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GIOVANNI PASCOLI E OPERE, Appunti di Italiano

Un'analisi delle poesie di Pascoli X Agosto e L'Assiuolo. Viene descritta la struttura delle poesie, i temi principali e le possibili interpretazioni figurative. Inoltre, viene approfondita la biografia dell'autore e il contesto storico in cui le poesie sono state scritte.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 15/09/2022

federica-denevi
federica-denevi 🇮🇹

4.7

(3)

25 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica GIOVANNI PASCOLI E OPERE e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! X AGOSTO - PASCOLI - PAGINA 557 Il 20 agosto nel calendario liturgico è San Lorenzo. C’è l’elemento del martirio e delle stelle cadenti. Poesia famosissima a tratti anche semplice. Pascoli rimanda ad una visione quasi medievale del cielo (le mappe del cielo ai tempi del Medioevo che veniva visto come una cupola) Pascoli si immagina questo cielo concavo che brilla. Immagine piacevole però possiamo notare un elemento di perturbazione (vv. 3 “gran pianto”) che non ci rimanda all’area semantica della gioia. Ci sono le stelle a San Lorenzo perché il cielo piange (piange perché c’è una sorta di ellissi tra la prima e la seconda strofa e inizia una storia). La storia sembra quasi una fiaba triste una rondine che mentre stava tornando verso il nido viene uccisa. La terza strofa è una descrizione (la rondine appare con le ali aperte e il becco rivolto verso il cielo con questo verme e ci sono i pulcini che pigolano sempre più piano perché se non vengono accuditi dalla loro mamma moriranno) la morte della rondine come presagio della morte dei pulcini. Nella quarta e quinta strofa si riprende un’altra storia in chiave di parallelismo evidente rispetto alla storia della rondine. Come nell’altra strofa c’è un passaggio di scena, c’è il luogo dell’omicidio e c’è un passaggio di scena nello stesso momento c’è una casa dove i figli, la famiglia dell’uomo aspettano il suo ritorno e anche in questo caso aspettano invano (c’è una sorta di costruzione chiastica rispetto alla scena precedente, nella strofa 3, la rondine è rappresentata in croce con il verme proteso verso il cielo e poi c’è il riferimento al nido. Nella strofa 4 c’è prima il riferimento alla casa e poi la descrizione del cadavere dell’uomo ucciso che è immobile attonito senza parole come se l’immagine dell’uomo morto fosse rappresentata nell’istante specifico della morte e come la rondine punta il becco verso il cielo, anche lui punta le bambole verso un cielo lontano). L’io lirico nell’ultima strofa si rivolge al cielo che è impersonificato come una sorta di divinità. Questa apoteosi del cielo la notiamo dalla C maiuscola ma anche dagli epiteti infinito, immortale, in alto. Questa idea del cielo lontano ci rimanda un po’ ad un’idea epicurea dell’indifferentia degli dei. Il cielo però in questo caso non è tanto indifferente perché di fronte alla morte dell’uomo il cielo inonda un pianto di stelle, inonda il mondo di questa fantasmagoria di luci che in realtà è un pianto e il mondo è definito come un atomo opaco di male. Il mondo è un elemento microscopico, opaco che non ha luce che non riverbera la luce delle stelle e questo mondo non è altro che un grumo di male. La dedica di questa poesia è ad alcuni ignoti uomini atroci. Il poeta dedica questa poesia agli assassini del padre (cardine della biografia pascoliana è la morte del padre Ruggero avvenuta per mano di ignoti assassini. Questo è un elemento traumatico che contraddistinguerà la vita di Pascoli perché l’anno dopo moriranno la madre, le sorelle maggiori e Pascoli diventerà un orfano e in questa condizione di orfano si sentirà per tutta la sua esistenza e uno dei temi fondamentali della poesia di Pascoli è proprio questo tentativo da parte del poeta di ricostruire il nido perduto.) Immagine del nido è ricorrente nelle poesie dell’autore, si collega all’immagine del lutto e della morte e della tomba ed è collegata a sua volta all’ingiustizia umana (pensiero ossessivo quello della poesia pascoliana). Il nido è l’oggetto opposto alla tomba, è l’oggetto del focolare della casa come luogo caldo segreto protettivo che è simbolo degli affetti reali che non vengono perduti. È un discorso anche costruito a livello architettonico, metrico, retorico (c’è una prima e un’ultima strofa che fanno un po’ da cornice alla vicenda narrativa della rondine e dell’uomo. Nella prima e nell’ultima strofa c’è una sorta di manifesto ideologico, un cielo che piange perché il mondo è dominato dal male): Poesia ricca di simmetrie e di rivelazioni geometriche ma è anche in maniera meno esplicita una poesia che ha una possibile interpretazione figurale. ( gli elementi che rimandano a questa interpretazione sono l’immagine cristologica della rondine data dalla sua posizione come in croce). Angelo Marchese, critico genovese, interpreta in chiave figurale questo testo dicendo che rondine, il papà di Pascoli e Cristo sono legati secondo il rapporto figurale perché sono vittime innocenti. Angelo Marchese sottolinea come in questo caso non c’è salvezza, la morte non serve ad un riscatto perché non c’è possibilità di redenzione. La rondine e l’umo ucciso vengono esclusi dal loro luogo di protezione e in questo manca la salvezza. Questa mancanza di redenzione successiva è data dalla conseguenza della morte dei pulcini e nel finale dove il cielo piange e il mondo è un atomo fatto di male. I temi fondamentali di Pascoli sono la morte, la tomba, il nido ma tema importantissimo è anche la natura che è uno specchio delle emozioni del poeta esattamente come successe nel Decadentismo. L’ASSIUOLO - PASCOLI - PAGINA 560 è una visione notturna, l’io lirico si chiede dove sia la Luna, inizia il testo con una domanda di orientamento. Questa espressione “ notava in un’alba di perla” di difficile interpretazione è l’alba che sembra una perla e quindi la Luna non si può scorgere perché o il chiarore del Sole era ancora non nascente e crea una sorta di nebbia di evanescenza per cui la Luna non si vede più o perché quest’alba non è un’alba astronomica ma un’alba simbolica ovvero c’è una sorta di chiarore nel cielo perché la Luna deve ancora salire quindi non si capisce bene qual è il momento specifico della notte ma non c’è la Luna e c’è questo riverbero evanescente. C’è questa natura raffigurata da un chiarore quasi magico e da queste due presenze arboree specifiche chiamate con il loro nome tecnico botanico (un mandorlo e un melo) che tentano di guardare quella Luna, in maniera quasi impersonificata, che l’io lirico non riesce a vedere. La rappresentazione continua dopo questa forte impressione cromatica con una sinestesia (“venivano soffi di lampi”). Questi lampi che non ci giungono come bagliori ma come soffi, provengono da lontano da una macchia cromatica di nero che si presume essere un cumulo di nubi (il modo di procedere di Pascoli nell’evidenziare i sintagmi descrittivi sostantivo + complemento di specificazione “nero di nubi”, “nebbia di latte”. Pascoli rende il sostantivo che ha la caratteristica complemento di specificazione e l’elemento che dovrebbe essere un aggettivo diventa il sostantivo a cui il complemento di specificazione si riferisce). Dopo la sensazione visiva, dopo la sensazione tattile arriva la sensazione sonora acustica ovvero una voce che proviene dai campi il “chiù” è il suono dell’assiuolo che è un uccellino simile a un gufo che irrompe nella notte con questo chiù (le strofe sono doppie quartine di novenari in cui l’ultimo verso non è un novenario ma è un trisillabo per altro tronco). Elemento di fonosimbolismo (vv 12 “fru fru tra le fratte” due onomatopee una diretta e fratte” che indica i cespugli attraverso il suono del vento. Inoltre è caratterizzato dall’allitterazione del suono f). Tutti questi suoni queste immagini portano ad una percezione da parte dell’io lirico di un sussulto come di qualcosa di remoto di un grido che subito trova una sua corrispondenza sensoriale nel presente perché suonava da lontano un singulto. Le cavallette hanno delle specie di lamelle che sfregate provocano questo suono che crea una sorta di riverbero.
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