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Giovanni Boccaccio, Biografia e opere., Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

La vita e le opere di Giovanni Boccaccio, autore italiano del XIV secolo. Si descrive la sua formazione culturale, il suo passaggio dalla letteratura cortese a quella realistica e popolareggiante, e la sua produzione letteraria divisa in opere giovanili e senili. Si parla anche del suo capolavoro, il Decameron, e del suo rapporto con Petrarca e l'umanesimo. Il documento si concentra anche sulla sua formazione culturale a Firenze e Napoli, e sulle influenze culturali che ha subito.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

In vendita dal 27/06/2022

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Scarica Giovanni Boccaccio, Biografia e opere. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! GIOVANNI BOCCACCIO L’opera di Giovanni Boccaccio può essere divisa in due gruppi: • le opere giovanili scritto in volgare, ispirate al codice cortese e segnate da una posizione filologia che valorizza la figura delle donne. • Le opere senili, gran parte in latino, non prive di accenni misogini anche violenti e rivolte alla ristretta cerchia dei dotti. Il passaggio sarebbe dovuto all'incontro con Petrarca, avvenuto nel 1350, e all'assunzione dei voti, con conseguente ingresso dello Stato clericale, 1360 circa. Ma le cose sono più complesse, nel secondo periodo della sua attività egli scrive il De Mulieribus Claris, dove le donne sono protagoniste esclusive e trascrive di proprio pugno Il Decameron, opera dedicata alle donne. Si deve Allora ricordare che sin dalla giovinezza Boccaccio si è mosso tra due diversi modelli culturali uno filogino incentrato sul rapporto tra amore e poesia, e l’altro misogino incentrato sulla ricerca della sapienza. Egli ha inoltre superato la contrapposizione tra cultura alta e cultura bassa. Difatti ha riscattato le tradizioni e temi più popolari adoperando lì anche nelle sue opere erudite. Un esempio è nel libro VIII del De Casibus Virorum Illustrium, il cui diciannovesimo capitolo è dedicato alle vicende di Re Artù. L’incontro con l’ambiente raffinato e piuttosto è voluto dal punto di vista culturale e letterario, la corte napoletana, spinse Boccaccio sin dai primi anni a impegnarsi in un innovativo progetto di letteratura mezzana collocata tra alto e basso, con l'obiettivo di soddisfare la domanda culturale e artistica di un pubblico nuovo. Un tale progetto deve essere considerato centrale anche per il suo indiscusso capolavoro, il decameron, dove si ritrovano le spinte ispiratrici cortese e mercantesca e la congiunzione di alto e basso. Giovanni Boccaccio si rivela così un grande autore e sperimentale e può essere considerato il capostipite della narrativa moderna. Vita Giovanni Boccaccio nasce nel 1313 a firenze, o più probabilmente a certaldo. Figlio naturale di Boccaccio di chellino, agente della compagnia Mercantile dei bardi, è di una donna ignota, Giovanni viene riconosciuto dal padre e accolto nella sua famiglia. A Firenze trascorre l’infanzia inizia la sua formazione scolastica e nel 1327 segue il padre a Napoli Dov’è avviato alla pratica mercantesca. Del resto però si manifesta la sua vocazione agli studi letterari Favorita dalla possibilità di entrare in contatto con l’aristocrazia napoletana e con la corte di Re Roberto d’angiò. Dopo essere stato costretto a lavorare in campo giuridico, Boccaccio infine mostra in maniera evidente la propria passione per la poesia passione già Chiara prima di aver compiuto 7 anni, arrivando a scrivere qualche raccontino senza ancora conoscere bene le prime regole grammaticali.) Boccaccio inizia lo studio della letteratura da autodidatta, ma due aspetti importanti sono la sua formazione fiorentina, la conoscenza del mondo mercantile e l’avviamento allo studio del diritto canonico. Occorre anche sottolineare la componente napoletana del suo primo percorso culturale. A Napoli, capitale del Regno angioino, è infatti folta la presenza dell'aristocrazia di origine francese, il cui comportamento è improntato al codice cortese. ( il modello Cortese si era formato