Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

GIOVANNI PASCOLI- OPERE, Sintesi del corso di Italiano

Le opere di Giovanni Pascoli e la sua poetica.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 27/06/2022

emanna2
emanna2 🇮🇹

3 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica GIOVANNI PASCOLI- OPERE e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI Giovanni Pascoli delinea le sue riflessioni sulla poesia nel saggio ‘il Fanciullino’. L’idea centrale è che nell’età adulta di ogni individuo sopravviva un fanciullo che osserva il mondo e ‘vede tutto con meraviglia, tutto come la prima volta’. Di questa parte infantile e irrazionale dell’io il poeta sa ascoltare e trascrivere la voce. Egli utilizzerà una lingua ingenua. La verità delle cose e del mondo si rivelerà in tal modo autentica, priva di retorica, finalmente pura e libera da ogni condizionamento culturale. Una nuova concezione della poesia: quest’ultima non sarà piu’ fondata sulla logica razionale del reale, ma sull’intuizione e sull’immaginazione. La poesia diventa il luogo della conoscenza istintiva delle cose, della loro riscoperta con uno sguardo pieno di stupore, grazie al quale si può penetrare nella profondità della natura, nella sua più intima e recondita essenza. L’emozione e la sensibilità del ‘fanciullino’ possono così rivelare il valore segreto che risiede anche negli oggetti più umili. La candida contemplazione della realtà rivela aspetti di solito considerati di minor rilievo e dunque trascurabili, dei quali vengono invece scoperti i significati latenti, che annidano sotto l’apparenza. Il carattere alogico (ossia estraneo alla logica) della poesia, permette così di esplorare territori misteriosi, scoprendo cose che sfuggono ai nostri sensi e che non possono essere conosciute a livello razionale. Per questo la parola poetica non descrive né interpreta la realtà: piuttosto la crea. Secondo Pascoli la poesia è un’attività per lo più metaforica, che recupera le voci della natura e adotta una lingua che è ancora in una fase pre-grammaticale, come avviene nell’infanzia, quando il linguaggio figurato, i particolari descrittivi, le comparazioni, le similitudini rappresentano la normale espressione della percezione del mondo. I fanciulli sono infatti portati a personificare le cose, ad attribuire vita e sentimento per esempio alla pioggia, al sole, al vento, a considerare il sogno come un’esperienza reale. Allo stesso modo, il poeta risalirà fino agli albori della propria esistenza, assegnando caratteristiche umane agli animali e alle piante e ripristinando un rapporto magico con la realtà, in un’ottica straniante rispetto a quella abituale: così rivestiti i panni del ‘fanciullino’, ‘parla alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle’. L’unico obiettivo che la poesia riconosce a sé stessa è quello di esprimersi con purezza, rifiutando di essere applicata a finalità prefissate e ad interessi politici strumentali e contingenti: ‘il poeta è poeta’, egli scrive ‘non oratore o predicatore, non filosofo, non istorico, non maestro, non tribuno o demogogo, non uomo di stato o di corte. ‘ Tuttavia, la rottura con i canoni del classicismo è ormai compiuta. IL NIDO Traumatizzato dai lutti familiari, Pascoli tenta di trovare sicurezza, conforto e protezione dalle minacce del mondo esterno negli affetti familiari, negli ambienti e nelle atmosfere più intime e care. Al primo elemento (famiglia) sono associate le sensazioni di calore, dolcezza, purezza e amore, al secondo (mondo esterno) quelle di freddo, dolore, paura e morte. Il desiderio di un mondo semplice e senza violenza, legato ai valori contadini, lo porta a osservare con terrore la civiltà industriale e la società di massa urbanizzata: secondo Pascoli il progresso di stampo positivistico, invece che garantire sicurezza all’uomo, lo ha esposto ai nuovi pericoli, rendendolo piccolo e smarrito. Definisce la scienza ‘crudele e inopportuna’, perché colpevole di aver attentato alle illusioni dei sogni, al piacevole inganno della Fede (Pascoli non crede in Dio, ma non sa rinunciare alla sua immagine) e alla felice ingenuità degli uomini. L’unica possibilità per conservare la propria integrità e salvare l’innocenza consiste per lui nel regredire all’età dell’oro dell’infanzia, mitico tempo sereno, non ancora toccato dalle inquietudini della modernità e della vita adulta. Il ‘nido’ è il luogo della ricomposizione dell’unità familiare, lo spazio chiuso che permette il riparo dalla società brutale e inospitale; il camposanto rappresenta il recinto del culto dei morti, lì dove è possibile ripristinare, su un piano illusorio, l’intimo colloquio con ciò che nella realtà si è perduto per sempre. La madre, è quindi simbolo di ‘nido’: è il ventre, la culla, il focolare, la casa, l’elemento, la garante, cioè, del rapporto con la terra misteriosa, che governa la vita con i suoi cicli eterni. E’ la madre che simboleggia la felicità dell’infanzia, non ancora compromessa dalla conoscenza del male. Per questo, la madre costituisce una sorta di divinità-guida nella sfera degli affetti: la sua morte coincide con una perdita irreparabile e con un lutto che non può conoscere riparazione. La violazione del ‘nido’ comporta dunque la scoperta di tutto ciò che di spaventoso e letale sta ‘fuori’ di esso. IL SIMBOLISMO Le rapide notazioni e i quadri di vita campestre che Pascoli rappresenta costituiscono il frutto dell’osservazione di una realtà filtrata sempre attraverso le suggestioni del suo universo interiore. I suoni, i paesaggi, le cose si caricano nella sua poesia di un sovrasenso simbolico, che può essere colto solo abbandonando la logica ordinata e razionale con cui ci si relaziona alla realtà. I particolari e gli oggetti, anche materiali, rimandano sempre a qualcos’altro di più profondo e ignoto: il poeta può penetrare nell’anima del mondo tramite la propria soggettività e le proprie sensazioni. Per Pascoli si tratta di ricercare il senso perduto della realtà e del mondo e cogliere, grazie all’intuizione folgorante e non a un’analisi mediata, il frammento che riveli la totalità, l’immagine che riassuma una verità universale. Il simbolo naturalmente non è esplicitato in termini razionali: il significato della poesia si afferra mediante le associazioni suggerite dai suoni, la rispondenza evocativa delle immagini, l’esistenza di una dimensione nascosta. Sta al lettore afferrare i sensi riposti, comprendere le allusioni cifrate e cogliere l’impalpabile verità del mondo, che non proviene dalla concretezza degli elementi descritti, ma dalle possibilità dell’animo di riconoscere aspetti che ‘sfuggono si nostri sensi e alla nostra ragione’. A prima vista, le cose sulle quali si posa lo sguardo del poeta sono minute, quotidiane, semplici, come gli elementi dei quadri degli impressionisti; ma questa attenzione per il dettaglio, non ha lo scopo di illustrare oggettivamente la realtà. Per fare degli esempi, tra gli uccelli che incontriamo nei suoi versi ci sono rondini, pettirossi, capinere, cuculi ecc. Pascoli tende però a riferirsi alle cose non per come sono, ma per come le sente e le vede mediante un’ottica rovesciata e visionaria che scruta al di là del fenomeno, alterando prospettive, rapporti e proporzioni. Dunque, se a prima vista può sembrare che gli elementi della natura siano rappresentati con realismo, essi tuttavia non vanno considerati in sé, bensì all’interno dei nessi emozionali che li legano alla dimensione interiore dell’io poetico. Dunque, il poeta non ha interesse a perlustrare e registrare la verità superficiale della natura: suo compito è invece quello di percepire ‘non so quali raggi X che illuminano a lui solo le parvenze velate e le essenze celate’, leggendo il mondo come la foresta di simboli già immaginata da Baudelaire. Il titolo della raccolta deriva da un verso della quarta bucolica di Virgilio, nella quale il poeta latino sceglieva di affrontare un tema più elevato e di innalzare il tono stilistico rispetto ai componimenti precedenti. ‘Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici’. Gli arbusti e le tamerici, piante diffuse nelle zone mediteranee, costituiscono due emblemi della poesia pastorale e dello stile dimesso, che meglio si accorda con la realtà semplice della vita di campagna. Anche per Pascoli il termine ‘myricae’ sta ad indicare la predilezione per argomenti umili e quotidiani. La vita agreste, la pace della natura, la fioritura degli alberi da frutta agreste
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved