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Giovanni Pascoli: biografia e opere, Appunti di Italiano

Riassunto sulla vita e le opere di Giovanni Pascoli

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 05/04/2020

giux__
giux__ 🇮🇹

4.6

(32)

34 documenti

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Scarica Giovanni Pascoli: biografia e opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli Il decadentismo italiano ha tra i suoi rappresentanti più significativi Pascoli e D’Annunzio. Pascoli ha una solida formazione classica e infatti il suo simbolismo è completamente diverso rispetto a quello di D’Annunzio: entrambi tendono al sublime ma Pascoli lo cerca nel quotidiano mentre D’Annunzio punta all’innalzamento e all’amplificazione. D’Annunzio rinnova e modernizza mentre Pascoli tende a mantenersi entro i confini tradizionali dell’800. Alla base del suo carattere sta la dolorosa esperienza biografica. Giovanni Pascoli nasce il 31 dicembre del 1855. Trascorre un’infanzia agita fino alla morte del padre, caso che rimarrà irrisolto e che segnerà nel profondo l’animo di Giovanni; dopo la morte di due fratelli e della madre, da San Mauro di Romagna si trasferirà a Rimini. Nel 1873 si scrive alla facoltà di lettere di Bologna grazie ad una borsa di studio che perde dopo aver partecipato ad una manifestazione contro il Ministro della Pubblica Istruzione nel ’76. Si avvicina molto agli ambienti socialisti e partecipa nel ’79 ad una manifestazione che gli costa la reclusione, dopo di ciò abbandona la vita politica e riprende gli studi laureandosi (1882). L’avvicinamento agli ambienti anarco-socialisti lo porta ad aderire alla I internazionale guidata in Emilia da Andrea Costa. Dai principi letterali di Pascoli affiora la sua concezione socialista, ma si tratta di un socialismo umanitario e utopico che affida alla poesia il compito di diffondere amore e fratellanza. L’adesione all’anarchismo e al socialismo era un fenomeno diffuso tra gli intellettuali piccolo borghesi del tempo. L’insofferenza ribelle nei confronti delle convenzioni e la protesta contro le ingiustizie sociali avevano concrete motivazioni sociali, quali l’inquietudine del gruppo che si sentiva minacciato nella sua identità dalla civiltà industriale moderna e poi il processo di declassazione cui il ceto medio tradizionale era sottoposto. Pascoli sentiva gravare su di sé il peso di un’ingiustizia indimenticabile, l’uccisione del padre. Adori all’Internazionale socialista ma il suo impegno politico durò poco e dopo il carcere abbandona la milizia attiva. Questo distacco non va fatto risalire solo a traumi personali, ma come ha osservato Carlo Salinari si tratta di una crisi più generale della sinistra e del socialismo romagnolo che abbandona il pensiero utopico di Bakunin per avvicinarsi a quello di Marx. Il socialismo marxista si fonda sulla lotta di classe che ripugnava Pascoli, il quale nella sua prospettiva utopistica, non poteva accettare conflitti violenti. Pascoli non rinnega gli ideali sociali ma li trasformò in una generica fede umanitaria: il socialismo per Pascoli è un appello alla bontà, all’amore, alla fraternità; questi principi dovevano valere non solo tra individui ma anche tra classi e così ognuno si doveva accontentare di quello che aveva. La proprietà è un valore sacro, il poco è preferibile al molto e il piccolo al grande. Dopo la morte del fratello maggiore Giacomo, diventa il capofamiglia e punta alla ricostruzione del nucleo famigliare e nel 1887 si stabilisce con le sorelle Ida e Maria a Massa. Sospettoso di tutto ciò che è al di fuori del nido è ossessionato dalle sorelle e vive male il matrimonio di Ida. Con Maria si stabilisce a Castelvecchio di Barga e non si separerà mai più dalla sorella. Fondamento dell’ideologia di Pascoli è la celebrazione del nucleo familiare. Il senso geloso del “nido” chiuso ed esclusivo si allarga ed ingloba l’intera nazione. Queste sono le radici del nazionalismo pascoliano. Nel 1891 esce la prima edizione di Myricae, nel ’95 diventa professore all’università di Bologna e nel ’97 pubblica i Poemetti. Insegna poi all’università di Messina, di Pisa e nel 1903 escono i Canti di Castelvecchio e l’anno dopo i Poemi conviviali. Scrive anche Odi e Inni, le incomplete Canzoni di Re Enzio, Poemi italici e i Poemi del Risorgimento. La partecipazione alla vita culturale fu costante ma senza momenti clamorosi se non poco prima della morte quando il 6 aprile 1912 pronuncia il discorso La grande Proletaria si è mossa, discorso dedicato a sostenere l’impresa coloniale italiana in Libia: lo scrittore che voleva consegnare un’immagine pubblica di sé, conclude così la propria schiva vicenda con un invito a gettarsi in un’avventura militare. Muore a Bologna nello stesso anno. La poetica del “fanciullino” Pascoli rappresenta un passaggio necessario tra Ottocento e Novecento, è l’ultimo dei classici e il primo dei moderni. La sua democrazia linguistica, come la definisce Contini, rappresenta
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