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Geografia turistica, Appunti di Geografia Del Turismo

turismo interculturale, percorso storico ed esempi pratici. Modelli

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 03/06/2020

debora-merra
debora-merra 🇮🇹

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Scarica Geografia turistica e più Appunti in PDF di Geografia Del Turismo solo su Docsity! GEOFRAFIA TURISTICA INTERCULTURALE Prof. Emilio Becheri PAROLE CHIAVE:  turista ed escursionista Turista: colui che si sposta per motivi diversi da quelli lavorativi* dalla propria località di residenza per un periodo maggiore alle 24 ore e inferiore ad un anno. Escursionista: colui che visita una località diversa dal luogo di residenza per motivi ludici per un periodo inferiore alle 24 ore, senza pernottare nella destinazione. Un'escursionista ha solo l'esigenza di mangiare e servizi igienici. Ci sono città dove il peso degli escursionisti è importante, tipo Pisa. Più la città è propensa a ricevere turisti (ad es. Firenze che è ben collegata, e permette visite giornaliere) ed ha un alto tasso di escursionismo, più è difficile capire la quantità del turismo in quella località. Appunto perché le gite di un giorno non vengono concepite come presenze e quindi non sono calcolate dalle statistiche. (*Anche se le definizioni intendono la motivazione ludica il turismo d’affari è comunque una forma di turismo. La definizione è ambigua perché cerca di dare dei perimetri ad un fenomeno liquido, invece anche il turismo d’affari è una forma di turismo).  luogo, non-luogo e destinazione Luogo: spazio geografico organizzato e delimitato caratterizzato in funzione di ciò che in essa si colloca; è identificato come una porzione di spazio vissuta, nel quale si possono individuare caratteristiche socioculturali. Non-luogo: gli spazi di transito, di attraversamento, che sono pensati a prescindere dalla loro identità: infatti, non sono identitari cioè non sono spazi in cui ci si riconosce come appartenenti (classici non luoghi sono l'aeroporto, la stazione). Destinazione: una località o un insieme di località tra loro vicine che identificano un prodotto territoriale dove vi sono una serie di attrattive legate alla morfologia e alle tradizioni della popolazione locale. È un contesto geografico scelto dal turista e organizzato in funzione dei suoi bisogni.  destinazioni di turismo attivo e di turismo passivo Turismo attivo: si identifica geograficamente nel territorio di origine del viaggiatore, ossia nei flussi di turisti che svolgono un viaggio, che effettuano uno spostamento fisico verso una destinazione turistica (es. Lombardia). Turismo dei viaggi da un luogo di residenza verso altre destinazione per visitarle. Es: Germania perché i tedeschi sono molto propensi a viaggiare. Turismo passivo: si identifica nel territorio di destinazione, ovvero nei luoghi che ricevono il turismo passivamente e che sono organizzati con sistema di offerta per riceverlo (es. Toscana o Inghilterra).  presenze, arrivi e permanenza media Arrivi: numero di turisti (turisti + escursionisti) che raggiungono o visitano una località. Presenze: numero di turisti che pernottano sulla (o nei dintorni) della località di destinazione. Permanenza Media: valore che identifica il numero medio di notti trascorse su un territorio; si calcola tramite il rapporto tra arrivi e presenze. PM= Arrivi Presenze  stagionalità, concentrazione, saturazione Stagionalità: è il numero delle presenze nei singoli mesi/giorni dell’anno. Sistematico ammassamento delle presenze turistiche di un territorio in determinati mesi dell’anno o, più in generale, in una stagione: tipicamente si manifesta in modo molto accentuato nelle destinazioni per le quali le condizioni climatiche sono il presupposto principale per poter fare turismo. Concentrazione: addensamento geografico delle presenze in pochi luoghi ad alto tasso di turisticità (es. Firenze, Venezia). Saturazione: situazione di massima concentrazione turistica, ovvero quando si raggiunge il massimo livello di utilizzazione dei servizi del territorio. Graf. 1 – Distribuzione percentuale dei flussi turistici della Regione Calabria (alta stagionalità) e della Regione Lazio (bassa stagionalità). Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic 1.18 1.24 1.44 1.77 3.41 10.67 25.93 36.25 11.80 3.16 1.66 1.50 Calabria lo considera come fattore di sviluppo regionale ed esamina i nodi e le regioni turistiche per valutarne il grado di maturità e loro prospettive. ..o anche: è una branca della geografia economica che studia degli spazi geografici ove si realizza il turismo e le relazioni con gli altri spazi. IL PESO DEL TURISMO IN ITALIA  il turismo è il più grande comparto produttivo d’Italia Il valore aggiunto attivato dalla spesa turistica nel 2017 è pari a 108,2 miliardi di euro: vale circa il 7,0% di tutto quello prodotto in Italia; vale quasi quattro volte quello del comparto agricolo alimentare e 4,5 volte la ricchezza generata dal settore dei “Tessili e abbigliamento”, moda compresa. Considerando l’economia allargata dei viaggi e del turismo (secondo la definizione del WTTC) la spesa dovuta al turismo e alle sue attività connesse, comprese quelle della Pubblica Amministrazione, risulta pari a circa 195,99 miliardi di euro e l’incidenza del PIL turistico su quello totale arriva all’12,7%. Il turismo non viene visto come punto da sfruttare economicamente. L’Italia è all’ottavo posto per ranking turistico (reputazione) mondiale. Indice di centralità turistica nella politica: 48esimo posto. La politica non si occupa di turismo come dovrebbe. L'agricoltura, ad esempio, tramite le politiche di finanziamento e i finanziamenti italiani, viene sostenuta per il 40%, nonostante questa abbia un valore aggiunto del 3% e basta. Il turismo, invece, è sostenuto molto meno, anche se ha un valore aggiunto fra 8 e 12%. L'incidenza del turismo sul PIL è il 12,7%. Non c'è nessun’altra attività produttiva che influisce così tanto sul PIL. IL FLUSSO TURISTICO ITALIANO Graf. 2 – Andamento delle presenze internazionali nei paesi indicati nel periodo 2007-2017. Graf. 2 – Georeferenziazione delle presenze per Comune IL TURISMO CULTURALE E D’ARTE E GLI ALTRI TURISMI  il turismo è il lato economico della cultura Il turismo è il volto economico della cultura, la logica che la trasforma in un prodotto del mercato e che ne rivaluta la sua marginalità. Secondo le statistiche Istat sulle strutture ricettive delle località turistiche la principale motivazione per la quale i turisti, sia quelli residenti che quelli provenienti dall’estero, visitano il Bel Paese è quella d’arte e culturale; nell’anno 2017, il 35,4% degli arrivi di clienti pernottanti nelle località italiane si è diretto verso le città di interesse storico e artistico, il 22,7% è diretto verso le località marine, il 18,5% verso le località nac (non altrimenti classificate). Nel periodo 2000-2017, il turismo delle città d’arte aumenta del 62,1% i propri arrivi e del 40,2% le proprie presenze, a fronte di un aumento che per il complesso di tutti gli altri turismi è, rispettivamente, del 49,8% e del 19,3%: il turismo culturale ha, di fatto, sostenuto il comparto durante gli anni della crisi economica. Graf. 3 – Andamento del turismo d’arte, degli altri turismi (turismo totale – città d’arte) e complessivo nel periodo 2000-2017. Anno 2000=100. 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 85 95 105 115 125 135 145 124.12 140.24 119.26 Complessivo Città d'arte Altri turismi Polemica “con la cultura non si mangia” Turismo di arte e culturale rispetto agli altri turismi: cresce molto rispetto al resto degli altri turismi. Il 35,4% degli arrivi, è diretto verso le città turistiche. Lo sviluppo del turismo di questi anni è stato trascinato dal turismo culturale. Che rappresenta l'identità dell'Italia. Molte città sono musei all'aperto. Es: fontana di Trevi a Roma. Il turismo culturale è quello che più si lega al turismo gastronomico. Il turismo d'arte e culturale cresce molto rispetto agli altri turismi. Ha avuto una crescita altissima negli ultimi anni. (vedi grafico) C'è una grande forza propulsiva del turismo culturale. Ciò mostra che non è vero che “con la cultura non si mangia” perché è stato proprio il turismo culturale a far crescere l’economia del paese. 08.03.2019 LE QUATTRO FASI DEL TURISMO Agli inizi il turismo era una pratica riservata all' élite  coloro che si muovono per diletto. L'aspetto economico e l'aspetto sociologico sono sempre stati strettamente connessi. Le prime strutture ricettive erano nate sulle vie di comunicazione, quindi il primo utilizzo di queste era solo per la ristorazione. Quindi possiamo dire che la prima forma di alloggio è stata per supporto al viaggio. Di solito, arrivati a destinazione, si veniva ospitati da amici o parenti. Prototurismo: epoca in cui non si può parlare di un vero e proprio settore turistico; il turismo è una pratica riservata all’élite e non ci sono strutture e servizi specializzati per il turista. L’impatto economico del fenomeno era nullo o quasi. Questa fase abbraccia un periodo molto lungo, che va dalle terme romane fino alla rivoluzione industriale. PELLEGRINAGGIO Può essere considerata la più antica forma di turismo, soprattutto perché è stato istituzionalizzato dalle grandi religioni: il significato del pellegrinaggio cristiano è nel Vangelo e invita il credente a diffondere la fede. Era un viaggio rischioso e spesso obbligatorio e aveva come obiettivo quello di guadagnarsi la salvezza eterna. Tre mete assumono un ruolo fondamentale:  Gerusalemme (IV sec.)  conobbe una grande diffusione quando cessarono le persecuzioni e il cristianesimo divenne la religione degli imperatori. I primi pellegrini non erano semplici credenti ma uomini di grande spiritualità. Nel XI secolo iniziarono le crociate: il pellegrinaggio dei crociati era basato sulla violenza e non disdegnavano saccheggi e furti. Il declino della meta iniziò con la fine delle crociate, poiché con la perdita delle guerre la Terra Santa divenne sempre più pericoloso.  Roma (IV sec.)  all’inizio fu un fenomeno di devozione popolare, fin quando la Chiesa di Roma prevalse sulle altre, imponendo una disciplina religiosa. Il suo apogeo fu il medioevo, periodo in cui la religione divenne parte integrante della vita sociale e politica. Quello medioevale fu soprattutto un viaggio penitenziale, con lo scopo di espiare i propri peccati. Era tutelato dalle leggi dell’epoca ma molto rischioso: prima di partire era necessario redigere testamento. Si concluse nel Trecento.  Santiago de Compostela (X sec.)  il successo di questa meta religiosa è legato al culto di San Giacomo maggiore. Iniziò ad attirare fedeli fin dal X secolo anche grazie all’appoggio del papato, che volle dare centralità alla riconquista della Spagna da parte dei cristiani. Infatti, nel Duecento divenne simbolo di lotta contro i mori. Nel corso del Seicento perse importanza, a causa della diffusione di altri luoghi di culto e per la perdita delle reliquie più importanti, che vennero nascoste nel 1589 allo scopo di proteggerle e non vennero più ritrovate. Queste tre destinazioni denotano 3 tipi diversi di pellegrinaggio: il trismo religioso era quasi un obbligo. Era molto apprezzato socialmente, e spesso era anche l'unico modo per alcuni per girare il mondo. Quindi si faceva volentieri. Il profilo del pellegrino nasce verso la guerra santa e si modifica durante le crociate. All'inizio erano persone motivati dallo spirituale, ma poi con le crociate si andava nelle località sacre per far convertire le persone al cristianesimo. Giubileo: Per la prima volta la città si è organizzata per il pellegrino. Si sono create le prime strutture ricettive e viaggi religiosi. I viaggi più frequenti dei pellegrini erano durante il medioevo. Si faceva a piedi, addirittura coloro che dovevano espiare i propri peccati, si andava a Santiago anche per finis terrae, si pensava che dopo finisse il mondo. Nonostante la centralità dell’Italia verso la cristianità, la fama dell'Italia è nata soltanto con la cultura. Infatti, c'è stato molto più successo col Grand tour che con i pellegrinaggi. IL GRAND TOUR Mete grand tour: si passava dalla Francia verso l’Italia (dove si stava di più), poi Germania e Olanda.  Le trasformazioni culturali dell’umanesimo e, poi, il rinascimento diffusero una nuova concezione dell’individuo, dell’arte, della cultura. Le famiglie aristocratiche spingevano i giovani (nell’upper class era un obbligo) a compiere un lungo viaggio di apprendimento che dalla Gran Bretagna lo avrebbe portato in Francia, Italia e, al ritorno, in Germani e in Olanda.  Erano veri e propri viaggi formativi (i giovani venivano seguiti da uno o più tutori) e duravano dai 3 ai 4 anni, proprio perché doveva garantire l’acquisizione della lingua e delle discipline artistiche e scientifiche.  Tutti passavano in Italia, che divenne una meta obbligata e, per questo, ebbe una rilevanza internazionale: pochi, tuttavia, si spingevano al di sotto di Roma poiché il Sud Italia era considerato un luogo pericoloso e in ritardo nello sviluppo civile ed economico.  Lentamente il Grand Tour assunse un aspetto più turistico che formativo: l’aspetto culturale passò in secondo piano e si ridussero i tempi di permanenza (all’inizio dell’Ottocento durava al massimo quattro mesi), anche grazie allo sviluppo della rete ferroviaria e a tutta una serie di tecniche e strumenti di navigazione che facilitarono gli spostamenti.  Nel corso dell’Ottocento il Grand Tour passò di moda: gli aristocratici inglesi cominciarono a girare il mondo e le colonie, alla ricerca dell’esotico e delle scoperte archeologiche delle antiche civiltà (le mete preferite furono India ed Egitto). TURISMO MODERNO  LE CITTA’ TERMALI INGLESI Nella storia del turismo si dice che siano stati gli inglesi a inventare il turismo termale: perché questi avevano un reddito pro-capite più alto e più fame di cultura. Quindi hanno asportato delle vere e proprie mode. Il fatto di avere a disposizione un medico e delle cure era riservato a pochi. Il turismo moderno nasce con le «città del tempo libero», ossia le città di villeggiatura: le attività economiche prevalenti sono fornire alloggio, svago, beni e servizi sia per i temporanei che per i residenti. Nasce una fioritura urbana (città pensata per accogliere) che trasforma il viaggiare in un concreto settore turistico.  importante passaggio dalle ville private di campagna allo spazio urbano. Le terme non erano una novità, ma tornarono di moda grazie ai dettami medici. La città termale inglese per antonomasia è Bath, che divenne famosa grazie alla scoperta delle proprietà curative delle sue acque. Grazie agli investimenti privati, che ampliarono i servizi e i divertimenti, l’alta società inglese la rese la località termale più importante d'Inghilterra. Gradualmente l’enfasi si spostò dalla cura ai divertimenti, grazie anche al miglioramento della rete viaria che dimezzò i tempi di viaggio: l’innovazione degli inglesi fu quella di trasformare i centri di cura in città del loisir, cioè luoghi specializzati nel ricevere e far divertire i turisti. I medici dell'epoca sottolineavano le proprietà curative delle acque termali. Durante l'epoca romana, soltanto gli aristocratici andavano in vacanza. Essi si recavano nelle ville in campagna, cercavano il contatto diretto dalla natura e la distanza dai ritmi relativamente frenetici delle città di allora. Alle terme, invece, ci andavano anche le persone umili. Successivamente si svilupparono anche le terme private, che attivarono una forte economia. Nascita  dettami medici Sviluppo  - Investimenti privati - Aumenta la capacità ricettiva - Aumenta la capacità ricreativa Trasformazione  da città di cura a centro di villeggiatura Il declino di Bath fu legato al passaggio delle mode, che portarono al centro dell’attenzione altre città termali inglesi (prima) e del nord Europa continentale (poi). Il declino non rappresenta però la fine delle città termali, poiché una piccola minoranza di villeggianti (perlopiù anziani e ricchi) continuò a mantenerle vive. Ancora una volta, i cambiamenti del turismo furono imputati ai dettami medici dell’epoca e dalle mode degli inglesi: verso il 1720-30 cominciò ad essere praticato il bagno al mare come variante delle cure termali. Brighton fu la città balneare inglese di maggior successo, esempio illuminante di come si poteva inventare una destinazione balneare dal nulla. I dettami medici dell'epoca dicevano che i bagni in acqua gelida erano quelli più curativi. Vennero pubblicizzati molto i rimedi dell'aria di mare per le malattie dell'epoca tipo tubercolosi. I bagni duravano poco perché l'acqua era gelida. E poi anche per una questione di privacy, le persone entravano in acqua con delle mini-carrozze poiché non abituate a spogliarsi. Addirittura, c'era una sorta di tenda che copriva le signore mentre si facevano il bagno. Le prime destinazioni balneari venivano frequentate d’inverno: i turisti cercavano un mare nordico, dalle acque gelide, perché il bagno considerato salutare era quello in acqua fredda. all’interno dei singoli paesi del Mediterraneo (soprattutto Spagna, Italia e Grecia) la diffusione dei voli charter rappresentò un’opportunità di sviluppo per le aree che, a causa della loro difficile accessibilità, erano fino ad allora rimaste tagliate fuori dai tradizionali percorsi via terra e per le isole. Oggi i voli charter esistono ancora ma la loro fetta di mercato è fortemente ridotta (ingresso dei low cost). Turismo di Massa: il turismo si estende anche al ceto medio. Nel secondo dopoguerra si sviluppa il campeggio, ma era un fenomeno praticamente d' élite perché ci voleva la macchina, e pochi avevano la macchina. Infatti, inizialmente era fatto quasi esclusivamente dagli stranieri (tedeschi che avevano fatto soldati in Italia e poi tornavano con le famiglie a vedere i posti). 1973: il numero degli italiani in campeggio supera quello degli stranieri. Con il club mad nasce il prodotto turistico caratterizzato dalle 3 s: sun, sex, sea. Turismo di massa è caratterizzato da trasporti e soggiorno. Aerei inventati nel 1904. rivoluzione dell'aereo introduzione voli charter: una società tipo Alpitour noleggia un intero aereo, e se lo riempie da solo. Oggi i voli charter sono stati sostituiti dai voli low cost. Un volo Ryanair parte con la benzina precisa nel serbatoio. Questo modello di business ha molti limiti che rendono impossibili i viaggi a lungo raggio. Passaggio da turismo di massa a post-moderno: Si passa dalle colonie in cui tutti facevano le stesse identiche cose, ad una percezione del turista diversa singolarmente, perché ci sono turisti interessati alla cultura, altri interessati al mare, alcuni alla musica ecc... Prima invece il turista era un qualcosa di univoco, tutti avevano le stesse esigenze. Il turismo post-moderno va avanti fino al 2009 e alla crisi. Ci sono destinazioni sviluppate grazie alla crisi economica come Croazia e tutte le mete più economica. In Italia soltanto la Puglia si è sviluppata con la crisi. TURISMO POSTMODERNO Due grandi trasformazioni hanno giustificato il passaggio dal turismo di massa a postmoderno: Il superamento del concetto di vacanza come evasione dalle abitudini della vita quotidiana; L’affermarsi di una visione poliedrica del turista, dei quali viene riconosciuta una diversità culturale, sociale e relazionale e, quindi, la molteplicità delle esperienze che richiede. In Italia la nuova attenzione verso i centri d’arte iniziò negli anni ‘70. L’inizio dello sfruttamento turistico dei piccoli borghi culturali e artistici portò a due ripercussioni: 1. Periferizzazione del turismo, ogni città poteva elaborare la propria vocazione turistica; 2. molte attività prima dedicate solo al turismo divennero disponibili nel contesto quotidiano. Non a caso, il passaggio tra turismo di massa e postmoderno è segnato dalla riscoperta del territorio: i turisti hanno nuove esigenze e un nuovo approccio verso il viaggio. Nuove esigenze di viaggio: il turista si vuole distaccare dalla visione standardizzata del turismo di massa e cerca la differenziazione del prodotto, spinta (oggi) fino al limite della personalizzazione. Anche dal punto di vista promozionale, si passa da una fase in cui si pubblicizza il prodotto ad una in cui è il territorio in tutti i suoi aspetti ad essere proposto al turista. LA TIPOLOGIA DEL NEW TOURISM: IDENTITÀ E TURISMO Il turismo, fattore esogeno per definizione, continua ad innescare processi di de-territorializzazione e ri-territorializzazione (Raffestin, 1984) conseguenti alla progettualità culturale dalla quale deriva, che impongono una nuova visione di quello spazio vivo e umanizzato, spesso ricondotto ad una inerte superficie artificiale e amorfa. Identità turistica  deve partire dalla specificità del luogo all’interno del quale tutte le componenti dell’offerta devono essere gestite, promosse e proposte al mercato nella loro interazione ed unicità. I MUTAMENTI STRUTTURALI DEL PERIODO 2014-2018 -Il vacanziero di oggi tende a fare turismo in luoghi e percorsi “non turistici”; in altre parole il turista tende a fare il “non turista”. -Dal turista che guarda al turista che vuol partecipare (esperienziale) toccare, mangiare ecc. dalla sindrome di Stendhal a quella di Hesse. -Internet è un punto d’appoggio universale, decisivo ed essenziale per i viaggi e il turismo ma è solo il punto finale di motivazioni complesse; rivalutazione dei consigli della intermediazione. -Esasperazione delle nicchie di mercato fino al prodotto tailor made, fino alla percezione del prodotto individuale. -Continua disintermediazione e reintermediazione del mercato: commistione fra la figura dell’agente di viaggio e quella del tour operator. -Sviluppo formule sharing. -Riduzione della permanenza media ma aumento dei viaggi e dei pernottamenti. La propensione a viaggiare è stata solo scalfita dagli attentati degli ultimi anni; molti turisti considerano i rischi di attentati