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Giacobini e Giacobinismo- Michel Vovelle, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto dettagliato del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2018/2019
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Caricato il 28/06/2019

Soniaperuta99
Soniaperuta99 🇮🇹

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Scarica Giacobini e Giacobinismo- Michel Vovelle e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! I giacobini e il giacobinismo di Michel Vovelle Introduzione Esistono 2 modelli di giacobinismo: quello “storico”, inquadrato nel preciso contesto rivoluzionario e quello “transtorico”,ovvero come gli ideali teorizzati da Robespierre e dagli altri teorici giacobini siano sopravvissuti alla fine della rivoluzione e siano diventati parte del dibattito storico-politico del 1900 e contemporaneo. I giacobini francesi UN PERCORSO DI 10 ANNI I giacobini hanno “cambiato pelle” diverse volte nel decennio rivoluzionario, possiamo rifarci a Michelet, che ha distinto 3 fasi successive dal 1789 al 1794: 1. Giacobinismo parlamentare, nobiliare (Duport, Barnave, Lameth), quello che uccise Mirabeau. 2. Giacobinismo misto dei giornalisti repubblicani, orleanisti (Brissot, Laclos, Robespierre che vi prevalse) essendosi questa legione come dissolta nel 1792 subentra il terzo. 3. Giacobinismo del 1793 (Couthon, Saint-Just, Dumas) il quale dovrà logorare Robespierre e logorarsi lui. La divisione in queste 3 sequenze si basa su una visione politica, se invece ne vogliamo una “sociologica”: 1. Giacobinismo elitario, guidato dalla società parigina (1789-1793) 2. Giacobinismo di seconda generazione, basato su una rete molto più fitta di società popolari sotto l'influenza di una società madre (1793-Termidoro). 1.1788-giugno 1791: dal Club bretone alla prima rete giacobina Alle origini del futuro Club dei giacobini si trova l'associazione del Club bretone. Le Chapelier ne è stato il coordinatore ed essi si prefiggono l'obiettivo di mantenere un legame collettivo. Non agiscono diversamente da altri gruppi, in quanto erano tutti a conoscenza delle consuetudini delle logge massoniche di una sociabilità dei lumi che sotto la pressione delle situazioni non chiedono altro che diventare sociabilità politica. Il gruppo però non è adatto a restare ristretto e fa proseliti in varie regioni, tra le quali il Delfinato, la Provenza e la Franca Contea. Nel 1789, quando il re torna a Parigi l'associazione coglie l'occasione per ricostruirsi alla luce del sole e si da una sede in Rue Saint-Honore, nel convento dei giacobini da cui prenderà il nome. Mentre come nome ufficiale nel novembre 1789 si danno: Società degli amici della Costituzione. Ecco i compiti che essa si prefigge: 1. Decidere i anticipo le questioni che devono essere decise nell'Assemblea nazionale. 2. Lavorare all'introduzione e al consolidamento della Costituzione. 3. Corrispondere con le altre società dello stesso genere che possono formarsi nel regno. Un regolamento promulgato da Barnave l'8 febbraio 1790 pone altri obbiettivi in aggiunta ai precedenti: 1. Cercare una linea comune per far trionfare i deputati patrioti. 2. Illuminare il popolo e prevenirne gli errori, mantenendo la fedeltà alla Costituzione. 3. È necessario scrivere e parlare apertamente, attraverso questa condotta si cercherà di ottenere pubblica stima, la sola cosa che può fare la loro forza e la loro unità. Per entrare nella società è necessaria una quota di iscrizione piuttosto elevata, e la necessità di essere presentati da 5 padrini oltre al promotore (caratteri che verranno conservati fino al 1792),ciò ne fa una società elitaria. Il nucleo iniziale è circa di 200 deputati, che diventeranno poi i leader dell'Assemblea, all'interno della quale iniziano a profilarsi diverse tendenze. A destra i nobili liberali ( d'Aiguillon, De Broglie), a sinistra i patrioti estremisti (Brissot, Petion, Robespierre) mentre al centro il Club bretone conserva la sua preminenza fino alla fine del 1790 (Barnave, Duport, Lameth). Grandi manovre per l'egemonia provocano la nascita di società rivali: nel maggio del 1790, la società del 1789 attira a se gli elementi più moderati dei giacobini(Mirabeau, La Fayette, Condorcet), ma resterà elitaria, senza influenza degna di nota. Al contrario la nascita delle Società fraterne e soprattutto quella del Club dei cordiglieri, aperto ai cittadini passivi, diventa il luogo di espressione dei democratici avanzati e rappresenta per i giacobini una sollecitazione ad aumentare il loro impegno. Cosa che si accentua nell'autunno del 1790 quando viene fondata la Società degli amici della costituzione monarchica, che costituisce un'aperta sfida, fino al 1791, anno in cui i giacobini ne ottengono l'interdizione da parte della municipalità. Il consolidamento della società a Parigi è accompagnato dalla creazione di una rete nazionale di club provinciali di cui essa assume la guida. La curva delle affiliazioni ha un andamento sostenuto. Questi non concedono senza esame di avvallo a club in qualche caso rivali nella stessa città, come a Lione. Le tensioni che si manifestano in provincia sono l'eco di una situazione generale caratterizzata dall'ondata di azioni controrivoluzionarie, dalle emigrazioni e dalla crisi religiosa. Alla fine del febbraio del 1791 il “triumvirato” Barnave, Duport, Lameth denuncia Mirabeau e consolidano un'egemonia momentanea. Nel mese successivo viene perfezionata l'organizzazione del club mediante la creazione di 3 comitati ( amministrazioni, presentazione, corrispondenza) e nonostante l'opposizione di Robespierre e Brissot si impone l'esclusione dei cittadini passivi. Nel maggio del 1791 la società si incammina verso una divisione tra democratici e moderati, la fuga del re a Varennes, in giugno, farà precipitare gli avvenimenti. Questo evento sopraggiunge in un momento in cui la situazione estarna si sta deteriorando. Le rivendicazioni democratiche si sono affermate nei grandi dibattiti, la situazione del paese gioca a favore delle società che vedono aumentare le affiliazioni. Il tentativo di fuga del re poneva il problema del mantenere la monarchia costituzionale o orientarsi verso la repubblica. Barnave in un discorso ne illustra le implicazioni sociali che porta il 16 luglio a una scissione dando vita a una nuova Società degli amici della costituzione che prenderà il nome di foglianti dal convento in cui si riunivano e invita i deputati ad abbandonare i giacobini. Il 15 luglio i giacobini accettano di aderire a una petizione popolare in questo senso, ma visto che la tendenza legalitaria rimane preponderante, fanno marcia indietro. L'idea viene così colta dai cordiglieri che i giacobini accettano di appoggiare. La petizione viene depositata al Campo di Marte il 17 luglio 1790. è li che un incidente provoca una sparatoria, la strage di Campo Marte, che sancisce il divorzio di una parte della borghesia dal movimento popolare. I giacobini dopo la scissione dei foglianti si rendono conto della necessità di basarsi sulla provincia, e partendo da un progetto di Robespierre, vi si dicono perseguitati e invitano i cittadini onesti a tornare alla società madre, si appellano alle società popolari invocando la soppressione della barriera tra cittadini attivi e passivi. L'appello sarà accolto. I foglianti sono concentrati a Lione, Tolosa e nell'ovest. I giacobini nel nord, nella Borgogna, Lione, il mezzogiorno e il sub ovest della Provenza. Questa disposizione influenza i risultati delle elezioni del 1791 per l'Assemblea legislativa. Per i foglianti la scissione è un insuccesso politico di cui Barnave ha avuto coscienza. I leader dei giacobini Gregoire e Roederer riformulano i principi dell'organizzazione della dottrina. Roederer definisce la società come una cinghia di trasmissione in 2 sensi, i giacobini forniscono il loro appoggio ai pubblici poteri, ma li tengono costantemente sotto pressione. 2.Settembre 1791-10 agosto 1792: i giacobini cambiano pelle Questa è quella che Michelet chiama seconda generazione di giacobini o meglio “giacobinismo dei giornalisti, in cui ha prevalso Robespierre”: sequenza cruciale per l'ingresso della società in un nuovo corso. Nonostante la vittoria giacobina sui foglianti, l'organizzazione è ben lungi dall'essere trionfante. Infatti nelle ultime sedute della Convenzione è stata oggetto di una violenta offensiva. Il 21 agosto1791 il guardasigilli Duport ha denunciato la dottrina anarchica delle grandi società provinciali, accusate di essere ribelli. Il 28 settembre Brissot difende il diritto di associazione e Robespierre si confronta inutilmente con Le Chapelier che fa votare un decreto per la pena di 2 anni di degradazione civica per i dirigenti delle società che avessero ostacolato le autorità. La società resiste e nel settembre del 1791 riforma le strutture organizzative: divisa tra due progetti, quello di Anthoine e quello di Guirault, si approva il secondo. Questo rimane restrittivo, si continua ad accettare i cittadini attivi o che almeno abbiano fatto culmine della violenta mobilitazione antigiacobina dei moscardini. La crisi sociale dell'inverno mobilita alcuni movimenti popolari sotto la guida di ex giacobini e neohebertisti. Ma non è possibile dire che le giornate di germinale e pratile in cui esplode la mobilitazione siano state fomentate dal partito giacobino. Esse però diventano il pretesto per il suo disarmo. La definitiva repressione del movimento sanculotto organizzata dopo pratile da al neogiacobinismo la colorazione che avrà durante il Direttorio: l'unione di democratici reclutati all'interno della piccola borghesia e alcuni membri aristocratici declassati. Nell'anno IV andranno ha posizionarsi tra il conservatorismo termidoriano e il radicalismo babuvista. Il movimento democratico non babuvista come quello del club del Pantheon, si accontenta di un programma più moderato di denuncia dell'oligarchia dei nuovi ricchi e delle ineguaglianze. Nei confronti di Babeuf permane l'ambiguità. Esiste una parziale convergenza tra il personale giacobino e quello babuvista, ma i gruppi rimangono divisi. La scoperta della congiura degli Eguali ha l'effetto di seminare il panico in tutta l'opposizione di sinistra. La stampa giacobina la denuncia come una macchinazione, ma essa diventerà un punto di unione e metterà in moto nuove energie. All'indomani di quell'episodio si ricostruiscono i club, pro o antirivoluzionari. All'indomani del colpo di 18 fruttidoro il risveglio giacobino è indiscutibile. I circoli costituzionali si moltiplicano e il loro reclutamento si apre localmente a elementi che ricordano la sanculotteria. La propaganda dei Circoli costituzionali dell'anno VI è legalista ma democratica, legata all'eredità rivoluzionaria pur condannando i suoi eccessi. L'impatto dei circoli è limitato dalle disposizioni restrittive del decreto del 24 ventoso anno VI che mette fuori legge l'uso delle petizioni collettive. Si noterà un'indiscutibile risveglio giacobino in occasione delle elezioni del 1798, che suscitano una mobilitazione militante. La spinta giacobina è forte in una cinquantina di città importanti a cominciare da Parigi. Le elezioni democratiche furono annullate: è il colpo di stato del 22 floreale anno VI che suscita solo una debole reazione tra i deputati giacobini, ma una fronda più vivace nella base sotto forma di libelli, agitazione cospiratoria e giri di propaganda. Nel 1799 le elezioni dell'anno VII sono un fallimento per i candidati ufficiali del Direttorio, mentre decretavano il successo di una cinquantina di deputati giacobini, che i Consigli si rifiutano di invalidare. In questo contesto viene fondato il club del Maneggio. I giacobini riprendono il potere per un mese circa, dopo di esso, il 26 termidoro anno VII viene chiuso anche il club del Maneggio. È in questo contesto che si può vedere come matura all'interno della corrente giacobina la nozione quasi moderna di partito, fondata sulla supremazia del potere legislativo, sulla libertà delle assemblee primarie garante del pluralismo e sul rispetto dei club, espressione dell'opinione pubblica. Il colpo di stato del 18 brumaio li ricaccia nella clandestinità: su di loro scende ormai il silenzio. ANALISI DI UN SISTEMA: IL GIACOBINISMO IN DISCUSSIONE Il giacobinismo è un'esperienza svoltasi nell'arco di 10 anni, esemplare e singolare insieme, è servita per indicare nel momento stesso i diversi giacobinismi europei e, in seguito, un'intera corrente ideologica dal XIX secolo ai giorni nostri. È importante definire i caratteri specifici così com'è possibile coglierli alla luce degli studi che sono stati condotti. 1.Il giacobinismo: un'eredità o il frutto di un complotto? I giacobini hanno avuto cura di definirsi essi stessi, ma è dal campo della controrivoluzione che vengono additati come agenti di un complotto contro la monarchia. Questa tesi è stata sostenuta tra gli altri dall'abate Barruel, un emigrato che pubblica ad Amburgo nel 1797-99 le sue Mémoires pour servir à l'histoire du Jacobinisme. Con riferimento alle società massoniche ma anche inventando, egli fa della preparazione della sovversione rivoluzionaria il frutto dell'attività segreta delle logge massoniche, agenti di un progetto meditato durante i decenni precedenti. Nessuno storico oggi sostiene questa tesi, anche perchè la chiusura delle logge massoniche, al più nel 1793 la rende insostenibile. Augustine Cochin, all'inizio di questo secolo, ha visto nella sociabilità delle logge massoniche la matrice di quella che diventerà la “macchina” giacobina. Il concetto di sociabilità è stato “spostato a sinistra” da uno studio degli anni '70 del 900 da Agulhon. Si possono avanzare alcune premesse: 1- Esistono nella Francia di Antico regime delle forme di sociabilità che si esprimo attraverso una rete di confraternite di vario tipo, nel Mezzogiorno soprattutto di devozione. Agilhon ne ha seguito l'evoluzione in Provenza: nella loro sociologia che permette di assistere a un movimento di declino e a una relativa “ democratizzazione”, e nelle loro attività, che testimoniano di un processo di secolarizzazione e di sviluppo in senso profano. 2- La “democratizzazione” di queste confraternite di penitenti riflette in realtà l'abbandono di queste strutture da parte dell'élite nobiliare o borghese dei notabili. Questi ormai si rifugiano nelle logge massoniche. La sociologia di queste, studiata da Roche, rivela un reclutamento borghese abbastanza elitario. Si può notare tuttavia la maggior ampiezza del fenomeno della rete massonica rispetto alla rete degli accademici, studiata dallo stesso Roche. Nell'ultima fase del suo sviluppo la frammassoneria si è diffusa anche a livello delle città medie e piccole, e dove è scarsamente impiantata, le società di pensiero compensano in parte questa lacuna. Le logge massoniche non sono strumenti di democrazia reale, è mantenono nei confronti degli associati di più modesta estrazione un riflesso di esclusione. Le logge massoniche fino alla vigilia della Rivoluzione presentano un lealismo monarchico e un deismo illuminato. Nel periodo prerivoluzionario, molte logge sono state dei centri di riflessione o addirittura di impegno militante. In molte città, alcuni fratelli si fanno promotori della fondazione di parecchi club attivi all'interno delle nuove istituzioni. Accade raramente che una loggia però si trasformi direttamente in un club. Si può dunque parlare di un terreno favorevole piuttosto che di trasmissione diretta. Un altro precedente dei club sono le confraternite, forme di sociabilità tradizionale. Queste associazioni che la Rivoluzione ha vietato diventano spesso focolai della controrivoluzione, ma sono parte di un retaggio ci sociabilità che ha fornito l'humus su cui hanno prosperato le società popolari. Se si confronta la diffusione di queste e delle società popolari si ha così la conferma. La Rivoluzione, concludono Boutier e Boutry, ha di fatto favorito nei piccoli paesi “l'emergere di nuove potenzialità di base allargata”. Non va ne negat ne sopravvalutato il peso dell'eredità alle origini dell'esperienza giacobina. “la pubblicità è garanzia di libertà. Non può esistere che una sola loggia, quella del popolo”. Su basi preparate, il giacobinismo rappresenta una mutazione qualitativa fondamentale rispetto ai suoi antecedenti: il passaggio alla sfera politica, una sperimentazione a caldo di forme inedite di democrazia. 2.La “macchina” giacobina”? La metafora della “macchina” ha un significato chiaro: quella di un dominio organizzato sull'opinione pubblica e sulla vita politica, di un controllo dell'apparato dello Stato, penetrato dall'interno da questo corpo estraneo. Anche qui è importante esaminare gli elementi che nell'organizzazione giacobina possono avvalere questa lettura. Va per primo considerato il ruolo svolto nella politicizzazione dello spazio francese. Esso va distinto in due modelli successivi: 1. la prima fase va dalla metà del 1789 alla fine del 1792 e riguarda pressapoco un terzo dell'insieme, con una crescita fino al 1791, per poi stabilizzarsi nel 1792. 2. la seconda è quella che parte nel primo semestre del 1793 per durare fino alla primavera del 1794 in cui il movimento si arresta. Questa crescita nel tempo si coniuga con una conquista dello spazio nazionale, progressiva ma irregolare. Nel '91 sorgono società in quasi tutti i dipartimenti, ma nella Provenza se ne concentrano in Provenza. In quell'anno si accentua il vantaggio del sud ovest. Nel 1792 si accentua quello del sud est. L'esplosione del 93-94 interessa tutto l'esagono, ed è particolarmente sensibile nella metà settentrionale della Francia. L'indice più significativo è quello della percentuale dei comuni dotati di una società in ogni dipartimento. In questo modo si delineano dei poli. Il sud est della Provenza e la valle del Rodano rappresentano la vitalità della “sociabilità meridionale”. Anche il sud ovest rappresenta un tasso più alto della media. Accanto a questi due poli ne è stato messo in luce un terzo, nelle pianure del bacino parigino e del Nord. Al contrario i tassi sono molto bassi nel nord-est e nelle regioni centro occidentali. È importante, per capire appieno, confrontare i dati con le date di fondazione: si delineano così alcune dinamiche regionali, che mettono in evidenzia il sud-ovest nel 1791, il mezzogiorno mediterraneo nel 1792 e successivamente un parziale recupero delle regioni settentrionali a partire dal 1793. si è costituita una vera e propria rete di cui si può misurare l'efficienza partendo da due test: quello delle affiliazioni e quello degli scambi di corrispondenza. Si hanno congressi di più società popolari, che sono alla base della definizione di “federalismo giacobino”. Non tutti i club e le società popolari sono affiliate ai giacobini, prima del 1793 una fetta era occupata da società monarchiche. L'efficacia della “macchina giacobina” resta da dimostrare con altri mezzi. 3.”L'alleanza città-campagna”, chiave di volta della strategia giacobina Chi furono i giacobini francesi? Identificarli risulta difficile in quanto i registri pervenuti sono pochi e mal tenuti, il registro stillato nell'anno III inoltre ci offre solo un'istantanea di quel momento. Di fronte a questo problema i ricercatori hanno cercato di costruire dei campioni rappresentativi sulla base di alcuni dati certi, questi hanno avuto il merito di essere riusciti a delineare alcuni tratti caratteristici del giacobino tipo. Il giacobino è un cittadino che svolge un'attività, sposato nella gran parte dei casi, di età media di poco superiore ai 40, il che non lo differenza dal sanculotto. Le evidenze diventano difficili quando si passa all'identificazione sociale, in quanto la borghesia è molto composita. Fino al 1791 resta un'organizzazione abbastanza elitaria con una prevalenza di nobili clero e commercianti. Boutier e Boutry hanno studiato i dati dell'anno III e ne è emerso che il 45% appartiene agli ambienti dell'artigianato e del piccolo commercio, quasi un quarto sono invece uomini di legge. Il 10% infine proviene dal mondo agricolo. La democratizzazione del giacobinismo è un processo continuo e che mostra del resto i suoi limiti, lasciando al margine il proletariato dei meno abbienti e la grande maggioranza dei salariati. L'elite borghese, nobiliare e clericale ha visto regredire la sua presenza percentuale già a partire dal 1791. il carattere relativamente massiccio di un impegno collettivo appare più all'interno delle società urbane che nel rapporto città-campagna, come la sanzione di un'alleanza di classe, per un momento controllata ed efficace. 4.La Rivoluzione fino in fondo: ideologia e pratica è a Lenin e Marx che si deve la caratterizzazione del giacobinismo come ideologia e pratica della “Rivoluzione fino in fondo”. Bisogna interrogarsi però sui limiti dell'estremismo giacobino così come viene presentato. Esistono alcuni documenti da cui si può dedurre atteggiamento giacobini, uno risale all'anno II. Se l'atteggiamento giacobino e la sua politica ci sono stati percepibili “al vertice” nelle sue inflessioni successive, si ha qui l'espressione alla base di un dialogo fra la provincia e Parigi, di cui ci si può chiedere se sia il portatore di un contenuto specifico. Esiste un certo numero di costanti nell'atteggiamento giacobino, come la difesa delle libertà viene prima di ogni altra cosa, su questo punto il consenso sembra la regola. Il punto dolente riguarda quali siano i limiti di queste libertà. Fino al 1791 e oltre, i giacobini sono di stampo liberale, quindi favorevoli al libero commercio. È sotto la spinta delle rivendicazioni popolari che essi muteranno il loro atteggiamento per convertirsi al maximum. La libertà di iniziativa lascia il posto a un ideale egualitario., corrispondente, nelle società di seconda generazione, alle aspirazioni dei piccoli produttori indipendenti, i quali aderiscono al riconoscimento del diritto fondamentale all'esistenza. Questo egualitarismo segna la fine del percorso per l'ottenimento dell'uguaglianza in campo politico. Viene via via affermandosi come valore anche il patriottismo, esempio è fornito dallo sforzo di mobilitazione durante gli anni di lotta. I giacobini inoltre portano avanti la rivendicazione dell'unità e dell'indivisibilità, in odio a tutte le tentazioni del federalismo. Esiste inoltre all'interno del movimento una ferrea disciplina. Il giacobinismo è anche un'etica che predica le virtù sia domestiche che civili. La frugalità, la probità, l'altruismo e l'aiuto reciproco. Nell'anno II le cose cambiano, il giacobinismo si confonde con le volontà degli altri gruppi di potere. Nell'anno II è quasi sparito il carattere elitario e il peso delle componenti del movimento è ormai mutato. Essa però ha elaborato e conservato alcuni dei club borghesi si conforma al modello dei club giacobini francesi. La loro evoluzione è veloce nei mesi della prima occupazione. Il ricongiungimento alla Francia votato il 1° ottobre 1795 segna la fine dei patrioti belgi. I rappresentanti termidoriani fanno chiudere i club. 5,I giacobini ginevrini e svizzeri E' necessario distinguere la Repubblica di Ginevra dall'insieme elvetico perchè il loro comportamento nei confronti del giacobinismo è molto diverso, in funzione di antiche eredità. La repubblica della città-stato di Ginevra non ha nulla di democratico, fondata sulla soggezione e su una guida oligo-aristocratica. Esiste quindi una tradizione di aspri conflitti. Il conflitto scoppiato nel 1781-82, risolto con il brutale intervento delle potenze vicine, ha apertamente consolidato l'antico sistema politico sotto il regime dell'”Editto nero”:molti esiliati si sono rifugiati a Parigi, mentre una calma apparente ha regnato fino al 1789. la crisi sociale, unita agli avvenimenti francesi, da un nuovo impulso al movimento che metterà fine all'antico regime ginevrino. Da questo passato di conflitti la repubblica ginevrina ha ereditato delle forme di politicizzazione specifiche: una vitalità dei circoli, sia elitari che popolari, separati da antagonismi che riflettono la situazione sociale, che spesso sfociano in risse. È in questo contesto che la crisi del 1788-89, creando una situazione insurrezionale, ha indotto la classe politica al potere a notevoli concessioni su iniziativa dei “negativi” moderati e dei “rappresentativi”. Vengono ricostruite le milizie, i circoli possono di nuovo riunirsi, gli esiliati vengono richiamati, vengono aumentati i poteri del Consiglio generale nella designazione dell'esecutivo e viene creata una commissione incaricata di proseguire questa modernizzazione. Questa sarà all'origine della Costituzione del 1791 che però non darà diritti politici ai “nativi” e agli “abitanti”. Questi si uniranno in un movimento che porterà alla costituzione del 1794 in cui verranno dati a tutti i diritti politici, essa introduce la democrazia diretta e la separazione dei poteri. Essa verrà emendata però nel 1796 in senso conservatore: è tra queste due date che il giacobinismo ginevrino addomesticato perderà la sua virulenza e il suo dinamismo, anticipando lo stato d'inerzia in cui nel marzo 1799 la vecchia repubblica formulerà l'auspicio di essere annessa alla Francia. Nel resto dei cantoni elvetici non mancano nel corso del secolo le lotte collettive. Gli avvenimenti francesi del 1789, incontrando alcune adesioni nell'elite illuminata, risvegliano l'attenzione da parte delle autorità costituite. È a Parigi che si sono riuniti i primi giacobini svizzeri tra il 1789 e il 1791, nell'ambito del club elvetico. I ginevrini snobbano questo club che raccoglie adepti in ambienti modesti, gli esiliati vi occupano un posto importante. Esso ha dei corrispondenti in svizzera e fa li propaganda, che si rivela efficace soprattutto nel cantone di Friburgo. L'attività del club elvetico ha fine nel 1791. la volontà di evitare qualsiasi conflitto rende neutrale lo spazio elvetico fino al 1796. riprendono le agitazioni nel 1797. nel 1798 il generale Menard passa la frontiera e cantoni i vecchi poteri crollano e in aprile le operazioni militari vengono portate a termine con la conquista di Berna e la proclamazione della repubblica elvetica, sotto la guida di un Direttorio. Questo ha preso provvedimenti di salute pubblica, ha esortato a fondare società popolari e ha riscosso un prestito forzoso si ricchi. La repubblica verrà poi eliminata da Bonaparte. 6,I giacobini tedeschi In Germania non esistono prossimi antecedenti rivoluzionari. La calma relativa del mondo germanico non implica un'assenza delle condizioni favorevoli all'accoglimento sia delle idee della Rivoluzione sia delle nuove strutture di sociabilità che ne sono il vettore. In Germania le logge massoniche sono numerose e ben impiantate. A Parigi si moltiplicano i “pellegrini della libertà”. In un clima sociale pesante in cui si moltiplicano i movimenti popolari, si mettono in evidenza focolai di agitazione giacobina e si aprono club in Germania meridionale e in misura maggiore nel nord. Essi troveranno u punto d'appoggio territoriale con la presa francese delle sponde del Reno, dove verrà fondata la repubblica di Magonza. Dopo la riconquista sui francesi questi subiranno una dura repressione. 7,I giacobini negli stati asburgici (Austria-Ungheria) E' nel 1794 che si situa l'episodio giacobino più spettacolare. In assenza di un contatto diretto con la Francia il giacobinismo austro ungarico non ha avuto la possibilità di esprimersi apertamente, sia pure in modo incompleto. La debolezza del giacobinismo in questi luoghi è il riflesso del suo carattere ultraminoritario. Qui il giacobinismo si caratterizza per il suo esasperato accento cospiratorio e per il suo fallimento. I primi tempi del periodo rivoluzionario vedono nascere una corrente di opposizione al regime, che ha i propri protagonisti nei quadri vicini a Giuseppe II. La svolta avviene sotto il regno del nuovo imperatore Francesco II a partire dal 1793. si fora un movimento di opposizione agli antifrancesi, forte soprattutto in Ungheria, erede dell'intelighenzia, che però radicalizza le sue posizioni, disertando le logge massoniche per formare a Prest o a Buda dei circoli, definiti dalla polizia come club. Anche in Austria, ad esempio a Vienna, si costituiscono alcuni circoli. Hebenstreit definisce gli obiettivi del movimento: abrogazione delle vecchie leggi, nuova legislazione in favore dei diseredati. Nell'estate del 1794 i giacobini viennesi tentano di passare all'azione, sotto diverse forme, dimostrando di fatto la loro debolezza. La rete giacobina ungherese si definisce per degli obiettivi specifici. In Ungheria verranno a crearsi 2 società: la società dei riformatori ha l'ambizione di assicurare, attraverso riforme radicali, il consolidamento dell'indipendenza nazionale. La seconda società deve garantire la promozione della borghesia accanto alla nobiltà sostituendo all'appoggio della nobiltà quello della classe contadina. Il numero dei congiuranti in Ungheria è modesto. A Vienna i leader giacobini vengono giustiziati e gli affiliati imprigionati. In Ungheria il leader viene catturato e rivela il piano, vi sono numerose condanne a morte e incarcerazioni. Per i giacobini austro-ungheresi quello che più conta è l'abolizione dei privilegi e il riconoscimento della libertà religiosa e di pensiero. 8,I giacobini polacchi Il giacobinismo polacco si sviluppa nel periodo antecedente al terzo smembramento. Natura e struttura del giacobinismo polacco sono direttamente condizionati da questa congiuntura di scontro: essa scandisce le fasi fondamentali della sua attività, quella tra 1790 e 1792, nel tentativo di applicare la costituzione del 1791, e quella del 1793- 94, al centro dell'ultima battaglia in difesa del paese. Esso è caratterizzato dalla quasi assenza della borghesia e dal ruolo assunto dalla piccola nobiltà, che rappresenta in gran parte il nucleo intorno a cui possa costituirsi un'elite contestatrice. Il 3 maggio del 1791 viene promulgata la costituzione. È in questo periodo che i club hanno il loro momento di grazia. È nel 1790 che i patrioti iniziano a riunirsi a palazzo Radziwill e si impegna apertamente nella preparazione del colpo di stato del 3 maggio. Il club si è dotato di statuti che definiscono i suoi obiettivi: consolidare e sviluppare le conquiste della costituzione e ottenere il riconoscimento dei diritti dell'uomo, sulla base del diritto naturale. Ben presto si manifestano tensioni interne. Esso si riduce a riunioni sempre più segrete e questa prima fase finisce. Dopo la seconda spartizione della Polonia, sotto l'egemonia russa di hanno degli indizi della sopravvivenza dei club. Il risveglio giacobino nella primavera del 1794 si inserisce nel quadro delle insurrezioni urbane. Da Cracovia l'epicentro si sposta a Varsavia. Verrà costruito un nuovo club che prenderà il nome di società patriottica, è aperta a tutti e cambia presidente ogni giorno. Il movimento si spegno con l'insurrezione. I giacobini polacchi non hanno un corpo ideologico comune, sopratutto sul piano sociale. 9,I giacobini italiani I giacobini italiani costituiscono uno dei rami più vigorosi del movimento europeo. Le condizioni di una favorevole accoglienza delle idee rivoluzionarie si trovano qui realizzate sullo sfondo della diffusione dei Lumi, accelerata dalla politica dei monarchi illuminati. Fioriscono i circoli, le società di pensiero e le logge massoniche. La crisi del sistema mette in luce la debolezza della penisola, legata alla sua divisione territoriale e alla sua tradizionale dipendenza nei confronti dei poteri stranieri. Di questo è cosciente la borghesia formatasi in settentrione e l'elite brillante di Napoli. Da nord a sud si realizzano le condizioni di un movimento giacobino che si mobilita sia per il vecchio sistema politico-economico che per la questione nazionale. Qui il giacobinismo era cospiratorio, solo con l'invasione francese esso può prendere corpo alla luce del giorno. Questo giacobinismo ideologicamente associa una componente moderata a un'ala radicale in cui la rivendicazione unitaria assume un'importanza fondamentale, è in questa prospettiva che i giacobini italiani, delusi dalla tutela francese, a partire dal 1798 tornano alle loro attività cospiratorie. All'inizio del percorso c'è una fase che si può far andare dal 1789 al 1794 se non al 1796, che vede i governi in carica nella penisola proteggersi con misure repressive dall'influenza della Rivoluzione francese. Nelle elite urbane una sociabilità politica ancora semi informale comincia a farsi strada. Si fondano i club. Sono presenti all'interno 2 linee politiche diverse il leomo (libertà o morte), moderato, e i reomo (repubblica o morte). Si verificano alcuni tentativi insurrezionali,severamente repressi dai governi in carica. Gli esiliati italiani non formeranno però un gruppo compatto. Oneglia, prima parte liberata dai francesi dell'Italia, diventa il centro di propaganda del giacobinismo italiano, è qui che comincia a maturare il sogno di un'Italia unificata e democratica. Nel luglio 1796, Laurora pubblica a Milano il manifesto di questo giacobinismo unitario, All'Italia nelle tenebre l'aurora porta luce, programma per una repubblica italiana libera, indipendente e unitaria. La spinta unitaria si traduce nella fondazione della repubblica cispadana e poi con l'integrazione di questa nella repubblica cisalpina. I limiti della capacità d'iniziativa dei giacobini si evidenziano in Piemonte, dove la pressione che esercitano provoca la fuga del re, ma dove il Direttorio preferisce procedere all'annessione, così come in toscana sceglie la via dell'occupazione. L'ultima fase è quella del voltafaccia dei giacobini che passano all'azione cospiratoria. Contro la Francia si è formata la Lega nera o Società dei raggi. Nel febbraio del 1799 è stata preparata in Piemonte un'insurrezione contro la Francia, che però viene scoperta a Torino. La fine dell'occupazione francese è seguita dalla repressione da parte dei coalizzati e dei governi restaurati. Il movimento era comunque elitario e questo fu uno dei suoi punti deboli. Dai giacobini al giacobinismo: storia di un concetto 1.1800-1830: la traversata del deserto A partire dal 1800, quindi dalla fine del decennio rivoluzionario, se si vuole seguire l'evoluzione del concetto fino all'estinzione di quelli che furono i protagonisti della Rivoluzione, bisogna partire dagli usi sociali del termine. Ben presto la storia si impadronisce del concetto, portando all'emergere di una lettura del giacobinismo “trans-storico” adatta a essere ripresa sia dai partigiani della rivoluzione che dai controrivoluzionari. Nella Francia consolare e poi imperiale, l'eliminazione degli ultimi giacobini viene condotta su diversi livelli. Bonaparte persegue gli attivisti del movimento in maniera costante. Il proconsolato si apre con il caso della Macchina Infernale, un attentato realista truccato per dare la colpa ai giacobini. Di giacobini comunque ne sopravvivono parecchi, e ci sono noti attraverso gli episodi di opposizione all'Impero, come le 2 cospirazioni del generale Malet e il complotto di Guidal nel Mezzogiorno. Si sospetta l'attività dei Filadelfi nell'esercito almeno fino al 1809; in Italia si creano le reti cospiratorie della Carboneria. Ma molto spesso i vecchi eroi giacobini perdono il loro dinamismo. I loro nemici trionfano, mentre le nuove generazioni non sono pronte a raccoglierne l'eredità. L'atteggiamento controrivoluzionario si esprime liberamente fin dal 1802. Scrive il conte Puisaye: “In uno stato in cui i legami sociali cesseranno di avere la forza necessaria per mantenere l'ordine costituito, essi (i giacobini) pululeranno come vermi su un cadavere, in uno Stato forte non oseranno mostrarsi”. L'uso del termine giacobino inizia a far riferimento a diverse correnti di pensiero, mutando così il suo significato in base al periodo in cui viene usato. Il personaggio del giacobino, quando viene evocato in letteratura, rimanda all'idea di un'energia fredda e determinata. La nuova generazione rifiuta di assumersi la responsabilità di un passato di cui si ricorda per lo più il periodo del Terrore. 2.1830-1871: il risveglio del giacobinismo A partire dal 1830, quando l'ondata rivoluzionaria vede risorgere l'idea repubblicana, ricompare il giacobinismo autoproclamata, che raccoglierà il retaggio dei montagnardi, dei giacobini dell'anno II e della memoria della congiura degli Eguali. Questo è stato favorito anche dallo scopo pedagogico di giacobini come Filippo Buonarroti, ascoltato
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