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Giovanni Boccaccio e Decameron, Appunti di Italiano

Descrizione della vita del poeta italiano Giovanni Boccaccio. Delle sue opere. Descrizione del contesto storico in cui vive e del Decameron

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 28/06/2023

edoardo-vita
edoardo-vita 🇮🇹

11 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Boccaccio e Decameron e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI BOCCACCIO INTRODUZIONE E SCRITTI Giovanni Boccaccio nacque nel 1313 a Certaldo, ma trascorre a Firenze l’infanzia Giovanni Boccaccio nasce da Boccaccino Boccaccio, il quale lavorava nel cerchio dei mercanti: la compagnia dei Bardi. La compagnia dei Bardi aveva molte sedi nella città portuali, tra cui Napoli; dove Giovanni Boccaccio verrà inviato dallo stesso padre per studiare materia commerciale per diventare mercante. A Napoli, Giovanni Boccaccio entra nella corte di Roberto d'Angiò, dove può conoscere e intraprendere un percorso classica e letterario [essendo una corte, molti acculturati e specialisti di ogni ambito, soprattutto quello umanistico, venivano invitati o ci vivevano]. Con il suo studio della letteratura, Giovanni si appassionerà sempre di più di questo ambito e abbandonerà i consigli del padre Boccaccio Nella corte, Giovanni si innamora anche [non solo della letteratura] della figlia illegittima di Roberto d'Angiò: Fiammetta Le prime opere che comporrà a Napoli furono ,Filostrato ,Filocolo, ,Caccia di Diana, e ,Teseida, Nel 1340 Giovanni Boccaccio lascia Napoli per tornare dal padre per aiutarlo a Firenze [i rapporti tra i Bardi e gli Angioni erano infatti peggiorati]. Nonostante in questi anni si debba allontanare dalla scrittura, per aiutare il padre occupandosi di materia mercantile e commerciale, Boccaccio scrive e compone una delle sue opere più importanti: l'elegia di Madonna Fiammetta, raccontando la sua storia napoletana vissuta. Nel 1348, anno della grande peste, Giovanni Boccaccio vede morire la moglie del padre ed il padre stesso. Giovanni Boccaccio, anche se perde persone care, riesce a prelevare l'eredità del padre, che era abbastanza di rilievo. Così tra il 1349 al 1351, il governo fiorentino gli commissiona alcuni incarichi politici, dandogli prestigio e onori. Sempre negli anni della pesta trecentesca, Giovanni Boccaccio scrive la sua più grande opera: il Decameron. Giovanni Boccaccio dagli anni 50 fino ai 70 del 1300, sarà amico e frequenterà Petrarca che gli trasmetterà l'amore per i testi classici [in questo periodo Boccaccio comporrà infatti alcune opere in latino] e la sua ultima opera in volgare ,Corbaccio, [forse da accomunare con Petrarca perché è un’opera in cui vengono elencati i difetti del genere femminile, tipico nello scrivere di Petrarca perché Laura [figura femminile] lo allontanava dalla retta via e dal dialogo con Dio] Giovanni Boccaccio diventa un filologo come Petrarca e negli ultimi anni della sua vita a Certaldo apre una scuola di ricerca di scritti antichi e classici. Sempre negli ultimi anni della sua vita, Giovanni inizierà uno studio molto approfondito su Dante e sulla ,Divina Commedia; Boccaccio la riscrive e ci offre anche una biografia su Dante Il comune di Firenze chiede a Giovanni Boccaccio di leggere la commedia dantesca nelle piazze, attribuendoli l'aggettivo di "divina". Nel 1375 Giovanni Boccaccio muore nella città di Certaldo. Le opere di Boccaccio possono essere suddivise in 3 classi = - Opere napoletane = Scritte negli anni trenta del 1300.  Filostrato = Avente argomento omerico e mitologico, è ambientato nella guerra di Troia; è scritto in versi; racconta l’amore tra Troiolo e Criseida  Filocolo = Scritto in prosa, racconta l’amore tra Filocolo e Biancifiore  Caccia di Diana  Teseida = Avente argomento mitologico, è ambientato in Grecia Tutti quanti sono di ambito amoroso - Opere fiorentine = Scritte negli anni quaranta e cinquanta del 1300.  Elegia di Madonna Fiammetta = componimento d'amore in cui elogia Fiammetta, la sua donna amata  Decameron = Raccolta di novelle con un quadro narrativo scritto tra il 1349 e il 1352. - Opere della vecchiaia = Scritte negli anni sessanta e settanta del 1300.  Trattatello in laude di Dante, scritto filologico sulla biografia di Dante  Esposizioni sopra la commedia, scritto che riguarda i testi danteschi e la commedia dantesca in maniera filologico.  Carbaccio DECAMERON INTRODUZIONE Il Decameron [10 giorni] è l’opera più importante composta da Boccaccio La storia narra di dieci giovani [7 ragazze e 3 ragazzi] che si allontanano da Firenze e si ritirano nel contado fiorentino per sfuggire alla peste e al pessimismo di quel periodo [1348], in una villa di uno dei ragazzi [Dioneo], raccontando delle novelle in questi dieci giorni di clausura. La cornice narrativa è infatti quella della peste del 1348 a Firenze Il Decameron si sofferma sugli eventi del mondo terreno [le passioni, gli amori, la natura, il lavoro..]; ogni cosa rientra nel reale e non è controllata da una figura trascendente [evitare i filtri religiosi] Con la morte di Boccaccio, il Decameron viaggerà in tutta Europa e verrà tradotto in molte lingue; esso è infatti un’opera rivoluzionaria ma soprattutto mette al centro l’uomo [l’opera diventerà famosa infatti sotto il periodo dell’umanesimo]. In ogni novella sono infatti presenti personaggi appartenenti a ogni ceto sociale che si comportano in maniera sempre diversa dagli altri [non sono canonici] e che danno le loro opinioni sulla vita e sul mondo; mentre i fanciulli, seppur di classe nobile alta, dicono ciò che pensano, confrontandosi, sull’argomento scelto del giorno. Allo stesso tempo i giovani, stando insieme e sfuggendo dal pericolo, si divertono e perciò si contrappongono all’infelicità della vita che in quel momento l’Europa stava vivendo Un libro galeotto - Giovedì = regina Filomena che proclama il tema della fortuna [che porta i personaggi, se ben attenti, a salvare se stessi o i propri beni a causa di un capovolgimento degli eventi; la fortuna può essere sia un bene che un male] - Domenica = regina Nefile che proclama il tema dell'ingegno (industria) [fondamentale per gli uomini per farsi valere] - Lunedì = re Filostrato che proclama il tema dell'amore tragico [l’amore in questo caso entra in conflitto con la morale tradizionale e le regole sociali, impedendo per esempio a persone di classe sociali diverse di amarsi] - Martedì = regina Fiammetta che proclama il tema dell'amore lieto per le novelle. - Mercoledì = regina Elissa che proclama il tema delle motti di spirito [che si ricollegano all’ingegno, perché i motti sono quelle battute di spirito capaci di risolvere una situazione difficile] - Giovedì = re Dioneo che proclama il tema delle beffe ai mariti - Domenica = regina Lauretta che proclama il tema delle beffe generali - Lunedì = regina Emilia che proclama il tema libero - Martedì = re Panfilo che proclama il tema del rispetto e dell'educazione Da notare che dieci di queste giornate, sette hanno delle regine: il Decameron è la prima opera con personaggi femminili come personaggi di molto rilievo durante tutta l'opera In più, ogni novella ha un’introduzione e una conclusione; mentre tutte le giornate e tutte le novelle sono precedute da una rubrica, in cui Boccaccio ci indica il tema di ogni giornata e l’argomento di ogni novella SPAZIO E TEMPO Lo spazio e il tempo dell’opera sono in un contado vicino Firenze e l’anno 1348 Lo spazio e il tempo di ogni novella è invece indefinito e indeterminato [anche se spesso le epoche delle storie sono vicine a quella dell’autore, esse però possono risalire fino anche al mondo antico; gli spazi invece sono generalmente in Europa seppur a volte arrivano anche fino al Medio Oriente] IL LINGUAGGIO L'opera è varia sia nei temi sia nel linguaggio usato durante la narrazione: il pluristilismo [il registro dipende infatti dalla classe di appartenenza di ogni personaggio, che perciò da una parte sarà più solenne e raffinato mentre dall’altra sarà più buffo e volgare] Nel Decameron è presente anche il ,plurilinguismo; infatti il linguaggio, seppur sia scritto in volgare fiorentino, riprende anche alcune terminologie da altre lingue: latinismi, provenzale, c’è anche il dialetto napoletano o siciliano.. Poi, il linguaggio è ,polifonico; si alterna e dipende dai momenti differenziati tra di loro: risata e pianto, pathos e tristezza, avventura e calma [e perciò sarà a volte più tranquillo, moderato, colloquiale, formale o più forte..] Alcune novelle più importanti del Decameron sono = Ser Ciappelleto da Prato La novella è raccontata da Panfilo e è la prima del libro E’ ambientata alla fine del 1200, dove troviamo Filippo il Bello e Bonifacio VIII come personaggi di sfondo storico Panfilo racconta la storia di Ser Ciappelleto da Prato, che fu un notaio di cattiva fama e macchiato di crimini Ser Ciappelletto viene chiamato dai consiglieri di Filippo il Bello in Francia verso in Borgogna. Ser Ciappelleto si ammala, mentre lavorava per i consiglieri del re di Francia. Prima di morire, Ser Ciappelleto fa chiamare un prete per confessarsi di falsità, facendosi passare per una persona pia e santa. Il prete della confessione comincia a diffondere un messaggio di beatificazione per questo uomo: diventando San Ciappelleto. Il frate a cui Ciappelletto aveva confessato, raduna altri frati per raccontare la confessione di Ser Ciappelleto, dicendo di accogliere e benedire questo corpo. La sera dello stesso giorno, i frati fecero veglia al corpo del notaio e la mattina, dopo essersi vestiti, incominciano una processione con la bara del notaio fino alla loro chiesa con persone dietro la camminata. Le persone cominciarono a baciare mani e piedi, e a prendersi pezzi del vestito del notaio. Il notaio viene onorato per poi essere seppellito in una tomba di marmo: accendendo candele per pregare San Ciappelleto, chi si vota a lui ottiene grandi favori. Così ha vissuto il notaio e forse Dio lo ha accolto veramente, Panfilo dice che forse dovrebbe essere all'Inferno invece che in Paradiso. La morale di questa novella è che non importa che Ser Ciappelleto è stato un villano e poi si è trasformato in un santo, Dio ascolta le preghiere del cuore delle persone: Dio guarda sempre la devozione e la fede della persona, non importandosi di ciò che fa nella vita. Melchisedech giudeo Filomena narra la sua novella della prima giornata. La novella ha il tema della religione. Il Saladino, grande condottiero, avendo fatto guerre, aveva bisogna di soldi ma non li trova. Così al sultano gli viene il nome di Melchisedech, che però era avaro, per cui trovò un modo mascherato per costringerlo per il denaro. Melchisedech viene chiamato a corte e fatto sedere: "Oh mio caro giudeo, tu sei ricchissimo e savio di religione. Ti pongo una domanda quale è la fede più giusta tra le tre monoteiste?" domandò il Saladino, ma Melchisedech capisce l'inganno:" Mio sultano, nessuna delle tre è da lodare" per sviare il sultano, ma un'idea di risposta nasce nel ricco suddito: "Signore vi racconto una novella per rispondere ciò: ho sentito parlare di un uomo ricco che aveva un anello molto prezioso, pensando di lasciarlo in eredità ai tre figli per farsi chi trovasse l'anello diventasse il più rispettato. Questo anello passa in generazione in generazione. Ad un certo punto una famiglia con tre figli, desiderosi di avere onore con l'anello, si contesero il tesoro. Il padre lo porta da un orafo [colui che lavora sui gioielli], che fece copie dell'anello. Il padre muore e i tre figli hanno tutti e tre anelli uguali, così vi è la similitudine con le tre fedi monoteiste [le quali corrisponderebbero ai 3 figli] che si fanno guerra poiché pensano che Dio [il quale corrisponderebbe al padre dei 3 figli] ha rivelato a una di loro la verità vera. Così il Saladino pone la questione del denaro senza altri stratagemmi al ricco suddito, che diede la quantità richiesta con in cambio l'amicizia del sultano. Questa novella fa riflettere perché, anche se tutti i giovani sono cristiani e sanno che Dio esiste, le varie lotte e confronti con gli ebrei e musulmani [le Crociate, le Inquisizioni, la Reconquista..] avevano fatto venire il dubbio del perché c’era molta gente che credeva a altre divinità; questo era uno dei grandi problemi del Medioevo e, ancora oggi, della religione Tancredi e Ghismonda La novella viene raccontata da Fiammetta nella quarta giornata, che viene utilizzata da Boccaccio per difendersi da accuse da lui risapute: accusa della troppa vicinanza con le donne, Boccaccio si difende con la novella delle donne papere ripresa da donne demoni del Novellino. Boccaccio ci racconta una novella appartenente al ,Novellino [una raccolta di 100 novelle e di autore sconosciuto], e questa viene considerata come la 101 novella del Decameron Essa narra che Filippo Balducci, vedovo, che vive il figlio lontano dalle donne [il pensiero della donna infatti faceva ricordare a Filippo sua moglie, quando invece lui cercava di dimenticarsela per non soffrire]. Il figlio cresce e ,raggiunta la maggior età, si reca a Firenze con il padre. Nel mentre della passeggiata, il figlio nota un gruppo di ragazze e il padre le chiama papere, il figlio chiede di portare l'animale nel loro giardino. Boccaccio regala una morale: la generazione medievale ha cresciuto i maschi con istinti animali verso la donna. Nel raccontare la novella, Boccaccio cita Dante come esempio di amore vero per una figura femminile. La novella di Fiammetta ha come tema l'amore sofferto: Ghismonda era figlia di Tancredi, geloso che qualcuno avrebbe provato un sentimento amoroso per lei. Ghismonda trascorre infatti, per volere del padre, la maggior parte del tempo rinchiusa dentro casa Un giorno, la ragazza si innamora di un servo giovane del padre: Guiscardo, che tutte le notti tramite un passaggio segreto, consuma l'amore per la figlia di Tancredi nella sua stanza. Un giorno, Tancredi scopre questo amore e va dalla figlia per dirle che lo aveva scoperto: minacciando la figlia di voler uccidere Guiscardo. Ghismonda promette di mettere fine alla relazione, ma il padre non le crede, fa uccidere il fidanzato della figlia e porta il cuore di Guiscardo alla figlia. Ghismonda per il dolore della perdita del suo amore, si uccide con un veleno, ma prima di morire chiede al padre se può seppellire il suo corpo e quello di Guiscardo insieme. Lisabetta da Messina Filomena racconta commossa questa novella durante la quarta giornata. Madonna Oretta Codesta novella viene raccontata da Filomena nella sesta giornata, avente tema i motti di spirito. Questa novella è la prima della seconda metà del Decameron. La novella racconta di un uomo che non seppe raccontare una novella Una donna realmente vissuta, Madonna Oretta (Lauretta), sposata con messer Geri Spina. Un giorno Oretta, nella sua casa di campagna, camminava insieme a delle accompagnatrici, ma la strada è lunga; così un cavaliere che passava di lì, chiede a Oretta se voleva venir con lui a cavallo. Madonna Oretta, sentendo quelle parole, non negò l'invito, ma il cavaliere sapeva meglio utilizzare la spada che la lingua: la novella era carina, ma il messere non sapeva raccontarla e l'annoiava. Madonna Oretta, non potendone più, disse che il cavallo aveva un'andatura molto pesante (inteso come l'andatura lenta del parlare del giovane). Il cavaliere intese che non era bravo a raccontare la storia e prese con spirito la battuta; e perciò, per cercare di riprovarci con la donna e questa volta senza fallire, decise di raccontare altro e non continuò la novella che aveva iniziato. Chichibio e una gru Codesta novella viene raccontata da Neifile, nella sesta giornata, avente tema dei motti di spirito. Neifile parla così: vi darò prova del fatto che le battute di spirito possono essere d'aiuto e di salvezza. La novella narra ciò: Chichibio, cuoco di Currado Gianfigliazzi, si salva tramite una risposta ingegnosa. Currado Gianfigliazzi era un amante per la caccia di volatili Nella caccia, Corrado trova una bella gru per cena al cuoco, Chichibio, dandogli l'ordine di cucinarla per bene. Chichibio era un gran chiacchierone e mette a cuocere la gru. Nel mentre che la gru cuoce, Brunetta, una donna della corte di Gianfigliazzi, chiede un pezzo della gru perché un buon odore scaturisce il volatile. Chichibio cercò di resistere alla richiesta della donna, ma invano gli dà una coscia. Currado, appena vede che la gru non ha una coscia, fa chiamare il cuoco e cerca di capire il perché di quella mancanza. Chichibio risponde al signore che la gru ha una sola gamba, ma il signore non gli crede, ma comunque lo mette alla prova, minacciandolo che se il cuoco diceva falsità sarebbe stato menato. Così la mattina seguente i due, con i cavalli, andarono al fiume dove Currado avvistava normalmente le gru, nel mentre Chichibio vedeva solo gru con due zampe: il cuoco voleva scappare. Ad un certo punto, i due vedono dodici gru addormentate e Chichibio si crede salva, visto che dormono su una gamba. Tuttavia, Currado urla e le gru volano con due gambe. Chichibio risponde in maniera sagace, che la gru della sera non era stata spaventata dalle urla di Currado. A Currado piacque così tanto la risposta del cuoco, che ridendo, tornarono insieme al palazzo. Caladrino e l'elitropia Codesta novella viene raccontata da Elissa nell'ottova giornata, con tema le beffe, gli scherzi. Caladrino appare in altre tre novelle della nona giornata poiché è lo stereotipo dell'ingenuo. Elissa comincia a raccontare: non tanto tempo fa, un pittore semplice e di nuovi costumi gli piaceva passare il tempo con altri due pittori: Bruno e Buffalmacco, che erano ingegnosi e furbi. Calandrino era un ingenuo, rispetto agli altri due pittori. Un giovane bello e astuto, Maso del Saggio, decide con gli altri due pittori di far uno scherzo a Calandrino. Così Maso del Saggio ed un altro cominciano a parlare di pietre dietro la panca di una chiesa dove sedeva anche Calandrino, che poco dopo entra nella conversazione. Dunque, Calandrino chiede il luogo di queste pietre miracolose e Maso del Saggio gli parla di questo luogo simile al Paese dei Balocchi, però del cibo e dei viveri. Calandrino non crede alle sue orecchie e gli chiedi dove si trova e Maso continua a prenderlo in giro, rispondendo con frasi senza senso. Caladrino continua a credere poiché Maso non ride ed egli dice che vorrebbe venirci per mangiare in quel luogo molto bello. Calandrino però vuole sapere delle pietre miracolose [citate precedentemente da Maso], tra cui Maso parla di una pietra che rende tutto farina e un'altra che rende invisibile se portata con sé. Calandrino, allora, si interessa nella seconda citata e Maso gli dice che si trova vicino al fiume della città: la pietra è di color nero. Calandrino allora, con una scusa, se ne va dalla chiesa e va a cercare gli altri due pittori per raccontare della pietra magica. Verso le tre del pomeriggio verso un monastero, Calandrino trova i due pittori e gli racconta della pietra miracolosa: Calandrino vuole rubare ai banchieri, poiché con la pietra sarà invisibile. Bruno e Buffalmacco capiscono lo scherzo [loro si erano infatti accordati con Maso, che privatamente parlò da solo nella chiesa con Calandrino], e reggono il gioco di Meso. I tre pittori si accordano per andare a cercare le pietra di domenica, uscirono dalla città e andarono a trovare la pietra. Calandrino raccoglieva tutta le pietre nere e gli altri compagni raccolgono qui e là alcune di esse. Calandrino orami pieno, utilizza la veste per raccogliere le pietre. Bruno e Buffalmacco attuano lo scherzo: fanno finta di non vederlo. Calandrino cade nel tranello e crede di essere invisibile, così decide di tornare a casa. Bruno e Buffalmacco decidono di tornare nella città, decidendo di voler prendere con delle pietre Calandrino, che viene colpito durante il tragitto di ritorno senza far fiato per non togliere la magia della pietra [Bruno e Buffamalco tirano le pietre con la scusa di cercare Calandrino, perché se lo avessero preso avrebbe gridato per il dolore] Calandrino torna a casa e la moglie dalla scalinata diceva che era improponibile tornare a quell'ora per pranzo. Monna Tessa per aver parlato con Calandrino, riceve botte e pietre in faccia, poiché Calandrino pensa che la moglie aveva rotto l'incantesimo dell'invisibilità. Così Bruno e Buffalmacco continuano lo scherzo, anche in un momento così tragico, finché capiscono di aver esagerato e cercano di far riappacificare la moglie e Calandrino.
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