Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Vita e la Poesia di Giovanni Pascoli: Biografia e Influenze, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Giovanni Pascoli, nato nel 1855 a San Mauro di Romagna, fu un poeta latino di successo. La morte tragica di suo padre influenzò profondamente la sua opera. Pascoli era un poeta decadentista che vedeva la realtà come frantumata e senza una gerarchia. Sentiva un senso di angoscia nel verso di un gufo notturno, che ricordava la morte di suo padre. Il poeta si considerava un veggente che poteva decodificare il mistero della realtà. Pascoli celebrava i valori borghesi e la famiglia, ma non conosceva bene la poesia simbolista francese. Le sue poesie erano piene di uccelli e del tema del nido.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 03/10/2021

sofiagandino19
sofiagandino19 🇮🇹

5

(1)

2 documenti

1 / 23

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Vita e la Poesia di Giovanni Pascoli: Biografia e Influenze e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI Le tematiche che tratta Pascoli nelle sue opere sono: L’INFANZIA, rapporto UOMO-NATURA: Pascoli ha un rapporto diverso tra l’uomo e la natura rispetto al rapporto che ha D'Annunzio (panismo) e Verga. Pascoli ha una biografia importante: l’esperienza vissuta del poeta è alla base della sua opera letteraria ed è la matrice della sua poesia. Pascoli nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna era figlio di una famiglia numerosa, lui era il quarto di ben dieci figli, la sua famiglia proveniva dalla piccola borghesia rurale, il papà era l’amministratore della tenuta la Torre dei Principi di Torlonia quindi aveva un buon lavoro. L’infanzia vissuta positivamente da Giovanni viene spezzata quando il 10 agosto 1877 subirà un lutto che lo segnerà per tutta la vita: cioè la MORTE DEL PADRE = che non morirà di morte naturale ma verrà assassinato a fucilate non furono mai ritrovati gli esecutori di questo omicidio: si pensa che le motivazioni siano da ricercare nell’invidia di qualcuno in particolare nel posto di lavoro del papà di Pascoli, si pensa sia stato fatto questo delitto sulla base di un’aspirazione di ricoprire il ruolo che aveva il papà di Giovanni: amministratore della tenuta. Questo evento segnerà il poeta sia perchè la famiglia dovette affrontare delle ristrettezze economiche sia perchè subi anche altri lutti: morì la mamma e il fratello più grande quindi un'esperienza negativa anche dal punto di vista affettivo. Questo evento ebbe ripercussioni anche sulla carriera di Giovanni, lui studiava presso il collegio degli Scolopi fu costretto ad interrompere gli studi e riusci poi a continuarli grazie alla generosità di un suo professore che vedeva in questo ragazzo una dote e delle capacità. Riuscì a diplomarsi, vinse una borsa di studi e poté iniziare l’università: fece lettere dopo la laurea aderì al socialismo, partecipò a numerose manifestazioni, fu arrestato e questa cosa incise sulla personalità del poeta, fu un altro trauma. Pascoli era un grande poeta latino, aveva una cultura classica importate e per tredici anni partecipò ad un concorso di poesia latina ad Amsterdam e vinse la medaglia d’oro ogni anno, per Pascoli esiste una produzione in latino. La vita di Pascoli fu una vita dedicata alla poesia e all’insegnamento, perchè Pascoli fu prima un insegnante delle superiori e poi dell’Università (subentrò nella cattedra di lettere di Giosue Carducci). La vita di Pascoli non è caratterizzata da eventi particolari. La sua vita è stata tranquilla. Però dietro questa tranquillità si cela un grande dramma: che sono i lutti familiari. Quell’uccisione del padre impedisce a Giovanni di CRESCERE perchè questo trauma lo ha lasciato all’età INFANTILE. La sua vita è casta, non ci sono state relazioni perchè lui è tutto chiuso nella dimensione del nido d’origine, non riesce ad aprirsi al mondo esterno. Questo lo portò ad instaurare con le sorelle un rapporto problematico e morboso: perchè Pascoli chiese alle sorelle (Mariù e Ida) di andare a vivere insieme e con queste ebbe un rapporto molto morboso si parla anche di incesto da alcune lettere che sono state ritrovate. Il rapporto tra loro è molto strano perchè Pascoli ha l’istinto di diventare padre che viene sublimato in questo rapporto con le sorelle, quindi lui fa quasi da padre a queste sorelle e i suoi bisogni affettivi sono soddisfatti da questo rapporto con le sorelle che gli fanno da madre. Quando la sorella Ida si sposa, Pascoli cadde in uno stato depressivo perchè viveva questo distacco della sorella come un tradimento. Allo stesso tempo Giovanni ebbe la possibilità di sposarsi con una cugina e dovette rinunciare per la gelosia di Mariù l’altra sorella. Il rapporto in questa famiglia non è sano si evince anche dal fatto che Ida, Mariù e Giovanni hanno un cane Guli che aveva la funzione di essere un figlio. La vita di Pascoli cambia drasticamente dopo