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geografia umana cultura società spazio, Sintesi del corso di Geografia

riassunto integrale del manuale

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica geografia umana cultura società spazio e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! GEOGRAFIA UMANA, CULTURA SOCIETA’ SPAZIO. CAPITOLO 1, INTRODUZIONE ALLA GEOGRAFIA UMANA. Che cos’é la geografia umana? La geografia umana si concentra su come gli esseri umani costruiscano i luoghi, organizzino società e spazio e come interagiscano con quest’ultimo. Cultura popolare, moda e architettura stanno rapidamente omologando le differenze tra persone e luoghi, nonostante ciò ci sono ancora molti modi tramite i quali ci distinguiamo. Lo scopo della geografia umana è comprendere e spiegare tali differenze. In sintesi, la geografia umana studia la relazione tra gli esseri umani e il pianeta. Il mondo è costituito da circa 200 paesi, molte regioni e migliaia di lingue. Il termine globalizzazione, insieme di processi che aumentano le interazioni ed esaltano l’interdipendenza a prescindere dai confini dei Paesi, ci circonda. I processi si svolgono su scala mondiale prescindendo dai confini dei Paesi e comprendono i mercati finanziari e il cambiamento ambientale globale. Tali processi sono creati e plasmati nei loro risultati nelle scale inferiori studiate dai geografi, vale a dire nazionale, regionale, locale e individuale. È difficile separare la scena fisica dalle relazioni umane poichè tutto è correlato, il nostro Pianeta è un sistema, un insieme di elementi, in reciproca connessione, che hanno identità se presi singolarmente. Importante però nello studio geografico è anche il concetto di sistema di relazioni (per esempio tutti i cambiamenti sono connessi tra loro), non bisogna mai considerare qualcosa da un punto di vista troppo ristretto. Come scrive lo scrittore italiano Emilio Gadda <<il reale si sviluppa per sistemi aventi molteplici significati>>. Secondo alcuni la comprensione della globalizzazione ha notevole importanza per la comprensione della società contemporanea, secondo altri è eccesivamente propagandata. Che cosa sono le domande geografiche? Per comprendere meglio i campi di indagine possiamo intedere la geografia come lo studio del rapporto tra l’uomo e il Pianeta Terra e l’ecologia come lo studio dela rapporto fra gli esseri viventi e il Pianeta. La geografia umana è lo studio dei fenomeni umani che si svolgono sulla Terra e la geografia fisica è lo studio dei fenomeni fisici che vi si svolgono. I geografi sono preparati in entrambi gli ambiti ma solitamente si concentrano su uno dei due. Il geografo statunitense Marvin Mikesell ha definito la geografia come <<il perchè del dove>>. Tutti i geografi sono interessati alla distrubuzione dei fenomeni. La rappresentazione cartografica è solitamente il primo passo per la comprensione della distribuzione spaziale dei fenomeni, come nel caso della geografia medica che capisce le cause di una epidemia tramite la rappresentazione cartografica della distribuzione di una malattia. Nel 1854 il medico britannico Snow rappresentò geograficamente i casi di colera a Soho, quartiere di Londra, e tramite queste capì il collegamento della pandemia trasmessa tramite l’acqua, fece chiudere la pompa intorno alla quale geograficamente erano numerosi le morti riducendo così il tasso di morte quasi a zero e confermando così il ruolo determinante dell’acqua nella diffusione del colera. [pandemie di colera: 1816-1823, 1826-1837, 1842-1862]. Come per la storia per la quale è importante comprendere il cambiamento nel tempo, così per la geografia è importante comprendere il cambiamento nello spazio. I geografi umani usano una prospettiva spaziale per studiare un’ampia varietà di fenomeni. Per riunire le molte branche della geografia umana e spiegare che cosa facciano i geografi, negli anni 1980 quattro grandi organizzazioni geografiche statunitensi si sono riunite e hanno creato il Geography Educational National Implementetion Project (GENIP). Nel 1986 la National Geographic Society (NGS) ha pubblicato i rusultati della GENIP introducento i cinque temi della geografia, dedotti dalla prospettiva spaziale. I cinque temi. 1. Localizzazione, è il primo tema, pone in risalto come la posizione geografica di persone e cose sulla superficie terrestre influenzino ciò che accade; 2. Interazioni uomo-ambiente, i geografi studiano la relazione tra esseri umani e ambiente; 3. Regione, i fenomeni non sono distribuiti uniformemente sulla superficie terreste, al contrario gli elementi geografici tendono a concentrarsi in particolari aree che chiamiamo regioni; 4. Luogo, tutti i luoghi hanno caratteristiche umane e fisiche peculiari, uno degli scopi della geografia è quello di studiare i loro caratteri e significati specifici. Gli esseri umani sviluppano un senso di luogo infondendovi significato ed emozione e grazie ad essi possono percepire un senso di casa in dati luoghi. 5. Movimento, vale a dire mobilità di persone, beni e idee sulla superficie terrestre. Le interazioni dipendono dalle distanze, dall’accessibilità e dai collegamenti e plasmano la geografia umana. Oltre a questi cinque temi il paesaggio è un elemento centrale della geografia, termine usato dai geografi per designare il carattere materiale di un luogo, il complesso di elementi naturali, le strutture umane e gli oggetti tangibili che conferiscono forma a un territorio. I geografi umani si interessano in modo particolare del paesaggio culturale, l’impronta visibile dell’attività e della cultura umana sul paesaggio quali edifici, strade ecc.. (Sauer geografo americano al quale è associato il termine). Nessun luogo sulla terra è icontaminato, gli esseri umani hanno lasciato impronte ovunque. Ogni paesaggio culturale reca strati di impronte prodotte da secoli di attività umana, come nel caso di Dar er Salam, la più grande città della Tanzania, esempio urbano di occupazione sequenziale evidente dallo stile architettonico (conobbe quattro stadi di predominio culturale in meno di un secolo). Perché i geografi usano le carte e che cosa dicono le carte? Le carte sono uno strumento geografico, la cartografia è antica quanto la geografia stessa. Le carte sono usate per innumerevoli scopi: per ragioni militari, per fare propaganda politica, per risolvere problemi sanitari, per avvertire dei rischi naturali ecc.. L’utilizzo di un sistema di coordinate (latitudine e longitudine) permette di rappresentare su carte posizioni assolute, posizioni invariabili. Il sistema di posiozionamento globale, GPS (global positioning system) permette di localizzare con precisione il posizionamento tridimensionale di un oggetto sulla superficie terrestre o in prossimità di essa tramite l’utilizzo di ricevitori elettronici portatili. Vi sono poi le posizioni relative, descrivere l’ubicazione di un luogo in relazione ad altri elementi umani o fisici (ad es. Chicago è sul Lago Michigan). Le posizioni relative a differenza di quelle assolute possono variare. I geografi parlano anche di carte mentali, rappresentazioni dei luoghi nei quali siamo stati o dei quali abbiamo soltanto sentito parlare. I primi uomini, nomadi, avevano carte mentali estremamente accurate dei luoghi e territori dove cercare cibo e riparo, oggi ne abbiamo bisogno solo per trovare la strada nella giungla di cemento. I cartografi rappresentano i dati 2 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij esempio religione islamica). Questo tipo di diffusione assume varie forme. Vi è la diffusione per contagio, in cui sono influenzato quasi tutti gli individui e i luoghi adiacenti (malatti infettiva), la diffusione gerarchica, nella quale il principale canale è costituito da un segmento di individui suscettibili a ciò che viene diffuso (Crocsgiardinieri e appassionati di nautica), e infine la diffusione per stimolo. 2. DIFFUSIONE PER RILOCALIZZAZIONE, implica il movimento effettivo di individui che hanno già adottato l’idea o l’innovazione che portano con sè in una nuova località. Quando i migranti partono dal loro Paese d’origine portano con sè i loro tratti culturali. CAPITOLO 2, LA POPOLAZIONE. Qual’é la distrubuzione della popolazione mondiale e perché? Lo studio della popolazione è detto demografia, i demografi insieme ai geografi studiano come i problemi demografici non cambino solo da Paese a Paese ma anche all’interno dei singoli Paesi. I demografi indicano la densità di popolazione come misura della popolazione totale rapportata alla sua superficie territoriale, il valore rilevato è detto densità aritmetica di popolazione e pone in rilievo le differenze demografiche. Nessun Paese ha una popolazione uniformemente distribuita sul proprio territorio e le denisità aritmetiche non rispecchiano quei casi in cui la popolazione è concentrata in un solo punto del terriotorio (Egitto) e i casi di assenza (Alaska). Un miglior indice di densità di popolazione mette in rapporto la popolazione totale con la superficie delle terre coltivabili che contiene il Paese abitato dalla popolazione presa in considerazione, questo indice è definito densità fisiologica ed equivale appunto al numero di abitanti rapportato all’unità di superficie di terre agricole produttive. Le persone non sono distrubuite uniformemente. Un terzo della popolazione mondiale vive in Cina e in India, paesi tuttavia con grandi estensioni di terre emerse inabitabili o con distrubuzione della popolazione sparsa (Grande deserto, Himalaya). Oltre a studiare la densità i geografi studiano anche la distribuzione della popolazione: la descrizione dei luoghi sulla superficie terrestre in cui vivono gli individui. I geografi rappresentano la distrubuzione mediante cartogrammi a punti dove un punto rappresenta un certo valore numerico che caratterizza una popolazione. Fin dagli albori dell’umanità le popolazioni hanno avuto distrubuzione disuniforme nello spazio che oggi si è intensificata. Storicamente la distrubuzione dipendeva dalla vicinanza di terre fertili da sfuttare come terreni agricoli, con l’arrivo delle tecnologie questo modello di distrubuzione è iniziato a cambiare. Su scala planetaria saltano agl’occhi tre principali addensamenti demografici sulle terre eurasiatiche e un quarto nell’America Settentrionale: • Asia orientale, quasi un quarto della popolazione mondiale è concentrata in questa regione, oltre 1,3 miliardi di persone vivono solo in Cina. La densità di popolazione è elevata nelle grandi città e lungo le valli de Fiume Azzurro e del Fiume Giallo presso le quali gli agricoltori producono frumento e riso che alimentano gli stessi e le popolazioni delle città. • Asia meridionale, la popolazione si concentra in India, dove si trovano 1,5 miliardi di persone. Vi è un elevato tasso anche nel Pakistan, nel Bangladesh e sull’isola Sri Lanka. Anche in questa regione gli abianti sono aggregrati lungo le coste e i fiumi, come il Gange e l’Indo. I confini sono delimitati da barriere fisiche: l’Himalaya a nord e il deserto ad ovest. La maggioranza della popolazione è costituita da agricoltori. • Europa, una fascia ad alta densità di popolazione si estende dall’Irlanda e dalla Gran Bretagna alla Russia. Questo addensamento europeo comprende oltre 709 milioni di abitanti, meno della metà della popolazione di quello sudasiatico. Un confronto tra carta demografica e fisica mostra come in Europa il terreno e l’ambiente non sono correlati alla distribuzione della popolazione tanto quanto in Asia. L’estensione europea non segue le valli fluviali come in Asia ma i giacimenti carboniferi. L’addensamento demografico europeo comprende numerose città grandi e piccole. • America settentrionale, ha un’unica regione popolata assai densamente che si estende lungo le aree urbane della East Coast, da Washington D.C. a sud fino a Boston a nord. In questa regione le città si agglomerano per formare un’unica grande area urbana, una megalopoli nella quale abita più del 20% della popolazione statunitense. I dari riguardanti la popolazione, i tassi di crescita, le risorse alimentari, le condizioni sanitarie e i redditi, sono da considerarsi stime informate piuttosto che conteggi effettivi dato che spesso le minoranze, come per esempio i senza tetto, non vengono considerate nei conteggi. Perché le popolazioni aumentano o diminuiscono in particolari regioni? Possiamo far risalire al 1798 i primi allarmi sulla eccessiva crescita della popolazione mondiale rispetto alla produzione alimentare, quando l’economista demografo britannico Malthus (1766-1834) pubblicò il ‘Saggio sul principio di popolazione’. Malthus scrisse come la popolazione planetaria stava crescendo più velocemente delle risorse alimentari necessarie per sostenerla e come le risorse alimentari tendessero a crescere in progressione aritmetica mentre la popolazione in progressione esponenziale-geometrica. Questa visione è stata smentita dato che anche la crescita delle risorse alimentari avviene in progressione geometrica poichè la superficie delle terre sottoposte a coltivazione si è espansa e sono state introdotto innovazioni agricole (OGM, vari macchinari). Egli ipotizzava anche che la produzione alimentare fosse confinata nello spazio: quanto le persone potevano consumare in un Paese dipendeva da quanto si produceva in esso. Oggi sappiamo che questa ipotesi non è vera, poichè grazie alla globalizzazione legata al mercantilismo, al colonialismo e al capitalismo i Paesi non sono sistemi chiusi, i paesi ricchi privi di terre arabili, come la Norvegia, sono ora in grado di importare la maggior parte dei generi alimentari. La crescita della popolazione su scala mondiale, regionale, nazionale e locale Per analizzare la crescita e variazione della popolazione si deve prestare attenzione alla scala (mondiale, regionale, nazionale e locale) e tenere presente che la variazione può essere influenzata rapidamente da ciò che avviene nel Paese vicino a quello della popolazione presa in considerazione. Per calcolare l’incremento di popolazione si sottrae semplicemente il numero dei morti a quello delle nascite, questo calcolo non tiene però in considerazione l’immigrazione e l’emigrazione. Nonostante i tassi di decrescenza demografica