in Francia Tra i secoli XII e XIII esaltando virtù come la liberalità la magnificenza e la convivenza festosa ma soprattutto valorizzando l’esperienza d’amore intesa come perfezionamento progressivo dell’amante al servizio della donna amata.) Il mondo napoletano è anche un centro di produzione culturale di primo ordine grazie alla presenza di dotti come Giovanni Barili, Barbato da Sulmona, Dionigi da Borgo San Sepolcro, coi quali Boccaccio entra in contatto. Egli conosce inoltre l’astronomo Andalo del negro, il bibliotecario Paolo da Perugia e il monaco Barlaam. Le sue letture giovanili sono assai ricche, come dimostra il suo Zibaldone autografo in cui copio alcune delle opere latine che lo appassionano. In sintesi della formazione di Giovanni Boccaccio agiscono congiuntamente due diversi ambienti il mondo fiorentino e quello napoletano. È in questi anni che cresce in lui la voglia di riportare in lingua volgare fiorentina la materia tratta dai romanzi francesi e da quelli latini, di parlare dei suoi amori giovanili creando una letteratura di intrattenimento per un pubblico aristocratico e soprattutto femminile. Scrive, assecondando questo progetto di base, il Filostrato, la Teseida, il Filocolo, ma nel 1340, con il fallimento della compagnia dei Bardi e l’inasprirsi dei rapporti tra Napoli e Firenze, è costretto a tornare in Toscana. Si apre un periodo difficile per Boccaccio: insofferente al mutato ambiente e alle ristrettezze economiche, cerca una nuova corte intorno a cui orbitare ma saranno tutti sforzi vani, e presto, in aggiunta a questo disagio, perde anche il padre durante la tragica peste del 1348. In questi anni, tuttavia, avviene in lui un graduale distacco dalla letteratura cortese, un avvicinamento alla narrativa realistica e popolareggiante che raggiungerà il suo apice nella stesura del Decameron, composto da Boccaccio fra 1349 e 1353. L’opera ebbe un immediato successo, e questo garantì all'autore incarichi pubblici e ambascerie per il comune di Firenze, non ancora sufficienti, però, a procurargli l’indipendenza economica e la pace che richiedeva per dedicarsi esclusivamente agli studi. Nel frattempo Giovanni Boccaccio si lega in amicizia a Petrarca, divenuto per lui emblema di letterato e intellettuale, e grazie a lui si distacca dalla produzione in volgare per dedicarsi in modo esclusivo allo studio dei classici; fonderà a Firenze un circolo di umanisti filologi, promuovendo l’insegnamento del greco, e sarà preso da scrupoli religiosi che pare lo abbiano indotto addirittura a voler bruciare il Decameron. Nel 1365 Boccaccio scrive il Corbaccio, che rappresenta un brusco cambiamento rispetto a tutta la sua letteratura precedente: in quest’opera la simpatia e l’antica ammirazione per le donne si trasformano in una aperta misoginia. Nel 1373 riceve dal comune di Firenze l’incarico di leggere e commentare in pubblico la Commedia (come studioso e umanista Boccaccio è uno dei primissimi commentatori della Commedia di Dante, attività questa che impegnerà un grande numero di letterati fino ai nostri giorni). Ormai vecchio, si ritira presto a Certaldo, dove muore nel 1375. Opere • La Caccia di Diana Nella scrittura boccacciana si rivela per prima quella componente aristocratica di stampo francese come mostra la caccia di Diana del 1334, poemetto in terzine di endecasillabi diviso in 18 brevi canti, che trasfigura la Corte angioina in una cornice mitologico allegorica. Riprendendo la contrapposizione tra Diana e Venere lo scrittore vi celebra le donne napoletane basandosi sullo schema dei Tournoiements de dames , quei poemi francesi che rappresentavano donne eleganti impegnato in un dibattito teorico su problematiche cortesi. • Filostrato Anche il Filostrato che è il primo poema della letteratura italiana scritto in ottave Cioè in strofe di otto endecasillabi, riprende la cultura francese. La storia è dedicata all’infelice amore di Troilo per Criseida, ed è tratta da un episodio della guerra troiana. Facendo il confronto con La Historia destructions troiae di Guido La peste del 1348 Gli eventi storici e collettivi che caratterizzano la metà del secolo sono destinati a