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Geografie dello sviluppo - una critica globale e locale, Sintesi del corso di Geografia

sintesi del libro Geografie dello sviluppo - una critica globale e locale scritto da Elisa Bignante e Filippo Celata

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 17/10/2023

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Scarica Geografie dello sviluppo - una critica globale e locale e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! CAPITOLO 1 - UNA BREVE INTRO 1.1 LA GEOGRAFIA FRA DESCRIZIONE E SPIEGAZIONE Allo studio della Terra nella sua dimensione prettamente fisica si sostituisce, lo studio del territorio e dei processi sociali ed economici che danno forma alla geografia dei luoghi, Volendo quindi l'enfasi sulle dimensioni politiche e sociali dello spazio geografico. Possiamo Dunque affermare che la differenza fondamentale tra la geografia tradizionale e quella praticata a partire dalla metà del ventesimo secolo sia nel fatto che mentre la prima si occupava soprattutto di rappresentare la distribuzione degli elementi nello spazio, quella odierna è maggiormente interessata a studiare la complessità dei processi che determinano tale distribuzione. Ma cosa significa esattamente studiare la geografia? Per delimitare meglio l'oggetto della disciplina, possiamo tratteggiare alcuni concetti cardine della riflessione geografica, a partire da quello di spazio. Si usa suddividere la geografia in alcune branche distinte: 1. Geografia fisica → considera la geografia come una scienza della Terra, concentrandosi sui problemi fisici che investono la geosfera. 2. Geografia umana → si colloca fra le scienze sociali e si concentra sullo studio dei processi che danno forma alle società umane nello spazio terrestre, focalizzandosi sulle varie componenti umane. 1.2 SPAZIO E RELAZIONI Spazio→ Concetto centrale per la geografia e Innanzitutto lo spazio e, più precisamente, è un comprensione del rapporto fra lo spazio e fenomeni osservati, per esempio i fenomeni economici, quelli culturali o quelli demografici. In questo senso, l'analisi dello spazio avuto tradizionalmente un carattere sistematico riguardante la localizzazione degli oggetti geografici, in particolare la loro collocazione in relazione al sistema di coordinate e la loro distanza reciproca. Questa concettualizzazione dello spazio come sistema le distanze coordinate e localizzazione nota come spazio assoluto. Es: poiché la superficie terrestre è sferica, la sua raffigurazione su un piano implica un processo geometrico di adattamento chiamato proiezione che produce inevitabilmente distorsioni nella dimensione delle aree e delle distanze; poiché esistono vari metodi di proiezione differenti, è possibile produrre mappe anche molto diverse tra loro. si usa distinguere due tipologie di relazioni: - relazioni orizzontali, prendono per i vari oggetti geografici localizzati nei diversi punti dello spazio geografico (merci, denaro, informazioni) - relazioni verticali, riguarda un rapporto agli oggetti geografici e le caratteristiche dei luoghi in cui si localizzano ( relazione tra pratica agricola e caratteristiche del clima del suolo). Lo spazio geografico è costituito da complesso intreccio di relazioni orizzontali e verticali. 1.3 SPAZIO E LUOGO I luoghi sono prodotti ossia costruiti Immaginati, a partire dal rapporto fra spazio e individua: sono gruppi umani a riconoscere determinati spazi come luoghi, a investire di valori culturali e simbolici, in prodotti per il loro sviluppo. 1.5 AMBIENTE La geografia si è largamente occupata del rapporto fra ambiente naturale e attività umana. Oggi tendiamo infatti a enfatizzare relazioni verticali di direzione opposta: in che modo l'umanità influisce sull'ambiente naturale attraverso trasformazioni territoriali, lo sfruttamento del suolo, l'inquinamento. 1.6 AREE E RETI Lo spazio topografico è quello alla base delle rappresentazioni più tradizionali e infettive, E a che fare con una concezione lineare delle distanze, sia essa misurata in chilometri, ore di percorrenza o altro. spazio topografico a Quindi a che fare con la distanza tra i punti e, la proposizione relativa e le aree in cui è possibile ripartire il territorio. 1.7 LA SCALA GEOGRAFICA I fenomeni sono analizzati utilizzando livelli d’osservazione differenti, spesso in relazione reciproca fra loro. La geografia può pertanto utilizzare il proprio linguaggio a livelli di analisi differenti, studiando inoltre le relazioni fra i vari piani di osservazione. Il concetto di scala si riferisca proprio alla strutturazione di più “livelli” nell’organizzazione, nell’esperienza e nella rappresentazione dei fenomeni geografici. Nello specifico, si distinguono due accezioni differenti del termine. La prima si riferisce alla scala “cartografica”, ossia al livello di riduzione sul quale si basa una rappresentazione topografica. Si tratta di un rapporto geometrico fra lo spazio nella rappresentazione e le reali dimensioni dello spazio geografico: una scala 1:50.000 significa che un centimetro sulla carta corrisponde a mezzo chilometro nello spazio reale. Un livello di osservazione molto dettagliato conterrà molte informazioni, a spese però delle dimensioni dell’area considerata, mentre un livello molto generale permetterà di avere un quadro generale, seppur relativamente poco dettagliato. Un differente concetto è la scala “geografica”. Si tratta del livello concettuale utilizzato nell’applicazione degli strumenti dell’analisi geografica, ossia della prospettiva interpretativa considerata; un geografo potrà assumere una prospettiva urbana, regionale, continentale o globale, oppure numerose altre scale intermedie. A scelta di una prospettiva rispetto a un’altra non implicherà solamente la perdita di dettagli in favore della ricostruzione del quadro generale, in quanto esistono fenomeni osservabili solamente a determinare scale geografiche. Anche le scale geografiche sono prodotte dall’azione umana e pertanto soggette a modifiche nell’uso e nel significato: l’utilizzo della scala nazionale per descrivere i fenomeni mania quello che precedentemente è stato definito nazionalismo metodologico. Le scale geografiche sono prodotte dalla politica, dall’organizzazione dei poteri, dalla strutturazione dei fenomeni. L’articolazione delle scale geografiche indicata con una serie di aggettivi posti in LA TEORIA DEGLI STADI DELLO SVILUPPO ROSTOW W. Rostow negli anni ‘50 elabora una teoria che diviene l’espressione più forte del progetto sviluppo. Questa condiziona le politiche di aiuto e le strategie realizzate dei PVS fino agli anni ‘70. Per rostow lo sviluppo consiste in un processo lineare a carattere universale che passa attraverso cinque stati: 1. LA SOCIETÀ’ TRADIZIONALE→ società rurale e primitiva 2. LO STADIO PRECEDENTE AL DECOLLO 3. IL DECOLLO→ fase di industrializzazione 4. LA STRADA VERSO LA MATURITÀ’ 5. LA SOCIETÀ’ DEI CONSUMI DI MASSA Secondo Rostow tutte le società umane passano attraverso questi 5 stadi. Il traguardo finale Che porta allo sviluppo coincide con il capitalismo industriale maturo ( La società dei consumi di massa). Pensando allo sviluppo dei paesi del terzo mondo, Rostow utilizza questo modello teorico, orientando anche le strategie operative in quei contesti. Per promuovere lo sviluppo era necessario: - eliminare ogni traccia della cultura tradizionale - incrementare la produttività agricola e costruire una moderna infrastruttura industriale; sviluppare una nuova mentalità imprenditoriale ( pane del decollo che rostow ipotizza potersi verificare in 10 anni) - avviare il processo di industrializzazione ( accumulazione di capitale, introduzione della tecnologia moderna) - promuovere il consolidamento Modello puramente descrittivo statico con una grande dose di etnocentrismo, modelo violento. IL PROGETTO SVILUPPO: IL CONTESTO INTERNAZIONALE Il perseguimento della crescita economica Nazionale da parte dei paesi del terzo mondo richiede aiuti internazionali, sia materiali che politico giuridici. Sul piano internazionale, il progetto sviluppo vede come attori principali le potenze occidentali. Gli Stati Uniti poi non a capo di due iniziative volte a ricostruire l'economia mondiale: - il piano Marshall - il programma multilaterale di Bretton Woods IL PIANO MARSHALL Piano di aiuti finanziari gestito dagli Stati uniti alla fine della seconda guerra mondiale finalizzato a stabilizzare il mondo occidentale e promuovere l'espansione del capitalismo. Gli aiuti finanziari erano utilizzati, da un lato, per stabilizzare le popolazioni insoddisfatte a rimettere in moto la crescita economica, dall'altro, per contenere il comunismo, soprattutto in Europa. IL PROGRAMMA MULTILATERALE DI BRETTON WOODS Con gli accordi di Bretton Woods (1944) nascono due organismi internazionali dell'organizzazione delle Nazioni Unite: Banca Mondiale e Fondo Internazionale. I compiti delle nuove agenzie di Bretton Woods erano: stabilizzare le finanze nazionali e rivitalizzare il commercio internazionale, sostenere la crescita economica nazionale mediante finanziamento delle importazioni da parte del Terzo mondo delle tecnologie infrastrutturali nel primo mondo. Espandere le esportazioni di beni primari del terzo mondo per fare incassare la valuta straniera necessaria all'acquisto delle esportazioni provenienti del primo mondo (tecnologia industriale beni di consumo). Quando le ex colonie Divennero stati nazionali indipendenti entreranno a far parte delle relazioni internazionali del progetto sviluppo. Il progetto sviluppo si realizza attraverso la costituzione di nuovi rapporti di dipendenza o fra paesi del terzo mondo e occidente. le necessità di risorse del terzo mondo furono affrontati attraverso la dipendenza della finanza e della tecnologia del primo mondo. inizia il processo di indebitamento dei paesi del Sud del mondo. LA TEORIA DELLA DIPENDENCIA La Teoria della Dipendenza economica è una teoria che inizia a prendere le distanze dalla modernizzazione. perchè non si identifica con il modello di sviluppo con la crescita economica.e non vuole accettare la definizione di sottosviluppo inteso come ritardo. ORIGINI teoria nasce all’inizio degli anni 60 in America Latina, dal contributo di studiosi sociali e statunitensi in Argentina e in Brasile. La Dependencia rimarrà un orientamento dominante per tutti gli anni 70. L'aspetto più importante dell’america latina è la forte critica che si fa all’assetto economico alla teoria della modernizzazione. → questa teoria è importante perché introduce le cause del sottosviluppo, bisogna andare ad analizzare le cause che hanno determinato questo paese sottosviluppato. Nel momento in cui identifico una presenza di un sottosviluppo l’accento deve essere posto sulle cause. Nessuno nell’ambito della teorie della modernizzazione si era fermato sulle cause,. IL SOTTOSVILUPPO L’argomentazione della Dependencia è in un certo qual modo specularmente opposta a quella della modernizzazione. I teorici della Dependencia analizzano le cause del sottosviluppo dei paesi del Terzo mondo.Essi ritengono che le cause dello sviluppo non siano endogene e non risiedono nell’arretratezza delle strutture sociali e istituzionali. nuove teorie dello sviluppo parte II Le nuove teorie dello sviluppo prendono la distanza da tutte quelle accezioni e anche da postulati propri del progetti sviluppo, e quindi introducono una serie di nuove teorie e prendono distanza dal paradigma della modernizzazione e dal concetto di sviluppo come solo sviluppo economico. C’è un motivo se negli anni 70 nascono queste nuove teorie: si riconosce il pieno fallimento di tutte quelle politiche di aiuti nei paesi in via di sviluppo che avevano avuto come riferimento il progetto sviluppo, e quindi l’idea che lo sviluppo fosse non altro che la mera crescita economica e quindi che bisognasse attuare in questi paesi un percorso di imitazioni del modello di sviluppo capitalistico-industriale dei paesi occidentali. BASIC NEEDS L’approccio di Basic Human Needs fa parte delle teorizzazioni e strategie cosiddette correttive alla visione economicistica dello sviluppo. Si riscontra in questo ambito la necessità di ripensare lo sviluppo, non associandolo alla pura e mera crescita economica ma cercando soluzioni che siano armonizzabili con le esigenze reali delle popolazioni. L'approccio BN parte dal presupposto che gli esseri umani hanno dei bisogni basilari da soddisfare. Essa si pone il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione più povera e dunque costituisce in qualche modo una risposta pragmatica al problema della povertà. L'approccio della modernizzazione non era stato capace di risolvere il problema della povertà. Accanto all'idea di crescita comincia a farsi valere quella di redistribuzione di reddito minimo. La novità del dibattito sui bisogni di base, realizzato nella metà degli anni settanta, è stata la distinzione tra crescita economica e soddisfazione dei bisogni ( Dove per bisogno si intende: uno stato di necessità, la mancanza di qualcosa che genera uno stato di privazione). Come dovevano agire le politiche orientate al basic needs? Le modalità attuative di questo approccio teorico sono: - la redistribuzione dei redditi - la fornitura dei servizi sociali essenziali alle famiglie più indigenti e povere - la messa a punto di piani di investimento per incrementare la produzione di beni da destinare al consumo interno. progresso che sono peculiari a ciascun caso particolare, e l'adattamento all'ambiente vi gioca un ruolo importante.” Livelli APS (Aiuto Pubblico allo Sviluppo) 1) Programma: serie coordinata di differenti azioni (progetti) dove l'obiettivo, il budget e le scadenze sono chiaramente definiti. Può essere costituito da un insieme di progetti con caratteristiche simili e orientati al perseguimento di un obiettivo comune. 2) Progetto: insieme non divisibile di operazioni da effettuarsi in tempi definiti e con risorse prestabilite che produce flussi durevoli di benefici a favore di un ben definito gruppo destinatario (target group). I progetti, tra loro coordinati, possono costituire programmi. CAPITOLO 4 - POPOLAZIONE, MOBILITA’ E CULTURA 4.1 INTRO Gli effetti delle migrazioni in termini economici, politici e culturali possono essere molteplici: ferma lo hanno per esempio di rimessi in questi badanti sull'economia del paese d'origine? è ancora, cosa comporta da un punto di vista sociale e culturale il fatto che queste donne si allontanano dal proprio nucleo familiare? 4.2 LA POPOLAZIONE DEL NOSTRO PIANETA: UN QUADRO DI SQUILIBRI E DISUGUAGLIANZE L’AUMENTO DELLA POPOLAZIONE MONDIALE Per gran parte della storia dell'umanità la crescita della popolazione mondiale rimasta vicino allo Zero. la popolazione mondiale ha iniziato ad aumentare con la rivoluzione agricola e industriale del XVIII secolo e con il declino della mortalità in Europa e Nord America. Tra il 1804 e il 1920 gli abitanti della Terra sono passati da 1 a 2 miliardi, e sono raddoppiati nuovamente nel giro di 55 anni, diventando 4 miliardi nel 1975. Nei prossimi anni aumenterà il numero di persone in età fertile, e queste saranno localizzate soprattutto nei paesi del sud globale, dove i tassi di natalità sono più alti. Va Inoltre tenuto presente che la crescita della popolazione mondiale non è un fenomeno che sono gli stessi caratteri in tutte le aree del pianeta: regioni contraddistinte di natalità, come Africa e Asia, se non contrappongono altri in cui la crescita e deboli addirittura negativa, come nel caso di alcuni paesi europei. NATALITA’ E MORTALITA’ NELLE DIVERSE AREE DEL PAESE Il calcolo della variazione numerica di una popolazione, in un dato lasso di tempo, avviene sommando in saldo naturale (cioè la differenza tra nascita e morte) al saldo migratorio (la differenza tra immigrati e emigrati). Δ popolazione = saldo naturale + saldo migratorio Il tasso di natalità è il rapporto tra il numero delle nascite osservate una popolazione e l'ammontare di questa popolazione. Espressione tasso di natalità indica il tasso generico di natalità annuo, che misura il numero di Nati vivi ogni mille abitanti e in un anno ci dà informazioni sull'andamento delle nascite in una data popolazione. La fertilità, oltre a essere influenzata da fattori di carattere politico, dipende da dinamiche culturali sociali ed economiche. Diversi studi hanno evidenziato per esempio come la povertà, che molto spesso correlata un grado di istruzione più basso, comporti una più elevata natalità per una pluralità di ragioni: - le donne sono meno libere di esprimersi circa le scelte di pianificazione familiare, - si sposano molto giovani aumentando così il periodo di fertilità riproduttiva - fanno minor uso di pratiche contraccettive. - In situazioni di povertà Inoltre i figli rappresentano spesso un investimento economico. LA TRANSIZIONE DEMOGRAFICA L'andamento dei tassi di mortalità e natalità cercano di spiegare dalle variazioni e il modello della transizione demografica, che analizza il tasso di crescita naturale. Una transizione demografica è, in termini generali, un processo di passaggio da una situazione di equilibrio caratterizzata da alti e bassi di natalità e mortalità, a una situazione di equilibrio caratterizzata da natalità e mortalità entrambi molto bassi. Il modello della transizione demografica individua 4 fasi: 1. La prima fase della transizione è caratterizzata come detto da una bassa speranza di vita (intorno ai 30-40 anni) e da alti tassi di natalità e di mortalità. Ciò fa sì che la crescita della popolazione sia minima o comunque poco significativa. 2. La terza fase → prima espansione o prima transizione: la mortalità inizia a diminuire grazie a un miglioramento delle condizioni di vita, legate in particolar modo a miglioramenti nell'alimentazione, nella qualità dell'ambiente di vita e della Salute. non ci dente di fame, per sé ed epidemia diminuisce. Allo stesso tempo, il tasso di natalità continua a rimanere dei Marta perché la tendenza a fare più o meno figli ha radici nella cultura di una società e quindi si modifica più lentamente. 3. La terza fase è caratterizzata da una diminuzione del tasso di crescita naturale della popolazione. fattori tra cui le innovazioni tecnologiche nel settore agricolo e industriale, il miglioramento del sistema e di educazione e della legislazione A tutela del lavoro minorile portano a una diminuzione del valore sociale ed economico della prole. 4. Nella quarta fase la transizione demografica può dirsi completata: il tasso di mortalità raggiunge il livello più basso e poi che la fertilità continua stabilmente a diminuire, il tasso di crescita della popolazione si attesta su livelli bassi. Ciò corrisponde a un generale aumento degli standard di vita del livello di istruzione femminile. POPOLAZIONE E RISORSE Più della metà degli abitanti del nostro pianeta vive in Asia, con il significativo contributo dato dalla popolazione di Cina e India, mentre appena un decimo della popolazione mondiale è localizzato in Africa. ➔ L'ineguale distribuzione della popolazione la forte concentrazione demografica che si trovano a dover sopportare determinate aree mettono alla prova la capacità di carico di territori e la possibilità di fornire risorse adeguate alla popolazione insediata senza compromettere le caratteristiche fisiche, ambientali e socio culturale dei territori, e chiamano in causa il rapporto tra popolazione e risorse. L’AUMENTO DELLA POPOLAZIONE E LA FINITEZZA DELLE RISORSE I tassi di crescita della popolazione è la densità abitativa di alcune aree della terra pongono una serie di questioni circa la capacità di carico del nostro pianeta il rapporto di risorse necessarie ( cibo e acqua in primis) per garantire il sostentamento di tutti punto sulle relazioni tra tasso di crescita della popolazione disponibilità di risorse naturali si è sviluppato un dibattito scientifico ampio e Serrato, durato secoli, tuttora vivace. Una delle prime teorie è quella, piuttosto nota, di Thomas Malthus. Malthus evidenziò come l'offerta di cibo cresca in proporzione aritmetica, e quindi in maniera costante e lineare. Diversamente, la popolazione cresce in maniera esponenziale: anche quando il numero di figli per famiglia rimane invariato, nel tempo ci saranno comunque più persone ad avere figli. L'esito di questi differenti tassi di crescita e la previsione delle risorse naturali non saranno prima o poi sufficienti per sfamare la popolazione. Una prospettiva differente, e con una visione assolutamente più positiva, circa l'evoluzione della relazione tra popolazioni, ambiente risorse è proposta dall'economista Ester Boserup nel suo noto lavoro pubblicato nel 1965. Boserup evidenzia che, se i tassi di crescita della popolazione non sono troppo rapidi, le persone nel tempo svilupperanno strategie di coltivazione in grado di aumentare la produttività del terreno e le rese agricole senza incorrere in una degradazione significativa delle risorse. In questo senso di accrescimento della popolazione rappresenta la causa e non l'effetto dei mutati metodi di coltivazione e quindi dell’accresciuta fertilità. LA MOBILITA’ DELLE POPOLAZIONI Un ulteriore fattore che influenza il cambiamento demografico è la mobilità delle persone, cioè gli spostamenti degli abitanti della terra da un luogo all'altro. IL TURISMO: UNA FORMA DI MOBILITA’ TEMPORANEA Nel corso del Novecento si diffonde il gusto per spostamenti Alla scoperta di luoghi e un numero crescente di persone invece tempo e denaro nel turismo, facendo diverse esperienze un bisogno, un desiderio, una fonte di appagamento, status e piacere. I nostri viaggi contribuiscono a costruire la nostra geografia degli affetti, dei ricordi, delle esperienze. viaggiare significa creare rapporti con altri spazi, costruire un proprio senso del luogo in ambienti diversi e anche rileggere ripensare il rapporto con i luoghi qui viviamo abitualmente. Piuttosto indagato riguardo il ruolo del turismo come motore di trasformazione territoriale e l'impatto che può avere sull'ambiente e sulle società. Possiamo altresì verificarsi danni ambientali dovuti al degrado diretto di risorse naturali esposte a un turismo aggressivo in zone sensibili dal punto di vista mentale. un'attività turistica e non adeguatamente contenuta dalle amministrazioni locali può produrre degrado del suolo, inquinamento e distruzione degli ecosistemi locali. Ecoturismo, turismo sostenibile, turismo responsabile rappresentano i tentativi di dare risposta a questo problematiche e di sperimentare i sentieri alternativi e maggiormente Attenti alla sostenibilità dei luoghi e al carattere e alla qualità e rapporti che si strutturano tra i turista e il territorio. L'idea è di fare del turismo lo strumento per diffondere conoscenze su temi e questioni socio ambientali ed economiche, favorendo l'interazione del Turista con i contenuti colturali che Per Marshall le imprese possono rimanere piccole ed essere altamente specializzati competitive, ma solo nella misura in cui intessono con altre imprese una fitta rete di relazioni dirette e indirette che sono possibili solo in particolari aree che ospitano in gran numero di imprese tra di loro collegate. in queste aree la divisione tecnica del lavoro e quindi la specializzazione interna che osservabili all'interno delle grandi imprese, può essere costituita da una specializzazione, per così dire, esterna→ una divisione sociale del lavoro tra tante imprese autonome ma che partecipano allo stesso processo produttivo, svolgendo ciascuna una particolare mansione. Le economie esterne di scala non dipendono dalle caratteristiche delle imprese, né dalla loro dimensione, ma dal luogo dove questi si localizzano. Le economie di urbanizzazione sono vantaggi connessi ai benefici reciproci di cui attività economiche diverse possono godere per il solo fatto di essere localizzati in un luogo denso di imprese, attività, infrastrutture e, informazioni, e quindi tipicamente in una grande città. L'impresa che si localizza nei pressi di una città economicamente sviluppate dovrà sicuramente scontare è più alti costi dei terreni, di servizio del lavoro, ma avrà anche vantaggi nei quali potrà usufruire più o meno liberamente→ alcuni di questi implicano dei veri e propri risparmi di costo: es. riduzione dei costi di trasporto… Se l'economia di urbanizzazione consentono di spiegare l'attendente la numerazione industriale, allo sviluppo squilibrato è la stessa esistenza delle città, economie di localizzazione aiutano a comprendere un altro fenomeno fondamentale: la specializzazione regionale. Perché diverse aree del mondo sono specializzate solo in alcuni settori produttivi e non altri? Tale problema può essere analizzato da un punto di vista microeconomico: perché imprese simili tendono a localizzarsi uno vicino alle altre? I vantaggi della prossimità tra attività analoghe possono derivare da connessioni dirette e connessioni indiretti o non di mercato: lo scambio di informazioni conoscenze, lo sviluppo di relazioni interpersonali e, la realizzazione di schemi complessi e specifici che richiedono necessariamente un contatto personale faccia a faccia. Atmosfera industriale = Con questo termine Marshall indicava l'insieme degli elementi difficilmente osservabili che, in alcuni contesti industriali specializzati particolarmente dinamici, facilitano l'innovazione è il trasferimento tecnologico, può promuovono l'imprenditorialità e la competitività. Località oggi spesso indicate con il termine cluster. CAPITOLO 6 - SVILUPPO LOCALE, CLUSTER, SISTEMI REGIONALI E INNOVAZIONE 6.1 LA TRANSIZIONE POST-FORDISTA 6.1.1 LA CRISI DELL’INDUSTRIA FORDISTA Per comprendere il complesso di trasformazioni particolarmente rilevanti bisogna prendere in considerazione un aspetto particolare: Il cambiamento profondo dei modelli di organizzazione industriali e delle logiche localizzative delle imprese del rapporto tra questo è il territorio. ricordiamo cosa è fordimo-taylorismo: Fordismo-taylorismo→ Per migliorare l'efficienza produttiva e poter quindi produrre la massima quantità al minimo costo, l'organizzazione delle Fabbriche doveva consentire di semplificare e velocizzare al massimo le operazioni lavorative attraverso la meccanizzazione del ciclo produttivo e la specializzazione dei lavoratori ( Charlie Chaplin). ● Questo tipo di produzione in serie si è diffuso anche a molti altri tipi di produzione è ha caratterizzato fortemente lo sviluppo del sistema industriale e nella lunga fase, denominata Appunto fordismo. Gli elementi caratteristici di questo modello industriale erano la produzione di beni standardizzati a basso costo, destinati al consumo di massa, e gigantismo industriale. CLUSTER: Conosciuto anche come un cluster industriale o competitivo, cluster è un termine usato per descrivere una posizione geografica che ospita un numero significativo di imprese che sono tutte interconnesse in qualche modo. Un gruppo di questo tipo includerà spesso diverse società che offrono beni e servizi simili, fornitori che forniscono materie prime e altri elementi essenziali a tali società e possibilmente anche istituzioni correlate come college o università che offrono corsi di studio relativi al settore associato a tali aziende. Lo sviluppo del cluster può avvenire per una serie di motivi, tra cui alcuni esempi quali agevolazioni fiscali, accesso alle risorse o ai centri di trasporto o una ricca offerta di lavoro. (nominare Marshall) (Cluster tecnologico Silicon valley) Distretto industriale = agglomerazione spaziale di molte imprese piccole e indipendenti Cluster = agglomerato spaziale di molto piccole imprese organizzate intorno a imprese leader più grandi che hanno una rete di fornitori gestita da relazioni gerarchiche 6.1.2 TRANSIZIONE POST-FORDISTA E SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE Il modello fordista di produzione è andato incontro a una progressiva perdita di complessità. Al loro interno le imprese fordiste avevano un'organizzazione estremamente rigida. Questo aumentava i costi organizzativi e di coordinamento→ implicava problemi di controllo. La concorrenza a livello globale si associa un tasso di innovazioni e di sviluppo sempre più rapido. Si trasformano i modelli di consumo che riguardano sempre di più bene non necessari. Le crisi economiche del 1973 e del 1979 comportano l'aumento del prezzo del petrolio e quindi di tutte le materie prime → Questo contribuì ad amplificare i problemi strutturali preesistenti. L'impresa fordista si caratterizza per un'elevata integrazione verticale all'interno della propria filiera produttiva da tenersi attraverso il controllo diretto di tutte le attività. La rigidità interna delle imprese fordiste e il contesto esterno portano le imprese a restringere la gamma delle funzioni svolte al proprio interno riducendo la dimensione degli impianti. ● Fasi della produzione che non sono strettamente funzionali vengono esternalizzate presso imprese fornitrici di più piccole dimensioni. ● Le imprese fornitrici sono in concorrenza tra di loro e maggiormente specializzate. Poi si incentiva e consente loro di produrre meglio ha un costo inferiore. ● L'impresa madre può adattarsi alle mutevoli esigenze dei mercati e può perfino cambiare completamente la propria produzione senza effettuare costosi disinvestimenti. In termini legislativi le imprese più piccole non devono sottostare a tutte le regolamentazioni che sono imposte alle imprese più grandi. Queste trasformazioni includono il trasferimento all'estero di porzioni crescenti della produzione e della automatizzazione ulteriore di processi produttivi. I medesimi fattori di crisi danno luogo a sistemi di produzione che si organizzano secondo due modelli: 1. Da una parte sorgono grandi imprese globali e reti di produzione disperse. Finisce quindi l'epoca del gigantismo industriale e dei mega stabilimenti e inizia l'epoca delle grandi Corporation transnazionali. Nascono imprese In molti casi perfino più grandi ma disperse su pluralità in siti produttivi. Le economie interne rimangono fondamentali 2. Dall'altro lato si è assistito a un fenomeno per certi versi più sorprendente, l'emergere di sistemi locali, secondo il modello dei Cluster o del distretto industriale. si tratta di reti di imprese medio-piccole, autonome, localizzate e che partecipano collettivamente il medesimo processo produttivo e speciale indennizzo si ciascuna un particolare fase. Il distretto industriale è l'espressione maggiormente paradigmatica della transizione un post fordista. Le grandi imprese sono sempre più frammentate e decentrate mentre le piccole imprese sono sempre più in relazione fra di loro. L'obiettivo di questa innovazione è appunto quello di accrescere congiuntamente la flessibilità produttiva è il grado di specializzazione per ridurre i costi di produzione. 