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Vita e Opere di Giovanni Pascoli: Un Poeta Italiano tra Tradizione e Innovazione, Appunti di Lingue e letterature classiche

Biografia di giovanni pascoli, dalla vittoria di una borsa di studio a bologna fino alla sua nomina a professore universitario a pisa. La sua formazione accademica, la sua attività intellettuale e la pubblicazione di sue opere, tra cui poesie in latino e in volgare. Pascoli è descritto come un poeta che si trova a suo agio tra seminati e uccelli, tra opere e operai, ma che non rinuncia alla sperimentazione poetica. La descrizione include anche una breve analisi della poesia pascoliana e della sua influenza sulla letteratura italiana.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 21/01/2019

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Scarica Vita e Opere di Giovanni Pascoli: Un Poeta Italiano tra Tradizione e Innovazione e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Vita di Giovanni Pascoli Quarto dei numerosi figli di Ruggero e di Caterina Vincenzi Alloccatelli Vincenzi. Dal padre, Ruggiero, amministratore della tenuta La Torre dei principi Torlonia, lungo il Rio Salto, fu mandato a studiare, dopo la prima elementare, a Urbino, nel collegio Raffaello, tenuto dagli Scolopi. Qui egli si trovava con i fratelli Luigi e Giacomo, più grandi di lui, e Raffaele, quando lo raggiunse la notizia della morte del padre, ucciso in un agguato il 10 agosto 1867, mentre tornava in calesse da Cesena, dove si era recato per affari. L'assassino restò impunito, anche se non mancarono i sospetti, a lungo coltivati da Pascoli. L'anno dopo morirono la sorella maggiore, Margherita, e la madre, seguite dai fratelli Luigi (1871) e Giacomo (1876). Dal 1873, vinta una borsa di studio, Giovanni si era trasferito a Bologna a studiare lettere, allievo di G. Carducci, entrando in un periodo di sbandamento spirituale e d'irrequietezza. Amico di A. Costa, aderì ai primi movimenti socialisti e si legò agli ambienti dell'estremismo. Per aver partecipato, nel maggio 1876, a una manifestazione ostile nei confronti del ministro dell'Istruzione, R. Bonghi, perse la borsa di studio; dal 7 sett. al 22 dic. 1879 fu addirittura in carcere, accusato di attività sovversive. Ripresi nel 1880 gli studi interrotti, P. si laureò nel 1882 con una tesi su Alceo; subito dopo fu nominato professore di lettere latine e greche nel liceo di Matera; nel 1884 fu trasferito con lo stesso incarico a Massa, dove chiamò presso di sé le sorelle Ida (n. 1863) e Maria (n. 1865); dal 1887 al 1895 insegnò al liceo di Livorno. Dal 1895 al 1897, P. insegnò come professore straordinario grammatica greca e latina nell'università di Bologna; dal 1897 al 1903, come ordinario, letteratura latina a Messina; nel 1903 fu trasferito a Pisa, dove insegnò grammatica latina e greca sino al 1905, quando fu chiamato a succedere al Carducci sulla cattedra bolognese di letteratura italiana. Il prestigioso trasferimento, accettato come risarcimento tardivo, non rimase senza conseguenze per l'opera stessa del poeta. Più volentieri peraltro che alle relazioni intellettuali e all'insegnamento universitario, da lui sentito come un peso, P. applicava il suo ingegno allo studio e al lavoro poetico, a cui amava dedicarsi soprattutto in quella casa di Castelvecchio (oggi Castelvecchio P. nel comune di Barga) in Garfagnana, dove s'era sistemato nell'estate del 1895 e che soltanto nel 1902 aveva potuto acquistare. Qui si ritrovava con Maria, la sua Mariù (procurandogli un grande dolore, Ida s'era sposata il 30 settembre di quello stesso anno 1895, mentre egli aveva rinunciato ai propri propositi matrimoniali), appena glielo permettevano i doveri dell'insegnamento, e qui venne seppellito, pur essendo morto a Bologna. A Castelvecchio Maria restò sino alla sua morte (1953), gelosa custode delle memorie e delle carte del fratello (poi accessibili agli studiosi nell'archivio di casa P.), di cui lasciò un'importante biografia, Lungo la vita di G. Pascoli (post., 1961, con integrazioni di A. Vicinelli). Pubblicità OPERE Quelli della ricomposta unità familiare sono anni di grande tenerezza e di malinconica rassegnazione; l'atmosfera in cui maturarono le poesie di Myricae (se si eccettuano Il maniero e Rio Salto, che nella prima stesura risalgono al 1877, e Romagna, che risale al 1880). Del 1891 è la prima edizione di questo, che rimane il libro più tormentato di P., mentre nel 1892 il poemetto Veianus gli assicurava la medaglia d'oro nel concorso di poesia latina di Amsterdam (dove ne avrebbe ottenute negli anni successivi altre dodici. Contrariamente a quanto indurrebbe a supporre la cronologia delle sue pubblicazioni, la poesia pascoliana alternò sin dal primo momento temi minori e minimi a temi vasti e complessi; ma negli ampi cicli di ispirazione patriottica e nazionale che negli ultimi anni il poeta andava progettando, e in parte realizzò, influì certamente il fatto che egli si ritenne obbligato a raccogliere - contro la sua più genuina natura - l'eredità del Carducci, anche in quanto poeta della storia e della gloria nazionale (Le canzoni di re Enzio, pubbl. tra il 1908 e il 1909, e i Poemi italici, 1911, poi nel vol. post. Poemi italici e canzoni di re Enzio, 1914; gl'incompiuti Poemi del Risorgimento, pubbl. post. da Maria nel 1913 insieme con l'Inno a Roma e l'Inno a Torino, composti in latino e da P. stesso volti in italiano). È a questo improbabile vate che bisogna pensare, per capire come il socialismo umanitario a cui P. era approdato dopo il sovversivismo giovanile potesse svolgersi nella presa di posizione imperialista dell'orazione La grande proletaria si è mossa, pronunciata a Barga nel 1911, in occasione della guerra libica. Analogamente, avevano giocato un ruolo decisivo nella composizione dei Poemi conviviali (1904) l'invito a collaborare al Convito di A. De Bosis e le sollecitazioni di G. D'Annunzio. Dopo i tentativi giovanili (pubbl. da Maria nel vol. di Poesie varie, post., 1912, nuova ed. 1913), l'aspetto del poeta che per primo s'impone all'attenzione del lettore è indubbiamente quello di una grande sostenutezza formale incongruamente posta al servizio della riscoperta di cose «comuni» e «quotidiane». L'incongruità risulta stridente in rapporto alle esperienze eccezionali consegnate alla poesia nello stesso giro d'anni da D'Annunzio e, sia pure in maniera meno evidente, anche se riferita alla vena civile e alla magniloquenza di Carducci. Proprio in quanto «ultimo figlio di Virgilio», secondo una celebre definizione dello stesso D'Annunzio, P. si trova invece perfettamente a suo agio tra seminati e uccelli, tra opere e operai dei campi e dei villaggi, ma non per questo compie una ricerca meno audacemente sperimentale, anche in fatto di metrica, rendendo ulteriormente rigorosa la poesia barbara carducciana e, per tale sua maggiore fedeltà ai modelli classici, pervenendo a soluzioni molto più avanzate. Il suo è un polemico classicismo a oltranza, di cui il gusto antiquario dei Poemi conviviali (1904; nuova ed. 1905) e il
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