gli strumenti statistico-matematici. Le critiche sono ti tipo metodologico e ideologico e da queste nasceranno nuove correnti di pensiero. Siamo agli inizi degli anni 70, periodo contrassegnato dalla prima crisi petrolifera. Inoltre in questo periodo in virtù di questi eventi matura anche la consapevolezza di non poter prevedere con certezza il comportamento della popolazione e quindi diventava difficile dirigere quello che doveva essere lo sviluppo urbano e degli insediamenti del tempo: diventava difficile dare delle regole generali valide per tutte le popolazioni e per tutti i luoghi. Dalla parte ideologica veniva messa in discussione la rigidità statica delle strutture interpretative basate su modelli matematici e statistici e si accusava il funzionalismo di abbracciare una visione conservatrice perché elaborava dei dati relativi alla realtà economica considerandola come valida e immutabile. Invece i fatti storici dimostravano che la realtà poteva prendere un'altra piega: potevano succedere altre cose da quelle previste dai funzionalisti. Nascono varie correnti critiche, alcune fondate su una base più esistenziale del rapporto tra ambienti e popolo (indirizzo comportamentale) il maggior rappresentate di questo indirizzo si chiama Fremont che intendeva la regione come uno spazio dove vivere, dove le persone si muovono soffrono gioiscono sia come singoli che come comunità e quindi si potevano definire non soltanto per le loro caratteristiche morfologiche ma anche psicologiche. Un'altra reazione era più connotata da una base ideologica chiamata critico marxista, questo indirizzo rifiutava la suddivisione regionale legata a tutti quegli aspetti di dominio e comando del territorio soffermandosi su quelle che erano le lotte di potere per il controllo del territorio soprattutto nei confronti di quelli che era la classe sociale dominante. Tutte queste reazioni fanno parlare di una rivoluzione qualitativa perché si introducono elementi che non sono quantificabili secondo principi matematici. Concezione sistemica. Paradigma recuperato dai geografi dalla teoria dei sistemi generali, nata in ambito biologico e si sviluppa nei primi anni del XX secolo e si concentra su alcuni concetti importanti tra i quali quello di organizzazione e di relazione tra i vari elementi che compongono un sistema ( nel caso della biologia di un sistema naturale) e in base a queste prime iniziali considerazioni, i geografi definiscono la regione come un aggregato di oggetti che si evolvono nell'ambiente, che vanno incontro a delle trasformazioni e che si dirigono verso un obiettivo. Paradigma più complesso tra determinismo, possibilismo, funzionalismo e sistemico. Secondo i teorici di questo approccio il mondo viene considerato come un tutto, come un insieme indivisibile che è composto da umanità e ecosistemi. Il concetto di ecosistema diventa molto importante. Il funzionalismo concepiva la realtà in termini di strutture (struttura urbana, struttura industriale); il pensiero sistemico concepisce la realtà come un'organizzazione di elementi che interagisce con l'ambiente esterno e che si trasforma in virtù di questa interazione. Sono tre i concetti importanti che connotano questa teoria: • concetto di ambiente esterno • concetto di cambiamento • concetto di obiettivo che viene introdotto dal paradigma sistemico. In virtù di questi tre elementi il paradigma sistemico definisce la regione geografica come un sistema territoriale aperto. Soffermiamoci sui principali aspetti innovativi di questa teoria: non si utilizza più il concetto di struttura ma di organizzazione. Non ci si limita alla fisionomia ma si studia anche la sua organizzazione, quello che fa. L'ambiente esterno è inteso come l'ambiente di elementi della regione sistemica che interagiscono. L'ambiente esterno può dare delle indicazioni rispetto all'obiettivo della regione. Se prima era la regione che influenzava l'ambiente, adesso è l'ambiente a sollecitare la regione. Concetto di evoluzione tra la regione e l'ambiente esterno, il dinamismo può essere determinato anche da elementi che stanno all'esterno della regione quindi diventa importante anche l'obiettivo della regione che consideriamo cioè il traguardo al quale la regione dovrebbe tendere nella propria evoluzione. A livello metodologico considerare gli obiettivi di una regione dà significato alle ricerche e alle analisi che si conducono perché permette di porsi un atteggiamento interpretativo e non solo descrittivo. Fino a quel momento la geografia si basava sulla logica cartesiana basata su quattro principi: • principio di evidenza • principio di riduzione • principio di causalità • principio di esaustività Si faceva riferimento alle logiche congiuntive: • principio di pertinenza • principio di olismo • principio di teleologica • principio di aggregatività Sulla base di questi principi l'oggetto geografico non viene descritto in sé e per sé ma viene descritto in base al rapporto delle intenzioni dichiarate dal ricercatore (principio di pertinenza). Principio di olismo: l'oggetto geografico viene considerato sia nel suo insieme che nel contesto geografico. Il principio di teleologia ci dice l'obiettivo verso il quale la regione geografica tende (raggiungere un livello di sostenibilità). Secondo il principio di aggregatività l'oggetto geografico viene analizzato circoscrivendo alcuni gruppi di elementi che sono utili e significativi per raggiungere gli obiettivi della ricerca che ci si è prefissati. Metto insieme più aspetti i cui rapporti sono importanti da considerare insieme per raggiungere l'obiettivo di analisi. Secondo il paradigma sistemico la realtà non è complicata come secondo le logiche cartesiane e andava scomposta in singole parti da analizzare, ma la realtà è complessa e va considerata come non scomponibile. Il paradigma sistemico è meno difendibile perché si utilizza il filtro dell'interpretazione, mentre le altre correnti di pensiero utilizzavano il filtro dell'analisi che apparteneva alle scienze dure (scienze misurabili). Secondo il paradigma sistemico la regione deve essere considerata come il prodotto dell'interazione tra la comunità umana e uno o più ecosistemi e per questo motivo la ragione ha una natura bimodulare. Il paradigma sistemico abbandona la visione determinista e non determinista introducendo invece alcuni nuovi concetti, in particolare la distinzione tra macchina banale e macchina non banale. Un sistema si comporta come una macchina banale quando è composto da una struttura che riceve un impulso dall'esterno e produce lo stesso impulso all'esterno senza modificarlo (sistema deterministico perché posso prevedere già quello che succederà). Un sistema che si comporta come una macchina non banale ha una pluralità di conseguenze negli impulsi in uscita: è in grado di modificare la propria condizione interna in base a un evento esterno per questo motivo avendo una pluralità di impulsi in uscita non è un sistema deterministico e quindi non è prevedibile. Questo concetto è molto simile a quello che oggi va sotto il nome di resilienza che sta a significare la capacità o meno di un gruppo/comunità di riorganizzarsi dopo un certo Sviluppo sostenibile (rapporto Brundtland 1987: prima definizione) “Our common future” titolo che contiene una importante dichiarazione e un cambio di prospettiva. Dichiarazione di responsabilità condivisa. “Uno sviluppo sostenibile soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazione …” “Lo sviluppo sostenibile è un processo di cambiamento nel quale lo sfruttamento delle risorse, l'andamento degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i mutamenti istituzionali sono in reciproca armonia e incrementano il potenziale attuale e futuro di soddisfazione dei bisogni e delle aspirazioni umane”. 1992, seconda definizione di sviluppo sostenibile. In questo contesto viene citato un documento che va sotto il nome di Agenda XXI (entro il XXI secolo), il piano di azione per lo sviluppo sostenibile delle nazioni unite, definisce i pilastri dello sviluppo sostenibile: 1. integrità ambientale 2. efficienza economica (internalizzare i costi produttivi, pagati dal sistema produttivo) 3. equità sociale intragenerazionale Quindi lo sviluppo sostenibile è uno sviluppo che fa fronte alle necessità del presente senza compromettere la capacita delle future generazioni di soddisfare le proprie esigenze. È un processo globale che produce il miglioramento della qualità della vita e il miglioramento della qualità dell'ambiente locale e globale. Lo sviluppo sostenibile deve essere realizzabile. Lo sviluppo sostenibile è garantito dal superamento delle logiche impositive (logiche di comando e controllo cioè un governo stabilisce in maniera verticale la legislazione della propria regione e lo stabilisce in maniera impositiva), dalla presa di coscienza delle proprie azioni, dall'impegno di tutti al miglioramento continuo. Lo sviluppo sostenibile per cui si basa sulla più ampia partecipazione della popolazione, tutti quei soggetti che interagiscono con gli equilibri ambientali, sociali ed economici e la partecipazione la si deve impostare fin dalla tenera età. Lo sviluppo sostenibile è inserito delle politiche internazionali e nazionali. Gli strumenti della sostenibilità: pianificazione e programmazione territoriale, agenda XXI locale strumento di realizzazione della sostenibilità concreto, applicazione della normativa ambientale e punire chi non lo rispetta, sistemi di gestione ambientale (norma uni en iso 14001, regolamento emas) sono certificazioni che garantiscono che il ciclo produttivo abbia rispettato i parametri di sostenibilità economica, contabilità ambientale (internalizzazione esternalità negative prodotte dall'impresa sull'ambiente), bilancio ambientale, comunicazione ambientale, marketing territoriale, certificazione del prodotto, indicatori comuni europei. Ogni strumento ha i suoi obiettivi specifici, fa parte di un percorso virtuoso e si integra con gli altri. Tutti sono volontari. 04/10/2017 Agenda XXI, la svolta verso la sostenibilità. Documento programmatico delle nazioni unite che in 40 capitoli indica la via del cambiamento • Parte prima: preambolo • parte seconda: come possiamo proteggere le nostre risorse • parte terza: come possiamo cambiare l'attuale situazione • parte quarta: da dove dobbiamo partire il capitolo 28 è importante perché parla dell'agenda XXI locale. Questo strumento è diventato uno strumento applicativo vero e proprio, tra gli anni 90 e i primi anni 2000 ha vissuto una stagione di intensa applicazione perché l'UE ha dato una serie di fondi per lo sviluppo delle agende XXI locali e i destinatari sarebbero stati i comuni e gli enti pubblici. Adesso il tutto si è un po' ristretto però si sta riproponendo ancora una volta questa progettualità attraverso nuovi fondi strutturali e infatti ci sono dei coordinamenti delle agende XXI. I progetti hanno caratteristiche concrete quali la sostenibilità a livello locale, l'amministrazione pubblica, mette in campo quel senso di responsabilità che è necessario per lo sviluppo della nazione sostenibile. I principi di agenda XXI 1. principio di sussidiarietà: approccio dal basso verso l'alto. Vuol dire che il vicino è più conosciuto e in quest'ottica è possibile proporre dal basso iniziative che derivano dai reali bisogni della comunità locale e che quindi aggregano la comunità intorno ad un oggetto creando senso di responsabilità; 2. principio della prospettiva globale: cooperazione tra stati e tra diversi livelli di governo; 3. principio della responsabilità consapevole: partecipazione e informazione della comunità; 4. principio di integrazione: approccio trasversale, non bisogna lavorare per compartimenti stagni; 5. principio precauzionale: prospettiva a lungo termine; 6. principio della pianificazione concertata e condivisa tra i vari membri della comunità che vogliono dare un contributo reale nell'organizzazione del territorio. Le azioni per lo sviluppo sostenibile: • cooperazione internazionale per i paesi del sud del mondo • lotta contro la povertà • cambiamento dei modelli di consumo • analisi delle dinamiche demografiche • miglioramento della salute pubblica • promozione di nuovi modelli per insediamenti umani sostenibili • integrazione della tutela ambientale nei processi decisionali • protezione dell'atmosfera • approccio integrato nella pianificazione e nella gestione del suolo • lotta alla deforestazione • gestione ecocompatibile delle biotecnologie • promozione della posizione di donne, giovani, bambini, comunità locali, organizzazioni non governative, industria, agricoltura, comunità scientifica e tecnologica. Rio + 10: Johannesburg 2002 risultati: • più di 6000 città hanno avviato processi di agenda XXI locale • in più di 80 paesi sono sorti consigli nazionali per