se non addiritura negativi la popolazione totale del mondo continua ad aumentare, entro il 2050 si stimano 9,3 miliardi di abitanti sul Pianeta. Un modo per comprendere il tasso di crescita della popolazione mondiale è il confronto del tasso di una popolazione con il suo tempo di raddoppio, se per esempio il tasso di crescita annuo della popolazione è pari al 10% il suo tempo di raddoppio è pari circa a 7 anni. Ai demografi che studiano l’odierno incremento demografico mondiale non interessa il tempo di raddoppio dato che la crescita esplosiva del secolo scorso è terminata ed è stata seguita da una decrescita marcata e accellerata. • La crescita della popolazione su scala regionale e nazionale: il planisfero mostra un ampio intervallo di incrementi naturali in differenti regioni, i Paesi e le regioni attraversano stadi di espansione e di declino in tempi variabili. I demografi pongono in rilievo la correlazione fra i tassi di crescita elevati e la condizione di inferiorità delle donne: dove le tradizioni culturali limitano le opportunità formative e professionali delle donne i tassi di incremento naturale tendono a essere elevati. Vi sono altri fattori influenti sui 6 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij tassi di crescita come la ricchezza (nei paesi ricchi la popolazione cresce più lentamente) e la disgregazione sociale che abbassa il tasso di natalità (sanità deteriorata, alcolismo, stupefacenti). In generale, più è elevato il livello di ubranizzazione della popolazione, più basso è il suo incremento naturale. Anche le tradizioni culturali influenzano i tassi, come ad esempio alcune religioni. • La crescita della popolazione su scala locale: variazioni demografiche rilevanti avvengono anche all’interno dei Paesi. Interessante la storia indiana legata ad anni ed anni di sterelizzazioni e pubblicità persuasive per ridurre il tasso di natalità. Transizione demografica. La transizione demografica è il passaggio da tassi elevati a tassi inferiori di natalità e mortalità. La transizione si basa solitamente su un modello composto da cinque fasi che ha avuto luogo in Gran Bretagna (dove lo studio è stato possibile tramite l’analisi dei registri delle chiese che tenevano il conto dei tassi di mortalità e natalità) e in altri paesi in modo analogo. Le fasi sono cinque, di cui una di previsione statistica, e si dividono per secoli. 1. XVII sec., fase di crescita bassa, la natalità e la mortalità sono elevati quindi non vi è crescita. In questa fase, e epidemie, come la peste, mantengono elevati i tassi di mortalità in tutti i settori della popolazione. A mantenere alti i tassi di mortalità sono anche le carestie e le guerre. 2. XIX sec., fase di crescita in aumento, miglioramento dello stile di vita grazie alla Rivoluzione industriale, alla seconda rivoluzione agricola, agli impianti igenico-sanitari e ale vaccinazioni che determinarono una drastica riduzione dei tassi di mortalità. 3. XX sec., fase di esplosione della popolazione , flussi migratori, colonizzazione e riduzione radicale del tasso di mortalità dal 35% al 16%. A questo punto si levarono nuovi allarmi e avvertimenti riguardo alla sovrappopolazione mondiale. 4. XXI sec., fase di calo della crescita, l’urbanizzazione cambia lo stile di vita familiare, i bambini gravavano sul bilancio familiare. Al tempo stesso le nuove possibilità per le donne, i contraccettivi, l’aborto volontario portarono alla scelta di meno figli o al ritardo della procreazione. 5. Futuro, bassi tassi di natalità abbinati a bassi tassi di mortalità inducono a una crescita demografica trascurabile o persino negativa. Molti enti che studiano la popolazione prospettano la possibilità di cessazione di crescita con il raggiungimento del livello demografico stazionario (SPL, stationary population level). Questo porterebbe a una stabilizzazione della popolazione mondiale e i principali problemi da affrontare riguarderebbero gli anziani anziché i giovani. Perché è importante la composizione della popolazione? La composizione di una popolazione è la sua struttura in termini di età, sesso e altre caratteristiche quali il livello di istruzione e lo stato coniugale. La composizione è importante poichè i problemi da risolvere sono assai diversi per una popolazioni di giovani rispetto a una di vecchi. L’età e il sesso sono gli indicatori chiave della composizione resi visibili tramite le piramidi della popolazione, istogrammi che rappresentano gruppi di età divisi solitamente per gruppi di cinque anni ciascuno e per sesso maschile e femminile (ma sinistra, fa destra). Nei paesi poveri le piramidi assomigiano a una conifera (tanti giovani e pochi vecchi, speranza di vita bassa) mentre nei paesi ricchi le piramidi variano e somigliano solitamente a vasi sghembi (speranza di vita alta, meno nascite). [guarda le piramidine a pagina 49]. In che modo la geografia della salute influenza la dinamica della popolazione? Per comprendere le condizioni di un Paese è importante studiare il benessere inzio nel sedicesimo secolo, lo sviluppo delle piantagioni dagli Stati uniti al Brasile richiedeva molta manodopera. Il prodotto agricolo economicamente più importante del XVIII secolo fu lo zucchero seguito da caffè e alberi da frutto. La tratta atlantica di schiavi africani portò grandi perdite numeriche per le civiltà africane e cambiamenti radicali nelle isole dei Caraibi dove la popolazione è di discendenza africana e gli indigeni sopravvissuti sono pochi o inesistenti. Per quanto riguarda la migrazione forzata la domanda sul perchè avvengano ha interessato molti ricercatori da più di un secolo. Il geografo e cartografo inglese d’origine tedesca Ravenstein (1834-1913) studiò la migrazione interna in Inghilterra e propose alcune leggi della migrazione, molte delle quali ancora valide: 1. Ogni flusso migratorio genera una migrazione di ritorno; 2. La maggior parte dei migranti si sposta a breve distanza; 3. I migranti che si spostano a grande distanza tendono a scegliere come destinazioni grandi città; 4. Gli abitanti delle aree urbane hanno tendenza minore a migrare rispetto a quelli delle aree rurali; 5. Le famiglie hanno una minor tendenza a compiere migrazione internazionali rispetto ai giovani. Ravestein ipotizzò una relazione inversa tra volume della migrazione e distanza tra il luogo di origine e luogo di destinazione, la sua è una prima osservazione del modello gravitazionale secondo il quale la migrazione è direttamente proporzionale alle dimensioni delle due popolazioni e inversamente proporzionale alla loro distanza. Quando si sceglie volontariamente di migrare intervengono i fattori di espulsione, le condizioni o percezioni che inducono un migrante a decidere di abbandonare un luogo (lavoro,clima), e i fattori di attrazione, le circostanze che attraggono il migrante verso certi luoghi, più vaghe da definire e costruite in base a cose lette o sentite. Quando si considerano questi ultimi fattori interviene il principio del decadimento con la distanza a causa del quale i migranti tendono ad avere percezioni più complesse dei luoghi lontani portando cosi spesso a delle migrazioni a tappe, per gradi. Non tutti i migranti percorrono le stesse tappe, durante il cammino la maggior parte è catturata da un’opportunità lungo il percorso. I tipi di fattori di espulsione e di attrazione. Le ricerche mostrano che solitamente alla base della migrazione vi è la combinazione di più fattori, quale dei due sia più importante dipende dal migrante e dalle circostanze. • Lo stato giuridico, i clandestini possono entrare in un paese clandestinamente. I clandestini entrano in un Paese per vie differenti perchè temono l’espulsione. • Le condizioni economiche, la povertà ha scacciato milioni di persone dal proprio paese verso opportunità percepite. Spesso le condizioni econimche inferiori dei migranti nei Paesi ospiti possono causare il loro sfruttamento, la United Nations Convention on the Protection of All Migrant Workers and Members of Their Families per salvaguardare questo sfruttamento ha stabilito uno standard di trattamento nei loro cofronti. • Le relazioni di potere, le relazioni di potere che dipendono da entia, genere, razzae e denaro sono fattori che inducono a migrare. La razza influenza l’assunzione di lavoratori immigrati (es. lavoratori messicani di tappeti nel Dalton). • Le circostanze politiche, tutta la storia umana ha visto regimi oppressivi causare flussi migratori. La dittatura cubana ad esempio espulse nel 1980 più 10 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij di 125000 cubani nell’esodo di Mariel. I flussi migratori indotti da circostanze politiche sono contraddistinti sia da fuga sia da espulsione. • Il conflitto armato e la guerra civile. • Le condizioni ambientali, un importante esempio di migrazione indotta da condizioni ambientali è il movimento di centinaia di migliaia di Irlandesi dalla madre patria al Nuovo mondo nel 1840. Una carestia del raccolto di patate indusse la migrazione. Anche i terremoti, gli uragani e le eruzioni vulcaniche (isola caraibica di Montserrat) stimolana la migrazione. • La cultura e le tradizioni, chi teme che la propria cultura e le proprie tradizioni non sopravvivano a una transizione politica migra in Stati percepiti come più sicuri. • I progressi tecnologici, i progressi tecnologici hanno reso più semplici gli spostamenti e favorito la diffusione di informazioni rafforzando il ruolo dei legami di parentela come fattori di espulsione o attrazione. Quando un migrante decide dove andare è solitamente attratto da luoghi dove la famiglia e gli amici hanno già trovato successo, muovendosi così attraverso legami di parentela si crea quella che i geografi chiamano migrazione a catena. Le catene di migrazione costruite l’una sull’altra generano ondate di migrazione che si propagano dallo stesso luogo d’origine allo stesso luogo di destinazione. Dove migrano le persone? Come abbiamo visto la migrazione non è solo un processo economico, ma un moviemento causato da vari fattori di espulsione e attrazione. Negli ultimi cinque secoli si sono verificati diversi grandi flussi migratori su scala planetaria, regionale e nazionale; centinaia di migliaia di persone sono migrate seguendo uno stesso schema. I flussi migratori globali. Prima del 1500 la migrazione su scala planetaria avveniva casualmente per cercare spezie, fama e condurre esplorazioni. Solo nel dicannovesimo secolo, grazie ai viaggi di esploratori, vennero prodotte le prime carte complete dei continenti del Pianeta, fattore rilevante per lo spostamento. Alle esplorazioni europee seguì la colonizzazione, prima delle americhe, poi dell’Africa e dell’Asia. I flussi migratori dal 1500 in poi comprendevano spostamenti quali quello dall’Europa all’America Settentrionale, dalla Gran Bretagna e dall’Irlanda all’Africa e all’Australia, dall’Africa all’America nel periodo della tratta degli schiavi, dall’India all’Africa orientale. Le principali migrazioni umane dei secoli recenti si sono mosse dall’Europa alle Americhe. L’emigrazione dall’Europa cominciò lentamente, il tasso di migrazione aumentò nettamente tra il 1835 e il 1935 a causa delle attrattive opportunità economiche. I flussi migratori regionali. La migrazione può avvenire anche su scala regionale quando i migranti si trasferiscono in un Paese vicino. Il colonialismo contribuì a creare ovunque isole di sviluppo, spesso città costiere la cui istituzione si basava sugli scambi commerciali metà di grandi migrazioni interne. Per comprendere i flussi migratori da un Paese povero a un altro non è sufficiente analizzare il fenomeno dal punto di vista planetario, è necessario ingrandire lo studio su scala regionale. Per esempio in Africa le aree petrolifere della Nigeria sono isole di sviluppo metà di molti migranti africani in cerca di un miglioramento della vita. Oltre che per l’Africa il colonialismo europeo ebbe conseguenze anche sui flussi migratori regionali in Asia sudorientale da parte dei cinesi. I flussi migratori regionali sono anche stimolati dalla volontà di ricongiungimento di gruppi culturali. Enormi conseguenze ebbe per esempio lo spostamento d’immigrati Ebrei nello Stato d’Israele. Infine come causa di spostamenti migratori regionali vi sono i conflitti e le guerre. Ad esempio alla fine della seconda guerra mondiale 15 milioni di Tedeschi furono costretti o volontariamente migrarono dalla Germania orientale a quella occidentale prima della costruzione del muro di Berlino, o nel caso di Cuba per scappare dal comunismo migliaia di cittadini migrarano in Florida, il flusso fu poi diminuito dalla politica del piede asciutto, piede bagnato. I flussi migratori nazionali. I flussi migratori nazionali possono essere considerati movimenti interni. Storicamente due dei flussi migratori principali prima del 1950 avvennero negli Stati Uniti con lo spostamento della popolazione dal centro ad ovest e dal sud verso il nord. Negli anni Sessanta lo spostamento sud verso nord si invertì. Anche la Russia conobbe una grande migrazione interna dal cuore dello Stato alle coste del Pacifico ad est centro industriale e portuale. Infine il Messico offre un esempio più recente di migrazione interna, circa un milione di Messicani riesce ogni anno a entrare negli Stati Uniti, legalmente o illegalmente. I rifugiati. Secondo la definizione giuridica della Convenzione sullo status dei rifugiati del 28 Luglio 1951 un rifugiato è “una persona che, temendo di essere perseguitata per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori dal proprio Paese e non può avvalersi della sua protezione”. Le Nazioni Unite e le leggi internazionali distinguono i rifugiati, che hanno trovato scampo da un paese diverso dal proprio, dai profughi interni, che sono sfollati all’interno dei confini del proprio Paese. Quando un rifugiato soddisfa i criteri ufficiali ha il suo diritto all’assistenza, compreso il possibile diritto d’asilo. L’United Nations Commissioner for Refugees (UNHCR) si occupa di rimpatriare i rifugiati dopo che le violenze si sono placate. La situazione dei rifugiati cambia frequentemente perchè talvolta tornano in patria o si formano nuovi flussi. Le regioni di accoglienza con il maggior numero di rifugiati