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GIOVANNI PASCOLI: biografia, concezioni e opere, Dispense di Italiano

La biografia di Giovanni Pascoli, poeta italiano del '900, e le sue concezioni sull'uomo e sulla vita. Pascoli considera la natura buona ma l'uomo malvagio e violento, e crede che solo la pietà, la fratellanza e la solidarietà possano porre fine alla catena di violenze. La poesia ha per lui una missione civile: educare l'uomo alla bontà. utile per comprendere la vita e le opere di Pascoli e le sue concezioni filosofiche e poetiche.

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 27/08/2022

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claudiag2 🇮🇹

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Scarica GIOVANNI PASCOLI: biografia, concezioni e opere e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI BIOGRAFIA Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna ed è il quarto di 10 figli. Il padre è amministratore di una tenuta e la sua occupazione permette alla famiglia di vivere in una condizione agiata.Fin da subito nel giovane Pascoli si nota un certo attaccamento per la terra natale e soprattutto per la famiglia. Il 10 agosto 1867, quando il poeta ha solo 12 anni, il padre viene assassinato. L’omicidio, avvenuto in circostanze misteriose è rimasto impunito ma quello che è certo è che segnerà il giovane poeta irrimediabilmente. Da questo momento in poi una catena di lutti sconvolge la famiglia e l’animo di Pascoli che egli stesso considererà l’origine della sua infelicità esistenziale. Completati gli studi liceali, il poeta riceve una borsa di studio che gli consente di iscriversi alla facoltà di lettere presso Bologna dove sarà allievo di Giosuè Carducci. La morte del fratello maggiore Giacomo del 1876 contribuisce alla disgregazione ormai irreparabile del nucleo familiare aggravando il malessere esistenziale del poeta che lo porterà anche a pensieri suicidi. Inoltre, in questo periodo Pascoli siavvicina a gruppi politici anarchici e socialisti che denunciano le ingiustizie sociali da qui lui stesso si sentiva colpito. Tuttavia, nel 1879, durante una manifestazione promossa da questi gruppi politici, Pascoli venne arrestato con l’accusa di sovversione e oltraggio alla forza pubblica, ed è costretto a trascorrere alcuni mesi in carcere. Con la prigionia si chiude la breve stagione di ribellione e attività politica in Pascoli, che, da questo momento, si allontanerà definitivamente dalla scena pubblica pur conservando un’idea di socialismo umanitario supportato dai valori del cristianesimo. Pascoli era infatti molto religioso. Dopo la laurea inizia subito ad insegnare presso varie università ed è proprio in questo periodo che riprende l’attività poetica, cominciata durante gli anni universitari, e pubblica la maggior parte delle poesie che confluiscono nella raccolta Myricae. In questa circostanza, progetta di ricostruire il “nido” familiare, chiamando a vivere con lui le sorelle minori Ida e Maria. Nonostante la sua scelta definitiva sia dunque quella di vivere con le sorelle, Pascoli si renderà conto che questa decisione è più un “sacrificio” che un vero desiderio, il quale, gli impedirà di vivere una vita affettiva matura e di costruire una famiglia vera. Nel 1895, il nido familiare ricostruito viene però infranto quando la sorella Ida decide di sposarsi rompendo il vincolo di solidarietà esclusiva creatasi tra fratelli e causando nel poeta un vero e proprio trauma. In un primo momento, Pascoli stesso pensa di sposarsi a sua volta, ma successivamente prende la ferma decisione che la sorella Maria sarà l’unica compagna della sua esistenza. Per consolidare le difficili decisioni prese, Pascoli acquista una casa a Castelvecchio in Garfagnana. Nel 1906 succederà Carducci nella prestigiosa cattedra di lingua italiana a Bologna. Gli anni trascorsi a Castelvecchio sono contraddistinti da un’intensa creatività e produzione poetica (sono gli anni dei Poemetti o dei Canti di Castelvecchio) e anche di un rinnovato impegno ideologico. Nonostante successi e riconoscimenti, la malinconia e la frustrazione perenne spingeranno Pascoli a fare abuso di alcool che andrà a minare la sua salute. Giovanni Pascoli muore a Bologna nel 1912 a causa di un cancro. I critici più importanti di Pascoli sono: Benedetto Croce, la cui visione influenzerà largamente tutto il ‘900, Contini, Traina, Pasolini… CONCEZIONI La concezione pascoliana è molto articolata. Iniziamo a classificarla facendo una differenza tra concezione dell’uomo e visione del mondo. -Le radici profonde della concezione pascoliana dell’uomo e della vita vanno ricercate nel trauma