la morte del padre il 10 agosto 1867 infatti scrive un componimento molto famoso che è X agosto dove appunto parla della morte del padre. Pascoli era un insegnante ha lavorato nella scuola superiore e poi a intrapreso la carriera universitaria. La sua vita è dedita agli studi, alla cura delle sue tenute... Pascoli inoltre scriveva poesie sia in italiano che in latino. Le sue raccolte più importanti sono due: 1)MYRICAE: è del 1891 (periodo in cui D'Annunzio legge Nietzsche) è un titolo in latino che significa TAMERICI (si trovano anche nella pioggia nel pineto) è un arbusto basso, piccolino che cresce vicino al mare. Pascoli dà questo titolo alla sua raccolta perchè lui vuole fare una poesia che celebri le piccole cose, la quotidianità, le cose normali. Quindi Myricae è simbolo delle cose semplici, piccole perchè è un arbusto comune che cresce vicino al mare. 2)CANTI DI CASTELVECCHIO: pubblicati nel 1903 (D’Annunzio pubblica i primi tre libri dell'Einaudi anche Alcyone). Pascoli ha un atteggiamento schivo, amava stare in un ambiente appartato, domestico. Ad un certo punto senti l’esigenza di presentarsi come poeta ufficiale, che deve guidare dal punto di vista morale e civile la nazione. Tenne anche dei discorsi pubblici, uno più conosciuto è: la grande proletaria s'è mossa ed è un discorso pubblico che Pascoli tenne in occasione della guerra di Libia decisa dal governo Giolitti. e ASPETTI DELLA SUA VISIONE DEL MONDO, LA SUA CONCEZIONE DELLA POESIA E I SUOI RAPPORTI CON IL SOCIALISMO: Uso di una terminologia SPECIALISTICA:nelle sue poesie si trovano parole quasi tecniche che rimandano al mondo omitologico (mondo degli uccelli), al mondo dell’astronomia, della botanica. Perchè la sua poesia è disseminata di questi elementi NATURALI. Nelle sue poesie ci sono spesso gli UCCELLI: Nel X agosto c’è l’immagine della RONDINE che viene paragonata al papà di Pascoli. In un’altra poesia L’ASSIUOLO un piccolo GUFETTO. In NOVEMBRE c’è l’immagine degli elementi BOTANICI: immagine del PRUNALBO, ALBICOCCHI. Nell'ASSIUOLO c’è l’immagine del MELO. Poi ci sono gli elementi ASTROLOGICI. Questo ci fa capire che la formazione di Pascoli è POSITIVISTA, nel senso che la formazione di Pascoli avviene durante il positivismo e questo è evidente dall’uso di termini e parole. Questo però non vuol dire che Pascoli abbia la fede nella scienza come strumento capace di rivelare la realtà. Perchè Pascoli non è un autore che si situa durante il positivismo ma durante il DECADENTISMO quindi in lui si consuma la crisi del positivismo, perchè Pascoli crede che la ragione, la scienza non possano svelare l’essenza vera della realtà. La realtà appare a Pascoli come misteriosa, inconoscibile, enigmatica e la scienza non riesce a svelare il mistero che sta dietro la natura. Quindi nonostante ci sia questa terminologia così tecnica questo non vuol dire che Pascoli abbia una visione positivistica del mondo. La realtà nella poesia Pascoliana appare FRANTUMATA: cioè lui vive in un momento di crisi filosofica, c’è la crisi del positivismo però non si è ancora formato un sistema di pensiero alternativo quindi in lui non c’è la fede di conoscere il reale, quindi la rappresentazione della realtà è frantumata, dove saltano anche le gerarchie tra gli oggetti. Ciò che è grande in Pascoli viene rimpicciolito (es: alla fine del X agosto lui definisce la anni della massiccia immigrazione in diverse parti del mondo in particolare negli Stati Uniti, in questo periodo il dramma dell’immigrazione tocca dei numeri molto importanti. Pascoli è molto colpito da questa cosa perchè sa che gli italiani che vanno all’estero per cercare lavoro vengono maltrattati, disprezzati, vengono costretti a condizioni di lavoro disumane, offesi questa cosa a Pascoli da molto fastidio. Ecco perchè Pascoli giustifica le guerre colonialiste: l’autore fa una distinzione tra nazioni capitaliste (nazioni ricche) nazioni proletarie (nazioni che non hanno ancora sviluppato un sistema industriale e che si basano sull’agricoltura). L’Italia è un paese proletario e quindi secondo lui l’Italia nel momento in cui non riesce a sfamare i propri figli a dargli lavoro ha il diritto di cercare una soluzione e portare avanti delle guerre coloniali in modo tale da dare lavoro e dignità ai propri figli per non costringerli ad emigrare. Fusione tra socialismo umanitario che si coniuga con il nazionalismo. Pascoli è un autore Decadente ma è difficile capire quanto lui conoscesse del decadentismo europeo perchè mentre D’Annunzio è aggiornato su tutte le novità culturali europee le rielabora a modo suo per esempio per la filosofia legge Nietzsche e ne parla a modo suo. Per Pascoli invece non sappiamo quanto lui conoscesse della poesia simbolista francese, il suo decadentismo non è influenzato dalle sollecitazioni che gli provenivano dalla letteratura straniera ma è un decadentismo che nasce dalle sue esperienze personali, non era influenzato dalle