Giovanni Pascoli: Vita, Contesto Storico e Poesie Simboliste, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Scarica Giovanni Pascoli: Vita, Contesto Storico e Poesie Simboliste e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! PASCOLI CONTESTO STORICO LA POESIA SIMBOLISTA FRANCESE CHE SI SVILUPPA ALLA FINE DELL’OTTOCENTO È LA MASSIMA ESPRESSIONE DEL DECADENTISMO I MASSIMI ESPONENTI SONO: - PAUL VERLAINE - ARTHUR RIMBAUD ESSI SONO ACCOMUNATI: - STESSA VISIONE DELLA POESIA - VICENDA SENTIMENTALE o INFATTI ESSI APPROFONDISCONO I TEMI FONDAMENTALI DI BOUDLAIRE ▪ ESSI INFATTI RIFIUTANO IL PRIMATO DELLA SCIENZA E DELLA CULTURA POSITIVISTA • INFATTI PER LORO LA RAGIONE NON È L’UNICO STRUMENTO DI INDAGINE DELLA REALTA o PER LORO LA REALTA NON È UN DATO MATERIALE O POSITIVO (COME INVECE INTENDEVANO I POSITIVISTI) MA SECONDO LORO ESSA CELA UN SIGNIFICATO PROFONDO E SIMBOLICO o ESSI APPROFONDISCONO LA POETICA DELLE CORRISPONDENZE DI BOUDLAIRE ▪ INFATTI LA REALTA APPARE COME UNA FORESTA DI SIMBOLI LEGATI TRA LORO DA ANALOGIE O CORRISPONDENZE SEGRETE CHE SOLO IL POETA PUO DECIFRARE ATTRAVERSO LA SUA SENSIBILITA o PER LORO L’ARTE È L’UNICA FORMA DI CONOSCENZA ▪ INFATTI PER LORO LA SCIENZA SI LIMITA A STUDIARE I FENOMENI VISIBILI, L’ARTE PERMETTE DI ANDARE OLTRE LE APPARENZE E ANDARE CONTRO L’IGNOTO o LA CONOSCENZA NON AVVIENE ATTRAVERSO L’INTUIZIONE IRRAZIONALE RONDINE AL TERRO, LO UCCISERO, CADDE TRA SPINI” QUI TROVIAMO L’IMMAGINE DEL NICO, CHE RAPPRESENTA LA FAMIGLIA, MONDO DOMESTICO E IL RIFUGIO DAL MALE DEGLI UOMINI FANCIULLINO IL POETA, SECONDO PASCOLI, DEVE ESSERE UN FANCIULLINO, QUINDI COME UN BAMBINO CHE SI INCANTA DAVANTI ALLE COSE COME SE LE VEDESSE PER LA PRIMA VOLTA OPERE RACCOLTE LE SUE RACCOLTE PIU IMPORTANTI SONO: - MYRICAE (1891) - CANTI DI CASTEL VECCHIO (1903) POESIE LAMPO TESTO E CIELO E TERRA SI MOSTRÒ QUAL ERA: LA TERRA ANSANTE, LIVIDA, IN SUSSULTO; IL CIELO INGOMBRO, TRAGICO, DISFATTO: BIANCA BIANCA NEL TACITO TUMULTO UNA CASA APPARÌ SPARÌ D'UN TRATTO; COME UN OCCHIO, CHE, LARGO, ESTERREFATTO, S'APRÌ SI CHIUSE, NELLA NOTTE NERA. PARAFRASI IL CIELO E LA TERRA APPARVERO QUALI ERANO: LA TERRA ANSIMANTE, DI UN COLORE PLUMBEO E SCONVOLTA; IL CIELO PIENO DI NUVOLE, CUPO E SCONVOLTO: UNA CASA BIANCHISSIMA APPARE ALL’IMPROVVISO E SUBITO SCOMPARE NEL SILENZIOSO SCONVOLGIMENTO; COME UN GRANDE OCCHIO CHE ATTERRITO SI APRE E SI CHIUDE NEL BUIO DELLA NOTTE. RIME LE RIME DELLA POESIA HANNO IL SEGUENTE SCHEMA: ABCBCCA 7 VERSI DIVISI IN 2 STROFE FIGURE RETORICHE LA PRIMA STROFA HA UN VERSO, MENTRE LA SECONDA NE CONTIENE SEI FIGURE RETORICHE: - CLIMAX: (CRESCENDO) “ANSANTE, LIVIDA, IN SUSSULTO/INGOMBRO, TRAGICO, DISFATTO/LARGO, ESTERREFATTO) - ANASTROFE: (INVERTIRE LE PAROLE) “BIANCA BIANCA NEL TACITO TUMULTO, UNA CASA APPARI” - SIMILITUDINE: “COME UN OCCHIO” - OSSIMORO: “TACITO TUMULTO” - PARONOMASIA (PAROLE SIMILI VICINE) “APPARI, SPARI” ANCHE IN QUESTA POESIA PASCOLI, VUOLE RICORDARE SUO PADRE, E PARAGONA LA SUA ANGOSCIA IN UN LAMPO CHE CADE SULLA TERRA PERSONA, FACENDO RIFERIMENTO ALLA SENSAZIONE DI PAURA E RISPETTO CHE ISPIRA. IN SINTESI, LA POESIA "TUONO" DI GIOVANNI PASCOLI È UN'OPERA CHE DESCRIVE IL FORTE E IMPONENTE SUONO DEL TUONO, EVOCANDO SENSAZIONI DI POTENZA, MISTERO E RISPETTO. FIGURE RETORICHE - REPETIZIONE: IL VERSO "TUONO, TUONO, TUONO" VIENE RIPETUTO TRE VOLTE, CREANDO UN EFFETTO DI ENFASI E ACCENTUANDO LA POTENZA DEL SUONO DEL TUONO. - ALLITTERAZIONE: LA RIPETIZIONE DELLA CONSONANTE "T" NEL VERSO "TUONO, TUONO, TUONO" CREA UN EFFETTO DI CONTINUITÀ E ENFATIZZA IL RITMO INCALZANTE DELLA POESIA. - PERSONIFICAZIONE: IL TUONO VIENE DESCRITTO COME UN ESSERE DOTATO DI AZIONE, FACENDO FUGGIRE LE BESTIE, ACCENDERE I LAMPI E SCUOTERE I MONTI. QUESTA PERSONIFICAZIONE RENDE IL TUONO ANCORA PIÙ IMPONENTE E POTENTE. TEMPORALE UN BUBBOLÌO LONTANO… ROSSEGGIA L’ORIZZONTE, COME AFFOCATO, A MARE: NERO DI PECE, A MONTE, STRACCI DI NUBI CHIARE: TRA IL NERO UN CASOLARE: UN’ALA DI GABBIANO. SI SENTE IN LONTANANZA UN BRONTOLIO. IN DIREZIONE DEL MARE L’ORIZZONTE SI COLORA DI ROSSO, COME SE FOSSE INFUOCATO. VERSO IL MONTE IL CIELO È NERO COME LA PECE. CI SONO DEGLI STRALCI DI NUVOLE CHIARE. IN MEZZO AL NERO SI VEDE UN CASOLARE, CHE SEMBRA L’ALA DI UN GABBIANO LE RIME DELLA POESIA HANNO UNO SCHEMA: ABCBCCA LA POESIA HA 7 VERSI, DIVISI IN 2 STROFE LA PRIMA STROFA HA SOLO UN VERSO MENTRE LA SECONDA