lo sviluppo sostenibile • ecc... Tuttavia i paesi in via di sviluppo accusano i paesi industrializzati di non aver tenuto fede alle promesse di aiuti economici, politici e tecnologici. Quindi a Johannesburg le nazioni unite si impegnano nuovamente a considerare le seguenti priorità: biodiversità, energia, acqua, cambiamento climatico, produzione e consumo sostenibili, globalizzazione e partnership. La tendenza che si affianca alla sostenibilità è la decrescita felice/serena: limitare i consumi, gli sprechi energetici, limitare le disuguaglianze sociali migliorando l'ambiente e i servizi collettivi. S. Lautouche economista francese che ha dato una sistemazione teorica al concetto di decrescita. In Italia troviamo vari sostenitori della decrescita come Luca Mercalli, Maurizio Pallante. Nel 200 vengono siglati gli otto obiettivi del millennio e che riguardano il tema della fama nel mondo, la diffusione dell'educazione primaria, la promozione dell'uguaglianza di genere e delle attività femminili, la riduzione della mortalità infantile, miglioramento della salute materna, lotta contro malattie quali AIDS e malaria, garantire i livelli di sostenibilità ambientale, sviluppo di una partnership globale. Siamo nell'era dell'ANTHROPOCENE → l'epoca geologica in cui noi stiamo vivendo e che è cominciata con la prima rivoluzione industriale ed è caratterizzata dall'attività umana con l'impatto col territorio che genera cambiamenti a livello climatico, a livello ambientale e sociale. Il pianeta terra è cambiato, nuova era geologica, anthropocene quella dell'uomo. Ci sono stati tre diversi modi di vedere le regioni: 1. considera la regione come un oggetto dato: significa che la regione va ricercata nei suoi tratti esteriori. Appartengono a questo approccio il determinismo ambientale e anche il funzionalismo che considera la regione secondo la sua produttività economica; 2. considera la regione come un fatto prodotto dall'azione umana: la sua organizzazione deriva dalla storia e dalla civiltà e dei gruppi umani che si sono succeduti. Approccio storico sociale del possibilismo; 3. considera la regione come una realtà da costruire e da progettare, in continuo cambiamento ed evoluzione che può essere modificata il cui obiettivo deve essere preciso. Approccio sistemico, affiancato dagli approcci più recenti definiti neo umanistici. Senza dubbio la geografia regionale sempre più oggigiorno ha acquisito una connotazione applicativa nell'ottica della sostenibilità. 09/10/2017 È stata approvata la strategia nazionale della sostenibilità. Il primo punto è quello di rendere le città e gli insediamenti inclusivi e accoglienti, sicuri e sostenibili dal punto di vista dell'ambiente. Un altro punto consiste nell'impegno ad adottare misure efficaci contro il cambiamento climatico; altro punto è quello di proteggere gli ambienti marini e alla biodiversità presente in questi ambienti. Inoltre saranno promosse azioni per favorire azioni di pesca sostenibile. Proteggere gli ecosistemi terrestri sempre in ottica di favorire la biodiversità e la sua tutela e si vuole naturalmente promuovere società pacifiche che portino allo sviluppo di convivenze tra le varie culture. Il documento individua cinque aree importanti (le cinque P): le persone (combattere la povertà, salute, benessere), pianeta (salvaguardia degli ecosistemi, creare comunità che riescano a vivere in maniera sostenibile), prosperità (modelli economici sostenibili), pace (eliminare ogni forma di i paralleli diminuiscono la loro circonferenza; i meridiani sono cerchi immaginari tutti uguali che partono dai poli e sono perpendicolari all'equatore e sono contanti a partire dal meridiano di Greenwich. I punti che si ritrovano sullo stesso meridiano hanno la stessa longitudine e sono caratterizzati per avere la stessa ora astronomica. Le coordinate geografiche si esprimono in gradi, primi e secondi. La latitudine è la distanza angolare di un punto dall'equatore e si misura lungo l'arco di meridiano che passa per quel punto. La longitudine è la distanza angolare di un punto dal meridiano fondamentale e si misura lungo l'arco di parallelo che passa per quel punto. Le due misure mi permettono di trovare la posizione precisa di un punto che sto cercando. 11/10/2017 Quali sono e con quali accortezze bisogna utilizzare le fonti per condurre un'analisi regionale? Di norma sono di tipo statistico che ci possono aiutare a quantificare alcune informazioni su regioni su cui ci fermiamo. Ci si scontra con due ordini di problemi: il primo riguarda la reperibilità dei dati che è differente a seconda dei luoghi su cui ci stiamo concentrando, il secondo concerne l'affidabilità dei dati alla quale si collega la coerenza dei dati. Bisogna fare affidamento alle fonti dei siti ufficiali di enti riconosciuti. Alle volte è difficile trovare una coerenza nei dati che stiamo analizzando, lo stesso dato può assumere valori differenti a seconda della fonte che consultiamo. Per ovviare a questo problema ci si affida a una sola fonte in modo che si mantenga una coerenza, oppure ci si scontra col problema utilizzando diverse fonti mostrando come il dato sia trattato diversamente e capendone il perché. Per alcuni paesi, come quelli del nord del mondo, la disponibilità è ampia, ci sono molti dati reperibili; questo non avviene per altri paesi afflitti da guerre che non permettono che i dati vengano prodotti ed è difficile reperire certe informazioni, anche dove vigono dei regimi dittatoriali dove ci sono censure. Per quanto riguarda l'Italia abbiamo una serie di fonti statistiche principali, se ci serve sapere dei dati fisici di una regione noi possiamo scegliere il calendario atlantico Deagostini, poi c'è l'ISTAT che ha tantissimi dati su tantissimi argomenti, poi ci sono tutti i siti esteri in particolare quelli statunitensi che ricoprono tutto il mondo, anche le aree più difficili, come il sito della CIA che ha i dati frequentemente aggiornati, ci sono le statistiche del fondo monetario internazionale e della banca mondiale, poi tutti i dati e statistiche che troviamo sui siti non governativi delle grandi associazioni ambientalistiche. PRIMA REGIONALIZZAZIONE: REGIONI CLIMATICHE Nello studio della geografia regionale prendere in considerazione i climi è rilevante perché induce a interpretare i rapporti tra le comunità che si sono insediate in un certo ambiente e il loro tipo di economia. L'ambiente naturale è fortemente influenzato dal clima a cui è soggetto, parliamo anche di regioni climatiche. I paesaggi climatici originali sono stati sostituiti da paesaggi di natura antropica. Il clima non è altro che la media delle condizioni meteorologiche di una porzione della superficie terrestre e il clima viene definito da un insieme piuttosto vasto di fenomeni atmosferici che si manifestano con intensità differenti a seconda dei territori che noi prendiamo in considerazione. Esistono una serie di fattori che influiscono sul clima e che possono essere suddivisi in due categorie principali: quelli che vanno sotto il nome di fattori marco- climatici e quelli che vanno sotto il nome di micro-climatici. I fattori marco- climatici sono: la latitudine, perché più ci si allontana dall'equatore minore è l'irraggiamento solare e la temperatura diminuisce, l'altitudine, mano a mano che si sale di quota la temperatura diminuisce, la continentalità ovvero la distanza di un punto dal mare, le località che si trovano sulla costa beneficiano degli influssi termo regolatori della massa d'acqua e quando ci si allontana gli influssi diminuiscono e la temperatura si abbassa. I fattori micro-climatici sono dei fattori che interessano porzioni più limitate della superficie terrestre e sono rappresentati da alcune correnti marine che possono essere calde o fredde e hanno la capacità di influenzare il clima delle regioni costiere, le correnti d'aria che possono essere venti caldi, freddi, secchi, ricchi di umidità che possono alterare la temperatura, l'umidità, la pressione atmosferica, la vegetazione che influenza il clima , assorbe una serie di radiazioni solari, l'esposizione al sole, la presenza dei laghi che svolgono la medesima funzione termo regolatrice svolta dal mare ma in un territorio più limitato, l'uomo perché è in grado di influire sul clima. Noi faremo riferimento alla classificazione Kotten, classificazione che per la sua semplice articolazione è quella che ha trovato la maggior applicazione e viene utilizzata più spesso in ambito non troppo specialistiche. Si basa sui grafici termo pluviometrici e ombrometrici che servono per evidenziare i periodi di pioggia o siccità e poi suddivide i climi in base alla presenza o meno di una stagione secca e sulla corrispondente associazione vegetale, quello che viene definito il bioma di una regione (insieme degli organismi vegetali che si sviluppano in quella regione in base al clima). Sono cinque i gruppi di climi che Kotten ha individuato: 1. climi megatermici, cioè che hanno una temperatura media mensile superiore ai 18° 2. climi aridi, caratterizzati dalla scarsità di precipitazioni 3. climi mesotermici, hanno la temperatura del mese più freddo tra i -3° e 18° 4. climi microtermici, hanno la temperatura del mese più freddo inferiore a -3° e del mese più caldo superiore a 10° 5. climi nivali, dove nevica, con la temperatura del mese più caldo inferiore a -10°. Ciascuno di questi gruppi climatici comprende al suo interno vari tipi di clima con la relatvia associazione vegetale (con il relativo bioma). Non è che il territorio funziona a compartimenti stanti, nella realtà ci troveremo di fronte a climi di transizione e a biomi misti. Climi megatermici → appartengono i climi caldo umidi, si trovano nella fascia tropicale. Clima equatoriale, monsonico e tropicale. A questi climi corrispondono i corrispondenti biomi che sono la foresta pluviale, tropicale e la savana. • Il clima equatoriale è caratterizzato da una estrema rilevanza dei fattori termici (temperature elevate) e pluviometrici (abbondanti precipitazioni) ed entrambi i fattori variano pochissimo nel corso dell'anno: siamo in presenza di un clima che ha solo una stagione. Le precipitazioni sono di carattere piovoso e si manifestano in quantità molto elevata (2000 mm annui). La temperatura media annua si attesta intorno ai 25°-26°. In un clima di questo tipo un processo biochimico è di tipo elevato: la crescita dei vegetali è accelerata come le forme riproduttive batteriche, la decomposizione della materia organica, le forme di erosione del suolo. Si ha anche un'elevata presenza di biodiversità vegetale e animale. Presenza costante di una bassa pressione che unita all'assenza di venti favorisce l'accumulo di nubi che porta a forti acquazzoni. Forte pluviale rigogliosa e sempre verde con piante di diversa altezza che si distribuiscono in formazioni chiuse (le chiome degli alberi si toccano) ecco perché conosciamo questa foresta anche come foresta a strati e le radiazioni del sole filtrano con molta difficoltà e difatti il sottobosco è quasi completamente assente. Questo ha una conseguenza sulla fragilità del suolo che sostiene questo tipo di foreste: il suolo infatti è povero e facilmente erodibile. Fino a qualche decennio fa queste foreste erano sfruttate solo dagli indigeni. Tuttavia in queste aree assistiamo a processi di coltivazione che distruggono gli habitat e generano perdita di biodiversità. • Il clima monsonico (Asia meridionale, coste settentrionali Australia, coste Madagascar)è caratterizzato da precipitazioni si concentrano in una parte dell'anno, si ha dunque una stagione delle piogge da maggio a ottobre e una stagione secca che va da novembre ad aprile. Ciò che determina la stagionalità sono i venti monsoni: abbiamo il monsone invernale che spira dal contenente asiatico e porta con sé aria secca e il monsone estivo che arriva dall'oceano e porta aria carica di umidità che si riversa sul suolo. Il clima monsonico da origine ad una vegetazione molto fitta chiamata giungla: alberi pregiati. Troviamo anche estese coltivazioni come le risaie favorite dai monsoni. Riso fonte di cibo principali per queste popolazioni (sud est asiatico). • Il clima tropicale (Messico occidentale, Florida, Golfo del Messico, Africa subsariana, coste orientali Australia) abbiamo temperature superiore ai 20° e la foresta da sempreverde inizia a perdere le foglie e le formazioni delle chiome non sono più chiuse ma sono aperte e permette lo sviluppo del sottobosco e di forme vegetali quali erbacce. Foreste a galleria, si sviluppano lungo gli argini dei fiumi e gli alberi crescono e formano come dei tunnel, quando questo tipo di foresta scompare lascia il posto a foreste erbose. La savana è di origine antropica. Climi aridi interessano le regioni più vicini ai tropici, sovrastate dalla presenza di grossi cicloni e hanno scarse precipitazioni, valori bassi di umidità dell'aria. In generale troviamo i climi aridi nei deserti (Africa, Arabia, Australia) e in spazi più freddi che si trovano nel centro del continente asiatico o in zone più limitate a ridosso delle catene montuose (Patagonia). Bassissime precipitazioni (meno di 250 mm annui) e altissimo livello di evaporazione: piove poco e quel poco che piove evapora immediatamente. C'è un'escursione termica notevole tra il giorno e la notte, anche di 40° nel deserto del Sahara. Sono presenti anche il clima arido caldo, semi arido caldo e arido freddo. I biomi associati sono quello del deserto caldo (arido caldo), la steppa (semi arido caldo) e il deserto freddo (arido freddo). • Il clima arido caldo è caratterizzato dalla presenza di temperature diurne elevatissime >50° e la notte arrivano anche a 0°, il suolo è formato da rocce pietre e sabbia a seconda di dove ci si trova e le precipitazioni sono scarsissime. Le uniche aree verdi sono rappresentate dalle oasi. Le oasi ci sono perché c'è la falda che affiora e permette coltivazioni. • Il clima semi arido caldo caratterizza le zone di transizione tra deserto e di Westfalia che segnò la fine della guerra dei 30anni e riconfermava la pace di Augusta tollerando la libertà di culto (in Germania cessava la persecuzione religiosa dei protestanti) (1555 pace di Augusta → permetteva la libertà di scelta all'interno del proprio territorio). Dalla pace di Westfalia si ha un sistema di riconoscimento reciproco degli stati che va aldilà della fede e ha portato alla nascita della comunità laica e della sovranità dello stato. Lo stato è abitato da persone appartenenti ad un unica nazione. Il concetto di nazione va oltre quello di stato: ci si può sentire appartenenti a una nazione quando si fa parte di un gruppo di individui che hanno uno stesso credo, stessi valori, stessa cultura, stesso genere di vita. Lo stato ha un concetto più politico, quello di nazione più culturale. Oggi il mondo è un sistema molto complesso i cui elementi sono sempre più integrati e interdipendenti. Fino al XII secolo le relazioni erano ovviamente meno frequenti, con l'inizio delle scoperte geografiche i rapporti cominciano a intensificarsi fino al punto da creare una fitta rete di relazioni. Molti analisti vedono l'epoca delle grandi scoperte geografiche gli albori della globalizzazione e a partire dal XVIII secolo si sono successe tre forme di sistema-mondo: • dalla seconda metà del 700 fino alla fine della seconda guerra mondiale:mondo dominato dall'Europa. La fine della prima guerra mondiale poneva le basi per la crescita degli USA. • Dal secondo dopoguerra fino agli anni 80 del XX secolo si afferma il sistema mondo basato sul bipolarismo Stati Uniti ed ex Unione Sovietica (guerra fredda durante la quale una notevole disponibilità di armamenti nucleari rendeva folle qualsiasi altro scontro armato). • Terza fase: crollo del muro di Berlino e dissoluzione dell'ex Unione Sovietica. Supremazia degli USA nel mondo fino a quando furono controbilanciati dalla federazione russa che con i suoi 17milioni km2 sono il più grande stato, la Cina che è lo stato più popoloso del mondo e poi dall'emergere di altre potenze economiche come India, Brasile, Sudafrica. Giappone e Europa mantengono importanza. Accanto a questi stati vanno citati altri poli che sono determinati dalle grandi organizzazioni sovrastatali che hanno un ruolo molto importante: agiscono a diverse scale e hanno effetti diretti sia a livello globale sia sui singoli stati che aderiscono: l'ONU (1945 organizzazione nazioni unite) ha sede a NY e aderiscono tutti gli stati indipendenti ad eccezione del Vaticano. I principali obiettivi sono quelli di mantenere la pace a la sicurezza internazionale e di promuovere la cooperazione politica, economica e culturale. La NATO che è l'organizzazione dell'atlantico del nord (1949) patto militare e difensivo. Durante la guerra fredda la NATO si opponeva al patto di Varsavia (alleanza militare tra gli stati comunisti e il blocco sovietico, nata in contrapposizione alla NATO) L'OXE cooperazione per lo sviluppo economico di cui fanno parte i trenta stati più ricchi del mondò. L'OPEC organizzazione che distribuisce il petrolio (Algeria, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Indonesia, Iran, Iraq, Nigeria, Quatar, Venezuela). La sua sede è a Vienna e l'obiettivo è di controllare la produzione e la distribuzione del petrolio. Le grandi organizzazioni non governative, sono associazioni che guardano a principi di equità e giustizia sociale e vogliono favorire i progetti di cooperazione soprattutto nei paesi in via di sviluppo CONCETTO DI GLOBALIZZAZIONE Siamo la generazione della globalizzazione. Incremento dell'interdipendenza di scambi sia a livello planetario che statale, regionale, locale. L'aumento dell'interdipendenza ha favorito un'integrazione maggiore diffondendo generi di vita, modelli di produzione, modelli di consumo, culture e tutto grazie alla crescita di flussi di capitali, persone, merci, informazioni ed è stata resa possibile grazie al miglioramento dei trasporti e delle comunicazioni. Il termine globalizzazione viene utilizzato nella prima volta negli anni 60 da McLuhan che inventa l'espressione di villaggio globale per spiegare l'impatto che le nuove tecnologie iniziavano ad avere sulla vita sociale e culturale degli uomini. Secondo questo studioso si stava verificando una diminuzione temporale delle distanze, cioè le informazioni, gli uomini, le merci impiegavano un tempo sempre minore per percorrere le medesime distanze e per questo motivo la vita dei gruppi umani e del singolo uomo non andava più relazionata nel luogo nel quale viveva, ma in base a quello che succedeva nell'intero pianeta. La globalizzazione si verifica in quattro ambiti: tecnologico, economico, politico e culturale. Non c'è una gerarchia tra questi ambiti. • Innovazioni tecnologiche nel campo dei trasporti e nella diffusione delle informazioni con internet. I trasporti e la loro dinamizzazione ha reso possibile lo sviluppo di un commercio rapido ed efficiente affiancato allo sviluppo di internet. Dallo sviluppo tecnologico hanno tratto vantaggio anche le ricerche. • L'economia è il motore che permette la realizzazione degli scambi a livello planetario. A partire dal XV secolo sono i progressi della navigazione che aumentano i legami economici ai quali si affiancano poi i legami politici e culturali. Oggi i capitali vengono spostati con un “clic”. • La politica è cambiata nel corso del tempo, tutto richiede un accordo tra stati e gli stati odierni non possono più agire senza tener conto di quello che accade a livello sovranazionale, devono recepire tutto. L'UE quando emana le proprie normative impone che gli stati le percepiscano a livello nazionale. L'accordo tra gli stati permette di raggiungere degli obiettivi che sarebbero irraggiungibili dal singolo stato. • Assistiamo alla penetrazione di vari stili di vita che spesso hanno portato all'omogenizzazione dei costumi. Il potere di uno stato non dipende solo dalla sua forza politica e militare ma anche dalla capacità di difendere la sua cultura. La cultura è costituita da una lingua, un credo, un genere di vita e per lungo tempo sono stati gli USA hanno imposto il loro modello di vita, anche dalla diffusione della lingua inglese. Grande importanza rivestita dai mass media (informazione). Anche la musica contribuisce alla diffusione delle culture e di una lingua. A fianco a questa maxi crescita culturale si affianca un movimento che vuole salvaguardare le proprie radici culturali. In tutti questi processi di globalizzazione ha un ruolo importante quello che va sotto il nome di gruppo degli 8 (G8) → ogni anno i capi di stato dei paesi più ricchi del mondo si riuniscono per discutere i temi dei problemi del mondo e il primo incontro avviene nel 1975 in Francia e lo scopo era quello di risolvere la crisi petrolifera che era in corso e si ritrovano anche i sei rappresentanti dei paesi più ricchi della terra, nasceva il G6 che l'anno successivo diventava G7 e nel '98 diventa G8 con la Russia. Dal G8 restano esclusi i giganti dell'economia mondiale attuale che sono la Cina, l'India e il Brasile. Gli incontri tra i rappresentanti non portano a decisioni vincolanti ma si limitano a stabilire delle condotte comuni, ma generano aspre critiche perché gli si accusa di essere solo dei potenti che vogliono stabilire le sorti del pianeta senza che sia mai stato legittimato a farlo dal resto del mondo. Le discussioni che avvengono all'interno del G8 non prevedono che altri paesi possano partecipare esponendo i loro punti di vista e per questo gli incontri sono diventati il simbolo della contestazione anti-globalizzazione dando vita a manifestazioni dal popolo no global più o meno pacifiche. In Canada nel 2008 vennero invitati altri rappresentanti a partecipare, vennero discussi oltre ai soliti argomenti economici anche dei problemi sociali derivati dalla globalizzazione e delle possibili strategie di aiuto soprattutto nel continente africano (5 rappresentanti interlocutori africani) e venne approvato il cosiddetto “piano per l'Africa” che però viene dichiarato dai rappresentanti africani un piano pieno di buone intenzioni ma poco concreto e di difficile applicazioni. Le proteste più violente si sono verificante a Genova nel 2001; perché succede questo? Difficile risposta. I no global però non sono tutti violenti, sono un gruppo eterogeneo e variegato di persone. Spesso sono gruppi che appartengono ad associazioni ambientaliste o non governative, tutti accomunati dalla loro diversità da un atteggiamento critico verso la globalizzazione e contestano che essa debba avere esclusivamente un fine economico e generare profitto e propongono invece che la comunità internazionale che non può esulare dalla globalizzazione si ponga altre finalità oltre a quella economica come ad esempio la diffusione dell'istruzione primaria per tutti, la sanità, il benessere, il rispetto dei diritti degli individui, la tutela dell'ambiente. Questi movimenti sono conosciuti anche col nome di “popolo di Seattle” e possiamo individuare tre gruppi di no global: • chi contesta in modo pacifico • i no global che fanno della violenta organizzata lo strumento di lotta preferito (black block) • coloro che rifiutano la globalizzazione dall'alto. Lo slogan dei no global è “un altro mondo è possibile”. I no global auspicano alla formazione della democrazia e dell'uguaglianza dei diritti umani, e mantengono una certa diffidenza verso le invenzioni in ambito scientifico che possono danneggiare l'uomo, ad esempio l'OGM. La globalizzazione ha portato alla divisione tra nord e sud del mondo, questa divisione si incomincia a considerare a partire dagli anni 80 a ciò si collegano i concetti di primo mondo, secondo mondo e terzo mondo. Negli anni 90 ci furono le cosiddette tigri asiatiche, che erano alcuni paesi dell'Asia che in quegli anni diventarono molto sviluppati. Nasce così la necessità di aggiungere la definizione di quarto mondo che sono i paesi più poveri al mondo. Abbiamo poi la connessione dei paesi in via di sviluppo che sono quelli che hanno un reddito medio inferiore pari a 9000 dollari all'anno. 16/10/2017 Tema della globalizzazione, il processo di globalizzazione ha aumentato il divario fra le varie parti del mondo tra popolazioni molto ricche e molto povere. Tuttavia ha aumentato anche i flussi delle persone e ha permesso l'intensificazione degli scambi e la conoscenza delle diverse culture. Sono negativi i suoi aspetti legati alla creazione delle disuguaglianze economiche e sociali. I principali squilibri generati dalla globalizzazione sono innanzitutto sono quelli che vedono più di un miliardo di persone vivere sotto la soglia della permane anche nei secoli successivi a causa di carestie e guerre che mantengono elevati i tassi di mortalità fino al 700 quando si ricomincia a crescere tanto che agli inizi del 1800 gli storici riescono a indicare con sicurezza un numero di popolazione di 180 milioni e a metà dell'ottocento di 265 milioni di abitanti. La popolazione continuerà a crescere fino ad arrivare ai giorni nostri che superiamo i 700 milioni di persone. Come è stato possibile questo aumento? Grazie a un calo della mortalità soprattutto infantile, miglioramento delle condizioni igenico sanitarie, rivoluzione agricola e industriale, riduzione delle carestie, aumento del cibo, diversificazione delle fonti alimentari per il benessere fisico dell'individuo, tasso alto di natalità. Nel XX secolo la popolazione non cresce più con questi ritmi: si registra il calo della natalità, le donne entrano nel mondo del lavoro, inurbamento della popolazione con la nascita della società dei servizi. Dal XVI secolo gli uomini cominciano a