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Giovanni Pascoli - vita, opere e analisi, Dispense di Italiano

La vita, il pensiero e la poetica di Giovanni Pascoli, poeta italiano del XIX secolo. Si parla della sua infanzia segnata da lutti, della formazione classica, dell'esperienza in carcere, dell'ideale di socialismo umanitario e della sua poetica che valorizza le risonanze emotive degli oggetti. Si descrivono le opere principali, tra cui Myricae e Il fanciullino, e si analizza la teoria pascoliana del fanciullino come metafora del poeta.

Tipologia: Dispense

2020/2021

In vendita dal 20/02/2023

giulia.cevolani
giulia.cevolani 🇮🇹

5

(1)

66 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Pascoli - vita, opere e analisi e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 1855 - Bologna, 1906) Nasce nel 1855 a San Mauro di Romagna (Forlì) ed è quarto di dieci figli, da padre Ruggero e madre Caterina. Vive in modo sereno e agiato il periodo della fanciullezza, entra in collegio dove riceve una severa formazione classica. Improvvisamente, subentra un periodo denso di lutti: il primo è l’assassinio del padre, il 10/08/1867, un segno indelebile per cui non troverà mai né le cause né i mandanti. Così, hanno inizio anni di problemi economici, ulteriori lutti e sventure: muore la sorella e anche la madre ad un mese di distanza, successivamente il fratello. Questa precoce esperienza di morte fa nascere in lui un sentimento di male e ingiustizia. Concluso il liceo, nel 1873 ottiene una borsa di studio per la facoltà di Lettere all’Università di Bologna; assiste alle lezioni di Carducci, si avvicina a movimenti anarchici e ai primi moti socialisti, finendo in carcere per quattro mesi: amareggiato, abbandona la politica ma non rinuncia all’ideale di socialismo umanitario. Nel 1882 si laurea e inizia ad insegnare in diversi licei come docente di latino e greco. A livorno scrive la maggior parte della raccolta poetica Myricae. Nel 1895 si trasferisce in una villa nella campagna di Castelvecchio di Barga assieme alla sorella Maria, i due prenderanno anche un cane. Nello stesso anno, riceve l’incarico universitario che lo porterà tra Bologna, Messina e Pisa. Tiene anche discorsi celebrativi, come quello per la spedizione di Libia per allargare la patria (nido) e fare in modo che i migranti non espatrino, ottiene un grande successo. Dal 1906 al 1912 sostituisce la cattedra di Carducci a Bologna, dove muore il 6 aprile a causa della cirrosi epatica: colmava i vuoti della sua vita con l'alcol, la sorella scrive sul certificato di morte che è deceduto per un tumore. Alcuni suoi scritti saranno pubblicati postumi dalla sorella Maria, che scrive anche una biografia di Giovanni. Pensiero Vita privata umbratile, inquietudine data dalle preoccupazioni economiche e i difficile rapporti con la realtà e le istituzioni del tempo. Il trauma infantile è dato soprattutto dalla perdita precoce dei genitori, da cui derivano l’attaccamento alle sorelle, la difesa del nido come luogo rassicurante e tutelato dall’esterno, rapporto tormentato con il resto del mondo. Il lutto costituisce un vero e proprio turbamento per la sua complessa psiche, mentre associa la sfera sessuale alla violenza, contaminazione (voyeurismo). Inizialmente vicino all’anarchia come desiderio di veder trionfare la giustizia, dopo l’esperienza del carcere persiste comunque il suo amore per l’umanità, una solidarietà che si discosta dalla fede, un ‘’Cristianesimo senza Cristo’’. Molto legato al tema dell’infanzia, in cui si ritrova a livello psicologico-affettivo-sessuale e che sfocia in un grande timore dell’esterno, del diverso, delle tensioni interne (prima guerra mondiale, nella seconda parte della sua vita è conservatore). Ciò fa sì che lui si chiuda nel suo nido ricostruito, che è un rifugio e da cui sente la chiamata dei familiari deceduti. L’infanzia rimane viva in Pascoli, gli permette di guardare la natura con stupore e fantasia. Inoltre rifiuta apertamente la scienza, prediligendo intuizione e irrazionalità. Poetica La poesia assume valore conoscitivo, in quanto aiuta a comprendere la profondità della realtà, che presenta corrispondenze e misteri. Fondamentali sono le risonanze emotive che gli oggetti evocano nella sua memoria. La realtà non è abolita, bensì restituita in modo preciso per alludere ad un’altra realtà fatta di corrispondenze e allusioni emblematiche. Linguaggio umile e quotidiano, termini tecnici e di origine dialettale; lingua esatta. Stretto rapporto poesia-musicalità: rime, allitterazioni e assonanze Forma poetica: sfasatura tra ritmo e sintassi, molti segni d’interpunzione, periodi brevi accostati per asindeto. Schemi metrici tradizionali contaminati da forme metriche diverse. Opere Il fanciullino Il fanciullino è edito a puntate nella rivista fiorentina «Il Marzocco» nel 1897. Il saggio condensa in sintesi la teoria pascoliana della poesia. Per l'elaborazione di queste pagine, che hanno per tema la psicologia infantile, Pascoli si è avvalso degli Études sur l'enfance di Parigi nel 1898, dello psicologo inglese James Sully. Il poeta fanciullo La teoria pascoliana si sviluppa intorno all'immagine del «fanciullino» come metafora del poeta. Per Pascoli, poeta è chi riesce a mantenere l'ingenua disposizione infantile nei confronti della realtà, prestando voce a quel fanciullino interiore che ognuno continua a portare dentro di sé, chi sa guardare le solite cose con occhi nuovi. Myricae Dalla prima edizione del 1891, che comprende ventidue poesie, la raccolta via via si arricchisce fino a giungere alle 156 della quinta edizione (1900). Il significato del titolo, derivato da un verso della quarta egloga di Virgilio è così spiegato da Pascoli all'amico Pietro Guidi: Myrícae, che letteralmente vuol dire tamerici, è la parola che usa Virgilio per indicare i suoi carmi bucolici, poesia che si eleva poco da terra. La scelta del titolo Myricae indica la volontà di una poesia umile, legata a oggetti comuni e modesti, a situazioni quotidiane tratte dalla vita di tutti i giorni, ma vi è dominante la memoria dolorosa del trauma familiare. Pur muovendo da un dato impressionistico e realistico, Pascoli giunge alla frantumazione e allo sfaldamento del Naturalismo, potenziando ogni immagine di un sovrasenso e cogliendo tra gli elementi del reale una trama di segrete analogie. Pascoli è senza dubbio un «poeta rurale», ma la terra e la campagna si caricano nella sua poesia di echi misteriosi che dissolvono la prospettiva naturalistica e aprono le porte all'aspetto più moderno della sua opera, la tendenza onirica e simbolica. Una delle caratteristiche più innovative della raccolta è la cosiddetta «poetica del frammento», dell'illuminazione improvvisa e intensa, restituita nella misura breve e intensa del “quadretto", perlopiù affidato a metri a loro volta brevi, con quasi totale assenza di spunti narrativi. Il tessuto poetico è costruito mediante il libero susseguirsi i di impressioni e sensazioni, restituite con rapide notazioni, attraverso una tecnica detta «impressionistica». Il paesaggio non offre immagini ben ordinate, ricondotte a unità dal superiore sguardo onnicomprensivo del poeta. Si assiste a un moltiplicarsi dei piani della visione cui ricondurre i tanti diversi particolari sui quali si fissa lo sguardo del poeta. È presente già in Myrícae il tipico intreccio tra determinato e indeterminato, tra fedeltà descrittiva e forza evocativa del linguaggio, che distingue l'intera sperimentazione pascoliana. Gli oggetti concreti e quotidiani sfumano e si dissolvono, attraverso l'adozione della tecnica fonosimbolica e di particolari soluzioni sintattiche, in uno sfondo indefinito. A rendere incerti i contorni delle cose è anche il frequente ricorso alle immagini immateriali, evanescenti del fumo e della nebbia. Sono frequentissimi in Myricae i tratti caratteristici dello stile pascoliano: massima estensione dello stile nominale, con periodi brevi, con parallelismi, incisi, sospensioni, esclamazioni. I canti di Castelvecchio Pubblicata a Bologna nell'aprile 1903, la stampa definitiva comprende testi composti dal 1897 al 1907. I Canti di Castelvecchio sono Myricae trasferite dalla Romagna in Garfagnana Il motivo dei traumi autobiografici, si estende spesso in elaborate strutture di racconto allusivo e simbolico. Il tema dei propri morti, il non riuscire mai a seppellirli una volta per tutte, l’ossessione del ritorno al passato da parte del poeta e l'angoscia di quello stesso passato che invade e incombe sul presente. Una poetica decadente (Il fanciullino) Un fanciullino è dentro di noi, prova gioie e dolori. Quando si è piccoli e li confonde la sua voce con la nostra, si stupisce di ogni cosa, è curioso, spontaneo. Quando cresciamo diventa piccolo, una vocina interiore. In alcuni uomini pare che non ci sia, ma i segni della sua presenza sono semplici e umili: nelle paure legate a traumi infantili, come la paura del buio, oppure si trova nei sogni, oppure nel parlare con gli animali, con gli alberi, le stelle, quello che piange e ride senza perché. Fanciullino consente di cogliere la realtà nella sua essenza profonda senza seguire il ragionamento logico. X Agosto (Myricae) la poesia è apparsa alla vigilia dell’anniversario della morte del padre, rimasta in circostanze oscure il giorno di San Lorenzo. Trama: il poeta rievoca l’assasinio del padre, ucciso nel giorno delle stelle cadenti, viste da lui come lacrime versate dal cielo per la cattiveria umana. Una rondine viene uccisa mentre torna al suo nido per sfamare i suoi piccoli, come è stato per il padre di Pascoli, che tornava a casa con due bambole in dono. La tragedia domestica e il dolore personale diventano vicenda universale.Il cielo infinito sfavilla con mille luci e non conosce l’angoscia della morte. La prima e l’ultima strofa sono collegabili sia dal punto di vista tematico sia grammaticale, si riferiscono entrambe ad un interlocutore e prendono come punto di riferimento il cielo. La terra è un piccolo frammento intriso di male. La simmetria delle strofe centrali è costituita da un parallelismo tra l’uccisione della rondine e quella del padre, rafforzato dalla ripetizione attraverso procedimenti anaforici di formule identiche e molto simili. il padre e la rondine diventano emblemi dell’ingiustizia e della sofferenza che dominano la vita sulla terra. Il poeta parla di un sacrificio non giusto senza una ragione. Lavandare (Myricae) Il testo fa parte del gruppo dei 16 madrigali che costituisce la sezione “ Ultima Passeggiata” Trama: ha un aspetto descrittivo-oggettivo, il paesaggio e gli oggetti di vita contadina, sono collocati quasi fuori dello spazio e del tempo, assumono una condizione di solitudine e abbandono.
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