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Giovanni Pascoli: Vita e Opere, Appunti di Italiano

Biografia di giovanni pascoli, poeta e intellettuale italiano, dalla nascita a matera fino alla produzione letteraria e accademica a bologna. La sua infanzia, l'amicizia con andrea costa, la carriera accademica, la famiglia e la produzione poetica e in prosa.

Tipologia: Appunti

2023/2024

In vendita dal 05/04/2024

fabiana-2005
fabiana-2005 🇮🇹

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Scarica Giovanni Pascoli: Vita e Opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli La vita Un’esistenza segnata dal dolore La breve felicità dell’infanzia: Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna nel 1855. Cresce circondato dagli affetti e a stretto contatto con la natura e i paesaggi della campagna romagnola, temi e visioni che saranno cardini del suo immaginario poetico. Il padre, Ruggero, lo manda a studiare a Urbino in un collegio gestito dai padri Scopoli. L’assassinio del padre: Giovanni è nel collegio, insieme ai fratelli, quando, il 10 agosto 1867, lo raggiunge la notizia che interrompe un’infanzia fino a quel momento felice: il padre è stato ucciso da una fucilata. Il colpevole e il movente del gesto rimarranno un mistero: i sospetti della famiglia cadono su Pietro Cacciaguerra, il quale sarebbe stato spinto all’assassinio dal desiderio di subentrare a Ruggero nella carica di amministratore della tenuta. Le indagini non sortiscono effetti. Le tragedie familiari: Il poeta rimarrà segnato per sempre dalla morte del padre. L’anno dopo, 1868, muore la sorella maggiore, seguita subito dalla madre e poi da un fratello nel 1871. Rimasto orfano e privo di mezzi economici Giovanni è costretto a seguire a Rimini il fratello restante per poi trasferirsi a Firenze, dove gli Scolopi gli garantiscono un’istruzione gratuita in un liceo. Da studente a docente L’incontro con Carducci a Bologna: I risultati scolastici sono scoraggianti, ma la vittoria in un concorso per una borsa di studio del 1873 dalla facoltà di Lettere dell’Università di Bologna gli apre una nuova strada. Presidente della commissione esaminatrice è Giosuè Carducci. L’impegno politico e la povertà: Il successo universitario non mitiga le inquietudini del giovane. Egli si lega ai circoli socialisti bolognesi. Pascoli diventa amico di Andrea Costa, principale esponente emiliano dell’internazionalismo anarchico e successivamente tra i primi rappresentanti del socialismo in Italia, e inizia a presenziare alle riunioni clandestine e alle manifestazioni di piazza. La partecipazione a una protesta studentesca contro l’allora ministro dell’Istruzione Bonghi lo segnala alla pubblica autorità; nel 1879 Pascoli viene arrestato, accusato di attività sovversive. Dopo il carcere abbandona la militanza politica attiva, concentrandosi unicamente sullo studio e sulla poesia. La laurea e l’insegnamento: Ripresi nel 1880 gli studi, grazie a Carducci che gli fa ottenere un’altra borsa di studio, Pascoli si laurea nel 1882 con una tesi su Alceo e subito dopo viene nominato professore di Lettere latine e greche nel liceo di Matera. Lontano da casa pensa alle sorelle minori, alle quali si sente legato da un forte vincolo. Il “nido”, la poesia, la fama La ricostruzione del nucleo familiare e il legame con le sorelle: Nel 1884 Pascoli viene trasferito al liceo di Massa, dove riesce a portare con se le sorelle. Giovanni può così ricostituire il nucleo familiare, che mantiene unito anche dopo il suo trasferimento nel liceo di Livorno, dove insegna fino al 1895. Il legame con le sorelle, strette intorno a lui all’interno del desiderato “nido”, perpetua la condizione infantile, recuperata con un affetto totalizzante che esclude ingerenze esterne ed esige la castità e il culto della memoria dei genitori. Le lettere di questi anni rivelano il carattere quasi maniacale di tale legame. Il “tradimento” di Ida: Alla fine del 1894, però, Ida si fidanza e dopo pochi mesi si sposa: Pascoli ne è sconvolto, considera il matrimonio della sorella come un affronto e, cosa ancora più grave, un attentato all’integrità del “nido”. Costretto a Roma da un incarico ministeriale, riversa su Maria la propria disperazione. Il 1895, anno delle nozze di Ida, diventa per Giovanni “l’anno terribile”. Il lavoro poetico: Nel frattempo il nome di Pascoli si è imposto sulla scena letteraria, nel 1891 dà alle stampe Myricae, il suo primo libro. Si tratta di una pubblicazione quasi clandestina: il timido poeta, chiede che il libretto esca in sole poche copie. L’anno dopo viene preparata un’edizione a più ampia tiratura, che rivela Pascoli come uno dei migliori poeti italiani. Contemporaneamente, un suo poemetto di lingua latina, “Veianus”, vince il concorso internazionale di poesia latina di Amsterdam, a cui ha deciso di partecipare dopo tentennamenti: l’idea della fama letteraria lo inquieta. La carriera universitaria: I successi letterari gli aprono le porte dell’università: prima insegna Grammatica greca e latina nell’ università di Bologna, è ordinario di letteratura latina a Messina; viene quindi trasferito a Pisa, coronando la sua carriera accademica, ritorna a Bologna, chiamato a succedere a Carducci alla cattedra di Letteratura italiana. Gli ultimi anni: All’insegnamento, Pascoli affianca lo studio e il lavoro poetico, nella casa di Castelvecchio in Garfagnana, dove si è trasferito con Maria. Qui Pascoli vive la sua esistenza di poeta e insieme di contadino. A questa dimensione si sottrae solo nelle rare uscite pubbliche, in occasione di discorsi celebrativi che lo vedono nei del letterario ufficiale. Celebre, è l’orazione con cui si schiera a favore dell’impresa coloniale in Libia. Pascoli muore a Bologna nel 1912 e viene sepolto a Castelvecchio. Le opere Canti di Castelvecchio Il titolo e la struttura: Dedicata alla madre e pubblicata per la prima volta nel 1903, la raccolta comprende 69 componimenti divisi in due sezioni, oltre che un’appendice. La scelta del titolo rinvia a Leopardi, di cui si recuperano i motivi della memoria e del rapporto uomo-natura come fonte di riflessione esistenziale. Continuità e novità rispetto a Myricae: L’epigrafe Virgiliana identica a quella di Myricae , rimanda a quella prima raccolta, con cui i Canti di Castelvecchio intrattengono un esplicito rapporto di continuità, sebbene ora le misure metriche siano più ampie e il plurilinguismo pascoliano si arricchisca ulteriormente. Da un punto di vista strutturale, i Canti sono ordinati secondo l’alternarsi delle stagioni. Ma il motivo naturalistico è perlopiù esteriore, visto che il tema dominante è soprattutto autobiografico, con il continuo affiorare del ricordo dell’uccisione del padre. La dolente rievocazione del passato è accompagnata dallo sguardo malinconico che il poeta posa sull’ambiente e sul mondo esterno. La compensazione del sogno: Il desiderio è destinato a scontrarsi con la vanità di ogni speranza di ricongiungimento. L’incontro con il passato non può avvenire su questa terra, ma solo nell’immaginazione e nel sogno, l’unica realtà dove il colloquio con le anime e con i morti i morti è ancora impossibile. Il simbolismo La soggettività della natura: I suoni, i paesaggi, le cose si caricano con la sua poesia di un sovrasenso simbolico, che può essere colto solo abbandonando la logica ordinata e razionale con cui ci si relaziona alla realtà. Il poeta può penetrare nell’anima del mondo tramite la propria soggettività e le proprie sensazioni. La ricerca del mistero: Per Pascoli si tratta di ricercare il senso perduto della realtà e del mondo e cogliere, il frammento che riveli la totalità, l’immagine di una verità universale. Il simbolo non è esplicitato in termini razionali: il significato della poesia si afferra mediante le associazioni suggerite dai suoni. L’alfabeto segreto della poesia: Il poeta non è tenuto a illustrare o commentare il contenuto dei suoi testi, per quanto arcano esso sia. Sta al lettore afferrare i sensi riposti, comprendere le allusioni cifrate e cogliere l’impalpabile verità del mondo. Per questo nella poesia di Pascoli troviamo un affollato repertorio di ombre e di morti, di misteriosi e arcaici strumenti musicali. Un falso realismo: la prevalenza del “sentire”: Pascoli tende a riferirsi alle cose non per come sono, ma per come le sente e le vede mediante un’ottica rovesciata e visionaria che scruta al di là del fenomeno. Dunque, se a prima vista può sembrare che gli elementi della natura siano rappresentati con realismo, essi tuttavia non vanno considerati in sé, bensì all’interno dei nessi emozionali che li legano alla dimensione interiore dell’io poetico. L’impegno civile Un “giornalismo poetico”: Negli ultimi anni della sua parabola letteraria, Pascoli coltiva l’abitudine di comporre poesie d’occasione, a commento di avvenimenti storici. Questa produzione, di stampo quasi “giornalistico”, può sorprendere e confondere se rapportata con la sua concezione poetica. Che cosa spinge il “poeta puro” in questa direzione? E che cosa lo induce a collaborare a riviste e quotidiani politicamente impegnati? La ricerca del pubblico di massa: Una prima risposta sta nel desiderio di Pascoli di ritagliarsi un ruolo pubblico, che lo ponga in contatto con la massa dei lettori. Un vate portavoce del popolo: Ma c’è anche, ed è forse la principale, una ragione ideologico- culturale più profonda. Pascoli non si chiede solo di esprimere la propria sensibilità soggettiva, ma anche di interpretare il sentimento collettivo, dando voce alle aspirazioni e ai bisogni della comunità popolare. Si tratta della riproposizione di un modello romantico, che egli aggiorna attraverso la propria originale rilettura artistica. Questa ambizione lo porta, per esempio, a celebrare con tono populistico la grande impresa coloniale libica come una soluzione al dramma dell’emigrazione. Il poeta conferisce infatti al proprio nazionalismo una motivazione umanitaristica, affermando il diritto degli Stati meno ricchi a conquistare nuove terre. In tal modo gli italiani possono riacquistare dignità e lavoro, rinnovando la gloriosa tradizione di un popolo civilizzatore. Dal “nido” alla patria: Anche prima della campagna libica non mancano occasioni nelle quali Pascoli riversa sulla pagina quello spirito di fratellanza. Nel recuperare la lezione leopardiana della Ginestra, il poeta confeziona un generico messaggio di concordia tra gli uomini che non si inserisce però in una compiuta ideologia politica: egli infatti non supera mai l’orizzonte psicologico del nostalgico cantore dei valori contadini, neutralizzando all’interno di un’ingenua dimensione idilliaca i veri conflitti che agitano l’Italia. In tal modo anche il nazionalismo non coincide con un’autentica volontà di potenza, ma con la difesa di una nazione e di un popolo oppressi. Il modello privato del “nido” si proietta su quello pubblico della patria, da esaltare con sentimento nella difesa delle radici, dell’identità e delle tradizioni. L’interesse per la classicità Tra classici e moderni: Alla base della formazione culturale di Pascoli c’è il classicismo retorico e puristico appreso presso gli Scolopi. Questo retroterra scolastico viene arricchito dalla lettura dei moderni e dall’incontro con le letterature straniere, attraverso le quali Pascoli recupera e affina un immaginario romantico. Un nuovo sguardo sulla classicità: L’ispirazione legata al mondo antico non si traduce in un gioco di erudizione. Ciò che è veramente rilevante è il processo di identificazione che Pascoli pone in essere con figure, atmosfere ed esperienze del passato attualizzate mediante la stessa vocazione espressiva e gli stessi procedimenti simbolici. L’interpretazione del passato in chiave decadente: Questo procedimento spiega un aspetto davvero originale del rapporto di Pascoli con l’antichità, età della storia che nella letteratura italiana è da rimpiangere con nostalgia. Per Pascoli la classicità è lo specchio della propria interiorità. I personaggi del mondo greco sono infatti emblemi di una dimensione dell’esistenza tutt’altro che consolatoria. I protagonisti della storia e del mito conoscono la paura della morte, vivono gli incubi del dissolvimento di se, sono consumati dalla nostalgia, si interrogano senza risposta. Myricae La prima raccolta poetica di Pascoli, Myricae, è unanimemente riconosciuta come un crocevia di fondamentale importanza per la storia della lirica italiana: sia per gli aspetti linguistico-formali, innovativi, sia per i contenuti. Si tratta di un’opera che risente della coeva temperie culturale europea forse molto più di quanto Pascoli stesso sospettasse e che fa di lui un autore imprescindibile. Composizione, struttura e titolo La vicenda compositiva ed editoriale Le principali edizioni: Myricae è una raccolta di poesia che viene pubblicata nel 1891, vi saranno numerose edizioni, ciascuna con aggiunte di componimenti e revisioni:  1891: prima edizione  22 componimenti;  1892: seconda edizione  72 componimenti;  1894: terza edizione  116 componimenti;  1897: quarta edizione  152 componimenti;  1900: quinta edizione  con il totale definitivo di 156 componimenti;  1911: ultima edizione dell’opera. Il libro di una vita: La vicenda compositiva di Myricae si estende per quasi tutto l’arco della vita dell’autore. Il titolo: Il titolo della raccolta deriva da un verso della quarta Bucolica di Virgilio. Gli arbusti e le tamerici, piante diffuse nelle zone mediterranee, costituiscono due emblemi della poesia pastorale e dello stile dimesso. Anche per Pascoli il termine Myricae sta a indicare la predilezione per argomenti umili e quotidiani; egli elimina la negazione dell’epigrafe Virgiliana e ne rovescia il significato. I temi La natura: La maggior parte dei testi di Myricae presenta quadretti di campagna. Il poeta dimostra di possedere una conoscenza diretta e ravvicinata del paesaggio, lontano dall’idealizzazione della tradizione letteraria. Della natura Pascoli non restituisce soltanto “la superficie“. Essa viene vista infatti come fonte di consolazione, come luogo della memoria in cui poter rievocare il passato e l’innocenza perduta, ma anche di inquietudine e turbamento. L’infanzia: L’infanzia è un altro tema fondamentale di Myricae. Sono molte le figure di bambini presenti nei componimenti della raccolta. Essi sono perlopiù piangenti, tristi, oppure poveri o malati: nel loro destino si riflettono le sofferenze private del poeta e le sue paure di fronte al male che pervade il mondo. L’universo sereno della remota preistoria dell’io viene ripercorso dalla memoria con rimpianto, ma allo stesso tempo è caricato di sensazioni angosciose. Il mistero: È come se tutta la realtà fosse circondata dal mistero. Mentre il Positivismo, fiducioso nella scienza e nelle sue possibilità, aveva concepito l’ignoto come un territorio da sottoporre a ricerca, Pascoli, da autore decadente, ne fa il centro di una sofferta meditazione, che lo porta a valorizzare suoni, voci e immagini.
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