sollecitazioni culturali esterne. Pascoli è lontano anni luce dai poeti maledetti tipici del decadentismo. Pascoli è un uomo molto tranquillo, conduce una vita monotona fatta dell’insegnamento, un uomo che si dedica alla famiglia, al suo podere, quindi è un uomo che è distante anni luce da quel modello tipico dell’intellettuale decadente. La letteratura decadente era caratterizzata da tematiche provocatorie finalizzate a mettere in discussione la società borghese. Il decadentismo nasceva nell’ottica di questo conflitto tra intellettuale e società una società che aveva messo in crisi i valori umanistici e quindi gli intellettuali per reazione avevano assunto questo tipo di atteggiamento. Pascoli invece celebra i valori borghesi, quindi ci si chiede cosa abbia Pascoli di Decadente perchè in realtà le tematiche che lui affronta rimandano ad atteggiamenti pedagogici ed educativi, l’importanza della famiglia, Pascoli ha un atteggiamento sentimentale nelle sue opere. Pascoli è il grande poeta dell’irrazionale, nei suoi testi c'è la volontà di portare alla luce i mostri della nostra coscienza, portare alle luce quelle angosce, tormenti. Nelle sue poesie Pascoli descrive un paesaggio che è caricato da significati simbolici che dipendono dalla sensibilità del poeta. Le poesie servono per tirare fuori ciò che c’è nella psiche morbosa, angosciosa del poeta. Pascoli è il poeta dell’irrazionale perchè ha il coraggio di guardare in faccia a questi mostri. Pascoli in alcune delle sue opere da vita alla sua interiorità, tira fuori ciò che è inconfessabile. Il poeta vive in periodo storico particolare, Pascoli vive durante la seconda rivoluzione industriale, l’imperialismo, la conflittualità tra stati che mirano alla supremazia mondiale e tutta questa tensione porterà alla prima guerra mondiale e dopo la guerra all'instaurazione dei totalitarismi e da lì la seconda guerra mondiale. Quest'uomo vive in un periodo di crisi enorme e reagisce dando origine ad una poesia che esorcizza quelle paure. Quella poesia sentimentale è legata alla volontà di rimuovere quello che in realtà lui vede in quel momento cioè l’istinto all’odio, alla supremazia degli uni sugli altri, questi processi capitalistici che stavano riguardando le campagne. Il Pascoli predicatorio cerca di rimuovere quelle paure celebrando un mondo che sta scomparendo. Pascoli allo stesso tempo ha il coraggio di guardare queste paure, ha il coraggio di guardare in faccia questi eventi che gli creano tormento, viene fuori un Pascoli che guarda i mostri, il buio della coscienza che lascia affiorare nella pagina con una forza dirompente tutte quelle cose che cerca di sopire. Ha il coraggio di guardare la realtà in modo diretto. SOLUZIONI FORMALI: La poesia pascoliana è molto innovativa. Pascoli utilizza una sintassi FRANTUMATA: è un tipo di poesia che predilige la COORDINAZIONE, IL POLISINDETO (le frasi sono legate tra loro da delle congiunzioni), allo stesso tempo è una sintassi ELLITTICA: sintassi dove non si trovano le congiunzioni (le parole vengono accostate tra di loro senza congiunzioni), ci sono frasi dove non c’è il verbo, il soggetto, dove c’è solo una sequenza di parole (stile nominale), le frasi devono essere ricostruite. Pascoli fa questo perchè NON HA QUELLA VISIONE CERTA DELLA REALTÀ, quindi anche la sintassi TRADUCE questa incapacità di dare una sistemazione logica all’esperienza. LE PAROLE: in Pascoli si trova un eterogeneità impressionante: troviamo termini dotti, latinismi, termini anche dialettali, gergali, scientifici, tecnici (ornitologia, astronomia, botanica), termini stranieri che vengono italianizzati (es: ice cream e lui scrive scrim) quindi lui è un autore innovativo nell’ambito del lessico. Le parole in Pascoli non vengono utilizzate solo per il loro significato razionale ma vengono utilizzate parole dette pregrammaticali o cislinguitiche sono parole che non ci comunicano un significato concettuale preciso ma imitano l’oggetto a cui si riferiscono (le onomatopee) perchè l’aspetto fonico nella poesia pascoliana è un aspetto fondamentale, perchè il suono è esso stesso portatore di significato, un significato che è allusivo, non è razionale, intuitivo. Per la poesia pascoliana si parla proprio di fonosimbolismo: il suono stesso è portatore di significato. USO DELLA METRICA e FIGURE RETORICHE: Per quanto riguarda la metrica Pascoli utilizza i versi della tradizione (settenari, novenari, decasillabi, endecasillabi) ma piegandoli in senso decadente cioè destruttura i versi: il verso pascoliano è spesso interrotto da numerose pause (dai puntini di sospensione, incisi, parentesi). Pascoli facendo questo vuole dare una sorta di frantumazione del discorso legata alla visione della realtà che è essa stessa frantumata. Un aspetto tipico della poesia pascoliana è l’uso di due figure retoriche: le ANALOGIE e le SINESTESIE. Le analogie sono le metafore decadenti: vengono accostati due elementi che razionalmente