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Giovanni Pascoli: vita, pensiero e opere, Appunti di Italiano

Giovanni Pascoli: la vita, la visione del mondo, la crisi della matrice positivistica. La poetica: il Fanciullino. Myricae. I canti di castelvecchio. Analisi, commento e riassunto delle poesie "una poetica decadente", "lavandare", "il lampo", "X agosto".

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 14/12/2021

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Scarica Giovanni Pascoli: vita, pensiero e opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli Vita, “Nido” e opere Nacque il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna. Essendo nato dopo l'unità d'Italia, fa parte della generazione per cui l'unità è un dato di fatto, di conseguenza tratta poco di temi politici. Nasce da una famiglia agiata della piccola borghesia rurale. All'età di dodici anni Pascoli perde il padre, che era stato ucciso a fucilate, ma sicari e mandanti non furono mai identificati e questo fece nascere in Pascoli un senso di ingiustizia e il trauma della vicenda condizionerà per sempre la sua visione del mondo. Dopo qualche anno morirono anche la madre, una sorella e due fratelli. L'unico modo per trovare un pò di felicità per Pascoli era quello di rifugiarsi nei ricordi della sua infanzia e della campagna dove era cresciuto, infatti essi si presentano come temi ricorrenti nella sua produzione letteraria. Frequenta la facoltà di lettere a Bologna e simpatizza con il socialismo. Partecipò a manifestazioni contro il govemo e fu anche arrestato. L'esperienza fu traumatica e determinò il suo distacco dalla politica militante, ma restò comunque fedele all'ideale socialista, ma di un socialismo affettivo, sensibile nei confronti delle ingiustizie dei più poveri e legato emotivamente alle cause. Diventa un umbratile, vive nell'ombra, si chiude in se. Dopo la laurea inizia a lavorare come insegnante liceale e poi universitario. Acquista una masseria a Castelvecchio per vivere con le sue sorelle e ricreare finalmente il nido. La chiusura nel nido e l’attaccamento alle sorelle rivelano la fragilità psicologica dell'autore. Pascoli all'interno delle mura del nido cerca protezione dal crudele mondo esterno. All'interno del nido vivono anche i ricordi dei familiari morti che impediscono al poeta di instaurare rapporti con altre persone per paura di tradire il nido originario. Difatti Pascoli non ha avuto una vita amorosa, per quanto il suo desiderio fosse quello di svolgere la funzione di padre, non è mai riuscito a realizzarlo per via del suo attaccamento con il nido infantile. Una delle due sorelle che vivevano con lui doveva sposarsi, e questo Pascoli lo vide come un profondo tradimento all'integrità del nido, tant'è che cadde in depressione. All'inizio degli anni 90 pubblica la prima raccolta di liriche, Myricae e anche diverse poesie in varie importanti riviste come “La Vita Nuova", “Il Marzocco", “ Il Convito". Nel 1897 uscirono i Poemetti, nel 1903 I Canti di Castelvecchio e nel 1904 I Poemi Conviviali. Per ben dodici anni vinse la medaglia d’oro al concorso di Amsterdam di poesia latina. A causa di un cancro allo stomaco, morì a Bologna il 6 aprile 1912. La visione del mondo La crisi della matrice positivistica La visione pascoliana del mondo rispecchia la crisi del positivismo, poiché è caratterizzata da una profondasfiducia nella scienza come strumento di interpretazione della realtà. Il poeta avverte infatti il mistero, l'ignoto e l'inconoscibile che si dispiega al di là dei confini limitati raggiunti dall'indagine scientifica, senza che questa tensione verso una dimensione “altra” sfoci in una fede religiosa positiva o in un sistema concettuale altemativo: il mondo gli appare irrimediabilmente frantumato e i dati sensibili, che hanno un rilievo fortissimo nella sua poesia, non compongono un quadro logico e oggettivo della realtà, ma si caricano di valenze allusive e simboliche, rimandando a qualcosa di ignoto che è al di là di essi. Pascoli designa fiori, piante e uccelli con termini ben precisi, difatti il termine preciso diviene una sorta di formula che permette di attingere all'essenza segreta delle cose per scoprire cosa si nasconde al di là di esse. In Pascoli esiste inoltre una percezione