incidere sulle coordinate culturali e psicologiche del lavoro letterario di Boccaccio. La peste e l’incontro con Petrarca Lo spingeranno impegnarsi in progetti di tipo nuovo. A partire dal 1347 si diffonde rapidamente la peste nera, proveniente da Oriente e destinata a svilupparsi dalla Sicilia al Nord Europa. La calamità arriva a Firenze nella primavera del 1348, devastando le profondità e avviando processi di disgregazione dell’ordine. Si può parlare di un’autentica catastrofe culturale, che spinse la popolazione ad adottare comportamenti esasperati come la violenza xenofoba pellegrinaggi, processioni, fervore del culto dei Santi vecchi e nuovi, cui si affida la propria salvezza.La peste nera produsse uno shock cognitivo perché le persone non trovavano spiegazioni plausibili e cure efficaci all’epidemia. Da qui parte il progetto di Boccaccio per il decameron. Le cento novelle sono Infatti contenute dentro racconto esterno che offre una rappresentazione dettagliata della peste e li ha il suo nucleo centrale. L'autore definisce orrido cominciamento le prime scene del decameron, che Paragona una montagna la scoperta, cui segue un bellissimo piano e dilettevole. In questo modo riprende lo schema narrativo della commedia. Al pari del personaggio Dante anche i 10 giovani della brigata protagonisti della sua opera devono impegnarsi in un percorso conoscitivo. Al posto della allegorica Selva dantesca, c'è la peste, che assume un profondo significato morale. L’introduzione della prima giornata è ampiamente dedicata alla descrizione della peste, di cui sono evidenziati gli aspetti medico sanitari, ma soprattutto gli effetti politici. Le reazioni sono le più diverse: chi si chiude in casa con gli amici, nutrendosi di cibi e vini ottimi ed evitando ogni lussuria Cioè astenendosi dai contatti Carnali, chi invece ritiene che l’unica medicina sia il bere, il godere e la andar cantando in giro quindi il divertimento. La profonda incertezza è aggravata dal indebolimento degli istituti civili e religiosi. Utilizzando un linguaggio tragico e lo stile elevato, Boccaccio spiega che durante il contagio la religione le leggi hanno perso ogni autorità, perché i sacerdoti ai magistrati sono rimasti con così pochi mezzi che gli è impossibile seguire il loro dovere di conseguenza ognuno fa quel che vuole. Lo stesso accade per i legami familiari molte molti sono gli uomini e le donne che abbandonano parenti, come genitori che abbandonano figli. Il lungo brano dedicato da Boccaccio la peste e debitore della letteratura precedente. Il modello di Boccaccio è l’Historia Langobardorum di Paolo Diacono, Del cui secondo libro è raccontata la peste che divampò in Italia nel VI secolo dc. L’opera di Boccaccio e quella di Paolo Diacono appartengono però la due mondi assai diversi. La società qui guarda il secondo è agrarie pastorale mentre l'ottica di Boccaccio e invece urbana con epicentro a Firenze. In questo quadro si spiega la scena dell’incontro di 7 giovani donne in Santa Maria novella, con la loro decisione di andare a rifugiarsi in una villa in campagna l’invito tre giovani amici a partire con loro. L’accurata descrizione che Boccaccio ci ha lasciato della peste serve per fondare la cornice del Decameron. L’incontro in chiesa sigla Infatti il passaggio dalla peste la vita lieta. Alla devastazione del contagio, Boccaccio contrappone l'organizzazione civile, lieta e condivisa della vita in comune. Mentre Boccaccio, profondamente segnato dalla peste, in cui perde amici e persone care, comincia ad ideare il progetto del Decameron, egli conosce Petrarca. L’incontro, caduto nel 1350, dovette essere importantissimo, dato che Boccaccio aveva persino scritto la biografia di Petrarca. Il sodalizio dei due autori è subito intenso, e si stringe ulteriormente negli anni successivi. Boccaccio va infatti a visitare Petrarca nel 1351 a Padova, poi nel 1350 a Milano, nel 1363 a Venezia e nel 1368 a Padova. Il legame induce Giovanni a seguire Francesco sulla via della riscoperta degli auctores classici. Il loro scambio intellettuale è molto intenso, Petrarca offre in lettura all’amico i suoi preziosi volumi. Boccaccio passa