non hanno niente in comune tra di loro e questo sconvolge il lettore perchè il legame c’è ma è supposto dal poeta: è un legame irrazionale. Sinestesia quando si associano parole che rimandano a sfere sensoriali diverse: l’odore (olfatto) delle fragole rosse (vista). X AGOSTO Questa poesia è di un Pascoli predicatorio. La vita di Pascoli è segnata da un evento molto importante che è la morte del padre che avviene il 10 agosto del 1867. Questa poesia viene scritta per ricordare questo lutto che inciderà nella vita del poeta. Il 10 agosto è anche la NOTTE DI SAN LORENZO, infatti il poeta si riferisce a San Lorenzo. Questa è la rotte delle stelle cadenti, il poeta vede queste stelle e interpreta a modo suo questo cadere delle stella che vengono associate ad un PIANTO che il cielo fa sulla base del male che vede sulla terra. Queste stelle cadenti sono assimilate ad un pianto nei confronti di questa terra dominata dal male. Quest’opera affronta il tema del male sulla terra, il tema del lutto, dolore (morte del padre), rapporto che Pascoli ha con il trascendente. In Pascoli questa visione irrazionale della realtà non si traduce in una fede positiva, in lui non c’è quella religiosità di Manzoni, in quest’opera non c’è comunicazione tra la dimensione terrena ed il trascendente perchè questo cielo sembra distaccato dal male che caratterizza il mondo, è vero che c’è questo pianto però sembra che la divinità, il trascendente non possa intervenire. Questo componimento è caratterizzato da un tono enfatico, predicatorio. Inoltre è un testo pensato, strutturato in modo preciso. Al centro del componimento c’è un uccello: LA RONDINE (la poesia di Pascoli è piena di uccelli) e la rondine rimanda ad un altra tematica tipica dell’opera pascoliana: IL NIDO. Il nido viene visto in senso proprio e in senso traslato e viene visto come un qualcosa che protegge l’individuo dalla cattiveria del mondo esterno. Questo componimento è caratterizzato da un’atmosfera religiosa: perchè tutto il componimento si regge su diversi paragoni. IL PRIMO PARAGONE è la sorte di questa rondine che viene uccisa mentre cerca di ritornare al nido con degli insetti per darli ai suoi rondinini e dall’altra parte c’è un parallelismo con un uomo che tornava al suo nido ( il papà di Pascoli ) che viene a sua volta ucciso mentre ritornava a casa dalla sua famiglia e quindi i rondinini sia i figli di Ruggero Pascoli non vedranno mai più ritornare il proprio genitore, quindi c’è questo parallelismo che viene portato avanti nella 2 e 3 strofa dove si parla della rondine e poi nella 4 e 5 strofa si parla della vicenda del papà di Pascoli. Il papà di Pascoli viene assimilato ad altre figure che sono SAN LORENZO (martire) e CRISTO. In questo testo ci sono diversi riferimenti cristologici es: cadde tra spine che rimanda alla corona di spine, il fatto che il papà di Pascoli prima di morire disse “perdono” che sono le ultime parole che cristo dirà in croce. Ci sono dei riferimenti religiosi molto specifici e presuppongono una sorta di parallelismo tra il papà di Pascoli, San Lorenzo e Cristo con l’unica differenza che il padre di Pascoli si è sacrificato per la famiglia gli altri due si sono sacrificati per la fede. La prima strofa e l'ultima sono legate tra di loro entrambe si aprono con un'apostrofe nella prima il poeta si richiama a San Lorenzo, nell’ultima il poeta parla con il cielo. In queste strofe è evidente l’assoluta indifferenza dell’universo rispetto al dramma della terra che è inquinato dal male. Ci sono sia in riferimento alla rondine sia in riferimento al papà di Pascoli due elementi cristologici: la corona di spine (v.6) e perdono (v.14). “E restò negli aperti occhi un grido:” Qui c’è il riferimento alla morte del papà di Pascoli che mori velocemente tutto questo messo in evidenza dagli occhi aperti e dal grido. Quest'uomo che muore con gli occhi aperti e con ‘un grido che non riesce ad emettere. V.8 Se la rondine portava nel suo nido un insetto per i suoi rondinini a sua volta il papà di Pascoli portava due bambole in dono per le figlie femmine (Mariù e Ida). Le bambole sono strettamente legate all’insetto. TERZA STROFA: “Ora è là, come in croce” c’è un altro riferimento di carattere cristologico. “Che tende quel verme a quel cielo lontano,” espressione di questo cielo che appare indifferente rispetto alla violenza umana. Nei versi V.9-10: C'è la descrizione dell’immobilità della morta di questa rondine. Nel V.11-12: C'è lo smarrimento delle famiglie. I rondinini aspettano l’arrivo di mamma rondine che essendo morta non avrà modi di ritornare al nido e questi animaletti pigolano sempre più piano perchè moriranno di fame. Qui c’è la reazione del nido, utilizzato in senso proprio. “Ora là, nella casa romita,”: Qui prima c’è la reazione della famiglia di Pascoli. Aspettano aspettano invano: l’attesa della famiglia di Pascoli mentra aspetta il padre. “Egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano.” Descrizione dell’immobilità della morte del padre di Pascoli: immobile, pietrificato in questa posizione con le bambole in mano che lui sembra porgere al cielo. Tra la strofa 3 e la strofa 5 c’è un CHIASMO: perchè nella strofa 3 si ha prima l’immobilità della morte e poi lo smarrimento della famiglia, nella strofa 5 c’è prima la reazione della famiglia e poi l’immobilità della famiglia. USO DEI TEMPI VERBALI: In questa poesia il passato si riferisce ai momenti della morte. Quando parla dell’attesa delle famiglie e l’immobilità delle vittime utilizza il presente. Il poeta utilizza il presente per farci capire che quel dolore non è superato. Quest’attesa per il ritorno del padre sembra essere tutt'ora presente. Anche la 1 e 3 strofa: dolore mai superato. E cielo e terra si mostrò qual era: la terra ansante, livida, in sussulto; il cielo ingombro, tragico, disfatto: bianca bianca nel tacito tumulto ‘una casa appari spari d'un tratto; come un occhio, che, largo, esterrefatto, s'apriì si chiuse, nella notte nera. In questo componimento Pascoli ci racconta una situazione che è molto presente nella sua poesia: un temporale. La Poesia di Pascoli è caratterizzata dalla presenza di dati del reale essi però perdono la loro fisionomia veristica, realistica, naturale per diventare il simbolo di qualcos’altro. In questo caso questo paesaggio che Pascoli ci descrive è il simbolo di un dolore tragico, che è la morte del padre. Le impressioni visive vengono caricate di significati simbolici. Forte carica impressionistica. Il cielo e la terra non sono un semplice sfondo ma sono protagonisti di un paesaggio che viene interpretato dal poeta in modo cupo. Secondo alcuni questo lampo sarebbe assimilabile al lampo accecante che segui alla fucilata che uccise il papà di Pascoli. “E cielo e terra si mostrò qual era:” dopo questa frase c’è uno spazio bianco che è voluto perchè Pascoli vuole invitare il lettore alla riflessione. Inoltre Pascoli inizia il componimento con la lettera “e”, con la congiunzione, è come se questa poesia fosse il risultato di una riflessione dell’io lirico che è già iniziata. Il poeta utilizza verbi al singolare (mostrò, era) perchè il cielo e la terra sono considerate un tutt'uno. Inoltre ci sono molti verbi tronchi (mostrò, appari, spari) che danno l’idea di istantaneità di questo lampo. I verbi sono al singolare quando invece i soggetti sono al plurale. Nei V.2-3 c’è un esempio di STILE NOMINALE. In Pascoli la sintassi è frantumata quindi il poeta non ricorre ai verbi. Qui c’è l’ellissi del verbo (Il poeta toglie il verbo). La struttura in questi due versi è ELENCATIVA ed EQUILIBRATA caratterizzata da un certo RIZYMO: che è FORTE e SOSTENUTO. Questo perchè i/ poeta ci vuole dare l’effetto fonico di un respire ansimante, tormentato che riesce a farci capire con questa elencazione di aggettivi. Si ha un elencazione di aggettivi ternari legati per asindeto (una virgola) che spezzetta il verso. “Bianca bianca nel tacito tumulto una casa apparì sparì d'un tratto,” C’è questo paesaggio naturale che è oscuro, nero e questo lampo che rischiara e rende visibile a chi guarda una casa. Questa casa è bianca bianca: c’è la presenza dell’interazione, il superlativo viene reso con un interazione (raddoppiamento dell’aggettivo). C’è poi un aspetto cromatico molto forte: il di questa casa. Si trova al centro della poesia. Presenza di verbi tronchi (apparì spari) non c’è neppure la presenza della virgola: asindeto radicale, quando il poeta toglie la virgola e mette vicini due verbi per darci l’idea dell’istantaneità. Di questo lampo che rischiare e fa vedere la casa ma poi viene inghiottita dalla notte nera. L’espressione TACITO TUMULTO: è un ossimoro. Il tumulto è qualcosa che si sente, che da origine ad un suono, invece questo tumulto viene definito tacito, quindi c’è questa espressione ossimorica. Nel V. 4 c’è la rarefazione delle sensazioni perchè il bianco rimanda ad una sensazione visiva ma il bianco è anche assenza di colore, così come l’aggettivo tacito indica la mancanza di suono quindi c’è una rarefazione delle sensazioni. Con il termine d’un tratto il poeta ci mette in evidenza l’istantaneità dell’azione messa in evidenza anche dai verbi tronchi e dalla presenza dell'asindeto radicale. Gli ultimi due versi sono caratterizzati da una similitudine: questo lampo viene associato ad un occhio che esterrefatto si apre e si chiude (asindeto radicale) nella notte nera. Questi ultimi due versi rimandano agli ultimi istanti di vita del papà di Pascoli e questo occhio che rimane esterrefatto per questa fucilata. Il termine notte nera fa rima con il primo verso era, il fatto che questi due termini siano legati tra di loro da rima indica che il poeta ci vuole comunicare qualcosa: in questa notte nera emerge al centro del componimento la casa bianca ed è inghiottita dall’elemento del nero con cui si apre il componimento e si chiude. Il banco ed il nero