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La Fenomenologia dello Spirito di Hegel: Lo Spirito e la Storia, Appunti di Filosofia

Nella fenomenologia dello spirito, hegel presenta la filosofia come l'assoluto in sviluppo storico. Egli descrive lo sviluppo della storia cosmica del mondo, dalla antichità greca alla modernità, e la consciazza di sé stessa dello spirito. Lo spirito diventa consapevole di sé attraverso l'umanità, che costituisce l'autocoscienza universale. Hegel distingue due piani dell'analisi: lo sviluppo dello spirito nella storia e la coscienza che lo ripercorre. Il rapporto servitù-signoria è un simbolo della ragione, che agisce per imporre le proprie esigenze morali al mondo. La ragione esaminatrice delle leggi riconosce la moralità già realizzata nel mondo.

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 21/12/2023

martina-bellisai
martina-bellisai 🇮🇹

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Scarica La Fenomenologia dello Spirito di Hegel: Lo Spirito e la Storia e più Appunti in PDF di Filosofia solo su Docsity! Hegel Vita Vive tra il 1770 ed il 1831. In questi anni ci sono: la rivoluzione francese (ne sosterrà gli ideali e sarà un fan di Napoleone, “lo spirito del mondo a cavallo • concentrato in un solo uomo”) la rivoluzione industriale • Studia filosofia e teologia assieme a Shelling. Il primo scritto sarà la Differenza tra il sistema filosofico di Fichte e il sistema filosofico di Shelling. Per molti anni farà il precettore (educatore privato nelle famiglie nobili), finché muore il padre che gli lascia una grande eredità, per cui si dedicherà alle sue opere, fino ad arrivare all’università, fino a quella di Berlino, dove imporrà la dittatura del suo pensiero in Europa. Le sue opere più importanti, sono: La fenomenologia dello spirito • La scienza della logica • Diverse opere che vengono comprese nell’ Enciclopedia delle scienze filosofiche • Alla fine della sua vita, i suoi fedeli studenti, raccoglieranno molti suoi scritti (appunti per lezioni), dando vita a diverse opere. L’anno scorso hanno scoperto un altro malloppo di suoi appunti che sono da decifrare. Il «cattivo infinito» di Fichte Fichte pone le premesse per una filosofia dell’infinito, ma il suo resta un cattivo infinito. Nella dinamica fra io e non-io il limite che l’io di Fichte si pone viene rimosso e allontanato all’infinito, ma mai completamente superato. La cui coincidenza tra essere e dover essere, possibile e necessaria, di fatto non si realizza mai. La dialettica fichtiana, l’aspetto della sua filosofia maggiormente apprezzato da Hegel, insufficiente e illusoria, si svolge tra due termini dei quali uno, il non-io, deve essere semplicemente rimosso. Manca quindi un momento di sintesi, inteso come arricchimento della tesi mediante l’antitesi. L’ «Assoluto indifferenziato» di Schelling Nel sistema di Schelling viene meno invece la dinamica del negativo, per cui l’Assoluto, inteso come unità di finito e infinito, risulta indifferenziato, rendendo incomprensibile il passaggio al finito. A Schelling, Hegel riconosce il merito di aver definito l’Assoluto come identità di soggetto e oggetto gli rimprovera di non aver colto questa identità come il risultato di un processo da ricostruire nei diversi momenti del proprio sviluppo. L’idealismo assoluto di Hegel Nella Fenomenologia dello spirito, Hegel parte dal presupposto che la filosofia è l’assoluto stesso nel suo sviluppo storico, quindi ogni sistema filosofico è insieme il completamento e il superamento di quelli che lo hanno preceduto. I suoi punti di riferimento sono Fichte e Shelling, i cui sistemi definisce idealismo soggettivo e idealismo oggettivo, considerando il proprio, come sintesi di entrambi, idealismo assoluto. I limiti del Romanticismo La prefazione della fenomenologia dello spirito può essere considerata come il distacco definitivo di Hegel dal romanticismo. Egli infatti non può condividere il modo conoscitivo del romanticismo perché è fondato sull’intuizione e sul sentimento invece che sulla ragione e sulle sue complesse articolazioni. La funzione di concetto Il limite maggiore del romanticismo è di non aver saputo riconoscere l’importanza della funzione del concetto, ovvero che l’assoluto venga intuito ma non concepito. “Concepire” l’assoluto significa coglierne lo sviluppo. Questo svolgimento può essere colto soltanto soltanto con la ragione ed è il processo attraverso cui l’assoluto si riconosce in quanto tale nel mondo. L’irrazionalismo romantico, la pretesa di giungere all’assoluto di slancio grazie all’intuizione o alla fede, senza di percorrerne nel cammino preclude la conoscenza dell’assoluto stesso. I presupposti della filosofia hegeliana L’idea è il punto di partenza della filosofia hegeliana, che dà il nome al movimento a cui il filosofo appartiene. In prima approssimazione può essere intesa come la razionalità del reale: il fatto che il mondo ci appaia come razionale presuppone che esso derivi da una razionalità preesistente, come un progetto che poi si sviluppa, producendo la realtà stessa. Hegel presenta la propria filosofia come un sistema unitario I capisaldi del sistema hegeliano -> chiavi di accesso al suo pensiero Il rapporto finito-infinito 1. Dal punto di vista di Hegel, il finito si risolve nell’infinito: il finito non esiste, perché esiste solo l’idea/ l’assoluto/ l’infinito. Ciò significa dire che gli esseri finito sono manifestazioni momentanee di una realtà infinita assoluta che è molto più grande. [Es. Il filo d’erba non ha peso nella logica del tutto, per cui non esiste in sé ,a l’idea di natura come concetto generale/ universale.] => la dimensione soggettiva non esiste per Hegel: i singoli esseri umani non esistono ma esiste il concetto di essere umano. Prima c’è il concetto di genere umano, che poi ha delle manifestazioni singole, il cui aggregato forma il genere umano. Ma la vera astrazione è l’esistenza singola degli esseri. “L’ infinito è ideale” = il finito è l’attrazione dell’infinito ==> noi non esistiamo La dimensione infinita la possiamo conoscere solo attraverso la realizzazione dell’infinito nei singoli individui, che sono però destinati a finire (transeunti). [Es. La frutta. Prima esiste il concetto di frutta e poi le manifestazioni singole che non hanno senso sono la banana, la mela, l’anguria, ….. (singoli) perché non esistono come realtà in sé. Rispetto all’idea universale di frutta la mela singola ha poco peso.] -> “Il vero è (solo) l’intero” -> gli uomini passano le idee restano Il finito è ideale= non esiste (perché il finito non ha importanza. Ma esiste perché è l’unico modo di esistere del finito). Prima manifestazione generale poi quella del singolo. La dialettica Processo che guida tutto ciò che è in essere (= l’assoluto, la storia del mondo) MOMENTO ASTRATTO-INTELLETTUALE= TESI, perché il finito è un’astrazione (astratto perché ogni 1. tesi è vista nella sua parzialità) Una tesi qualsiasi è un’astrazione in quanto concetto finito (noi siamo esseri finiti). Esempio storico: l’Italia liberale di Giolitti, è una tesi (una ragione che in riferimento alla realtà che determina astrae in momento nella sua parzialità), la tutela dell’individuo all’interno dello Stato. 2. MOMENTO DIALETTICO o NEGATIVO-RAZIONALE= ANTITESI, perché nella dialettica IO/ NON-IO + essere e essere altro, l’antitesi nega la tesi e traduce il conflitto, uno scontro, il contrasto e l’opposizione. Continuo esempio storico: Immediatamente dopo, c’è stato il fascismo (= privazione di tutte le libertà dell’individuo, l’ANTITESI, perché l’individuo non conta niente). Imp. Senza un’opposizione tutto sarebbe statico e niente messo in opposizione 3. MOMENTO SPECULATIVO o POSITIVO-RAZIONALE= SINTESI, (quando ci si arriva c’è sempre stata un’evoluzione spirituale) nuovamente c’è una considerazione razionale. La sintesi riunisce due posizioni (tesi ed antitesi) Continuo esempio storico: la sintesi è la repubblica e valori della costituzione (tutela libertà, valori e principi delle persone). Il fascismo è stato superato ma c’è nelle nostre consapevolezze (in quelle dello spirito) ed è utile per non tornarci su visto che è nelle nostre coscienze. -> La sintesi è una nuova tesi per una nuova triade => Omnis ….. = ogni affermazione contiene in sé già dialetticamente il suo contrario perché è parziale. Aufhebung = togliere, l’opposizione tra tesi e antitesi, e conservare, le verità della tesi e dell’antitesi e della loro lotta, ma si tolgono le loro opposizioni. È la riaffermazione potenziata dell’affermazione iniziale, ottenuta attraverso la negazione della negazione. -> Rappresenta la negazione della negazione => nel senso di negazione dell’opposizione Hegel rappresenta una novità, il fatto che nessuna realtà di nessun momento è mai definitiva ma andrà sempre verso il suo superamento. Hegel era ottimista: la ragione si evolverà sempre grazie ad uno spirito che evolverà in positivo ==> es. Se consideriamo il bocciolo, il fiore e il frutto come realtà individuali, ognuno è diverso dagli altri e da essi distinto; anzi, ognuno di queste realtà si afferma negando l’altra: il bocciolo deve scomparire perché possa nascere il fiore, questo deve dissolversi perché il frutto si affermi e si sviluppi Dialettica- il vero è l’intero La realtà della pianta, come quella di ogni altro essere, è la totalità dei suoi momenti (il bocciolo, il fiore, il frutto,…), dall’altro ogni singolo momento nega se stesso e solo così può affermarsi nella sua totalità. Questa dinamica, fondamento della concezione dialettica, caratterizza ogni esistenza particolare e l’assoluto stesso. Come per Schelling, anche per Hegel, il vero è il tutto, l’intero, e non la parte => è la pianta a essere la realtà concreta e provvista di significato, non i diversi momenti, ciascuno parziale e unilaterale Per Hegel il rapporto parte-tutto e di venire dialettico, per cui il la totalità è l’insieme stesso delle parti nel processo che le comprende in un intero. Il “ vero” “ è l’intero” e l’assoluto può essere inteso solo come risultato di un processo “ che solo alla fine è ciò che è in verità”. Intendere l’assoluto come risultato vuol dire intenderlo come la totalità dei suoi momenti. -> es. L’espressione “ tutti gli animali” contiene l’intera zoologia. I possibili oggetti della zoologia sono già impliciti in questa proposizione e non potremo ampliare minimamente l’ambito definito da “ tutti gli animali animali” Con questo esempio la pretesa dei romantici si può dire che era quella di “intuire” l’assoluto, ovvero di coglierlo in modo immediato. Ma non si capisce l’zoologia intuendo “ tutti gli animali”, ma conoscendoli uno a uno, cioè su base analitico-razionale. Se intraprendiamo lo studio di una singola specie neghiamo però la totalità “ tutti gli animali” per introdurre la particolarità, una mediazione. Fluidificare il sapere comune L’intento di Hegel è quello di rendere di nuovo fluido quello che nella coscienza comune è ormai cristallizzato, per riscoprire dentro di noi il processo storico che ha prodotto l’insieme delle acquisizioni diventate patrimonio comune dell’umanità. Attraverso l’analisi della propria coscienza quindi ognuno può diventare consapevole di questo patrimonio implicito e riconoscersi come parte del processo universale che lo ha prodotto. Questa analisi è sviluppata nella Fenomenologia dello spirito. FAI DA 668 A 674 La fenomenologia dello spirito Fenomeno= ciò che appare (conoscenza fenomenica Kant) Fenomenologia= discorso fatto su ciò che appare= la scienza di ciò che appare Tutto ciò che esiste è spirito, perché l’assoluto per Hegel è spirito => la fenomenologia dello spirito è la scienza che studia l’apparire dello spirito a se stesso (nella consapevolezza dello spirito di essere tutta la realtà che esiste) Ma che vuol dire? [La ragione singola negli uomini comprende questo processo (post logica)] Hegel descrive lo sviluppo della storia cosmica del mondo, dall’antichità greca alla modernità. La storia che razionalmente si realizza negli eventi storici che caratterizzarono lo spirito dei popoli nel corso della storia, diviene consapevole di sé. Il divenire dell’infinito si vede solo nella storia cosmica di tutti i popoli. {lo spirito realizza se stesso in un processo dialettico. Ciò lo studiamo guardando indietro alla storia cosmica di ciò che è avvenuto. Hegel ci descrive la storia dello spirito, che piano piano diventa consapevole di sé stesso partendo dall’origine della cultura occidentale , fino ad arrivare alla modernità (di Hegel). Quindi segue un processo/ una dimensione DIACRONICA, che si dispiega attraverso la linea temporale. Solo lo spirito esiste e solo lui può divenire consapevole di sé} È la storia romanzata dello spirito che progressivamente diviene sempre più consapevole di se stesso: tutta la realtà è spirito. Nella fenomenologia lo spirito si auto-conosce; nell’enciclopedia … il metodo usato da Hegel è quella della dimensione sincrona di tesi, antitesi e sintesi (dialettica). -la suddivisione in due parti- È divisa in due parti: Coscienza, Autocoscienza e Ragione 1. Spirito, Religione e Sapere Assoluto 2. -i due piani dell’analisi- In quest’opera troviamo un duplice movimento: Sviluppo dello spirito nella storia • Coscienza che lo ripercorrere • La storia fa parte della coscienza e nel ripercorrere dello sviluppo dello spirito la coscienza diviene autocosciente e consapevole di esserne parte. -le “figure”- La storia così vissuta è un cammino tracciato dove tutto è già avvenuto. La coscienza non trova più il divenire fluido dello spirito ma ne riconosce le forme che ha assunto nella storia come figure, realtà anche compongono un disegno unitario, riconoscibile e caratterizzato da una propria individualità. (Rispiega) -la nostalgia dell’infinito- Il primo momento è la nostalgia dell’infinito, identificato con la divinità, ma avvertito dalla coscienza come qualcosa di irraggiungibile. L’esistente è la singola coscienza ha separato da sé la propria essenza => la vita e l’agire appaiono privi di valore di senso -l’incarnazione come risposta insufficiente- Il cristianesimo presenta una speranza di riconciliazione tra Dio e la coscienza attraverso la trinità che comprende il Dio-uomo, ma non segna superamento della scissione, perché Cristo assumendo figura umana costituisce un individualità separata dalla coscienza. La riconciliazione presuppone che la coscienza stessa diventi spirito e questo non può avvenire mediante la discesa dell’intrasmutabile nel finito, ma con l’innalzamento del finito e con il suo farsi spirito. -> (Es. trinità divina= triade dialettica. Il padre si manifesta nel figlio e poi torna all’idea che era già) Le differenze di pensiero, diventano uno spettacolo teatrale senza soluzione. => La coscienza si ritrova ad essere infelice => SINTESI= RAGIONE: queste differenze che frammentano la realtà non sono altro che momenti passeggeri di un infinito che è tutto, di uno spirito assoluto che tutto comprende. Una ragione che consapevole di sé deve farsi spirito. Nella coscienza infelice, si fa riferimento al rapporto che richiama la religione: differenza tra soggetto ed oggetto tra creatura e creatore (infinito e supremo). La sintesi è l’ebraismo: un Dio separato che è trascendente, che punisce, attraverso cui c’è un rapporto di sottomissione; l’antitesi è l’incarnazione di Gesù (cristianesimo). ==> La coscienza infelice non si è accorta di essere tutte le cose (l’infinito) -la ragione- La coscienza supera la religiosità e la vede come scissione e infelicità, trovando nella ragione il principio che è fondamento della realtà, riconoscendo in sé stessa il fondamento del mondo. Si divide in due momenti: La ragione osservativa-> la coscienza individua la razionalità nelle leggi della natura 1. La ragione che agisce-> la ragione cerca di subordinare l’esistente alle proprie esigenze morali, di imporre 2. la propria legge morale al mondo La ragione esaminatrice delle leggi-> la ragione comprende che la realtà è razionale in se stessa sul piano 3. oggettivo e sul piano etico per cui non cerca più di imporre le proprie leggi morali al mondo ma riconosce in esso la moralità già realizzata Per Hegel la realtà non deve essere plasmata dagli uomini sulla base delle loro esigenze morali, come sosteneva Fichte, ma essa è un prodotto della ragione ed è quindi bene in sé. L’uomo deve solo prendere coscienza della razionalità e della finalità presenti nella storia e identificarsi con questo processo universale. => questo non deve pretendere di ricavare da se stesso i principi della morale (Kant), ma deve riconoscerli in quanto già realizzati nella storia e nelle istituzioni umane (l’uomo è lontano dalla natura perché è più vicina allo spirito) Il riconoscimento dell’altro è lo scontro, es. Quando si hanno idee diverse Il singolo/ finito non esiste, ma nel momento in cui riconosciamo l’individualista dobbiamo capire che è momentanea e che conduce ad una dimensione spirituale che accoglie in sé questa individualità, non collettività. Coscienza= determinarsi come persone autonome (= non aver bisogno di nessuno; per Kant nessuno mi da delle leggi) Si aliena= il prodotto tira fuori una parte del servo che ha cominciato ad esistere indipendentemente -> arte: l’ispirazione che arriva all’artista -La filosofia dello spirito- ≠ Fenomenologia dello spirito= romanzo di formazione con impostazione diacronica (sviluppo spirito lungo la storia), è un’opera. È una filosofia trattata nell’enciclopedia delle scienze filosofiche È la conoscenza più difficile perché l’uomo la realizza consapevole del proprio spirito Logica (idea in sé come realtà logico-razionale, si aliena da sé stessa e si realizza in altro; TESI), filosofia della natura (l’altro da sé, rispetto alla dimensione logica; ANTITESI, tutt’altro), filosofia dello spirito (essere consapevoli della realtà razionale-spirituale che tiene in sé la consapevolezza del processo avvenuto; il ritorno avviene grazie agli uomini, le realtà individuali, anche grazie ai filosofi che esercitano il potere razionale) La prima forma in cui lo spirito emerge è l’identità individuale, dell’uomo come coscienza singola. -> p. 684 = il soggetto cosciente con l’insieme delle sue facoltà Il singolo uomo pensa in base alle sue facoltà individuali, e nella sua coscienza emerge lo spirito per essere superato, perché esiste una realtà sovra individuale che traduce nel miglior modo l’essere dello spirito. L’individuo esiste nella logica del tutto (come parte finita) e il tutto è maggiore della somma delle sue parti. -lo spirito soggettivo- antropologia • fenomenologia dello spirito • psicologia • -lo spirito oggettivo- Le istituzioni a cui Hegel fa riferimento sono: Diritto astratto 1. Traduce una dimensione oggettiva, perché le leggi rappresentano casi universali che dovrebbero valere per tutti. È astratto perché riguardano tutti universalmente. Questo si articola in un’ulteriore triade, composta da: proprietà = ogni uomo ha a che fare con gli oggetti del mondo (un non-io in proprietà di un io), quindi ci ◦ si appropria di beni, considerati di proprietà di un singolo. Ma per vantare questo diritto deve esserci il riconoscimento da parte delle altre auto-coscienze. (Il riconoscimento reciproco c’è anche nella dialettica servo-padrone) contratto = L’istituto che propone questo riconoscimento da parte di più soggetti è il contratto: due parti ◦ si accordano su una questione. Esso può andare incontro a delle violazioni (ipotesi dell’illecito) commettendo un reato diritto con il torto = avvenuto il torto/ pena, viene vaiolato lo stato di proprietà, che viene colmato/ ◦ corretto attraverso il sistema della giustizia correttiva, che corregge e punisce [riporta con una punizione specifica verso chi ha commesso il reato (o delitto) e una giustizia per chi l’ha subito]. La pena, per valere davvero, non deve essere solo punitiva, ma introiettata nel colpevole: punisce e forma, accettata come necessaria (dimensione dell’interiorità) -> la moralità diventa l’antitesi del diritto astratto: da dimensione oggettiva a soggettiva 2. Moralità -> la moralità diventa l’antitesi del diritto astratto: da dimensione oggettiva a soggettiva (lotta tra moralità e diritto astratto) {Kant della legge morale diceva che era autonoma e dentro di noi} Questa lotta c’è anche perché l’agire morale può essere anche fuori dalla natura (lotta interna all’autocoscienza). Hegel critica Kant, perché morale kantiana è l’etica dell’intenzione: valuta il proponimento interiore non le conseguenze. Per cui, Hegel decide di operare una sintesi tra le due, nell’eticità 3. Eticità ETOS di un popolo= traduce una dimensione ampia (no = a moralità, singola) Descrive quindi lo spirito del popolo. Si articola in 3 momenti: famiglia (TESI)= è un gruppo ristretto visto come unità spirituale che in virtù di questo gode di una ◦ figura reciproca. Usciti di casa i membri si uniscono alla società civile (= regno della società individualista) società civile (ANTITESI)= regno dello scontro, dove siamo soli con noi stessi ◦ stato (SINTESI)= è l’intero di un gruppo, non più singolo della famiglia ma popolo. Traduce l’ETOS, ◦ spirito di un popolo. Tutte queste istituzioni vengono inglobate l’una dentro l’altra (ogni proiezione spirituale viene inglobata da quella maggiore; i regni stanno uno accanto all’altro non uno dentro l’altro, ma quando si parla della filosofia dello spirito, queste istituzioni stanno una dentro l’altra). Per Locke, lo Stato aveva la funzione di andare contro le esigenze di tutti: lo Stato deve prima tutelare i diritti, libertà personali del singolo individuo (liberalismo). Ma per Hegel non esiste l’individuo ma lo Stato, in quanto non conserva i diritti del singolo. Cronologicamente viene prima l’individuo e poi lo Stato, ma assiologicamente è il contrario perché l’ETOS traduce l’essere di un POPOLO, non del singolo Domanda 2: • -il potere dei molti si risolve nel potere legislativo -Il potere dei pochi (aristocrazia= gov di molti/ oligarchia= gov di pochi) affidato ad un consiglio che governa, esecutivo -Il monarca incarna l’unità dello Stato (gov di 1) *pagina 708 Nel conflitto originario il padrone è disposto a mettere in gioco la sua vita rinunciando ad una dimensione immediata della dimensione naturale che ci impone di curarci e mantenerci in vita (cosa che fa il servo, che pur di salvare la sua vita accetta una condizione di subordinazione). -> auto-consapevolezza di sé non completa Poi avviene quella del servo, che è davvero libero perché lavora per se stesso, il padrone no, ha il servo che plasma il mondo per lui. Gli individui cosmico-storici chi sono? Individui pratici, usati dallo spirito del mondo per mandare avanti la storia. UNITÀ 1 De Luise, Farinetti, Lezioni di storia della filosofia © Zanichelli editore 2010 Lettura 7 Nella parte introduttiva delle Lezioni sulla filosofia della storia Hegel si sofferma a definire quale sia il fine della storia e quali i mezzi e il materiale con cui questo fine viene perseguito. Il fine della storia è la realizzazione dello spirito del mondo in quanto libertà assoluta e consapevole. I mezzi di cui lo spirito del mondo si serve sono gli individui con le loro passioni, i loro bisogni, i loro interessi, pedine inconsapevoli di un disegno superiore, messo in atto da quella che Hegel chiama anche «astuzia della ragione». Il materiale con il quale il fine viene realizzato è lo Stato, in quanto soltanto i popoli che hanno saputo organizzarsi con istituzioni politiche sono entrati nella storia universale: per questo, il processo storico è una successione di spiriti dei popoli, determinazioni particolari dello spirito del mondo, che trovano la loro realizzazione concreta in formazioni statali. Proponiamo alcuni passaggi delle Lezioni sulla filosofia della storia in cui Hegel parla dei due tipi di individui di cui si serve l’«astuzia della ragione»: gli individui che agiscono conformandosi allo spirito del popolo e alla vita dello Stato, al fine di conservarlo, facendo il loro dovere nei ceti in cui sono inseriti; gli individui storici, che si contrappongono allo spirito del popolo cui appartengono, diventando gli strumenti di cui lo spirito del mondo si serve per passare a uno stadio superiore di sviluppo. Questi individui particolari, che inseguono i propri sogni di grandezza sapendo di realizzare qualcosa di grande, sono gli eroi, che spesso concludono tragicamente la loro esistenza, ma permettono il movimento dello spirito del mondo. Per questa scelta antologica ci siamo attenuti all’edizione Lasson- Hoffmeister (1917-1955). G.W.F. Hegel, Lezioni sulla filosofia della storia, trad. di G. Calogero e C. Fatta, vol. I, Firenze, La Nuova Italia, 1975, pp. 84-89; 91-92; 96-98 Il valore degli individui sta […] nel fatto che essi si conformino allo spirito del popolo, che ne siano i rappresentanti, e si siano inseriti in un ceto che svolga gli affari della collettività. Spetta alla libertà intrinseca allo stato assicurare che ciò dipenda dalla volontà dell’individuo, e che non sia una divisione di casta a deter- minare l’occupazione cui egli deve dedicarsi. La moralità dell’individuo consiste allora nell’adempimento dei doveri del suo ceto; e ciò è facile a sapersi, poiché la natura di tali doveri è determinata dal ceto stesso. È noto l’elemento sostanziale, razionale di questo rapporto: è quello espresso in ciò che è appunto chiamato dovere. […]. Ogni individuo ha il suo ceto, il suo stato1; egli sa qual è, in generale, il modo di agire legittimo e onesto […]. Il campo di azione del dovere è costituito dalla vita civile: gli individui hanno assegnata la loro professione e quindi anche il loro dovere; e la loro moralità consiste nel comportarsi in modo conforme ad esso […]. Il valore e la moralità degli individui si misura sulla loro capacita di agire secondi i doveri propri del ceto cui appartiene Georg Wilhelm Friedrich Hegel Individui che conservano, individui che trasformano 1. Sempre nel senso di «ceto» [ Lezione 4]. Georg Wilhelm Friedrich Hegel, Individui che conservano, individui che trasformano HEGEL De Luise, Farinetti, Lezioni di storia della filosofia © Zanichelli editore 2010 UNITÀ 1 5 Lezione Di fronte a questo universale, che deve attuare ogni persona attraverso la cui attività è mantenuta in vita la totalità dell’eticità, esiste un secondo universale, che si manifesta nella grande storia, a causa del quale nasce invece la difficoltà di comportarsi secondo l’eticità stessa [...]