infantile della morte del padre che provocò nel poeta, a parte che dolore e sofferenza, anche un profondo senso di ingiustizia. La tragica morte che Pascoli racconta è trasposta su un piano universale e diventa simbolo del male e dell’ingiustizia che domina la vita degli esseri viventi. In sintesi, la filosofia pascoliana si sviluppa attorno al seguente pilastro: la natura è concepita come buona ma si scontra irrimediabilmente con la malvagità istintiva degli uomini. Secondo Pascoli infatti i rapporti umani sono dominati dalla violenza, fin dalle origini e per spiegare quanto detto utilizza l’esempio del fratricidio di Caino come per sottolineare l’odio, la malvagità e soprattutto la violenza “primitiva” insiti nell’uomo (Caino uccide il fratello Abele per motivi economici). Secondo Pascoli, l’uomo si è evoluto ma non si è ancora liberato dell’antica violenza, anche detta primitiva (nel concetto di “violenza primitiva” il poeta fa rientrare la bestialità umana, gli istinti animaleschi e selvaggi). Tuttavia, avvalendosi delle teorie evoluzionistiche darwiniane, Pascoli sostiene quanto sia necessario che l’uomo si privi al più presto di questa eredità di violenza al fine di raggiungere lo stato di “homo humanus”, cioè quello stato che comporta la rinuncia totale di qualsiasi forma di violenza. Alla condizione di homo humanus non si arriva però potenziando l’uso della ragione e della scienza, che, al contrario, assumono una concezione negativa in Pascoli, soprattutto se alleate. Soltanto la pietà, la fratellanza, la solidarietà e la comune coscienza della mortalità dell’uomo possono mettere fine alla catena di violenze. Snodo fondamentale della sua concezione è la fede nel cristianesimo che egli considera la religione del sacrificio e dell’amore fraterno. Inoltre, il tema pascoliano della pietà deriva proprio dal cristianesimo. Per Pascoli, il messaggio cristiano è in grado di fornire una spiegazione al dolore dell’esperienza umana e di insegnare a dominare gli istinti per raggiungere la dimensione dell’homo humanus. Per questo, il poeta contrappone i valori cristiani al positivismo che domina la realtà. In questo contesto, si inserisce la concezione della poesia in Pascoli. La poesia ha per Pascoli la missione di esorcizzare il “mostro”, la “bestia” che l’uomo ha dentro di sé.Essa ha una missione civile: educare l’uomo alla bontà. La poesia deve cantare, ispirare sentimenti buoni all’intera umanità, dissipare l’odio, esercitando una funzione umanizzatrice. intuitiva, innocente, spontanea. Il fanciullino è ciò che fa emergere la parte irrazionale nell’uomo, mediante una visione poetica del mondo articolata in sogni, desideri, emozioni e sentimenti. Il fanciullino inoltre riassume la nostra essenza però spesso viene oppresso. Quando, nel corso della vita, mediante gli artifici della ragione e della scienza, la nostra componente razionale opprime quella irrazionale, il fanciullino viene perso e tocca a noi ritrovarlo. Al fanciullino è attribuita la capacità di vedere oltre l’apparenza delle cose che scoprirà sempre con uno sguardo meravigliato e stupito. Egli entra in contatto con la dimensione profonda della realtà, scoprendo i significati nascosti che sfuggono agli altri uomini distratti dai problemi materiali della vita. Una volta spiegato cos’è “Il fanciullino”, Pascoli introduce la figura del poeta fanciullo. Il poeta per Pascoli è colui che sa aderire al nucleo infantile e, allo stesso tempo, sopravvivere nel mondo adulto. Questa facoltà rende il poeta in grado di attingere a una visione più profonda della realtà e di entrare a contatto con il mistero delle cose. Ne segue che, il linguaggio poetico deve assumere come modello quello del bambino, caratterizzato da immediatezza e spontaneità, in forma ritmica e ludica. Proprio perché Pascoli visse sempre con la convinzione che la realtà mascherasse sempre un’essenza segreta, si ritiene che sia il miglior poeta simbolista italiano . Il simbolismo è una corrente letteraria europea nata alla fine del XX secolo che vede come maggiori esponenti i grandi decadentisti europei (tra cui i poeti maledetti francesi Baudelaire, Verlaine, Mallarmé e Rimbaud). Il poeta si considera estraneo al mondo esterno e reagisce isolandosi o protestando contro il progresso. Secondo i simbolisti, il poeta deve farsi veggente per poter esplorare l’ignoto e cogliere l’assoluto. Sotto la realtà apparente si nasconde quindi una realtà misteriosa e profonda e per comprenderla è necessario penetrare nell’animo umano e capire l’inconscio utilizzando l’arte come strumento principale. Quindi, Pascoli è un simbolista perché le sue poesie, all’apparenza semplici, nascondono significati simbolici profondi e suggestivi. L’ultimo elemento fondamentale della poetica pascoliana è il suo sperimentalismo. La sperimentazione di nuove forme si coniuga con la presenza della tradizione letteraria dando origine ad un perfetto connubio che renderà Pascoli un “rivoluzionario della tradizione”. Lo sperimentalismo si può cogliere nella metrica: componimenti brevi, sottili analogie tra gli elementi rappresentati, la relazione tra vicino-lontano, determinato- indeterminato. Ma anche l’uso di figure retoriche, prima fra tutti la sinestesia che abbonda (consiste nell’accostare immagini sensoriali diverse), l’uso dell’aggettivo sostantivato. Ancora, Pascoli predilige la coordinazione (utilizza brevi frasi collegate per asindeto, cioè tramite la punteggiatura). Nella sua poesia abbondano gli enjambements, i puntini di sospensione. Ma lo sperimentalismo in Pascoli si spinge ad alti livelli con l’abitudine che il poeta aveva di inventare, tanto che il suo linguaggio spesso si definisce “pre- grammaticale” (manifestazioni linguistiche estranee alla lingua costituite da forme che non rimandano ad un significato concettuale definito). I termini da lui inventati sono spesso riconducibili al linguaggio dialettale e contadino. La sua poesia si caratterizza per il cosiddetto “fonosimbolismo” secondo la concezione espressa ne “il fanciullino”, per cui la poesia e insita nelle cose e al poeta è affidato il compito di scoprirla dando voce alle cose stesse. Per questo, in Pascoli troviamo il frequente impiego di figure retoriche di suono, come l’allitterazione e l’assonanza. Spesso Pascoli imita o suggerisce i suoni della natura, riproducendoli per iscritto tramite le onomatopee. PRODUZIONE POETICA Le raccolte poetiche principali scritte da Pascoli sono: Myricae, I canti di Castelvecchio e I poemetti. -Myricae rappresenta proprio l'iniziazione di Pascoli alla poesia. Myricae è un termine latino, che letteralmente significa tamerici, ovvero piccoli arbusti, umili, che crescono spontaneamente nei campi. La scelta di utilizzare un termine latino come titolo per la sua raccolta, è indice della grande cultura classicista di Pascoli che lo trae dalla IV ecloga delle bucoliche di Virgilio. La citazione dichiara la volontà del poeta di porre al centro della sua poesia una dimensione agreste e di sottolineare l’umiltà di questo tema. La raccolta sarà pubblicata in più edizioni e dalla prima alla seconda cambia il focus dell’autore: se nella prima il paesaggio agreste è il tema centrale, nella seconda pascoli si concentra sul suo mondo interiore e sui traumi della sua esistenza. Myricae è anche la raccolta in cui si avverte la presenza della poetica del fanciullino. Le poesie che abbiamo analizzato facenti parte di questa raccolta sono: X agosto, temporale,l’assiuolo. -I Canti di Castelvecchio sono una raccolta di poesie più mature rispetto a Myricae, la prima edizione risale al 1903. Il titolo della raccolta fa riferimento alla località toscana (Castelvecchio dunque) dove Pascoli aveva ricostruito il nido familiare. Si tratta di una serie di componimenti incentrati su emozioni, sensazioni e affetti, organizzati secondo il succedersi delle stagioni. Anche in questo caso, in apertura troviamo una citazione virgiliana, con la quale Pascoli si propone di stabilire una continuità con Myricae. I temi infatti, risultano essere comuni (natura, dimensione campestre e il ricordo dei morti che adesso si farà ancora più insistente). Però, rispetto a Myricae, i Canti di Castelvecchio sono più ambiziosi e complessi dove si accentua ulteriormente la dimensione simbolica. Le poesie che abbiamo analizzato facenti parte di questa raccolta sono: La mia sera e il gelsomino notturno. -I Poemetti sono un’altra raccolta di componimenti che Pascoli iniziò a scrivere pochi mesi dopo Myricae. Si dividono in primi e nuovi,e in essa convogliano opere che Pascoli continuerà a scrivere per il resto della sua vita. Questa raccolta si differenzia dalle altre per l’uso della terzina dantesca, la quale indica componimenti aulici, classici, e quindi un livello più elevato di poesia. Rimane comunque una continuità tematica con le altre raccolte (ambiente rurale e agreste) ma, ai tradizionali temi, si aggiunge la vita dei contadini della Garfagnana (vicino Lucca, in Toscana) e le vicende d’amore. I poemetti pascoliani sono spesso definiti un “epica contadina” poiché in essi Pascola canta le gesta dei contadini, così come i grandi poeti classici cantavano le gesta degli eroi. Per questo diciamo che I poemetti è una raccolta poetica perlopiù classicheggiante, che riprende le tematiche classiche attualizzandole. Inoltre, anche i poemetti sono scanditi in base alle stagioni e in essi Pascoli riprende il sublime leopardiano. La poesia che abbiamo analizzato facente parte di questa raccolta è Digitale Purpurea. Altre raccolte minori sono i Poemi Conviviali e Carmina. -i Poemi Conviviali sono una raccolta di 20 liriche sulla scia dei carmina convivalia tipici della letteratura latina, cioè quei poemetti destinati ad accompagnare i banchetti.Anche in questo caso, si tratta di un legame che il poeta vuole stabilire con l’antichità classica non solo per l’aspetto formale ma anche per i temi trattati che richiamano l’epica, la letteratura e la mitologia greca e romana ma anche le vicende del primo cristianesimo. Alcuni dei componimenti facenti parte di questa lirica sono Alexandros, Il sonno d’Odisseo, la buona novella (che richiama al vangelo). Comunque, come spesso fa, Pascoli riprende le vicende antiche ma inserisce anche elementi moderni. Altresì, riprende i personaggi dell’antichità classica ma li rilegge con uno spirito moderno come ad esempio Alessandro Magno in Alexandros. Ai personaggi dei poemi conviviali è affidata la missione di andare oltre la realtà, di non cedere davanti alle apparenze e di scavare in profondità, come fa ed invita a fare Odisseo. Nella stesura dei poemi conviviali Pascoli è fortemente ispirato da Carducci. Entrambi riprendono il mondo classico ma lo fanno in modo differente: Carducci ha una visione allegra e solare, mentre, ancora una volta, Pascoli trasmette l’inquietudine che lo caratterizza. -anche i Carmina sono un’altra raccolta di poemi fortemente classicista. Così come Pascoli ha fatto nelle raccolte precedenti, anche in questo caso il titolo della raccolta suggerisce il legame con la cultura classica che continua a portare avanti. Infatti, “carmina” è un termine latino passato poi al greco che indica sempre poesia e richiama ai componimenti di poeti latini del calibro di Virgilio e Orazio. I carmina pascoliani sono poesie dai diversi argomenti divise in sezioni, anche fra queste ci sono poesie dal tema cristiano. Pascoli mette in luce il periodo di transizione dal paganesimo al cristianesimo. Per i carmina sceglie il latino forse per dare a vedere la sua grande erudizione, forse per riportare alla luce una lingua morta, o semplicemente per attinenza ai temi trattati. posa su quella della sua compagna; e l’una e l’altra guardano lontano. Vedono. Sorge nell’azzurro intenso del ciel di maggio il loro monastero, pieno di litanie, pieno d’incenso. Vedono; e si profuma il lor pensiero d’odor di rose e di viole a ciocche, di sentor d’innocenza e di mistero. E negli orecchi ronzano, alle bocche salgono melodie, dimenticate, là, da tastiere appena appena tocche… Oh! quale vi sorrise oggi, alle grate, ospite caro? onde più rosse e liete tornaste alle sonanti camerate oggi: ed oggi, più alto, Ave, ripete, Ave Maria, la vostra voce in coro; e poi d’un tratto (perché mai?) piangete… Piangono, un poco, nel tramonto d’oro, senza perché. Quante fanciulle sono nell’orto, bianco qua e là di loro! Bianco e ciarliero. Ad or ad or, col suono di vele al vento, vengono. Rimane qualcuna, e legge in un suo libro buono. In disparte da loro agili e sane, una spiga di fiori, anzi di dita spruzzolate di sangue, dita umane, l’alito ignoto spande di sua vita. «Maria!» «Rachele!» Un poco più le mani si premono. In quell’ora hanno veduto la fanciullezza, i cari anni lontani. Memorie (l’una sa dell’altra al muto premere) dolci, come è tristo e pio il lontanar d’un ultimo saluto! «Maria!» «Rachele!» Questa piange, «Addio!» dice tra sé, poi volta la parola grave a Maria, ma i neri occhi no: «Io,» mormora, «sì: sentii quel fiore. Sola ero con le cetonie verdi. Il vento portava odor di rose e di viole a ciocche. Nel cuore, il languido fermento d’un sogno che notturno arse e che s’era all’ alba, nell’ ignara anima, spento. Maria, ricordo quella grave sera. L’aria soffiava luce di baleni silenzïosi. M’inoltrai leggiera, cauta, su per i molli terrapieni erbosi. I piedi mi tenea la folta erba. Sorridi? E dirmi sentia: Vieni! Vieni! E fu molta la dolcezza! molta! tanta, che, vedi… (l’altra lo stupore alza degli occhi, e vede ora, ed ascolta con un suo lungo brivido…) si muore!» Mentre Maria rappresenta l’innocenza, Rachele rappresenta la tentazione, avvolta dalle ombre del turbamento e della seduzione. Lo svegliarsi dell’eros in una adolescente, scombussola la serena innocenza della fanciullezza. La digitale purpurea diventa quindi il simbolo erotico dell’iniziazione sessuale, ma anche della tentazione e del rifiuto del poeta dell’atto sessuale in sè.
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