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Geografia Umana: Capitolo 1 - La Nascita della Geografia Umana e i suoi Sistemi, Appunti di Geografia

Geografia fisicaGeografia PoliticaGeografia economicaGeografia storica

Questo testo introduttivo alla geografia umana esplora la nascita di questa disciplina accademica, distingue la geografia fisica e la geografia umana e introduce i concetti chiave di ambiente, spazio e relazione uomo-ambiente. Il testo traccia la storia della geografia umana dal 700 d.c. Fino ai giorni nostri, discutendo i suoi sviluppi e le sue scuole di pensiero.

Cosa imparerai

  • Come la Geografia Umana ha influenzato la comprensione della relazione uomo-ambiente?
  • Come la Geografia Umana si distingue dalla Geografia Fisica?
  • Quali sono le scuole di pensiero principali nella Geografia Umana?
  • Quando la Geografia Umana si è originata?
  • Che significato ha l'ambiente nella Geografia Umana?

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 15/05/2019

illy.illy
illy.illy 🇮🇹

4.9

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26 documenti

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Scarica Geografia Umana: Capitolo 1 - La Nascita della Geografia Umana e i suoi Sistemi e più Appunti in PDF di Geografia solo su Docsity! Geografia umana Capitolo 1 a. La geografia classica fino a qualche decennio fa, prevaleva una concezione unitaria della geografia, unendo sia lo studio dell’ambiente fisico, che lo studio dell’ambiente organizzato dall’uomo. Nel momento in cui in italia, si inasprirono i contatti tra i geografi favorevoli, e quelli contrari alla concezione unitaria, nel 1947, ortolani iniziò ad impartire lezioni inerenti ai problemi della geografia umana nella facoltà di lettere, rilevando la necessità che nelle facoltà umanistiche, la geografia dovesse focalizzare i problemi riguardanti la presenza dell’uomo sulla terra in prospettiva storica. Cosi nel tempo, andarono a differenziarsi due tipi di geografia: • Geografia fisica, che si occupa dello studio della struttura fisica dell’ambiente del nostro pianeta; quindi la morfologia e l’evoluzione della superfice terrestre, utilizzando metodologie di analisi scientifica, con l’aiuto di scienze biologiche e geologiche. • Geografia umana, che si occupa dello studio autonomo in cui rientra un vasto ventaglio di teorie e e pratiche conoscitive con il compito di analizzare l’organizzazione degli spazi terrestri ed il rapporto tra società ed ambiente. Storicamente, si fa risalire la nascita della geografia umana nel 700 tra l’illuminismo e l’idealismo kantiano. L’inizio dello sviluppo industriale nel 700/800, alimenta l’interesse per l’esplorazione scientifica delle vecchie e nuove terre. si fa risalire la nascita della geografia umana , quando le differenze tra i vari popoli, si facevano sempre più evidenti. In quel tempo, il lavoro dei geografi girava attorno a due punti importanti, quali: • La differenziazione dello spazio sulla superficie terrestre • La relazione tra uomo ed ambiente Il primo problema, si connette ad una linea tradizionale della geografia corografica; il secondo, sottintende un nuovo indirizzo geografico che decolla per motivi istituzionali, ed il tema della sua ricerca, è la relazione tra gli esseri viventi e l’ambiente naturale. Le prime formulazioni sulla geografia contemporanea, si devono a due studiosi tedeschi: HUMBOLDT e RITTER. Il primo, fu noto per i suoi viaggi in America ed in siberia; nella sua opera fondamentale KOSMOS, introduce temi della geografia umana, gettando le basi della geografia moderna. • Indagine diretta sul terreno • Ricerca di leggi che regolano la distribuzione spaziale dei fenomeni • Applicazione dei principi di casualità e coordinazione Il suo scopo, è scoprire le leggi generali, che regolano la distribuzione dei fenomeni e mira a cogliere l’interdipendenza dei diversi fattori e fenomeni su di una stessa area: l’influenza del clima sulla vegetazione, il rapporto animali-piante, adottamento delle abitazioni rurali all’ambiente naturale. RITTER, mira ad una geografia scientifica, fondata sulla storia. La sua attenzione, ricade sulla relazioni che legano l’ambiente alla vita dell’uomo. Nella sua opera fondamentale, conoscenza della terra, egli analizza lo sviluppo storico di un popolo nel quadro delle condizioni fisiche, scoprendo quanto l’uomo e l’ambiente abbiano interferito. La sua geografia è descrittiva. RATZEL, pone la prima formulazione sistematica della disciplina. Nella sua opera, anthropologaphie, affronta il rapporto tra uomo e ambiente, ma anche la distribuzione e le migrazioni dei popoli e l’organizzazione economica. Fondamentale per la geografia, è l’impatto con la biologia evoluzionistica. Nel 1859, Darwin pubblica la sua opera: le origini della specie, annunciando la sua teoria di evoluzione, in base all’idea che la natura e l’uomo, non sono qualcosa di immutabile dal creato, ma il prodotto di una lunga e complessa evoluzione. Questi nuovi sviluppi della