sono l’Africa Subsahariana (Sudan guerra civile, Darfur genocidio), l’Africa settentrionale e l’Asia sudoccidentale. La maggioranza dei rifugiati proviene da Paesi relativamente poveri e si trasferisce in Paesi altrettanto poveri confinanti. In che modo i governi influenzano la migrazione? Il controllo dell’immigrazione legale e illegale, la concessione di asilo e il destino dei rigufigiati permanenti e temporanei sono problemi scottanti legati all’influenza del governo. Generalmente gli ostacoli sulla strada dei potenti immigrati sono giuridici, leggi restrittive comparvero negli Stati Uniti nel 1882 (Oriental Exclusion Actsleggi sull’immigrazione per impedire l’immigrazione dei Cinesi in California) e in Australia nel 1901 con l’approvazione dell’Immigration Restriction Act, che pose termine a tutta l’immigrazione non bianca del Paese dando vita alla cosidetta politica dell’Australia bianca. I cambiamenti nelle politiche di un Paese si riflettono nel numero di persone che vi entrano e nell’origine degl’immigrati. Gli Stati Uniti conobbero grande ondate di immigrazione, nel corso del diciannovesimo secolo aprirono le porte agli immigrati dall’Europa. Dopo la Prima guerra mondiale si orientarono verso l’isolazionismo tendendosi fuori dagli intrichi esteri. Furono poi stabilite quote di immigrazione che imponevano un limite massimo di immigrati all’anno. Le restrizioni di immigrazione da parte degli Stati Uniti erano perlopiù rivolte ai Cinesi, ai Giapponesi e i neri giudicati una razza inferiore. Gli Stati Uniti e l’Australia non sono gli unici ad avere restrizioni: sono molti i paesi che praticano l’immigrazione selettiva, impedendo l’ingresso a chiunque abbia precedenti penali o cattiva salute o abbia praticato attività sovversive. Dopo l’11 settembre 2001 le politiche dell’immigrazione statunitense hanno incluso la sicurezza. Prima di quella data la sorveglianza dei confini si occupava principalmente del traffico di droga e di esseri umani, mentre le nuove politche interessano i richiedenti asilo e gl’immigrati illegali e legali. G. Bush prese severi provvedimenti, il 12 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij Come cogliere le culture locali e la cultura popolare nel paesaggio culturale? La tensione tra fra cultura popolare e cultura locale si può cogliere nel paesaggio culturale che rispecchia i valori, le regole e il gusto estetico di una cultura. Il paesaggi nordamericano sono costituiti perlopiù da una serie di supermercati, stazioni di servizio e ristoranti sempre uguali, il geografo canadese Relph ha coniato il termine placelessness (“assenza di luogo”) per descrivere la perdita di unicità del luogo. A proposito di paesaggi culturali si possono fare tre osservazioni: 1. Particolari forme architettoniche e di pianificazione sono si sono diffuse in tutto il Pianeta, esempio chiaro è il grattacielo. 2. Alcune imprese e prodotti si sono diffusi a tal punto che oggi lasciano una distintiva impronta paesaggistica in territori assai lontali l’uno dall’altro come nel caso delle insegne (McDonald’s). 3. La commercializzazione all’ingrosso di paesaggi, benchè non promuova la convergenza, favorisce un offuscamento dell’identità territoriale. Con il prestito all’ingrosso d’immagini elementi vengono trapiantati da un luogo a un altro indipendentemente dal loro adattamento al paesaggio. (Venezia Las Vegas: Venetian Resot-Hotel-Casino e Cina: Venetian Macao Resort-Hotel). Questo fenomeno è chiamato continuum globale-locale. Glocalizzazione: le persone mediano e modificano i processi regionali, nazionali e planetari, il carattere di un luogo è il risultato di una serie di scambi fra locale e globale. Paesaggio mormonicopaesaggio nell’Ovest degli Stati Uniti identificabile nella cultura locale, caratterizzato da case simmetriche di mattoni, larghe strade tracciate nelle direzioni nord-sud e est-ovest, fossi di irrigazione e alberi di pioppo per l’ombra. CAPITOLO 5, L’IDENTITÀ: RAZZA, ETNIA, GENERE E SESSUALITÀ. Che cos’è l’identità e come si costruiscono le identità? L’identità si può definire il modo in cui intediamo noi stessi. Costruiamo la nostra identità attraverso esperienze, emozioni, connessioni e rifiuti. Uno dei metodi più efficaci per costruire un’identità è l’identificazione contro, prima definiamo l’altro e poi definiamo noi stessi come il non l’altro distinguendo se stesso come superiore, per esempio considerarsi civili e non selvaggi rispetto ai colonizzati. In epoca moderna e contemporanea uno dei più potenti generatori d’identità è lo Stato. Il nazionalismo è una forza così potente che spesso gli individui considerano se stessi sopratutto Italiani, Francesi ecc... La razza è un perfetto esempio di come si costruiscano identità. Le differenze di classe sociale ed economica hanno alimentato il concetto di superiorità associato alla razza, il razzismo. Uno dei modi più facili di definire l’altro è il colore della pelle, attributo immediatamente visibile. A differenza di una culutura locale alla quale possiamo scegliere di appartenere, la razza è un’identità assegnata, una condizione imposta da una serie di vincoli esterni, sociali e storici. Negli Stati Uniti le categorie razziali sono imposte attraverso la segregazione residenziale, le divisioni del lavoro su base razziale e le categorie di razze registrate dallo United States Census Bureau (USCB). Queste categorie variana a seconda del momento politico ed economico. Il razzismo ha influenzato la distrubuzione degli Afroamericani, degl’Indiani d’America e di altri gruppi nel corso di tutta la storia degli Stati Uniti. Storicamente gli Stati e le città hanno approvato leggi che favorissero la segregazione residenziale, vietando la migrazione di certi gruppi razziali in alcuni quartieri. Alcune leggi approvate durante e dopo il movimento per i diritti civili negli anni Sessanta hanno dichiarato illegale questa segregazione che continua però ad esistere per varie cause, quali la scelta di vivere vicino ai propri simili, l’impossibilità di spostarsi in un altro quartiere perchè considerato superiore rispetto alla classe di appartenenza o l’indirizzamento volontario e involontario delle agenzie immobiliari. Le città con il maggiore numero di residenti ispanici sono soggette al più alto grado di segregazione residenziale, in assoluto il maggiore è a New York. Identità su differenti scale. Il modo in cui consideriamo noi stessi è complesso; abbiamo diverse identità su diverse scale: individuale (figlia, studente), locale (membri di una comunità), regionale (cittadini di uno Stato del Sud), nazionale (Statunitensi) e planetaria (occidentali, orientali). Molti geografi hanno immaginato le varie identità come annidate l’una dentro l’altra mentre altri sono convinti che siano fluide e connesse. La scala può influenzare l’identità contribuendo a plasmare ciò che si vede, nell’area metropolitana di New York per esempio un cittadino può considerarsi non semplicemente ispanico, come lo classifica l’USCB, bensì come un Portoricano, un Messicano o un Dominicano di un certo quartiere. Quando i nuovi immigrati in una città si trasferiscono in aree occupate da gruppi immigrati più antichi si parla di un processo chiamato successione. In che modo i luoghi influenzano l’identità e come cogliere le identità nei luoghi? La costruzione delle identità e l’identificazione contro sono radicate su territori come qualsiasi altro processo sociale o culturale. Quando costruiamo le identità diamo significato ad un luogo associandogli memorie ed esperienze. Molti geografi definiscono questo processo senso di luogo. Ai geografi interessa in particolare il modo in cui gl’individui definiscono se stessi attraverso i luoghi. L’etnia è un buon esempio di come le identità influenzino i luoghi e di come i luoghi a loro volta influenzino le identità. Il termine etnia esprime un senso di appartenenza a un gruppo e a un territorio e un senso d’identità molto forte. Un conflitto è spesso qualificato come etnico quando non è facile stabilire una distinzione razziale tramite elementi come l’aspetto fisico o il colore della pelle. All’etnia si fa appello anche quando un piccolo gruppo culturale distinguibile è aggregato in un area. I geografi che studiano le identità si rendono conto che quando le persone creano luoghi lo fanno nel contesto di relazioni sociali. Per esempio possiamo creare luoghi che siano generizzati vale a dire luoghi rivolti al genere, destinati alle donne oppure agli uomini. I geografi cercano anche di scoprire come le culture e le politiche influenzino le identità sessuali delle persone, gli studi iniziali riguardo questo argomento hanno preso in esame i quartieri gay di San Francisco e Londra, chiedendosi come gli omosessuali abbiano creato spazi per se stessi e cosa significhi lo spazio per le loro identità. Oggi i geografi che studiano la sessualità concentrano l’attenzione non solo sulla distribuzione e l’esperienza delle persone, ma anche sulle teorie che spiegano la compresione della sessualità e dello spazio come la nota teoria queer. In che modo la geografia studia le relazioni di potere tra gruppi di persone? Le relazioni di potere influenzano direttamente l’identità e i paesaggi; la natura di tale influenza dipende dal contesto geografico. Massey e Jess (1995) spiegano che le identità dei luoghi e delle culture devono essere create e ciò può avvenire in modi diversi, anche conflittuali. In questo processo il potere è centrale e costruisce la geografia immaginativa dominante, le identità. Le relazioni di potere fanno molto di più: possono soggiogare interi gruppi di persone, imponendo comportamento e stabilendo dove le persone possano essere accolte o respinte. Ne sono esempio, negli Stati Uniti, le leggi di Jim Crow, che separavano gli spazi destinati ai Neri e ai Bianchi persino per le fontanelle pubbliche. 16 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij Chi conta esattamente? Negli Stati Uniti fino al 1924 non veniva riconosciuto il diritto di voto a tutti gl’Indiani d’America, la situaizone cambiò con il XIX emendamento della Costituzione promulgato nel 1920 ma messo in atto correttamente sono dal 1924, questo emendamento riconobbe la cittadinanza di tutti gl’Indiani nati negli Stati Uniti. Anche le donne non hanno avuto e non hanno il loro giusto riconoscimento nel reddito nazionale e nel mondo del lavoro. Le donne sono retribuite meno e hanno meno accesso al cibo e all’istruzione. interessanti sono le statistiche che mostrano quanto producano e quanto scarso sia l’apprezzamento del loro lavoro. Le popolazioni vulnerabili le relazioni di potere possono avere un impatto determinante su popolazione o aree particolarmente vulnerabili da malattie, lesioni, carestie o morte. La teoria della vulnerabilità ci dice che non tutti gl’individui sono egualmente influenzati dai cambiamenti sociali, politici, economici e ambientali. L’analisi spaziale della malattia è in grado di rivelare quali popolazioni siano più vulnerabili. (HIV-AIDS: in Europa è prevalente tra gli omosessuali e bisessuali mentre in Africa tra le donna che vivono in aree urbane e le prostitute). Le donne nell’Africa subsahariana Alcune regioni sono nimericamente dominate da maschi e altre da femmine. Gran parte dell’Africa subsahariana, specialmente le aree rurali, è popolata in prevalenza da donne con poco potere e che difficilmente riescono ad ottenere il titolo di proprietà nonostante i mariti si spostino nel centro urbano per offerte lavorative e spesso si creino una nuova famiglia. La morte per dote in IndiaLa giornalista Lisa Ling in un episodio di The Oprah Winfrey Show del 2004 parla della morte per dote in India dove migliaia di ragazze sono ancora a costrette a contrarre matrimoni combinati e in casi estremi le dispute sulla dote da versare al padre dello sposo si concludono con la morte della sposa. La sposa può essere punita brutalmente o uccisa, se il padre non è in grado di soddisfare l’accordo matrimoniale. Le relazioni di potere che in India hanno portato a questa condizione d’inferiorità della donna non possono essere elimante per legge ma gli enti governativi hanno istituito uffici di assistenza legale per aiutare le donne che temono la morte per dote e cercano assistenza. I cambiamenti nelle relazioni di potere tra gruppi etnici Tre geografi urbani, Frazier, Margai e Tettey-Fio hanno ricostruito il flusso di persone e i cambiamenti nelle relazioni di potere tra molte etnie della Contea di Alameda, California. Prima della corsa all’oro la regione era popolara da Ispanici, dopo il 1850 giunsero nella contea immigrati cinesi che vennero accolti o respinti a seconda del periodo economico che la Contea stava vivendo. Una vicenda comune alle regioni con molte entie è il flusso e riflusso di accettazione, quando l’economia è in fase di crescita le persone sono generalmente più disposte ad accettarsi reciprocamente; quando invece è in recessione i residenti cominciano spesso a lametarsi l’uno dell’altro e possono incolpare gl’altri delle proprie difficoltà economiche. [le relazioni di potere a Los Angelesbarrioization: drastico aumento della popolazione ispanica.] CAPITOLO 6, LA LINGUA. Che cosa sono le lingue e quale ruolo svolgono nelle culture? La lingua è un elemento fondamentale della cultura locale e nazionale. Lo stato francese opera diligentemente per proteggere la lingua francese fin dal 1963 con l’Académie Francaise e leggi con dure sanzioni che proibisco l’uso di termini stranieri, in particolare inglesi. La sfida più difficile per l’Accademia è quello del campo informatico, non si utilizzano termini come computer ma ordinateur, non software ma logiciel ecc... L’esempio della Francia ci mostra come la lingua è molto più che un mezzo di comunicazione, è un sistema un’unica lingua. Con la moltiplicazione delle reti di comunicazione si promosse la formazione di nuove lingue. Lingua franca: idioma in uso fra parlanti di differenti lingue ai fini di scambi spesso commerciali. Si può trattare di una lingua o di una mescolanza di più lingue. Lingue pidgin: combinazione di lingue. Lingua creola: lingua pidgin che ha sviluppato una stutlruttura e lessico complessivi, diventando nativa. Multilinguismo: l’ampia diffusione