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Giovanni Pascoli: La Vita e l'Opera di un Poeta Decadentista, Appunti di Letteratura Classica

Biografia di giovanni pascoli, autore italiano del decadentismo, e analisi della sua poesia. La vita di pascoli fu segnata da difficoltà economiche e personali, che influenzarono la sua ideologia politica e la sua poesia. La sua opera è caratterizzata dal simbolismo, dalla natura e dalla vittimistica. Pascoli è noto per la sua poesia delle piccole cose e per la sua opposizione al mito del superuomo.

Tipologia: Appunti

2018/2019

Caricato il 04/02/2019

Alessflo
Alessflo 🇮🇹

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Scarica Giovanni Pascoli: La Vita e l'Opera di un Poeta Decadentista e più Appunti in PDF di Letteratura Classica solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI (1855-1912) Giovanni Pascoli fu un autore italiano appartenente al Decadentismo la cui vita fu molto travagliata a causa di alcuni spiacevoli eventi: egli nacque da una famiglia agiata economicamente e molto numerosa, il padre venne fu ucciso e l’assassino non fu mai individuato. La morte del padre creò difficoltà economiche alla famiglia che fu costretta a trasferirsi. Dopo pochissimo tempo seguì la morte della madre e di alcuni fratelli. Andò ad abitare con due delle sue sorelle, ma una di queste si sposò e Pascoli considerò questo come un tradimento del nido. Egli conduceva una vita che appariva come serena, ma in realtà era molto turbata a causa delle angosce e delle paure per la presenza ossessiva della morte. Pascoli si laureò in lettera ed era molto attivo nella politica, restò fedele all’ideale socialista. Uno dei suoi più famosi discorsi è “La proletaria si è mossa” per celebrare la guerra coloniale in Libia. IDEOLOGIA POLITICA Pascoli crede in un socialismo unitario e utopico, credeva nell’amore e nella fratellanza tra le classi e quindi in uno spirito di collaborazione e solidarietà e non di conflitti e odi. Pascoli si ribellò contro le ingiustizie, contro la società come ribellione all’ingiustizia che aveva subito: l’uccisione di suo padre. Venne arrestato e questa terribile esperienza lo portò ad abbandonare ogni forma di militanza attiva. Egli prese posizione per quanto riguardò la campagna in Libia e le parole del suo discorso svelano un Pascoli nazionalista in quanto egli considerava la guerra come un’esigenza necessaria per gli italiani, era necessario procurarsi terre fertili e far valere e riscattare l’Italia come potenza agli occhi dell’Europa. LA VISIONE DEL MONDO La sua visione del mondo è disgregata in quanto egli all’inizio prova una certa fiducia nella scienza ma egli attraversa una crisi proprio perché questo periodo è caratterizzato dalla sfiducia e negazione della scienza. In questa visione del mondo non vi è una gerarchia tra gli oggetti materiali, perciò ciò che è piccolo si mescola con il grande e viceversa poiché egli ha una visione del mondo soggettiva per cui gli oggetti sono carichi di significato simbolico e quindi rimandano a qualcosa di misterioso e significati profondi. POETICA La poetica pascoliana trova espressione nel testo “Il fanciullino” (pubblicato nel 1897 nel Marzocco): egli afferma che in ogni uomo c’è un fanciullo, capace di commuoversi e emozionarsi e provare sensazioni nuove. Spesso tale fanciullino è soffocato e ignorato dal mondo esterno, degli adulti, ma se si risveglia fa sognare a occhi aperti, fa scoprire il lato attraente e misterioso di ogni cosa, fa volare con la fantasia in mondi meravigliosi. Proprio come nel tempo dell'infanzia, tale fanciullino ha conservato la facoltà di parlare con gli alberi, i fiori, gli animali. Il fanciullino osserva le piccole-grandi cose della campagna con una prospettiva rovesciata: -le cose grandi le vede piccole (il brillare delle stelle, per esempio, gli pare un pigolio); -le cose piccole le ingrandisce (un ciuffo di fili d'erba gli sembra una foresta). Il fanciullino possiede quella natura pura e ingenua, candida e innocente, che, nella psicologia di un individuo, può conservarsi anche in età avanzata; l'individuo cresce e invecchia, ma il fanciullino rimane piccolo dentro di lui. Il fanciullino è colui che sa osservare poeticamente il mondo: il poeta è precisamente colui che, come i fanciulli, ha mantenuto l'infantile capacità di meravigliarsi e d'intuire, piuttosto che di ragionare. Da lui non potrà che nascere una poesia fanciulla: essa rinuncerà all'eloquenza, alla dottrina, all'imitazione dei grandi scrittori del passato, e s'ispirerà piuttosto allo stormire delle fronde, al canto dell'usignolo, all'arpa che tintinna. Pascoli è noto anche come il “poeta delle piccole cose”, ovvero quelle umili quotidiane, familiari. Differenza con il Superuomo di d’Annunzio La poesia di Pascoli canta quelle piccole cose legate al mondo contadino e campagnolo da cui P. proviene e a cui è legato. Il mito del fanciullino si oppone quello del superuomo di d’Annunzio: mentre il fanciullino fugge dalla città moderna e preferisce la campagna più serena ed è legato al tema del nido e dell’infanzia il superuomo ha un atteggiamento attivistico che non fugge dalla vita moderna. Il Simbolismo Pascoliano La poetica del fanciullino fa di Pascoli un poeta simbolista: prevale la soggettività dell'io-poeta che dice le cose non come sono, ma come le sente. L’intima conoscenza della realtà può essere espressa solo mediante il simbolo. Il simbolismo di Pascoli è meno intellettuale e più istintivo: quello del fanciullino è privo di filtri culturali, di aspettative o finalità ideologiche, egli può percepire il mondo solo in maniera infantile, ingenuamente. I simboli spontanei di Pascoli, si legano al mondo interiore del poeta-fanciullo. Un mondo che affiora sulla pagina dallo stretto contatto con la vita semplice della campagna. Temi e lessico Egli utilizza una terminologia botanica ed ornitologica in quanto egli aveva una passione per essi. Gli uccelli sono gli animali più citati dal poeta: essi si collegano al simbolo fondamentale del nido. Il nido è un tema molto caro al poeta legato alla sua famiglia d’origine, infatti il nido familiare rivela la fragilità del poeta a causa dei traumi subiti nell’infanzia. A questo si unisce il ricordo ossessivo dei suoi morti che impediscono al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione perché viene sentita come un tradimento. Infatti non vi sono relazioni amorose nell’esperienza del poeta nonostante il suo desiderio di ricreare un vero “nido”, ma il legame con il “nido infantile” gli rende impossibile la realizzazione del sogno. La vita amorosa gli appare come qualcosa di proibito. Le esigenze affettive del poeta sono soddisfatte dal rapporto con le sorelle. Figure retoriche Pascoli usa un linguaggio analogico quindi un linguaggio fatto di termini figurati grazie alle metafore. L’analogia pasco liana non si accontenta di una somiglianza facilmente riconoscibile infatti egli costringe ad un volo dell’immaginazione. Egli utilizza anche la sinestesia (associazione tra due parole pertinenti a due diverse sfere sensoriali) che possiede una carica suggestiva e allusiva. Paratassi La sintassi (studia i diversi modi in cui le parole si uniscono tra loro per formare una proposizione e i diversi modi in cui le proposizioni formano un periodo) che è ben diversa da quella della tradizione poetica italiana infatti nei suoi testi poetici prevale la coordinazione sulla subordinazione facendo si che la struttura sintattica si frantumi in brevi frasi allineate senza rapporti gerarchici tra di loro, spesso collegate non da congiunzioni ma per asindeto (frantumazione pascoliana). Gli aspetti fonici Quelle che più colpiscono sono quelle espressioni “pregrammaticali” ovvero che si situano al di sotto del livello strutturato della lingua e non rimandano ad un significato concettuale ma imitano l’oggetto, si tratta di riproduzioni onomatopeiche che ritroviamo in molti componimenti dell’autore per esempio con i versi degli uccelli o suoni di campane. Queste onomatopee indicano un’esigenza di aderire all’oggetto. I suoni utilizzati da Pascoli hanno un valore fonosimbolico: tendono ad assumere un significato di per se stessi senza rimandare al significato della parola. Egli utilizza anche un linguaggio post grammatica costituito da termini tecnici. Metrica La metrica pascoliana è tradizionale in quanto egli utilizza i versi, rime e strofe tradizionali della poesia italiana. Ma in realtà sono utilizzati in modo personale infatti Pascoli sperimenta cadenze ritmiche inedite, il verso è frantumato al suo interno perché interrotto da numerose pause. La frantumazione è accentuata dagli enjambements. RUOLO NATURA IN PASCOLI Nella poetica di Pascoli domina la natura che è intesa come un insieme di piccole cose e insignificante che tendono a diventare simboli in un universo misterioso che solo Pascoli può conoscere e indagare. Nasce proprio durante il Decadentismo il termine “panismo” (tipico soprattutto di D’Annunzio) e consiste nell’attribuire alla natura caratteristiche umane e all’uomo di immergersi nella natura. ATTEGGIAMENTO DI VITTIMISMO In Pascoli prevale un atteggiamento di vittimismo dovuto alle varie esperienze a partire dalla morte del padre, all’esperienza in carcere, al matrimonio della sorella visto come un tradimento. Opere Myricae (1891) E’ una raccolta di poesie il cui titolo è ripreso da una citazione di Virgilio nella IV Bucolica che dice che “non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Mirycae è il nome latino di un arbusto: le tamerici. Pascoli, riprende questo nome poiché l’obbiettivo è parlare di cose semplici e umili, che facciano parte dell’uomo ordinario. Il titolo è quindi di ascendenza classica ed indica l’ambientazione della raccolta nell’umile realtà del mondo della campagna, che il poeta descrive con sfumature simboliste. Le poesie sono inerenti alla vita della campagna come si può vedere dalla poesia de “L’assiuolo” ma si riscontra anche il tema della morte nella poesia “X Agosto”. Canti di Castelvecchio (1903) Castelvecchio è il paesino nel quale Pascoli aveva acquistato una casa in cui soggiornò molto a lungo, dedicandosi alla poesia e agli studi di letteratura classica. Qui gli parve di aver finalmente ricostituito il "nido" distrutto di San Mauro. I Canti di Castelvecchio sono una raccolta che comprende poemi che riprendono gli stessi temi di “Myricae”, infatti I'epigrafe iniziale è la medesima di Myricae. In tal modo, Pascoli recupera il legame con la raccolta precedente e la poetica del "fanciullino", accentuandone il linguaggio fonosimbolico, ma soprattutto post-simbolico: abbondano infatti i termini tecnici e gergali tipici della Garfagnana. Poemetti Si dividono in Primi Poemetti e Nuovi Poemetti, anche qui viene affrontato il tema della campagna in opposizione alla realtà contemporanea. Si aggiungono però nuovi temi come l’emigrazione.
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