Scarica Giovanni Pascoli - vita e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! Domanda 11 pag. 331 La Nebbia è un componimento di Pascoli, che fa parte della raccolta dei Canti del Castelvecchio. Questa raccolta al suo interno si riprendono un po' i temi principali di un’altra raccolta di Pascoli, ovvero la Myricae, anche se queste due nonostante le analogie hanno anche alcune differenze. Le analogie principali di queste due raccolte di Pascoli sono per esempio le tragiche vicende famigliari con il padre e la madre, rappresentazione della natura, ma nei Canti del Castelvecchio vengono trattati con maggiore complessità. Soprattutto dal punto di vista del tema della natura, ovvero che il poeta pone l’attenzione a questo mondo natura dando valore alle cose semplici e umili, intese come protezione dal mondo esterno. I Canti del Castelvecchio possono anche essere considerati come una “seconda serie” della raccolta di Myricae, la prima raccolta è più ricca di simbolismi che rimandano alla dimensione del sogno, del presagio e dell’istinto. Nella Nebbia, all’inizio il poeta si rivolge a essa descrivendola in un primo momento come un fenomeno atmosferico ma poi la descrive in modo simbolico e personificata, tanto che viene descritta come quasi una persona, ovvero colei che è stata invocata da Pascoli per separare il “nido famigliare” dalle cose del mondo esterno che provocano al poeta solo dolore e tristezza. In entrambi i testi si parla di una cosa in comune ovvero la siepe, sia Leopardi che Pascoli parlano di essa come un limite ma nei due casi ha una funzione diversa. Invece nella nebbia di Pascoli c’è una concezione e un utilizzo diverso per quanto riguarda la siepe, in quanto il poeta necessità di rinchiudersi all’interno del nido famigliare e nei rassicuranti che porta con sé perché il mondo esterno gli provoca solo dolore e tristezza permettendogli di vivere così in tranquillità e pace. Infatti, la nebbia in questo componimento svolge un ruolo fondamentale perché è lei che permette di separare i due mondi, così da permettere a Pascoli di avere un momento di tranquillità dalla sofferenza e dal dolore. Per questo Pascoli nel componimento implora la natura ma in particolare la nebbia stessa di fargli vedere solo quello che fa parte del suo nido come i pochi alberi dell’orto, la siepe e il muro e non le cose lontane che provocano solo dolore. Questi semplici elementi soprattutto la siepe lo proteggono dai rischi del mondo esterno. L’immagine della siepe è come una barriera, un limite che racchiude e protegge il nido famigliare, dove al di fuori di essa la nebbia circonda e nasconde le cose passate che provocano solo sofferenza a Pascoli. Il nido famigliare per il poeta è l’unico posto dove trova un po' di sollievo e di tranquillità dalla sofferenza della vita. La siepe pascoliana assume un significato profondamente diverso da quella leopardiana: per Leopardi la siepe rappresenta quindi un ostacolo che blocca la visione del poeta, invece per Pascoli la siepe è un muro profondo che separa il mondo esterno e in cui racchiudersi, all’interno di questo muro, per formare quel nido familiare da cui era stato strappato in giovanissima età. Nell’infinito di Leopardi, lui attraverso la siepe rappresenta un impedimento per l’uomo, ovvero la una “forza” che pone dei limiti alla conoscenza dell’uomo ma gli permette di vedere oltre essa attraverso la fantasia. Si costruisce spazi interminabili che si stendono al di là della siepe. Questo spinge Leopardi a lasciarsi andare ed a usare l’immaginazione, immaginando cosa può esserci al di la della siepe e ad un abbandono delle sensazioni empiriche. Così attraverso la fantasia possiamo immaginare tutto ciò che c’è veramente oltre a questa siepe e a questo colle però comunque rimanendo nel timore perché non sappiamo ciò che in realtà c’è dopo di essi.