STROFA HA 6 VERSI FIGURE RETORICHE: - ONOMATOPEA: (SUONO SCRITTO) “BUBBOLIO” - SIMILITUDINE: “COME AFFOCATO” - METAFORA: “NERO DI PECE” - ANALOGIA: “CASOLARE, ALA DI UN GABBIANO” IN QUESTA POESIA POSSIAMO TRARRE IL PENSIERO DI PASCOLI RIGUARDO LA POETICA DEL FANCIULLINO, INFATTI ESSO DESCRIVE CON BELLEZZA E STUPORE LA FORZA DEL TEMPORALE, POI RITORNIAMO AL CASOLARE CHE SAREBBE COME L’ALA DI UN GABBIANO NOVEMBRE GEMMEA L’ARIA, IL SOLE COSÌ CHIARO CHE TU RICERCHI GLI ALBICOCCHI IN FIORE, E DEL PRUNALBO L’ODORINO AMARO SENTI NEL CUORE... MA SECCO È IL PRUNO, E LE STECCHITE PIANTE DI NERE TRAME SEGNANO IL SERENO, L’ARIA È LIMPIDA E FREDDA COME UNA GEMMA, IL SOLE TANTO LUMINOSO CHE TU, CON GLI OCCHI, RICERCHI GLI ALBICOCCHI IN FIORE E SENTI NEL CUORE L’ODORE AMAROGNOLO DEL BIANCOSPINO… L’ALBERO DI BIANCOSPINO È PERÒ SECCO, E LE PIANTE SPOGLIE DISEGNANO NEL CIELO SERENO DELLE L’UCCISERO: CADDE TRA SPINI: ELLA AVEVA NEL BECCO UN INSETTO: LA CENA DEI SUOI RONDININI. ORA È LÀ COME IN CROCE, CHE TENDE QUEL VERME A QUEL CIELO LONTANO; E IL SUO NIDO È NELL’OMBRA, CHE ATTENDE, CHE PIGOLA SEMPRE PIÙ PIANO. ANCHE UN UOMO TORNAVA AL SUO NIDO: L’UCCISERO: DISSE: PERDONO; E RESTÒ NEGLI APERTI OCCHI UN GRIDO PORTAVA DUE BAMBOLE IN DONO… ORA LÀ, NELLA CASA ROMITA, LO ASPETTANO, ASPETTANO IN VANO: EGLI IMMOBILE, ATTONITO, ADDITA LE BAMBOLE AL CIELO LONTANO. E TU, CIELO, DALL’ALTO DEI MONDI SERENI, INFINITO, IMMORTALE, OH! D’UN PIANTO DI STELLE LO INONDI QUEST’ATOMO OPACO DEL MALE! RISPLENDE UN PIANTO COSÌ GRANDE. UNA RONDINE STAVA RITORNANDO AL TETTO, QUANDO LA UCCISERO E CADDE TRA LE SPINE DEI ROVI. NEL BECCO AVEVA UN INSETTO, CHE ERA LA CENA DEI SUOI RONDININI. ORA È LÌ COME IN CROCE, CHE PORGE QUEL VERME AL CIELO LONTANO E I SUOI PICCOLI SONO NELL’OMBRA, CHE LA ASPETTANO E PIGOLANO SEMPRE PIÙ PIANO. ANCHE UN UOMO STAVA TORNANDO AL SUO NIDO, QUANDO LO UCCISERO. PRIMA DI MORIRE DISSE: «PERDONO». NEGLI OCCHI APERTI RESTÒ UN GRIDO. PORTAVA IN DONO DUE BAMBOLE. ORA LÀ, NELLA CASA SOLITARIA, LA SUA FAMIGLIA LO ASPETTA INUTILMENTE. EGLI IMMOBILE E STUPITO MOSTRA LE BAMBOLE A DIO. E TU, CIELO INFINITO E IMMORTALE, DALL’ALTO DEI MONDI SERENI, INONDI DI UN PIANTO DI STELLE QUESTO