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Geriatria - Fisioterapia, Appunti di Geriatria

Traumi da caduta, marcia senile, post fall syndrome, nutrizione dell'anziano, incontinenza urinaria, disturbi del sonno, stipsi, osteoporosi, sindrome da immobilizzazione.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 05/05/2022

alessiaaru
alessiaaru 🇮🇹

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Scarica Geriatria - Fisioterapia e più Appunti in PDF di Geriatria solo su Docsity! 1 GERIATRIA Attesa di vita: età in cui sopravvive il 50% di una popolazione. L’attesa di vita è diversa sia tra popolazioni diverse che all’interno di una stessa popolazione, con differenze tra sessi. Massimo potenziale di vita: vita più lunga vissuta da un singolo membro di una popolazione. Vi è una differenza di genere tra uomo e donna. La donna più longeva ha vissuto 127 anni; l’uomo più longevo ha vissuto 115 anni.  In ordinata: percentuale di sopravviventi, o di morti; in ascissa l’età. Un aumento nella attesa di vita è dovuto a fattori quali: - Vaccini - Antibiotici - Terapia oncologica - Radioterapia - Miglior igiene - Migliori condizioni socio-economiche - Stato della medicina - Stato dell’assistenza - Condizioni ambientali Diversi fattori, quindi, influenzano l’attesa di vita, ma nessun fattore incide sul massimo potenziale di vita: la vita vivibile dalla nostra specie in termini di quantità è probabilmente fissata dal nostro codice genetico. La curva dell’attesa di vita e la curva del massimo potenziale di vita tendono sempre più ad avvicinarsi. Il corpo umano è costituito da sistemi con un meccanismo di autoriparazione, basato sulla capacità di rinnovo dei tessuti una volta che si ha la morte cellulare. Invecchiando si modifica la composizione dei tessuti che tendono a irrigidirsi. I tessuti si modificano perché diminuisce la capacità fisiologica con l’età (filtrazione glomerulare, capacità vitale…). Inoltre, si ha una perdita della riserva funzionale con conseguente diminuzione della capacità omeostatiche. Come detto precedentemente l’attesa di vita varia di molto in base alla popolazione ed alla posizione geografica a causa di variabili socio-cultural-genetiche. Ci sono delle enclavi delle Ande in cui l’attesa di vita è molto alta e questo non è dovuto all’assenza dell’inquinamento, la cui presenza non è provato avere effetti negati sull’attesa di vita o sul massimo potenziale di vita, ma da una diversa tensione d’ossigeno (infatti l’ossigeno è presente in minore quantità in questi luoghi) e da un’alimentazione che prevede 800-900 calorie giornaliere. Questo ci dice che diminuendo la tensione d’ossigeno e mangiando relativamente poco si aumenta notevolmente l’attesa di vita. Il motivo di ciò è legato alla produzione di radicali liberi (prodotti dai mitocondri) che sono legati largamente ad un metabolismo ossidativo. 2 Nel momento in cui si ha una produzione di uno stato ossidante, che è continuato nel tempo, e di uno stato ossidativo, che è legato alla velocità del metabolismo (a sua volta legato alla tensione d’ossigeno), si generano quindi una serie di elementi che danneggiano dei substrati vitali per cui alla lunga si danneggia la cellula e ciò che va a ripararla. Esistono una serie di malattie, come la Sindrome di Werner o Progeria, in cui il ritmo dell’invecchiamento accelera moltissimo. Quindi possiamo concludere dicendo che ciascuna specie vivente possiede un orologio biologico che rende alcune specie molto longeve ed altre molto meno. Questo orologio biologico è ben definito a livello molecolare ed è programmato per durare un certo periodo di tempo. Il vero problema non è tanto il quanto si vive ma il come si arriva nelle ultime fasi d’età. Il controllo di queste variabili è oggetto della geriatria. TRAUMA DA CADUTA Cambiamento di posizione improvviso e non intenzionale che porta il soggetto