storia naturale, producono effetti anche sui geografi di quel tempo, i quali concentrano adesso, le loro ricerche sulle relazioni tra ambiente fisico e uomo, aprendo la strada ad una nuova spiegazione evoluzionistica delle differenze tra le comunità umane. Nasce così: • L’ambientalismo, secondo cui l’influenza del mondo naturale, non riguarda solo piante ed animali, ma anche le società umane, che sarebbero il prodotto finale dell’adattamento di queste, alle condizioni imposte dall’ambiente naturale. Questo, è stato applicato soprattutto nelle società primitive. Successivamente, un altro personaggio molto importante, VIDAL DE LA BLACHE, introduce una nuova visione storica dei fatti geografici dando vita al POSSIBILISMO, secondo cui non è l’ambiente naturale a determinare il comportamento umani, ma è l’uomo che interviene sul territorio e lo modifica secondo le sue necessità. Quindi, l’ambiente non ha un valore assoluto, e la natura non presenta ostacoli insuperabili. In questo periodo, la geografia umana, ha sviluppato 3 grandi assi di studio: • il paesaggio: che è l’insieme degli elementi distintivi che caratterizzano una regione • il genere di vita, che è il modo di organizzazione di una comunità umana nell’ambiente che la circonda • la regione, che è l’area di estensione di uno o più paesaggi complementari la scuola francese vidaliana di geografia umana, si è prodotta soprattutto nell’elaborazione di monografie dedite allo studio regionale; la scuola tedesca ratzerlliana, ha ottenuto i suoi risultati più grandi negli anni 20, quando sviluppa la geopolitik, ossia una dottrina più politica che strettamente geografica, incentrata sul concetto di spazio vitale. B) la new geography La storia recente degli studi geografici, è costellata da rotture e dall’imporsi via via di pensieri epistemologici sempre nuovi. A partire dagli anni 50-60, si fa strada il nuovo modello proposto dalla scuola inglese, che si fonda su un nuovo modello di positivismo, e che opera un recupero dell’empirismo, escludendo ogni forma d’influenza metafisica. Si afferma così il funzionalismo: con esso, si cerca di formalizzare le leggi generali del funzionamento regionale e si adotta un linguaggio universale, quello matematico. La direzione degli studi, si espande non solo per quanto riguarda il rapporto ambiente-uomo, ma anche all’interno dei cari nuclei umani presenti sul territorio, con i relativi contatti commerciali, politici, economici ecc. la geografia, passa in questo modo ad essere una scienza della differenziazione dei luoghi: l’analisi spaziale, avrà un ruolo preponderante. Questo nuovo corso di geografia, prende il nome di new geography . dall’americano peter gould, s’introducono modelli e teorie matematiche, ed il metodo d’indagine si sposta dall’induzione alla deduzione (dal particolare al generale; dalla formulazione di una teoria generale al rilevamento dei particolari). La new g. , può contare, rispetto ai precedenti modelli metodologici proposti, sullo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle scienze statistiche, nella costruzione di modelli spaziali. Per qst si parla per la new g. di una rivoluzione quantitativa. 2. tendenze recenti angolare di un punto dall'equatore e si misura lungo l'arco meridiano. Per conoscerla si misura l'altezza angolare della Stella Polare. La longitudine è la distanza angolare di un punto dal meridiano fondamentale. Si misura con l'orologio. 3) rappresentazioni cartografiche a)la carta topografica le operazioni necessarie per costruire una carta topografica, sono assai complesse, e proprio per questo motivo, vi sono degli specialisti topografici e cartografici che si occupano della loro preparazione. Attualmente, la tecnica topografica, ha raggiunto notevole precisione, soprattutto grazie all’uso delle fotografie da salellite. Oggi, quasi tutti gli stati, hanno il proprio territorio interamente rappresentato su una carta topografica. La copertura cartografica dell’italia, fu avviata subito dopo l’unità per opera dell’I.G.M. che ha sede a firenze. Elemento fondamentale di questa cartografia è la carta topografica dell’intero territorio nazionale a scala 1:100.000. per realizzarla, l’Italia è stata suddivisa in 278 fogli, ciascuno dei quali è contrassegnato da un numero progressivo. La scala 1:100.000 , non è però sufficiente per molte ricerche di dettaglio, perciò, ciascun foglio è stato ulteriormente suddiviso in 4 quadranti a scala 1:50.000 , ed ogni quadrante, a sua volta è stato suddiviso in quattro tavolette a scala 1:25.000. le tavolette sono indicate con l’indicazione dei punti cardinali e del nome della località principale. Per rappresentare, vari oggetti geografici (strade, ferrovie), la carta topografica, ricorre ad una serie di segni convenzionali. Recentemente, l’istituto ha portato avanti la produzione di una nuova carta d’italia a scala 1:50.000. per la nuova serie, sono state adottate importanti innovazioni, tra cui l’adeguamento al sistema cartografico internazionale, l’utilizzo