Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

GIAMBATTISTA VICO (1668-1744), Sintesi del corso di Filosofia

Giambattista Vico nacque a Napoli nel giugno del 1668. Apparteneva ad una famiglia economi- camente modesta, ma con interessi intellettuali: suo padre faceva il libraio. Inizia i suoi studi umani- stici sotto la guida del nominalista Antonio del Balzo, poi segue gli insegnamenti dello scotista Giu- seppe Ricci e i corsi di Felice Acquadies, primario di diritto civile dell'Università di Napoli. Costret- to da una malattia a lasciare gli studi universitari, fa il precettore dei nipoti di Monsignore Geroni- mo Rocca a Vatolla. Lì approfondisce la sua formazione umanistica, leggendo i classici greci e lati- ni. Nel 1695 torna a Napoli, dove ottiene la cattedra di Eloquenza latina e retorica dell'università campana. Dal 1699 al 1708 deve preparare le lezioni inaugurali dell'anno accademico. Particolar- mente importante è la settima orazione inaugurale, intitolata De nostri temporis studiorum ratione. Nel 1710 appare il primo dei tre volumi del De antiquissima Italorum sapientia ex linguae l

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 07/07/2023

icaro-novanta
icaro-novanta 🇮🇹

4.4

(37)

658 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica GIAMBATTISTA VICO (1668-1744) e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! GIAMBATTISTA VICO (1668-1744) 1. Vita ed opere Giambattista Vico nacque a Napoli nel giugno del 1668. Apparteneva ad una famiglia economi- camente modesta, ma con interessi intellettuali: suo padre faceva il libraio. Inizia i suoi studi umani- stici sotto la guida del nominalista Antonio del Balzo, poi segue gli insegnamenti dello scotista Giu- seppe Ricci e i corsi di Felice Acquadies, primario di diritto civile dell'Università di Napoli. Costret- to da una malattia a lasciare gli studi universitari, fa il precettore dei nipoti di Monsignore Geroni- mo Rocca a Vatolla. Lì approfondisce la sua formazione umanistica, leggendo i classici greci e lati- ni. Nel 1695 torna a Napoli, dove ottiene la cattedra di Eloquenza latina e retorica dell'università campana. Dal 1699 al 1708 deve preparare le lezioni inaugurali dell'anno accademico. Particolar- mente importante è la settima orazione inaugurale, intitolata De nostri temporis studiorum ratione. Nel 1710 appare il primo dei tre volumi del De antiquissima Italorum sapientia ex linguae latinae originibus emenda. A partire dal 1713 inizia il periodo più proficuo di Vico. Studia il pensiero giuridico di Grozio e svolge delle ricerche storiche e filosofiche. Nel 1716 pubblica Quattro libri intorno alle imprese di Antonio Carafa. Del 1720 è il De universi iuris uno principio et fine uno, opera composta con il fine di ottenere la cattedra primaria di legge, impresa fallita per l'opposizione che trovò nei suoi confron- ti. L'opera più importante di Vico, scritta in mezzo a delle ristrettezze economiche e a dei problemi familiari, è la Scienza nuova, il cui titolo completo è Principi di una scienza nuova d'intorno alla natura delle nazioni, per la quale si ritrovano i principi di altro sistema del diritto naturale delle genti. La prima edizione è del 1725. Poi si riediterà, con alcune modifiche, nel 1730 e nel 1744. Il capolavoro vichiano passò inavvertito in Europa, e fu accolto con tiepido favore in Italia. Vico morì l'anno della terza edizione della Scienza nuova, quando aveva 76 anni. Pensatore controcorrente, Vico è quasi ignorato dalla storiografia filosofica accademica durante i due secoli successivi. Il suo pensiero suscitò qualche interesse in Goethe, in Coleridge e in Miche- let, ma occorre aspettare fino al XX secolo per trovare un Vico rivalorizzato, soprattutto grazie all'o- pera di Benedetto Croce. 2. La critica del razionalismo cartesiano Nella lezione inaugurale dell'anno accademico 1708, il filosofo napoletano avanza una delle idee che resterà come elemento definitivo del suo pensiero: la critica alla pretesa cartesiana di universa- lizzare il metodo geometrico-matematico. Il metodo cartesiano non è universalmente valido — argomenta Vico — perché la struttura del- l'universo non è matematica, come pensava Galileo. Se la geometria può vantare chiarezza e distin- zione non è per rendere possibile una conoscenza vera della struttura stessa della realtà: la chiarezza e la distinzione sono dovute al fatto che l'uomo crea le proposizioni geometriche: verum est factum, la regola e il criterio della verità è averla fatta. Più avanti vedremo come Vico applica questo crite- rio al mondo morale. Nelle prime opere, quando critica il razionalismo cartesiano, Vico sottolinea la diversità radicale tra conoscenza geometrico-matematica e conoscenza fisica: a differenza degli enti