Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Gerarchie sociali alla fine del medioevo, Appunti di Storia Medievale

Riassunto capitolo 19 del libro L. Provero, M. Vallerani, Storia medievale, Le Monnier 2016

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 31/03/2020

maila_mainardi
maila_mainardi 🇮🇹

3.8

(29)

52 documenti

1 / 7

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Gerarchie sociali alla fine del medioevo e più Appunti in PDF di Storia Medievale solo su Docsity! GERARCHIE SOCIALI ALLA FINE DEL MEDIOEVO Lo sviluppo delle istituzioni ha messo in luce un processo generale di aristocratizzazione della società. CRISI E RISTRUTTURAZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI NELLE CAMPAGNE Una serie di carestie indebolì le popolazioni urbane fra il 1315 e 1322, le guerre violente e lunghe, come quella dei Cento anni, portarono alla devastazione delle regioni teatro degli scontri e un aumento costante delle tasse. La pressione fiscale colpiva i grandi proprietari e i contadini, si dovette ricorrere al prestito che causò un indebitamento crescente. Un processo che coinvolse signorie laiche ed ecclesiastiche. Anche i bassi prezzi del grano contribuirono ad accentuare la crisi delle campagne, soprattutto in presenza di un rialzo dei prezzi dei capi di vestiario e degli attrezzi. Su questa società indebolita si abbatté l’epidemia della peste del 1348. Colpì duramente città e campagne europee. Arrivata probabilmente da navi provenienti da porti orientali si diffuse rapidamente in Europa dall’Italia alla Germania del Nord. L’alta mortalità era considerata espressione della collera di Dio, che puniva l’umanità per i suoi peccati. Le fonti demografiche e contabili mostravano una diminuzione della popolazione urbane del 40.50% rispetto ai livelli degli anni precedenti alla peste. Nelle campagne la situazione era inoltre complicata da un perverso meccanismo di impoverimento della popolazione causata dai rigidi dispositivi della fiscalità pubblica, urbana, signorile. Le tasse da imporre ai villaggi erano calcolate in base a un numero fisso di abitanti che non teneva conto delle morti e degli abbandoni dovuti al morbo. Gli abitanti rimasti dovevano pagare le tassi per un numero di abitanti non più reale, caricandosi le quote delle persone decedute o immigrate. La peste aggravò gli effetti della crisi. Lungo i secoli centrali del medioevo i rapporti agrari in Europa furono dominati da poche tipologie contrattuali: il livello e l’enfiteusi, due forme di affitto a lungo termine, dai dieci ai ventinove anni, rinnovabili fino a 3 generazioni, o addirittura perpetue. I contadini erano tenuti al pagamento di un canone in natura o in denaro, e a una serie di prestazioni più o meno pesanti secondo l’uso in vigore nei singoli luoghi. Il contadino che usava la terra acquisiva una certa disponibilità della terra stessa anche se non era il proprietario: poteva decidere le colture, subaffittare la terra o anche venderla con il consenso del proprietario. Questo diritto legava il contadino alla terra, ma anche la terra al contadino: difficile sfrattarlo e anche modificare i canoni, esigere il pagamento degli arretrati. Una libertà di azione che si tradusse in una forma di ascesa sociale. Le cose iniziarono a cambiare nel 200, si passò dal canone in denaro al canone in natura, la consegna al proprietario di una parte dei prodotti. I motivi furono diversi: la crescita esponenziale della domanda di beni alimentari nelle città, i mercati cittadini divennero centri di scambio di dimensioni troppo grande per essere soddisfatti dalla miriade di piccoli e medi proprietari. Alla crescente domanda delle città risposero le grandi aziende agrarie, specialmente quelle ecclesiastiche, che iniziarono nel XII un processo di riorganizzazione del patrimonio fondiario, inidirizzando quote crescenti della produzione verso i mercati urbani. Nel corso del 200 nei paesi a più alta densità urbana come l’Italia la proprietà terriera passò di mano e fu acquisita da quel ceto di speculatori attivi nel commercio e nel settore finanziario. I grandi banchieri, i mercanti, gli strati alti del ceto artigianale. Una buona parte di capitali era stata investite nelle campagne. I possessi dei cittadini sopravanzavano di molto quelli delle ville del contado. Gli appezzamenti più grandi, più redditizi appartenevano ai proprietari contadini. Nei territori a prevalente dominio cittadino le proprietà erano meno frammentate, richiedevano cure particolari nella gestione dei cicli produttivi e una diversa organizzazione della forza lavoro. Le zone a prevalenza contadina erano coltivate dai conduttori, ancora in affitto enfiteutico. Il quasi monopolio dell’affitto a lungo termine si frantumò e iniziarono a fiorire contratti ibridi, con rapporti diversi da quelli consuetudinari. La novità era la brevità dei termini di concessione. La riduzione dei termini poteva avere ragioni diverse: ridiscutere l’importo dei canoni, riappropriarsi della disponibilità della terra. In questo modo si liberava il contadino dalla terra, favorendo una maggiore mobilità delle persone, si provocava anche una maggiore precarietà dei rapporti di lavoro. L’aumento delle clausole di miglioria rappresentò un secondo campo di novità: impianto di nuove colture spacializzate, realizzazione di fossati e irrigazione dei terreni, arature ripetute più volte. Interamente a carico dei contadini concessioanri. In Italia le novità più importanti si ebbero nelle zone a forte concentrazione di proprietà cittadina. Prime formulazione del contratto di mezzadria, un affito a breve termine con la divisione a metà dei prodotti tra il proprietario e il contadino. Disegnò un n uoco sistema dei rapporti sociali: condizionava la dimensione delle famiglie e l’insediamento e rifletteva una cultura diversa dallo sfruttamento dei poderi e della manodopera da parte dei nuovi proprietari. Nel corso del 200 aumentarono gli obblighi per il contadino che doveva compartecipare, insieme al proprietario, alla fornitura delle scorte di semi e animali, definire il calendario dei lavori, con l’obbligo di inserire nuove colture. La mezzadria si avviò ad acquisire i caratteri stabili che conservò per tutta l’età moderna e parte di quella contemporanea. L’impegno del mezzadro fu esteso alla residenza obbligatoria nella casa sita al centro del podere, si avvertì la necessità di definire nel contratto anche i compiti dei singoli membri della famiglia, unità produttiva base della mezzadria. Nella letteratura x lungo tempo si esprimeva un’immagine idilliaca di questo sistema, ma in reaaltà non si teneva conto di alcuni fattori: la rendita in lavoro e non solo in pordotti perveniva al padrone in maniera quasi gratuita, i lavori alleati momentanemate ad alcuni esponenti della borghesia mercantile. Le ricolte più importnati furono quelle che saldarono le ribellioni delle campagne con un’agitazione interna alla città. Nelle campagne vicino Parigi l’insicurezza militare e la crisi dei prezzi colpirono lo strato alto dei contadini che si ribellarono contro i loro singori nel luglio del 1358. Il movimento prese il nome di jacquerie e si accaanì contro i piccoli nobili di campagna. Attaccarono i padroni, distrussero le proprietà e bruciarono i castelli. In città i borghesi parigini tentarono il governo popolare diretto da Etienne Marcel, che pensò di poter abbracciare anche questa rivolta, ma la borghesia parigina, quella composta da piccoli e medi proprietari si spaventò dalla violenza contadina e decretò la caduta del governo di Marcel. Questo fu ucciso nei disrodini del luglio 1358. La rivolta inglese del 1381 scoppiò a seguito alla Polltax una tassa da pagare in base al numero delle eprsone. I rivoltosi arrivarono a Londra e furono accolti dal popolo londinese e dal basso clero che li sostenette. Il re fu costretto a trattare concedendo l’abolizione della servitù e altri privilegi, la ricolta vennde domata e il capo venne impiccato. In Italia la rivolta dei Ciompi, lavoratori salariati del tessile, fu complessa. Si chiesero la formazione di nuove Arti minori e uno spazio nel governo. I ciompi riuscirono a formare un governo nel 1378 e si mostrarono ostili ai monti, questo spaventò il resto della città e ci fu una repressione feroce verso gli artigiani più esposti. La partecipazione politica degli artigiani era destinata al fallimento perché metteva pericolosamente a rischio lo Stato e i suoi equilibri sociali. Queste rivolte avevano punti in comune come in meccanismi ingiusti del sitema fiscale, l’utilizzo improprio delle tasse prelevate dallo stato, il valore diminuito della moneta con cui si pagava il salario e il basso potere d’acquisto dei salari. Se insieme ai salati aumentavano anche i prezzi dei beni di prima necessità le condizioni dei lavorati peggioravano. Non esisteva una chiara diostinzione tra poveri e non poveri, esistevano invece condizioni diverse secondo i cicli di vita, se il salatio medio di un operaio non specializzato bastava per un lavoratore celibne, lo stesso salario era insufficente per un lavoratore con famiglia. Inoltre si aggiungevano le variazioni imprevistre. Emerge quindi una condizione di instsbilità continua, di possibile caduta nel mondo della povertà. POVERTA’ E ASSISTENZA Per fronteggiare questa povertà ciclica, le società urbane tardomedievali elaborarono un complesso sistema di aiuti caritatevoli e di assistenza organizzata: ospedali, confraternite, chiese e monasteri. Capire chi erano i poveri meritevoli di assistenza non era cos’ semplice. Nell’etica francescana la rinuncia ai beni era il risultato di una riflessione alta sulla povertà come condizione di privazione raggiunta dopo una decisione interiore di rinuncia al mondo. Nelle fontiera definita come povertà volontaria. Diverso era il caso della povertà involontaria che colpiva gli indigenti di nascita e i mendicanti. Proprio per l’assenza di scelta, non erano molto considerati dal mondo ecclesiastico. Fin dal tardo XII avevano distinto i poveri meritatevoli, grati della carità ricevuta e si impegnavano a trovare un’occupazione dai poveri oziosi che spendevano le elemosine in taverne senza lavorare. Il paccato mortale di cui i poveri immeritevoli si macchiavano er apriprio quello di appropriarsi delle risorse destinate ad altri. Era dunque necessario indirizzare le elemosine verso i veri poveri di Cristo, erano quindi i religiosi a dover amministrare la carità pubblica e organizzata sul piano isitutzionale. La carità fatta dai singoli individui , esibiti come segno di potere era condannata come un atto di vanagloria. La maggioranza di soggetti assistiti che ricevevano l’elemosina erano le donne, come madri di famiglie numerose, come vedove, malate o giovani da sistemare. Le donne erano oggetto anche di altri tipi di assistenza garantita da istituti specializzati per esempio gli ospedali per il parto e le confraternite specializzate nel fornire le doti per le giovani donne povere, al momento del matrimonio questo aveva un significato morale: salvare le giovani della città dal peccato, poiché senza dote non avrebbero trovato marito e sarebbero cadute nella prostituzione. Si assitevano anche i bambininorfani e i neonati abbandonati che furono accolti in ospizi per infanti e mantenuti dalle istituzioni pubbliche. Bisognava far copnvergere tutte le donazioni e le elemosine verso istituti specializzati in opere pie selezionate da religiosi e necessarie a garantire il decoro collettivo della città, si doveva inoltre assistere insiemi di persone scelte in base alla loro capacità di mettere a frutto, sul piano lavorativ e morale, la beneficenza che la collettività aveva concesso. Gli oziosi e i mendicanti non meritavano aiuto. Il modello cristiano dell’assistenza prevedeva due categori virtuose: ricchi generosi e poveri laboriosi. Per molti esponenti laici delle classe agiate aiutare i poveri mettendoli negli ospedali aveva anche un’altra funzione quella di evitare che forme di mendicanti girassero per la città. I poveri potevano essere aiutati, ma non dovevano restare in inattivi. Il criterio dell’utilità entrò nella gestione pubblica dei poveri, favorendo politiche di riutilizzo a basso costo di una forza lavoro altrimenti inattiva. Gli stessi orfanotrofi allevavano i ragazzi per avviarli al lavoro nelle botteghe. Il povero dunque doveva essere spinto a non cadere nell’ozio, a rendersi utile lavorando. I minori francescani insieme ai predicatori, consigliarono re, principi e governi cittadini, instaurando un dialogo fittissimo con le élite economiche europee sulla necessità di mettere in comune i beni per assicurare il bene comune. I francescani attualizzarono la metafora del monte come luogo di concentrazione della grazia infinita di Cristo da distribuire a tutti. Monti furono chiamati gli istituti pubblici fondati su capitali messi in comune con scopi morali ed esplicitamente ispirati ai valori cristiani. Per esempio per i monti delle doti, si incaricavano di fornire una dote alla donna nubile senza famiglia o di famiglia povera. Altri erano più indirizzati al credito, come i monti di pietà, istituzioni che offrivano prestiti di bassa entità dietro consegna di un pegno, un oggetto, l’intento era quello di sostituire il prestito ebraico giudicato usurario con un prestito cristiano a interesse modico e giusto. In molte città l’élite economica divenne anche un élite politica e di governo, che monopolizzava le cariche e controllava di fato l’economia della città, la redistribuzione di beni e di ricchezze nella società urbana. La chiusura dell’accesso agli uffici, riservato solo a persone fidate dotate di una cittadinanza amplissima, caratterizzò queste oligarchie per secoli. I consigli, i sentati o altre assemblee sceglievano con cura i nuovi cittadini onorati, quelli che potevano ricevere un onore, una carica remunerata. Ma per diventare parte dell’élite, bisognava entrare nel ristretto circolo degli ufficiali, dei magistrati, dei tesorieri, non bastavano le ricchezze.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved