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Giovanni Pascoli. Vita e opere, Dispense di Italiano

dispense su biografia e poetica di Giovanni Pascoli

Tipologia: Dispense

2016/2017

Caricato il 28/04/2017

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14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Pascoli. Vita e opere e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Appunti di italiano: Giovanni Pascoli 1 Giovanni Pascoli Giovanni Pascoli nacque 31 dicembre 1855 in Romagna da una famiglia della piccola borghesia rurale. Giovanni è il quarto di dieci figli e la vita serena di questo nucleo famigliare venne sconvolta da una tragedia destinata a segnare profondamente l’esistenza del poeta: il padre, infatti, fu ucciso a fucilate probabilmente da un rivale che aspirava a prendere il suo posto di lavoro. Sicari e mandanti non furono però mai individuati e ciò diede al giovane Pascoli il senso di un’ingiustizia bruciante. La morte del padre creò difficoltà economiche alla famiglia, che dovette trasferirsi a Rimini e, nel giro di pochi anni, seguirono altri lutti: morirono la madre, la sorella maggiore e due fratelli. Giovanni nel 1862 entrò nel collegio degli Scolopi a Urbino, dove ricevette una formazione classica. Nel ’73, grazie al brillante esito di un esame (della commissione faceva parte Carducci), ottenne una borsa di studio presso l’Università di Bologna, dove frequentò la facoltà di lettere. Negli anni universitari Pascoli subì il fascino dell’ideologia socialista, partecipò a manifestazioni contro il governo e fu arrestato. L’esperienza del carcere, nel quale trascorse alcuni mesi, fu per lui così traumatica che determinò il definitivo distacco dalla vita politica. Si laureò nel 1882 e iniziò subito la carriera di insegnante a Matera e poi a Massa: qui chiamò a vivere con sé le due sorelle Ida e Mariù, ricostituendo così idealmente quel nido familiare che il lutti avevano distrutto. La chiusura gelosa nel nido familiare, l’attaccamento morboso alle sorelle, rivelava la fragilità della struttura psicologica del poeta che, fissato ad una condizione infantile, cerca entro le pareti del “nido” la protezione da un mondo esterno, quello degli adulti, che gli appare minaccioso e pieno di insidie. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei morti, che ripropone un passato di lutti e di dolori, impedendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione, che viene sentita come un tradimento nei confronti dei legami del “nido”: infatti non vi sono relazioni amorose nell’esperienza del poeta e, del rapporto fisico, Pascoli conserva una visione adolescenziale, fatta di attrazione e ripugnanza. La vita amorosa ai suoi occhi ha un fascino torbido, è qualcosa di proibito e di misterioso da contemplare da lontano. Le esigenze affettive del poeta sono interamente soddisfatte dal rapporto con le sorelle, che rivestono un’evidente funzione materna mentre, a sua volta, il fanciullino, da loro amorosamente accudito, riveste verso le due donne una funzione paterna. Da questo “nido” intimo, geloso, che deve perpetuare l’antico nucleo familiare, si può capire perché il matrimonio di Ida fu sentito da Pascoli come un tradimento e determinò in lui una reazione spropositata e patologica, con diverse manifestazioni depressive. Questa complessa e torbida situazione affettiva è una premessa indispensabile per penetrare nel mondo del poeta ed è una chiave necessaria per cogliere il carattere tormentato e morboso della poesia di Pascoli, carattere che si nasconde dietro l’apparenza dell’innocenza e del candore fanciulleschi, della celebrazione delle piccole cose, delle realtà più semplici. La sua prima raccolta è Mirycae (del 1891), che prende il titolo da un verso di Virgilio. È composta da liriche di argomento semplice e modesto, come dice lo stesso Pascoli, ispirate per lo Appunti di italiano: Giovanni Pascoli 2 più a temi familiari e campestri. Il titolo è dato dal nome latino delle tamerici, pianticelle che sono prese come simbolo di una poesia senza pretese, legata alle piccole cose quotidiane e agli affetti più intimi. Dopo il matrimonio di Ida, Pascoli si trasferì in campagna con la fedele sorella Mariù, lontano dalla vita cittadina che detestava e di cui aveva orrore, a contatto con il mondo della campagna che, ai suoi occhi, rappresentava pace e serenità. Una vita esteriormente serena, appartata, senza grandi sconvolgimenti ma, in realtà, turbata dall’angoscia per l’avvicinarsi di terribili eventi storici (il poeta, infatti, muore a 2 anni dall’inizio della Prima Guerra Mondiale). Intanto, Pascoli ottenne diversi insegnamenti universitari, che lo portarono, infine, a subentrare al suo maestro Carducci sulla cattedra di letteratura italiana a Bologna. All’inizio degli anni ‘90 pubblicò le sue prime liriche e poi, negli anni seguenti, diverse poesie in importanti riviste. La sua fama di poeta si allargava e consolidava. Al poeta schivo e chiuso nel suo limitato ambito domestico si affiancò anche il letterato ufficiale che si assunse il compito di diffondere ideologie e miti: oltre che con le sue poesie, Pascoli espletò questo suo compito con vari discorsi pubblici. Il poeta, però, era minato nel fisico da un cancro che lo portò a spegnersi a Bologna nel 1912. La visione del mondo. La formazione di Pascoli fu essenzialmente positivistica e questo si può ravvisare nell’ossessiva precisione con cui, nei suoi versi, egli parla della botanica e, di impianto positivistico, sono spesso le fonti da cui trae osservazioni sulla vita degli uccelli, protagonisti di tanti suoi componimenti poetici; così come da letture di testi di astronomia ispirati alle cognizioni scientifiche del tempo scaturiscono i temi astrali che occupano un posto rilevante nella sua poesia. Ma in Pascoli si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo, segnata dall’esaurirsi del Positivismo. Anche in lui sorge una sfiducia nella scienza come strumento di conoscenza e, come per tanti della sua epoca, anche per lui, al di là dei confini raggiunti dall’indagine scientifica, si apre l’ignoto, ciò che non è comprensibile per l’anima. Il tendere verso quel qualcosa che va oltre il dato oggettivo non si concretizza però in Pascoli nella ricerca di una fede religiosa. Ha nostalgia di Dio ma non vi si avvicinerà mai. Il Positivismo letterario è una conseguenza del momento storico, principalmente dello sviluppo capitalistico e dell’industrializzazione. Nasce una coscienza “positivista”, che prende fondamento nella fiducia per le forze del progresso tecnologico e scientifico dell’uomo. Per comprendere il positivismo in letteratura è necessario rifarsi al positivismo in filosofia: Il positivismo è una corrente di pensiero che domina nella cultura europea fra il 1849 e il 1890 circa. È stato fondato dal filosofo francese Auguste Comte. Secondo Comte, l’unica conoscenza possibile è quella che si realizza secondo il metodo scientifico, il quale non considera il problema delle cause ultime ma si propone esclusivamente di analizzare il rapporto di cause-effetto nei fenomeni oggettivamente e sperimentalmente osservabili.
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