6.2 I SISTEMI LOCALI DI PRODUZIONE 6.2.1 I DISTRETTI INDUSTRIALI MARSHALLIANI E LA TERZA ITALIA In Italia l'interesse dei distretti industriali è ancora maggiore perché essi sono particolarmente diffusi. È qui che ci sono stati per la prima volta analizzati. Marshall introdusse il termine Distretto industriale = È un sistema di produzione locale composto da un numero elevato di imprese piccole e indipendenti. Sono caratterizzati da uno stretto coordinamento una forte interazione, orientati sulla specializzazione e sulla flessibilità. La suddivisione del ciclo produttivo tra una pluralità di unità produttive separate dimostrava che i medesimi livelli di specializzazione e di efficienza si potevano ottenere non solo classe tecnologici che sorgono più o meno spontaneamente e i tecnopoli i parchi tecnologici che sono appositamente pianificati dai governi centrali. molto noti relativamente di successo sono i programmi francesi e giapponesi degli anni 80- 90 di finanziamento pubblico per la creazione di tecnopoli. quello che caratterizza i Cluster tecnologici, sono a loro interazione. tale interazione può assumere diverse forme punto è noto per esempio come le imprese della Silicon Valley Qual è la Apple, abbiano beneficiato e misura rilevantissima dell'invenzione di altre imprese, semplicemente osservando tante invenzioni nel corso di visite informali. ● La necessità è produrre beni tecnologici per i quali non esiste ancora una domanda di mercato e che hanno un alto contenuto innovativo e sperimentale. ● La competitività rappresenta uno stile essenziale al continuo miglioramento dei profitti e dei processi. ● La competizione incentiva la singola impresa ad essere efficiente. Non è escluso che le relazioni tra le imprese del Cluster prendono la forma di vere e proprie collaborazioni informali o addirittura di rapporti di tipo input-output di fornitura o subfornitura. I Cluster Tecnologici Nazionali sono reti aperte e inclusive formate dai principali soggetti pubblici e privati che operano sul territorio nazionale nella ricerca industriale, nella formazione e nel trasferimento tecnologico: imprese, università, istituzioni pubbliche e private di ricerca, incubatori di start-up e altri soggetti attivi nel campo dell’innovazione. Ciascuna aggregazione è focalizzata su uno specifico ambito tecnologico e applicativo ritenuto strategico per il Paese, di cui rappresenta l’interlocutore più autorevole per competenze, conoscenze, strutture, reti e potenzialità. INNOVAZIONE E TERRITORIO: CONOSCENZA TACITA E CONTATTI FACCIA A FACCIA Lo sviluppo in un luogo non dipende dalle attività che esso contiene e nemmeno dal livello delle tecnologie usate. Lo sviluppo di un luogo dipende dal patrimonio di conoscenze, capacità e creatività delle persone che lo abitano. La conoscenza in altre parole è un bene pubblico locale. Le conoscenze codificabili e quelle non codificabili. L’apprendimento richiede una qualche forma di interazione che può essere diretta o indiretta. Per imparare a usare un qualsiasi strumento o tecnologia possiamo avere a disposizione un libretto di istruzioni o possiamo chiedere a qualcuno. Nel primo caso si parla di conoscenze codificabili che possono cioè essere tradotte in un linguaggio chiaro e sintetico. Esistono però conoscenze non codificabili di tipo tacito e contestuale. La loro trasmissione implica l’interazione diretta con chi le possiede. In alcuni casi chi utilizza un determinato strumento non è neanche in grado di esprimere verbalmente il complesso di conoscenze che gli consente di farlo. -Possiamo conoscere più di quello che riusciamo a dire. -La conoscenza incorporata nel soggetto che conosce e che può trasmettere con pienezza questa conoscenza soltanto attraverso un'interazione diretta. Le conoscenze non codificabili sono invece informazioni complesse, multidimensionali, che si possono apprendere facendo oppure osservando. Londra e New York concentrano una quota incredibilmente alta delle imprese finanziarie non tanto perché queste città ospitano le più grandi borse mondiali ma perché qui è possibile accedere a informazioni essenziali. LA PROSPETTIVA EVOLUTIVA: CICLO DI VITA, PATH DEPENDENCY E RESILIENZA Il modo più semplice è pensare che qualsiasi prodotto, tecnologia, organizzazione o cluster abbiano un proprio ciclo di vita caratterizzato da fasi di espansione, maturazione e declino. L’importanza del territorio e le logiche localizzative delle imprese sono profondamente diverse in ciascuna di queste fasi. 1. Nella fase iniziale la produzione avviene su piccola scala e ha alti costi e ampi margini di profitto. Le imprese innovative si localizzano per questo in regioni dinamiche. 2. Nella fase successiva della maturità le tecnologie saranno relativamente più semplici. Aumenterà quindi la concorrenza e diminuirà il prezzo del prodotto. Si aggiungeranno le esportazioni all’estero. Il prodotto è infatti maturo, le tecnologie facilmente imitabili e la concorrenza sarà quindi molto accesa. 3. L’impresa decide di trasferire interamente la produzione all’estero in paesi con costi più bassi. Lo sviluppo economico è un processo di distruzione creativa che prende avvio da innovazioni radicali e si manifesta con l’introduzione sul mercato di un insieme di nuovi prodotti e i nuovi modi di produrre. -Il soggetto chiave dell’innovazione è l’imprenditore. -La standardizzazione è l’esito della concorrenza tra imprese e della necessità di abbassare il costo del lavoro. Il ruolo del territorio è passivo. -Imprese e territori cercano da una parte di adattarsi al mutamento delle condizioni esterne di tipo tecnologico o di mercato ma d’altra parte tendono a riprodurre nel tempo determinati modi di fare e di pensare che possono ritardare l’adattamento dinamico. Essenziale in tempi di crisi è per esempio la capacità di individuare nuove specializzazioni e riorientare completamente la base produttiva locale per rispondere alle mutate condizioni esterne. -Un concetto di derivazione ecologica che ha avuto recentemente una notevole fortuna è quello di resilienza. Essa designa la capacità del sistema locale di rispondere a shock esterni di vario tipo che vanno dai disastri naturali alle recessioni economiche, ristabilendo le precedenti condizioni. LOCALE O GLOBALE? LE PROSSIMITA’ RELAZIONALI Le relazioni locali sono invece spesso considerate intrinsecamente benefiche. Una possibile via di uscita è sostituire la regione con la nozione di rete. L’economia globale ha evidentemente escogitato dispositivi come le telecomunicazioni, i sistemi di mobilità, il commercio internazionale e le stesse imprese che consentono di stabilire e di gestire relazioni a distanza e sfruttare allo stesso tempo le diversità geografiche. Le prossimità relazionali possono essere di vario tipo: - la vicinanza fisica è solo una delle soluzioni possibili. - Molto importante è per esempio la prossimità organizzativa che è tipica delle singole imprese. - Le reti economiche sono tenute insieme in definitiva non solo dalle logiche astratte dell’economia globale ma da relazioni che sono sempre localizzate e che tuttavia non implicano necessariamente la prossimità spaziale. CAPITOLO 7 - RETI ECONOMICHE TRANSNAZIONALI E GOVERNANCE GLOBALE 7.1 LE IMPRESE TRANSNAZIONALI 7.1.1 GLOBALIZZAZIONE E INTERNAZIONALIZZAZIONE PRODUTTIVA Il termine globalizzazione è in uso dalla metà degli anni 80 del secolo scorso. Esso sottintende cambiamenti di tipo tecnologico, economico, produttivo e politico. Un ruolo fondamentale è svolto dall’internazionalizzazione delle imprese. Tali attività possono essere di 3 tipologie: - commerciali - finanziarie - di produzione L’internazionalizzazione finanziaria e quella produttiva consistono nella realizzazione di investimenti all’estero. ● La diffusione della moderna impresa multinazionale può essere fatta risalire al periodo coloniale, durante il quale diverse imprese europee stabilirono all’estero attività per l’estrazione di materie prime. → Imprese di questo tipo sono oggi definite multinazionali di prima generazione. ● Nel secondo dopoguerra l’internazionalizzazione produttiva è stata dominata dalle cosiddette multinazionali di seconda generazione → effettuano investimenti diretti orizzontali replicando all’estero le stesse unità produttive presenti nel paese di origine. In questo modo è possibile per esempio ridurre i costi di trasporto. Un caso esemplare è rappresentato dalla Coca cola che può localizzare stabilimenti pressoché identici. La figura che segue rappresenta invece il sistema produttivo della nutella, bene strettamente associato all’immagine del made in Italy ma la cui catena di produzione è dispersa su 5 continenti: cinque paesi forniscono le materie prime e 9 stabilimenti produttivi e commercializzata in 75 paesi. Si tratta di investimenti diretti verticali che richiedono la scomposizione del ciclo produttivo in differenti fasi. La diffusione di investimenti di questo tipo all'opera di multinazionali cosiddette di quarta generazione richiede tre condizioni principali: - In primo luogo la diffusione di modalità post fordiste . - In secondo luogo miglioramenti tecnologici che abbassano i costi di trasporto e di comunicazioni. - In terzo luogo la riduzione delle barriere tariffarie che limitano le importazioni e le esportazioni. I MODELLI ORGANIZZATIVI DELLE MULTINAZIONALI E LE LORO IMPLICAZIONI GEOGRAFICHE Ci sono due tipi principali di IDE = investimenti diretti esteri: - Orizzontale: un'azienda espande le sue operazioni nazionali in un paese straniero. In questo caso l'azienda svolge le stesse attività ma in un Paese estero. Ad esempio, - Dal consiglio dei governatori. Le sue funzioni sono tuttavia in gran parte delegate al consiglio esecutivo. Infime il direttore operativo. Il FMI utilizza un capitale messo a disposizione dai paesi membri. Gli stati uniti e il gruppo dei principali paesi dell’UE detengono di fatto il potere di veto. Il ruolo più noto del FMI di riferisce alla ristrutturazione del debito estero dei paesi del sud del mondo , e alla formulazione dei cosiddette piani di aggiustamento strutturale. Questi piani si sono rivelati spesso fallimentari . per valutare l’entità dell’indebitamento si usa osservare il rapporto fra il PIL e il debito. Tuttavia s tratta di un parametro di difficile interpretazione in quanto alcuni dei paesi economicamente più potenti al mondo sono caratterizzati da livelli di indebitamento altissimi. LA BANCA MONDIALE La Banca Mondiale comprende due istituzioni internazionali: la Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo e l'Agenzia internazionale per lo sviluppo, che si sono prefisse l'obiettivo di lottare contro la povertà e organizzare aiuti e finanziamenti agli stati in difficoltà. La sede della Banca mondiale è a Washington e il suo presidente è eletto per cinque anni dal consiglio di amministrazione della Banca. La Banca mondiale fa parte delle agenzie specializzate delle Nazioni Unite. a Banca mondiale è stata creata principalmente per aiutare Europa e Giappone nella loro ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale, ma con il movimento della decolonizzazione degli anni sessanta, i paesi da finanziare aumentarono, occupandosi quindi dello sviluppo economico dei paesi dell'Africa, dell'Asia e dell'America Latina. Inizialmente la Banca mondiale ha finanziato principalmente grandi infrastrutture (centrali elettriche, autostrade, aeroporti), ma con il recupero economico di Giappone ed Europa, la Banca Mondiale si è concentrata sui paesi in via di sviluppo. Dal 1990 si è occupata anche dei paesi post-comunisti. GLI ACCORDI DI GATT Il commercio internazionale avrebbe dovuto originariamente essere disciplinato dalla Carta dell’Avana, firmata il 24 marzo del 1948, la quale prevedeva l’istituzione dell’International trade organization (ITO). Tale Organizzazione avrebbe dovuto costituire, con il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale, un sistema giuridico organico per la regolamentazione delle relazioni economiche internazionali postbelliche. La Carta dell’Avana, tuttavia, non entrò mai in vigore, a causa, principalmente, del venir meno del sostegno statunitense, rendendo di fatto l’Accordo generale sulle tariffe e il commercio (General agreement on tariffs and trade, GATT) l’unico strumento di disciplina giuridica multilaterale della cooperazione commerciale tra gli Stati nel secondo dopoguerra. Il GATT, firmato a Ginevra nell’ ottobre del 1947, era il frutto di negoziati paralleli avviati, su iniziativa degli Stati Uniti, dagli Stati partecipanti alla Conferenza dell’Avana per una riduzione degli ostacoli al commercio internazionale. Nel gennaio 1995 nacque la World Trade organization (WTO), un nuovo organismo sovranazionale preposto alla regolazione del Commercio globale e vennero ratificati di tre accordi: -GATT (General Trade on tariffs and Trade) → accordo generale sulle tariffe doganali e commercio -GATS ( General agreement on Trade in Service) → accordo generale sul commercio dei servizi -TRIPS ( Trade-related aspects of intellectual property Rights) → relativo alla tutela legale dei diritti di proprietà intellettuale Le differenze tra GATT e WTO non solo solamente formali: il WTO è un organismo riconosciuto da quasi tutti i paesi del mondo, dotato di poteri nelle risoluzione delle controversie internazionali con la possibilità di infliggere sanzione. Inoltre, il WTO non regola soltanto gli scambi di beni industriali, ma anche di prodotti agricoli e di servizi, intervenendo come detto anche in materia di difesa della proprietà intellettuale. L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO L’organizzazione mondiale del commercio (WTO) costituisce il massimo organismo in materia do commercio internazionale. A differenza del precedente general agreement on tariffs and trade, il WTO presenta una vera e propria struttura istituzionale divenendo un organismo internazionale con sede a Ginevra. L’obiettivo generale del WTO è quello di portare avanti il progetto liberalista di abolizione, di riduzione,delle barriere tariffarie al commercio internazionale. Questo obiettivo è guidato da tre principi generali: -liberalizzazione: sono proibite le restrizioni alle importazioni -non discriminazione: le politiche commerciali non possono variare nei confronti di paesi differenti -nazione più favorita: è una specificazione del principio della non discriminazione. Ogni riduzione di un dazio accordata a un paese, come detto, deve essere concessa anche a tutti gli altri. Le funzioni del WTO sono le seguenti: -favorire l’attuazione, l’amministrazione e il funzionamento degli accordi del GATT -fornire un contesto nel cui ambito si possono svolgere negoziati -amministrare l’intesa sulle norme e sulle procedure -il WTO può cooperare con il fondo monetario internazionale con al banca mondiale e con le agenzie ad essa affiliate. Le due funzioni principali del WTO possono dunque essere identificate da un lato nel ruolo di forum negoziale per la discussione della normativa del commercio internazionale, dall’altro lato come organismo per la risoluzione delle dispute internazionali sul commercio. Molte delle decisioni prese in ambito WTO sono prese secondo meccanismo del consenso: tale criterio non prevede l’unanimità delle decisioni ma che nessun paese membro consideri una decisione talmente inaccettabile da porre obiezioni formali. CAPITOLO 8 - LA CENTRALITA’ URBANA E LE RELAZIONI CON GLI SPAZI RURALI GLI SPAZI URBANI E RURALI E LA GEOGRAFIA DELLO SVILUPPO Nel 2008 il numero di coloro che vivono in città ha superato nel mondo il numero di chi abita in campagna. L’urbanizzazione ha progressivamente sostituito l’industrializzazione come strumento privilegiato di accumulazione. Le città sono da sempre un fondamentale dispositivo di territorializzazione dello spazio geografico. Tali processi di territorializzazione determinano un particolare rapporto tra le città e il suo intorno rurale dal qualche essa attinge risorse. Un’analoga forza è giocata dalle città più grandi nei confronti di quelle piccole in particolare nei paesi del sud si trovano le città a più forte crescita. CENTRALITA’, STRUTTURA URBANA E SUB URBANIZZAZIONE La città si definisce tale e si distingue dal proprio intorno in quanto caratterizzato da un tessuto insediativo continuo e per l’elevata densità di abitazioni, servizi e persone. ● Si possono distinguere modello di struttura urbana di tipo deduttivo→ si cerca di dedurre un possibile struttura urbana. I modelli sono di tipo esclusivamente deduttivo, la logica di base è che i diversi usi del suolo competono tra di loro per una localizzazione il più possibile centrale. ● I restanti modelli sono solo parzialmente deduttivi→ La struttura di tali città viene ricondotta al processo storico di espansione urbana. L’area centrale, il central business district, è occupata da funzioni amministrative, tipiche delle varie downtown. I gruppi sociali a più alto reddito occupano aree via via più periferiche: 1. in primo luogo perché prediligono modelli abilitativi differenti. 2. In secondo luogo perché le zone residenziali centrali non sono affatto attrattive e sono spesso degradate. Le nuove generazioni di immigrati sono costrette a localizzarsi nei pressi del centro. In alcuni casi tali gruppi di immigrati si concentrano in specifici quartieri mono etnici come le varie little italy o chinatown. 3. I gruppi a più alto reddito tendono quindi ad allontanarsi dal centro. Alla logica monocentrica di tali modelli si contrappone la logica policentrica che è tipica della città a nuclei multipli. In tutti i casi una tendenza di fondo è la formazione di quartieri omogenei dal punto di vista residenziale e funzionale. Alcuni gruppi sociali tendono infatti a concentrarsi in specifici quartieri per ricercare il capitale di relazioni sociali da cui sono esclusi. Le affinità economiche e soprattutto etniche favoriscono la collaborazione,la fiducia,la condivisione. La pianificazione urbana ha promosso con forza negli ultimi anni lo sviluppo di città policentriche e delle cosiddette città compatte. Lo sprawl è inoltre tipico di molte città nel sud del mondo,localizzazioni più periferiche meno congestionate e più verdi. I fenomeni di gentrification sono particolari gruppi sociali a medio alto reddito che invadono quartieri centrali degradati perché attratti dagli ampi spazi disponibili dai bassi prezzi e dalle opportunità, i processi di gentrification sono stati per la prima volta osservati negli Stati Uniti. CENTRALITA’, GERARCHIE URBANE E RETI DI CITTA’ E’ del tutto intuitivo che le città più grandi abbiano un’importanza maggiore di quelle più piccole. Ma da cosa deriva tale importanza? Riferimento imprescindibile è la teoria delle località centrali di Christaller. Si tratta di un modello tipicamente deduttivo che cerca di prevedere in astratto l’organizzazione di una rete di città. 1. In primo luogo essa non dipende dalla mera dimensione della città. La stessa dimensione della città deriva dall’importanza di ciascun centro. La produzione è innanzitutto immateriale e consiste nell’erogazione di una prestazione.
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