alla stessa stregua del rischio dei viaggi aerei; un incidente che potrebbe accadere ma che si spera e si pensa che non accada. È in atto un riassetto funzionale dei criteri di scelta da parte dei vacanzieri: - si vuole viaggiare in modo diverso e più consapevole; - c’è un maggiore propensione a restare entro i confini nazionali, ma nel 2017 si torna anche all’estero; - a livello internazionale è in atto una ricerca di mete relativamente sicure, che ha portato alla fuga da alcune destinazioni, come ad esempio l’Egitto e la Turchia e ad una maggiore propensione verso altri Paesi; - Come conseguenza dei problemi di sicurezza si è verificato un effetto sostituzione di città-destinazione ritenute critiche (Parigi, Londra, Istanbul) con altre ritenute più affidabili (Stoccolma, Oslo, Lisbona e altre); tale effetto, tuttavia, è in fase di superamento. Per i residenti nel Bel Paese, nel 2016 le destinazioni egiziane e turche sono state sostituite, in primo luogo, da quelle delle località italiane, e da quelle spagnole, in particolare dalla Canarie, e greche. Anche Croazia, Malta e il Portogallo hanno fruito del rimbalzo dei turisti italiani. Fino ad oggi le Canarie non avevano goduto di un grande appeal da parte del pubblico italiano. SINDROMI DEL TURISTA - Stendhal  effetto shock causato dalla visione di un’opera d’arte. - Coelho  quando si visita una città e per capirla si entra nei bar e nei ristoranti, invece che nei musei. - Hesse  fare turismo autentico, esperienziale, modus vivendi del luogo, slow tourism. - Sindrome dello zoo  visita mordi e fuggi - Sindrome dello zoo alla rovescia  vacanze nella gabbia dorata di un villaggio o crociera (es. sul Nilo). Funzioni che influenzano a fare turismo: A seguito della rivoluzione industriale, aumenta il reddito pro capite ma non c'è ancora il tempo libero. Successivamente, prende piede il sindacalismo e le ferie pagate, quindi possiamo dire che il turismo va a pari passo con lo sviluppo sociale. In Italia il turismo è iniziato dal fascismo che ha dato la possibilità alle persone di ritagliarsi un po' di spazio. Nel turismo di massa si è portata avanti questa cosa: sono rimaste le colonie fasciste sull'adriatico. Per questo oggi le famiglie italiane sono abituate ad andare in Emilia d'estate. Allora il tempo trascorso al mare era commisurato a quindicine, la permanenza era sicuramente maggiore rispetto ad oggi. La forma più tipicamente turistica era quella del turismo termale: ci sono località che ancora oggi sono famose come destinazioni termali: Vichy, Montecatini ecc. Fu dunque la meccanizzazione dei trasporti, cioè la costruzione di reti ferroviarie, a produrre l’aumento della domanda, l’adeguamento delle strutture ricettive e ricreative e la nascita dei servizi d’intermediazione. -I collegamenti ferroviari non riguardavano solo le grandi tratte, ma si spinsero anche verso territori ritenuti periferici e per molti versi inaccessibili. -Nell'ultimo ventennio del secolo XIX, le ferrovie, sia a aderenza, che a cremagliera, raggiunsero mete ritenute, solo qualche anno prima, impensate; ad impegnarsi nella loro realizzazione ci fu un convergere di iniziative private e pubbliche. Pionieristica a riguardo la politica ferroviaria della Svizzera: qui, dopo la realizzazione delle grandi linee transalpine - durante la belle époque - erano state messe in cantiere numerose linee a scartamento ridotto, capaci di raggiungere anche località d'alta montagna. Dopo il positivo esordio in vari cantoni svizzeri - dai Grigioni a Uri, all’Oberland Bernese - ferrovie, funicolari, cremagliere ed anche funivie cominciarono a servire una serie di territori dell’area alpina, mentre diversi tipi di tranvie svolgevano servizio di collegamento sia urbano che extraurbano. Ciò stava a significare che gli spostamenti della potenziale clientela che intendeva fruire dei servizi di ospitalità offerti dalle regioni che si aprivano al turismo poteva avvenire con maggior agilità e minor dispendio rispetto ai decenni centrali del secolo. TRENO E INTERMEDIAZIONE La lunga evoluzione del trasporto ferroviario ha dato vita anche ad un altro fenomeno, ossia quello dell’intermediazione: negli anni Quaranta dell’Ottocento nacque la prima impresa a fornire servizi legati ai viaggi turistici, la Thomas Cook. Thomas Cook organizzò il primo viaggio di gruppo in treno nel luglio del 1841, allo scopo di portare 600 persone ad un meeting dell’associazione Temperance Society, a costo contenuto. Qualche anno dopo intraprese l’attività di organizzatore di viaggi. Iniziò con piccoli viaggi in treno sul territorio inglese, portando scolaresche, famiglie e gente comune a visitare posti che prima dell’avvento della ferrovia non sarebbero stati raggiungibili a prezzi contenuti. Cook era consapevole che i nuovi treni potevano portare moti passeggeri e che era necessario riempire tutti i posti per rendere redditizia la gestione delle ferrovie: per questo negoziò i prezzi con i gestori delle linee ferroviarie. Il viaggio organizzato, quindi, nasce con il treno: Cook cercò sempre di più soluzioni che rendessero i viaggi più facili ed economici. Ad esempio, poichè le linee ferroviarie appartenevano a compagnie diverse con diversi biglietti, inventò il biglietto circolare, che raggruppava insieme tutti i biglietti necessari per una determinata tratta (eventualmente anche i tratti in carrozza o su imbarcazioni). Gradualmente Thomas Cook esplorò ogni parte del mondo e organizzò itinerari e viaggi per ogni meta, non limitandosi dunque ai compiti di un’agenzia di viaggio, che vendeva servizi di vario tipo, ma assumendo anche quelli del tour operator. DOPOGUERRA: L’AUTOMOBILE E IL TRASPORTO AEREO Diversi e di differente peso risultano i fattori che hanno contribuito all’affermazione del turismo di massa, a partire dagli anni Venti negli Stati Uniti e nel secondo dopoguerra in Europa: - un ruolo di primo piano è da attribuire alla conquista da parte della componente lavoratrice delle ferie pagate; - le trasformazioni nel settore dei trasporti. La disponibilità a muoversi e il potersi muovere più velocemente e a costi contenuti sono dunque i fattori determinanti la nuova dimensione del turismo. Se il treno è stato l’emblema del turismo durante la belle époque, l’automobile e l’aereo lo sono diventati per il turismo di massa. Nel periodo infrabellico negli USA si era potuto notare come la diffusione dell’automobile avesse determinato un mutamento degli indirizzi turistici: - la ferrovia indirizzava e guidava i viaggiatori - l’automobile consentiva loro di scegliere più liberamente le loro destinazioni E negli anni Trenta circolavano negli USA 23 milioni di automobili. Negli USA si era passati da un numero non rilevante di mete turistiche dove si concentravano gli afflussi ad una moltiplicazione dell’offerta che contemplava accanto ai servizi di prestigio, quelli più modesti, dedicati ad ospiti più numerosi, attenti alle loro esigenze come automobilisti. In questo modo accanto alle località che erano ormai divenute emblema del turismo statunitense di prestigio (il Grand Canyon e Santa Fe) cominciarono ad affermarsi i luoghi dell’American outdoor, mete non pretenziose, facilmente accessibili agli automobilisti. L’AUTOMOBILE L’importanza dell’automobile è individuabile nel fatto che mentre la ferrovia contribuiva ad una selezione dei luoghi (ovvero si sviluppavano turisticamente solo i luoghi raggiungibili in treno), gli automobilisti potevano scegliere i posti in cui fermarsi. L’impatto delle attività turistiche, quindi, si estese in intere regioni perché mentre la ferrovia concentrava il flusso dei visitatori in poche località, essenzialmente dove vi era una stazione, questo effetto si distribuì sul territorio diluendosi, con l’automobile.  Si formò una rete diffusa di alberghi, ristoranti, meccanici e attività correlate per la classe media;  Alle mete culturali d’élite si affiancarono le mete organizzate per il divertimento. L’automobile rese i parchi naturali, i parchi storici e archeologici, ovvero i luoghi dell’American outdoor, una meta del turismo di massa perché erano facili itinerari automobilistici. Uno dei principali successi del turismo di massa americano alimentato dall’automobile fu proprio il turismo all’aria aperta, portando al successo i parchi naturali, soprattutto lo Yellowstone. IL TRASPORTO AEREO Lo sviluppo della tecnologia aerea si deve alle necessità belliche: in pochi anni si passò dagli aerei di legno del 1903 ai motori a reazione negli anni Quaranta. I VOLI CHARTER L’organizzazione del volo irregolare (trasporto a domanda) fu merito, di nuovo, di Thomas Cook: la Cook&Son Ltd organizzò un viaggio turistico noleggiando posti aerei già nel 1927. Ma solo nel secondo dopoguerra questa modalità ebbe successo: il conflitto mondiale lasciò in eredità molti aerei militari facilmente riconvertibili ad usi civili e un altrettanto numero di piloti. Il volo charter è un volo organizzato da una società che noleggia un aereo cercando di farlo partire pieno. In questo modo può realizzare profitti pur vendendo i biglietti ad un prezzo inferiore dagli aerei di linea. I voli charter contribuirono a ridisegnare la geografia turistica: la principale linea direttrice divenne quella nord-sud, cioè dalla Gran Bretagna ed Europa continentale verso i Paesi del Mediterraneo. Il Paese che più di ogni altro riuscì a sfruttare tale opportunità fu la Spagna che passò da 153 mila viaggiatori nel 1957 a 12,3 milioni in quattordici anni. All’interno dei Paesi del Mediterraneo la diffusione dei voli charter rappresentò un’opportunità di sviluppo per le aree che, a causa della loro difficile accessibilità, erano fino ad allora rimaste tagliate fuori dai flussi turistici. Traffico aereo nel 1979  25% isole Canarie, 29% coste del Mediterraneo, 49% isole Baleari. DAL CHARTER AL LOW COST Le compagnie low cost nacquero grazie alla politica di liberalizzazione e di deregolamentazione avviata negli Stati Uniti a partire dagli anni Settanta. PRIMA: il sistema era regolato da accordi bilaterali fra Stati per definire quote e tariffe; DOPO (1987): grazie alla normativa per la tutela della concorrenza si definirono accordi standard a livello europeo. Dalla metà degli anni Novanta la crescita di questo segmento è stata assai significativa: nel 1995 i voli low cost rappresentavano solo il 2% del traffico aereo totale: nel 2001 erano il 7% e nel 2006 il 14%. RYANAIR Fu una delle prime compagnie ad adottare la formula low cost (1992) Dopo i primi anni chiusi in perdita decise di stravolgere il proprio modello di business imitando quello dell’americana Southwest Airlines: fu l’inizio di una grande fase di crescita. Il segreto del loro successo risiede principalmente nel prezzo che riescono a proporre grazie ad una profonda riorganizzazione del processo operativo e di gestione dell’azienda.  