ATOMO OPACO DEL MALE! LA POESIA HA DELLE RIME BACIATE E ALTERNATE FIGURE RETORICHE: - SINESTESIA: (COLLEGAMENTO DI SENSI) “NEGLI APERTI OCCHI UN GRIDO” - SIMILITUDINE: “ORA LA COME IN CROCE” - METAFORA : “IL NIDO” - ANASTROFE: (INVERSIONE PAROLE) “RITORNAVA UNA RONDINE AL TETTO” - ENJAMBEMENT: (PAUSA) “TANTO DI STELLE” - CLIMAX: (CRESCENDO DI EMOZIONI) “SERENI, INFINITO, IMMORTALE” LA POESIA FA RIFERIMENTO AL FATTO ACCADUTO AL PADRE DI PASCOLI. INFATTI, ESSO, TORNANDO DAL LAVORO VENNE UCCISO, E PASCOLI, SCRIVE QUESTA POESIA TROVANDO UNA SIMILITUDINE TRA SUO PADRE E UNA RONDINE LE STROFE HANNO UN COLLEGAMENTO: - PRIMA E ULTIMA: PARAGONA LA CADUTA DELLE STELLE CON UN PIANTO PROVOCATO DAL MALE DEGLI UOMINI - SECONDA E QUARTA: SIMILITUDINE TRA RONDINE E IL PADRE - TERZA E QUINTA: DISAGI DELLE FAMIGLIE DEI MORTI LAVANDARE [1] NEL CAMPO MEZZO GRIGIO E MEZZO NERO RESTA UN ARATRO SENZA BUOI, CHE PARE DIMENTICATO, TRA IL VAPOR LEGGERO. [1] IN MEZZO AL (NEL) CAMPO PER METÀ GRIGIO E PER METÀ NERO (MEZZO GRIGIO E MEZZO NERO: MEZZO ARATO E MEZZO NO - LA METÀ GRIGIA È QUELLA NON [4] E CADENZATO DALLA GORA VIENE LO SCIABORDARE DELLE LAVANDARE CON TONFI SPESSI E LUNGHE CANTILENE: [7] IL VENTO SOFFIA E NEVICA LA FRASCA, E TU NON TORNI ANCORA AL TUO PAESE! QUANDO PARTISTI, COME SON RIMASTA! COME L'ARATRO IN MEZZO AL MAGGESE. ANCORA ARATA, MENTRE LA METÀ NERA È QUELLA IN CUI LA TERRA È STATA RIVOLTATA DALL’ARATRO E SEMINATA) GIACE (RESTA) UN ARATRO ABBANDONATO (ARATRO SENZA BUOI) CHE SEMBRA (CHE PARE) ABBANDONATO (DIMENTICATO), IN UNA NEBBIA LEGGERA (VAPOR). [4] DAL FOSSATO (GORA – TERMINE TECNICO) GIUNGE (VIENE) RITMATO (CADENZATO) LO SCIABORDIO (LO SCIABORDARE - ONOMATOPEA) DELLE LAVANDAIE (LAVANDARE) CON FREQUENTI (SPESSI) COLPI (TONFI - ONOMATOPEA) E LENTI (LUNGHE) CANTI MONOTONI (LUNGHE CANTILENE – SPESSI- TONFI/LUNGHE-CANTILENE: CHIASMO): [7] IL VENTO SOFFIA E FA CADERE COME NEVE (NEVICA – IL VERBO NEVICARE È USATO TRANSITIVAMENTE) LE FOGLIE (LA FRASCA – VENTO-SOFFIA/NEVICA- FRASCA: CHIASMO) E TU [LA PERSONA AMATA] NON TORNI ANCORA AL TUO PAESE! QUANDO SEI PARTITO COME SONO RIMASTA (SOLA)! [ABBANDONATA] COME L’ARATRO (COME L'ARATRO - SIMILITUDINE) IN MEZZO AL CAMPO INCOLTO (MAGGESE - CAMPO LAVORATO IN MAGGIO E LASCIATO POI A RIPOSO PERCHÉ POSSA TORNARE AD ESSERE FERTILE). RIASSUNTO IL POETA PASSEGGIA IN CAMPAGNA IN UNA GIORNATA D’AUTUNNO. IL PAESAGGIO È AVVOLTO IN UNA NEBBIOLINA CHE SALE LEGGERA DAL TERRENO E PASCOLI SCORGE NEL MEZZO DI UN CAMPO, ARATO A METÀ, UN ARATRO ABBANDONATO. DA UN FOSSO ARRIVA IL CANTO TRISTE E LENTO DELLE LAVANDAIE AL LAVORO. IL CANTO RACCONTA DI UN’INNAMORATA RIMASTA SOLA, IN ATTESA CHE L’AMATO RITORNI, ELLA SI SENTE TRISTE E METRICA LA LIRICA “LAVANDARE” È IN ENDECASILLABI CON LA STRUTTURA DI UN MADRIGALE CON RIME: - LE DUE TERZINE HANNO I VERSI ESTERNI IN RIMA E SONO COLLEGATE DALLA RIMA DEL VERSO CENTRALE. CI SONO ANCHE RIME INTERNE: CADENZATO (V.4) RIMA CON DIMENTICATO (V.3) IN ATO, VERSO 5 LO SCIABORDARE DELLE LAVANDARE RIMA INTERNA IN ARE. - LA QUARTINA È A RIME ALTERNATE. I VV. 7 E 9 SONO IN QUASI-RIMA IN QUANTO FRASCA/RIMASTA NON È UNA RIMA PERFETTA MA UN’ASSONANZA BASATA SULL’IDENTITÀ DELLE VOCALI. SCHEMA: ABA CBC DEDE. LA CADENZA LENTA E RIPETITIVA RIPRODUCE IL RITMO MONOTONO E SEMPRE UGUALE PROPRIO DEI RITMI DI LAVORO DELLE LAVANDAIE E DEL LORO CANTO. LE NUMEROSE ALLITTERAZIONI E LE ONOMATOPEE CONTRIBUISCONO FONICAMENTE A RENDERE L’IMMAGINE DELLA NEBBIA, DELL’ACQUA E DEL VENTO. FIGURE RETORICHE - ENJAMBEMENT: o VV.2/3 PARE /DIMENTICATO; o VV.4/5 VIENE / LO SCIABORDARE. - CHIASMI: o V.6 CON TONFI SPESSI E LUNGHE CANTILENE - SOSTANTIVO- AGGETTIVO/AGGETTIVO-SOSTANTIVO; o V. 7 VENTO SOFFIA E NEVICA LA FRASCA - SOSTANTIVO-VERBO/VERBO- SOSTANTIVO. - SINESTESIA V.6 TONFI SPESSI. - ALLITTERAZIONI o IN R - NERO, ARATRO, PARE, VAPOR LEGGERO, GORA, SCIABORDARE, LAVANDARE, TORNI ANCORA, RIMASTA, ARATRO; o IN F, TONFI, SOFFIA, FRASCA; o IN S E SC, SPESSI, SOFFIA, SCIABORDARE; o IN T, TU NON TORNI, AL TUO, PARTISTI, RIMASTA; o IN M, IN MEZZO ALLA MAGGESE. - ONOMATOPEE CONTRIBUISCONO FONICAMENTE A PRODURRE LA SENSAZIONE DELLA NEBBIA, DEL SUONO DELL’ACQUA (ES.: SCIABORDARE, TONFI) E DEL RUMORE DEL VENTO (ES.: SOFFIA). - SIMILITUDINE VV.9/10 SON RIMASTA! / COME L'ARATRO IN MEZZO AL MAGGESE - METAFORA V. 7 NEVICA LA FRASCA IMMAGINE CHE EVOCA IL CADERE DELLE FOGLIE COME FIOCCHI DI NEVE.