. Esso non può cadere nell’ambito della co- munità etica; […] dal momento che una totalità etica2 è qualcosa di limitato, essa ha al di sopra di sé, un universale superiore; e per opera di questo viene scissa in se stessa. Il trapasso da una forma spirituale a un’altra consiste appunto nel fatto che l’universale precedente viene superato dal pensiero che lo pensa come particolare. Questo momento successivo e più alto, che è per così dire il genere immediatamente superiore alla specie precedente, è presente nell’intimo, ma non è giunto ancora a farsi valere; e ciò rende vacillante e scissa la realtà esistente. Nel corso della storia un momento essenziale è costituito dalla conservazione di un popolo, di uno stato, degli aspetti organizzati della sua vita. E l’attività degli individui consiste nel prender parte all’opera collettiva e nel contribuire a farla essere nelle sue forme particolari: è questa la conservazione della vita morale. L’altro momento è invece costituito dal fatto che la sussistenza dello spirito di un popolo, quale esso è, viene spezzata, perché si è esaurita, ha dato tutto ciò che poteva dare; cioè dal fatto che la storia del mondo, lo spirito del mondo, proce- de innanzi. […] Ciò è d’altronde connesso con una degradazione, disgregazione, distruzione del precedente aspetto della realtà, che il suo concetto s’era formato. Questo ha luogo da una parte nell’evoluzione interiore dell’idea, dall’altra questa è anch’essa un prodotto, e sono gl’individui i suoi autori e realizzatori. È appunto qui che nascono le grandi collisioni fra doveri, leggi, diritti sussistenti e riconosciuti, e possibilità che sono opposte a questo sistema e lo danneggiano, anzi ne distruggono la base e la realtà, e che nello stesso tempo hanno un conte- nuto il quale può sembrare anch’esso buono, vantaggioso nel complesso, essen- ziale e necessario. Queste possibilità divengono ora storiche; esse contengono in sé un universale di specie diversa da quello che forma la base del sussistere di un popolo o di uno stato. Questo universale è un momento del produrre dell’idea, un momento della verità che tende e incalza verso se stessa. Ora, sono i grandi individui cosmico-storici che afferrano questo universale supe- riore e ne fanno il loro fine, che traducono in atto quella finalità che è conforme al superiore concetto dello spirito. In quanto tali, essi sono da chiamarsi eroi. Essi attingono il loro fine e la loro missione non dal sistema tranquillo e ordinato, dal consacrato corso delle cose. La loro giustificazione non è nello stato di cose esistente; è un’altra sorgente quella a cui attingono. È lo spirito nascosto, che batte alle porte del presente, che è tuttora sotterraneo, che non è ancora progredito ad esistenza attuale ma che vuole prorompervi: lo spirito per cui il mondo presente non è che un guscio, il quale contiene in sé un nocciolo diverso da quello che converrebbe al guscio. D’altra parte tutto ciò che diverge da quanto sussiste – intenzioni, fini, opinioni, cosiddetti ideali – è parimente diverso dall’esistente. Ad altri individui spetta il compito di rompere la «totalità etica» in cui vivono per aprire la strada a un livello di sviluppo più elevato dello spirito del mondo Il ruolo degli individui conservatori Il ruolo degli individui che spezzano lo spirito di un popolo Con la rottura dello spirito di un popolo si preannuncia il passaggio a una fase più elevata dello spirito del mondo I protagonisti del trapasso: gli individui cosmico-storici, gli eroi Gli eroi attingono il loro fine da qualcosa che non esiste ancora, ma bussa alle porte del presente 2. «Totalità etica» è lo «Stato»: uno Stato è la forma concreta in cui appare un determinato «spirito di un popolo», destina- to a essere superato da un al- tro, una volta che abbia esau- rito la sua funzione storica.
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