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Giovanni pascoli vita, opere e pensiero, Dispense di Italiano

Giovanni pascoli vita, opere e pensiero

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 18/07/2023

erikaallia
erikaallia 🇮🇹

5

(1)

19 documenti

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Scarica Giovanni pascoli vita, opere e pensiero e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI Vita Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna (Forlì) il 31 dicembre 1855, quarto di dieci figli; trascorre serenamente e in modo agiato gli anni della fanciullezza nel «dolce paese natio» anche grazie al lavoro del padre che amministrava la tenuta “La Torre” dei principi di Torlonia. All’età di soli 7 anni Giovanni entra insieme ai fratelli Giacomo e Luigi nel collegio dei padri Scolopi di Urbino, dove rimane nove anni, compiendo gli studi elementari, medi e ginnasiali, e ricevendo una severa formazione classica, i cui ricordi resteranno impressi nella sua memoria. Alla serenità della fanciullezza subentra improvvisamente un periodo di luttuosi episodi. Infatti il 10 agosto 1867, il giorno di San Lorenzo, il padre viene ucciso a tradimento da ignoti, mentre torna in calesse (vettura leggere a due ruote tirata da cavallo) dalla fiera di Cesena. L'assassinio, avvenuto per ragioni rimaste sconosciute (forse per una questione di rivalità per il posto di amministratore dei Torlonia), lascia un segno indelebile in Pascoli, che indaga per anni sulle cause, rimaste sempre ignote. Per la famiglia, costretta a ritirarsi nella casa materna a San Mauro, inizia un periodo di gravi ristrettezze economiche, costellato da una serie di lutti e sventure: la morte di tifo della sorella Margherita seguita dopo solo un mese da quella della madre e qualche anno dalla perdita del fratello Luigi e del compagno di collegio Luigi. Questa precoce esperienza di morte, che ritorna in modo ossessivo nella produzione del poeta (dal Giorno dei morti a X Agosto, alla Cavalla storna al Ritratto), alimenta nel giovane Pascoli il sentimento del male e dell'ingiustizia, insieme allo sgomento di un destino di morte che incombe sull'esistenza umana. Dopo aver completato gli studi liceali, ottenne una borsa di studio per l'università di Bologna e si iscrive alla Facoltà di lettere dove frequenta con molto interesse le lezioni di Carducci e si avvicina agli ambienti politici socialisti e al movimento anarchico di Andrea Costa. Tuttavia dopo due anni perde la borsa di studio a causa della partecipazione ad una manifestazione contro il Ministero della Pubblica istruzione ed ha inizio così un periodo di necessità economiche e di sconforto seguito dalla morte prematura dell’altro fratello, Giacomo. Iscrittosi all'Internazionale, Giovanni partecipa ai primi moti socialisti e nel 1879, in seguito ad una manifestazione in favore degli anarchici, viene arrestato, per poi essere assolto dopo quattro mesi grazie alla testimonianza di Carducci. Deluso e amareggiato, abbandona l’ideale di socialismo umanitario. Ripresi gli studi universitari, si laurea in Lettere e inizia la “faticosa carriera”, come egli stesso la definisce, di «cavaliere errante dell'insegnamento» liceale, che lo vede professore di latino e greco a Matera, poi a Massa ,dove chiama a vivere con sé le sorelle Ida e Maria, e infine a Livorno. Nel 1891, costretto da gravi difficoltà materiali a un incessante lavoro di ripetizioni, si dedica alla pubblicazione della prima edizione di Myricae (termine latino che indica le semplici tamerici) che comprende 22 componimenti, e a quella di due antologie scolastiche (Lyra ed Epos). L’anno successivo ottiene con il poemetto latino Veianius la prima di una serie di vittorie al concorso internazionale di Amsterdam. Nell'estate 1894 a Roma entra nell'esclusivo cenacolo del «Convito», la rivista estetizzante alla quale inizia a collaborare con il poemetto Gog e Magog, è proprio in questi ambienti che avviene il primo incontro con d'Annunzio (poi da questi rievocato nella Contemplazione della morte, 1912). In questi stessi anni Giovanni vive come evento traumatico il matrimonio della sorella Ida, le nozze vengono viste come un tradimento del nido familiare che egli ha voluto ricostruire e proteggere da sollecitazioni esterne. Lasciata Livorno, si trasferisce con la fedele sorella Maria a Castelvecchio di Barga, in Garfagnana, dove prende in affitto una villa in campagna, acquistata con le medaglie d'oro vinte al concorso di poesia latina. È proprio qui che prendono forma i poemetti georgici, caratterizzati da termini locali e dialettali, e alcuni dei versi poi raccolti con il titolo Canti di Castelvecchio. Nel 1895 gli viene conferito l’incarico universitario e per lui ha inizio il tortuoso viaggio in varie città italiane: Bologna, Messina e Pisa. Tuttavia gli anni dell'insegnamento universitario coincidono con un momento d'intensa produzione, in cui l'attività poetica in italiano e latino si alterna con il lavoro critico e saggistico. Risalenti a questi anni sono: la conferenza di argomento leopardiano “Il Sabato” e “La Ginestra”, il famoso scritto di poetica “Il fanciullino” che appare nella rivista fiorentina «Il Marzocco», “i Poemetti” (riproposti poi nelle due serie dei Primi poemetti e dei Nuovi poemetti), Canti di Castelvecchio, la pubblicazione di Minerva oscura , sotto il velame (1900) e La mirabile visione (1902), saggi di complessa interpretazione simbolico-allegorica della Commedia dantesca. Poemi conviviali: Nel 1904, oltre a varie composizioni latine, escono i Poemi conviviali, dedicati all'amico e direttore del «Convito» Adolfo De Bosis. Il motto virgiliano “non omnes arbusto iuvant” ("non a tutti piacciono gli arboscelli"), apposto a epigrafe del volume, segnala il proposito di una poesia più alta nel tono e nei contenuti, rispetto alle umili myricae. Si tratta di poemetti ispirati a una concezione pessimistica e struggente del mondo classico, rivisitato con moderna e inquieta sensibilità: da Solone a Omero, Esiodo, Ulisse alla filosofia platonica e spiritualistica (Poemi di Ate), ad Alessandro Magno (Alexandros), dalla storia romana (Tiberio) al cristianesimo (La buona novella). Per la guerra di Libia: Nell'ambiente messinese il poeta tiene anche discorsi celebrativi o d'occasione come L'Era Nuova e L'eroe italico .Nel 1911 a Barga celebra la spedizione di Libia con l'intervento “La grande proletaria si è mossa” che ottiene ampia risonanza. Dopo la nomina come successore di Carducci nella cattedra di letteratura italiana all'università di Bologna, in Pascoli si rafforza la volontà d'impegno ideologico, orientandolo verso una poesia d'intonazione più alta, di carattere civile, politico, sociale, erudita e preziosa. Nel 1906 dà alle stampe Odi e Inni, una raccolta di tono civile, raccoglie le prose letterarie e politiche nel volume Pensieri e discorsi, a queste seguono le Canzoni di re Enzio (poema di argomento medievale di cui restano solo le prime tre poesie), i Poemi italici (1911) e i Poemi del Risorgimento (usciti postumi nel 1913) ai quali si affianca un ampliarsi della produzione latina. Sono infatti di questi anni alcuni capolavori dei Carmina pascoliani, in particolare i Poemata christiana (1901-11), nei quali l’«ultimo figlio di Virgilio», come lo saluta d'Annunzio (nella Contemplazione della morte), traspone le inquietudini e i sogni del presente in un mondo classico denso di emozioni estetizzanti. Nonostante i successi e i riconoscimenti, gli ultimi anni furono segnati da amarezza e incomprensioni. Nel 1912, ottenuta con il poemetto latino Thallusa l'ultima vittoria al concorso di Amsterdam , consumato dalla cirrosi epatica, Pascoli muore il 6 aprile a Bologna ed è sepolto, secondo il suo desiderio, nella casa di Castelvecchio. Nello stesso anno escono postume, a cura della sorella Maria, le Poesie varie, che raccolgono i componimenti giovanili anteriori a Myricae, seguite da Traduzioni e riduzioni e dai Carmina. CARATTERE, IDEE, POETICA Dall'indagine della biografia, condotta sul volume di memorie della sorella Maria (intitolato Lungo la vita di Giovanni Pascoli) e sulle epistole con gli amici, emerge l'immagine di un uomo ombroso e suscettibile, incline all'invidia, con improvvise gelosie, manie persecutorie che lo portano a scorgere nemici ovunque. La biografia pascoliana attesta anche i difficili rapporti con le istituzioni culturali del tempo, le preoccupazioni economiche, gli scoppi di insofferenza per l'insegnamento, il malanimo verso Carducci, dal quale si sente avversato o ignorato e il rapporto con d'Annunzio, oggetto di ammirazione e di invidia. Questo senso di angoscia esistenziale trova la sua causa principale nel trauma infantile della perdita del padre e della madre dalle quali derivano il morboso attaccamento alle sorelle, l'ostinata difesa del «nido» faticosamente ricostruito e la conseguente protettiva chiusura al mondo, oltre che al rifiuto di un'adulta normalità. Di fronte al trauma familiare per Pascoli la poesia acquista un valore di risarcimento delle ingiustizie sofferte, come rifugio contro un mondo sentito ostile e minaccioso. Da qui deriva la frequenza di temi e immagini che comunicano difesa e protezione: ad esempio il «nido», nucleo centrale della poesia simbolica pascoliana, si configura come luogo caldo e rassicurante, gelosamente tutelato da relazioni con l'esterno e dal male che si trova di fuori, ma anche immagini come la culla, le campane, gli uccelli, i fiori, che si presentano come sistema di difesa dai pericoli della vita. Si registra un ampio uso di parole umili e quotidiane, vocaboli di origine dialettale e termini gergali, tecnici, tratti dai linguaggi settoriali frutto di scrupolosa precisione. Il passaggio al simbolismo: Pascoli, come emerge nel “Il fanciullino”, fa ricorso ad una scrittura allusiva, emblematica, simbolista. Ciò significa che nella sua poesia non conta tanto la descrizione degli oggetti reali, ma le sensazioni che essi evocano nell'interiorità del soggetto, nella sua memoria. Il passaggio al Simbolismo avviene grazie a poeti italiani (Manzoni, Leopardi) e alla conoscenza della poesia simbolista europea, soprattutto francese (Baudelaire,Mallarmé, Verlaine).Tuttavia, il poeta,
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