hanno un significato simbolico. Il bianco della casa, la casa stessa che rappresenta il nido sono simbolo di vita familiare, i valori positivi, il bene. Il nero è assimilato al concetto della morte, del male che caratterizza la terra. Ci sono inoltre aggettivi che rimandano al colore: livida. Si fa riferimento all’assenza di suoni: tacito. Altri aggettivi vengono riferiti ad uno stato d’animo: ansante, esterrefatto. Questa terra ansante, in sussulto viene assimilata come una persona umana: umanizzazione della natura. Nella parola sole c’è la O e la E nella parola fiore c’è la O e la E cambia soltanto la consonante in mezzo alle vocali, questo per creare una sonorità di un certo tipo. Dal punto di vista retorico Pascoli al V.3 utilizza un IPERBATO: è quando si cambia la struttura della frase: “e del prunalbo l’odorino amaro senti nel cuore...” la frase sarebbe dovuta essere “l’odorino amaro del prunalbo senti nel cuore” il poeta ricorre ad un iperbato quindi anticipa il complemento di specificazione che viene messo davanti al termine a cui si riferisce. SECONDA STROFA: In questa strofa Pascoli parla della realtà e la realtà che lui descrive nella prima strofa è una realtà illusoria, invece nella seconda strofa descrive la realtà vera dei fatti. Lui si rende conto che il paesaggio è caratterizzato da degli elementi che ci fanno capire che siamo in autunno, questa presa di coscienza è segnata dalla presenza di questa congiunzione avversativa : MA. Il poeta ci dice che le piante in realtà non sono in fiore. Il poeta vede questo pruno che è secco. Queste piante vengono assimilate a degli scheletri che risaltano in questo cielo che è sereno. Però queste piante scure interrompono la chiarezza di questo cielo sereno. Il poeta vede queste piante come degli scheletri, c’è già un primo riferimento all’idea della morte. => Utilizzo dell'alterazione in C e in S, suoni cupi che trasmettono ansia. Anche qui c’è l’ellissi del verbo essere, Pascoli non dice il cielo è vuoto ma “e vuoto il cielo” lo fa per mettere in evidenza la parola vuoto. Il cielo è vuoto perchè è privo di uccelli. C'è la volontà in Pascoli di mettere in evidenza questi termini che sono caricati di significati negativi. Questo terreno è infertile, privo di vegetazione che se una persona ci passa sopra produce un suono che sembra far capire che sotto è vuoto. “Di nere trame segnano il sereno” anche qui c’è l’iperbato: le stecchite piante segnano il sereno di nere trame. TERZA STROFA: Qui il poeta descrive quello che sente. Pascoli nella sua poesia utilizza il verso frantumato: in questa strofa è evidente l’uso del verso frantumato attraverso l’utilizzo della punteggiatura. Questo ha un significato simbolico. rimanda ad una sensibilità angosciata da parte del poeta. Il poeta racconta di uno scenario di morte, che è legato dalla presenza del silenzio. Il poeta ci riferisce un quadro uditivo caratterizzato dal silenzio e ci dice che l’unica cosa che si sente LONTANO (utilizzo di avverbi indeterminati) il cadere delle foglie dagli alberi. Il poeta utilizza due termini in ossimoro: silenzio e odi (senti), due termini che sono l’uno il contrario dell’altro. “Di foglie un cader fragile” Qui ci sono 4 figure retoriche: 1) IPERBATO => Sarebbe dovuto essere un cader fragile di foglie: anticipazione del complemento di specificazione. 2) ALLITTERAZIONE IN S-G-R => è un’espressione caratterizzata da questa sonorità particolare. 3) SINESTESIA => Accostamento di 2 termini che rimandano a sfere sensoriali diverse. Una cosa che cade o la vedo o la sento, una cosa fragile la percepisco attraverso il tatto. Associazione di una sensazione visiva o uditiva ad una tattile. 4) IPALLAGE => Si ha quando si sposta un aggettivo dal termine a cui si dovrebbe riferire ad un altro termine. In questo caso l’aggettivo è fragile, perché fragile non è il cadere ma sono le foglie. L'aggettivo fragile dovrebbe essere riferito a foglie non a cadere. “È l'estate, fredda, dei morti” Qui il poeta prende consapevolezza, è il periodo in cui sembrerebbe primavera/estate ma in realtà è il periodo dell’anno dei morti e quindi questa estate diventa fredda perchè il freddo è associato all’idea della morte. Estate fredda è un ossimoro. Questo paesaggio gli fa venire in mente il tema della morte. Dovera la luna? ché il cielo notava in un’alba di perla, ed ergersi il mandorlo e il melo parevano a meglio vederla. Venivano soffi di lampi da un nero di nubi laggiù; veniva una voce dai campi: chiù... Le stelle lucevano rare tra mezzo alla nebbia di latte: sentivo il cullare del mare, sentivo un fru fru tra le fratte; sentivo nel cuore un sussulto, com’eco d’un grido che fu. Sonava lontano il singulto: chiù... Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento: squassavano le cavallette finissimi sistri d’argento (tintinni a invisibili porte che forse non s’aprono più?...); e c’era quel pianto di morte... chiù... Il protagonista di questo componimento è questo uccello, una specie di gufo che vive in campagna e molto spesso si appropria del nido di altri uccelli o fa il nido nei buchi degli alberi. Il poeta si trova un un giardino, è notte, la luna non è ancora sorta, il poeta non riesce a scorgerla però è convinto che ci sia perchè vede il cielo velato di una nebbia lattea, velato da una luminescenza che sembra velare tutta le realtà di un vapore lattiginoso. Quindi il poeta si immagina che la luna da qualche parte ci sia perchè con la sua luce rende il paesaggio lattiginoso. Vede da lontano delle nubi rischiarate dalla presenza dei lampi. Vicino c’è il mare, perchè il poeta sente il rumore delle onde. Sente la presenza di insetti e c’è una leggera brezza. Questo quadro visivo non è ben preciso perchè essendo notte non riesce a vedere bene così si assiste agli stimoli fonici, alle cose che sente. Questi stimoli sonori sono il rumore delle ali degli insetti, il rumore che fanno le cavallette mentre sbattono le ali, sente le onde del mare. Però tra tutti questi suoni ne emerge uno che gli crea una certa inquietudine, ed è il verso di un uccellino, che lui non sa neanche cosa sia di preciso. Sente questo verso che è il chiù e le strofe sono chiuse dalla presenza di una onomatopea. Questo rumore genera nel poeta una grande angoscia però non sa perchè. Alla fine del componimento si capirà perchè. PRIMA STROFA: Il poeta apre la strofa con una domanda: Dov’era la luna? Il poeta capisce che c’è la luna ma non riesce a vederla. La poesia si apre con una domanda che è inattesa per il lettore. Pascoli fa l’ellissi di tutta la proposizione reggente: la luna doveva esserci perchè il cielo nuotava in un'alba di perla, il poeta qui toglie tutto un pezzo di frase, non mette la reggente e mette direttamente la proposizione causale, qui si vede la rivoluzione del linguaggio poetico di Pascoli. Il cielo sembrava nuotare (cielo umanizzato) in un’alba che è di perla: qui si trova un’analogia: si accostano due realtà che razionalmente non hanno nulla a che vedere perchè abbiamo l’alba e la perla. Ciò che lega l’alba e la perla è il colore, questo cielo è biancastro come il colore di una perla. La luna doveva esserci perchè sia il mandorlo che il melo sembravano slanciarsi per cercare di vederla. Termini botanici mandorlo e il melo: sembrano umanizzati perchè si slanciano per vedere la luna. Il poeta in questi versi sembra descrivere un’immagine tranquilla che però viene rotta dalla presenza di queste nubi e fulmini che sono degli elementi di inquietudine. “Soffi di lampi” => ANALOGIA: Il soffio e il lampo sono due cose diverse e in questo caso vengono accostati per dare l’idea dell’istantaneità dei lampi che appaiono e scompaiono che provengono da un “nero di nubi” => Qui il poeta sta utilizzando l’astratto per il concreto. Il nero è un colore, qualcosa di astratto. Il poeta avrebbe dovuto scrivere “nubi nere” mettendo la qualità in riferimento al sostantivo che è qualcosa di concreto, lui invece concretizza la qualità, il nero quindi diventa complemento d’agente. Laggiù è un altro aggettivo che Pascoli utilizza molto, avverbio indeterminato. Il poeta poi dopo lo stimolo visivo ha uno stimolo uditivo. sente questo rumore. Che viene definita una “voce dai campi” dai campi arriva questo rumore però il poeta non riesce a capire cosa sia, infatti la definisce UNA (aggettivo indeterminativo) VOCE: umanizzazione di questo verso. SECONDA STROFA: Viene ripreso il concetto che si trovava nel v.1-2 cioè il cielo che nuota in un’alba di perla. Qui invece nella seconda strofa ci sono poche le stelle perchè sono nascoste dalla nebbia di latte. Elemento di questo cielo che è velato da questa luminescenza lattiginosa. Nel v.10 si ha un’analogia: |. NERRIA DI LATTE => Riferimento al colore bianco. L’analogia è la metafora decadente un cui si associano due termini che non hanno un legame logico tra di loro. La nebbia è una cosa, il latte è un'altra cosa, l’unica cosa che hanno in comune è il colore bianco. V.11-12-13 => Iniziano entrambi con lo stesso verbo alla prima persona “sentivo”. Con questo verbo noi percepiamo la presenza del poeta. E si fa riferimento a percezioni uditive. IMMAGINE METAFORICA: il poeta sente il cullare del mare, il poeta si riferisce al moto ondoso che è assimilato ad un cullare. Anche qui si vede l'umanizzazione di un elemento naturale. Il poeta dice di sentire “il FRU FRU tra le fratte” questa è un'onomatopea. Questo fru fru è il battito delle ali degli insetti che si trovano tra gli alberi. Questa è un’onomatopea perchè ci da l’idea del rumore che fa il battito delle ali. C’è inoltre un allitterazione in F e R che riproduce il suono dello sbattere delle ali. Il poeta poi sente nel cuore un sussulto: tutti questi suoni provocano angoscia, ansia, agitazione nel poeta. Questa agitazione è come un eco di un grido che è stato emesso: grido (anche di dolore) => METONIMIA perchè il poeta esprima l’effetto per la causa. Questi suoni che sente (gli producono un senso di angoscia interiore) gli ricorda un dolore che ha provato in passato. Questo senso di ansia e inquietudine viene rafforzato nel sentire il di EPITALAMIO: era un componimento che veniva scritto per le nozze di qualcuno. Questo componimento fu effettivamente un dono di Pascoli all’amico Gabriele Briganti proprio perchè si era sposato. Lui un questo componimento RIEVOCA IL CONCEPIMENTO DEL FIGLIO DELL’AMICO apparentemente sembra che sta parlando di questo fiore che viene fecondato ma in realtà sta parlando della fecondazione umana, del concepimento di un nuovo essere e questo viene fatto in termini simbolici. PRIMO VERSO: Il poeta fa riferimento al fatto che questi gelsomini si aprono alla sera. Il gelsomino che si apre per la fecondazione è un simbolo per indicare la donna. V.2: Nel momento in cui questo fiore si apre per la fecondazione lui pensa ai suoi cari. In questo verso Pascoli esprime il suo attaccamento verso il suo nido di origine che gli impedisce di crescere e avere una vita sentimentale autonoma. Quindi qui c’è la presenza del poeta (verbo in prima persona), quindi nel momento in cui questo fiore si apre per la fecondazione lui pensa ai suoi cari che sono morti. Il poeta ci sta dicendo che è sera (farfalline crepuscolari). SECONDA STROFA: “Da un pezzo si tacquero i gridi:” i gridi sono i versi degli uccelli, anche gli uccelli si sono rifugiati da un pezzo nei loro nidi. situazione di silenzio. “Là sola una casa bisbiglia”: la casa è quella degli sposi, è notte, e c’è qualcuno che è ancora sveglio UMANIZZAZIONE DELLA CASA & METONIMIA => contenente per il contenuto, non è la casa che bisbiglia ma sono le persone all’interno della casa che parlano. Il poeta parla degli sposi che non sono ancora andati a dormire. “Sotto l’ali dormono i nidi” METONIMIA: Sotto le ali degli uccelli dormono non i nidi ma chi c’è nel nido. Si indica il contenente per il contenuto. Il poeta ricorre ad una metafora: gli uccellini dormono protetti sotto le ali dei genitori così come gli occhi dormono riparati dalle palpebre e dalle ciglia. TERZA STROFA: Si apre con un’immagine sensuale: è un invito all’amore. Il poeta ritorna a parlare del gelsomino e ci dice che dai calici aperti del gelsomino si diffonde l'odore di fragole rosse: questa è una SINESTESIA => Il poeta fa riferimento ad una sensazione olfattiva che viene associata anche ad una sensazione visiva. Simbologia del ROSSO: che è la PASSIONE. Il poeta è all’esterno un mezzo alla natura vede il gelsomino e vede da lontano la casa degli sposi. Vede una luce nella casa e nasce l’erba sopra le tombe. Mentre nella casa si sta per preparare il concepimento di una nuova vita al poeta ritorna il pensiero dei suoi lutti, dei suoi cari. QUARTA STROFA: Immagine di un’ape che torna all’alveare ma trova le celle già prese. L’ape tardiva sussurra (termine onomatopeico). Immagine del poeta che si sente escluso da questa dimensione. “La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle:”: cultura contadina => la chioccetta era il modo un cui i contadini chiamavano la costellazione delle Pleiadi e la chioccetta sarebbe la costellazione delle Pleiadi che viene associata ad una gallina che va per il cielo azzurro (aia azzuita). L’aia azzurra: figura retorica: AMPLIFICAZIONE DELL’IMMAGINE: Pascoli parte dall'associare la costellazione delle pleiadi ad una gallina, quindi amplia l’immagine. Il cielo diventa un aia azzurra e la gallina viene seguita dai pulcini che sono le altre stelle. Pascoli sta descrivendo il cielo: c’è la costellazione delle pleiadi ma vede anche altre stelle. La costellazione delle pleiadi è associata ad una gallina, il cielo diventa un’aia azzurra e le altre stelle diventano dei pulcini. I pulcini vengono indicati come il pigolio di stelle. Il pigolio è il verso dei pulcini. PIGOLIO DI STELLE: SINESTESIA > il pigolio si sente, le stelle si vedono. QUINTA STROFA: Ritorna di nuovo l’elemento del profiumo del gelsomino, questo odore si diffonde grazie al vento. Pascoli ritorna a guardare la casa degli sposi e vede che loro stanno andando nella camera da letto, brilla questa luce al primo piano e poi si spegne. SESTA STROFA: Salto temporale, il poeta parla direttamente all’alba. C'è il momento del concepimento da parte degli sposi e il poeta chiude la poesia dicendo che è l’alba e il gelsomino si chiude però i petali del fiore sono stropicciati, sgualciti, appassiti => qui emerge il fatto che Pascoli ha un’idea della sessualità un po’ come violenza. La sessualità è un atto violento, questo è legato alla sua psicologia morbosa, vede la sessualità come un tradimento rispetto al nido delle origini. Però all’interno del gelsomino (allusione all’utero materno) si cova una nuova felicità. Questo vuol dire che il concepimento è andato a buon fine e allo stesso tempo il gelsomino è stato fecondato.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved