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Giambattista Vico, Appunti di Storia Della Filosofia

Appunti sulla vita, opere e filosofia prese durante le lezioni

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 11/05/2020

Itsjustme
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4.2

(23)

51 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giambattista Vico e più Appunti in PDF di Storia Della Filosofia solo su Docsity! 03/12/2019 GIANBATTISTA VICO (1668 - 1744) Filosofo italiano, ne risente dell’influenza della filosofia europea e la rielabora in modo molto personale. Non è isolato dal contesto europeo specie nell’ambito della vita culturale napoletana in quanto arrivavano le idee che circolavano nel resto dell’Europa, in particolare quelle legate alla teoria cartesiana. Vico che inizialmente è partecipe del dibattito partenopeo prende poi le distanze da esse tanto da definirsi nella sua biografia “forestiero nella sua patria”, proprio da esprimere la distanza da quello che era il clima culturale diffuso nella epoca del suo tempo. La sua filosofia è una filosofia molto lontana dalle idee che si diffonderanno in quel periodo. Vico si contraddistingue anche per la formazione autodidatta (difficoltà economiche), frequenta il collegio dei gesuiti però lasciò gli studi, cercò di riprenderli etc. Si laurea in giurisprudenza (diritto = uno degli interessi principali di Vico) -> cerca di conquistare la cattedra di giurisprudenza all’università di Napoli senza mai riuscirci. Completa i suoi studi approfittando di un periodo in cui era precettore di alcuni ragazzi. Vico nel 1699 riesce a salire sulla cattedra di eloquenza dell’Università di Napoli, in questa posizione pronuncia le orazioni inaugurali dell’anno accademico -> ogni anno, quando inizia un nuovo anno accademico egli è incaricato di scrivere e pronunciare un discorso che di volta in volta affronta un tema diverso: una di queste orazioni è importante perché esprime in sintesi quella che sarà la filosofia di Vico -> orazione pronunciata nel 1708: “DE NOSTRI TEMPORIS STUDIUM RATIONE” (= dell’organizzazione degli studi nel nostro tempo) -> Vico parte da un’analisi di come venivano organizzati gli studi alla sua epoca. Vico crede che l’eloquenza sia messa troppo da parte nell’educazione dei giovani e crede che andrebbero messe un filo da parte quelle capacità più legate alla logica e alla matematica che in quel periodo vanivano preferite -> ciò è sbagliato perché i ragazzi non sono ancora capaci di comprenderlo e utilizzarlo in modo corretto. Vico è convinto che un’educazione basata sul cartesianesimo sia un’educazione dannosa anche perché rischia di rendere le persone inadatte a livello di società. Egli non condivide quasi nulla della filosofia di Cartesio. Vico riconosce come maestri ideali: • Platone -> ha il merito di insegnare come l’uomo deve essere; • Tacito -> ci insegna come l’uomo è; • Bacone -> Vico gli critica il fatto che egli creda nella superiorità degli antichi e soprattutto crede che questa superiorità sia dovuta alla scienza intesa come strumento con cui l’uomo può dominare il mondo. Lo ammira invece per il medito empirico: partire dal particolare per arrivare al generale (per andare contro Cartesio); • Grozio -> padre del giusnaturalismo moderno, autore con cui Vico si confronta quando intensifica i suoi fini di diritto per ottenere la cattedra di eloquenza. Il giusnaturalismo lo interessa come riferimento polemico, perché pensa che non ci sia un fondamento razionale del diritto e non può esserci perché gli uomini nel loro stato primitivo non hanno ancora la ragione. Tema molto importante e problema della filosofia nel suo tempo: credere di poter conoscere il mondo naturale com’è in realtà. Secondo Vico noi non possiamo conoscere la natura e il mondo così come sono realmente perché sono state fatti da Dio e non dagli uomini, così essi non possono acquisirne una conoscenza vera ma possono a tuttalpiù averne una conoscenza verosimile. Per Vico c’è una distinzione fondamentale tra ciò che opera l’uomo (es. geometria -> l’abbiamo inventata noi) e ciò che è opera di Dio (es. mondo e natura -> non possiamo conoscerli) = SI CONOSCE SOLO CIO’ CHE SI FA -> questo tema verrà sviluppato più nello specifico nell’opera “DE ANTIQUISSIMA ITALORUM SAPIENTIA” (1710) (= della sapienza antichissima degli italici) -> qui è interessato a una ricostruzione del sapere delle antiche popolazioni italiche (es. etruschi) e pensa sia possibile ricostruire il loro pensiero a partire dallo studio delle loro lingue. Vico se la prende con il cogito ergo sum di Cartesio dicendo che questo non funziona perché il cogito esprime qualcosa riguardo alla nostra coscienza di esistere e quindi non è possibile presentare come equivalenti coscienza e conoscenza -> il fatto che noi siamo coscienti di pensare non equivale a sapere perché pensiamo. Vico contrappone la conoscenza umana e quella divina: quella umana è una conoscenza presentata da Vico come un cogitare (= pensare) -> conoscenza superficiale; quella divina viene presentata da Vico come intelligere (= leggere dentro) -> conoscenza profonda delle cose. Secondo Vico il primo vero da cui partire per poi conosce tutte le cose è Dio. FOTOCOPIA Vico a partire dalle formulazioni del suo pensiero cerca di lavorare un sistema vero e proprio che esporrà poi nella sua opera più importante “LA SCIENZA NUOVA” (pubblicata nel 1725, ma ne scrive altre due versioni che vengono poi accorpate in un’unica seconda versione: “la scienza nuova seconda”; la prima aveva subito critiche) - > la scienza nuova per Vico è la storia, secondo lui oltre alla geometria e alla matematica possiamo conoscere anche il mondo umano. La storia non era considerata una scienza e fin da Cartesio era stata messa da parte. Per Vico noi possiamo fare del mondo civile un oggetto in quanto ci appartiene. La scienza storica ha risentito per molto tempo di due pregiudiziale hanno reso viziata la sua ricostruzione: • Boria dei gotti -> tendenza dei sapienti di ogni nazione al tenere che i contenuti del loro sapere fosse già appartenuto ad alcuni sapienti vissuti molto tempo prima = visione distorta della realtà perché secondo Vico il sapere è qualcosa che risente del periodo storico in cui si vive, l’evoluzione della storia etc. e quindi non è possibile pensare che un certo sapere è stato posseduto già in tempi antichissimi (uomini antichi diversi dagli uomini del tempo). Convinzione infondata. • Boria delle nazioni -> dipende dal fatto che a ogni nazione si vorrebbe attribuire la scoperta di certe invenzioni, costumi etc. quindi l’idea di proporsi come nazione che ha svolto un ruolo di precursore rispetto alle altre, che ha capito e intuito rispetto alle altre certe innovazioni importanti per l’umanità. Anche in questo caso per Vico non funziona così perché i costumi, le invenzioni etc. con il tempo si evolvono e non esiste una nazione che anticipa le altre, c’è un ciclo storico che si sussegue in varie fasi. Vico ha un’idea di come la storia dovrebbe essere studiata per arrivare a un risultato soddisfacente: la storia si dovrebbe basare sul concorso di due discipline diverse: • Filosofia -> intesa come scienza del vero, deve provare a spiegare i fatti e quindi ad accettare le cause che sono state alla base degli avvenimenti. • Filologia -> intesa come scienza del certo, ha il compito di accertare i fatti e quindi verificare i dati, le testimonianze e tutto ciò che abbiamo a disposizione per ricostruire in modo corretto lo svolgimento dei fatti.
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