è un fenomeno complesso con delle proprietà particolari. IL PRODOTTO TURISTICO Il prodotto turistico, frutto del processo produttivo, non è un bene singolo ma è un mix di più prodotti: il viaggio inteso dal turista è formato dal trasporto, dal soggiorno, dalle attività ludiche, dalla ristorazione, e da tutte le attività che egli sceglie di svolgere durante la sua vacanza. Questo mix di prodotti può avere una complessità diversa a seconda delle scelte del turista, ma non prevede mai meno di due variabili (pensiamo ad esempio agli escursionisti che, anche se conducono visite di durata inferiore alle 24h, usufruiranno del trasporto, della ristorazione o, per lo meno, svolgeranno attività ludiche). Prodotto turistico  È costituito da una parte tangibile e una parte intangibile. Si suddivide in: - Prodotto turistico primario, sono tutte quelle risorse che di fatto diventano il motivo di viaggio del turista e escursionista (i turisti generalmente scelgano le loro destinazioni in base al prodotto primario e non in base al prodotto secondario, es. si sceglie di andare a Cortina d’Ampezzo per la località in sé, non per i negozi che vi sono presenti); il prodotto primario è stabile, difficilmente influenzabile ed unico (poco modificabile); ha le caratteristiche della unicità (Dolomiti, Venezia), non riproducibilità (sono risorse scarse) e non vendibilità (spesso sono risorse pubbliche). Prodotto turistico secondario, sono tutti quei servizi necessari per rendere le risorse primarie flessibili: impianto di risalita, bar, ristoranti, alberghi, negozi, etc. Opera il mercato e la loro qualità dipende in parte dalle risorse primarie. l’offerta turistica è modificabile solo in termini di prodotto secondario attraverso, ad esempio, investimenti mirati: è infatti possibile incrementare il numero di alberghi o ristoranti, ma non si può incrementare il numero di laghi o di montagne. L’OFFERTA TURISTICA L’offerta turistica, quindi, è rappresentata da tutti quei beni e servizi che soddisfano la domanda turistica: possono essere classificati come prodotti turistici se producono un bene caratteristico (es. alberghi, agenzie di viaggio, etc.) o prodotti non turistici (es. ristorazione, trasporto pubblico locale, sanità, attività commerciali, etc.) la cui produzione non è indirizzata principalmente al turismo ma sono comunque coinvolti nel consumo del territorio del turista. Cercare di quantificare il valore economico del settore, quindi, significa non solo calcolare la produzione e il consumo direttamente legati all’attività turistica, ma anche isolare la variabile turistica da tutti quei settori che non sono direttamente interessati al turismo ma che attribuiscono parte della loro produzione al consumo turistico. I PROBLEMI DI QUANTIFICAZIONE ECONOMICA L’analisi del settore turistico è indispensabile per poter gestire al meglio le sue potenzialità e per farlo viene considerato principalmente l’impatto economico: «gli studi di impatto economico mirano a quantificare i benefici economici, cioè, l'aumento netto della ricchezza dei residenti derivanti dal turismo, misurata in termini monetari, al di sopra dei livelli che prevarrebbero in sua assenza» (UNWTO). In termini di consumi, a causa della sua multisettorialità non è facile quantificare il valore economico del turismo, poiché il viaggiatore consuma anche beni e servizi indirizzati principalmente alla popolazione residente: le attività economiche di un determinato territorio non possono essere divise in turistiche o non turistiche, sono bensì ordinatamente classificate a seconda del loro coefficiente di turisticità . Inoltre, tale coefficiente varia sia in base all’attività economica sia in base al territorio, cosicché le attività culturali avranno una quota di produzione destinata al turismo diversa quella delle attività di ristorazione o di noleggio e, contemporaneamente, tale quota varia anche a seconda che si parli di una destinazione fortemente turistica piuttosto di una destinazione marginale. In termini statistici potrebbe essere coinvolto un ampio numero di variabili per il suo dimensionamento e questo perché, in virtù del viaggio, un normale fatto/consumo quotidiano diventa un fatto/consumo turistico quando a compierlo è un turista piuttosto che un residente. A causa di tale commistione, che rende difficoltoso individuare il limite tra turismo e non turismo, l’analisi del comparto avviene in modo parziale, considerando solo le attività strettamente correlate. Di riflesso, l’offerta turistica è qualitativamente parcellizzata e di composizione non omogenea poiché, appunto, le attività economiche direttamente legate al turismo sono solo una minima parte del mercato, che si compone anche di tutte quelle attività che partecipano indirettamente o in maniera indotta al turismo. Il prodotto turistico, poi, è composto in buona parte dal un bene pubblico: tale considerazione implica non solo la difficile quantificazione economica che ne consegue, ma bisogna anche considerare la commistione che avviene tra le leggi che regolano l’economia tradizionale e le leggi che muovono l’economia dei beni pubblici. Inoltre, le variabili sociali e territoriali influenzano e vengono influenzate dal turismo con una correlazione molto più stretta di quanto non avvenga in altri settori: tutti siamo turisti e il territorio e la società sono variabili che bisogna quantificare nel loro valore perché giocano un ruolo attivo nella movimentazione dei mercati e dei flussi turistici. SAPPIAMO...QUELLO CHE NON SAPPIAMO Infine, anche se non si può intendere come una specifica caratteristica del fenomeno, tra le difficoltà nella quantificazione del turismo bisogna sicuramente citare l’importante e sistematica sottostima dei flussi delle rilevazioni ufficiali. Cercare di dimensionare il turismo italiano utilizzando solo le fonti ufficiali (principalmente Istat e Banca d’Italia) rende qualsiasi analisi parziale e limitata nella sua rappresentatività. Le tecniche di rilevazione attualmente impiegate non riescono ad intercettare l’intero fenomeno, soprattutto riguardo il flusso di pernottamenti presso le seconde case ad uso turistico (o anche affitti brevi) e il flusso degli escursionisti. Inoltre, tra le fonti ufficiali ci sono evidenti e sistematiche difformità: si pensi agli arrivi e alle presenze dei turisti stranieri, che a causa di diverse metodologie di stima assume dimensioni anche sensibilmente diverse (in alcuni casi contrastanti) a seconda della fonte impiegata. COME SINTETIZZARE UN FENOMENO COMPLESSO Essendo il turismo un fenomeno contemporaneamente qualitativo e quantitativo, nonchè operativamente interdisciplinare, bisogna conoscere i diversi aspetti della sua misurazione: la statistica del turismo si pone come la «cassetta degli attrezzi» per tutti coloro che lavorano in campo turistico, sia per gli studiosi sia per chi lavora dentro e per il turismo. Il motivo è semplice: il fenomeno del turismo richiede di essere quantificato per essere gestito, a qualsiasi livello di operatività. I principali strumenti sono: INDICATORI: è lo strumento di misura di fenomeni non osservabili direttamente o puramente qualitativi. Si usano per sintetizzare fenomeni astratti i quali vengono indicizzati attraverso delle variabili che possano, in qualche modo, esprimere o rappresentare il concetto. Gli indicatori, quindi, valutano indirettamente un fenomeno complesso. Es: indicatori della qualità della vita, del benessere, dell’aspettativa di vita, indicatori di competitività di una destinazione turistica, indicatori della propensione al viaggio. INDICI: è i rapporto tra due numeri concreti di una distribuzione (es. presenze, arrivi turistici) che ha lo scopo di comparare delle unità. Es: indici di borsa, azionari, di crescita economica, indici di densità turistica, indice di concentrazione e saturazione. RAPPORTI: (o quozienti) mettono in comparazione due valori: sono numeri puri, non espressi in nessuna misura, che esprimono un nesso tra quantità. Per questo motivo sono importanti: risolvono i problemi di comparabilità che generano i valori assoluti*. Es: rapporto tra disoccupazione e popolazione in età lavorativa, rapporto tra iscritti all’università e popolazione tra 19 e 26 anni, rapporto tra italiani e stranieri, rapporto tra presenze ufficiali e presenze stimate. * Ad esempio, non ha senso comparare il numero di automobili in Germania e in Lussemburgo. Se si vogliono confrontare i due Paesi bisogna farlo tramite un rapporto, ossia calcolando il numero di automobili dei due Paesi rapportato alle loro diverse popolazioni (n° automobili/popolazione). Quando un rapporto viene calcolato come confronto tra un numero di eventi al numeratore e numero totale degli eventi al denominatore si chiama TASSO es: tasso di persone bionde in classe 𝑇. 𝐵𝑖𝑜𝑛𝑑𝑖=(𝑛𝑢𝑚𝑒𝑟𝑜 𝑏𝑖𝑜𝑛𝑑𝑖)/(𝑡𝑜𝑡𝑎𝑙𝑒 𝑠𝑡𝑢𝑑𝑒𝑛𝑡𝑖)= 2/7= 0,28 Spesso il tasso viene moltiplicato per una costante 100 per essere espresso in percentuale: 𝑇. 𝐵𝑖𝑜𝑛𝑑𝑖= 2/7= 0,28=28% I PIU’ UTILIZZATI 1. Tasso di occupazione alberghiera Il tasso di occupazione delle camere, o occupancy esprime il rapporto percentuale tra le camere occupate e le camere disponibili in un dato periodo di tempo. Può essere calcolato in termini giornalieri, mensili, stagionali e annuali: la differenza è importante in quanto si lega alla stagionalità della destinazione (destinazioni balneari avranno un tasso di occupazione molto diverso tra i vari mesi dell’anno). È un dato importante anche nel lungo periodo (es. con l’avvento degli affitti brevi è diminuito per alcune destinazioni). Si distingue in NETTO e LORDO: T. di occupazione LORDO: esprime il numero di camere occupate sul totale disponibili nell’arco dell’intero anno; T. di occupazione NETTO: è un tasso meno grezzo perchè calcola l’occupazione non sull’anno intero ma sul numero di giorni di apertura dell’esercizio ricettivo. Il tasso può essere «pulito» sempre di più ad esempio non considerando, sul totale delle camere, quelle OOO (Out Of Order, ossia le fuori servizio). 2. Indici di stagionalità La stagionalità, ossia la sistematica concentrazione delle presenze in alcuni mesi dell’anno, può essere espressa in diversi modi. - Tasso (grezzo) di stagionalità: è il primo (e il più semplice) indice per calcolare il grado di disparità delle presenze di una regione. Si basa sul rapporto tra le presenze massime registrate in un mese e quelle minime; il risultato ci esprime l’entità dello scalino di presenze che la destinazione sostiene 𝑇𝑎𝑠𝑠𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑔𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑡à= 𝑃𝑚𝑎𝑥/𝑃𝑚𝑖𝑛 - Intensità della stagionalità: Si basa sullo stesso principio l’intensità della stagionalità, calcolata come differenza tra massimo e minimo della distribuzione: a differenza del primo ci esprime in valori assoluti il salto tra le presenze massime e le presenze minime sostenuto dalla regione. 𝐼𝑛𝑡𝑒𝑛𝑠𝑖𝑡à 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑡𝑎𝑔𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑖𝑡à= 𝑃𝑚𝑎𝑥− 𝑃𝑚𝑖𝑛 - Fattore di picco stagionale: in termini statistici sarebbe più preciso utilizzare il fattore di picco stagionale S’ piuttosto che il tasso di stagionalità: il secondo, infatti, è meno affidabile poiché risente delle variazioni del valore delle presenze minime. A causa dell’instabilità del denominatore è preferibile utilizzare S’ che, rapportandosi ad un valor medio, rende l’indice più affidabile 𝑆^′ (𝑓𝑎𝑡𝑡𝑜𝑟𝑒 𝑑𝑖 𝑝𝑖𝑐𝑐𝑜 𝑠𝑡𝑎𝑔𝑖𝑜𝑛𝑎𝑙𝑒)= 𝑃𝑚𝑎𝑥/𝑃𝑚 ̅ La «classifica» cambia molto a seconda del tipo di indice che scegliamo di utilizzare. - Concentrazione relativa delle presenze: La stagionalità può essere espressa anche in termini relativi, ossia in percentuale rispetto al totale. - Cofficiente di Gini: il metodo più efficace per calcolare la stagionalità è misurare la concentrazione delle presenze (curva di Lorenz) rispetto ad una distribuzione omogenea. Si calcola misurando il grado di disuguaglianza tra la curva omogenea e la distribuzione delle presenze relative cumulate della destinazione (Figura 4). Più la curva della regione si allontana dalla curva omogenea, più le presenze sono concentrate in una stagione. SERIE STORICHE - L’analisi delle serie storiche permette di analizzare il fenomeno turistico di una destinazione nel lungo periodo, per vedere i cambiamenti dei flussi; che siano flussi di persone (arrivi, presenze), di capitali (spesa, investimenti, consumi) o di tendenze (permanenza media, tasso di occupazione, internazionalizzazione). - La serie storica si intende di breve-medio periodo quando l’intervallo di tempo analizzato è (orientativamente) tra i 2 e i 5 anni. Si intende di lungo periodo quando si considerano intervalli più ampi (decennio, ventennio, etc...). VARIAZIONI E TASSO ANNUO Gli indici che vengono impiegati per analizzare la variazione (es. delle presenze) sono, quindi di due tipi:  Variazione percentuale: per il breve periodo;  Tasso medio annuo: per periodi maggiori  non è altro che la media delle variazioni di ogni anno. NUMERO INDICE Per esprimere la variazione di un fenomeno può essere utilizzato anche il Numero indice, i quali facilitano il confronto tra anni diversi: in pratica, l’anno 𝑌_0 è uguale a 100,00 così che diventa più intuitivo comprendere se una grandezza è diminuita (minore di cento) o aumentata (maggiore di cento) nel tempo rispetto all’anno di base 𝑌_0. 05.04.2019 I TURISMI  Il turismo è un fenomeno che può manifestarsi in mille sfaccettature diverse a seconda delle caratteristiche naturali del paesaggio (montano, balneare, lacuale), delle caratteristiche antropiche (cultura, monumenti, tradizioni) delle motivazioni del viaggio (turismo d’affari, turismo sessuale, turismo sanitario) e di tutte le altre suddivisioni in cui si può compiere.  Il fatto che il turismo non sia un fenomeno omogeneo, in questo senso, è stata una «presa di coscienza» avvenuta gradualmente.  Distinguere fra i vari tipi di turismo è il solo modo per comprenderlo e valutarlo: come se fossero personaggi diversi, ogni tipologia di turismo si manifesta e si evolve in maniera differente. Le variabili che condizionano il turismo montano sono completamente differenti da quelle che condizionano il turismo sanitario e tale distinzione implica che ogni turismo deve essere gestito a sé, seppur considerando le altre manifestazioni di turismo con il quale interagisce.  In alcune località, infatti, si manifestano contemporaneamente diverse tipologie turistiche. In alcuni casi una sopraffà l’altra, come nel caso di Rimini in cui il turismo termale opera all’ombra del più consistente turismo balneare. In altri, vi è una convivenza di più turismi, come nel caso di Roma dove turismo culturale e d’affari vanno a pari passo.  È importante conoscere non solo le variabili che influenzano ogni tipologia di turismo, ma anche valutarle in merito ai gradi di evoluzione che fenomeno ha assunto nel Paese. TURISMO BALNEARE  Per turismo balneare intendiamo quello effettuato nelle località marittime, in prossimità del mare. Nel tempo ha assunto diverse connotazioni: pensiamo solo alla grande evoluzione nel passaggio dal turismo dei mari freddi al turismo del mare caldo e mediterraneo.  Le prime destinazioni italiane ad aver attratto visitatori per il mare sono state Sanremo (ovviamente il primato è della Riviera ligure), Viareggio, Rimini e Taormina. In seguito, lo sviluppo del turismo di massa ha trasformato quasi tutto il litorale italiano in un’ininterrotta area turistica.  Ad oggi è tuttavia riduttivo parlare di turismo balneare, che intende prettamente la balneazione: si parla, invece, di turismi del mare, con il quale indichiamo l’insieme dei movimenti turistici che fondano il loro esplicarsi sulla utilizzazione passiva ed attiva delle spiagge, dei litorali e del loro intorno.  I comuni costieri italiani offrono una molteplicità di opzioni dalla barca allo yacht, alla pesca-turismo, allo snorkeling, al naturismo, al diving, alle crociere, ai percorsi fluviali interni e ancora altro. Il comportamento dei diversi segmenti, che identificano altrettanti turismi, è assai diverso. I vari modi di fruire il mare hanno dato luogo a segmentazioni che hanno assunto una sempre maggiore autonomia assumendo anche comportamenti fra loro asincronici. *Taormina è l’unica destinazione, tra le pioniere del balneare, del Sud Italia: questo perchè la grande presenza di reperti archeologici romani e greci (es. Valle dei Templi) spinse visitatori in Sicilia fin dall’epoca del Grand Tour ed era, quindi, conosciuta in tutta Europa già nel Settecento. Ad oggi la sua connotazione di destinazione tradizionale la distingue nettamente dalle altre destinazioni siciliane (ad esempio ha il più alto tasso di turismo straniero della Regione). I TURISMI DEL MARE  Il mare è stato la prima ragione del grande sviluppo delle vacanze, con la popolazione che dalle grandi e piccole città trasmigrava temporaneamente nelle località balneari sparse sulle coste italiane.  In tutte le Regioni che si affacciano sul mare i flussi turistici più importanti derivano da tale tipologia turistica, con un’importanza più o meno maggiore. Il grafico a destra mostra la quota percentuale del turismo balneare sul totale regionale: in Sardegna, ad esempio, l’82,7% dei turisti sono turisti balneari; l’82,7 per la Liguria e il 65,4% per Emilia Romagna.  Tuttavia, nel periodo 2008-2014 i maggiori problemi del turismo nazionale sono stati proprio relativi al turismo marino, ed in particolare al balneare tradizionale, inteso come trinomio sole, spiaggia, mare, cioè a quelle che la letteratura indica come le tre esse (Sun, Sand, Sea).  Dal punto di vista delle dimensioni dei flussi, le Regioni con maggiori presenze balneari sono l’Emilia Romagna (26 milioni di presenze), il Veneto (25 milioni), la Toscana (16 milioni) e la Liguria (12 milioni).  I vari segmenti del turismo del mare sono divenuti sempre più autonomi e caratterizzati da diversi livelli di clientela. Il complesso della domanda è in netta prevalenza orientato ai bassi prezzi ma all’interno di ogni turismo del mare vi sono anche segmenti che richiedono servizi di qualità a prezzi elevati (es. crocierismo, nautica da diporto). Le condizioni climatiche: Le variabili responsabili della concentrazione delle presenze sono principalmente due, il meteo e il calendario. La caratteristica, nonchè la difficoltà principale, dei turismi del mare è la forte stagionalità con la quale si manifesta. Le condizioni metereologiche positive in primis sono un presupposto fondamentale per la pratica di alcuni tipi di turismo: è evidente che il motivo principale che spinge i turisti nelle destinazioni balneari soltanto nei quattro mesi estivi è dovuto alle alte temperature; così come le basse temperature e le nevicate spingono i turisti verso le destinazioni montane nei mesi invernali. Il turismo balneare e il turismo montano (come anche il turismo lacuale, paesaggistico ed escursionistico e, più in generale, il turismo del mare) sono tutte forme di turismo strettamente correlate alla variabile metereologica poiché la loro fruibilità è condizionata dal clima. Questo tuttavia è un presupposto generalizzato: i turisti stranieri, ad esempio, hanno un rapporto diverso con il clima rispetto agli italiani. È per questo motivo che nelle mete di turistiche (fatta eccezione per le destinazioni montane) i flussi di turisti stranieri sono caratterizzati da una concentrazione minore e da una stagione più lunga, come si può vedere dalla figura a destra: nella maggior parte delle regioni balneari la stagione estiva dei flussi turistici stranieri è di sei mesi (maggio- ottobre) rispetto ai quattro mesi dei flussi domestici (giugno-settembre). Il tempo libero: Gli spostamenti dei turisti, italiani e stranieri, sono orientati in base al calendario che condiziona la disponibilità di tempo libero, ed inteso come: - istituzionale (giorni festivi e feriali, feste nazionali); - scolastico (diverso dal grado ma che, tendenzialmente, prevede nove mesi di lezioni e tre mesi di pausa); - professionale (giorni di ferie); *la fonte statistica ufficiale è quella Istat, che classifica le località in base alla tipologia di turismo prevalente. Tuttavia, questo metodo di classificazione porta a dei risultati fuorvianti per l’analisi turistica: non risultano, infatti, le località montane dell’Appennino Lucano, dell’Appennino Calabro e dell’Appennino Campano che hanno un discreto flusso turistico. IL TURISMO CULTURALE  Non esiste una definizione ufficiale di Città d’arte, ma vengono qualificate in questo modo gli insediamenti urbani che possiedono, in una certa concentrazione, un complesso di oggetti e luoghi artistici con un valore storico-culturale oltre che estetico. Deve avere, inoltre, una propria individualità determinata da fattori quali, ad esempio, l’impianto urbanistico, l’ubicazione dei monumenti, gli allestimenti museali, lo stile di vita, le manifestazioni culturali, le strutture ricettive.  La componente storico-culturale è quella che caratterizza queste destinazioni che possono essere monoculturali (es. arte rinascimentale per Firenze) o il risultato della fusione di diversi stili o culture (es. i reperti dell’impero romano e l’arte barocca per Roma).  È difficile, dunque, individuare quali città meritino la connotazione di Città d’arte, poiché neanche nella legislazione contiene una classificazione. Inoltre sono molte le destinazioni per le quali il centro storico non si distingue dall’area urbana.  Nonostante l’immenso patrimonio del Paese, la complessa realtà storico- artistica italiana non viene compresa dal turista nella sua interezza: mentre vaste zone di rilievo culturale rimangono emarginate dai flussi turistici, nelle principali città d’arte (Roma, Venezia, Firenze, Napoli, Pisa, Bologna) il flusso turistico sta superando i limiti di sostenibilità.  Il turismo d’arte è caratterizzato da una bassa stagionalità e da una maggiore presenza di turismo internazionale.  L’Italia, con 56 siti UNESCO (49 siti culturali e 5 siti naturali), si conferma il Paese con il maggior numero di siti al mondo riconosciuti patrimonio dell’Umanità, seguita dalla Cina (53 siti), dalla Spagna (47 siti) e da Francia e Germania (44 siti ciascuno) (Unesco World heritage List, whc.unesco.org/en/list). E’, inoltre, da evidenziare come l’offerta culturale italiana si stia ulteriormente ampliando: dai 453 tra musei, monumenti e aree archeologiche statali distribuiti sul territorio nel 2016, nel 2017 si è passati a 472, con un incremento dell’1,46% di istituti statali gratuiti e del 6,48% degli istituti statali a pagamento. L’aumento ha riguardato soprattutto i monumenti e aree archeologiche, che da 250 nel 2016, sono divenute 262 nel 2017 .  Un patrimonio culturale così vasto e importante richiama una significativa quota di visitatori, che scelgono il nostro Paese spinti dal desiderio di vivere una vacanza culturale o di conoscere una città d’arte: in particolare, le città d’arte italiane sono riuscite ad attrarre quasi 44 milioni di visitatori, tra italiani e stranieri, registrando 115 milioni di presenze. Si tratta del 35% degli arrivi totali di turisti in Italia e del 26% delle presenze.  I turisti culturali stranieri che hanno visitato l’Italia nel 2017 sono stati più di 25 milioni, seguiti dai turisti balneari (8,2 milioni di viaggiatori, +10,4% rispetto al 2016). E’ interessante evidenziare come i turisti culturali provenienti da altri paesi siano aumentati in misura maggiore rispetto a quelli balneari.  Il Colosseo (oltre 7 milioni di visitatori), Pompei (3,4 milioni di visitatori), gli Uffizi (2,2 milioni di visitatori), la Galleria dell’Accademia di Firenze (1,6 milioni) e Castel Sant’Angelo (1,1 milioni) sono i siti culturali più visitati, confermando la classifica degli anni precedenti. Nella Top10 delle principali città d’arte italiane si trovano le principali città riconosciute come simbolo dei luoghi della cultura italiana. Vi è una forte concentrazione delle città al Centro-Nord, con una scarsa rappresentatività delle città d’arte meridionali. Le regioni del Centro Italia sono riconosciute quali mete culturali preferite dai visitatori, con una quota della spesa complessiva pari quasi al 30 per cento (oltre 11 miliardi e mezzo di euro). Il Sud e le Isole incidono ancora in maniera limitata sulla spesa complessiva dei turisti in Italia, soprattutto se si tiene conto della ricchezza delle risorse presenti e elle potenzialità che le città d’arte meridionali posseggono. IL TURISMO TERMALE  Dopo una falsa partenza nel Seicento, il vero sviluppo delle località termali italiane avvenne a ridosso dell’Ottocento: in questo periodo fiorirono quelli che fino a qualche anno fa erano i più grandi centri termali d’Italia (Montecatini, Chianciano, Aqui Terme, le Terme Euganee, etc.). Tali stabilimenti richiamavano le personalità dell’epoca e ci hanno lasciato in eredità i maestosi palazzi in stile liberty, corrente artistica che ha caratterizzato l’immagine del centro termale.  Il fare le terme come lo intendiamo oggi è profondamente diverso da quello che era un tempo: il prodotto termale, infatti, è variato molto nel tempo ed è passato dallo svolgere una funzione medico-curativa ad essere un centro di svago, fino ad abbracciare quella che oggi è la parte preponderante: il wellness. Il Wellness è inteso genericamente come uno stato di benessere totale: fisico, mentale e sociale; tale stato va ben al di là della assenza di malattia o di infermità ma implica il miglioramento proattivo della propria salute e del proprio benessere. Le attività di wellness sono, quindi, tutte quelle che mirano al perseguimento di tale stato, comprese quelle che hanno per oggetto le acque e i trattamenti termali, comprese le SPA, ma anche i trattamenti di benessere non termale. Include, quindi, anche i trattamenti estetici, le terapie rilassanti, fino all’Antiaging e la nutrizione. IL “NUOVO” TURISMO TERMALE  Oggi, quindi, il prodotto termale si identifica più nello wellness che nel termalismo medico. Questo è stato anche sostenuto dal fatto che se in precedenza le cure termali erano sostenute largamente dal Servizio Sanitario Nazionale, tale copertura è andata via via contraendosi, limitando ai minimi storici il termalismo sanitario convenzionato.  Questo cambiamento è stato recepito da molti ma non da tutti: in Italia, infatti, si è creata una forte dicotomia tra le aziende che stanno sfruttando l’onda positiva del wellness e aziende, quasi esclusivamente quelle a gestione pubblica, che rimangono ancorate al termalismo convenzionato.  Si contrappongono, da un lato le grandi aziende termali pubbliche o ex pubbliche, ancorate ad una concezione del business di tipo tradizionale, le quali continuano a registrare performance negative o deludenti; dall’altro, si impongono le imprese private, le quali hanno avviato con • L’immagine di un luogo è determinata non solo da informazioni raccolte tramite fonti di informazione ed esperienze personali, ma può essere indotta, cioè influenzata da idee, informazioni e immagini costruite e veicolate sui media da aziende o enti di promozione turistica di una località o regione. • L’insieme delle immagini e delle idee correlate a una località turistica, nell’economia globalizzata di oggi, viene organizzato e diffuso tramite agenzie di marketing turistico che si prefiggono l’obiettivo di proiettare a livello mondiale l’idea accattivante di una città o di una regione, al fine di attirare i visitatori. • Come conseguenze di quanto detto fino ad ora, si verificano una serie di paradossi. I PARADOSSI DEL TURISMO MODERNO Primo paradosso: il turismo fugge da sé stesso. Ogni meta desiderabile perché “autentica” ed “esclusiva” smette gradualmente di esserlo a mano a mano che si trasforma in meta turistica. E poi, più un luogo “va visto”, meno diventa possibile vederlo, perché è pieno di turisti. Secondo paradosso: l’autentica finzione. I turisti ricercano l’autenticità, ma la individuano solo se è evidenziata, quindi “messa in scena”, quindi ostentata e inautentica. Terzo paradosso: la tradizione inventata. Per esempio, il Palio di Siena è stato medievalizzato nel 1904. E i mercati “tipici” come il Mercado de San Miguel a Madrid finiscono per vendere solo ciò che i turisti si aspettano di poter comprare. Quarto paradosso: l’entropia turistica. Il turismo alimenta l’economia delle città e dei territori, ma la rende uniforme distruggendo le basi economiche su cui si fonda l’identità di quelle città e di quei territori. Nel Chiantishire i casolari diventano ville, nel centro delle città le botteghe diventano negozi di souvenir. I piccoli centri come San Gimignano si trasformano in un parco a tema. Quinto paradosso: preservando le pietre e gli edifici, l’etichetta di Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, anche se attribuita in perfetta buona fede, museifica i luoghi, li sterilizza, costringe gli abitanti all’esodo svuotando i centri urbani. Sesto paradosso: l’inautentico turistico è un autentico segno del nostro tempo. Basti pensare al caso di Lijang, città turistica cinese interamente ricostruita (più di 20 milioni di turisti nel 2013), o al caso di Las Vegas. Due insediamenti che raccontano una verità proprio nel loro essere fenomeni del tutto artificiali. Settimo paradosso: fare il turista è un “lavoro duro”. Le persone si assumono volontariamente il compito di eseguirlo mentre sono in ferie, cercando di sfruttare con la massima efficacia il poco tempo disponibile. Un dettaglio rivelatore: quelli che dicono “ho fatto il Brasile, l’anno prossimo farò l’Asia centrale”. Ottavo paradosso: ogni “cucina locale” è in ogni luogo. Si moltiplicano le sagre enogastronomiche: in Italia sono più di 34mila, più di quattro per ogni comune.… e si moltiplicano anche i ristoranti etnici, perché i turisti amano gustare di nuovo i sapori incontrati in vacanza. Ma la “cucina etnica” è come la “musica etnica”: ingredienti tradizionali riarrangiati per un pubblico globale. Nono paradosso: nessun turista vuole sentirsi tale. Preferisce considerarsi un “viaggiatore”, e riversare il suo disprezzo su qualcun altro che si comporta più “da turista”. Quindi Alla base dei paradossi ci sono: • la ricerca di altri mondi, • il turista mette in gioco sé stesso, • il mito della natura incontaminata, • il fascino delle civiltà lontane nel tempo, • stereotipi culturali LA SINDROME DI PARIGI La sindrome di Parigi è una patologia psicosomatica rara che affligge in modo particolare i turisti giapponesi in visita alla capitale francese. Dalle ricerche degli psichiatri dell'Hôtel-Dieu risulterebbe che i turisti affetti da questa sindrome, i cui sintomi sono analoghi a quelli riscontrati per la sindrome di Stendhal, sperimentano un disagio derivante dalla differenza fra la visione idealizzata della capitale francese che avevano maturato in patria e l'effettiva visione di cui prendono atto durante il soggiorno nella città. La suscettibilità dei turisti nipponici alla sindrome è probabilmente dovuta all'immagine che Parigi ha in Giappone, dove si nutrono delle aspettative esageratamente alte sulla capitale francese. I soggetti che soffrono della sindrome, prevalentemente viaggiatori molto interessati all'aspetto artistico del loro itinerario e già familiari a questi disturbi, soffrono di diversi sintomi, fra cui un profondo senso di solitudine, allucinazioni, deliri, persecuzione, depersonalizzazione, ansia e in cderti casi anche manifestazioni psicosomatiche fra cui stordimento, tachicardia e sudorazione eccessiva. Vari sembrano essere i motivi per cui i pazienti sperimentano questa sindrome:  La barriera linguistica: Pochi turisti giapponesi parlano francese e viceversa; le differenze fra queste due lingue pongono gravi ostacoli alla comunicazione, aumentando così la confusione del soggetto.  Le differenze culturali: Oltre alle differenze linguistiche, ancora più significative risultano essere quelle culturali: i francesi, infatti, godono di un temperamento più informale, in netta contrapposizione con la rigida cultura giapponese; questa discrepanza contribuisce alla manifestazione della sindrome.  Idealizzazione di Parigi: La sindrome è dovuta anche al divario osservato fra la visione idealizzata nutrita in patria della capitale francese e l'effettiva realtà di Parigi.  Contraddizioni: La capitale francese viene spesso dipinta come una terra idilliaca, patria della bellezza e dell'amore. La realtà, tuttavia, è spesso un'altra: infatti Parigi è anche una metropoli costosa, pericolosa, rumorosa e con banlieue spesso degradate. 3.05.2019 I MODELLI GEOGRAFICI -I modelli geografici, nati a partire dagli anni ‘50, hanno come obiettivo quello di sintetizzare il fenomeno turistico sulla base delle relazioni causa-effetto che si creano tra il comportamento dei turisti e la gestione del territorio. -I modelli di interpretazione della misura spaziale del turismo sono da interpretare su base teorica poiché cercano di riassumere un fenomeno complesso che, nella realtà, può assumere configurazioni diverse. -I modelli sono rappresentazioni grafiche estremamente semplificate che cercano di arrivare a deduzioni metodologiche ovvero ad una previsione sistematica degli effetti e degli impatti del turismo sul territorio. -I modelli possono essere genericamente suddivisi in statici o dinamici: i primi si riferiscono ad una analisi ad un tempo t, una fotografia del fenomeno stazionario; mentre i secondi seguono l’evoluzione di un fenomeno in un intervallo temporale. MODELLI STATICI: di mobilità, origine-destinazione MODELLI DINAMICI: di evoluzione, ciclo di vita vi sono poi modelli più complessi che analizzano il turismo come elemento del sistema. La prima configurazione geografica del turismo avviene con Toschi, nel 1948, che distingue le regioni turistiche in attive e passive. Le prime sono “…di densa popolazione, con alto grado di sviluppo civile, intensa vita urbana, industriale e commerciale, con paesaggio naturale uniforme, con climi estremi o lungamente rigidi, piovosi, nebbiosi, povere di storia”: sono le regioni, cioè, da dove parte il turismo, ossia i centri generatori di domanda. Attualizzando questo concetto ad oggi la definizione dovrebbe essere migliorata escludendo la presunta «povertà storica» e aggiungendo variabili come l’alto reddito pro capite. Ne sono un esempio, in Italia, la Lombardia ed il Piemonte. Nel mondo abbiamo Cina, Germania o Inghilterra. Le regioni passive (o recettive) sono “…con paesaggio vario, accidentato e frastagliato, con clima mite o secco, con popolazione varia per razza, costumi, tradizioni, ricche di storia, …..” e sono individuabili come le regioni che ricevono il turismo (es. le regioni del mezzogiorno, la Toscana, la costa emiliana) (Toschi, 1948). MODELLO DI THUROT La domanda generata nel Paese A sarà soddisfatta in parte dalle sue stesse strutture ricettive e in parte dalle strutture del Paese B e C; analogamente nel Paese B parte della domanda è soddisfatta internamente e parte verrà soddisfatta dagli altri due Paesi. Questo fa di A e B due destinazioni internazionali e due centri generatori di viaggi internazionali. Il Paese C, invece, soddisfa tutta la sua domanda internamente e non genera flussi turistici internazionali: riceve turisti solo dall’esterno. Questa è l’ipotesi di un Paese del Terzo Mondo, in cui il basso tenore di vita non permette alla popolazione nazionale di generare un flusso verso l’esterno, oppure Paesi nei quali vincoli politici non permettono (o hanno severe restrizioni verso) i viaggi all’estero. IL PARADOSSO DELLE TERME  da parte della popolazione è progressivamente aumentata la domanda di “stare bene”, di benessere e di “salute” della società;  è aumentata la quantità di centri benessere e di prodotti farmaceutici per soddisfare questa esigenza;  è diminuita la domanda delle prestazioni termali tradizionali;  il rifiuto inziale al recepimento del benessere da parte degli stabilimenti termali ha portato i nuovi centri benessere a svilupparsi cercando collocazione altrove Nel campo del benessere si utilizzano il concetto ed il nome di terme (Q.C. TERME) per valorizzare attività che, in realtà, non sono termali perché non utilizzano risorse termali, mentre in campo termale non si riesce ad imporre e valorizzare una concezione di benessere termale. DUE MODELLI INTERPRETATIVI DEL SISTEMA DEL BENESSERE TERMALE MODELLO DI LUNDGREN Lundgren, invece, si focalizza suo ruolo dei luoghi piuttosto che dei Paesi. Identifica una sorta di gerarchia della circolazione, in base al grado di reciproca attrazione di viaggio dei differenti luoghi, e considera: -la centralità geografica relativa, -gli attributi geografici di un luogo (attrazioni), -la capacità dei luoghi di offrire i servizi richiesti dai flussi turistici all’interno della loro economia locale o regionale. I QUATTRO TIPI DI DESTINAZIONE DI LUNDGREN 1. Destinazioni metropolitane che sono caratterizzate da una posizione geografica centrale, hanno reciproche relazioni di grandi traffici ed inoltre fungono sia da area generatrice sia come destinazione. Esempi di tal classe si riconducono alle grandi aree metropolitane, nodi fondamentali della rete dei trasporti internazionali e transcontinentali; 2. Destinazioni urbane periferiche che rispetto alle destinazioni metropolitane hanno minor popolazione, funzioni meno importanti, ma tendono comunque ad avere un flusso regolare di turisti; 3. Destinazioni periferiche rurali che hanno funzioni meno importanti e dipendono da un ambiente geograficamente più esteso, in grado di richiamare turisti grazie ad un’offerta paesaggisticamente diversificata. Queste aree normalmente ospitano una popolazione ridotta e sparsa, di conseguenza il saldo d’importazione turistica risulta necessariamente positivo; 4. Destinazioni caratterizzate da ambienti naturali. Solitamente questi luoghi sono lontani dalle aree generanti, tipicamente urbane, hanno basse densità di popolazione e spesso devono rispondere a rigide regole di gestione, come accade per i parchi, le riserve e le aree • Queste ultime sono le fasi di maggior interesse, in cui si denota una regolarità nella strutturazione dello sviluppo spontaneo dello spazio turistico che risulta di facile lettura ad un’analisi geografica. • Si distinguono nettamente i processi di specializzazione funzionale, ossia, data la diffusione del fenomeno, ogni località della regione tende a caratterizzarsi per integrarsi con maggior efficienza nel sistema regionale; si disegna una spontanea gerarchia dei centri turistici; si palesa il senso della contiguità relazionale. Nell’ultima fase la congestione delle comunicazioni e delle infrastrutture, nonché il sistema gerarchico che si consolida, preparano ad una crisi con fenomeni di incompatibilità con la comunità locale e di alcune categorie di turisti che decidono di scegliere nuovi spazi di rigenerazione. Parallelamente si assiste alla completa disgregazione dell’ambiente d’origine che aveva richiamato il turismo nella regione, con la conseguente frammentazione della sua immagine. Miossec ipotizza un’eventuale quinta fase in cui la popolazione locale decide di intervenire parcellizzando lo spazio e programmando interventi di varia natura, dalla salvaguardia ambientale alla creazione di nuove forme di turismo; ritroveremo questo approccio anche nel prossimo modello di Butler. IL MODELLO DI BUTLER Butler, cercando di individuare una traiettoria che rappresentasse una destinazione turistica, si ispirò alla teoria legata al ciclo di vita del prodotto: ipotizzò un ciclo di vita della destinazione turistica composto da sei fasi di sviluppo, aventi varie componenti della domanda e dell’offerta e con le differenti esigenze di programmazione e valorizzazione di cui la destinazione necessita in ogni fase. 1. Fase esplorativa: il movimento turistico nasce da un numero modesto di turisti, una sorta di “pionieri”, che scoprono la località. A questo livello manca qualsiasi forma di organizzazione dell’offerta, eccezion fatta per qualche spontanea iniziativa che offre i servizi di base per i visitatori. L’impatto del turismo è, in questa fase, praticamente irrilevante. Es: i piccoli borghi sconosciuti della Basilicata. 2. Fase del coinvolgimento: la popolazione locale intravede le potenzialità economiche dell’attività turistica e predispone le prime forme di organizzazione dell’offerta: promuove la località tentando di incrementare i flussi. Durante questa fase si delinea una prima area di mercato ed un principio di stagionalità, anche se il turista in questione è ancora identificabile nell’allocentrico del modello di Plog. Es: la Basilicata in generale come regione. 3. Fase dello sviluppo: questa è una fase cruciale che segna il futuro turistico di una località. A questo stadio l’interesse è forte al punto da coinvolgere organizzazioni esterne in grado anche di sopravanzare l’iniziativa locale. Es: la Puglia 4. Fase del consolidamento: il numero degli arrivi continua ad aumentare ma ad un tasso più basso rispetto alla fase precedente e l’attività turistica si configura come trainante le attività economiche del luogo. A questo livello l’impatto territoriale inizia a manifestare i primi sintomi di degenerazione, il tasso di crescita cala al punto da stimolare l’adozione di incentivi per il prolungamento della stagione turistica e la congestione ed il degrado tendono ad allontanare i segmenti più remunerativi della domanda. L’organizzazione dello spazio turistico si gerarchizza e dà vita a distretti turisti. Es: la Sardegna 5. Fase della stagnazione: è il momento in cui l’eccessiva pressione turistica porta al superamento delle soglie dettate dalla carrying capacity (un indicatore qualitativo usato per misurare la pressione turistica sul territorio), gli eventuali ulteriori sviluppi tendono a decentrarsi rispetto al nucleo iniziale e alle risorse originarie si sostituiscono nuove attrattive artificiali. Es: Sicilia, Campania, Toscana, Riviera Romagnola. 6. Fase del declino: la destinazione perde competitività rispetto a nuove aree, il livello di offerta turistica si abbassa drasticamente, gli arrivi diminuiscono sensibilmente. Si assiste ad una mutazione morfologica con riconversioni immobiliari di molte strutture precedentemente destinate alla ricettività turistica, fino all’uscita definitiva della destinazione dal mercato turistico. A questo punto molto probabilmente le amministrazioni locali cercheranno di rinverdire l’immagine della località con una serie di incentivi che danno vita ad una nuova fase. 7. Fase del ringiovanimento: si tenterà in questa fase di recuperare l’aspetto turistico della località affiancando alle tradizionali, nuove attrattive complementari di natura artificiale: casinò, parchi giochi, campi da golf; oppure si potrà tentare di valorizzare risorse fino a quel momento trascurate. Es: Rimini è un ringiovanimento quanto. 10.05.2019 TURISMO E INTERCULTURA • Cosa si intende per intercultura Ha significati diversi poiché è un concetto ampio che esprime genericamente l’incontro tra le culture. In ambito sociologico è definito come «un impegno comune che ha come fine l'incontro attivo tra soggetti portatori di culture differenti, aperti al dialogo, disposti a modificare e a farsi modificare [...] orientata all' arricchimento reciproco finalizzato alla convivenza pacifica e alla ricerca collettiva di soluzioni appropriate per far fronte alle difficoltà del multiculturalismo». Può avere però anche un significato puramente economico, intesa come una «situazione economica basata su rapporti iniqui tra Stati forti e Stati deboli o, se si preferisce, tra "sviluppo" (capitalistico) e "sottosviluppo" (coloniale o neocoloniale, intendendo con questo termine una dipendenza soprattutto di tipo economico)» o religioso (dove, storicamente l’intercultura non è stato un processo democratico e pacifico).  In generale, "Intercultura" dovrebbe voler dire rapporto tra due o più culture che comporta l'arricchimento reciproco. Il presupposto di arricchimento reciproco è condizione fondamentale ed è importante sottolinearlo perchè sono molti gli esempi di pseudo intercultura dove, in realtà, non vi è integrazione ma solo la supremazia di una cultura su un’altra. • Il turismo non è nato come scambio tra culture, le prime motivazioni di viaggio furono prevalentemente l’ozio e il pellegrinaggio. Il viaggio come scambio tra culture si potrebbe dire che inizia durante il grand Tour, periodo di rinascimento ed apertura verso gli altri Paesi (europei prima, indiani ed africani poi). • Tuttavia non si deve confondere il turismo culturale per intercultura poichè il presupposto fondamentale è, appunto, lo scambio reciproco: il Grandtourista che visita l'Europa, così come il cinese che visita Firenze, viaggia per ammirare, conoscere e vivere una cultura diversa ma raramente vi è uno scambio bilaterale. • Tuttavia non si può concludere che non vi sia una commistione tra le culture: la presenza, anche temporanea, di culture diverse lascia un segno sul territorio, sulla popolazione residente, sul commercio locale, sulla lingua, sulle abitudini. • Nel turismo l’intercultura si esprime indirettamente, la destinazione turistica da la propria cultura (in un certo senso è proprio quello che vende); dall’altro i turisti in qualche modo influenzano il territorio, anche se in un modo meno diretto. • Il turismo come fenomeno internazionale è, sicuramente, legato all’incontro tra le diverse culture ma si definisce interculturale a gradi diversi: vi è sicuramente uno scambio se un occidentale visita un remoto Paese orientale ma vi è intercultura vera e propria solo se il turista ha un atteggiamento di apertura e contraccambio verso la destinazione. • Si può dire che vi è più spirito di intercultura nei turisti allocentrici che negli psicocentrici. -I turisti che vanno in Thailandia devono fare attenzione a non calpestare le monete, anche se fatto involontariamente si rischia un fermo in carcere: sulle monete (il Bath) è ritratto il re e calpestarlo equivale ad oltraggiare la famiglia reale. -I turisti che vanno in Thailandia devono fare attenzione a non calpestare le monete, anche se fatto involontariamente si rischia un fermo in carcere: sulle monete (il Bath) è ritratto il re e calpestarlo equivale ad oltraggiare la famiglia reale. VIETATO ALLE DONNE Inoltre, c’è una lunga lista di luoghi che per la cultura della popolazione locale sono interdetti alle donne, ecco alcuni: Tempio di Ayyappan - Sabarimala, India: è un tempio dedicato al dio Bramhachari che ha fatto voto di castità, dunque è vietato l’ingresso alle donne in età fertile perchè considerato un insulto a tale voto. Monte Athos, Grecia: secondo una secolare convinzione, la presenza di femmine inibisce il percorso verso l'illuminazione da parte dei monaci. Il divieto è esteso anche agli animali domestici di sesso femminile. Arabia Saudita: non è possibile entrare nel Paese senza essere accompagnate da un uomo. Qui alle donne è anche vietato guidare. Monte Omine, Giappone: è un divieto secolare. Secondo la tradizione le donne rappresenterebbero una distrazione per i pellegrini religiosi. Haji Ali Dargah, Mumbai, India: in India la maggior parte delle moschee non consentono alle donne di entrare (a meno che non vi sia un santuario). Stadi di calcio, Iran: le donne non possono accedere allo stadio: cartelli ben in vista avvisano che le persone di sesso femminile non possono entrare, nemmeno se accompagnate da un uomo. IL TURISMO RESPONSABILE Secondo l’AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile) è «il turismo attuato secondo principi di giustizia sociale ed economica e nel pieno rispetto dell’ambiente e delle culture. Il turismo responsabile riconosce la centralità della comunità locale ospitante e il suo diritto ad essere protagonista nello sviluppo turistico sostenibile e socialmente responsabile del proprio territorio. Opera favorendo la positiva interazione tra industria del turismo, comunità locali e viaggiatori». Il turismo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo o sottosviluppati, genera un impatto sociale negativo: si traduce spesso in sfruttamento, emarginazione della popolazione locale, concorrenza sleale. Spesso le popolazioni locali, a contatto con culture particolarmente diverse soprattutto nei principi morali, sfocia nel degrado sociale. Il turismo sconvolge gli equilibri e causa l’aumento di prostituzione, criminalità, alcolismo, degrado morale. Il turismo responsabile opera come mediatore tra la cultura del Paese ricevente e quelle dei turisti: l’obiettivo è quello di tutelare la comunità ospitante e di indirizzare le esigenze del turista verso il rispetto degli equilibri sociali. INTERCULTURA E NON INTERCULTURA Il caso delle Maldive e delle Seychelles: • Sono questi due arcipelaghi non molto distanti ma che appartengono a due continenti diversi, le Seychelles in Africa e le Maldive in Asia • Sono partiti entrambi con un contesto turistico praticamente nullo: erano carenti le vie di comunicazione interne e non c’erano aeroporti, non vi era alcuna attività economica indirizzata ai visitatori. • Le due destinazioni si sono sviluppate turisticamente nello stesso periodo, tuttavia il modello adottato era profondamente diverso ed ha portato a risultati opposti. • Da un lato le Seychelles hanno favorito l’integrazione tra i turisti e la popolazione locale, dall’altra il governo delle Maldive ha realizzato una vera e propria enclave per limitare i contatti tra turisti ed abitanti. • Il diverso approccio verso il turismo è fortemente legato alla storia delle due località. LE MALDIVE • Le Maldive sono un arcipelago di 1.190 isole e contava, all’inizio del secolo, meno di 200 mila abitanti • Nella sua storia è (quasi) sempre stato uno stato politicamente autonomo: agli albori del 1900 si presentava come un luogo semideserto, povero e pressoché sconosciuto al mondo. • Fu il Governo a muovere i passi del turismo, costruendo nel 1972 la prima stazione balneare, stimolando man mano gli investimenti esteri e ritagliandosi, poi, un ruolo di supervisione. • Gli investimenti esteri erano concessi solo su alcune piccole isole disabitate: fu volontaria la scelta fin dal principio di creare una netta separazione fra i residenti e i turisti: il distacco era forte e contrapponeva il lusso e la moralità occidentale e americana con la semplicità di una popolazione che aveva sempre vissuto di pesca. • I fattori positivi derivanti da questa scelta furono, in primis, che il costo sociale del turismo fu fortemente contenuto: limitando al massimo i contatti tra le due culture sono state evitate tante esternalità negative e il tessuto sociale non è stato logorato dal degrado. • Il principale fattore negativo è che l’impatto economico del turismo è stato più contenuto, soprattutto perchè la maggior parte degli investimenti è stato sostenuto dal governo: nonostante gli arrivi il turismo contribuiva alla formazione del PIL solo per il 14%. I grandi investimenti, poi, erano indirizzati solo alle isole turistiche ed erano inaccessibili alla popolazione (es. acqua potabile). Inoltre la popolazione locale ha accumulato con ritardo il know-how ed ha partecipato in modo minore ai servizi turistici. LE SEYCHELLES • Sono un arcipelago di 95 isole con una densità abitativa di 70 mila abitanti. • Gli abitanti delle Seychelles non appartengono ad un’unica etnia: inizialmente disabitate, dall’epoca della loro scoperta si sono insediati prima i francesi che portarono con se gli schiavi africani; poi indiani, cinesi e infine gli inglesi, che ne fecero una loro colonia durante le guerre napoleoniche. È da questo insieme di etnie che discendono gli abitanti dell’arcipelago, il che ha dato spazio ad una grande tolleranza raziale ed apertura verso le culture diverse. • L’organizzazione turistica avvenne a partire dal 1971, anno di inaugurazione dell’aeroporto di Mahé, che ha avviato un lungo periodo di crescita. • L’apertura della popolazione locale ha permesso un’ottima convivenza con i turisti stranieri a dispetto della diversa cultura e del grande divario economico con la popolazione locale (prima dell’avvento del turismo l’economia delle Seychelles si basava sul commercio delle noci di cocco e sulla pesca). • I fattori positivi di questa politica furono principalmente economici, perchè negli anni novanta il turismo partecipava per il 50% alla formazione del PIL. Inoltre l’apertura culturale ha avuto un risvolto positivo sul problema del basso livello di reddito dei locali: conoscere la cultura occidentale ha permesso a tanti seychellesi ad emigrare verso l’Europa e di lavorare o istruirsi all’estero. Inoltre la commistione tra turisti e abitanti ha permesso ai locali di usufruire di servizi come strade, acqua potabile, trasporti pubblici, sanità. • Il principale fattore negativo è che il turismo è diventato la monocultura dell’arcipelago: questo comporta molti rischi, come il fatto che se la destinazione andasse in crisi o se si verificassero eventi esogeni (calamità naturali, terrorismo, etc.) il Paese tornerebbe povero. Nonostante questo sia un caso di positiva intercultura turistica, la monocultura ha fatto delle Seychelles un Paese che, nell’immaginario collettivo, è solo turistico con bassissime percentuali di ritorno e fidelizzazione. 17.05.2019 REGIONI A CONFRONTO: COME IL TURISMO SI IDENTIFICA NELLE SUE DIVERSE FASI DI SVILUPPO La Calabria: - anni 90  discoteche e parchi a tema (sostituzione al balneare) - anni 2000  turismo d’affari (palacongressi) - anni 2010  turismo sportivo e fieristico REGIONI IN DECLINO: IL PROBLEMA ADRIATICO Molise -2,24 Marche -0,64 Friuli-Venezia Giulia -0,32 Abruzzo -0,08 Campania -0,07 Umbria -0,04 Liguria 0,02 Sicilia 0,54 Emilia-Romagna 0,57 Valle d'Aosta 0,69 Lazio 0,74 Toscana 1,23 Veneto 1,37 Trentino-Alto Adige 1,83 Calabria 2,12 Sardegna 2,42 Basilicata 3,20 Lombardia 3,26 Puglia 3,37 Piemonte 3,66 LE REGIONI ATIPICHE LAZIO È una Regione geograficamente troppo concentrata: più del 90% delle presenze regionali si concentrano nell’area metropolitana di Roma Capitale. Questo comporta: 1. Un eccessivo carico sulla città 2. Una costante contraddizione: nonostante la Regione venga intercettata da un importante flusso turistico e nonostante Roma sia un importante centro generatore della domanda le altre Provincie non riescono a sfruttare il turismo VALLE D’AOSTA È una Regione-paradosso: è totalmente montuosa e il turismo montano è perfettamente organizzato. Tuttavia è troppo vicina alla Francia: è un difetto, perchè i francesi la percepiscono come una continuazione del loro paesaggio e vanno oltre. Intercetta poco turismo straniero, anche per la concorrenza con le Alpi Centrali e le Dolomiti. BASILICATA Nonostante le varie iniziative che la coinvolgono, come Matera Capitale europea della Cultura 2019 non riesce a svilupparsi nell’entroterra. Resta dominante il turismo balneare anche se, anche questo, non è pienamente sviluppato. MOLISE È una Regione poco decifrabile che non ha ancora assunto una precisa identità turistica. Nonostante la presenza del Parco Nazionale, di importanti aree archeologiche e musei, il turismo è localizzato prevalentemente sulla (piccola) costa.
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