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Giovanni Pascoli: contesto storico (decadentismo, estetismo, simbolismo) vita, opere…, Appunti di Italiano

Appunti con le cose fondamentali più importanti. 5 anno superiori pre-esame. Giovanni Pascoli: contesto storico 800-900 (decadentismo, estetismo, simbolismo+simbolismo pascoliano), vita, opere, stile, simbolo del nido e altri, opere più importanti (X agosto, la cavalla storna, Lavandare, gelsomino notturno). Il tutto spiegata in maniera dettagliata, efficace utilizzando linguaggio semplice.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 26/01/2023

valentinadangelo15
valentinadangelo15 🇮🇹

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Scarica Giovanni Pascoli: contesto storico (decadentismo, estetismo, simbolismo) vita, opere… e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Decadensmo Siamo agli albori della I guerra mondiale, fine ‘800 inizio ‘900. In tutt’Europa 10 anni dopo il Naturalismo, nasce un nuovo movimento di pensiero: il De cadentismo. “Si parla di…” Qualcosa che muore Il Decadentismo è un movimento che presenta una società che sfiorisce, muore. La Belle Époque finisce e ci si inizia a rendere conto dei veri problemi… SFIORITURA In Italia si parla di Decadentismo, in Inghilterra di Estetismo, e in Francia di Simbolismo Estismot L’Estetismo è una corrente letteraria e filosofica appartenente al decadentismo Nasce in Inghilterra, in particolare con Oscar Wilde, poeta irrequieto e omosessuale, e proprio per questo motivo verrà discriminato. Oscar Wilde esprime il concetto di Estetismo con il suo romanzo “Il ritratto di Dorian Gray”. Questo romanzo narra di un giovane che non vuole invecchiare mai, non vuole affrontare appunto “la decadenza”, così fa un patto con il diavolo in cui il suo ritratto sarebbe invecchiato al posto suo. In questo periodo emerge la figura del dandy: perfetto esteta, uomo elegante, alla moda, vestito in avorio, che attribuisce grande importanza al proprio aspetto, dando valore soprattutto allo stile, al buon gusto, alle buone maniere. Era un uomo che frequentava salotti letterari quindi era un uomo molto acculturato. Era anche omosessuale ma non veniva detto perché ovviamente non si poteva. FORMA L’Estetismo si basa più sulla forma che sul contenuto, esso riguarda sia i personaggi curati, eleganti, belli,… ma anche la scrittura ricca, piena di metafore, aggettivi, termini eleganti, simile al Barocco. In Italia… Gabriele D’Annunzio fonderà insieme “Estetismo” e “Super uomo” di Nietzsche. Simbolismo Il simbolismo è un movimento letterario che nasce in Francia con maggior esponente Baudelaire. Il simbolismo si esprime attraverso simboli, metafore, allegorìe, ecc… Con la poesia “Albatros” della raccolta “I fiori del male” di Baudelaire, si riesce a capire perfettamente il simbolismo: l'albatro è come il poeta, libero di sollevarsi da terra e volare in alto; e i marinai che tormentano l'albatro sono come la gente comune appartenente alla società borghese che deride il poeta e non comprende la sua grandezza. Questa è una poesia che esalta il simbolo e lo spleen. Spleen: insieme di noia e apatia, una sorta di fango in cui cadi e non riesci ad uscire. Quando hai l’apatia è quando credi che niente abbia senso, e quindi si ha un distacco da tutto e anche da sé stessi. Maggior esponente italiano del Simbolismo è Giovanni Pascoli. La morte del pae di Pascoli S. MAURO DI ROMAGNA, 10 AGOSTO 1867 Tra le 8 e le 10 di sera Ruggero Pascoli ritorna a casa su un calesse trainato da una giumenta maculata, ucciso da un proiettile in fronte. Nella lirica di Pascoli “La cavalla storna” la madre del poeta interroga la cavalla, unico testimone dell’accaduto, alzando un dito e pronunciando il nome del suddetto omicida. A questo gesto la cavalla risponde con un nitrito affermativo. La famiglia Pascoli aveva infatti dei sospetti su chi fosse stato l’assassino che però non fu mai stato ritenuto colpevole dell’omicidio. Ruggero gestiva i terreni dei Torlonia, ricca famiglia romana e una sera, mentre tornava dal lavoro, venne sparato da sicari ignoti appostati lungo la strada. L’inchiesta non portò mai a nulla e Ruggero venne anche considerato un nemico politico. Ruggero aveva ostacolato nel suo lavoro qualche malavitoso della zona, dunque si pensa che l’assassinio sia stato eseguito per vendetta. Giovanni Pascoli fece molte indagini tra i contadini della zona, e arrivò alla conclusione che i 2 sicari avessero agito sott’ordine di Pietro Cacciaguerra che aspirava a sostituire Ruggero Pascoli nel suo incarico presso i Torlonia; l’anno dopo infatti, ottenne l’incarico. Giovanni Pascoli ogni anno, il 10 agosto, inviava a Pietro Cacciaguerra un biglietto di lutto con scritto “p.r.” (per ricordare). Successivamente Cacciaguerra lasciò la tenuta dei Torlonia, e il fattore che lo sostituì disse a Pascoli che “ci aveva preso nel mezzo” cioè che aveva colto nel segno: l’omicidio era stato ordinato da Cacciaguerra e compiuto da Pagliarani e della Rocca. Il fattore tralaltro, suggerì a Pascoli di non indagare oltre se non voleva fare la stessa fine del padre. Quando si perde una persona cara si inizia a dar peso anche alle piccole e semplici cose della quotidianità. Dopo la morte del padre, anche vedere per esempio un semplice fiore sbocciare, per Pascoli è come un miracolo. Il pcorso dee e Pascoli esordì nel 1891 con la raccolta Myricae (dal latino “tamerici”, piccoli arbusti). Con questo titolo Pascoli ci fa subito capire che la sua poesia tratterà di temi semplici, umili ma questo non vuol dire che Pascoli era un uomo ignorante anzi era un poeta molto acculturato, e questo lo possiamo capire dal titolo in latino. Le poesie di Pascoli a primo impatto possono sembrare come dei “piccoli quadretti che raffigurano la campagna”, apparentemente anonimi, che non ci dicono nulla; ma in realtà se guardiamo con più attenzione ci accorgiamo come queste piccole cose apparentemente insignificanti, nascondano un significato, un simbolo. Complessivamente Myricae rappresenta una vera e propria rivoluzione: • nei TEMI: soggetti umili; • nello STILE: l’uso del simbolo, dei suoni, ecc… Pascoli nelle sue opere (perlopiù bozzetti, brevi) non usa una struttura metrica, per lui i versi devono essere liberi (come in Leopardi). Nel 1897 verrano pubblicati i “Poemetti” che poi saranno divisi in 2 parti: Primi Poemetti e Nuovi Poemetti. I “Poemetti” trattano temi della vita di campagna. La novità dei Poemetti è nello stile narrativo: rispetto a Myricae i Poemetti sono più lunghi e scritti con la terzina Dantesca. Dante infatti, per lunghi secoli verrà dimenticato e considerato un poeta rozzo e volgare. Il primo a riprendere la sua poetica sarà Foscolo, ma il primo a riprenderla ancora di più con la terzina dantesca, sarà appunto Pascoli nei “Poemetti”. Gran parte di questi componimenti racconta la storia di una famiglia toscana raccontata attraverso i vari momenti della vita contadina. Nel 1903 vengono pubblicati i “Canti di Castelvecchio”. Castelvecchio è un luogo caro per il poeta e si trova in provincia di Lucca; in questo luogo Pascoli si trasferisce con la sorella Maria per cercare di ricostituire quel nido familiare. Predominano i temi: • Racconti della vita di campagna; • ricordi dell’infanzia vissuta a S. Mauro; • ricordi dei familiari scomparsi. I Poemi Conviviali sono 20 coltissimi poemetti scritti in endecasillabi, in cui Pascoli imita il tono degli antichi “carmina” (poesie recitate in onore degli eroi leggendari o personaggi illustri). Pascoli canta quindi personaggi derivati dalla storia e dalla mitologia greca. (Alessandro Magno, Ulisse e Omero). Le ultime raccolte (Odi e Inni, Poemi Italici, Poemi del risorgimento) trattano: • TEMI: storici; • PERSONAGGI: resi illustri da grandi gesta, o scoperte scientifiche, ecc… Celebrando il Risorgimento. Durante gli anni in cui era professore universitario, Pascoli scrisse anche studi di critica letteraria soffermandosi su Leopardi e in particolare su Dante, un poeta che adorava. Citazione Virgilio La poica del “fanciuino” La poetica di Pascoli riflette la situazione culturale fra ‘800 e ‘900, caratterizzato dal rifiuto del Positivismo, dalla sfiducia nella scienza e nella ragione umana. Per Pascoli sono importanti le piccole cose (quelle della campagna, i ricordi d’infanzia,…) che assumono per lui più importanza delle cose grandi (come i fatti storici). Infatti, se si guardano attentamente si possono capire i veri valori della vita. Non si può capire la realtà con il ragionamento ma solo immedesimandosi con essa, come fanno i bambini e i poeti. LA TEORIA DEL “FANCIULLINO” Le concezioni di Pascoli sulla natura e sugli scopi della poesia sono espresse in un lungo e importante scritto chiamato “Il fanciullino”, pubblicato nel 1897 sulla rivista Fiorentina “Il Marzocco”. Secondo Pascoli, in ogni uomo c’è un “fanciullo” capace di commuoversi e scoprire ogni giorno sensazioni nuove. Il “fanciullino” sa percepire con meraviglia ciò che gli adulti non vedono più: - le cose piccole: che per lui sono grandi (per esempio un piccolo ciuffo d’erba, a lui sembra una foresta); - le cose grandi: che riduce alla sua misura. Per Pascoli “il fanciullino” non è una questione anagrafica, bensì interiore; non conta l’età ma la sensibilità. Rappresenta quella purezza e quell’ingenuità che può restare nell’animo di una persona anche in età adulta. Pascoli afferma che chiunque riesca a restare “fanciullino”, può: • guardare la realtà con stupore ed entusiasmo; • percepire il lato bello e commuovente di ogni situazione; • esprimersi con la fantasia (perché ovviamente i bambini non usano il ragionamento) oltrepassando le cose banali. Pascoli afferma che il poeta deve mantenere l’animo puro del fanciullino, cioè devono stupirsi e meravigliarsi anche delle più piccole cose, tant’è che lui stesso mantiene l’animo di quand’era piccolo, quell’animo di fanciullo di quando tutto era bello (prima della morte del padre). IL POETA-FANCIULLO Pascoli sviluppa il parallelismo tra fanciullino e poeta: • il fanciullino osserva ogni cosa con occhio incantato come fa il poeta; • il fanciullino vede le cose in maniera discontinua, anche il poeta-fanciullo si esprime in maniera istintiva, quasi irrazionale; • il fanciullino non si sente per niente superiore alla natura, anzi con timore parla agli animali, alle nuvole,… anche le parole del poeta sono quelle incontaminate della gente semplice di campagna, dialettali. “Il fanciuino” Saggio= scritto in prosa da uno scrittore su un argomento specifico utilizzando un linguaggio specifico. Composto nel 1896 e pubblicato sulla rivista “il Marzocco” nel 1897, e successivamente pubblicato in versione completa con il nome “Il fanciullino”. Il testo è suddiviso in 20 brevi capitoli, celata dietro la metafora del «fanciullino», vi è la più completa formulazione dei princìpi poetici dell’autore: la poesia dipende da una voce interiore (quella del «fanciullino») che alberga in ogni uomo, ma che solo il poeta è in grado di mantenere viva e far parlare. Pascoli compie un’operazione innovativa rispetto agli autori passati che vedevano l’infanzia come forma di purezza: conferisce concretezza alla figura del bambino attraverso gli studi dello psicologo inglese Sully sull’infanzia. Grazie alle ricerche di quest’ultimo, infatti, il poeta identifica un pensiero che si concentra su particolari, che procede per immagini, che altera le proporzioni, che non pone confini netti fra realtà e sogno. Quando studia lo sviluppo del linguaggio, Sully da una parte si sofferma sull’onomatopea fornendo esempi con i versi di animali, dall’altra sostiene che l’imitazione sempre più accurata della parlata degli adulti è uno strumento fondamentale per i piccoli. Il fanciullo di Pascoli, invece, oltrepassa la dimensione scientifica, perciò dà largo spazio all’onomatopea. Ciò spiega perché per l’autore la poesia sia pura, ma nello stesso tempo portatrice di valori di giustizia e di pace. La poesia, come i giochi dei bambini, che esclude tutto ciò che è brutto. Myricae Fu la sua prima raccolta di poesie, uscì nel 1891 ed era composta da 22 poesie. Il titolo è una parola latina che corrisponde a “tamerici” in italiano = arbusti di vegetazione spontanea/umile/non voluta, ricavata da un verso di Virgilio, ci indica così che troveremo contenuti semplici, quotidiani e discorsivi. Ma allo stesso tempo è un rimando al classico, perché il titolo è in latino. TEMI: • rappresentazione della natura: campagna romagnola in diverse stagioni, rappresentate scene di quotidianità della vita dei campi/lavoro contadino • ricordo dei propri cari scomparsi: morte invendicata del padre Le poesie sono ricche di descrizioni di persone umili. Frequente uso di onomatopee. Queste descrizioni non sono fini a se stesse, perché ogni elemento che descrive diventa un simbolo; qualcosa che ci rimanda ad altro; sentimenti, emozioni, pensieri e idee. “Lavande” Myricae La lirica è composta da 3 parti: 1ª Strofa → viene descritto il paesaggio di una campagna desolata in una giornata d’inverno, in cui c'è un campo arato solo per metà (metà un colore, metà di un altro) e un aratro abbandonato; 2ª Strofa → presenta lavoro delle lavandaie che il poeta percepisce solo grazie al rumore dei panni e dal suono dei canti; 3ª Strofa → viene riportata la canzone delle lavandaie, in cui si parla di una giovane donna abbandonata dall’innamorato e rimasta sola. La scena è pervasa da simboli e corrispondenze interne che intendono trasmettere una sensazione di malinconia e abbandono. L’immagine dell’aratro abbandonato suscita un senso di profonda tristezza, come pure i suoni lenti e ripetitivi della seconda strofa. Il quadro della desolazione culmina nel canto delle lavandaie che suggerisce una corrispondenza tra il paesaggio e lo stato d’animo di una giovane donna abbandonata dal fidanzato. L’analogia fra l’innamorata infelice e l’aratro abbandonato chiude la lirica in una struttura circolare richiamando l’immagine iniziale. Alla fine, il testo assume un valore soggettivo e rinvia al senso di solitudine del poeta, rimasto orfano e abbandonato dal mondo. Il poeta ricerca un ritmo lento e spezzato, ottenuto da rime con valore onomatopeico e ripetizioni lessicali. Inoltre nell’ultima strofa è presente un tono cantilenante, dove l’uso del “tu” sembra voler riprodurre la semplicità delle canzoni popolari. “X Agosto” La poesia “X Agosto” è stata scritta da Giovanni Pascoli in onore della morte del padre avvenuta la notte di S. Lorenzo del 1860. Le stelle che cadono durante quella notte non sono altro che per il poeta le lacrime del cielo sulla malvagità degli uomini. Poi immagina una rondine che, mentre tornava al suo nido, fu uccisa e cadde tra i rovi. Ella aveva un insetto nel becco, cibo per i suoi piccoli. Qui Pascoli con una metafora intende dire che la rondine era l'unica fonte di sostentamento per i suoi piccoli così come suo padre lo era per lui. Descrive la rondine trafitta sui rovi spinosi con le ali aperte quasi come se fosse in croce, accostando tale immagine a quella dei suoi rondinotti che rimangono in una vana attesa del cibo. Dopo passa a descriverci un uomo, suo padre che mentre tornava a casa fu ucciso pronunciando parole di perdono verso i suoi assassini. Invece Pascoli, con il particolare delle due bambole che l'uomo portava in dono alle sue figlie, voleva alludere alla tenerezza che avrebbe caratterizzato l'arrivo del padre a casa e delinea un mondo di consuetudini affettuose che la morte interruppe. Adesso nella casa "solitaria" i suoi familiari lo attendono inutilmente come in precedenza avevano fatto i rondinini. Il povero uomo, con gli occhi impietriti dalla morte, indica le bambole al cielo, descritto dal poeta come molto distaccato e indifferente al dolore umano. E infine, dice che il cielo, visto come una divinità, lascia cadere fitte lacrime su questa piccola parte dell'universo, che è il regno del male. In questa poesia la morte del padre assurge al simbolo dell'ingiustizia e del male: il dolore del poeta diventa il dolore di tutti. La lirica quindi trasmette senza dubbio sentimenti tristi, malinconici per la distruzione di un nido familiare, unico rifugio in un mondo in cui domina la violenza e la malvagità umana che uccide creature innocenti. La prima cosa che salta all’occhio alla lettura della poesia X Agosto è un forte uso della punteggiatura. Moltissimi sono i due punti e le virgole, ma sono presenti anche un buon numero di punti e di punti e virgola. Quest’abbondanza di segni di interpunzione ha lo scopo di creare frasi spezzate, ognuna delle quali sospende il discorso e rimanda la spiegazione, in un continuo rincalzo e rinvio alla parola successiva. Questo ha lo scopo di creare un ritmo franto e singhiozzante, come se l’autore stesse scrivendo piangendo. PAROLE CHIAVI • Il cielo: elemento naturale che solo nell’ultima strofa Pascoli personifica dicendo che il cielo osserva le vicende degli uomini senza intervenire; • Il tetto: (casa, nido) verso cui torna la rondine nella prima delle quattro quartine, è in parallelo con il “nido” (nido familiare, casa) della terza quartina, verso cui si dirige l'uomo; nella seconda e nella quarta, infatti, possiamo riscontrare uno scambio di termini per cui il “nido” è riferito, come di dovere, alla rondine, e la “casa” all'uomo. Myricae
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