emigrare e iniziarono a cerare basi commerciali, gli europei lasciavano il continente per colonizzare nuovi territori. Nel XIX secolo gli europei migrarono in America. Nel XX secolo vi è una regressione del fenomeno migratorio. Negli anni 50 del 900 le migrazioni sono per lo più di tipo interno ed erano dirette dagli stati meridionali verso quelli centro settentrionali, negli anni 60 riprende una forte immigrazione dagli altri continenti dovuta al processo di decolonizzazione. La situazione della circolazione di popolazione in Europa e non solo è molto complessa. Legato al tema delle migrazioni è il tema delle lingue che si sono costruite grazie ai processi migratori e si differenziano per le particolarità fonetiche. Definiscono i confini tra i gruppi umani e rappresentano un elemento che può essere inteso sia d'unione che di separazione. Nel corso della storia si sono formati vari gruppi linguistici. L'unica lingua già presente in Europa prima dell'immigrazione indoeuropea è il basco, la lingua basca. Le lingue europee sono parlate anche al di fuori dell'Europa a ragione del colonialismo (inglese francese e spagnolo parlate da milioni di persone che vivono in altri continenti). Religioni: cristianesimo religione identitaria del popolo europeo utilizzato per molto tempo contro la diffusione di altre religioni, in particolare la religione musulmana. I cristiani sono cattolici, ortodossi, protestanti. Per numero di credenti rispetto al gruppo dei cristiani, l'islam è la seconda religione europea. Non ci dobbiamo dimenticare degli ebrei che sono nettamente inferiori. Le città sono tutte densamente popolate, anche le aree costiere e lo sviluppo industriale è quello che ha spinto la popolazione nelle città. In epoca industriale le industrie si trovavano nelle città e questo ha favorito lo spostamento perché li si trovava lavoro. Economia → per lungo tempo insieme al Giappone e all'America settentrionale è stata uno dei maggiori centri economici del pianeta con alto reddito, ingenti capitali, elevata produzione tecnologica, possibilità di facilitare le comunicazioni, buon livello di istruzione della popolazione. A est non si è verificato lo stesso sviluppo, i redditi sono più bassi e l'economia ancora si sta sviluppando. Comunque sia ci sono alcuni squilibri nei paesi europei. L'agricoltura occupa un numero ridotto di addetti, ma resta una voce molto importante per l'economia nella sua globalità. Ci sono diversi tipi di agricoltura seconda dell'ambiente. Altra attività importante è la pesca, vengono praticati vari tipi di pesca. Le aree più pescose sono quelle settentrionali e mediterranee. Altra voce importante è la produzione forestale (in Scandinavia e Russia) sfruttata per estrazioni minerarie e produzioni energetiche. Il settore industriale è un grande centro di produzione mondiale e divide il primato con USA e Giappone. Altra voce importante è quella dell'artigianato che però ha perso un po' la sua importanza rimanendo affiancata al turismo. Altro settore importante è il terziario che si è evoluto e ha dato molto lavoro, gran parte della popolazione attiva si impegna nel settore terziario e all'interno di questo vi è il turismo, voce importantissima per l'Europa che accoglie la maggior parte dei turisti, le zone più quotate sono le zone mediterranee, alpine, le grandi città, le capitali. Identità storico culturale: l'Europa è stata definita come una civiltà ovvero un insieme di culture sedimentate nel corso dei secoli e la base di questa identità è da ricercare nel concetto di democrazia che vige in quasi tutti gli stati europei. Anche il razionalismo ha portato il pensiero occidentale sulla strada del progresso tecnologico. Altri pilastri sono il concetto di libertà dell'individuo, di uguaglianza tra gli uomini grazie alla rivoluzione francese, la religione cristiana che ha unificato i popoli dell'Europa in opposizione all'Islam. Questi sono stati definiti come i pilastri costitutivi della comunità europea che però sono continuamente da ridefinire per la sua straordinaria complessità. Questo tipo di cultura dal XVI secolo si è diffusa in tutto il pianeta concretizzandosi con imperi coloniali. Ciò è stato facilitato dalla rivoluzione industriale iniziata in UK. Tutto questo declina a seguito della prima guerra mondiale e fu la seconda guerra mondiale a segnare il tramonto di quell'Europa distruggendo le strutture economico sociali e causando un gran numero di vittime. Negli anni 50 si delinea una nuova Europa che più volte venne ridisegnata con stati divisi come l'ex Unione Sovietica o riunificati come la Germania est e ovest. Oggi sempre più parliamo di regionalismi → volontà di separazione. Alcuni studiosi motivano questa volontà di separazione con motivazioni economiche. 21/10/2017 La regione arabo-islamica vasta area che si estende dal Marocco fino all’Afghanistan, dalla Turchia a nord fino a tutta la penisola Arabica a sud. Gli Arabi chiamano Maghreb (la regione dove tramonta il sole) quei territori nord africani che si trovano a Occidente del Mar Rosso. E Mashreq (la regione dove sorge il sole) quei territori medio orientali che so trovano a Est. È un’area prevalentemente desertica. il Medio Oriente ha morfologia montuosa, l’Africa settentrionale è caratterizzata dalla Pianura. Questo ambiente arido ha segnato la cultura dei popoli della regione condizionandone l’esistenza. Gli autori arabi considerano il deserto come uno spazio naturale lontano dalla contaminazione della città, quindi è un elemento positivo nella letteratura araba. È anche un luogo di sofferenza, difficoltà generata dalla forte siccità. Per ovvi motivi l’acqua è molto importante al punto che nelle zone più aride la ricchezza è dovuta al possesso dei pozzi d’acqua e controllo sistemi d’irrigazione. Il paesaggio desertico non è omogeneo; si suddivide in 3 tipi: - Deserto, ERG: classico, sabbioso. - Serir: più petroso, con piccole pietre - Hammada: con rilievi rocciosi. Sono aree piuttosto inospitali percorse da gruppi nomadici che rivestono una grande importanza per le ingenti risorse minerarie che si trovano, in particolare il petrolio; sono anche una meta turistica. Sono aree caratterizzate da numerosi livelli di complessità, elementi che le rendono aree complesse da vari punti di vista. Mondo arabo, islam L’islamismo dal VII secolo d. C. ha unificato culturalmente le terre della regione arabo-islamica, prima di diffondersi nei secoli successivi nei popoli più lontani. La lingua sacra è l’arabo: ma noi dobbiamo distinguere il mondo arabo dal mondo islamico; il mondo arabico è diffuso dal VII secolo d.C. sono: Stati nord Africani, Stati della penisola arabica, Stati della Siria, Libano, Giordania, Iraq. L’Islam ha una diffusione molto maggiore: è la religione maggioritaria in Paese che vanno dal Marocco fino all’Indonesia. Quindi sono due elementi diversi. Islam: Maometto fondatore del credo musulmano sia della nazione araba. Quando nacque nel 570 d.C. la penisola arabica non aveva un governo unitario ed era attraversata da tribù nomadi. Nei pressi delle oasi sorgevano alcuni centri importanti attraversati dalle principali via carovaniere. Qui si esercitavano religioni politeiste; C’era una divinità che le accumunava le popolazioni varie, era Allah, il cui centro era La Mecca che era diventato meta di numerosi pellegrinaggi e i mercanti de La Mecca si erano arricchiti con il flusso di questi pellegrini. Maometto nacque a La Mecca e nei suoi spostamenti entrò in contatto con le religioni monoteistiche dell’epoca, cristianesimo e ebraismo; da questi viaggi ci fu una riflessione interiore che lo portò a una predicazione dal 610, il cui unico dio era Allah. Maometto era quindi il grande profeta: da quel momento ci fu la fortuna dell’Islam e fece rapidamente proseliti a La Mecca dove però i mercanti furono spaventati all’idea di un cambiamento che invece sembrava essere portato dalla nuova religione, che rompeva le credenze più radicate e che avrebbe compromesso il flusso dei fedeli, avrebbe diminuito quindi il boom di affari; Maometto quindi dovette scappare e si rifugiò a Medina nel 622 d.C., che segna l’inizio del calendario Musulmano. Nella sua nuova città Maometto si organizza dal punto di vista politico e vitale e conquistò la fiducia di gruppi che gli furono fedeli e pratica una sorta di guerra santa per chi non predicava l’Islam. Entrò a La Mecca 630 con il suo esercito vittorioso e morì nel 632. I califfi furono i suoi successori e riuscirono a maturare una serie di conquiste che li portarono a occupare gran parte del coste Mediterranee. La cultura araba si diffuse in tutta l’Africa del nord, Europa meridionale, Asia Occidentale portando ad altri popoli le proprie conoscenze che riguardano i campi dell’agricoltura, la matematica, innovazioni, come il mulino a vento e l’introduzione di prodotti come il riso, il gelso eccetera. Importanti studi vennero diffusi nel campo della medicina e l’Impero arabo raggiunse il massimo splendore tra VIII e IX secolo; furono molto tolleranti tra ebrei e cristiani e favorirono una convivenza pacifica. Le città musulmane erano suddivise in quartieri residenziali nei quali i gruppi si insediavano in maniera volontaria. Nel corso dei secoli con l’affermazioni dei stati nazionali europei e l’impero turco ottomano gli arabi perdono in controllo su molti territori, mentre l’Islam continua a diffondersi. Si crea una grande comunità musulmana che si chiama ‘Umma’ che per i fedeli dell’Islam ha molta importanza anche superiore all’appartenenza a una Nazione e che riunisce tutti gli Islamici del mondo. È difficile parlare di questa macroregione per motivi che vedono riempire le pagine dei quotidiani che noi leggiamo. Negli Ottanta del Novecento si diffondono in tutto il mondo musulmano ideologie integraliste lontano dallo spirito di tolleranza che aveva contraddistinto questa religione. Basato sulla volontà di applicare i precetti Attualmente il territorio palestinese è formato dalla Cisgiordania. Israele è uno stato sviluppato dal punto di vista economico e ha circa 7 milioni di abitanti; hanno una buona istruzione e una buona qualità della vita. Gode dagli aiuti dagli ebrei del mondo e dal fatto di ricevere forti investimenti soprattutto da parte degli USA e ciò ha permesso di diventare una forza economica importante. I territori palestinesi hanno 4 milioni di persone per lo più contadine, agricoltura di sussistenza. Bassissima qualità della vita. Il territorio gode di una clima prettamente mediterraneo a eccezione del deserto del Negev. La mancanza d’acqua rappresenta un grave problema ed è una ragione per l’arretratezza della cultura palestinese. In Israele ciò viene risolto con l’irrigazione capillare, grazie alle possibilità economiche dello stato. I curdi Popolazione di lingua indoeuropea e musulmana. Occupano il territorio il ‘Kurdistan’ tra la Turchia, Siria, e Iran, Iraq, e l’Armenia. Ci sono minoranze anche in Georgia, Azerbajan e Turkmenistan. 20 milioni e 40 milioni sono i curdi; non vengono comunque censiti. Presenza in medio oriente dal II millennio a.C. Questa nazione (Kurdistan) per vicinanza culturale, religiosa di costumi, non ha uno Stato entro cui abitare. Negli anni venti del Novecento sono stati dispersi per tutta una serie di motivi soprattutto legati alla repressioni negli Stati citati, e anche sterminati nel tentativo di assimilarli al gruppo etnico dominante. Molto nota è la repressione e genocidio dei curdi di Saddam che fece radere al suolo più di 4000 villaggi curdi (tra cui anche la popolazione stessa). Purtroppo nessuno stato vuole cedere il proprio territorio di occupazione alla popolazione curda. Nel 2010-2011 c’è la primavera araba (termine di origine giornalistico) per identificare i movimenti che si stanno verificando in Medio-Oriente, nord-africa in cui sommosse da parte della popolazione stavano dilagando. Le proteste colpivano in vario modo e avevano tutte la stessa matrice di tipo civile, quindi erano i civili a portarle avanti e si caratterizzavano per scioperi, cortei, anche atti estremi come suicidi, autolesionismo; utilizzano i social network come canale di diffusione ma anche di unione, coesione di tutto il mondo arabo. 23/10/2017 Asia Centrale: 5 repubbliche Caucaso: Azerbaijan, Armenia, Georgia. La regione presenta caratteristiche varie: elevate catene montuose (orogenesi alpina) che si affacciano si pianure estese e laghi (Mar Caspio). È giovane dal punto di vista geologico, dominato da instabilità sismica e vulcani. L'acqua non è sufficiente a lenire continentalità climatica dell'Asia che è molto arida, con inverni rigidi ed estati calde. Il clima influisce sul bioma, paesaggio dominato dalle steppe o deserti. Le pianure della Colchide invece sono molto fertili, e delle piccole regioni sul mar Caspio sono più calde. Il Caracorum è uno dei deserti più grandi dell'Asia centrale (75% del territorio del Turkmenistan): ci sono i Takhir (conche separate da dune di sabbia, quotidianamente modellate). Ci sono delle depressioni (fondi di vecchi fiumi). Il nome deriva dalla sabbia che è molto scura e spesso viene chiamato Deserto Nero, la sabbia è caratterizzata da un sale frutto dei secoli di evaporazione di laghi e fiumi. Ci sono delle acque di fiumi che scendono dalle montagne dell'Indukush. C'è un canale artificiale costruito negli anni '50, lungo più di 1500km dai russi per l'irrigazione. È piuttosto disastrato. Ci sono alcune oasi in cui si coltiva il cotone. Il deserto è noto anche per dei crateri, in cui costantemente brucia del gas. Queste regioni furono fin dall'antichità terra di conquiste per molte popolazioni, sotto Gengis Kahn e poi Tamerlano, queste zone vengono riunite, poi faranno parte della Russia e dell'URSS. Milioni di contadini vengono trasferiti in quest'area. Il territorio viene più volte dipartito. Il credo più diffuso era l'Islam, ma i russi vi si opposero distruggendo moschee. I sistemi di misura furono unificati (russificazione) e questo generò malcontento e violenza, soprattutto negli anni della crisi dell'URSS. Le tradizioni però riuscirono la totale assimilazione al dominio russo. Attraverso il dominio russo, la coltivazione e l'allevamento vengono sostituiti da terreni a monocoltura (cotone, cereali, frutta, ortaggi). I russi sfruttavano il sottosuolo che era ricco di petrolio, rame, gas. Vennero utilizzate le risorse idriche per costruire canali per irrigare i campi. Queste innovazioni non erano destinate a sviluppare le economie locali ma avevano accresciuto il potere militare, politico ed economico dell'URSS. Il crollo ha frammentato molte regioni negli stati che si sentivano oppressi e controllati da Mosca, trovare altri alleati è diventata una priorità. Hanno abbandonato il rublo e per esprimere indipendenza. Molti russi tuttavia ancora abitano lì: ci sono divisioni etniche, politiche, in alcuni paesi dopo il crollo si sono sviluppate guerre interne, colpi di stato che hanno generato instabilità. Fattore di distacco è stato abbandonare il cirillico, per riadottare lingue locali (il Turkmenistan è tornato alla sua lingua nazionale). Lentamente si è passati da una vita nomade a un genere di vita stanziario e questo ha favorito un popolamento a "pelle di leopardo" dove tanti gruppi si uniscono, generando anche dispute per l territorio. Nell'Asia Centrale percentuali di russi sono rimasti in questi territori (Kazakistan 30%), anche se restano ai margini della società. Ci sono minoranze che non vivono nei confini del paese di riferimento (Uzbeki). Le società si sono organizzate rispettano il legame tribale, i confini degli stati non corrispondono ai confini dei gruppi etnici. Sul piano religioso l'islam è il credo più diffuso tranne in Armenia e Georgia (ortodossi), sono presenti anche atei. La religione musulmana è stata recuperata come fattore di coesione dopo la caduta dell'URSS, tuttavia si sono generati gruppi estremisti e violenti. La densità di popolazione è molto vasta (30/km2), in tutte e due le aree i tassi di natalità sono elevate (5 figli per donna). Ci sono città importanti, storiche e altre con minore sviluppo. L'economia di entrambe presenta caratteri omogenei, c'è una diffusa povertà, che vari a seconda dello stato (30/50%). La maggior parte della popolazione è impiegata nel settore primario. La maggior parte del cotone viene destinato all'esportazione. Ora c'è un recupero delle forme tradizionali dell'allevamento. Dall'estero arrivano sempre più investimenti di capitali perché le risorse minerarie (petrolio, carbone, gas) li attraggono. Il futuro economico sembra legato a queste risorse, che vengono esportate in maniera consistente, favorendo l'entrata di valuta estera. Molte multinazionali estere ci stanno investendo (manodopera a basso costo). La manutenzione dei macchinari dipende ancora dai russi, anche se c'è sviluppo di diverse industri chimiche e meccaniche. C'è difficoltà di comunicazione, per via delle pessime strade. Oggi ogni stato si sta evolvendo verso processi di terziarizzazione, dotandosi di una propria amministrazione e una Banca Centrale. Le relazioni internazionali sono importantissime, caratterizzaste da stipuli tra gli stati stessi e anche con l'UE. Fino 1991 solo l'Iran contendeva al ex-URSS, i territori con il petrolio. Sono intervenute diverse compagnie che vogliono costruire gasdotti e oleodotti per sfruttare e commercializzare queste risorse. Approfondimento: Lago d'Aral È un bacino idrico tra Kazakistan ed Uzbekistan. Una volte veniva chiamato Mare. Sulle sponde si erano formati una serie di villaggi, e durante il controllo dell'URSS i dirigenti e funzionari ci andavano in vacanza. Le sponde ora si sono ritirate e ora tutti i sistemi sono stati alterati in maniera pesantissima. Fino agli '60 il lago si estendeva per 66'000km2 e la decisione di Mosca di incrementare la produzione di cotone ha segnato il suo destino: per portare l'acqua al cotone sono stati deviati i percorsi degli emissari principali del lago; ma risultati non arrivarono, le rese di cotone non aumentarono perché l'irrigazione non era sufficiente per portare ad un aumento. Il lago ha risentito di quest'operazione e si è quasi prosciugato, oggi le acque coprono 17'000 km2 sono profonde 40m. I villaggi sulle sponde ora sono a chilometri dalle sponde del lago. La pesca è diminuita in maniera drastica e delle 25 specie ittiche ne sono rimaste solo 3, a causa dell'aumento di salinità. La regione circostante si sta desertificando perché la riduzione drastica di una massa d'acqua aumenta i processi di desertificazione. Il clima è cambiato: è diminuito l'effetto termoregolatore, ci sono inverni più freddi e estati più calde, è diminuito il numero delle precipitazioni, la fertilità dei terreni è quasi nulla. Il cotone aveva bisogno anche di pesticidi, che sono rimasti nel terreno e insieme alla salinità rendono il terreno malsano alla vita; la popolazione ha raggiunto tassi di mortalità del 100% (anemia, tumori al fegato e alla gola), manca l'acqua potabile, la biodiversità è stata annientata, al centro del lago c'è un isola sulla quale i sovietici conducevano sperimentazioni chimiche e batteriologiche. Nei bunker di quest'isola sono sepolti contenitori di antrace, che sta fuoriuscendo. Il lago, prosciugandosi si è diviso in due laghi distinti: quello a sud è grande, e quello a nord è molto più piccolo e viene chiamato Piccolo Aral (Kazakistan) e dopo alcuni lavori di ri-bonifica è stato isolato con la costruzione di una diga finanziata dalla Banca Mondiale. A questa diga è stato ricongiunto il vecchio emissario che garantisce impatto idrico. I risultati sono stati incoraggianti: è ricominciata la pesca in alcuni villaggi e sono state reintrodotte alcune specie di pesci, la salinità è tornata a dei livelli accettabili, anche il livello delle acque è aumentato. Si sta pensando di costruire una diga più grande. Il grande Aral è talmente compromesso che l'unica soluzione è quella di rinverdire l'area, attraverso l'uso di un arbusto molto resistente (Albero del Sale), così da creare umidità di vegetazione e arginare i venti della zona, responsabili di tempeste di sabbia. Il Turkmenistan ha dedicato un progetto ai sistemi agricoli e al raggiungimento degli obiettivi 6/9/11. 25/10/2017 Regione indiana a nord è delimitata da catene montuose con le vette più alte del mondo (Everest, K2). Nella regione centrale si distende la pianura indogangetica formata nel corso dei millenni per via del deposito dei detriti. Più a sud incontriamo una penisola triangolare che è l'altopiano del delta dell'Indo . Le pianure costiere sono bagnate dall'oceano indiano. La regione che si trova a cavallo tra il tropico del cancro ha un clima caldo ad eccezione delle zone che si trovano ad altitudini oltre i 4000 metri dove ci sono le nevi perenni. L'altopiano del delkan è arida . Nel territorio spirano i monsoni che determinano l'umidità e la quantità di piogge. La vegetazione è prevalentemente costituita dalla giungla ma si trova anche una sorta di savana particolarmente umida mentre le parti più aride sono ricoperte dalla steppa. La regione indiana comprende sette stati. Per la sua vastità è nota come sub continente indiano. Nel XV a.C. secolo la popolazione degli Ari da vita ad una vasta cultura. Nel VI secolo a.C nasce il buddismo che porta allo sviluppo delle arti, delle scienze e di grandi imperi ai quali seguirono le dominazione degli arabi, dei mongoli e dei turchi e quest'ultimo gruppo appart4enenva alla dinastia Mogul che governa la regione imponendo l'islamismo. In tutto ciò si inserì anche la dominazione europea La regione indiana è un mosaico di popoli e culture che ha visto l’incontro di diverse popolazioni. In India ci sono almeno 16 idiomi ufficiali e 1600 dialetti. Le religioni più diffuse sono l’induismo (India e Nepal), islamismo (Pakistan, Bangladesh, Maldive) buddhismo (Shri Lanka, Butan), cristianesimo, sincretismo (fusione di elementi di varie religioni). La religione svolge un importante ruolo dal punto di vista sociale: influenza economia, politica e relazioni sociali. L’India è una Repubblica Federale che comprende 28, stati ciascuno dotato di un governo. Sono attivi alcuni movimenti separatisti. Negli ultimi anni sono sorti poli di sviluppo avanzati, manda satelliti nello spazio. Bangladore è diventata una città dell’informatica, ma malgrado questi progressi c’è ancora tantissima povertà, almeno 400 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà (meno di un dollaro al giorno), ci sono almeno 10 milioni di mendicanti, i tassi di disoccupazione sono assurdi, 50 milioni di bambini vivono in semi-schiavitù. La produzione agricola basterebbe a soddisfare il consumo interno ma ancora 250 milioni di persone soffrono la fame, sono diffuse malaria, colera e lebbra. L’agricoltura resta il settore cruciale dell’economia indiana. Negli anni ‘50 si è assistito alla rivoluzione verde: i raccolti di cereali si sono triplicati grazie all’utilizzo di fertilizzanti, OGM e cereali selezionati. La situazione è tuttavia precaria perché i miglioramenti si sono verificati sono in alcune parti dell’India, seguendo i monsoni. I monsoni stanno assumendo violenza, provando allagamenti, mettendo in ginocchio la popolazione. L’India è ai primi posti per molte produzioni agricole. Alla fine del periodo piovoso vengono raccolti miglio e cotone, mentre dopo la stagione secca frumento. Si produce il tè, la canna da zucchero, caffè, caucciù. Questa cultura ha beneficiato di fertilizzanti e OGM, ma ha avuto delle conseguenze: Il Disastro di Bottal -> fuoriuscita di gas tossico dallo stabilimento chimico americano, la nube di gas ha iniziato a diffondersi uccidendo 2200 persone, avvelenando decine di migliaia di persone; a causa di questa tragedia in India si è sviluppata una coscienza verde. Risorse forestali -> esportazione di legnami pregiati, tuttavia non ecologiche (processi di deforestazione) L’India è al primo posto nel mondo per i bovini (200 milioni), malnutriti (non ci sono pascoli) i terreni sono destinati alle coltivazione. Dispone di carbone, petrolio e gas. Industria siderurgica e chimica. L’industria informatica ha centro a Bangalore (polo scientifico e tecnologico). Come conseguenza dei processi di globalizzazione in molte città si stanno sviluppano i servizi IT a distanza. I maggiori centri industriali sono le metropoli, con tutte le conseguenze. La capitali finanziaria è Bombei, come per la cinematografia nazionale, la prima al mondo come numero di film all’anno. Dal punto di vista culturale è interessante il discorso delle caste: individui a cui si appartiene per nascita. Sono semi- chiuse e anche i matrimoni possono essere celebrati tra persone della stessa casta, creando una suddivisione gerarchica. Le caste principali sono 4, in relazione alla provenienza geografica, alla famiglia e alla professioni. Ogni casta vincola gli appartenenti a dei precetti: religiosi, di abbigliamento, il tipo di lavoro da svolgere e le norme igienico-sanitarie. Al vertice ci sono i Bramani (sacerdoti, 6% popolazione), Guerrieri, Artigiani e Mercanti e infine i Contadini e i Servi. Poi ci sono gli intoccabili che fanno lavori considerati impuri. La costituzione indiana ha ufficialmente abolito il sistema della caste, riconoscendo l’uguaglianza, ma nella prassi quotidiana le caste rimangono e hanno pesi sociale, soprattutto nelle aree rurali, le trasformazioni sociali ed economiche hanno smorzato la forza delle caste. In India la condizione della donna è ancora critica. La maggior parte in India sono maschi, questo motivo è da cercare nella scarsa considerazione della donna nella società. I figli sono orgoglio, le figlie devono lasciare la casa con una dote cospicua che deve procurarsi il padre, la dote è il simbolo di prestigio sociale. Per questo motivo le nascite sono state a lungo controllate in India, prima con infanticidio e poi con aborto. La poligamia ha peggiorato la condizione della donna fin dalla sua introduzione. Hanno concesso alle vedove di risposarsi, hanno introdotto un’età minima al matrimonio per le donne (15). L’istruzione adesso viene impartita anche alle bambine. L’India è stata il primo paese al mondo ad avere una donna la potere per due mandati. La disoccupazione per le donne supera il 20%. Il Kashmir presenta pascoli, 4000m di altitudine, si allevano le pecore kashmir, per vestiario e tappeti. In quest’area ci sono paesaggi bellissimi. Ci sono problemi a livello politico: nel 47 il principe del Kashmir (induista) aveva scelto di essere annesso all’India, ma la popolazione era musulmana quindi si scatenò la reazione della popolazione e di gruppi tribali dell’altro Pakistan. La Cina rivendica una parte del territorio. Ci sono stati massacri da entrambe le parti, le cui vittime principali sono i cittadini. 30/1072017 Asia centro orientale. In questa regione si trovano le economie più ricche dell'Asia, il primo paese sviluppato è stato il Giappone che occupa un posto di rilievo nell'economia mondiale. A partire dagli anni 70 il Giappone ha coinvolto nella sua crescita anche l'area circostante che si è sviluppata molto velocemente (tigri asiatiche). Anche lo sviluppo della Cina è importante che negli ultimi 30anni è cresciuta immensamente. Gli unici due stati che hanno ancora un'economia arretrata sono la mongolia e la corea del nord. La macro regione cinese è costituita da tre stati: Cina, Mongolia Taiwan. occupa una superficie superiore a quella europea ma ha quasi il doppio dei suoi abitanti. Territorio suddiviso in due aree: continentale e costiera. La prima è situata a ovest e si trova lontano dalle acqua marine, troviamo le imponenti catene montuose dell'Himalaya e l'altopiano del Tibet. Il clima è di alta montagna. A nord si trova una pianura stepposa e desertica che poi diventa gradualmente il diserto del Gobi. A est c'è la regione bagnata dal mar cinese, la vegetazione è rigogliosa il clima è più caldo e più umido anche se le temperature sono leggermente più fredde soprattutto a nord. I due fiumi principali nascono dall'altopiano del Tibet (fiume giallo e azzurro), il loro corso è navigabile a tratti e sulle loro sponde sono sorti vari insediamenti. CINA, ha una storia millenaria, le più antiche testimonianze di insediamenti umani risalgono alla preistoria. Intorno al 100 a.C nascono dei regni di tipo feudale e nel 221 a.C si uniscono sotto la dinastia dei Chin. La Cina era già allora un'entità politica territoriale dotata da una cultura comune. Lingua religione e moneta comune. Le dinastie successive espansero il territorio cinese finché non venne invasa dai Mongoli che la governarono fino alla venuta della dinastia Ming. Nel corso dei secoli la Cina si aprì gradualmente all'occidente. Nel XIX secolo la cultura cinese però non riesce a reggere il confronto con quelle che erano le potenze industriali europee e infatti dal 1842 le potenze industriali europee costrinsero la Cina ad aprire i commerci alle loro navi. Regnava allora la dinastia dei Quing che regna fino al 1912 che dovette cedere il controllo di molti porti marittimi agli europei. Questo incontro con l'occidente stravolse l'impero e la struttura feudale che caratterizzava quei luoghi. Nel 1912 viene deposto l'ultimo imperatore cinese e dopo un tentativo fallito di creare un unico governo, la Cina viene governata da dei capi militari che si ricordano con il nome di “signori della guerra”. Nel 1924 attraverso un'alleanza tra i nazionalisti e i comunisti si forma un governo unitario, ma si ruppe nel 1927 perché un nazionalista fa sterminare migliaia di comunisti dando vita a una guerra civile. Situazione di grande instabilità politica e sociale. Ne approfittano i Giapponesi che nel 1931 invadono la Manciuria, un territorio con grandi risorse minerarie e nel 1937 iniziano a invadere l'intera Cina orientale fino alla seconda guerra mondiale. Questa situazione viene interrotta nel 1945 quando gli USA sganciano le bombe sul Giappone. Altri momenti importanti: nel 1949 salgono al potere proclamando la repubblica popolare cinese i Mao Zetung. Mao resta al potere fino agli anni 70 e nel 1976 si assiste a una nuova fase economica con Ping il nuovo presidente cinese con una fase di privatizzazione e le campagne vengono decollettivizzate e le frontiere vengono aperte al commercio con l'estero e ai capitali stranieri che vengono portati in Cina. Nella regione cinese negli ultimi trent'anni è più che raddoppiata: sono stati incrementati anche i redditi delle famiglie contadine che prima vivevano in condizioni misere, si sono avviate piccole industrie rurali che hanno avuto cadute positive sulla popolazione. Le grandi industrie sono controllate dallo stato anche se si sta moltiplicando la presenza di multinazionali estere. La rete ferroviaria si è espansa notevolmente e ha permesso di collegare il territorio che è molto vasto soprattutto verso l'interno. Il peso della Cina sull'economia mondiale è schiacciante, anche per quanto riguarda la sostenibilità. I capitali cinesi sono presenti ovunque e investitori cinesi comprano azioni di multinazionali molto importanti e questa strepitosa crescita ha però varie conseguenze sia sul piano ambientale che sociale: le condizioni di lavoro per esempio nelle fabbriche non sono le migliori e aumenta il divario tra la popolazione molto ricca e quella in condizioni di povertà. Nelle moderne megalopoli finanziarie che si trovano sulla costa un decimo della popolazione consuma più delle risorse disponibili e gran parte della popolazione vive di una agricoltura di sussistenza. Hong Kong è stata una colonia cinese, sede di molte multinazionali e si distingue nel campo dell'elettronica, dell'ottica e dei giocattoli. La Cina ha ottenuto la sostituzione di Hong Kong e Macao mantenendo i regimi coloniali: questi hanno territori speciali. Il TIBET (regione autonoma della Cina) è un altopiano che si estende per oltre 2 milioni di km quadrati a nord della catena himalayana, è soprannominato il tetto del mondo. Il centro più importante è l'Asa. Il Tibet con i Mao è stato soggiogato dalla Cina e vennero distrutti i monasteri buddisti, ne sono rimasti dodici e i monaci buddisti sono diminuiti tantissimo. Anche l'ambiente naturale ha subito molti danni: sul territorio ci sono delle scorie nucleari. Il Tibet confina a nord con la Cina, a sud con il Nepal, India, Bhutan e Myanmar, a est con la Cina e a ovest con l'India. Posizione strategica. È una regione impor anche per le sue risorse minerarie: ferro, carbone di cui la Cina fa largo uso, petrolio, rame, uranio, cromo. L'ONU ha condannato la Cina per la violazione dei diritti umani nel territorio tibetano ma non è mai intervenuta. L'intervento del Dalai Lama per ottenere l'indipendenza hanno portato al nobel. TAIWAN regione indipendente dalla Cina. La maggior parte della popolazione vive sulla coste dove sorgono le principali città. L'economia può contare sulle risorse minerarie tra cui oro petrolio e carbone e una manodopera a basso costo. Taiwan non ha rappresentanti all'ONU. Da sempre teme l'invasione da L'Australia ha oltre 22 milioni di abitanti. Il capo dello stato australiano è formalmente la regina Elisabetta, ma è riconosciuto un primo ministro. Il tasso di urbanizzazione è molto alto (90%), le città più popolate sono Sidney, principale centro finanziario e industriale, e Melbourne. L'Australia è un paese economicamente avanzato, ha un reddito molto elevato e ha un elevato indice di sviluppo umano (l'Italia occupa il 23° posto). Oltre alla popolazione europea ci sono anche le popolazioni native come gli aborigeni, che sono il popolo più antico vivente (risale circa a 50mila anni fa). Attività principali: allevamento di ovini che genera l'esportazione di lane. L'agricoltura è di tipo meccanizzato. L'industria è sviluppata nel settore chimico, tessile e metallurgico. Il settore terziario occupa il primo posto e produce la maggior percentuale del prodotto interno lordo. In tutta l'area è in crescita il turismo. Anche le aree dell'Oceania come la Polinesia rimangono mete turistiche. Le esportazioni riguardano la lana ma anche prodotti minerari come i metalli, l'oro, i diamanti. L'Australia mantiene rapporto economici privilegiati con il Regno Unito, la Nuova Zelanda e il Sud Africa. La Nuova Zelanda è un arcipelago grande quasi come l'Italia ma ha solo 4 milioni di abitanti (e40 milioni di pecore) che costituiscono la base economica delle isole. Ci sono due isole principali dove si trovano le città principali. Indipendenza ottenuta nel 1931 ed è membro del Commonwealth britannico. I rilevi sono nati durante l'orogenesi alpina. L'economia è molto produttiva, il settore primario si basa anche sullo sfruttamento delle risorse forestali e sulla pesca. Anche la Nuova Zelanda esporta lana in tutto il mondo. La maggior parte dei lavoratori è impiegata nel settore terziario che la porta ad avere elevati livelli di sviluppo. Isole minori: la Melanesia, la Micronesia e la Polinesia. Non tutti questi arcipelaghi formano stati indipendenti, la Francia possiede territori oltremare in Polinesia francese per esempio, il Regno Unito possiede altre isole → esistono ancor dei domini coloniali che permangono anche se assumono più la forma di protettorati. Le risorse economiche di queste isole si limitano all'agricoltura che viene praticata per autoconsumo, e la pesca. A partire dagli anni 50 si è formata la “pacific garbage patch” un'isola di plastica: i rifiuti galleggiano per l'azione di vortici. Non c'è soluzione perché la plastica non si biodegrada ma degenera. AFRICA Contiene tutti i tipi di ecosistemi. Molti dei mali del continente vengono da lontano: per secoli è stata sfruttata per le sue ingenti riforme naturali, ha conosciuto il colonialismo europeo più pesante che ne ha depredato le ricchezze in maniera indiscriminata e senza limiti. Ha conosciuto la schiavitù che ha portato milioni di persone molto lontane. Ancora continua ad essere sfruttata per le sue risorse. Oggi l'Africa presenta decine di conflitti, ma nel passato è sempre stata protagonista dei maggiori conflitti e guerre. Ha conosciuto e conosce ancora regimi dittatoriali, non si può parlare di democrazia, appaiono molto labili le riforme civili. Tuttavia ci sono anche molte responsabilità da parte degli stati africani che raramente nella fase di decolonizzazione sono riusciti a costruire democrazie reali. Anche per via delle rivalità delle tribù che continuavano ad esistere. Oggi l'Africa ha superato la fase più dura della decolonizzazione, ma rimangono da affrontare emergenze sanitarie ed economiche. Si stanno avendo dei segnali positivi di miglioramento. Aspetti fisici: Africa subsariana. Nella sua complessità occupa una superficie di 30milioni di km2 (3contintente per superficie) e si estende a cavallo dell'equatore tra i due tropici nella zona torrida del pianeta. Ha la forma di un triangolo rovesciato. Da un punto di vista morfologico a un profilo abbastanza uniforme, ha le coste poco articolate che spesso sono basse e di tipo paludoso per questo non sono di facile approdo. Il patrimonio culturale dell'Africa è piuttosto ricco. Si può dividere l'Africa in due regioni dal diaframma del Sahara. L'Africa subsariana è conosciuta anche come Africa nera. È costituita da un vasto altopiano che si estende dal deserto del Sahara fino alla punta meridionale nel territorio sudafricano. A nor troviamo la steppa del Sael con fiumi lunghi che però non garantiscono un apporto idrico sufficiente per tutta l'Africa. Verso est c'è un gruppo di rilevi elevati (Kilimangiaro) ed è un'area instabile dal punto di vista geologico. La parte meridionale del continente è una sorta di tavolato con i bordi più rialzati è ha un clima piuttosto arido, al centro c'è il deserto del Kalari e del Nabib. Le possibili regionalizzazioni dell'Africa sono tantissime a seconda del criterio. Le comunità economiche regionali promuovono le cooperazioni ambientali. L'Africa è considerata come una sorta di Babele dove si parlano moltissime lingue. Il ruolo del Sahara come elemento di divisione ha sviluppato gruppi linguistici differenti. L'Africa subsariana venne scoperta già dal VII secolo dagli arabi e da subito ne fecero un gran numero di schiavi. Con gli europei si conobbero anche le terre più a sud del deserto. I contatti con le popolazioni locali si limitavano alla costa dove gli europei fondarono le loro basi coloniali. Durante il colonialismo il centro del continente rimane almeno fino al XIX secolo sconosciuta. La rivoluzione industriale spinge gli europei a cercare nuove materie prime per soddisfare le crescenti esigenze sia produttive che alimentari e la Gran Bretagna inizia la prime esplorazioni nel cuore dell'Africa. Lo sfruttamento in questo peridoto fu molto violento perché molte delle risorse locali vennero depredate. Gli europei inoltre imposero le loro lingue e le loro religioni e non crearono le basi per una economia indipendente dal paese colonizzatore e gli stessi confini degli stati africani sono il segno di una volontà europea di collocare i territori. Succedeva che tribù appartenenti allo stesso gruppo etnico si ritrovavano divide in diversi paesi e talvolta che tribù rivali condividevano il medesimo territorio. I confini non avevano delimitato regioni che fossero anche regioni omogenee da un punto di vista culturale. Il concetto stesso di stato non è proprio delle società africane e questo fornisce la motivazione degli attuali travagli dell'Africa e delle numerose guerre civili scatenate alla fine della colonizzazione. I regimi di tipo dittatoriale hanno limitato lo sviluppo della popolazione africana. La crescita demografica in progressione si pensa sarà ancora più elevata nonostante quello che possiamo definire il mancato sviluppo economico dell'Africa subsariana perché le condizioni igenico sanitarie sono migliorate. Restano elevate le percentuali di popolazione infantile che ogni anno muore. Nell'Africa centrale più del 10% della popolazione contrae il virus dell'AIDS. La situazione è peggiore negli stati meridionali dove il 35% della popolazione è malata. Nell'Africa centro meridionale vive la maggior parte della popolazione malata di AIDS. 28 stati africani non raggiungono la soglia dei 1000 dollari pro capite all'anno. Il Burundi è il paese più povero. Il livello di istruzione è scarso e questo rappresenta uno dei freni principali dell'emancipazione della popolazione. L'Africa subsariana è molto ricca di materie prime come il petrolio, ma anche ci sono foreste con legnami molto pregiati e si registrano produzioni agricole in costante aumento. Tuttavia anche in questo campo delle risorse naturali permangono dei nuovi colonialismi. L'Africa oggi ha una serie di contraddizioni che si possono considerare attraverso delle immagini: • ci sono presenze di vario genere come quella cinese che vede a livello economico l'arrivo di capitali che investono nel territorio africano sempre di più; • ci sono spazi internazionali dedicati alla cooperazione; • presenza di territori globalizzati che assomigliano ad altre città in altre parti del mondo che noi non ci aspettiamo perché abbiamo uno stereotipo che non corrisponde a tutta la vera complessità dell'Africa; • anche in Africa arrivano le nuove tecnologie e questo permette una serie di miglioramenti soprattutto attraverso le app dedicate alla salute e al raccolto utilizzate dalla popolazione africana; • molta popolazione però resta senza accesso all'elettricità; • c'è un ritorno di alcune persone che hanno lasciato l'Africa ma che vi ritornano per costruire imprese e portare avanti processi di sviluppo; • le gated communities: comunità di africani ricche che si chiudono al resto della popolazione; • ecoturismo e “turismo e povertà”; • altri sogni turistici che ci fanno sognare l'Africa (Zanzibar, vari resort quando poi nelle vicinanze il paesaggio è diverso); • crescita della popolazione urbana 06/11/2017 AMERCA ANGLOSASSONE Se parliamo di continuità territoriale delle terre emerse è indubbio che parlare di America o di Americhe ci porta innanzitutto a sottolineare l'unità o la diversità di questi due ambiti e delle regioni presenti in questi territori e quindi a dare una lettura più culturale che fisica, non c'è accordo tra gli studiosi, per i fisici c'è continuità e si parla di America, per i culturalisti si parla di Americhe. Dal punto di vista fisico la massa continentale che però noi consideriamo è unica, ci è un unico blocco unito dalla cosiddetta America centrale. Se invece prediligiamo un'opzione culturale è più corretto parlare di America anglosassone e America latina. Gli europei alla fine del XV secolo si sono diffusi nei territori che stiamo ora per considerare. L'America anglosassone comprende le aree colonizzate dagli inglesi quindi USA e Canada, Quebech francese e altri territori di minore estensione come la Jamaica e i Caraibi. Questa massa continentale occupa 20milioni di km2 e il suo territorio è compreso ai margini di due grandi catene montuose a est i monti Appalaci e a ovest i monti Rocciosi. Nella parte centrale troviamo una serie di grandi pianure e a nord quello che viene definito lo scudo canadese che è un'area collinare di antica origine che è stata modellata dalle glaciazioni e che occupa quasi tutto il Canada arrivando fino al mar Glaciale Artico dove forma delle coste basse e sabbiose interamente disabitate in quanto molto fredde e ghiacciate. È una zona molto ricca di laghi e di fiumi che permettono una costante e cospicua produzione di energia idroelettrica garantendo l'autosufficienza elettrica. Inoltre si trovano anche estese foreste di conifere che offrono quantità di 5. Poi abbiamo una quinta prospettiva, quella delle grandi politiche europee destinate a finanziarie le cosiddette aree marginali che fino agli anni 50 considerano la catena alpina come un grande territorio molto vasto (400mila km2) . 6. Ultima prospettiva è quella che adottiamo noi ed è stata adottata anche dalla convenzione delle Alpi, ed è la prospettiva della legislazione nazionale. Le Alpi nella nostra legislazione sono definite come territorio dove il pendio si fa più elevato e che i territori abbiano una altezza sul livello del mare di oltre 600metri. (sotto i 600m sono colline) e le Alpi secondo questa prospettiva comprenderebbero un territorio di 190mila km2 e che conta circa 14milioni di abitanti. (non i 70 milioni della prospettiva precedente). L'arco alpino è un sistema montuoso che si dispone a ventaglio orientato da ovest verso est per circa 1000 km e occupa una ampiezza che va dai 100km ai 400km. Il sistema alpino presenta alcune differenze al suo interno di tipo strutturale, morfologico e anche culturale e paesaggistico; differenze che permettono di suddividerlo secondo criteri geografici o geologici in tre porzioni distinte: le Alpi occidentali che formano un arco tra il mediterraneo e una regione francese Balais, le Alpi centrali tra la Balais e la Svizzera e infine le Alpi orientali e meridionali che si situano nel bacino a ovest dei Carpazi. Divisione decisa nel 1926, è una macro divisione perché al suo interno sono possibili da riscontrare ulteriori divisioni: possono essere suddivise ancora in 26 sezioni e 112 gruppi montuosi. C'è stata una semplificazione nel 2005 operata da alcuni geologi che hanno proposto una suddivisione del sistema alpino che le hanno divise in Alpi occidentali e orientali. Le condizioni climatiche del sistema regionale alpino sono caratterizzate da complessità e varietà. Quali sono i fattori che determinano le condizioni climatiche? 1. La variazione ipsometrica: al variare dell'altitudine, all'aumentare, diminuisce la temperatura. Ogni 100m diminuisce di 1°, diminuisce la vegetazione e aumentano le precipitazioni. Aumenta anche l'intensità dell'irraggiamento solare e dell'escursione termica. 2. Riguarda le aree che si trovano più al margine della catena montuosa e le aree più interne: tutta la fascia prealpina ha un clima più oceanico, più piovoso e questo determinano l'abbassamento delle nevi perenni; le regioni più interne invece hanno un'insolazione maggiore e hanno una minore quantità di precipitazioni che danno un clima più continentale. 3. La variazione della latitudine determina climi differenti: i versanti che si trovano nella porzione meridionale presentano un clima più mite e caldo rispetto ai versanti che danno nella parte più interna del continente. Anche la vegetazione è differente: per esempio le Alpi marittime hanno un clima ti un certo tipo con una determinata vegetazione (erbe aromatiche). 4. Variazione che va da ovest verso est: le Alpi si estendono per circa 1000km di lunghezza, a occidente c'è un clima più umido che si va via via più secco verso le Alpi orientali, sulle quali interviene l'azione mitigatrice del mar Adriatico. Le Alpi sono una riserva d'acqua per l'Europa e la loro morfologia da vita a una complessa idrografia. Inoltre alle Alpi appartengono più di 13mila specie vegetali e più di 30mila specie appartenenti al regno animale: il sistema regionale alpino ospita una notevole biodiversità. Possiamo distinguere cinque piani altitudinali: ciascuno dei piani ospita un bioma caratteristico 1. Fascia collinare, 800m con carpini, querce e castagni. 2. Fascia di bassa montagna, dagli 800 ai 1400/1700m. Piano delle grandi foreste con faggi, abeti bianchi, abeti rossi, pini silvestri. 3. Fascia subalpina, dai 1400/1700 ai 2000m. Larice, abete rosso. 4. Fascia alpina, dai 2000m con prateria di altitudine. Nevi perenni. 5. fascia nivale, dai 4000m. Con neve e rocce, muschi e licheni. Le prime forme di utilizzazioni delle Alpi da parte di gruppi umani risalgono a tanti anni fa grazie a ritrovamenti di grotte e reperti archeologici. Soltanto a partire dal 5000 a.C. le Alpi vedono lo sviluppo di forme stabili di allevamento e agricoltura. Le Alpi sono state popolate da moltissimi gruppi umani. Le Alpi storicamente sono sempre state un territorio importante per le economie locali e da sempre un territorio molto ambito. Con la caduta dell'impero romano si apre un periodo molto critico per le Alpi che dura fino al 1000 d.C e che ha visto gli spostamenti delle popolazioni germaniche. Questo periodo ha portato alla riduzione della popolazione, situazioni di instabilità che nel corso dei secoli ha modificato le strutture sociali ed economiche. Dal punto di vista dell'insediamento troviamo le aree di antico insediamento che sono quelle che si trovano più agli interni e nel versante sud-alpino e a partire dal IX secolo si sono formate le lingue romanze mentre nelle aree orientali, definite di nuovo insediamento, la riduzione della popolazione ha portato a una perdita del patrimonio storico e culturale e ha favorito nuove forme di insediamento dal VI secolo quando arrivano genti germaniche e slave. In pieno medioevo dall'XI secolo al 1348 le Alpi fioriscono in agricoltura e commercio, nel 1348 fa la sua comparsa la peste che destabilizza la situazione. I territori alpini durante il medioevo e in età moderna hanno goduto di una certa economica che gli era garantita in virtù della loro posizione strategica, autonomia che termina con l'era napoleonica. Dal XVIII secolo al XX le Alpi diventano teatro di uno sviluppo intensivo dell'agricoltura, diffusione di artigianato e commercio, prime forme di proto industrializzazione. Sempre in questi secoli assistiamo a una crescita delle città alpine che assumono sempre maggiore importanza sia per la crescita di popolazione che di grandezza. Si utilizzano nuovi mezzi di trasporto (trafori, veicoli su gomma). Agli inizi del 900 le Alpi diventano meta turistica. Otto criteri di suddivisione delle Alpi 1. aree dei grandi centri occupazionali. Centri che attirano popolazione che trova il proprio impiego in maniera giornaliera. Centri dotati di buone infrastrutture e caratterizzati dalla presenza di vaste aree edificate. Spesso in questi centri si hanno molte funzioni e garantiscono buone opportunità di lavoro. 2. Comuni residenziali. Si trovano nelle vicinanze di grandi centri occupazionali e hanno tutte le caratteristiche dei tipici comuni residenziali. Le infrastrutture destinate al trasporto sono migliori e conducono ai centri occupazionali e permettono un pendolarismo che garantisce spostamenti non troppo difficoltosi con tempi non troppo lunghi. Sono localizzati in territori con una certa gradevolezza paesaggistica e hanno anche prezzi più bassi rispetto a quelli dei centri occupazionali. Esercitano attrattiva ambientale e richiamano la popolazione che li si insedia perché li ritengono luoghi idonei per vivere. 3. Centri turistici. Di norma i centri turistici alpini dispongono di strutture ricettive sviluppate (alberghi, ristoranti, bed and breakfast, campeggi), presentano una buona offerta occupazionale. L'agricoltura in questi comuni è ancora è presente anche se minore rispetto ad altre realtà. Sono comuni di tipo rurale: l'agricoltura diventa un'attrattiva turistica. Ha una sorta di paesaggio culturale che racconta di un certo stile di vita. 4. Aree rurali dinamiche. Caratterizzate da un contesto rurale dinamico perché il mercato del lavoro in quel settore è ancora attivo. Vantano una buona possibilità di attrazione in agricoltura che sempre più è affiancata da forme di turismo. Soltanto pochissime aziende agricole sono state abbandonate. Qualche preoccupazione desta i tassi di immigrazione, ma questo fatto è bilanciato dal fatto che la popolazione anziana è ancora occupata in agricoltura, è ancora molto attiva. 5. Regioni alpine di tipo standard. Regioni che non hanno caratteristiche particolari come le altre e sono caratterizzate da un'intensità turistica medio-bassa, manifestano un declino del settore agricolo e un saldo che comincia a essere negativo di pendolari in uscita. Al momento in quest'area non si registra un eccessivo invecchiamento della popolazione perché non c'è uno squilibrio forte tra i flussi migratori e i tassi di natalità. 6. Contesti rurali in arretramento. Questi contesti sono caratterizzati da un pendolarismo in uscita, i residenti utilizzano un buon sistema di trasporti che è presente in queste aree per recarsi a lavorare altrove anche se non abbandonano completamente le aree perché ancora le scelgono come centro della loro esistenza. L'agricoltura sta abbandonando queste aree lasciando lo spazio a grandi regioni naturali e questo dà origine ad un paesaggio molto diversificato di foreste con permanenze ti tipo antropico abbandonate. 7. Regioni agricole tradizionali. Manifestano un forte invecchiamento della popolazione e sono l'opposto delle regioni rurali dinamiche. Scarse infrastrutture di trasporto e l'agricoltura non sta abbandonando queste aree però le aziende agricole sono sempre meno a livello numerico e si trovano ad agire su terreni ampi ma sempre inferiori numericamente. Hanno un paesaggio agricolo molto ricco e vario che resiste ancora, che però è destinato a scomparire nel momento in cui la popolazione che sta invecchiando non verrà rimpiazzata. Non c'è un grande sviluppo turistico, questo ha determinato l'immigrazione e il tasso di abbandono delle aziende agricole. 8. Aree rurali dimenticate. Qui l'indice di invecchiamento della popolazione è accentuato e si ha un declino marcato delle attività agricole. Una delle principali ragioni di questa situazione è legata allo scarso sviluppo delle infrastrutture che le ha rese aree marginali e che vengono considerate dei territori inattivi. È in atto un processo di polarizzazione territoriale: da un lato abbiamo forme di urbanizzazione che riguardano alcuni insediamenti, aree turistiche, dall'altro abbiamo poli di stagnazione demografica, di arretramento e abbandono → situazione frammentaria e frastagliata. Tutta questa situazione che leggiamo oggi nasconde una serie di cambiamenti che sono avvenuti nel corso degli anni e che si sono intensificati con la società dei servizi a partire dal secondo dopoguerra. Si è trattato soprattutto di cambiamenti ti tipo culturale che hanno Il valore aggiunto rappresenta quel beneficio addizionale generato attraverso un processo di sviluppo sostenibile. Il beneficio economico è solo un aumento del numero di impiegati o guadagni. Quindi è anche un beneficio sociale perché tutela il patrimonio di saperi e valori culturali, costituzione di alleanze e reti sociali. È un beneficio ecologico cioè tutela del patrimonio ambientale. Azione sociale conclusioni → gli individui condividono il perseguimento di un interesse comune, forte coesione sociale, società ed economia locale sono varie per permettere un'ampia gamma di ruoli sociali ed economici, gli individui hanno una forte coesione sociale (capacità di una società di assicurare il benessere di tutti i membri che la compongono) e capitale sociale (ovvero la forza motrice delle relazioni sociali generata da un'ampia varietà di interazioni sociali e istituzioni). Presenza di opportunità lavorative nella regione stessa o nelle aree limitrofe. Aree protette → rappresentano strumenti per il perseguimento di uno sviluppo sostenibile quando le risorse umane vengono considerate nella loro completezza, quando viene adottato un sistema di gestione appropriato e viene portato a termine un processo ben organizzato. Presenza necessaria di un leader. Capacità di definire e di comunicare degli organizzatori obiettivi chiari. Aree mobili → le infrastrutture determinano la scelta delle ubicazioni delle sedi di compagnie e delle abitazioni per le famiglie. Il miglioramento delle connessioni intraregionali permette di stabilizzare il numero di abitanti delle aree periferiche rurali e di promuovere lo sviluppo di un'offerta turistica decentralizzata. Grazie alle tecnologie innovative del sistema di trasporti si potrà determinare lo sviluppo dello spazio in modo sostenibile. Nuove forme di processi decisionali → le regioni alpine stanno affrontando cambiamenti sempre più complessi e rapidi nei settori economici e politici che condizionano la possibilità degli attori locali e regionali di intervenire nei processi decisionali. La difficoltà sta nell'inadeguatezza delle forme decisionali esistenti che non sono in grado di accogliere i cambiamenti tecnologici ed ecologici e sociali. Bisogna individuare le fasi da seguire e scegliere i metodi più efficaci da seguire, non esistono regole generali, tutto dipende dal contesto di riferimento. Nuove politiche → le politiche pubbliche dovrebbero riuscire a garantire il compromesso tra istanze economiche, sociali e ambientali e dovrebbero favorire la cooperazione tra i portatori di interesse, promuovere nuovi progetti e sostenere l'attitudine all'innovazione. 15/11/2017 LE CITTÀ ALPINE COME MODELLI DI SOSTEIBILITÀ: IL CASO DI BELLUNO Nel 1900 soltanto il 15% della popolazione mondiale viveva nelle città. Oggi la percentuale della popolazione mondiale che vive nelle città è triplicata: questo ci deve far riflettere su come siano necessarie le politiche di sostenibilità nei contesti urbani. Nel contesto alpino come più volte abbiamo detto la situazione è differente rispetto ai contesti di pianura o di altre regioni, l'immagine del mondo alpino rurale basato sulle economia tradizionali ha dominato per lungo tempo, ma è da superare perché è distante dalla realtà, il 60% dei posti di lavoro si trova nelle città alpine. Rispetto alla popolazione alpina, soltanto una minima parte vive oltre i 1000m di altitudine sul livello del mare e le politiche che per lungo tempo hanno cercato di favorire la tutela dei territori alpini erano orientate a salvaguardare gli spazi naturali dall'assalto della globalizzazione e questo aveva condotto ad escludere gli insediamenti urbani ad esempio da importanti protocolli come la Convenzione delle Alpi. Sempre più negli ultimi anni si sta accogliendo questa istanza di modifica nei confronti delle città che ne territorio alpino vengono considerate come parte integrante del territorio stesso a partire dal fatto che l'urbanizzazione e i fenomeni ad essa collegati rappresentano fonte di guadagno e sviluppo economico e opportunità di sviluppo economico e socioculturale sostenibile. Per questo motivo sono necessarie proposte politiche e progetti. Una di queste iniziative che ormai è arrivata alla sua ventesima edizione di chiama “Città alpina dell'anno” che prevede l'assegnazione di un riconoscimento che viene riservato dal 1997 ai centri urbani che si sono impegnati a raggiungere importanti obiettivi legati alla sostenibilità. 1. Il primo obiettivo da dimostrare di aver raggiunto è quello del rafforzamento della coscienza alpina, cioè di quel senso di identità e coesione al territorio alpino che deve essere dimostrato attraverso la progettazione e l'attuazione di iniziative che tutelino l'ambiente alpino, che siano dedicate a salvaguardare l'economia locale. 2. Altro obiettivo che bisogna aver raggiunto per ambire al titolo di città alpina dell'anno riguarda il contingente di popolazione alpina locale: iniziative pubbliche che permettano alla popolazione locale di partecipare non come riceventi ma in maniera attiva. 3. Consolidare le alleanze e i ponti all'interno della propria regione e con i territori più lontani, magari anche oltre le Alpi (gemellaggi con altre città, partnership). 4. La città alpina deve accogliere i principi espressi dalla Convenzione delle Alpi di sviluppo sostenibile cercando di metterli in pratica. Dovrà anche produrre dei veri atti amministrativi. 5. L'ultimo obiettivo da sviluppare è quello della collaborazione con le altri città alpine che hanno vinto il titolo il precedenza. La città alpina del 2017 è Tolmezzo in Friuli Venezia Giulia. MISURARE LA SOSTENIBILITÀ, GLI INDICATORI AMBIENTALI E DI SOSTENIBILITÀ Strumento in grado di fornire informazioni in forma sintetica di un fenomeno più complesso, rendendo visibile un andamento o un fenomeno che non è immediatamente percepibile. Per le regioni alpine sono un po' carenti gli indicatori. Belluno: città alpina sostenibile. Svolge quel ruolo di località centrale per la sua provincia attirando un bacino di utenza piuttosto ampio. Possiamo trovare i servizi di rango più elevato (Cristaller) (c'era una sede dello IULM). L'impegno di Belluno per la sostenibilità risale al 1998 quando ha inaugurato le cosiddette scale mobili che collegano un parcheggio di circa 800 posti auto che è situato nei pressi del Piave fuori dalle mura e ai piedi dell'altura su cui sorge la città. Alle spalle del duomo c'è il centro storico. Questo è un impianto che dà accesso al centro storico che è stato chiuso a causa del traffico. 93Metri di scale mobili che possono trasportare 3600 persone all'ora. Un altro progetto, nel 1999, Belluno è città sostenibile dei bambini: mense che utilizzano prodotti dei coltivatori locali, iniziative per l'accessibilità della città per i bambini con il potenziamento dei parchi pubblici che vengono mantenuti e migliorati, iniziative culturali. 17/11/2017 IL TURISMO NELLE ALPI Potremmo dividere la storia delle regioni alpine in sei fasi: 1. Fase zero dal 1680 al 1750, si manifesta in caso scientifico con l'opera di alcuni studiosi e il dibattito che si sviluppa ruota attorno all'origine delle montagne con particolare riferimento alle Alpi. A questo interesse scientifico si accompagna un interesse di tipo estetico per il paesaggio per la sua grandiosità e magnificenza. Questi primi interessi fanno scaturire una sorta di curiosità nei territori alpini soprattutto nei circoli letterari europei. 2. Fase prima dal 1750 al 1800. impulso concreto indirizzato nella ricerca scientifico naturalistica attraverso le opere di De Sossure e questo interesse matura trovando la propria affermazione nella categoria del sublime in pieno preromanticismo e romanticismo. Si celebra la grandezza delle Alpi, la loro asprezza ma anche la loro pericolosità. Le Alpi cominciano ad entrare nell'immaginario collettivo europeo. Diventano il luogo della libertà, della spontaneità umana e vegetale. Nasce una considerazione del paesaggio alpino come ascrivibile alla svizzera: considerare le Alpi come la Svizzera che diventa il paradigma per eccellenza. 3. Fase seconda dal 1800 fino al 1835 si ha la seconda fase. L'interesse scientifico matura verso un approccio che comprendeva anche le società e le comunità che vivevano sulle Alpi e l'evento più importante è l'attraversamento del Gran San Bernardo da parte di Napoleone, insieme alle apertura di strade carrozzabili che segnarono il destino di questi territori. In campo politico ci sono stati importanti riflessi: Napoleone stesso che era ammiratore della Svizzera ne rispetta l'indipendenza e fa da mediatore tra i cantori svizzeri. Questo si traduce in una sorta di contemplazione acritica ed estetica delle Alpi che porta alla nascita delle prime forme di turismo, considerata come un'attività di godimento della montagna da parte di visitatori esterni e sempre di più per le popolazioni alpine un'attività che poteva fornire dei servizi da cui trarre un guadagno (si iniziano a formare le prime locande, i primi alberghi, le guide alpine). Questa situazione è molto favorita dall'accessibilità garantita dall'apertura dei trafori. Si sviluppano nuovi centri termali e vengono costruiti una serie di alberghi per ospitare i turisti. 4. Fase terza dal 1835 al 1860 si consolidano gli interessi scientifici e inizia a svilupparsi lo studio del glacialismo che sempre più suscitava molti interessi e si consolidano le attività che si erano cominciate a manifestare nella seconda fase. 5. Fase quattro dal 1860 al 1900 vede l'affermazione definitiva del turismo alpino. Evento simbolo è l'ascensione al Cervino che ha segnato la storia dell'alpinismo che comincia a manifestarsi come disciplina. Si affermano dal punto di vista scientifico molte scuole nazionali (scuola francese di studi alpini, scuola italiana, scuola tedesca) che producono serie cartografiche. In questa fase nasce l'alpinismo sportivo, l'ascensione alle vette è vista come una sfida con se stessi abbandonando l'approccio contemplativo e passivo delle fasi iniziali e cominciano a nascere i club
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