dell’ aerofotogrammetria, l’uso del colore per una più efficace rappresentazione. b) foto e aree di rilevamento l’invenzione della mongolfiera, (700), ha offerto all’uomo la possibilità di vedere per la prima volta dall’alto porzioni sempre più estese di territorio. È però con la prima guerra mondiale, che la compilazione di carte mediante l’interpretazione delle fotografie scattate dal cielo sostituisce le tradizionali operazioni della levata topografica. Con queste nuove scoperte, le immagini riprese da aerei attrezzati, hanno lo scopo di tradurre le informazioni contenute nella fotografia aerea e di consentire di disegnare una minuta della carta. Le informazioni ottenibili da una foto aerea non si limitano ai dati topografici del territorio. Si possono desumere informazioni circa l’uso del suolo, lo stato della vegetazione o l’esistenza di antiche strutture strutture ormai sepolte. Al rilevamento aereo, dopo la seconda guerra mondiale, si è aggiunto il telerilevamento mediante satelliti artificiali. Posti in un’orbita sincronizzata con la rotazione terrestre, dotati di sensori in grado di operare anche nella frequenza dell’infrarosso, con raggi x , e recentemente, anche di attrezzature per il telerilevamento notturno (ad esempio qll della serie LANDSAT),lanciati negli U.S.A. c) le carte geografiche sono obiettive? L’obiettività delle moderne rappresentazioni cartografiche, del mondo, è normalmente data per scontata. La storia della cartografia occidentale, tende a confermare questa pretesa di obiettività, raccontandoci di un graduale progresso, a partire dalle rozze visioni medievali del mondo, fino alle rappresentazioni attuali. Le mappe medievali, fornivano una visione della terra quale teatro della storia della terra cristiana del mondo. Le carte del 19esimo secolo, presupponevano interessi commerciali e politici degli stati-nazione europei. La visione del mondo che vediamo raffigurata nelle carte e sui libri, è indubbiamente centrata sull’Europa. Si parla in questo caso di una visione che ci porta a considerare la nostra cultura ed il nostro gruppo umano come i migliori in assoluto; ma anche in altre parti del mondo avviene lo stesso: la propria regione figura al centro. Non è il caso di meravigliarsi che ogni popolo abbia la sua visione del mondo. Ogni carta è, in qualche modo, soggettiva. Questa è la contraddizione intrinseca di qualsiasi carta geografica. La pretesa di rappresentare oggettivamente, un mondo che essa può mostrare solo in modo soggettivo. Occorre quindi, che le carte siano esplicite riguardo alle scelte fatte tra i molti insiemi di dati disponibili tra i vari modi di rappresentarli. d) CARTE TEMATICHE E CARTOGRAMMI Le carte geografiche vengono divise in carte di base e carte tematiche. Le prime, dette anche fondamentali, privilegiano gli elementi maggiormente stabili e costanti del territorio: orografia, idrografia, confini, centri abitati. Le seconde rappresentano uno solo o alcuni fenomeni specifici, per esempio le precipitazioni atmosferiche, la densità della popolazione, i tipi di uso del suolo... Le carte tematiche permettono una percezione immediata dei fenomeni e della loro intensità e distribuzione e si differenziano in base a vari parametri; uno di questi è il tema: geologiche, geomorfologiche, climatiche, demografiche, etniche... un altro sono le modalità e le tecniche di rappresentazione e si possono distinguere in qualitative e quantitative; quelle qualitative rappresentano una qualità del fenomeno non numerica; si rappresenta l'areale di un fenomeno per esempio la distribuzione di una specie vegetale e il segno per tracciare l'area è una linea che limita il fenomeno, però vengono utilizzate anche i tratteggi e i colori (che richiamano il fenomeno da rappresentare). Le carte tematiche quantitative rappresentano la distribuzione di una variabile quantitativa, assoluta o relativa. Per i fenomeni che hanno una distribuzione per punti si utilizza un segno cartografico puntiforme le cui dimensioni sono proporzionali all'intensità del fenomeno. Un altro sistema pratico è il cartogramma a mosaico: esso ha come sfondo i confini amministrativi e a ciascuna regione è attribuito un colore o tratteggio in base all'intensità del fenomeno da rappresentare. Questa rappresentazione non si addice a mostrare valori assoluti, ma classi di ampiezza. Un limite è che si assegna a tutta l'unità amministrativa un valore medio che può discordare di molto dall'intensità del fenomeno delle singole parti. Un altro modo per rappresentare fenomeni quantitativi è quello di tracciare sulla carta delle isolinee, cioè linee che uniscono i punti in cui si ha lo stesso valore del fenomeno preso in considerazione (per le profondità marini si chiamano isobate, isoterme per le temperature, isobare per la pressione atmosferica, isoiete per le precipitazioni...) e) DIAGRAMMI E ISTOGRAMMI Per rappresentare le variazioni di un fenomeno nel tempo si utilizza un diagramma cartesiano o degli istogrammi a colonne; un particolare istogramma è costituito dalle piramidi delle età. Aereogrammi e ideogrammi dove sono rappresentate figure stilizzate proporzionate alla dimensione del fenomeno. CAPITOLO 3 1 I SISTEMI NATURALI a. Il rapporto natura-uomo Gli uomini sono parte integrante della natura o sono superiori? Il punto di vista della cultura occidentale è di vedere le due cose separate. Questo pensiero ha origine al tempo dei filosofi greci e romani e alla chiesa cristiana che pone l'uomo in una posizione di dominio rispetto alla natura. Un'altra componente del pensiero occidentale è l'idea del progresso: Adam Smith riteneva che il miglioramento della società coincidesse con la produzione di ricchezza materiale; però l'economia classica trascurava il fatto che le risorse sono scarse e limitate e questo pensiero portava il produttore e il consumatore a usare a pieno le risorse disponibili. Malthus sosteneva che mano a mano che l'economia si sviluppa, al crescita dellapopolazione avrebbe sempre teso a superare la crescita dei mezzi di sussistenza e il risultato finale sarebbe stata una situazione di miseria. Malthus fu largamente criticato dagli economisti dell'800 e prevalse un ottimismo giustificato dal progresso materiale realizzato dall'Europa. Il paradigma predominante è sempre stato quello della crescita. Una critica radicale dell'economia classica è venuta da Marx ed Engels; per quest'ultimo i problemi ecologici erano conseguenza del modello di sviluppo capitalista. b) L'APPROCCIO ECOLOGICO L'ambiente in geografia è l'insieme delle condizioni che circondano gli esseri umani, cioè il risultato dell'interconnessione di fatti fisici, biologici, naturali, artificiali... Negli ultimi anni il problema è costituito dai paesi in via di sviluppo perchè per questi il capitale economico è costituito dalle risorse ambientali. Sotto la pressione demografica e i debiti economici, molti paesi del sud del mondo si sono visti costretti ad attingere in maniera eccessiva alle proprie risorse naturali, sfruttando al massimo i suoli, disboscando, svendendo le risorse minerarie... b) L'inquinamento dell'aria: smog, pioggie acide, buco nell'ozono L'atmosfera terrestre non è mai stata immutabile, però negli ultimi 2 secoli, la velocità di questi cambiamenti (composizione, temperatura, capacità di auto depurazione) è molto più elevata. Questi mutamenti sono causati da modificazioni nella quantità dei componenti principali dell'atmosfera: ossigeno,azoto, gas nobili. Paradossalmente sono dovuti ad aumenti nel contenuto di alcuni costituenti minori: anidride carbonica, metano, ossido e biossido di carbonio, monossido di carbonio, ozono... Il riscaldamento domestico e le automobili sono i principali responsabili dell'inquinamento atmosferico delle aree urbane. Nelle giornate invernali senza vento molte città sono sovrastate dalla pericolosa cupola di smog fotochimico, cioè un miscuglio di gas che si forma nella bassa atmosfera per azione catalitica della luce sulle emissioni prodotte dall'uomo. L'ozono è uno dei principali prodotti di queste reazioni chimiche: è pericoloso quando si accumula in prossimità del suolo, perchè dà irritazione agli occhi, problemi respiratori etc.. Tra i rimedi ci sono l'adozione di veicoli alimentati da combustibili alternativi e rinnovabili, l'eliminazione del piombo delle benzine.Dagli anni 70 il fenomeno delle piogge acide si è imposto all'attenzione dell'opinione pubblica quando giunsero foto di migliaia di alberi spogliati della Germania. Le piogge acide sono causate dai gas che si trasformano in acido nitrico e solforico che sono solubili in acqua. Le piogge acide sono principalmente un fenomeno locale, scala regionale o tutt'al più continentale. Esse possono causare molti danni agli ecosistemi e alle attività agricole e sono responsabili della corrosione dei monumenti. c) Il clima che cambia Effetto serra, aumento anidride carbonica, aumento temperatura, innalzamento acque, riduzione piogge estive. Per ridurre l'effetto serra si deve ridurre l'accumulo dei gas serra con il risparmio energetico, passaggio a fonti di energia alternative (eolica, solare,maree) e arresto alla deforestazione. d) Inquinamento delle acque L'inquinamento delle acque è una diretta conseguenza dell'accrescimento della popolazione mondiale, dell'aumento della concentrazione urbana e della crescente produzione industriale. Inquinamento delle acque interne: sono causate dagli scarichi fognari, detersivi, dal dilavamento dei concimi chimici usati in agricoltura, prodotti chimici di origine industriale, sostanze radioattive... spesso non sono le sostanze ad essere inquinanti, ma la loro quantità; per esempio gli scarichi domestici potrebbero essere biodegradati dai processi naturali nei corsi d'acqua, ma l'enorme quantità impedisce la normale azione biodegradatrice. Per decenni questi composti sono finiti nei fiumi senza divieti, ora per il disinquinamento delle acque interne vengono utilizzati degli impianti di depurazione che però spesso creano più