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Giovanni Pascoli: Biografia e Poesia Decadente, Sintesi del corso di Italiano

Biografia di Giovanni Pascoli, poeta italiano nato a San Mauro di Romagna in Toscana. Esploriamo la sua formazione, la sua carcerazione, la morte di sua sorella e la sua carriera accademica. Inoltre, analizzeremo il suo stile decadente e i temi ricorrenti nella sua poesia, come la morte, l'infanzia e la natura. Le sue opere più famose includono 'Myricae' e 'I Canti di Castelvecchio'.

Tipologia: Sintesi del corso

2017/2018

Caricato il 16/01/2018

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elisabetta-disa 🇮🇹

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Scarica Giovanni Pascoli: Biografia e Poesia Decadente e più Sintesi del corso in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI 1855-1912 Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna (vicino Forlì) il 31 dicembre 1855. Trascorre la sua infanzia nella fattoria dei principi di Torlonia, di cui il padre era amministratore. Non ebbe un’infanzia serena in quanto fu interrotta da una serie di numerosi lutti: a 12 anni perse il padre, assassinato, l’anno dopo la madre e la sorella maggiore e, poco dopo, altri 2 fratelli. Nonostante tutto però concluse gli studi e vinse una borsa di studio per l’università di Bologna. Qui iniziò a frequentare il gruppo socialista di Andrea Costa. Implicato nelle manifestazioni in seguito alla condanna a morte di un anarchico passò alcuni mesi in carcere durante i quali prese le distanze dal partito. Nel 1882 ottiene la laurea in letteratura greca. Pascoli ha spesso spinto i suoi critici a letture di tipo psicoanalitico, nelle quali viene attributo un grande peso al rapporto genitoriale. E' indubbio, infatti, che la figura del padre abbia avuto un ruolo decisivo nell'elaborazione del suo immaginario poetico e onirico. Per reagire al trauma della sua scomparsa, Pascoli costruì l'immagine del nido, dove i pulcini superstiti resistono alla perdita del capofamiglia. Durante questi anni iniziò a comporre poesie, che pubblicò nel 1890 nel volumetto intitolato “Myricae”. Nel 1897 pubblicò la prosa “il Fanciullino”, dove descriveva i princìpi della sua poetica. Nel 1903 pubblicò i “Canti di Castelvecchio”. Dopo il suo ritorno in Toscana, la vita del poeta viene turbata dal tradimento di sua sorella che decide di sposarsi, visto da Pascoli come un abbandono. Comincia ad insegnare in diverse città d'Italia, fino ad ottenere nel 1905 la cattedra di Letteratura italiana all'Università di Bologna, appartenuta prima di lui a Giosuè Carducci. Questo influì sulla sua poesia che diventò enfatica e retorica volta a tematiche non più private ma civili e patriottiche. Muore il 6 aprile 1912 nella sua casa di Bologna, ucciso da un cancro al fegato. Pascoli, nonostante la sua formazione positivistica è, insieme a Gabriele D'Annunzio, il maggior poeta decadente italiano. Pascoli disintegra la forma tradizionale del linguaggio poetico: con lui la poesia italiana perde il suo tradizionale supporto logico, procede per simboli ed immagini, con frasi brevi, musicali e suggestive. Il linguaggio è fonosimbolico con un frequente uso di onomatopee, metafore, sinestesie, allitterazioni, anafore, vocaboli delle lingue speciali (gerghi). MYRICAE: il nome deriva da tamerice (alberi che si trovano sulle spiagge) nasce dalla riflessione del poeta sulle radici biografiche della propria esistenza. Pubblicato nel 1891 quando aveva 38 anni, essa è costituita da 22 poesie ma nella versione pubblicata nel 1903 ne conteneva 156. I temi di queste poesie erano il ciclo delle stagioni, il lavoro dei campi e la vita contadina in generale, colta negli aspetti più quotidiani, la natura e la morte affrontati sempre con un’attenzione al dettagliato. Repertorio di immagine che attinge alle vicende familiari del poeta e al mondo della campagna. Le poesie sembrerebbero rassicuranti per poi sfociare nel mistero. La struttura formale coincide nelle sue linee portanti con i grandi temi strutturali della raccolta: innanzitutto, il dialogo tra l'io del poeta e la realtà esterna, costituita dal "piccolo mondo" mitizzato delle cose di natura, col loro carico di significati altrettanto simbolici, con un frequente senso del mistero. Due elementi principali: l'evocazione e contemplazione della morte (il punto di vista soggettivo della poetica del dolore e del ricordo, morte e infanzia). Componimenti brevi e frammentari, opera “impressionistica”. Innovazioni linguistiche, secondo Contini possiamo dividere il linguaggio in 3 livelli: 1° livello – linguaggio pregrammaticale, infantile, elementare, importanza al sonore e non al significato, fa uso dell’onomatopea 2° livello – linguaggio dell’uso quotidiano, colloquiale 3° livello – linguaggio ultra grammaticale, specialistico, botanico, ornitologico POETICA DEL FANCIULLINO: La lirica di Giovanni Pascoli, fu ritenuta semplice, descrittiva. I tratti più significativi della sua poetica sono descritti ne “Il fanciullino” scritto nel 1897, in cui viene affermata la natura irrazionale e intuitiva della creazione artistica. Si tratta di un testo di 20 capitoli, in cui si svolge il dialogo fra il poeta e la sua anima di fanciullino. Pascoli considera la poesia come ricordo del momento magico, legato all’età infantile, in cui il bambino scopre nelle cose che lo circondano, anche nelle più umili e consuete, il senso nascosto e segreto. Mentre gli uomini comuni, crescendo e diventando adulti, perdono la capacità di guardare con stupore a ciò che vedono. Dal Fanciullino emerge una concezione intima e interiore del sentimento poetico, orientato alla valorizzazione del particolare e del quotidiano e al recupero di una dimensione infantile e quasi primitiva. D'altra parte, solo il poeta può esprimere la voce del "fanciullino" presente in ognuno: quest'idea consente a Pascoli di rivendicare per sé il ruolo, per certi versi ormai anacronistico, di "poeta vate", e di ribadire allo stesso tempo l'utilità morale (specialmente consolatoria) e civile della poesia. L’analisi del poeta si articola su 4 punti principali: - In tutti gli individui è presente un “fanciullo musico”, il sentimento poetico che fa sentire la sua voce nell’età infantile, mentre si attenua durante l’età adulta quando le necessità materiali e le responsabilità si fanno pressanti, anche se non cessa mai di esistere. Il poeta è colui che riesce a mantenere viva dentro di se la voce del “fanciullino”. Il rifiuto della realtà assume in Pascoli una regressione al mondo infantile (fuga nell’infanzia). Qui scaturiscono temi e simboli ricorrenti, collegati con la sua complessa personalità psicologica: il nido o la casa, la culla, la siepe, la nebbia, riportano al mondo chiuso capace di offrire un rifugio dal caos e dalla violenza del mondo esterno. - Il modo di vedere del “fanciullino” e quindi il modo di fare poesia: tipico del fanciullo è vedere “tutto con meraviglia, tutto come per la prima volta”; scoprire la poesia nelle cose stesse, nelle più grandi così come in quelle più piccole. La realtà per Pascoli non ha alcun fine oggettivo ma concorre a creare uno scenario dove si trovano le angosce del poeta. - Le caratteristiche del “fanciullino”: egli è colui che alla luce sogna, che parla con le bestie, agli alberi, alle stelle. NE consegue una concezione della poesia che sfugge al piano reale-razionale, ma che ha un carattere intuitivo. Il procedimento espressivo è l’analogia che consiste nell’accostare immagini apparentemente distanti tra loro, ma che in realtà hanno una qualche affinità. Accostamenti inconsueti che creano relazioni nuove ed inaspettate che hanno un valore conoscitivo, servono quindi a esprimere quelle verità di carattere generale sul senso dell’esistenza umana. - Funzione della poesia, che ha una suprema utilità morale e sociale, in quanto risveglia il sentimento poetico e che fa sentire gli uomini fratelli, portandoli a provare un sentimento di amore reciproco. La poesia ha anche valore consolatorio: rende meno sgradevole l’esistenza e rende gli individui soddisfatti della loro realtà. La poesia, quindi, è tale solo quando riesce a parlare con la voce del fanciullo ed è vista come la perenne capacità di stupirsi tipica del mondo infantile, in una disposizione irrazionale che permane nell'uomo anche quando questi si è ormai allontanato, almeno cronologicamente, dall'infanzia propriamente intesa. Numerosi critici rivelarono il carattere tormentato e morboso della sua produzione, decisamente in antitesi con l’immagine innocente di “poeta dei fanciulli”. Il “lato oscuro” della sua poetica può essere illustrato a partire da quella regressione allo stato infantile che caratterizza la sua attività. La regressione è vista infatti come fuga da una realtà che incute paura. Tale realtà è costituita da due aspetti: l’eros e l’angoscia della morte. La passione amorosa, il sesso, e la paura di fronte alla morte rappresentano da sempre le due emozioni più violente, quelle alle quali l’uomo non riesce ad opporre resistenza. Si tentò di sottomettere queste emozioni ad un controllo razionale. Pascoli che non vuole essere un “ribelle” si pone attraverso la poetica del “fanciullino”, cercando di dare una risposta alla sua “malattia” personale e alla crisi che investiva la cultura dell’epoca. Per questo la sua poesia, che si raccoglie intorno a forti immagini simboliche, vuole essere una poesia fatta di sentimenti delicati, di accettazione serena dei dolori della vita. La critica apprezzò, specialmente gli aspetti più oscure e morbosi della sua poesia, aspetto che fanno di Pascoli uno dei massimi esponenti del Decadentismo e un precursore delle avanguardie novecentesche. Sperimentalismo stilistico: si attua su tutti i piani del discorso poetico. Piano lessicale: invenzione di un linguaggio del tutto nuovo in cui vengono mescolati termini precisi, specifici dei linguaggi settoriali usati per descrivere la natura e il lavoro dei campi, a parole umili, quotidiane. Legata al piano lessicale è la ricerca dell’effetto fonico delle parole: l’intento decadente di avvicinare la poesia alla musica è reso dall’uso di alcuni accorgimenti fonici come l’allitterazione (il ripetersi di suoni analoghi all’interno del verso), l’onomatopea (che riproduce nel testo rumori e voci degli animali) e l’uso della rima interna (accentuazione dell’armonia interna per prolungare l’effetto sonoro dei termini usati). Fondamentale anche l’uso delle future retoriche: l’analogia e sinestesia (accostamento analogico di immagini diverse, scambio tra sensazioni del piano visivo e sensazioni appartenenti al campo olfattivo “odore di fragole rosse”). Piano sintattico: emergono la predilezione della paratassi (permette di accostare le immagini le une alle altre, rafforzandone il valore evocativo) e l’uso di frasi senza verbo. I CANTI DI CASTELVECCHIO: Pubblicata nel 1903 e nella versione definitiva nel 1912, rappresenta per certi versi la continuazione di Myricae, infatti il poeta stesso li definì “seconde myricae” o “myricae autunnali”. Il titolo riprende esplicitamente i canti di Leopardi, a cui Pascoli tende a riallacciarsi per il tema del ricordo, mentre Castelvecchio era la località in provincia di Lucca dove prese casa per sé e la sorella. Quest’opera è dedicata alla madre (Myricae al padre e i poemetti alla sorella). I temi di questi canti sono lo smarrimento dell’uomo, il ricordo degli anni lontani, esperienze amorose ma anche la morte, vista come rifugio o come regressione nel grembo materno. NIDO: Per pascoli il “nido” è il simbolo più frequente nelle sue poesia, e lo compara al nido di “casa”, luogo di protezione, o “culla” segno della regressione all’infanzia, fino al nido “vuoto”, il cimitero, dove i morti tornano a confortare chi è rimasto in vita. Nella poesia del 1899, “Nebbia”, la nebbia da elemento atmosferico del paesaggio diventa simbolo di una protezione impalpabile, che mentre impedisce di vedere il mondo esterno, isola il poeta nel proprio nido domestico. Il cimitero per pascoli è come un nido vuoto, e la morte non è attesa con angoscia, ma piuttosto è un ricongiungimento con i propri famigliari, un approdo nel “nido” finalmente ritrovato. Nella poesia “Il gelsomino notturno” , Pascoli fa un paragone tra il grembo materno e il gelsomino notturno, che apre i suoi petali rossi al cadere della sera per richiuderli ai primi raggi del sole, come la giovane donna è pronta ad accogliere la maternità, sbocciando come fragole nel crepuscolo.
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