a Petrarca, invece, alcuni dei tesori della biblioteca del monastero di Montecassino, grazie a Zanobi. L’amicizia, non è però priva di incomprensioni, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con Dante, che Giovanni adora è che Petrarca guarda con sospetto. La presenza di Dante è ingombrante, e per molti aspetti inadatta a rappresentare una nuova coscienza moderna, più tormentata e meno incline alle grandi spiegazioni onnicomprensiva. Due scritti testimoniano questa contrapposizione, Ytalie iam certus honors e la familiare XXI 15, risposta di Petrarca che prende le distanze da Dante. È opportuno segnalare che Giovanni compone il carme latino per Francesco negli stessi anni in cui è impiegato in una missione Ravenna per consegnare alla figlia di dante, suor beatrice, è simbolico risarcimento di 10 Fiorini d’oro inviato da rappresentanti politici fiorentini. Egli compone inoltre il trattatello in lode di dante, una biografia che celebra la grandezza del poeta fiorentino. Boccaccio a pronta un manoscritto in cui copia la commedia del venerato Alighieri e i Rerum vulgarium fragmenta di Petrarca. L’ammirazione di Boccaccio per l’amico resta salda nel tempo, nelle tarde genealogie deorum gentilium Boccaccio propone il lusinghiero parallelo con Virgilio due punti il poeta moderno e quello antico avrebbero scelto entrambi la libertà dal gioco delle altre protezioni, l’uno andando via da Roma, l’altro lasciando Avignone. Entrambi dedicati una vita tranquilla casse solitaria Virgilio svolgendo Sì tra la collina di Posillipo e L’Antica colonia greca di Pozzuoli, Petrarca nascondendosi a Valchiusa nei pressi di Avignone. Boccaccio riesce Insomma mantenere unità la tradizione poetica, dal mondo antico di Virgilio video a Quello moderno di Dante Petrarca e lui stesso. La peste assume ruolo decisivo nel Decameron In quanto alla base della scelta di lasciare Firenze di recarsi in campagna. È solo dopo la peste che Boccaccio decide di organizzare le novelle all'interno della cornice. La scrittura dell'Opera inizia dopo il 1349 e deve essere conclusa nel 1360, quando Francesco buondelmonti chiede a Giovanni acciaiuoli di restituirgli il libro di Giovanni boccacci. Boccaccio copri proprio capolavoro in un codice autografo esemplato Sul modello del libro universitario. Secondo Vittore Branca i copisti dell’opera furono per di più non professionisti, invece secondo Marco Cursi ci sono manoscritti copiati per passione pressoché equivalenti a quelli realizzati da professionisti. Lo studio complessivo dei dati mostra che elettori provengono sia dal mondo dei Mercanti sia da quello dei funzionari e degli amministratori della cosa pubblica, né mancano presenza aristocratiche. Quanto Alla diffusione geografica dell’opera, gli stessi dati mostrano l’iniziale importanza dell’asse Firenze Napoli: le due città più importanti della vita dell’autore. Ben presto il capolavoro boccacciano avrebbe conosciuto una notevole fortuna internazionale. Prima del Decameron Boccaccio non si era però ancora esercitato nella narrazione breve. Nel Filocolo aveva ripreso il modello retorico della quaestio, con narrazioni brevi che illustrano i due poli contrapposti di un dilemma, ma nemmeno in quel caso si trattava di racconti brevi autonomi. La cosa era del resto normale, la narrativa d’autore aveva di solito dimensioni maggiori. Nel proemio Boccaccio non si limita a enunciare i due temi principali Amore fortuna, ma Segnala la molteplicità dei casi che verranno narrati. La raccolta boccacciana è ispirata alla varietà: di temi, di tipi di personaggio, di stili, e di registri. A questa varia tipologia a cena lo stesso autore, nel proemio, dove afferma di aver voluto raccontare cento novelle o favole o parabole o istorie che dire le vogliamo. Non è facile capire se debbano essere intesi come sinonimi di novelle, o se invece indichino dei sottogruppi. La convergenza semantica tra questi termini era avvenuta già nella Rhetorica ad Herennium di cicerone, dove si distinguevano la historia, l'argomentum e la fabula. La novella indicava racconto di un evento caratterizzato dalla novitas e funzionalizzato un progetto educativo. Ciocca deve maniera tipica nell’ exemplum. Ma la novella boccacciana in nova, svincolandosi dalla assoggettamento al discorso morale. Le novelle boccacciane, anche quando sono molto brevi presentano sempre una situazione complessa, la cui soluzione non risponde ad astratte categorie morali, ma è il frutto di un preciso conflitto tra diverse prospettive. Assieme a questa valorizzazione della varietà e della problematicità, c’è un altro aspetto di cui è necessario tener conto. La questione emerge verso la fine dell’ Introduzione alla prima giornata, quando la Brigata si interroga sulle attività cui ci si dovrà dedicare durante la permanenza nel contado. All’iniziale proposta di intrattenersi giocando pampinea contrappone il racconto. Il racconto inteso come attività collettiva che porge diletto a tutti, la novella quindi si presenta come un’attività sociale prima ancora che un genere letterario. Raccogliendo 100 racconti brevi dentro la cornice che si estende dall’inizio alla fine dell’opera, Il Decameron si presenta come una Mirabile sintesi di brevitas e di narrazione, che Boccaccio realizzo sul esempio di lontani i modelli indiani e arabi, che gli fornivano due tipi principali: • Il collegamento di schemi narrativi e contenuti didattici nella forma del dialogo. • Il collegamento dei diversi episodi narrativi all’interno di un racconto peripezia al fine di dilazionare un pericolo e intrattenere la compagnia durante un viaggio. Nel mondo Cristiano europeo si diffuse l’usanza di allestire delle raccolte di exempla utilizzando criteri astratti di raggruppamento, che consentivano di trovare facilmente i materiali narrativi di cui si aveva bisogno. Un esempio è Il Novellino un antologia narrativa realizzata Firenze 50 anni prima del Decameron. Boccaccio ibrida la dimensione orientale, con la funzione puramente organizzativo accidentale, realizza un nuovo schema narrativo. La coesione strutturale garantita della cornice, essa fa del Decameron un libro. Possiamo Allora individuare tra livelli principali: • Nel primo rappresentato dal proemio, dalla Introduzione alla quarta giornata dalla conclusione, troviamo l’autore da Non confondere con l'autore effettivo cioè Boccaccio, che si rivolge al destinatario dell'opera, cioè le donne dotate di Animo sensibile e di cultura sufficiente per poter leggere il libro. • Il secondo livello invece costituito dalla Novella portante, in cui narratori raccontano a turno una Novella Rivolgendosi ai compagni di brigata. • Al terzo livello si collocano Infine le 100 novelle vere e proprie L’organizzazione boccacciana fu influenzata anche dal illustre modello dantesco, in particolare nella distribuzione dell’azione narrativa tra 10 narratori, i quali 10 giornate si sviluppano 100 racconti. L’insieme dei narratori è costituito dalla somma di tre uomini e 7 donne, numeri perfetti nella tradizione antica e cristiana. Altre relazioni simmetriche sono per esempio il rapporto tra la novella di ser Cepparello da Prato è quella di Madonna oretta o tra quella di ser Cepparello e la novella in cui viene raccontato di Frate Cipolla… La cornice Decameron Yana È infatti al tempo stesso un principio di organizzazione tematica È la rappresentazione di un progetto educativo, incentrato sull’apprendimento dei giovani narratori a vivere insieme dedicandosi all’arte della parola. Resta da interpretare il senso di questa auto educazione: se si tratti cioè di un percorso ascensionale che va da ser Cepparello a Griselda o se invece la struttura abbia proprio baricentro nella storia di Madonna oretta la cui centrali centralità corrisponderebbe alla centralità ideologica della questione del saper novellare. Il primo dei tre cerchi occupato dall’autore che stabilisce un rapporto diretto con le lettrici. La forma libro era servita per legittimarsi all'interno della nuova letteratura in volgare. La forma libro consente Inoltre a al troviamo infine i parassiti e gli approfittatori. Una figura professionale che nell’opera boccacciana gode di un particolare privilegio è infine quella degli Artisti, di cui sono messi in evidenza l'ingegnosità è l'abilità intellettuale. La narratrice Neifile dedica ampio spazio alla presentazione del pittore Giotto che ammira per l’alta qualità illusionistica delle sue opere e, perché egli ha abbandonato la via di chi si accontenta di dilettare gli occhi degli ignoranti e si è dedicato a compiacere l’intelletto dei saggi. Nella sesta giornata appare anche un’altra figura di artista il poeta Guido cavalcanti, il cui trattamento letterario da parte di Boccaccio presenta elementi analoghi a quelli o di Giotto. Il Decameron è caratterizzato da un deciso orientamento sul presente. Ciao Vale sia per la conversazione interna alla brigata sia per la comunicazione con lettore, che obbediscono a un comune modello, basato sulla regolare presentazione dei personaggi. Nella novella di ser cepparello la interpretazione nominis è un elemento importante . La collocazione della vicenda in un preciso ambiente sociale linguistico presenta subito tutti gli elementi del successivo sviluppo, fino alla paradossale conclusione che trasforma un farabutto in un santo. Si capisce allora come mai le favole siano ambientate, in luoghi e In tempi vicini, così da essere facilmente integrabili nelle strutture concettuali e comportamentali della Brigata e delle lettrici, che costituiscono il presente nel quale racconti sono fruiti. La questione del realismo boccacciano, non riguarda soltanto un ampliamento della gamma degli oggetti, delle situazioni o dei tipi di personaggio. È stata considerata come una questione modale, in cui agiscono le scelte della retorica, l’invenzione dei personaggi e l’arte figurale. L’autore Rivendica la piena autonomia stilistica, affermando che il linguaggio letterario deve adeguarsi solo alla qualità delle novelle, cioè alla loro organizzazione tematiche narrativa. Accusato di aver manipolato i racconti, l’autore spiega che la letteratura, è basata sulla ripresa di materiali tradizionali, che vengono adattati alle nuove necessità. L’opera, quando riporta i nomi di luoghi e persone identificabili, tutt’al più allude alla realtà attraverso modalità proprie. Questa attitudine realistica consente di rappresentare il mondo quotidiano in maniera sia comica sia seria. (Per esempio nella quarta giornata, nella quarta giornata, la novella di Elisabetta da Messina.) Nonostante la saltuaria nobilitazione, i personaggi umili sono però rappresentato prevalentemente nel registro comico. Firenze occupa un ruolo importantissimo nel Decameron. Non solo vi si ambienta quasi un quarto delle novelle, ma la città stabilisce l’orizzonte culturale, etico e ideologico che dà senso alla pratica narrativa della Brigata. Tra i principali caratteri di questo orizzonte va considerata innanzitutto la contrapposizione netta col contado, secondo una tradizione antichissima, per sente già in latino (rusticus vs urbanus). Anche quando, la realtà materiale del mondo contadino è presentata con curiosità, resta tuttavia chiaro il di stanziamento comico. Si tratta di un gioco letterario non particolarmente aggressivo, coi contadini ridotti a personaggi un po’ buffi, ridicoli, ma in fin dei conti innocui (esempio, descrizione di Panfilo, contrapposizione forte individuata anche tra le due città rivale, patrie dei protagonisti, Firenze e le Marche, evidenzia ione della solidarietà fiorentina, anche quando si è in torto, coerenza ideologica dei tre cerchi personaggi della novella, la brigata, l’Autore e le lettrici ). Un ultimo aspetto notevole delle novelle ambientate a Firenze riguarda il trattamento dello spazio. Un sistema alusivo stabilisce il netto confine tra fiorentini e forestieri. (esempio di Frate Cipolla, che beffa i cittadini di Certaldo, oppure nella nona novella della VIII giornata). La cortesia rappresenta il Perno etico e ideologico del Decameron. La prontezza d’ingegno, la giovinezza la disponibilità all’amore sono armonizzati dal codice della cortesia. Boccaccio adotta questo modello, adattandolo al contesto fiorentino, caratterizzato da un ceto dirigente ibrido, costituito da esponenti dell’aristocrazia e del ceto mercantile. L’assimilazione del modello aristocratico cortese franco-provenzale contribuisce dunque all’elaborazione di una norma comportamentale fatta propria dal Decameron (novella 8 della I giornata, Erminio Grimaldi e novella 2 della VI giornata, il fornaio Cisti). Rispondono al modello anche quei casi in cui la non perfetta sovrapponibilità tra la prospettiva feudale e quella comunale produce delle tensioni, in particolare sotto il profilo economico. (esempio novelle 8 è 9 della V giornata, Nastagio degli Onesti e Federico degli Alberighi). Ma nell’etica cortese è fondamentale la misura, il controllo razionale. Lo spendere smisurato di Nastagio e la spesa senza alcun ritegno di Federico mostrano il difficile equilibrio tra l’ideale cortese di origine aristocratica e l’orizzonte economico dell’elite fiorentina. Il carattere relazionale è contestuale della cortesia contribuisce a regolare i rapporti tra gli individui, stabilendo una rigida contrapposizione con la villani a e con l’avarizia. (Erminio Grimaldi, nella novella 8 della I giornata). Boccaccio non interpreta la cortesia come una prerogativa aristocratica basta sullo ius sanguinis, ma come effetto dell’elevatezza d’ingegno. (Ghismonda che si rivolge al padre Tancredi). La centralità della cortesia in amore è confermata anche nel registro comico. (novella 7 della VII giornata, elementi grotteschi, amor de lohn, da lontano. Nella X Gionata, le novelle illustrano bene come la cortesia sia una virtù che presiede alle forme dell’interrelazione umana. Essa ha pertanto un’eminente natura politica, in quanto stabilisce chi è simile e chi va tenuto a distanza. Lo schema narrativo típico di questa giornata è il rapporto tra due personaggi :colui che esercita la magnificenza e colui che ne viene gratificato. Regolato da una logica asimmetrica, che stabilisce eluna differenza tra il donatore e il donatario, il dono è basato sulla visibilità e sulla misurabilitá, ed è commisurato al valore tanto di chi riceve, quanto di colui che dona. In questo modo spesso si generano pericolosi contrasti. (novella 3 della III giornata). L’ultima novella, raccontata da Dioneo vede protagonista Griselda, una donna povera, ma dall’animo forte capace di sopportare il terribile marito. Alla conclusione, il sistema cortese interno alla novella viene ristabilito, ma il commento del narratore è duro. Il Narratore, infatti, non approva completamente il comportamento di Griselda, ciò lascia intravedere un giudizio incerto e in qualche misura ambiguo sul codice cortese. Il dl Decameron sarebbe un racconto delle origini raffigurante l’inizio di una nuova stagione italiana, il Rinascimento, frutto dell’energia di un gruppo sociale omogeneo e rappresentazione della nuova età dei Comuni, con la sua alta conflittualità, con l’intraprendenza di nuovi ceti. La conoscenza che Boccaccio aveva dell’ambiente dei commerci e della nuova realtà economica si riversa nella sua opera. Egli ricerca un accurata definizione degli individui, e propone un diverso modo di guardare la realtà. Lo stesso Boccaccio, però ci invita a considerare che la letteratura ha regole autonome. Nel Decameron possiamo individuare dei rapporti di omologa tra la vita materiale del tempo e le strutture formali dell’opera. Ma questo non ci autorizza a dedurre che gli aspetti artistici derivino direttamente dalle condizioni storiche. Se il Decameron fosse davvero un epopea dei Mercanti ti, esso dovrebbe aderire pienamente Al sistema di idee, comportamenti, aspettative l, richieste sociali e cultura del ceto mercantile fiorentino. Ma, non sempre è così, Boccaccio, infatti, mostra la complessità del mondo dei commerci, la sua instabilità attraverso la struttura narrativa aperta, che è caratteristica del caso problematico. La novella di apertura di Ser Cepparello è particolarmente significativa, la straordinaria abilità attoriale del protagonista, falsario, assassino e sodomita, è apprezzata dagli altri personaggi del suo ambiente. L’intero mondo mercantile risulta ricoperto di una patina di ambiguità morale. (Muschiatto Franzesi). L’importanza di Cepparello è direttamente proporzionale all’ambiguità del suo comportamento. Egli è solidale ai suoi compagni usurai che lo ospitano, imbrogliando il frate confessore. Quindi agisce male, ma allo stesso tempo, paradossalmente compie una buona azione. La problematicità del caso è la sfida che Panfilo propone ai suoi compagni sin dall’inizio dell’opera, coinvolgendo, in maniera indiretta, anche noi Lettrici. La formula epopea dei mercatanti appare dunque adeguata se si pensa alla preminenza quantitativa di questo tipo di personaggi, ma rischia di ridimensionare la complessità del Decameron, dov’è spesso rappresentata l’aggressività dei Mercanti (Ambrogiuolo, Landolfo). L’avarizia è una caratteristica specifica del mondo mercantile, del tutto incompatibile con la cortesia. Il Decameron è senza dubbio una grande esaltazione delle capacità espressive dell’uomo. L’arte della parola è infatti centrale in tutta l’opera, coinvolgendo ognuno dei tre principali livelli di struttura (Pampinea, figura di massima autorità tra i dieci giovani, che loda la capacità di sapersi esprimere appropriatamente). La quasi totalità delle novelle si basa sulla capacità di utilizzare le risorse del linguaggio. I massimi vertici dell’arte della Parola sono raggiunti nell’ambito del comico, tanto nelle novelle di motto, in cui l’intelligenza umana si concentra in poche, sapidissime battute, sia in quelle di beffa, in cui spesso la macchinazione operata, ai danni dello zimbello viene realizzata grazie all’arte del discorso. La parola ha un ruolo importante anche nelle novelle della VII e VIII giornata. Se infatti la beffa è innanzitutto un danno o uno scorno provocato a una vittima, e dunque è un’azione ai danni di qualcuno più debole, l’effetto comico che vi si accompagna è spesso conseguito proprio attraverso il linguaggio. La Comicità nasce dall’abilità oratoria dei beffatori e dal punto di vista della vittima, i cui pensieri è giudizi sono spesso riportati nelle novelle, così da presentare il modo in cui il beffato percepisce ciò che gli sta succedendo, di solito interpretando in maniera errata, così da rendersi ridicolo. La parola artistica può dunque agire in maniera positiva. Ma può anche avere un obiettivo negativo. La parola umana è insomma ambigua, e ambigui ne sono gli usi e le conseguenze possibili. È per questo che nella Conclusione dell’opera Boccaccio si sofferma Aulla responsabilità dell’interpretazione. Le donne devono mostrare di sapersi abbandonare al piacere dell’ascolto narrativo, ma al tempo stesso devono saper comprendere le coordinate culturali, etiche e sociologiche che innervano le novelle. In poche parole: devono mostrarsi capaci di interpretare i racconti, di comprenderli razionalmente. Altre opere: Negli stessi anni della stesura del Decameron, l’autore inizia un nuovo progetto, segnato dall’influenza di Petrarca e caratterizzato dall’impiego della lingua latina e dall’interesse erudito. Le opere che rientrano in questa esperienza mirano al recupero dei modelli antichi e soprattutto ambiscono a una grande sintesi, capace di collegare il mondo classico e la tradizione biblica alle esigenze del presente. Boccaccio s’impegna su due fronti di scrittura, le opere erudite e le raccolte narrative d’impianto storico. Il primo gruppo è costituito dalla Genealogia deorum gentilium, un trattato di mitologia e dal De montibus, dizionario geografico basato su fonti sia classiche sia medievali. La composizione dell’opera durò a lungo à causa della varietà della materia. Genealogia, opera d’impianto ricchissimo, composta da 15 libri, raccoglie l’intero patrimonio mitologico classico, considerato come portatore autonomo di valori morali universali. Nel penultimo libro, Boccaccio svolge una teoria del racconto, con la quale illustra L’importanza della narrazione nella vita degli esseri umani. Quest’opera fu molto apprezzata dai lettori del tempo, a partire dagli intellettuali del regno di Napoli. Il secondo gruppo comprend e invece il De casibus virorum illustrium, che raccoglie una serie di exempla morali tratti da biografie di uomini illustri e il De Mulieribus Claris, opera nata su ispirazione del petrarchesco De viris illustribus e costituita da 106 biografie di donne divenute celebri per la scaltrezza o per la grande virtù.
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