matematici, le proposizioni fisiche non le creiamo noi, e devono venir accertate con esperimenti fat- tuali. Secondo Vico, il criterio cartesiano di verità — chiarezza e distinzione — non si può applicare ad un ámbito molto vasto delle nostre conoscenze: il mondo del verosimile, che è qualcosa di mezzo 1 Preso da: Mariano Fazio - Daniel Gamarra, Introduzione alla storia della filosofia moderna, Apollinare Studi, Roma 1994. tra vero e falso. Il diritto, la politica, l'arte, in definitiva tutto ciò che involve il concetto vichiano di mondo civile, deve essere studiato attraverso un approccio speculativo radicalmente diverso del me- todo cartesiano. Vico non solo critica l'universalizzazione del metodo cartesiano, ma nemmeno condivide con il filosofo francese il suo punto di partenza del filosofare, cioè il Cogito ergo sum. Il principio carte- siano, ritenuto da molti come la diga per bloccare lo scetticismo dei libertini, afferma solo la co- scienza dell'esistenza ma non la scienza. La coscienza accetta l'esistenza di un fatto, la conoscenza scientifica ne accerta le cause. L'accettazione di un fatto è condivisa anche dagli scettici. La critica vichiana al cogito ergo sum quale principio basilare della filosofia non poteva essere più radicale: Lo scettico non dubita di pensare; anzi, ne è così certo che egli pare di vederlo (...); né tampoco egli dubita di esistere (...) Ma sostiene che la certezza che ha di pensare essere coscienza, non iscienza: una cognizione storica primitiva dal punto di vista dell'età degli uomini, cioè la tappa della ragione, è sba- gliato ed impedisce di capire un periodo storico nella sua peculiarità. La visione vichiana della storia universale si completa con la teoria dei corsi e ricorsi. Le tre età della civiltà riappaiono nel corso dei secoli, succedendosi in funzione della loro propria mentalità: l'immaginazione poetica lascia il passo alla ragione riflessiva, che a poco a poco viene criticata dal- la ragione scettica, per reiniziare il ciclo con la mentalità primitiva. Tuttavia, il succedersi dei cicli non avviene secondo una legge determinista. «Vico — segnala Copleston — non intende sostenere che gli avvenimenti storici siano determinati o che analoghe serie di eventi particolari si verifichino in ogni corso, né afferma, ad esempio, che il cristianesimo è un fenomeno religioso temporaneo, che ha valore relativamente ad un corso particolare, per cui deve cedere il posto ad un'altra religione nel futuro. Ciò che ricorre non sono i fatti o gli avvenimenti storici particolari, ma la struttura formale nel cui ambito gli avvenimenti si verificano; o, meglio, è il corso delle mentalità che ricorre»5. La storia universale è opera dell'uomo, e allo stesso tempo, è opera della Divina Provvidenza. Vico parla della eterogenesi dei fini: gli uomini agiscono liberamente con le loro volontà, si propon- gono dei fini particolari, ma sempre si attua nella storia il disegno divino sul mondo. La storia è l'àmbito del mondo civile, del mondo fatto liberamente dagli uomini, uomini che al tempo stesso sono guidati suaviter et fortiter dall'Eterna e Sapiente Provvidenza. * * * * * Vico è un pensatore controcorrente, e come tale presenta un problema storiografico difficile: quello del suo inserimento in una determinata tradizione filosofica. Abbiamo deciso di presentare brevemente il suo pensiero proprio alla fine della nostra trattazione sul razionalismo. Il filosofo na- poletano, fornito di una grande libertà di spirito, si oppose all'universalizzazione del metodo carte- siano, e aprì alla filosofia moderna il mondo della storia. Le scienze umane potevano vantare di una 4 G. Reale, - D. Antiseri, Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi, La Scuola, Brescia 1983, II, p. 481. 5 F. Copleston, Storia della Filosofia, vol. VI: Da Wolff a Kant, Paideia, Brescia 1989, p. 183. dignità che le era stata negata dal matematicismo del XVII secolo. Con le sue intuizioni antropolo - giche Vico è un precursore del romanticismo; le nuove premesse epistemologiche fanno anche di Vico un antecedente della rinascita delle scienze storico-sociali dell'ottocento e del novecento. 5. Domande da rispondere sul testo: 1. Abbiamo considerato a lezione diverse critiche al metodo cartesiano, fatte da altri filosofi ra- zionalisti. Potresti spiegare la differenza tra la critica di Cartesio fatta da Vico da quella fatta, per esempio, da Spinoza? 2. Secondo Vico, l’uomo conosce veramente soltanto ciò che fa. Ti sembra giusta quest’afferma- zione? Perché? 3. Credi che sia possibile fare scienza della storia de della cultura umana utilizzando il metodo e i principi di Vico, senza mettere in pericolo la libertà umana? Perché?
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved