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Geopolitica delle rotte migratorie, Sbobinature di Sociologia delle Migrazioni

Riassunto del libro geopolitica delle rotte migratorie - prof. Parlato

Tipologia: Sbobinature

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Scarica Geopolitica delle rotte migratorie e più Sbobinature in PDF di Sociologia delle Migrazioni solo su Docsity! GEOPOLITICA DELLE ROTTE MIGRATORIE §1 Teorie geografiche delle migrazioni Il 1975 segna convenzionalmente l’inizio della storia dell’Italia come paese non più soltanto di emigrazione ma anche di immigrazione. In quell’anno a fronte di 93mila espatriati, i rimpatriati furono 123mila. Ernst Ravenstein, pioniere degli studi sull’immigrazione in EU, formulò una serie di legge delle migrazioni. La prima riguarda l’analisi delle migrazioni a catena che si dirigevano verso i centri commerciali e industriali. La seconda concerne la constatazione che a ciascun flusso di migranti corrisponde un flusso di ritorno o inverso, peraltro a una distanza temporale variabile. Lo stabilirsi di una relazione migratoria tra i luoghi può stimolare la mobilità di altre persone, nate sul posto o provenienti da località del tutto diverse. Friedrich Ratzel, fondatore della “Geografia Politica”: le società hanno modo di svilupparsi in un certo ambiente, sfruttano un luogo, necessitano di suolo, di spazio e cercano limiti. Secondo Ratzel sono più propensi a migrare i popoli la cui cultura, secondo la sua definizione, si trova ai più bassi gradini. Le ragioni possono essere la necessità di maggiore spazio, la necessità di più risorse per la sopravvivenza, la possibilità di coltivare in modo intensivo nuovi spazi. Everett Lee, il processo migratorio si può scomporre in quattro fattori: i primi due sono relativi all’area di origine e a quella di destinazione. Sono fattori molto diversi in quanto l’ambiente di origine è noto, quello di destinazione non lo è e spesso viene considerato con eccessivo ottimismo. La mancanza di informazioni a livello individuale è sempre notevole e per quanto la migrazione dovrebbe essere il risultato di un confronto tra vantaggi e svantaggi associati con l’origine e la festinazione, questo confronto è approssimativo. Terzo fattore è quello costituito dagli ostacoli, quali le distanze, le barriere naturali ed i confini. Componente finale è una serie di fattori soggettivi di difficile valutazione, che comprendono un gran numero di variabili, come l’intelligenza e la razionalità individuale, la percezione e lo stadio del ciclo vitale. Modelli di tipo markoviano (stocastici), descrivono l’evoluzione di una popolazione sul territorio nel tempo e trovano il loro momento fondamentale in una matrice di transizione contenente le probabilità di spostamento in un intervallo di tempo determinato, da un’area di residenza a possibili aree di destinazione. Nota la distribuzione iniziale della popolazione per aree, in base all’ipotesi di invarianza nel tempo delle probabilità di transizione è possibile valutare l’assetto finale conseguito dopo un certo numero di intervalli temporali. Questo modello si rivela descrittivo, privo di capacità esplicativa o previsiva. Pierre-Jean Thumerelle, distingue i modelli: • Stocastici: misurano la probabilità di migrare a seconda delle condizioni presenti • Spaziali/geografici: tengono conto del ruolo che la distanza ha nelle dinamiche migratorie, perché crescendo fa diminuire i contatti e l’informazione e fa salire i costi, condizionando così gli spostamenti. Modelli gravitazionali, si fondano sull’assunto che il flusso migratorio tra due regioni sua funzione di tre variabili: 1. Attrazione dell’area di destinazione 2. Repulsione e/o dimensionamento caratterizzanti l’area di provenienza 3. Distanza dal luogo di destinazione intesa in termini fisici, economici o sociali. Michael Lipton, teoria dei push-pull factor, il fenomeno migratorio è il risultato di fattori di espulsione e di attrazione che alimentano il flusso di individui tra aree geografiche caratterizzate da un diverso livello di sviluppo politico-istituzionale, sociale ed economico. Le analisi migratorie testimoniano che gli emigrati appartengono in genere a grippi sociali relativamente meno poveri e con doti psicofisiche superiori alla media. Non rappresentano l’esatta proiezione dell’intera società di origine perché non i più qualificati, gli ambiziosi, gli energici che cercano occasioni di successo nel paese da loro scelto e così facendo corrono rischi. Una volta conosciuto direttamente un dato spazio di emigrazione, l’immigrato trasmetterò agli altri la sua conoscenza e la sua scelta, dando inizio ad un effetto di richiamo o al contrario di dissuasione. Di qui l’importanza della teoria sulle reti migratorie definibili come complessi di legami interpersonali che collegano migranti, migranti precedenti e non migranti nelle aree di origile e di destinazione attraverso i vincoli di parentela, amicizia e comunanza di origine. I processi di modernizzazione sono storicamente coincisi con quelli di urbanizzazione e di conseguenza con l’aumento dell’emigrazione. Transnazionalismo lo spazio geografico delle migrazioni è più fluido. Il transmigrante collega due poli del movimento migratorio mantenendo relazioni sociali, affettive o strumentali attraverso i confini. Il fulcro di questa teoria è che grazie alla diminuzione dei costi dei trasporti e delle comunicazioni, è aumentata la possibilità per un cospicuo numero di persone, di vivere una vita duale, parlando due lingue, avendo casa in due paesi diversi, e conducendo una vita intessuta di continui e regolari contatti attraverso i confini nazionali. Una variante del transnazionalismo è quella dello studio delle diaspore: James Clifford, sei tratti caratteristici delle diaspore • Distaccate da un centro originario e insediate in almeno due luoghi periferici • Mantengono una visione o un mito della madrepatria • Ritengono di non essere pienamente accettate dal paese che le ospita • Vedono la terra degli antenati come luogo di un eventuale ritorno • Si preoccupano del mantenimento o della restaurazione della madrepatria • Hanno una coscienza e una solidarietà di gruppo in maniera rilevante della persistenza della relazione con la patria. emigrazione e diaspora hanno significati profondamente diversi. l’Italia ha avuta l’emigrazione ma gli italiano all’estero non costituiscono una diaspora perché essi tendono naturalmente a fondersi nel melting pot dei paesi di accoglienza. §2 La ricerca geografica sulla mobilità è interessata ai percorsi delle migrazioni, cioè agli itinerari fisici, le vie di comunicazione, cui si intrecciano i percorsi socio-professionali. L’immigrazione del 21° secolo si avvale delle nuove tecnologie di informazione e di innovativi strumenti digitali. Gli itinerari che oggi gli immigrati provenienti da paesi terzi seguono per entrare in Europa sono almeno tre: 1. Itinerario legale: ottenere il permesso di soggiorno per lavoro o il visto turistico o quando si riconosce il diritto di ingresso temporaneo o il diritto al ricongiungimento. 2. Itinerario clandestino via terra: si sviluppa nelle zone meno sorvegliate attraverso varchi conosciuti dai passeur e con i trasporti merci, che non si riesce a controllare adeguatamente. 3. Itinerario clandestino via mare: da piccoli porti e attracchi, o da navi-appoggio, usa vere e proprie carrette o gommoni, con frequente rischio di naufragio. L’itinerario clandestino via mare con la primavera araba del 2011 ha registrato numeri senza precedenti (le proteste nelle piazze arabe che hanno portato alla caduta di regini ultra-decennali, come quello di Mubarack in Egitto e Ben Alì in Tunisia, ma soprattutto Gheddafi in Libia, hanno nei confronti degli immigrati economici provenienti dall’Africa sub-sahariana, soprattutto dalla Nigeria, Senegal e Mali, da impiegare nel comparto petrolifero. Uno scenario mutato nell’ottobre 2011 con la caduta, dopo 42 anni di assoluto potere, del regime di Gheddafi. Da quel momento la Libia si è progressivamente trasformata in un porto franco per i trafficanti internazionali di essere umani. Criminalità organizzata e rotte migratorie verso la Libia Per capire come i trafficker approfittano del non governo in Libia è utile tenere conto anche delle principali rotte migratorie che dall’Africa centro-meridionale portano nei porti libici. 5 rotte migratorie via terra che dall’Africa subsahariana portano al nostro paese. Tutte attraversano il Sahara, molte passano da Agadez, cittadina nel cuore del Niger, prima di arrivare sul territorio libico: 1. OCCIDENTALE-OVEST: percorsa da proveniente dall’Africa Occidentale e Centrale che dopo aver raggiunto importanti città di transito in Mali e in Niger, raggiungono l’Algeria passando per Tamanrasset. Il passaggio in Libia avviene attraverso le città in prossimità del confine che unisce Algeria, Tunisia e Libia. 2. OCCIDENTALE-EST: trafficata dai provenienti da Senegal, Gambia, Guinea, Costa d’Avorio, che solitamente percorrono come prima tappa il trafitto che dalla madrepatria li porta in Mali per poi raggiungere il Niger dove inizia un tratto di rotta nel deserto chiamato la strada verso l’inferno, che conduce in Libia dove si sosta nell’attesa di essere trasferiti nei principali porti di partenza poco lontano da Tripoli. 3. ORIENTALE-OVEST: percorsa da poche persone dal Corno d’Africa che scelgono di raggiungere la Libia attraverso il Sudan e Ciad. 4. ORIENTALE-CENTRO: percorsa da immigrati e richiedenti asilo proveniente dal Corno d’Africa che passadno dal Sudan o dall’Etiopia per raggiungere la Libia, una volta lì la maggior parte attende di essere trasferito verso Nord dove una minoranza prova ad imbarcarsi verso l’Italia attraverso il porto di Bengasi e una maggioranza attraverso porti ad ovest di Tripoli. 5. ORIENTALE-EST: la meno trafficata. Percorsa da poche persone dal Corno d’Africa che preferiscono passare per l’Egitto per imbarcarsi al porto di Alessandria verso l’Italia. È la rotta più lunga e pericolosa. L’organizzazione internazionale delle migrazioni riceve in media 500 richieste di aiuto a settimana. A prescindere dalla rotta, dal paese di origine e di destinazione, i candidati all’immigrazione dall’Africa subsahariana devono salvo rare eccezioni, fare i conti con il racket dei trafficanti di essere umani. Sono loro a decidere tempi, modi e costi di un viaggio mai semplice. §3 Il 90% degli immigrati che arrivano in Europa, si affidano alla criminalità organizzata per la logistica e il viaggio. Il network dei trafficanti di esseri umani copre oltre cento paesi in cui sono presenti responsabili e fiancheggiatori di quello che oggi è uno dei più remunerativi business internazionali. I viaggi via terra si svolgono di regola con mezzi pubblici o privati. Nella maggior parte dei casi, i trafficanti, per non essere rintracciati dalle forze di polizia usano veicoli registrati in un paese diverso da quello di residenza di chi lo guida. Nei viaggi via mare il mezzo di trasporto più utilizzato è il gommone, sul quale viene imbarcato un numero medio di 30/40 passeggeri. Spesso i trafficanti non accompagnano i loro clienti fino a destinazione, li forniscono di informazioni riguardo la rotta prima di partire. Il viaggio aereo avviene grazie a un collaudato sistema di produzione e distribuzione di documenti di identità falsi che sono venduti o affittati agli immigrati anche per una singola tappa del viaggio per restituirli con l’aiuto di intermediari una volta raggiunta la meta. Da un punto di vista geografico, le vie del traffico di esseri umani coincidono con quelle che consentono il trasporto di droghe, armi, medicine e qualsiasi altro genere di prodotti illegali. In questo spazio operano bande e gruppi criminali che cooperano mettendo reciprocamente a disposizione servizi e basi logistiche, veri e propri attori geografici. Il fulcro dell’attività criminale che si svolge in questa via dell’immigrazione illegale verso l’Europa è l’hawala: il trasferimento. Un soggetto interessato a spostare denaro tra due luoghi distanti consegna la somma di denaro a un primo hawaladar, cioè uno dei garanti dell’hawala. Questa persona fornisce una parola in codice al cliente, il quale la riferirà alla persona che ritirerà i suoi soldi. Il primo hawaladar si mette poi in contatto con un secondo hawaladar suo socio, che si trova vicino a un punto dove andranno ritirati i soldi. A quel punto in qualsiasi momento il beneficiario del trasferimento può raggiungere il secondo hawaladar, dargli la parola d’ordine e ritirare il suo denaro. Oppure il cliente stesso può chiamare il secondo hawaladar e sbloccare la transazione per una terza persona, ad esempio il trafficante di esseri umani. L’hawala è un sistema di trasferimento informale in cui i privati si accordano con altri privati. Questo sistema è anche utile per transazioni che non vengono effettuate dall’immigrato che compie il viaggio ma dai suoi parenti o conoscenti che vivono in patria o soprattutto che sono già emigrati nel paese di destinazione. La Libia è una delle tappe principali per arrivare in Italia. Uno degli snodi cruciali per gli immigrati e i richiedenti asilo dall’africa occidentale arrivano in Niger a bordo di autobus di linea nel momento in cui entrano in territorio nigeriano sono sotto la giurisdizione dei trafficanti di esseri umani, vendono rinchiusi in centri di raccolta e transito (ghetto) ciascuno dei quali è gestito da agenti che conoscono il territorio perché hanno generalmente un passato professionale nel settore turistico. La distribuzione dei nuovi arrivati nei ghetti avviene sulla base dell’etnia e del paese di origine. Quando il numero di ospiti è sufficiente a riempire un camion fuoristrada il ghetto boss chiama un autista per prelevare e caricare un gruppo di immigrati sul proprio mezzo e trasportarli oltre confine in Libia. Il ghetto boss è la figura apicale di questa organizzazione criminale, detiene uno o più ghetti, due tipologie di veicoli ed è responsabile della logistica e dell’apparato finanziario necessario per alimentare l’intero network dell’illegalità. Si avvale di cacciatori di clienti che operano nella stazione di bus in Niger (Agadez) per indirizzare i nuovi arrivati, soprattutto quelli che prima di partire non avevano instaurato un contratto con i trafficanti verso il ghetto di riferimento. A fare da apripista ai convogli carichi di immigrati che dal Niger viaggiano verso la Libia sono i fixer, di solito Tuareg in moto da cross esperti conoscitori del deserto ai quali spetta anche il delicato ruolo di comprare con le tangenti il via livera dei militari governativi nei check point che si incontrano lungo la tratta. Nella tratta Agadez-Libia, i principali responsabili operativi del trasporto e della logistica degli immigrati sono Tuareg, Tebu e appartenenti a piccole tribù arabe del deserto che conoscono molto bene il Sahara e sono capaci di garantire al network di trafficanti di esseri umani assistenza e supporto in un vasto spazio geografico che va oltre i confini statali. Rotta di transito dall’Africa occidentale attraverso il Mali: il modus operandi dei trafficanti di esseri umani in Mali è simile ma più cruento di quello che avviene in Niger. In questa area operano e si sovrappongono gruppi politici, militari, tribali e criminali spesso in concorrenza fra loro. Qui gli immigrati più che altrove sono vittime di violenza e sfruttamento. Rotta di transito dall’Corno d’Africa attraverso il Ciad e Sudan: prima del 2016, gli spostamenti degli immigrati avvenivano con in Mali e Niger, dopo il 2016, parte degli immigrati provenienti dal Corno d’Africa, ha preferito andare in Egitto per poi raggiungere l’Italia. Spiegazioni di questo fenomeno sono che la tipologia di immigrati è in maggioranza cristiana quindi l’affermazione dell’ISIS in Libia è un forte deterrente; molti eritrei e somali per evitare di essere respinti dalle autorità del Cairo hanno chiesto asilo in Egitto; molti somali hanno svelto la tratta del Mediterraneo orientale. §4 L’evoluzione del web ha creato uno spazio sociale deterritorializzato che agevola la comunicazione tra la comunità di immigrati geograficamente dispersi in ogni parte del globo. social media: veri e propri ponti di comunicazione, personali e professionali. mantenimento del network personale. riattivazione del network personale. spazio informativo open source. §5 Geopolitica della Tunisia: dopo la primavera araba e la caduta del regime di Ben Ali, la Tunisia è diventato il paese dal quale proviene in assoluto il maggior numero di foreign fighters, cioè soldati mercenari che hanno combattuto sotto la bandiera dell’ISIS. Tra la fine del 20 e l’inizio del 21 secolo, la Tunisia è stato il più importante centro di origine e transito dei movimenti di popolazione verso il nostro paese. È per queste ragioni che dal 1998 Roma e Tunisi hanno cooperato pe il rimpatrio più efficace delle frontiere marittime. A tal fine sono stai firmati quattro accordi bilaterali. L’Italia in cambio di un supporto contro l’immigrazione illegale, ha stanziato ingenti risorse finanziarie per il rilancio dell’economia di Tunisi. I programmi di assistenza allo sviluppo destinati al governo tunisino vengono tradizionalmente concordati e approvati da una Commissione bilaterale che si riunisce ogni tre anni, stabilendo di volta in volta il programma per il triennio. Dal 2011 con le complicazioni legate alla primavera araba le relazioni italiane con parte degli stati del Maghreb si sono inclinate. Gli addetti al business dell’immigrazione illegale e al traffico degli esseri umani hanno approfittato dell’instabilità politica tunisina per rilanciare la tratta Tunisia-Lampedusa. §6 Legge Turco-Napolitano 1988 – disciplinava la materia di immigrazione in Italia. Allo straniero venivano riconosciuti i diritti fondamentali della persona e in particolare, per i regolari, erano previsti tutti i diritti riconosciuti agli italiani, con parità di trattamento in materia di tutela giurisdizionale, nei rapporti con la pubblica amministrazione e nell’accesso ai pubblici servizi. Veniva fissato il sistema delle quote per i lavoratori immigrati, con un decreto che fissava un tetto massimo annuale. modifica alla legge Turco-Napolitano il 30 luglio 2002, legge Bossi-Fini Nel tempo modifiche migliorative o restrittive fino alle ultime (2018/19) con Salvini (restrittiva)nel fenomeno dell’accoglienza. Una legislazione che intende disciplinare il fenomeno dell’immigrazione clandestina deve prevedere regole e conseguenze della violazione delle regole stesse. Originariamnete non era prevista la sanzione penale per i migranti clandestini, vengono integratek con la legge Bossi-Fini. Di fronte alla più grave emergenza profughi dal secondo dopoguerra ad oggi, l’Italia è l’unico paese UE privo di una legge organica sull’asilo. Questa anomalia politico-giuridica ha viziato tempo, modi e qualità del sistema di accoglienza dei rifugiati nel nostro paese e anche la geografia e la distribuzione sul territorio nazionale dei centri a essi riservati. Il sistema di accoglienza in Italia è gestito dal ministero dell’interno in raccordo con le regioni e con gli enti locali. Esso impiega sia le strutture governative nella fase di prima accoglienza sia le strutture del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, gestite dagli enti locali, finalizzate alla seconda accoglienza. Parallelamente, per far fronte alla crescita degli arrivi in mare, all’inizio del 2014 sono stati istituiti i centri di accoglienza straordinaria. In assenza di una legge organica in materia, il percorso dell’accoglienza è definito principalmente dal decreto legislativo 142 del 2015 che ha recepito la Direttivo 33/2013. All’arrivo i migranti sono canalizzati negli
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