e combinazione delle lingue insieme alla suddivisione del Pianeta in circa 200 Paesi hanno reso inconcepibile l’idea di una sola lingua parlata in un solo Paese. Esistono Stati monolingui come il Giappone e l’Uruguay dove però tuttavia si distinguono anche in essi un numero esiguo di persone che parlano altre lingue. In alcuni Stati multilingui la frammentazione linguisitica rispecchia un forte pluralismo culturale. Lingue ufficiali: i paesi caratterizzati da frammentazione linguistica adottano spesso una o più lingue ufficiali per creare legami tra i cittadini. Questa politica non è priva di rischi, poiché l’uso prolungato di una lingua straniera può avere conseguenze negative. L’india è il Paese col maggior numero di lingue ufficiali: 22. Lingua globale: se intesa come lingua comune degli scambi commerciali internazionali l’ingelese può essere definita lingua globale. La situazione però non è fissa dato che secoli fa si pensava sarebbe diventato il francese lingua globale. Quale ruolo svolge la lingua nella creazione dei luoghi? Il geografo statunitense Yi-Fu Tuan ha condotto ricerche sull’importanza della lingua nella creazione dei luoghi. Ogni luogo è peculiare e rispecchia attività, idee e creazioni tagibili delle persone che lo abitano. I geografi chiamano toponimi i nomi di luogo. Un toponimo può permetterci di dare una rapida occhiata alla storia di un luogo. Nel suo libro Names on the Land Steward individua dieci fondamentali tipi di toponimi americani predominanti (ad. Es. commemorativi: Los Angeles). Tuan spiega che quando qualcuno cambia il toponimo di un luogo si assume il potere di cancellare il passato e generare il nuovo. I toponimi fanno parte del paesaggio culturale e i loro cambiamenti ci permettono di notare la sovrapposizione storica e paesaggistica di un luogo. Toponimi post-coloniali: spesso i toponimi cambiano quando c’è un cambiamento di potere. Ad esempio quando le colonie africane divennero Stati indipendenti molti dei nuovi governi cambiarono immediatamenti i toponimi coloniali. (Costa d’AvorioGhana 1957) Toponimi post-rivoluzionari: l’indipendenza favorisce il cambiamento dei nomi, così come avviene in seguito a colpi di Stato e rivoluzioni. (storia del Congo – Zaire, URSS Leningrado – San Pietroburgo). Toponimi commemorativi: si può decidere di cambiare un toponimo per commemorare una persona o un avvenimento importante. Negli Stati Uniti centinaia di parchi sono denominati Memorial Park. La mercificazione dei toponimi: la pratica di acquistare, vendere e scambiare i toponimi è in aumento (ad es. Disney Corporation Tokyo Disneyland, Dinseyland Paris). CAPITOLO 7, LA RELIGIONE. Che cos’è la religione e qual’è il suo ruolo nella cultura? La religione e la lingua sono la base della cultura: entrambe conferiscono e rispecchiano l’identità. Come le lingue, le religioni cambiano continuamente con il contatto con un’altra. Il paesaggio culturale è segnato dalla religione tramite chiese, moschee, cimiteri, santuari e 20 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij simboli. La religione è testimoniata anche dall’abbigliamento (veli, turbanti) e dalle abitudini personali (barba1991 imposta dalla Repubblica Islamica del Pakistan come condizione per ambire alla nomina di giudice). Il concetto di religione è difficile da definire essendo un sistema di credenze e pratiche che tenta di ordinare la vita in termini di priorità. Le religioni stabiliscono standard di comportamento per i seguaci. I rituali possono contrassegnare eventi importanti nella vita delle persone: la nascita e la morte, il raggiungimento dell’età adultà e il matrimonio. Un rituale comune è la preghiera. Anche se prescrizioni e credenze influenzano le società, oggi, in alcuni stati, prevale il secolarismosocietà nelle quali la religione è diventata meno importante. Anche in queste società tuttavia la religione permea l’arte, la storia, le credenze. La religione organizzata ha un effetto potente sulle società umane, da un lato ha una forza importante contro i mali sociali, dall’altro ha ostacolato lo studio scientifico, sostenuto il colonialismo e condannato l’inferiorità della donna. Dove si sono organizzate e come si diffondono le principali religioni? Le religioni sono classificate comunemente in tre categorie in base ai loro approcci al concetto di divinità: moteiste, politeiste e animiste (si incentrano sulla credenza che tutto ciò che esiste abbia un’anima ed ebba essere venerato). Nel 500 a.C. si svilupparono quattro principali luoghi d’origine della religione e della filosofia: la filosofia greca lungo le coste del Mediterraneo; l’Induismo in Asia meridionale; l’Ebraismo nei pressi del Mediterraneo orientale e le filosofie cinesi nella valle del fiume Giallo. Le due religioni che oggi hanno il maggior numero di seguaci sono il Cristianesimo e l’Islam. Tutte le religioni ampiamente diffuse hanno una caratteristica comune: sono religioni universalizzanti, cercano di compiere conversioni poiché ritengono di offrire credenze appropriate e universalmente valide. In una religione etnica, al contrario delle religioni universalizzanti, i seguaci nascono nella fede e non cercano di convertire altri. Le religioni etniche tendono a concentrarsi nello spazio, ne è eccezzione l’Ebraismo, religione etnica i cui seguaci sono ampiamente distribuiti. L’induismo: terza religione al mondo per numero di seguaci dopo il Cristianesimo e Islam. È una delle religoni più antiche, risale a oltre 4000 anni fa e si è originato nella valle dell’Indo. Non ha un unico fondatore, un unica teologia né origini su cui vi sia accordo. L’induismo non è più associato al luogo di origine del Pakistan ma è prevalente in India con il fiumo Gange come luogo più sacro. L’unico Dio è Brahman e gli altri sono sue diverse espressioni. È una religione etnica, priva di organizzazione centrale e di una struttura amministrativa o burocratica paragonabile a quella del Cristianesimo. Non ha un profeta o un unico libro di scritture anche se la maggior parte degli Indù riconosce la sacralità dei Veda. La dottrina fondamentale è il karma. L’induismo nacque nella parte occidentale del subcontinente indiano e si diffuse verso est attraverso processi scarsamente noti. Sistema di caste vs. Buddhismo. Il Buddhismo: comparve in India come reazione agl’insegnamenti dell’Induismo. Fu fondato da Siddhartha Guatama che prese poi il nome di Buddha, il primo eminente capo religioso indiano a parlare contro il sistema induista delle caste. La salvezza, predicò, poteva essere raggiunta da chiunque a prescindere dalla casta. Dopo la morte di Buddha fu il regno di Ashoka a portare in giro la parola di butta che riuscì a ottenere un gran numero di seguaci. Oggi è predicato da un numero esiguo di persone in India e prospera nello Sri Lanka e nell’Asia sudorientale. Il Buddhismo è cambiato nel suo sviluppo e oggi assume forme differenti in differenti regioni. Il Shintoismo: in Giappone il Buddhismo è mescolato con lo Shintoismo, questa religione etnica si concentra sulla natura e sul culto degli antenati. Il Taoismo e il Confucianesimo in Cina: le origini del Taoismo non sono chiare, gli studiosi fanno risalire questa religione a un anziano contemporaneo di Confucio, Laozi, il quale sosteneva che gli esseri umani dovevano imparare a vivere in armonia con la natura. Questo insegnamento diede origine alla disciplina del feng shui. Mentre il Confucianesimo fu fondato da Confucio che sosteneva che il significato reale della vita non si trovasse in un’astratta esistena futura, ma nel presente, è una filosofia di vita come il Taoismo. Confucio esortò i poveri a farsi valere. Il Confucianesimo si diffuse inizialmente nella Penisola coreana, in età contemporanea gl’immigrati cinesi hanno esportato le loro religioni in Asia, Europa e America settentrionale. All’interno della Cina le religioni hanno dovute combattere le oppressioni del governo. L’Ebraismo: si sviluppò da un sistema di credenze degli Ebrei circa 4000 anni fa. Le radici della tradizione religiosa ebraica affondano nell’insegnamento di Abramo che insieme a Dio concordò con gli Ebrei avrebbero avuto un solo Dio che avrebbe protetto il popolo eletto. Questo patto è il fondamento della concezione storica d’Israele e si rinnova nel tempo, creando uno speciale vincolo. [storia dell’Ebraismoguardati il cartone animato Disney] A differenza di altre religioni entiche, l’Ebraismo si espanse ampiamente su vasti territori. L’Ebraismo è una delle religioni più influenti del Pianeta, nonostante l’esiguo numero di seguaci. Nel ventesimo secolo si sviluppò un movimento di riforma con l’obiettivo di adattare l’Ebraismo alla modernità, molti hanno voluto salvaguardare la relgione con il movimento ortodosso. Come via di mezzo tra i due movimenti si è costituito il moviemento conservatore, meno rigorosamente ortodosso ma non tanto progressista. La dispersione degli Ebrei è nota come diaspora, termine usato oggi per designare la disseminazione dei membri di qualsiasi etnia. Sionismo concetto di patria diventato movimento politico internazionale secondo il quale gli Ebrei non dovrebbero essere assorbiti in altre società. Il Cristianesimo: può essere fatto risalire alle stessa radici dell’Ebraismo, ha come unico fondatore Gesù di Nazaret. [storia di Gesù]. La divisione tra Cattolicesimo e Cristianesimo ortodosso si sviluppo nell’arco di più secoli con la divisione dell’Impero romano d’Occidente da quello d’Oriente e il grande scisma del 1054 dove anche la Chiesa si divise e divenne in seguito Chiesa cattolica e Chiesa cristiana ortodossa. La chiesa cristiana ortodossa soffrì persecuzioni e limitazioni dai Turchi in Kosovo nel 1389. La chiesa cattolica ha il maggior numero di seguaci fra le chiese cristiane. Protestantesimo: terzo ramo del cristianesimo che porta a una riforma e una risposta di controriforma. La diffusione planetaria del Cristianesimo avvenne nel periodo iniziale del colonialismo europeo, nel sedicesimo secolo. L’Islam: unico fondatore Maometto, il profeto arabo dell’Islam. Secondo la credenza mussulmana Maometto ricevette la verità direttamente da Allah in una serie di rivelazioni che cominciarono quando il poeta aveva circa 42 anni durante le quali il profeta recitava i versi del Corano. Il precetto islamico centrale è l’esistenza di un Dio unico (Allah) che talvolta si rivela attraverso i profeti quali Abramo, Gesù e Maometto. L’Islam è diviso tra il Sunnismo (circa il 90%) e lo Sciismo. Vi sono poi altre sette minori. La divisone tra Sunnismo e Sciismo avvenne dopo la morte di Maometto, per gli sciiti l’erede del califfato doveva essere Ali, il cugino di Maometto, mentre per i Sunniti erano preferibili altri non necessariamente imparentati. Il 22 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij mondiale e la shoah l'ONU decise di spartire quella terra in due tra Israele e Palestina indipendenti, ma ciò suscitò le violenze degli stati arabi circostanti. Nel 1967 con la guerra dei sei giorni (la terza araboisraeliana), Israele conquistò la Cisgiordania, la Striscia di Gaza e il Sinai. Gli arabi palestinesi potevano circolare inizialmente in quelle terre. Solo nel 2005 a Gaza fu concessa l'autonomia. Alla base di tutti questi conflitti permane la credenza storica da entrambe le parti che il territorio appartenga all'uno o all'altro popolo. 2. Corno d'Africa > vi si professano l'islam e numerose credenze cristiane. Al centro della regione c'è l'Etiopia, che costituisce il centro dei cristiani copti. Nonostante le dominazioni ottomane o coloniali e nonostante la conversione musulmana, i copti amarici sono rimasti saldi sugli altipiani. Nel 1950 l'ONU decise che l'Eritrea dovesse annettersi all'Etiopia, anche se quella non voleva sottomettersi ai copti. Gli scontri durarono trent'anni fino a quando nel '91 gli eritrei ottennero l'indipendenza. 3. Ex Jugoslavia > gli sloveni e i croati nella parte occidentale della penisola sono cattolici, i serbi e i montenegrini nella parte orientale e meridionale sono ortodossi. I Balcani sono inoltre caratterizzati dal bilinguismo croato e serbo (alfabeto latino e alfabeto cirillico). I turchi ottomani convertirono all'islam le comunità serbe, anche se le comunità musulmane erano pregnanti in Bosnia (Sarajevo) e in Kosovo. 1918, Regno dei serbi, dei croati e degli sloveni - 1929, Regno di Jugoslavia – 1946, Repubblica federativa popolare di Jugoslavia – 1963, Repubblica socialista federativa di Jugoslavia, governata per moltissimi anni da Tito. Alla sua morte divenne capo della Serbia Milosevic, dell'idea che la Repubblica dovesse essere a maggioranza serba. Perciò fu attuata una pulizia etnica per i musulmani e i croati che reagirono violentemente. Nel '93 l'istituzione di un tribunale internazione portò poi alla separazione tra Bosnia ed Erzegovina. Dieci anni dopo Jugoslavia scomparve in favore di Serbia e Montenegro. In ultimo step, il Kosovo ottenne l'indipendenza solo nel 2008 dopo numerose persecuzioni da parte della Serbia. 4. Irlanda del nord > UK formato da Gran Bretagna e Irlanda del Nord. Fino al tredicesimo secolo l'isola irlandese era stata pacifica, mantendendo il cattolicesimo e le sue tradizioni celtiche. La GB poi si infiltrò nell'economia agricola e poi operò una vera e propria colonizzazione, le cui conseguenze furono pagate soprattutto dai cattolici che solo negli anni '20 iniziarono a ribellarsi al regime britannico. Esso scisse la parte Nord per proteggere i protestanti di quella zona formata da sei contee (su 26 totali). Comunque l'Irlanda del Nord rimane a maggioranza protestante e di fatto i cattolici sono stati colpiti dagli atti terroristi dell'IRA. Il geografo Boal ha denominato spazio di attività il fenomeno secondo cui protestanti e cattolici a seguito dei conflitti religiosi fossero disposti a percorrere distanze maggiori per effettuare commissioni quotidiane in quartieri appartenenti esclusivamente al loro credo. 1998, Accordo di Belfast per promuovere un periodo di pace (seppur relativo). 2007, ripristino dell'Assemblea del Nord. Fondamentalismo religioso = nato dalla frustrazione causata dal degrado della società, dalla mancanza di autorità, dall'incapacità di raggiungere obiettivi economici e sociali. Estremismo religioso = il fondamentalismo spinto fino alla violenza. Non tutti i fondamentalisti sono estremisti. Un esempio di movimenta fondamentalista cristiano è quello di Mel Gibson, attore e regista statunitense, membro della Holy Family che non riconosce il Papa. Dunque la Chiesa non riconosce questa comunità. Inoltre negli USA alcune sette continuano a celebrare la messa in latino, anche se la tradizione non lo permette più. La setta ortodossa è la maggiore fondamentalista dell'ebraismo, tanto che sono approvati dei gruppi estremisti che persino il governo ha dichiarato illegali (es. Il kahanismo). Un segno della crescita del fondamentalismo islamico è l'espansione delle leggi della Sharia, specialmente riguardo il codice penale (amputazione di una mano per furto, pena capitale per omicidio sono solo alcune delle manovre). Esempi. L'ultimo scià iraniano tentò di limitare il potere degli imam e per fronteggiarlo fu creato un movimento religioso che lo portò al fallimento. I passi avanti verso la libertà che erano stati fatti decaddero. In Afghanistan prima dell'11 settembre i talebani controllavano il paese in maniera estremista e per giunta offrirono rifugio agli estremisti che promuovevano la jihad, ovvero la guerra santa contro l'occidente. Ad esempio Bid Laden favorì la distruzione delle Torri gemelle o del Pentagono. In generale gli infedeli tendono a mirare tutti quei territori che siano in qualche modo difesi dall'Europa e dagli Stati Uniti. CAPITOLO 8, LA GEOGRAFIA POLITICA. Dal punto di vista politico com’è organizzato lo spazio in stati e nazioni? La geografia politica è lo studio dell’organizzazione politica del Pianeta. I geografi studiano i processi politici su varie scale. Su scala planetaria abbiamo una suddivisione in singoli Paesi detti Stati. Uno stato è un’entità che deve avere popolazione, sovranità e territorio. L’attuale divisione politica del planisfero è di crica 200 stati. Il planisfero poltico è la carta che la maggior parte di noi impara per prima. Sack, geografo statunitense, definisce la territorialità come l’azione di un individuo o un gruppo tesa a influenzare o controllare persone, fenomeni e relazioni delimitando e affermando il controllo su un territorio. I geografi politici, attingendo alle osservazioni di Sack, hanno studiato come gl’individui abbiano cambiato il modo di organizzare il territorio. Oggi il concetto di territorio è legato strettamente a quello di sovranità, come spiega Sack, il comportamento territoriale implica un’espressione di controllo su un territorio. Nel diritto internazionale sovranità significa controllo politico e militare del territorio. In base al diritto internazionale gli Stati sono sovrani e hanno il diritto di difendere la propria integrità territoriale contro le aggressioni di altri Stati. I concetti di Stato, sovranità e territorio ebbero origine in Europa a metà del diciassettesimo secolo. Il concetto di Stato moderno: nel diciasettesimo secolo gli europei non erano gli unici a organizzarsi in unità politiche distinte o a rivendicare la sovranità, il concetto europeo di stato fu però quello che più influì sullo sviluppo del sistema moderno. Nel concetto di Stato moderno vi sono tracce derivanti dell’antica Grecia e dell’antica Roma. Nel tardo medioevo i governi costituirono stati di dimensioni maggiori nelle attuali GB, Francia e Spagna. La nascita dello stato politico fu accompagnata da quella del mercantilismo che determinò l’accumulazione di ricchezza attraverso il saccheggio, la colonizzazione e la protezione delle industrie nazionali e dei mercati esteri. Nella storia europea la nascita dello stato moderno può essere fatta risalire alla pace di Westfalia firmata nel 1648 tra i principali stati che costituivano il Sacro Romano Impero Germanico e alcuni stati confinanti, i trattati ponevano termine al più distruttivo dei conflitti europei, la Guerra dei trent’anni. La nascita del sistema di Westfalia segnò un cambiamento fondamentale nella relazione tra popolo e territorio. Nelle epoche precedenti erano state le società a definire i propri territori, mentre nel 26 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij sistema di Westfalia sono i territori che definiscono le società (i francesi sono gli indivui che vivono in Francia). Le nazioni: nazione è un termine definito culturalmente del quale pochi concordano sul suo significato esatto. Secondo alcuni la nazione è semplicemente la popolazione che vive all’interno di uno stato, questo concetto non chiarisce le reali condizioni politiche del concetto di nazione. Definiamo nazione un gruppo di individui che basino la propria appartenenza al gruppo stesso su un senso di cultura e storia condivisa, aspirando a un certo grado di autonomia politica e territoriale. Lo Stato-Nazione: una regione organizzata politicamente nella quale Nazione e Stato occupino lo stesso spazio. L’obiettivo di creare uno Stato-Nazione risale alla Rivoluzione francese che promosse il concetto di democrazia, il concetto di popolo sovrano dello stato. Si cominciò così a considerare il concetto di Stato-Nazione come l’espressione giusta della sovranità e la via migliore per giungere alla stabilità. Il punto essenziale è la presupposione della presenza di Nazioni stabili definite entro territori separati. Questa aspirazione nel diciannovesimo secolo fu accompagnata da un aumento del nazionalismo. Stato multinazionale ogni stato attualmente esistente lo è, vale a dire ha più di una nazione all’interno dei suoi confini (es. ex stato della Jugoslavia). Nazione multistatale quando una nazione si estende in più stati (es. Transilvaniasi estendeva sia nello Stato dell’Ungheria che della Romania). Nazioni senza Stato ad esempio i Palestinesi o i Curdi che vivono nel Kurdistan. Il colonialismo europeo e la diffusione del modello dello Stato-Nazione: attraverso due ondate di colonialismo l’Europa esportò in gran parte del Pianeta i suoi concetti di Stato, sovranità e aspirazione a Stati nazionali. Durante l’epoca più florida del colonialismo le potenze imperiali esercitavano un controllo spietato su domini e li organizzavano per ottenere il massimo sfruttamento economico. Intere popolazione erano al serivizio del governante coloniale. La costruzione dell’economia capitalistica planetaria: gli effetti a lungo termine del colonialismo sono molteplici e differenziati. Uno dei più potenti è stato la costruzione di un ordine internazionale caratterizzato da grandi squilibri nel potere economico e politico. L’impresa coloniale europea generò un sistema economico nel quale gli Stati europei e le regioni dominate dall’immigrazione europea divennero i principali centri di attività economica e politica. Gli europei traevano ricchezza dalle colonie e stabilivano un rapporto di servitù del colonizzato nei confronti del colonizzatore. Le potenze coloniali svolsero un ruolo essenziale nel connettere le economie di regioni molto distanti, dando origine all’economia dell’intero Pianeta. Basandosi sull’opera del sociologo Wallerstein, i sostenitori della teoria dei sistemi- mondo considerano che il Pianeta sia molto più che la somm degli Stati. I teorici dei sistemi-mondo sostengono che per comprendere qualsiasi Stato se ne debbano comprendere anche le relazioni spaziali e funzionali all’interno dell’economia planetaria. I tre principi della teoria di Wallerstein: 1. L’economia planetaria ha un unico mercato e una divisione generale del lavoro. 2. Esistono più Stati, ma quasi tutto avviene nel contesto dell’economia planetaria. 3. L’economia planetaria ha una struttura stratificata in tre zone, il centro, la perifieria e la semiperiferia. Secondo Wallerstein lo sviluppo di un economia planetaria cominciò con lo scambio capitalistico, con il capitalismo individui, imprese e Stati producono beni e li scambiano sul mercato internazionale, proponendosi di realizzare un profitto. Per guadagnare i produttori cercano la forza lavoro meno costosa, per questo si spostano decorso della sua vita e che dispensasse necessariamente di nutrimento, quindi di nuove terre da acquisire. Gli stati con confini permanenti sono destinati ad atrofizzarsi. Dalla parte opposta abbiamo la posizione dell'inglese Mackinder: a conquistare il pianeta sarà una potenza terrestre e non marittima. Nel cuore dell'Eurasia è presente un'area perno inespugnabile e ricchissima di risorse economiche, area che poi ribattezzò come terra cuore. Si pensò che fosse l'Unione Sovietica questa nuova potenza, peccato che Stalin fosse da tenere d'occhio per far sì che non si espandesse nella mezzaluna interna. Solo la NATO, nata nel '49, poteva fermarla. Purtroppo a seguito della seconda guerra mondiale e del nazismo il termine geopolitica assunse una connotazione negativa perché Hitler fece letteralmente sue le ideee di Ratzel. Con la cosiddetta geopolitica critica i politici degli stati più potenti tentano di influenzare le strette politiche dei loro cittadini. Questo accade soprattutto negli USA dove il Presidente plasma in modo evidente le idee dei votanti. I geografi politici studiano i periodi di stabilità nella conduzione della politica internazionale. Durante la guerra fredda, ad esempio, vigeva un ordine bipolare perché URSS e USA erano contrapposti. Non appena un ordine geopolitico planetario stabile viene meno, si compie una transizione per raggiungere un altro ordine. Unilateralismo è un concetto secondo cui gli USA siano lo stato superiore globalmente a tutti gli altri, e i loro alleati in sudditanza, e in questo modo si manterrebbe l'ordine. Peccato che questa teoria decaderebbe a causa dell'antiamericanismo diffuso, dell'avvento della globalizzazione, delle armi nucleari, delle potenze di Cina e India in crescita sul panorama mondiale. Le organizzazioni sovranazionali Esse sono definibili come entità costituite da tre o più stati che formano una struttura amministrativa per il mutuo vantaggio e il perseguimento di obiettivi comuni. Al mondo ne esistono più di sessanta e quasi tutti i paesi prendono parte almeno a una. Nel 1919 la Società delle nazioni fu la prima a essere creata, dopo la prima guerra mondiale. I membri costituenti erano 63, USA esclusi. Fu sciolta all'inizio del secondo conflitto globale. Nel 1922 fu la volta della Corte permanente di giustizia internazionale tra stati, nel 1945 l'ONU, a favore della sicurezza internazionale e della cooperazione, in difesa dello sviluppo economico e dei diritti umani (Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948) e del progresso sociale. A sua volta l'ONU comprende molti sussidiari come la FAO (cibo e agricoltura) o l'Unesco. Il Belgio, i PaesiBassi e il Lussemburgo furono i primi tre paesi a intrecciare un esperimento di cooperazione economica regionale, infatti gli stati sono portati a determinate alleanze per accrescere la loro posizione non solo economica, ma anche politica e militare. Nel 1947 il Piano Marshall, dettato dall'omonimo Segretario di stato statunitense, promosse la decisione di aiuti economici per l'Europa, che ricevette in soli quattro anni dodici miliardi di dollari. 1948, OECE (Organizzazione europea per la cooperazione economica) 1961, OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) 1952, CECA (Comunità europea del carbone e dell'acciaio) 1958, CEE (Comunità economica europea) e Euratom (Energia atomica) Nel 1992 con il Trattato di Maastricht, entrato in vigore l'anno successivo, diede vita all'Unione Europea, allora composta da dodici paesi: Germania occidentale, Francia, 30 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij Italia, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo, Paesi Bassi, Belgio, Grecia, Lussemburgo, Danimarca, Irlanda. Nel 2002 definitivamente fu introdotta la moneta unica dell'euro. Nel 2004 altri dodici paesi si unirono all'organizzazione. La particolarità dell'UE sta nel fatto che sia organizzata tutta a suo modo rispetto ad altre organizzazioni economiche, dal momento in cui ha tre capitali (Bruxelles, Lussemburgo, Strasburgo), ad esempio. Si occupa di politiche estere, militari, economiche, ha il dovere che gli stati più potenti colmino le lacune di quelli in difficoltà. E l'immensa varietà dal punto di vista etnico può creare anche tensioni. CAPITOLO 8, GEOGRAFIA URBANA. Vivere in città Le città sono le ancore della cultura moderna, costituiscono lo scheletro della società in quanto agglomerati di persone ed edifici che fungono da centro politico, culturale ed economico. Il termine urbano indica il centro e l'area suburbana, e di fatto la popolazione totale è prevalentemente urbana. Ma l'urbanizzazione, seppur in aumento, non avviene a livello omogeneo, anche se la velocità rimane la sua principale caratteristica, tanto che oggigiorno un'area rurale agricola può divenire un centro metropolitano in poco tempo. Le prime città della storia si crearono 6mila anni fa e la ragione fu questa: l'agricoltura, più della caccia o della pesca, necessitava sedentarietà, ecco perché si svilupparono medi villaggi agricoli. In essi la popolazione era mediamente tutta uguale, i luoghi si assomigliavano tutti e oltre la sussistenza per la sopravvivenza non si produceva. Con l'avvento delle città le differenze sociali iniziano a emergere, perché si accumulano man mano ricchezze personali: si dice che la città sia legata al surplus agricolo e alla stratificazione sociale. Probabilmente o a causa della sovranità o a causa delle nuove tecnologie la classe dirigente in formazione contribuì a generare il surplus facilitando il controllo sulla distribuzione, poiché aveva il compito di selezionare le risorse, di gestire la produzione tra i cittadini. La classe dirigente portò alla nascita della scrittura, della filosofia, della difesa urbanistica. La prima rivoluzione urbana avvenne in cinque centri urbani indipendenti: 1. la Mesopotamia (terra della Mezzaluna fertile) è il primo polo urbanistico risalente a 3500 anni fa. Le città erano fortificate, i templi si trovavano ben all'interno, la classe dirigente era per lo più composta da sacerdoti che si occupavano di riscuotere le imposte, in generale purtroppo le condizioni igienicosanitarie della popolazione erano insufficienti. 2. La valle del Nilo risale a 3200 anni fa. Il nesso tra ubanizzazione e irrigazione distingue questa regione tra altri nuclei, e ovviamente la sua grandezza è data dalla costruzione di piramidi, sfingi e templi. 3. La valle dell'Indo risale a 2200 anni fa. La pianificazione urbana (fortificata) risulta piuttosto omogenea e ben strutturata, sia per la parte della popolazione ricca sia per quella povera, tutti hanno accesso al sistema di pozzi e fognature. 4. Il quarto centro si formò sulla cofluenza tra Fiume Giallo e Fiume Azzurro in Cina attuale. All'interno del recinto si erigevano i palazzi del potere e i templi religiosi per la classe dirigente. Solo nel 200 ac si diede avvio alla costruzione della Grande muraglia. 5. Mesoamerica risalente al 200 ac. Le città antiche erano generalmente centri religiosi in cui i governanti erano considerati re divinità. Una panoramica delle città del mondo antico ci fa capire che esse erano il solo polo di attrazione del potere, dell'economia, dell'educazione, del lavoro artigianale. Nei villaggi esterni ben poche risorse tecnologiche si trovavano. • Nell'antica Grecia al suo apogeo le città erano circa cinquecento (Cnosso a Creta aveva segnato il principale snodo della civiltà minoica). Si stima che Atene fosse la città più grande allora sul pianeta, con la celebre acropoli del Partenone. Infatti ogni centro urbano ellenico era munito di mure difensive e dell'altura su cui erano eretti gli edifici di maggior prestigio. Le piazze nella parte bassa della città erano luogo di associazione, di scambio, di amministrazione e di giustizia, furono chiamate agorà quando divennero anche il polo commerciale. • Il sistema urbano dell'antica Roma è il più esteso mai costruito. I romani costruirono migliaia di strade per collegare tutti le città e i villaggi dell'impero, la gerarchia risultava molto più strutturata che in Grecia. Si dimostrarono maghi nel scegliere il sito delle città, ovvero la loro posizione assoluta, indicata per esigenze commerciali o difensive rispetto alle altre. Coniugarono l'acropoli con l'agora creando il foro (all'incrocio tra le due principali strade urbane, il cardo maximus e il decumanum maximus): centro della vita pubblica (culturale, commerciale, amministrativa, politica, religiosa). Il Foro romano più ampio in assoluto è l'Anfiteatro Flavio (il Colosseo), inizialmente utilizzato per i giochi tra gladiatori e per l'esecuzione dei condannati a morte. • Fu durante il Medioevo che l'urbanesimo europeo subì un forte declino, mentre durante le esplorazioni europee la maggior parte delle città si trovava nell'interno e non sulle coste, ed esse erano sostenute dai commerci come quello delle stoffe o delle spezie. La situazione (definita geograficamente come la posizione relativa di una città all'interno di una regione) cambiò quando l'economia si spostò sul versante marittimo, portando alla disgregazione il mercato interno. Nel diciottesimo secolo la Gran Bretagna ebbe inizio la rivoluzione industriale, ma per essa erano necessarie una seconda rivoluzione agricola e una seconda rivoluzione urbana. La produzione alimentare dovette aumentare, migliorarono le tecniche agricole e d'allevamento. Le città si trasformarono completamente, ad esempio con la creazione di quartieri popolari al posto di quelli eleganti residenziali. Gli impianti igienicosanitari, di distribuzione dell'acqua e altro spesso risultavano insufficienti. I lavoratori spesso erano sfruttati, molti di essi erano bambini. Soltanto un secolo più tardi, con le idee socialiste di Marx i diritti degli operai iniziarono a essere riconosciute. La localizzazione delle città Nonostante le carte geografiche sembrino confusionarie, le posizioni reciproche e assolute non sono casuali, il loro sito e la loro posizione spiegano perché decadano e in che modo siano pianificate. Tutte le città, che siano grandi o piccole, presentano un'area di mercato dove la gente si reca per fare acquisti e condurre affari. Le tre componenti chiave dello studio quantitativo geografico sono la popolazione, l'area di mercato e la distanza. La città più grande ha l'area di mercato più estesa, le città più piccole dispongono solo nei negozi di prima necessità. 32 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij di raggiungere l'area commerciale in pochi minuti a piedi. Così le abitazioni sono raggruppate ottimizzando lo spazio. Gated community: quartieri circondati da barriere fisiche con accessi controllati per pedoni e veicoli. Le comunità in questioni sono protette da sistemi di sorveglianza elettronica e da guardie armate allo scopo di mantenere alta la sicurezza all'interno dei quartieri. In alcuni metropoli statunitensi o latinoamericane tali recinzioni sono adottate per separare i quartieri residenziali tranquilli dalle zone ad alto tasso di criminalità. In Cina le gated community costituiscono una costante del paesaggio urbano e la loro densità di popolazione supera quasi dieci volte quella europea. Nelle città europee i quartieri etnici sono tipicamente caratterizzati dalla presenza di immigrati provienienti da ex colonie, spesso coincidenti con i paesi più poveri o in guerra del mondo. L'immigrazione però ha portato al cambiamento dell'assetto delle città europee, perché i flussi di abitanti si sono insediati nella zona di transizione delle città, facendo spostare altrove gli abitanti autoctoni. Dipende dalla politica dei governi la gestione delle abitazioni: città come Bruxelles hanno pochissime case pubbliche e molti quartieri etnici, città come Amsterdam il contrario. Il dramma degli slums periferici si verifica quando i flussi migratori diventano talmente alti da impedire il controllo pubblico e il censimento della popolazione. Basti pensare a città come Calcutta dove gli ultimi della popolazione vivono persino sotto i ponti o nei pressi dei canali delle acque piovane: conteggiare questi fenomeni è irrealizzabile. Invece gli abitanti delle baraccopoli non sono abusivi, un minimo di affitto lo pagano ai veri proprietari degli appezzamenti terrieri occupati. Due delle peggiori baraccopoli del mondo si trovano in Kenya, Nairobi e Mombasa, in cui in condizioni igieniche disastrose, tra fame, disoccupazione, diseducazione vivono più di un milione di persone. Ogni dollaro che fortuitamente gli immigrati riescono a guadagnare lo fanno bastare per tutta la famiglia numerosa, ma la cosa migliore accade solo quando un lavoratore si trasferisce in Europa, così da poter inviare a casa il salario da mettere in comune. Sistema economico informare: vigente in slums, barrios, favelas, dove l'insieme delle transizione sfugge alla contabilità nazionale, non determinando quindi tutto il reddito del paese. Il ruolo svolto dalle città Nel processo della globalizzazione i risultati si compiono su scala planetaria, aggirando i confini degli stati. Le cosiddette world cities sono centri di servizi economici capaci di estendere la loro influenza oltre i confini statali. Il Globalization and world cities study group and network ha stabilito come dieci città alfa Londra, Parigi, New York, Tokyo, Chicago, Hong Kong, Los Angeles, Milano, Francoforte e Singapore, poi altre dieci città beta e 35 gamma. Primate city è un termine coniato per definire la città più grande di un paese, che rappresenta il senso di appartenza alla nazione. Le città si sono rese spazi di consumo poiché l'industria delle comunicazioni è divenuta la forza motrice nel rimodellamento di determinate città come NY o Berlino. Ne sono esempi Times Square e Postsamer Platz (divenuti l'uno un luogo da centro di attività illecite quali la prostituzione a un luogo d'intrattenimento family friendly e l'altro un luogo da cumulo di macerie a principale centro commerciale della capitale). CAPITOLO 10, LO SVILUPPO. Cosa s'intende per sviluppo? La ricchezza non dipende da ciò che viene prodotto, ma dipende da come viene prodotto. Lo sviluppo implica il progresso, quindi miglioramento della tecnologia, della produzione e del benessere socioeconomico. I tre principali settori nei quali si misura lo sviluppo sono: -sviluppo benessere economico -sviluppo tecnologia -sviluppo produzione e benessere sociale negli ultimi 50 anni il metodo più comune per confrontare lo sviluppo dei paesi è basato sul PNL → prodotto nazionale lordo, comprende beni e servizi prodotti all'interno e all'esterno dei paesi. È maggiore del prodotto interno lordo → PIL, valore monetario complessivo di tutti beni e servizi di un Paese. Ultimamente gli economisti preferiscono basarsi sul reddito nazionale lordo → RNL, valore totale della produzione all'interno di un paese. L'RNL calcola l'economia formale, l'insieme delle transizioni economiche registrate nella contabilità nazionale. -Per capire il ruolo della tecnologia nell'economia, si misura la struttura occupazionale della forza lavoro, usando la percentuale di lavori impiegati nei vari settori -per misurare la produttività per lavoratore si calcola la produzione di un anno e la si divide per il numero di persone impiegate come forza lavoro -per misurare lo sviluppo si usa anche valutare il benessere sociale attraverso l'indice di indipendenza → numero di giovani, anziani L'espressione “in via di sviluppo” suggerisce che tutti i paesi stiano migliorando la propria posizione, ma questo non significa che per esempio il Giappone si stia trasfomrando allo stesso modo del Sudan. Il modello classico di sviluppo è il modello di modernizzazione, proposto da ROSTOW. Questo modello presuppone che tutti i paesi seguano un percorso simile per raggiungere lo sviluppo, attraverso 5 fasi: 1. la società è tradizionale e l'attività predominante è l'agricoltura 2. precondizioni per il decollo: il paese avanza verso una maggiore flessibilità e apertura 3. decollo: si verificano innovazioni nell'ambito della produzione e della tecnologia 4. spinta verso la maturità: le tecnologie si diffondono, il commercio si espande 5. consumo di massa: redditi elevati, grandissima produzione di beni e servizi Da cosa dipende lo sviluppo? Lo sviluppo avviene nel contesto. -Teoria strutturalista → sostiene che lo sviluppo comporti la trasformazione strutturale del sistema economico. Però lo sviluppo dell'economia planetaria ha portato alla concentrazione delle ricchezze solo in certe regioni e questa cosa ha messo in difficoltà le regioni più povere. 36 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij Teoria della dipendenza: gli strutturalisti,che hanno creato questa teoria,hanno ipotizzato che le relazioni politiche ed economiche tra paesi e regioni controllino e limitino lo sviluppo economico delle aree più povere. La teoria della dipendenza non vede prosperità economica nei paesi dominati da potenze esterne,questo aspetto però è stato criticato perché alcune regioni dipendenti hanno ottenuto vantaggi economici. Teoria dei sistemi mondo: il pianeta viene descritto come una struttura in 3 zone → centro, periferia, semiperiferia, in questo modo si cerca di spiegare le connessioni fra territori nell'economia. I processi centrali → generano ricchezza xk richiedono livelli superiori di istruzione, tecnologia, salari, benefici, processi periferici → richiedono livelli inferiori di istruzione ecc.. regioni del centro → hanno raggiunto alti livelli di prosperità e quindi dominano l'economia semiperiferia → presenta processi centrali e anche periferici. Quali sono le barriere allo sviluppo economico e i suoi costi? I capi di Stato hanno individuato le principali barriere allo sviluppo economico fissando 8 obiettivi fondamentali da raggiungere entro il 2015: 1. sradicare povertà e fame 2. garantire istruzione primaria universale 3. promuovere parità dei generi 4. ridurre mortalià infantile 5. migliorare salute materna 6. combattere le malattie 7. sostenere l'ambiente 8. favorire relazioni per lo sviluppo Condizioni sociali: i paesi della periferia hanno numerosi problemi demografici, economici, sociali. Sono più soggetti a rischio di mortalità a causa di una nutrizione inadeguata Debito Estero in periferia e semiperiferia la situazione è degenerata a causa del debito estero. Dopo la colonizzazione degli anni 60, banche e altre organizzazioni finanziarie iniziarono a prestare grosse somme di denaro agli Stati per progetti di sviluppo (questi prestiti erano chiamati Prestiti di aggiustamento strutturale) Negli anni 80 e 90 la Banca Mondiale e il Fondo monetario prestarono denaro a questi paesi, ma solo a certe condizioni → attuare riforme economica o della pubblica amministrazione, come il commercio estero, la riduzione dei Dazi doganali. L'FMI presta denaro ai paesi europei, quando i paesi sono indebitati verso il FMI, la banca mondiale, le banche private devono rimborsare le somme. Quindi è ovvio che un paese impegnato a risanare un debito ha difficoltà a realizzare progetti. Questi prestiti rientrano nel NEOLIBERISMO → secondo questa teoria l'intervento del settore pubblico nei mercati è da evitare, c'è stato quindi un trasferimento dal controllo economico del settore pubblico a quello privato, ma tutto ciò ha portato alla crisi economica e politica iniziata in Argentina a partire dal 2001. l'eccessiva privatizzazione delle esportazioni ha reso il paese debole, attaccabile(vulnerabile) dai Il microcredito ha avuto meno successo nelle regioni con tassi alti di mortalità, xk hanno impedito il rimborso dei prestiti. CAPITOLO 11, L’AGRICOLTURA. Le origini dell'agricoltura Per agricoltura si intende la coltivazione di piante e allevamento di bestiame. È il fondamento dell'economia umana insieme a settore secondiario e terziario. Il primario si occupa della produzione che avviene nel suolo o nel sottosuolo, quindi riguarda agricoltura, allevamento, caccia, raccolta, pesca, silvicoltura, estrazione mineraria. Le attività economiche secondarie sfruttano quanto realizzato dal primario per creare maufatti industriali, mentre quelle terziarie coniugano gli interessi di produttori e consumatori per il benessere vitale favorendo il commercio internazionale. Un'ulteriore analisi prevede settore quaternario e settore quinario (informazione, scambio di denaro e beni versus ricerca e istruzione superiore). Le modalità di produzione dal centro alla periferia di una città possono cambiare. In base alle persone operanti in un determinato settore si può capire come il dato prodotto sia stato costuito. Anche se tutti i paesi occidentali presentano una piccola percentuale investita nel settore primario, ciò non significa che esso sia irrilevante, dal momento in cui nel terziario molti partecipano al suo sostentamento grazie alla ricerca di sementi o sostanze, di ingegneri e tecnici che progettano nuove attrezzature, di impiegati coinvolti nelle vendite. La caccia, la raccolta di frutti e la pesca sono attività ancor più antiche e rudimentali dell'agricoltura, ma dipendevano e dipendono da regione a regione. Il clima e la disponibilità di risorse incidono. Per i cacciatori dell'antichità era importante perfezionare gli utensili, spesso costituiti da legno o pietre. Ad esempio l'ascia fu un'innovazione cruciale per scuoiare e tagliare le prede e per lavorare i rami degli alberi costruendo nuovi rifugi. La scoperta del fuoco notoriamente segna la nascita della civiltà e del senso di comunità, perché grazie a esso l'uomo cominciò a cambiare i propri insediamenti. I movimenti ciclici degli animali e l'esaurimento delle piante erano certamente due fattori da tenere conto per la migrazione delle prime comunità umane. Sauer spiega che la domesticazione delle piante avvenne 14 mila anni fa in Asia sudorientale, partendo da quelle tropicali. Grazie alla combinazione di insediamenti umani, di margini forestali e corsi d'acqua dolce si poterono pianifare le prime coltivazioni di piante da radice. Le pricipali la patata dolce, la manioca, lo yam. Le piante da seme invece necessitano di un procedimento più complesso: selezione delle sementi, semina, annaffiatura, raccolta. La prima rivoluzione agricola si pensa sia avvenuta nella terra della Mezzaluna fertile. I cereali di frumento e orzo costituivano la maggiore risorsa delle pianure mesopotamiche, perché erano facili da immagazzianare. Per quanto riguarda la domesticazione degli animali, la data più probabile a otto mila anni fa. Iniziò solo quando l'uomo divenne sedentario avendo così la possibilità di sfruttare gli animali non solo per il sostentamento ma anche per rituali sacri, anche se era già nato il concetto affettivo di animale da compagnia. Inoltre essi rappresentavano un modo efficace di diffondere la comunicazione tra gli insediamenti umani e una maggiore misura di sicurezza. I primi ad essere addomesticati erano gli animali più docili e più piccoli, atti a essere protetti. 40 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij Grazie all'analisi dei frammenti ossei gli archeologi possono individuare i luoghi dove i primi mammiferi sono stati addomesticati, sommariamente in Asia, anche se diverse specie sono state allevate simultaneamente in continenti differenti. In età contemporanea alcune organizzazioni non governative incoraggiano l'insediamento stanziale scavando pozzi e costruendo edifici sanitari, case e scuole per incentivare gli insediamenti dei cacciatori-raccoglitori, cosicché possano dedicarsi anche all'agricoltura. L'agricoltura di sussistenza in senso stretto comprende soltanto quei coltivatori che producono esclusivamente il necessario alla sopravvivenza della loro famiglia, senza vendere null'altro in più. In un senso più ampio del termine gli agricoltori di sussistenza vendono alcuni prodotti entrando nella cash economy. Ma in generale chi intraprende una scelta del genere conduce una vita di stenti e molto precaria, perché i periodi di penuria non mancano. Tuttavia si sviluppa un forte senso di comunità e di condivisione dei pochi beni posseduti. Agricoltura itinerante: praticata soprattutto nelle regioni tropicali o subtropicali dove gli agricoltori si spostano in aree nuove perché gli appezzamenti precedenti sono divenuti sterili. I coltivatori itineranti vivono in un villaggio centrale circondato da campi in successione, e solo quando esso cresce notevolmente e la distanza dal campo diventa troppo elevata si crea un villaggio adiacente per comodità. Agricoltura taglia e brucia: si basa sull'uso controllato del fuoco. Scelto il terreno appropriato si estirpano gli arbusti mantenendo solo quelli migliori e prima della stagione delle piogge si incendia il materiale vegetale secco cosicché la cenere depositata renda il terreno fertile. L'agricoltura itinerante è di tipo conservativo, dà molta sostanza e sfrutta esperimenti tra le specie di piante per migliorare la produzione in un tempo prolungato. Tra il 1500 e il 1950 l'agricoltura di sussistenza si è notevolmente indebolita perché i paesi europei al seguito del colonialismo l'hanno modernizzata, obbligando i coltivatori alla cash crop (parte del proprio terreno riservato alla vendita di prodotti). L'industrializzazione ha influenzato l'agricoltura La rivoluzione industriale sarebbe stata possibile solo grazie una seconda rivoluzione agricola. Essa si è evoluta oltre la sussistenza, grazie a innovazioni tecnologiche che hanno permesso la produzione per migliaia di persone. Dall'America furono esportati cereali e patate, le fattorie furono ampliate, furono migliorate le tecniche di fertilizzazione. La macchina seminatrice permise di evitare lo spreco di sementi, fu ampliato l'inventario di animali da allevare. Le ferrovie permisero di portare l'agricoltura in regioni sconosciute, il motore a scoppio diede la possibilità di inventare trattori e altre attrezzature agricole. L'economista tedesco Von Thunen elaborò il primo modello di distribuzione dell'attività economica agricola. La base è semplice: le differenze di clima e di qualità del terreno agricolo hanno una forte influenza sul tipo di prodotti acquisiti. Anche senza cambiamenti visibili nel terreno le colture cambiano gradualmente allontanandosi dalle città fino a diventare deperibili e inadeguati per essere venduti in commercio. Perciò l'agricoltura cessa di essere completamente redditizia dopo il quarto stadio delle zone concentriche, venendo sostituita dall'allevamento. La terza rivoluzione agricola è nota come rivoluzione verde, avvenuta a partire dagli anni Trenta nel Midwest quando gli scienziati americani hanno voluto sperimentare sementi geneticamente modificati per aumentare la produzione di colture. Negli anni '60 il centro di tale rivoluzione si spostò in India, dove l'apice si ottenne con la produzione di una varietà di riso (oltre che di mais e frumento). Purtroppo in Africa queste colture non sono sviluppate, e ciò si riflette sulla malnutrizione della popolazione. Gli OGM potrebbero realmente migliorare la vita di un miliardo di persone che soffrono di problemi alimentari, ma dall'altro lato ci sono vari motivi che li rendono attaccabili, quali l'aumento dell'inquinamento delle acque sotterranee, del terrreno e rischi legati alla salute umana. In particolar modo gli OGM costituiscono il 75 % degli alimenti nel commercio statunitense, dando così avvio all'impero della biotecnologia. A livello locale e regionale il passaggio dall'agricoltura di sussistenza a quella commerciale ha provocato grossi cambiamenti specialmente sulla vita rurale. Studi hanno dimostrato come la modifica delle pratiche agricole ha differenziato non solo l'ambiente e l'economia ma anche le relazioni sociali tra uomini e donne, spesso a svantaggio di queste ultime soprattutto in Africa. L'impronta dell'agricoltura sul paesaggio culturale Il disegno a scacchiera del paesaggio statunitense rispecchia il modello di proprietà dei terreni, ovvero il sistema catastale (metodo di rilevamento del territorio mediante il quale sono definite le proprietà e i confini dei terreni). Esso viene adottato soltanto se l'insediamento è regolamentato dalla legge, che suddivide la superficie agricola in rettangoli (rectangular survey system, parte del town-and-range-system totale). L'unità di base è un miglio quadrato. Un altro sistema adottato sia in USA sia in Canada è quello secondo metes and bounds, per demarcare appezzamenti di terreni irregolari. I parametri distanziometrici sono segnati da elementi fisici come fiumi e foreste. Oltre al sistema catastale si riflettono sul paesaggio anche le norme in materia di proprietà fondiaria, tracce riconoscibili dove i terreni sono stati suddivisi in parcelle nette e demarcate. La vita nei villaggi è tuttora diffusa in India, in Cina, in Asia sudorientale e in Africa subsahariana. La quotidianità è molto rudimentale, legata per lo più alla sussistenza, e di fatto l'estensione del territorio è lasciata all'agricoltura più che alle abitazioni dei lavoratori. Nel Midwest le fattorie sono poste a grande distanza l'una dall'altra (insediamento sparso) e le terre estese sono coltivate intensivamente, mentre in Indonesia gli insediamenti sono posti a nuclei. Nelle regioni collinose europee i villaggi sono raggruppati per lasciare posto nelle aree pianeggianti alle coltivazioni. I villaggi si possono trovare su argini artificiali o naturali, a distribuzione lineare o a forma di aggregato. La versione europea del villaggio circolare dell'Africa orientale è round. Ovunque essi vengono fortificati per protezione dal vandalismo. La stratificazione sociale e la diversificazione urbana è inevitabile nei villaggi. Le dimensioni delle case e la loro posizione determinano il livello di ricchezza della popolazione. Il benessere materiale diventa la maggior causa di differenziazione sociale: si passa dalla casa del capo a casupole fatte di canna e paglia. D'altro canto il locale adibito alla conservazione dei beni alimentari è costruito con la stessa cura delle abitazioni migliori. La distribuzione dell'agricoltura sul pianeta Anche se il dominio coloniale si è concluso sui paesi più poveri, molte pratiche adottate economicamente perdurano. Alcuni prodotti continuano a essere esportati in occidente. L'agricoltura commerciale della cerealicoltura e dell'allevamento, della meccanizzazione e delle piantagioni è dominante nel centro economico del paese. Le 42 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij che si aggrega nella stessa area, facendo sì che le imprese condividano personale, servizi e impianti, tuttavia essa non deve essere eccessiva per evitare affollamento portando così alla deglomerazione (l'abbandono da aree metropolitane da parte di alcune industrie). • Il modello di Hotelling: l'interdipendenza localizzativa parte dal presupposto per cui non si possa stabilire con esattezza la posizione fisica di un'azienda senza considerare quella delle altre industrie dello stesso tipo. • Il modello di Losch: l'obiettivo è individuare la posizione scelta dagli stabilimenti per ottenere il massimo profitto. Influenti sono la posizione dei consumatori e i costi di produzione in generale. Prima del 1950 le quattro regioni industriali principali erano Europa centrooccidentale, America nordorientale, Russa/Ucraina, Asia orientale. In particolar modo nella prima regione l'industrializzazione si conobbe tra diciottesimo e ventesimo secolo, i cui giacimenti carboniferi più rilevanti erano in Francia, Belgio e Germania, qui i tre distretti industriali più importanti Ruhr (industria pesante e bellica), Sassonia (industria leggera di apparecchi ottici, fotografici, tessuti e ceramiche), Slesia (carbon fossile e ferro). A seguito della seconda guerra mondiale l'industria tedesca risultò cenere, e solo grazie agli aiuti economici americani potè riprendere il suo potere. L'America del New England è stata la prima a manifestare il potere dell'industrializzazione in epoca coloniale, ma ancora oggi i giacimenti di carbon fossile negli USA sono i più grandi del pianeta. Dalla prima guerra mondiale in poi apparvero come la potenza economica più forte su scala globale. American manufactoring belt: distretto manifatturiero nordamericano dalla costa allo Iowa e da San Lorenzo al Missisipi. Nello Stato di NY l'industrializzazione fu molto precoce a causa della crescita urbana e dell'agglomerazione, non tanto per l'ampia gamma di risorse minerarie. I complessi canadese e statunitense si incontrano in due grandi regioni, intorno ai laghi dell'Ontario e dell'Erie. L'area di Montreal nel Quebec fa parte comunque della regione di San Lorenzo. L'industrializzazione sovietica invece si trova nella parte occidentale della Russia, i cui centri principali sono Mosca e San Pietroburgo. Prima di essere incorporata nell'Ex Unione Sovietica l'Ucraina aveva avviato per sé un processo di industrializzazione, che ovviamente la Russia sfruttò per accrescere la sua potenza mondiale. Statistiche dimostrano che l'Ucraina producesse il 90 % di tutto il carbon fossile dell'URSS. In Asia Cina e Giappone furono i primi due paesi ad avviarsi all'industrializzazioni divenendo così concorrenti dell'America. Soltanto nel 1945, sul finire della seconda guerra mondiale, il Giappone stava andando a rotoli economicamente, cosa che risolse nel giro di una decina d'anni. L'area più industrializzata del Giappone è la Pianura di Kanto, comprendente il triangolo Tokyo-Yokohama-Kawasaki. Il secondo polo industriale giapponese avversario è il distretto del Kansai (chimica, acciaierie, fabbriche tessili, cantieri navali, ecc). In particolar modo il successo del dopoguerra giapponese si è basato in gran parte sulla qualificazione e sui bassi salari della forza lavoro. Il cambiamento della produzione industriale Nel ventesimo secolo l'espansione industriale si deve per lo più alla catena di montaggio in serie il cui pioniere fu Henry Ford, che applicò tale modalità nell'industria automobilistica a partire dal 1913. Il postfordismo lascia spazio a un sistema di operazioni più flessibili, dove i componenti dei prodotti vengono realizzati in diverse regioni e poi riuniti per essere trasformati in risultati finiti secondo la necessità. Compressione spazio temporale: termine coniato nel 1989 da Harvwy, l'accelerazione che il capitalismo ha impresso nel ritmo di vita dell'uomo. Produzione just in time: sistema basato sulla sincronizzazione della produzione con le vendite allo scopo di ridurre le giacenze e i relativi costi. I principali enti nel mondo dell'economia sfruttano i bassi costi di trasporto, le norme favorevoli della pubblica amministrazione e la tecnologia dell'informazione per formare reti economiche dove le fasi di produzione si svolgono in aree differenti. Un metodo per aumentare i profitti è ridurre i costi di lavoro, e questo è il motivo per cui le multinazionali trasferiscono gli stabilimenti all'estero nelle periferie. Invece le attività di ricerca rimangono concentrate nel centro, con alti livelli di istruzione disponibili, con ampio accesso alla tecnologia, rispettando tutte le norme adeguate. La produzione di televisori in commercio funzionò a partire dagli anni Cinquanta. Si basa su ricerca, progettazione, fabbricazione delle componenti e montaggio. Dagli anni '70 in poi fabbricazione e montaggio sono stati trasferiti nella maggior parte dei casi in paesi lontani del centro originario di produzione. Questo spostamento alla periferia e alla semiperiferia si spiega solo in termini di basso costo di manodopera. Un sistema di trasporti efficiente permette ai produttori di acquistare materie prime da fonti lontane e distribuire i manufatti in un ampio mercato. La massima efficienza si ha quando i costi sono ridotti al minimo. Il miglioramento di collegamenti intermodali (luogo d'incontro tra due o più modalità di trasporto) permette lo sviluppo del settore in generale. I container sono l'esempio eccellente per cui risorse e beni sono spediti ovunque ogni giorno con comodità, perché costano poco e perché rendono molto meno deperibili le merci. Gli accordi commerciali regionali e internazionali sono importanti per l'influenza sulla produzione e sull'esportazione. Quasi tutti i membri degli USA sono organizzati nella World Trade Organization a favore della liberalizzazione del commercio internazionale e del libero scambio con l'estero. Attualmente il petrolio è la risorsa naturale che crea la dipendenza economica di molti paesi al mondo, USA, Giappone, Arabia Saudita, GB in primis. La loro potenza si deve a questo. Se in passato i giacimenti petroliferi erano completamente legati a quelli carboniferi, oggi il sistema di oleodotti, gasdotti e navi cisterna trasporta ovunque gas e petrolio naturale senza problemi. I principali distretti industriali Deindustrializzazione: le imprese trasferiscono le attività industriali con manodopera a costo inferiore, cosicché la regione che subisce deindustrializzazione attraversa un periodo di disoccupazione passando a un'economia dei servizi. Ad esempio l'area statunitense della Manufacturing belt è divenuta deindustrializzata (Rust belt). La Cina sfrutta principalmente le risorse di carbon fossile, che nel distretto nordorientale sono molto vasti. La seconda regione industriale cinese è Shangai- Chang Jiang. Shangai è divenuto il porto più attivo del pianeta e anche l'interno del paese si è attivato industrialmente. Attualmente la Cina opera per outsourcing e offshoring: la produzione di un bene è affidata alla fabbrica che fa l'offerta più bassa, il processo produttivo si può trovare fuori dai confini dello stato dov'è inserita l'azienda centrale. 46 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij L'economia dei servizi Le industrie dei servizi non generano un prodotto tangibile. Forniscono servizi utilizzati nelle società moderne. Le informazioni e i capitali (servizi informatici, finanza, amministrazione, assicurazione, servizi legali) vengono raccolti, manipolati, diffusi, elaborati dal cosiddetto servizio quaternario. La ricerca scientifica, l'istruzione superiore, l'ambito direttivo sono invece assimilabili al settore quinario. Questi due settori sono cresciuti a dismisura negli ultimi trent'anni perché tutto il mondo è cambiato, e le popolazioni devono stare al passo coi tempi. La deindustrializzazione logicamente è avvenuta nelle aree già industrializzate e quelle più ricche tra esse avevano maggior successo nel creare un'economia dei servizi postindustriale. Dunque la deindustrializzazione non ha affatto ridotto le disparità tra centro e periferia. Non tutte le regioni deindustrializzate hanno potuto compiere la transizione al settore terziario. La maggior parte delle industrie dei servizi non è legata alle materie prime né al bisogno di enormi quantità di energia. I progressi delle telecomunicazioni invece rivestono un ruolo fondamentale. Alcuni servizi dipendono comunque dalla collocazione delle industrie, altri da considerazioni di mercato. La tecnologia in generale ha permesso che le attività del settore quaternario si trovino pure lontano dal centro di produzione o dai consumatori, tanto funzionano ugualmente. Basti pensare a tutti i call center che si trovano in India o nelle Filippine a sostegno di imprese europee. Sedi universitarie o governative tendono a localizzarsi in zone storiche precisamente stabilite, a differenza di aziende che prediligono semplici aree metropolitane. High tech corridor: area designata da un governo locale o statale, vi sono imposte inferiori e infrastrutture ad alta tecnologia che creano posti di lavoro per la popolazione locale. Un corridoio high tech si propone di attirare a sé progettisti di computer, informatici, tecnici vari, esperti di comunicazione. La Silicon Valley ne è l'emblema, dal momento in cui ospita decine e decine di imprese informatiche. Tecnopolo è il termine che indica un centro pianificato basato sulla sinergia tra imprese, quando industrie ad alta tecnologia sono raggruppate tra loro. Esse sono delle vere e proprie multinazionali tipiche della cosiddetta era postindustriale, dove la sola necessità richiesta è la contiguità tra trasporti e comunicazione. Tuttavia un difetto queste imprese lo hanno: l'inquinamento dei composti chimici tossici rilasciato dai prodotti informatici ed elettrici. CAPITOLO 13, L’AMBIENTE UMANO. Cambiamento dell'ambiente nel corso del tempo: Le temperature aumentano e diminuiscono, così come le foreste, i deserti e l'umanità. Oggi la terra si sta riscaldando e l'uomo ne contribuisce. I governi tentano di trovare mezzi per combattere l'inquinamento industriale e la liberazione dei gas serra → causa del riscaldamento della terra. Gli studiosi hanno ricostruito la storia della terra: -Wegener osservando i profili delle coste dei continenti sulle cartine, cerca di spiegare l'adattamento di quei profili. La sua ipotesi si basa sulla preesistenza di una super continente →PANGEA . In seguito a ciò egli dedusse la teoria della tettonica delle placche. Oggi gli scienziati sanno che la PANGEA e la sua frammentazione ha portato di conseguenza alla scissione dei continenti. La frammentazione della Pangea è proseguita fino ad oggi. Le eruzioni e i terremoti avvengono di solito lungo i margini delle placche tettoniche. Si è verificata una perdita della biodiversità. Esistono 100 milioni di specie, le quali si estinguono facilmente a causa dell'uomo. Questo rischio dipende dalla collocazione fisica della specie e dal numero dei suoi individui. L'azione dell'uomo sulla biodiversità è diventata più intensa: i vertebrati sono sempre stati colpiti dalle attività umane, mammiferi e uccelli sono stati cacciati non solo per cibo ma per ricavare tessuti, pelli -molte specie di uccelli sono state cacciate per ricavarne piume -elefanti uccisi per ricavare l'avorio dalle loro zanne I ratti sono sono specie distruttive, portano malattie, provocano estinzione. Fattori che contribuiscono ai cambiamenti ambientali: i cambiamenti ambientali si esprimono su tutte le scale: -esempio la deforestazione può avere effetti locali → solo su piccole aree o regionali Sono molti i fattori che causano modificazioni ambientali: -l'aumento della popolazione -aumento consumi -tecnologie sono stati i geografi statunitensi Gray e Moseley ad introdurre il concetto di scala per spiegare questi cambiamenti ambientali. Per capire un problema ambientale occorre procedere a ritroso, fino a risalire alla causa del problema, ma è molto difficile, infatti sono coinvolti scale, relazioni di potere. Modelli di consumo: l'uomo si affida alle risorse della terra per sopravvivere. Consuma acqua, ossigeno, sostanze minerali e organiche. Le popolazioni meno numerose utilizzano molte più risorse della terra, rispetto a popolazioni numerose. In termini di alloggio e cibo quelle numerose consumano di più. I consumi sono legati alla tecnologia, perchè il centro industrializzato dell'economia ha accesso a molte tecnologie di trasporti e comunicazioni. Negli ultimi anni la crescita della ricchezza ha aumentato i consumi. Lo sviluppo della tecnologia ha aumentato la produzione di beni di consumo. Tecnologia: La tecnologia è progredita dalla Rivoluzione industriale in poi. Si svilupparono continuamente nuove tecnologie per migliorare il tenore di vita, lavorare in modo efficiente. Per sviluppare e utilizzare nuove tecnologie c'è bisogno di energia. Le innovazioni però hanno creato sottoprodotti pericolosi e tossici, generando inquinamento e problemi sanitari. Progressi tecnologici → trasporti ed energia: trasporti → migliore accessione a territoriale → sono stati costruiti veicoli che permettono di viaggiare in climi estremi i trasporti sono coinvolti nel cambiamento ambientale, infatti le innovazione hanno inquinato l'ambiente Energia → i consumi di beni sono legati all'uso dell'energia, essa è necessaria per produrre, trasformare e far funzionare i beni. 50 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij Gran parte dell'energia proviene da fonti non rinnovabili, principalmente da combustibili fossili. Con l'aumento della popolazione, cresce la domanda di energia, nei paesi in via di sviluppo l'aumento della domanda è soddisfatto con l'estrazione di combustibili fossili. L'estrazione di combustibili fossili sta diventando molto efficiente ed è difficile prevedere per quanto tempo il petrolio sarà disponibile la combustione provoca inquinamento, perciò sono richieste fonti alternative. Come risponde l'uomo al cambiamento ambientale? la tecnologia è solo una parte della risposta umana al cambiamento ambientale. Questo ha generato varie politiche di protezione dell'ambiente e riduzione dell'inquinamento. Sono poche le istituzioni internazionali responsabili delle politiche relative agli ambienti, le politiche esistenti come l'UE hanno un potere limitato. La conferenza delle nazioni unite sull'ambiente segnò una svolta nello sviluppo delle politiche ambientali, anche le organizzazioni governative cominciarono a svolgere un ruolo importante nella politica ambientale. L'attuale contesto internazionale si è sviluppato a partire dalla conferenza di Rio 1992, in occasione della quale il GEF → fondo per l'ambiente globale ottenne potere. Essa ha avuto modo di finanziare progetti riguardanti sei problemi ambientali: 1 perdita biodiversità 2 cambiamento climatico 3 protezione acque 4 buco dell'ozono 5 degrado delle terre 6 inquinamento il GEF → dipende dagli stati per il finanziamento dei progetti Biodiversità: la convenzione sulla diversità biologica proponeva l'istituzione di un sistema di aree protette e di un insieme di norme per regolare le attività dannose per la biodiversità. Essa forniva anche finanziamenti ai paesi in via di sviluppo. Protezione strato di Ozono: il gas ozono presente nella troposfera è inquinante e tossico. Tuttavia nei livelli più alti della stratosfera esiste un naturale strato di ozono. L'ozono naturale è importante perchè assorbe il 90 % delle radiazioni. Un gruppo di scienziati britannici scoprì che lo strato di ozono sopra il Polo Sud si era rarefatto, i responsabili di questo fenomeno erano composti gassosi artificiali → CFC clofluorocarburi. CAPITOLO 14, I FENOMENI PLANETARI E LA GEOGRAFIA DELLE RETI. La globalizzazione è un insieme di processi che non è inevitabile. È un insieme caotico di processi creati da persone. Il processo avviene su scale diverse, la struttura della globalizzazione è il commercio internazionale. I principi fondamentali del libero scambio e il modo di realizzarli sono descritti come Washington consensus. I cosiddetti no-global considerano il consenso di Washington una pressione dell'Occidente volta a indurre il resto del Pianeta a privatizzare il settore pubblico, ad aprire mercati finanziari. Le reti: la rete ideale ha una struttura orizzontale nella quale il potere è diviso tra tutti i partecipanti e le idee fluiscono in tutte le direzioni. La moltitudine di reti → trasporti, distribuzione, informatica, web, televisione crea un alto livello di relazione tra persone. Inoltre attraverso la rete delle città globali si svolgono un sacco di processi, come flussi finanziari. Il termine rete designa un numero di connessioni qualsiasi, nei trasporti, nell'istruzione, nella finanza, nella società. Le Ong hanno diffuso negli ultimi 20 anni una massa di reti di sviluppo e si sono prefissate come obiettivo quello di aiutare i poveri colpiti dallo sviluppo. Molte reti infatti hanno gerarchie di potere. Le reti dei media: La diffusione di idee e prodotti dipende dai mezzi di comunicazione. Oggi per mass media si intende anche spazi di intrattenimento → New Amsterdam theatre per esempio, i videogiochi, le caanzoni prodotte con etichette RCA ecc.. I mass media sono controllati per la maggior parte da 6 società (Time-Warner, Disney, e altri), le quali hanno adottato l'integrazione verticale che permette di possedere imprese di produzione e consumo in vari punti. Le società dei media competono per contenuto (film , libri, ecc,) e consumatori (radio, tv ecc..). A differenza delle grandi società, le principali imprese di vendita sono integrate orizzontalmente, questo significa che qst tipo di imprese sono di proprietà della stessa società madre. Quando un consumatore acquista prodotti simili in luoghi diversi, i soldi che spende, vanno sempre in un'unica società madre. Identità e Globalizzazione: La geografa britannica Rose ritiene che abbiamo un'identità su varie scale: locale, regionale, nazionale e globale e su ciascuna di esse introduciamo diversi fattori nelle nostre identità. Attribuiamo ai luoghi significati ed emozioni basati su nostre esperienze. Infine possiamo dire che la globalizzazione, nel bene o nel male, ha modificato il nostro modo di dare un senso a noi stessi, sul nostro pianeta, nella nostra regione, nella nostra città e nella nostra casa. 52 Geografia Umana, Cultura Società Spazio, Fouberg, Murphy, De Blij
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