ad urtare contro il suolo. È causato da: - Minor efficacia nei meccanismi di controllo posturale. - Deficit nelle reazioni di difesa e prevenzione (es.: appoggiare le mani quando si cade). Gli effetti diretti e indiretti dei traumi da caduta causano: i 2/3 delle morti accidentali; perdita dell’autonomia; fratture nel 5% dei casi. È inoltre la 5 causa di morte. Il motivo di ciò si trova nel fatto che gli anziani tendono ad essere più osteoporotici con conseguente ridotta capacità dell’osso di assorbire la caduta e quindi questo si rompe più facilmente. MARCIA SENILE Caratterizzata da: - cammino lento - passo breve - base di appoggio allargata - flessione di anca, ginocchio, gomito, collo - ridotto movimento oscillatorio degli arti superiori Questa andatura rende più probabile inciampare e cadere. Quando si cade lo si fa vicino alla proiezione del proprio baricentro, che, nel caso della marcia senile, è spostato indietro. Non si riesce quindi a proteggersi dalla caduta con l’appoggio delle mani. Le aree più soggette a frattura conseguente alla caduta sono: - bacino: perché raccoglie buona parte dell’urto; - collo del femore: il bacino va in direzione caudale, la diafisi femorale in direzione craniale. Si esercita quindi una doppia trazione nelle due direzioni sul collo del femore, dato che si trova tra le due strutture. Questo è il motivo per cui quando si valuta la massa ossea la si valuta proprio a livello del collo del femore. - Vertebre Fattori aggravanti per il rischio di caduta e la maggior entità di danni riportati dalla caduta: - Età avanzata - Sesso: a parità di età le donne si procurano lesioni più gravi principalmente perché più predisposte a fratture a causa dei seguenti motivi: o Osteoporosi post menopausa o Minor massa dei muscoli posturali: sono i muscoli che in queste situazioni tendono a seguire le spinte meccaniche e a tenere le ossa nella sede e nella posizione fisiologica. o Calzature: scarpa con il tacco sposta il baricentro in avanti. 5 NUTRIZIONE DELL’ANZIANO L’anziano tende a perdere peso perché: - c’è una diminuzione del fabbisogno energetico: Dovuta a o calo della massa muscolare o calo dell’attività fisica (da malattie dei muscoli e articolazioni) o mancato controllo posturale o malattie croniche (soprattutto infiammatorie come osteoartrosi): causano dolore. - Diminuzione dell’apporto alimentare: gli anziani mangiano meno. Il calo ponderale, ovvero la perdita di peso, nell’anziano lo rende a rischio di eventi avversi e mortalità. Inoltre, esso è un fattore predittivo di morbilità e mortalità tra gli anziani: è una spia della fragilità. L’anziano però, mangiano meno, va incontro a malnutrizione (condizione che comporta la diminuzione delle riserve nutritive con conseguente impossibilità di risposta omeostatica normale). Fattori che causano la malnutrizione: - Socio-economici: o ridotta disponibilità economica: mangiare bene costa e richiede energia organizzativa. o solitudine e isolamento sociale: cucinare per sé stessi aumenta il rischio di malnutrizione. o alterazione degli organi di senso: gli anziani hanno difficoltà nella distinzione dei sapori e degli odori. Prediligono sapori basilari o complessi. o Alcolismo: a livello nutritivo causa problemi come disidratazione. Gli alcolici hanno alto contenuto calorico, quindi, danno energia e fanno passare la fame ma non contribuiscono davvero al fabbisogno energetico. - Legati all’età: o Il cibo ha meno sapore: non è a causa di un problema del gusto, bensì è dovuto al fatto che nel tempo i recettori olfattivi diminuisco, ma essendo gusto e olfatto strettamente collegati i cibi sembrano meno saporiti (ipogeusia e ipoanosmia). Quindi, gli anziani tendono a mangiare cibi con sapori molto forti e già pronti (e quindi tendenzialmente meno sani) o cibi con gusti basilari. o Diminuita attività: muovendosi meno il centro della fame si attiva meno. o Insensibilità alla sete: la sete è regolata da dei centri superiori ovvero dal centro della sete e dal centro della sazietà dell’acqua (quando uno si attiva l’altro si blocca). Se non si beve per lungo tempo il centro della sete si attiva, ma se non si beve per lungo tempo il centro della sete si disattiva completamente (ipodipsia), quindi la volemia si abbassa, si avrà scompenso elettrolitico, sensazione di nausea… o Diminuito desiderio di cibo - Fisiopatologici: o Difficoltà alla deglutizione, legata anche alla mancanza di saliva o Difficoltà alla masticazione: edentulia. Gli anziani spesso non hanno i denti. o Malattie sistemiche: tumori che rilasciano fattori chemiotattici che diminuiscono il senso della fame. - Psicologici: o Depressione o Anomalie dell’immagine corporea: anoressia che non viene diagnosticata negli anziani. Il problema dell’anoressia mentale è che c’è una dispercezione nella capacità di vedersi e questo avviene a tutte le età. Il problema fondamentale è che l’anziano, essendo da solo, non si rende conto e nessuno lo fa per lui. 6 - Farmaci: o Effetti diretti: (anoressia da digossina, narcotici ecc). Ci sono dei farmaci che aumentano la capacità del cuore di contrarsi: è possibile che causino perdita di appetito. Esistono anche un’altra serie di farmaci, come i narcotici che interferiscono a livello centrale. o Interazione con nutrienti: esistono dei farmaci che associati a una dieta sbilanciata contribuiscono a creare dei deficit selettivi di vitamine e nutrienti. La situazione di malnutrizione è spesso precipita in soggetti soli, malati (specialmente se affetti da demenza o alterazioni sensoriali) e istituzionalizzati. Gli obiettivi del geriatra sono: - Identificare i soggetti malnutriti: la prevalenza di malnutrizione nell’anziano è alta e i familiari se se ne accorgono non lo fanno in modo tempestivo. Non è sufficiente il peso come parametro, e sarebbero meglio avere indici come la massa grassa e massa magra (un anziano può diventare sarcopenico e perdere quindi massa muscolare senza però che sia visibile data la presenza di massa grassa). - Definire le cause, il tipo e il grado di malnutrizione: in alcuni casi la causa della malnutrizione è risolvibile e legata a un singolo fattore facilmente individuabile (es: mal di denti). Queste cause però danno un cambiamento molto rapido e improvviso, ma spesso la malnutrizione è cronica e legata a più fattori: la perdita di peso è più graduale quindi meno visibile e per risolverla è necessario un approccio integrato e tanto tempo. - Raggiungere il fabbisogno basale e gradualmente aumentare fino al fabbisogno desiderato: prima si fa sì che il bilancio non sia più in perdita e poi lo si aumenta fino al fabbisogno desiderato. Il pasto ideale per un anziano: Pasto vario, lievemente iperproteico (per favorire la massa muscolare), nettamente ipolipidico e formato principalmente da carboidrati. Deve essere un pasto con cibi morbidi, poco condito, gradevole al gusto e in piccole quantità ma frequente. MALNUTRIZIONE GRAVE In casi di malnutrizione grave si ricorre alla nutrizione enterale (intestino) e parenterale (bypassa l’intestino). La via enterale (che si utilizza per brevi periodi) consiste in un sondino naso gastrico o PEG: si esegue una stomia chirurgica al livello del duodeno. Mentre il sondino necessita che l’anziano rimanga nella struttura / ospedale (con il rischio quindi di prendere infezioni ospedaliere), con la PEG ciò non è necessario e anche se non sembra la PEG è meno invasiva e fastidiosa. Rischi della nutrizione enterale: - meccanici: disfagia e aspirazione polmonare - gastrointestinali: nausea, malassorbimento, diarrea - metabolici: iperglicemia, disidratazione, alterazioni elettrolitiche La nutrizione parenterale consiste nella nutrizione per via venosa periferica o centrale. Indicazioni per la nutrizione parenterale per via venosa periferica: - apporti inadeguati - perdite aumentate: nel caso in cui i soggetti siano sottoposti a trattamenti come radioterapia e chemioterapia. - supporto perioperatorio - difficoltà per cateterizzazione centrale La nutrizione per via venosa periferica ha senso per periodi molto limitati perché si chiudono spesso. 7 Indicazioni per la nutrizione parenterale per via venosa centrale: - inabilità dell’assorbimento: se ci sono problemi o resezioni dell’intestino - radioterapia o chemioterapia a alte dosi - pancreatite acuta - grave malnutrizione Il grosso rischio nell’usare la via centrale è costituito da eventuali infezioni. Meccanismi che si attivano: 1. Stress/infezioni/traumi → citochine → ipercatabolismo leucocitosi → calo ponderale, ipofunzione immune/gastrointestinale/epatica. 2. Stress/infezioni/traumi → ormoni → gluconeogenesi,lipolisi → calo ponderale, ipofunzione immune/gastrointestinale/epatica. Il problema generale è che se il paziente è malnutrito qualsiasi evento grave succeda (stress, infezioni, traumi…) si attiva questo meccanismo. Questo meccanismo è utile perché fa sì che in situazioni di stress ci sia un ipercatabolismo che aumenta la produzione di substrati energetici che possono essere usati subito in una situazione di emergenza, ma se questo meccanismo si attiva in un soggetto malnutrito si rischia di esaurire le riserve. 10 Tipologia di terapie: - Terapie farmacologiche: anticolinergici/triciclici. Intervengono sulla vescica iperattiva. - Terapie chirurgiche: soprattutto per cause ostruttive. Metodiche comportamentali Ci sono una serie di metodiche comportamentali che si basano sul fatto che nell’IU da sforzo e urgenza, il problema principale è a carico della pressione di chiusura gestita dalla muscolatura liscia del pavimento pelvico. Esercizi riabilitativi standardizzati possono migliorare la capacità contrattile (aumenta forza e controllo dei muscoli del pavimento pelvico). • Training vescicale: rilassamento muscolare per inibire le contrazioni involontarie del detrusore. Importante ricordare che non tutti gli anziani hanno una compliance sufficiente per eseguire questi esercizi. Bisogna sempre definire queste metodiche comportamentali sulla base del livello cognitivo dell’anziano. 11 DISTURBI DEL SONNO Tra gli anziani tendenzialmente aumentano i disturbi del donno, con maggior prevalenza nel sesso femminile. I disturbi del sonno sono ancora più frequenti tra gli anziani soli, istituzionalizzati, vedovi. Rappresentano un fattore di rischio e un sintomo precoce di depressione e possono causare sonnolenza diurna: l’anziano tende a dormire poco di notte. La conseguenza è una sonnolenza diurna che porta l’anziano ad addormentarsi durante il giorno con conseguente riduzione del sonno notturno. Gli anziani necessitano meno ore di sonno dell’adulto poiché si muovono meno (il fabbisogno si aggira intorno alle 5-6 ore a notte). Se l’anziano durante il giorno fa dei pisolini che in tutto possono valere due ore di sonno, esse si sottraggono alle ore complessive di fabbisogno (rimarranno circa 3 ore di sonno). Avendo difficoltà nel dormire di notte, l’anziano tende spesso a fare uso di sedativi e ipnoinducenti per dormire. Il problema di assumere farmaci per dormire è che esistono due tipologie di insonnia diverse tra loro: - Insonnia del giovane: legata a situazioni di stress e di ansia. Si utilizzano dei preparati a base di benzodiazepine ad azione breve. Questi farmaci tolgono l’ansia e il soggetto si addormenta per un periodo lungo. - Insonnia dell’anziano: non è causata dall’ansia e se l’anziano prendesse gli stessi farmaci che prende il giovane a breve durata, passata l’azione del farmaco, si sveglierebbe. La durata di azione di questi farmaci a base di benzodiazepine ha tendenzialmente un’emivita di 20 ore. Questo vuol dire che se l’anziano prende il farmaco a mezzanotte, alle 20 del giorno successivo il farmaco è calato di mezza quantità. L’anziano si sveglia intorno a mezzanotte e riprende le gocce. Così facendo le dosi si accumulano alla metà precedente e, continuando per diversi anni, l’effetto di questi farmaci è di creare dipendenza, tolleranza (effetti diminuiscono -> bisogna aumentare la dose) e assuefazione. • DISTURBI PRIMARI DEL SONNO TRATTABILI Nell’anziano bisogna riconoscere il tipo di insonnia e ricordarsi che esistono situazioni in cui ci sono delle cause indipendenti dalle generali cause di insonnia e che sono trattabili: apnee notturne e mioclono notturno. 1. APNEE NOTTURNE: Si basa sull’esasperazione di un evento fisiologico. Normalmente durante il sonno la frequenza respiratoria diminuisce. In alcuni pazienti diminuisce così tanto da avere momenti di apnea prolungati. È un evento comune nel sesso maschile, in pazienti obesi, in soggetti che dormono supini. Sono accentuate dal consumo di alcolici. Il problema delle apnee notturne è che la percezione dell’ipossia porta a risvegli frequenti (pessima qualità del sonno) associati a sensazione di fatica/ansia. È trattabile con: - terapia comportamentale: calo ponderale, no alcol o sedativi (Benzodiazepine), decubito laterale (non supino). - terapia medica: pressione positiva continua (C-PAP). Ci assicuriamo che abbia ossigeno di notte. 2. MIOCLONO NOTTURNO (sindrome delle gambe senza riposo): durante la notte, ci sono dei meccanismi di attivazione della muscolatura degli arti inferiori che porta a movimenti periodici con flessioni ritmiche e ripetitive delle gambe e dei piedi associate a sonnolenza diurna. 3. DISTURBI IATROGENI: dati da - Antiipertensivi: clonidina, beta-bloccanti… - Ormoni: steroidi, tiroide - Amine: broncodilatatori - Vari: fenitoina, nicotina, caffeina, alcol, ipnotici 12 4. DISTURBI DEL RITMO CIRCADIANO: i centri del sonno sono vicino a centri importanti. Situazioni forti, belle o brutte causano problematiche nel ritmo del sonno per giorni. Non sono veri e propri disturbi del sonno ma è un meccanismo fisiologico di risposta del nostro corpo. La terapia farmacologica deve: - definire il tempo della terapia - essere sospesa gradualmente - considerare una dose minima efficace Bisogna identificare le malattie trattabili associate al sonno; studiare i farmaci che l’anziano assume e definite una situazione in cui ci sia una igiene del sonno ragionevole: l'anziano può dormire un certo numero di ore, quindi, deve avere delle indicazioni precise per migliorare la qualità del sonno. Esse sono: - Sveglia a un orario fisso - Dormire solo nel letto - Assenza di rumori o luci: il cervello continua a lavorare per inibire questi impulsi (lavoro inutile per il cervello e peggiora la qualità del sonno). - Relax pre-sonno: niente televisione prima di dormire; riduzione al minimo gli stimoli. - Temperatura controllata - Ridurre la caffeina e no alcool - Cenare leggero - EVITARE il sonno durante il giorno È importante ricordare che: - Gli anziani hanno molto dolore - Gli anziani prendono molti farmaci per il dolore - I farmaci per il dolore fanno male 15 OSTEOPOROSI Condizione sistemica che comporta la riduzione della massa ossea e alterazione della microarchitettura. Porta a un aumento della fragilità ossea e del rischio di fratture. Ai 20-30 anni c’è picco della massa ossea; dopo i 30 anni c’è perdita. Nel maschio: 0.5-1.5% di perdita annua. Nella femmina: 2-4% di perdita annua (in particolare dopo la menopausa). Gli estrogeni hanno una funzione importante nella stabilità ossea. È una condizione asintomatica fino al momento in cui si ha una frattura. Non è una vera e propria malattia ma un fattore di rischio per la frattura stessa. La saldezza dell’osso e le sue capacità meccaniche di sostenere e assorbire un carico dipendono dal grado di calcificazione della matrice. L’osso è un tessuto vivo: viene continuamente rimodellato in base a stimoli meccanici e di altra natura, in particolare cambia la quantità di calcio legata alla matrice. Gli osteoblasti depositano matrice; gli osteoclasti la riassorbono in modo tale da adattare la struttura ossea agli stimoli. Se prevale la deposizione di osso questo si calcifica; se prevale il riassorbimento diventa osteoporotico. Questi fattori sono dipendenti all’età. Per questo tutti i soggetti in età avanzata manifestano osteoporosi. L’osteoporosi senile in senso stretto si basa sul fatto che l’attività osteoblastica (deposizione di nuovo osso) rimane stabile nel tempo; quella osteoclastica (riassorbimento) tende ad incrementarsi nel tempo. L’osso corticale ha la tendenza ad assottigliarsi progressivamente, diventando più fragile e soggetto con maggiore facilità a fratture. La frattura però non è dipendente solo dai problemi di calcificazione, ma anche dalla capacità che i muscoli hanno di assorbire l’urto e stabilizzare la struttura. La colonna vertebrale è un’articolazione deputata a sorreggere la maggior parte del peso corporeo. Se si ha una osteoporosi alle vertebre, queste si “schiacciano”. Questo spiega perché progressivamente si tende a rimpicciolirsi. Le vertebre inoltre tendono ad andare incontro a una forma a cuneo più accentuata anteriormente, con conseguente schiacciamento/crollo della parte anteriore del corpo vertebrale. Progressivamente il paziente presenterà una cifosi toracica esagerata. Nei casi più gravi si può arrivare a una complicazione respiratoria grave. In generale si manifesta un problema sistemico: l’osteoporosi agisce su tutte le ossa. Il collo del femore è uno dei punti più facilmente fratturati in presenza di traumi da caduta da osteoporosi. Per questo motivo le analisi a livello di valutazione di massa ossea vengono fatte principalmente a livello del collo del femore, area di maggior sollecitazione possibile. In scintigrafia ossea riusciamo a riconoscere un danno cronico da uno acuto in base all’attività metabolica più accentuata nel caso di frattura acuta. → Quindi aree più colpite dalla osteoporosi: colonna vertebrale e collo del femore. MOC: mineralometria ossea computerizzata: È un esame che indica i valori della massa ossea espressi in % dei valori medi di adulti normali. In una RX normale possiamo avere un’idea del grado di calcificazione dell’osso in base all’opacità dell’osso. Questo risultato dipende però dalla posizione del paziente. Con la MOC (paziente posto in posizione convenzionale) è possibile avere risultati più precisi e confrontabili nel tempo e con altri soggetti con una dose di radiazioni inferiore. Permette quindi di localizzare meglio l’area da indagare. I risultati vengono confrontati con i valori dei giovani sani di 25-30 anni (T score) per valutare il rischio di frattura (valore più importante) e coi coetanei (Z score) per differenziare l’osteoporosi senile da un processo più aggressivo dove alla normale osteoporosi si sovrappone un processo patologico. 16 Vengono valutate più zone di interesse a livello del collo del femore e se ne calcola la densità media. Viene eseguita in questo sito perché è un sito comune di fratture e perché è extra-articolare. In questo modo si evita di avere artefatti dovuti all’osteoartrosi: in questa malattia le cartilagini articolari vanno in sofferenza, l’osso si microfrattura a livello dei capi articolari e reagisce formando nuovo osseo (calcificazione). I risultati vengono mostrati in un grafico su cui in ascisse si ha l’età del paziente e in ordinata il T-score o la densità ossea. Vi sono delle zone di normalità che indicano un’osteoporosi fisiologica. Se i valori del paziente si pongono nelle fasce gialle o arancio indicano un aumentato rischio di frattura. Metabolismo del calcio La calcemia viene controllata dal sistema ormonale: se è troppo elevata o troppo ridotta si va in tetania. Il calcio non è solo quello depositato nelle ossa (circa 1-2 Kg di calcio complessivo), ma anche quello assunto con la dieta. Il calcio assunto con la dieta viene assorbito dall’intestino, passa al sangue che viene poi filtrato dal rene e lo espelle. Il fabbisogno giornaliero di calcio è di 1g. Circa il 50% viene assorbito e il rene ne espelle circa 0,4g. L’assunzione di calcio è difficile da mantenere costante, soprattutto se si ha una dieta squilibrata. È presente in quantità apprezzabili in pochi cibi (come formaggi stagionati che però per l’anziano sono difficili da digerire). Se non ho un sufficiente apporto di calcio con la dieta, affinché la calcemia sia stabile recupero il calcio dall’osso. Se la condizione è cronica si ha osteoporosi perché si elimina più calcio di quello che si assume. Posso aumentare la quantità di calcio assorbita dall’intestino con l’assunzione di vitamina D. Questa vitamina favorisce la deposizione di calcio nell’osso e permette che il calcio presente a livello del sangue vada nelle ossa. Gli anziani hanno spesso un deficit di vitamina D, in particolare in Italia a causa di polimorfismi genici dominanti. Il paratormone ha l’effetto opposto: aumenta la calcemia stimolando il riassorbimento dall’osso e riducendo l’eliminazione da parte del rene. Se il paziente soffre di iperparatiroidismo la produzione di paratormone non viene più controllata: si ha quindi ipercalcemia e osteoporosi (caso raro). Quindi se ho un ridotto apporto dietetico di calcio associato a un deficit di vitamina D si avrà una riduzione della quantità di calcio assorbita. Quando la calcemia scende viene rilasciato in risposta il paratormone che aumenta la calcemia aumentando l’attività osteoclastica. L’attività fisica riduce il riassorbimento della matrice perché gli stimoli meccanici inibiscono l’attività degli osteoclasti. Nel caso di immobilizzazione aumenta il riassorbimento di matrice e l’osso diventa osteoporotico. Gli ormoni sessuali, in particolare nelle donne, favoriscono la deposizione di calcio nell’osso ostacolando l’azione del paratormone. Il calo ormonale che segue la menopausa espone le donne ad un aumentato grado di osteoporosi. I ginecologi hanno pareri discordi sulla terapia ormonale sostitutiva come prevenzione per l’osteoporosi perché aumenta il rischio di stroke e altre patologie L’osteoporosi è quindi favorita, nell’anziano da: - sedentarietà - alimentazione - difetto di vitamina D 17 TRATTAMENTO Il trattamento per l’osteoporosi secondo le indicazioni OMS è: aumentare assunzione di calcio, aumentare l’assunzione di vitamina D per favorire assorbimento e deposizione, eseguire attività fisica regolare. Dopo i 65 anni tutti gli anziani dovrebbero fare ciò a prescindere dai valori della MOC, perché l’osteoporosi non trattata tende a peggiorare naturalmente. Se il T-score è >-1,5 si somministra: vitamina D, calcio, esercizio. Con T-score tra -1,5 e -2.0 do vitamina D, calcio, esercizio. Con T-score <-2,0 do terapia anti-riassorbitiva, vitamina D, calcio, esercizio e cerco la causa di tale perdita di massa ossea. Esistono una serie di interventi farmacologici di secondo livello che si fanno nel momento in cui il rischio di osteoporosi diventa più importante: - Bifosfonati: tossici per gli osteoclasti; - Farmaci biologici che limitano l’assorbimento; Nel momento in cui noi iniziamo un trattamento con dei farmaci che bloccano il riassorbimento andiamo ad interferire con una serie di eventi che è comunque biologica: se gli osteoclasti vengono bloccati alla lunga non c’è più ricambio dell’osso, con conseguente cambiamento biomeccanico del tessuto. All’inizio vi è meno rischio di rottura, ma alla lunga l’osso diventa eccessivamente duro, perdendo elasticità. Ecco perché sul lungo termine queste cure devono essere interrotte.
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