problemi di quanti se ne riescano a risolvere e il funzionamento non è sempre ottimale. Gli oceani ricoprono il 70% della superficie del pianeta e svolgono un ruolo decisivo nel mantenimento degli equilibri terrestri, nel condizionamento del clima e nella sopravvivenza di animali e piante, compreso il fitoplancton, importantissimo produttore di ossigeno. Ora come ora i grossi problemi di inquinamento si fanno sentire soprattutto nelle acque costiere e nei mari chiusi o semichiusi. Gli idrocarburi sono la principale fonte di inquinamento. La moltiplicazione dei trasporti via mare tramite petroliere e l'estrazione di petrolio dalle piattaforme offshore, hanno aumentato il rischio di contaminazioni. Il petrolio scaricato in mare si espande, formando una pellicola sottile che impedisce gli scambi gassosi tra acqua e aria e ostacola parzialmente il passaggio della luce, compromettendo la fotosintesi indispensabile alla produzione di plancton; inoltre provoca una grave contaminazione delle spiagge e un imbrattamento mortale per uccelli marini, pesci... e) Veleni e rifiuti In un ecosistema regolare i cicli biogeochimici sono di tipo circolare e si chiudono senza sprechi, cioè tutti gli scarti sono metabolizzati e riutilizzati. Nelle società umane, invece, il sistema industriale prevede l'utilizzo delle materie prime, la loro trasformazione in prodotti di consumo e in scarti da eliminare. Un altro aspetto importante è quello della quantità; la produzione di rifiuti delle società umane è tanto abbondante e concentrata da non permettere ai sistemi naturali di neutralizzarli. Lo smaltimento dei rifiuti può avvenire permezzo di discariche attraverso l'iniezione in pozzi profondi o l'immagazzinamento in miniere abbandonate. Le discariche controllate sono quelle più utilizzate in tutto il mondo, anche se non consentono l'eliminazione dei rifiuti, ma solo il loro confinamento. Il rischio di perdite di sostanze tossiche nelle falde acquifere è molto alto. La discarica selvaggia è molto diffusa. Il metodo più sicuro per distruggere i rifiuti è l'incenerimento ad alta temperatura però porta alla produzione di numerosi sottoprodotti, tra cui la diossina di cui non si conoscono ancora gli effetti sull'uomo. Solo gli inceneritori di ultima generazione vanno rivalutati. Spesso il buttar via significa spostare più in là “NIMBY” ( non nel mio giardino). Le sostanze più pericolose sono i rifiuti e le scorie radioattive. Lo sviluppo di una politica sulla gestione dei rifiuti si basa sul riciclaggio che richiede la raccolta differenziata. Un altro modo per contenere i rifiuti soldi urbani è rappresentata dallo spreco e della reintroduzione dell'abitudine del riutilizzo. Ogni anno in agricoltura vengono utilizzate sostanze chimiche nuove, i pesticidi che vengono dilavati dall'acqua piovana e finiscono nelle falde acquifere. Tra i più pericolosi è la diossina, diventata famosa in Italia nel 1976 a seguito di un incidente avvenuto nell'industria farmaceutica. Un'alternativa di difesa delle colture contro gli insetti nocivi è rappresentata dall'agricoltura biologica. Riguardo agli insetti, si era scoperto già nell'800 che alcuni insetti sono in grado di controllare altri. f) Desertificazioe ed erosione dei suoli I terreni agricoli sono minacciati dalla desertificazione, erosione eolica e idrica, degrado dei pascoli, salinazione dei terreni irrigati. Con desertificazione si intende un processo innescato dalle attività umane, che porta pressochè alla totale scomparsa dell'originaria vegetazione naturale e al progressivo inaridimento del suolo in zone climatiche marginali alle aree deserte. Le cause della desertificazione sono la progressiva distruzione dei cespugli e dei pochi alberi che circondano i deserti, spesso dovuta alla ricerca di legname da ardere per la cottura di cibi e all'eccessivo sfruttamento di pascoli e alla pressione delle – il terzo ostacolo è l'inadeguatezza del quadro istituzionale; non esistono enti o istituzioni sovranazionali dotati del potere di coordinare a livello globale le scelte di natura economica. Il concetto di sviluppo sostenibile ha raggiunto la sua legittimazione in occasione del “Summit della Terra” tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992. Tra i fatti più importanti vi è l'approvazione ufficiale da parte di tutti i paesi partecipanti del programma di azione contenuto nell'Agenda 21, che rappresenta le linee guida di sviluppo a livello globale, nazionale, regionale per il 21esimo secolo. L'ultimo incontro si è tenuto a Johannesburg (Sud Africa) nel 2002; il fatto di averlo tenuto in Africa ha aiutato a porre l'attenzione sui problemi dei paesi più poveri e i principali problemi ambientali che derivano dal sottosviluppo. Le conclusioni del vertice hanno posto alcuni obiettivi primari e scadenze precise: lotta alla povertà, rispetto dei diritti umani, protezione della salute, accesso all'acqua potabile e le partnership, cioè progetti di cooperazione ambientale tra i paesi in via di sviluppo e i paesi sviluppati. b) I principi dello sviluppo sostenibile La conseguenza del concetto di sviluppo sostenibile è l'aver chiarito la differenza tra i termini “crescita” e “sviluppo”. Lo sviluppo non è inteso come una semplice crescita quantitativa, ma come miglioramento della qualità di vita, la risultante quindi di varie componenti non solo economiche, ma anche sociali ed ambientali, come le condizioni sanitarie, livello di istruzione... Lo sviluppo sostenibile è innanzitutto un sistema di obiettivi: – integrità dell'ecosistema: salvaguardia degli ecosistemi, della diverstià biologica e della tutela degli aspetti estetici e culturali che definiscono la qualità ambientale, l'uso sostenibile delle risorse rinnovabili non deve superare la capacità e i tempi di ripristino dell'ambiente, l'utilizzo delle risorse non rinnovabili deve avvenire entro i limiti definiti dal tasso di rinvenimento delle risorse stesse, le emissioni di inquinanti e di rifiuti devono avvenire entro i limiti definiti dalla capacità di assorbimento dell'ambiente. – efficienza dell'economia: il sistema economico è tanto meglio organizzato quanto più grande è il divario tra costi e ricavi. L'efficenza è tanto più alta quanto più ridotto è l'uso di risorse non rinnovabili e quanto più intenso è l'uso di quelle rinnovabili; – equità sociale: possono essere di due tipi: – equità all'interno della singola comunità in un determinato momento storico (equità intragenerazionale) intesa come uguale diritto di tutti i popoli della Terra di partecipare allo sviluppo. – equità tra generazioni (equità intergenerazionale): le generazioni del presente devono lasciare benessere anche a quelle future. C'è una distinzione che viene posta al concetto di sviluppo sostenibile, quello tra sostenibilità forte e debole che si basa essenzialmente sulla possibilità o meno di compensazione tra gli stock di capitale naturale e di capitale costruito dall'uomo. Con sostenibilità debole si ritiene che la società possa considerarsi sostenibile a patto che non risulti decrescente l'insieme della ricchezza materiale basata sugli stock di aggregati di capitale naturale e di capitale prodotto dall'uomo. Il concetto di sostenibilità forte richiede che vengano mantenuti costanti gli stock di capitale naturale indipendentemente dal capitale prodotto dall'uomo. Le aspirazioni quindi sono di lasciare alle generazioni future il capitale naturale . Questa visione fa leva sul fatto che il capitale naturale svolge altre funzioni che il capitale manufatto non può svolgere. Le risorse naturali sono multifunzionali, caratteristica che non appartiene al capitale prodotto dall'uomo. Queste funzioni sono essenzialmente 3: la produzione e l'offerta di risorse, la ricezione dei rifiuti e degli inquinanti, il valore intrinseco di bene estetico. Va tenuto presente che ogni decisione di sostituire il capitale naturale in favore del capitale manufatto è quasi sempre irreversibile. La conservazione del capitale naturale può essere garantita solo dal rispetto di 3 regole: – utilizzare le risorse naturali rinnovabili ad un tasso di utilizzo non superiore al loro tasso naturale di rigenerazione; – impiegare le risorse non rinnovabili ad un tasso di utilizzo che sia compatibile con la possibilità di una loro sostituzione – mantenere il flusso dei rifiuti nell'ambiente al di sotto della sua capacità di assimilazione. Si può affermare in conclusione che il rapporto Brundtland costituisce un documento politico. CAPITOLO 5 ORGANIZZAZIONE DEGLI SPAZI AGRICOLI a) La policoltura di sussistenza Tutte le società rurali hanno creato delle strutture agrarie che si caratterizzano per le tecniche ed i sistemi di coltura, la morfologia dei campi, i tipi di insediamento e le diverse forme di proprietà e conduzione. Per evitare una varietà di dieta e il rischio di una eventuale distruzione del raccolto, generalmente hanno adottato un sistema di policoltura di sussistenza, spesso associato all'allevamento. I sistemi colturali si ripetono con rigidità nei secoli ed entrano nel folclore. Agli inizi l'agricoltura è basata sulla coltivazione di cereali, di alcune leguminose, di piante tessili in associazione con l'allevamento di bovini, ovini e suini. Solo più tardi si aggiungeranno la vite, l'olio e alcuni alberi da frutto. Con il Medioevo migliorano le tecniche agricole: viene introdotto l'aratro a ruota, nuovi sistemi di giogo per i buoi e di collare per i cavalli, si passa da rotazione biennale a rotazione triennale. L'azienda agricola tradizionale della vecchia Europa comprendeva le terre arative per il fabbisogno di cereali e qualche appezzamento di prato, a vigneto, frutteto, piante tessili. b)Openfield, bocage, paesaggio mediterraneo Tre tipi di paesaggio agrario sono riconoscibili alla base dell'organizzazione delle campagne della vecchia Europa: l'openfield dei bassipiani centrorientali, il bocage delle regioni occidentali atalantiche e il paesaggio mediterraneo. Nel bassopiano franco-geramnico-polacco l'agricoltura si affermava con un carattere comunitario. Per accordi collettivi, la campagna attorno al villaggio era divisa in tre settori: uno seminato a frumento in autunno, l'altro in segale in primavera, il terzo aperto al pascolo. Si seguiva la rotazione triennale. C'era la proibizione di recintare le strisce di terra che ogni famiglia possedeva in ciascuno dei tre settori; da ciò sono derivati l'insediamento accentrato in villaggi e il paesaggio a campi aperti chiamato openfield. Nelle regioni occidentali dell'Europa l'agricoltura tradizionale è stata individualistica: ognuno è padrone assoluto dei propri campi e li ha recintati con siepi per riservarne il – colture cerealiere di base integrate da quelle leguminose – campi temporanei per integrare il fabbisogno di cereali. La tecnica per accrescere i raccolti è l'irrigazione. Nonostante le tecniche e gli aiuti per il cibo, ci sono situazioni di estrema povertà: molti contadini sono costretti a chiedere credito in prestito, pagando forti tassi d'interesse e portando all'indebitamento. L'usura è una piaga dei “tristi tropici”: il contadino a un certo punto abbandona la terra a va ad ingrossare le masse dei diseredati delle bidonvilles. 6 Risaie irrigue e formicai umani Diverse sono le condizioni dei paesi in cui c'è disponibilità idrica. Il riso cresce nell'acqua e la popolazione di accumula nelle regioni deltizie e nelle valli permettendo l'incontro delle civilizzazioni, per esempio quella indiana e cinese. Per dare al riso maggior spazio, non si coltivano foraggi e si alleva bestiame. L'insediamento è di tipi accentrato: il villaggio è espressione di un'antica struttura comunitaria. 7 Le grandi piantagioni speculative Nelle regioni tropicali umide alle tradizioni colture di sussistenza si contrappongono le piantagioni introdotte dai colonizzatori: monocolture di mercato , produzioni commercializzate a scala mondiale: piantagioni di caffè, tè, cacao, banane, gomma. La speculazione è fondata sulla specificità geografica dei paesi produttori. Le piantagioni sono nate in america ad opera degli europei per produrre cotone e canna da zucchero ricorrendo allo sfruttamento di schiavi neri. L'agricoltura, dopo la decolonizzazione, ha assunto il ruolo di motore dell'industrializzazione. Il sistema delle piantagioni è un elemento di persistenza del colonialismo poiché porta ricchezza alle società proprietarie in gran parte straniere e alle elites locali strettamente asservite. Capitolo 6 Genere di vita e insediamento rurale L'abitazione rispecchia l'ambiente e il genere di vita a)Cultura materiale e genere di vitaI gruppi umani si distinguono in base a caratteri biologici(colore della pelle...) e carattericulturali (lingua). A differenza dei caratteri biologici che si trasmettono per via ereditaria, i caratteri culturali si formano e si evolvono per contatto e imitazione. Le manifestazioni della cultura spirituale sono sempre stati fattori di coesione e di assimilazione attraverso un processo svincolato dall'ambiente. Invece la cultura materiale è caratterizzata da costumanze e tecniche in gran parte correlate alle condizioni ambientali. Nelle società più semplici, la cultura materiale delinea uno specifico genere di vita: quello dei pastori nomadi è definito dal ritmo degli spostamenti in cerca di pascolo, da abitazioni trasportabili. Il genere di vita si può definire come l'insieme delle pratiche adottate da un gruppo umano per assicurarsi la sussistenza, quindi l'adattamento alla natura. Oltre all'ambiente ogni gruppo umano deve fare i conti con il sistema socioeconomico. Nelle società complesse esprimono una molteplicità di modi di vita in rapporto alle categorie sociali. Nella definizione di cultura materiale vengono presi in considerazione i fondamentali messi di sussistenza: cibo, vestiario, abitazione. La più elementare attività di procurarsi cibo è la raccolta di prodotti, poi c'è l'agricoltura sedentaria e la pastorizia. L'agricoltura è cambiata secondo le esigenze di cibo e l'uomo ha scoperto gli adattamenti delle piante alle diverse condizioni ambientali. Un altro elemento distintivo della cultura materiale è il vestiario (copertura del corpo parziale con erbe e vegetali, poi con pelli e poi tessuto). L'abitazione risente delle condizioni dell'ambiente ma allo stesso tempo è un prodotto della cultura materiale. All'inizio serviva solo per ripararsi e difendersi. b) Abitazioni precarie dei raccoglitori e dei cacciatori. La dimora più elementare è la grotta o la caverna. Dimore artificiali e precarie sono quelle costruite intrecciando frasche, rami e scorze d'albero. L'intelaiatura più elementare è quella che ha le ramaglie disposte a paravento-->culture fossili e primitive. Alcuni gruppi usano il riparo semicircolare che è costituito da pochi rami fronzuti piantati a semicerchio e infittiti con erba. Un carattere comune a tutti i popoli “fossili” è l'isolamento in territori inospitali che spiega lo scarso progresso di queste culture. c)Le tende dei pastori nomadi All'origine la pastorizia si è sviluppata ai margini delle aree agricole. Si possono distinguere 3 tipi di tenda in rapporto con l'ambiente e le tradizioni culturali: – la tenda turco-mongola: un cerchio di legno al sommo della parete cilindrica sostiene i raggi del telaio di copertura che può essere fatta con vegetali o con pelli. – La tenda araba: base quadrangolare e col tetto a 2 o più spioventi e la copertura e con lana di pecora o peli di cammello. Le tende a volte sono riunite in cerchio per formare un duar intorno ad uno spazio centrale – tenda conica di pelli (lapponi) d)Le capanne degli agricoltori sedentari. Dai ripari rudimentali si passa alla capanna a contorno circolare e poi a quelle quadrangolari. Questo porta alla sedentarizzazione e alla presa di possesso del suolo con la coltivazione. Ciò ha portato alla possibilità di accumulare le eccedenze di cibo per mantenere gli uomini non impiegati nella produzione. Anche la capanna, come la tenda,risale ai primordi della civiltà e corrispondono a 2 generi di vita diversi: la tenda, leggera e facile da montare, risponde alle esigenze di mobilità dei pastori nomadi, la capanna si accompagna alla fissazione degli uomini in un territorio con la pratica agricola. Esistono numerosi tipi di capanna in base alla diversità dell'ambiente: – quella conica e più diffusa è costituita da un'armatura di rami e paletti conficcati a cerchio nel suolo e convergenti in cima – capanna ad alveare: base rotonda e i paletti delle pareti vengono incurvati in cima – capanna cilindrico conica: ha il tetto conico distinto dalla parete perimetrale cilindrica – capanna a pianta quadrangolare, offre il vantaggio di una facile suddivisioni in vani e)Casa, abitazione durevole La casa deriva dalla capanna con l'introduzione di strutture murarie solide e durevoli. In origine fu monocellulare e in seguito si prestò a suddivisioni interne. Le case sono fatte o di legno i con i sassi, come i trulli pugliesi. Le case con le pareti di legno distano le une dalle altre per il pericolo di incendio; a volte anche il tetto è di legno. Le pareti in legno e argilla vengono fatte dove il legname scarseggia. La pietra è fondamentale per le costruzioni, in particolare l'arenaria che è facilmente lavorabile, ma con il tempo si sgretola. Molto utilizzato è il granito. La casa all'inizio fu unicellulare a pianta circolare o quadrangolare. Quella circolare è tipica delle costruzioni in pietra dove manca il legname, come i nuraghi della Sardegna. Successivamente compare il piano superiore, di materiale leggero, con copertura a – l'origine – la forma un elemento fisico importante è l'acqua. Nelle zone collinari e montane hanno una forte influenza le forme di rilievo che portano a distinguere i: – centri di fondovalle – centri di pendio – centri di ripiano o di terrazzo – centri di cocuzzolo – centri di sella – centri di sprone – centri di dorsale. b) Risalire alle origini: la toponomastica In Italia molti centri sono nati nel medioevo, ma parecchi risalgono all'epoca romana. Per la conoscenza delle origini può aiutare la toponomastica. La distribuzione geografica dei nomi delle località rispecchia la delimitazione dei territori occupati da collettività omogenee, con una propria lingua e una propria cultura. c) Varietà delle strutture In genere i villaggi presentano una struttura allungata o ammassata o spazieggiata. La struttura allungata è normalmente connessa ad una strada o ad un corso d'acqua sulle cui rive si allineano le case. La struttura ammassata è tipica dei villaggi difensivi. La struttura spiazzeggiata è un mosaico di appezzamenti recintati nei quali, oltre all'abitazione e al rustico sono compresi piccoli orti e frutteti. d) le funzioni si evolvono la vita del villaggio, è per definizione basata sull’attività agricola; tuttavia una parte della popolazione ricava i suoi fabbisogni da attività ausiliarie, soprattutto artigianali e commerciali. Il villaggio, è in realtà un microcosmo sociale: solidarietà, relazioni di lavoro, rivalità familiari. È un luogo consacrato dal monumento ai caduti per la patria. Nel dopoguerra, la campagna si è trasformata da ambiente sociale a quadro di produzione. Si è aperta la strada ad un cambiamento tecnologico, che ha distrutto la costruzione di paesaggi rurali e di rapporti umani. I fattori principali di questa trasformazione sono: il motore, in sostituzione dell’animale, la chimica, la genetica. L’esito di tutto questo, è una campagna senza uomini , monopolizzata da un piccolo numero di agricoltori conduttori di macchine. Con questi cambiamenti, l’artigianato è scomparso, il commercio si è trasformato ( la figura dell’intermediario locale tra produttori ed acquirenti, ha ceduto il posto al commerciante che spedisce prodotti agricoli ai consumatori lontani o distribuisce alle campagne prodotti industriali. La dispersione di iniziative industriali nelle campagne, è dovuta all’accentramento di fabbriche dalle aree urbane affollate.
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