visionaria, il mondo è visto attraverso il velo del sogno e perde ogni consistenza oggettiva. Si instaurano così legami segreti tra le cose e la conoscenza del mondo avviene attraverso strumenti non razionali che permettono di entrare nel profondo della realtà. Quindi per pascoli non sussiste una distinzione tra io e mondo estemo e tra soggetto e oggetto. La poetica Il Fanciullino La poetica pascoliana è formulata principalmente nel saggio Il Fanciullino, pubblicato sul “Marzocco” nel 1897. L'idea centrale è che il poeta coincide col fanciullo che sopravvive dentro ogni uomo. Il fanciullo coincide con la parte infantile che con il tempo viene dimenticata e coperta dal rumore della vita quotidiana da tutti, tranne che dagli artisti, il cui contatto con la propria parte infantile persiste nel tempo. Le caratteristiche dell'io fanciullo sono: e il perenne stupore di fronte ad ogni cosa; e l’approccio intuitivo, che consente di comprendere il mistero al di là delle cose; fa uso di parole che evocano, alludono e suggeriscono per aiutare il a cogliere il lato misterioso della realtà; ® la capacità di trasfigurare la realtà in chiave fantastica e di trovare relazioni insolite tra le cose. La poesia si configura pertanto come una forma di conoscenza pre razionale secondo una concezione tipicamente decadente che ha le proprie radici nel Romanticismo. Pascoli è convinto che la poesia induca naturalmente alla bontà e alla solidarietà, dunque non ha alcuna funzione civile, ma influenza la società nel senso che aiuta gli uomini ad aprire gli occhi, mostrando i veri valori, per renderli migliori. Il Nazionalismo Il fondamento dell’ideologia di Pascoli è il nido. Pascoli concepisce la patria come un ampliamento del nido, pertanto la tragedia dell'emigrazione degli italiani costretti a lasciare la propria patria la paragona all'essere strappato dal nido e lo induce a far proprio un concetto corrente del nazionalismo italiano primo-novecentesco. Esistono nazioni ricche e nazioni povere,proletaria come l’italia, che per questo motivo viene disprezzata e sottomessa dagli altri paesi stranieri. Secondo Pascoli le nazioni proletarie hanno il diritto di cercare la soddisfazione dei propri bisogni, anche con la forza, quindi arriva ad ammettere la legittimità delle guerre condotte dalle nazioni proletarie per le conquiste coloniali. Questo permette ai lavoratori di creare nuovi posti di lavoro e quindi la possibilità di sfamare la propria famiglia, ma permette anche di non lasciare il nido rischiando di essere emarginati e disprezzati se al di fuori di esso. Quindi in questo senso Pascoli fonde il socialismo con l'imperialismo. Un esempio è l’opera: “La Grande Proletaria si è mossa” dove celebra l'impresa in Libia con una giustificazione socialista. Myricae E’ la prima raccolta di componimenti di Pascoli, pubblicata nel 1891. Si tratta di 156 componimenti. Myricae è il nome latino di un arbusto: le tamerici. All’inizio della IV Bucolica, Virgilio utilizza il termine Myricae in una frase che rivolge alle muse il cui senso risiede nella volontà di Virgilio di discorrere dei grandi temi ed argomenti senza affidarsi alle quotidiane sottigliezze. Pascoli, invece, ribalta il significato poiché l'obiettivo è parlare di cose semplici e umili, che facciano parte dell’uomo ordinario. Si tratta in prevalenza di componimenti brevi, all'apparenza sembrano essere quadretti di vita campestre, in realtà sono pervasi di sensi misteriosi e suggestivi non espliciti. | temi di queste poesie sono: la morte, gli affetti familiari, scene campestri e ricordi di infanzia. Le poesie si presentano destrutturate e frantumate dal punto di vista sintattico, mancano i connettivi. Pascoli fa largo uso di onomatopee, i suoni hanno valore simbolico, utilizza un linguaggio analogico e utilizza spesso versi brevi, in particolare il novenario. | Canti di Castelvecchio (1903) Il dolore provocato in Pascoli dall'abbandono del nido era fresco in Myricae, invece nei Canti di Castelvecchio è distanziato nel tempo dunque la malinconia risulta meno accentuata. Anche qui ritornano immagini della vita campestre e ricompare una misura più breve, lirica anziché narrativa. L'ordine dei componimenti si ispira al susseguirsi delle stagioni e dunque la natura si presenta ancora una volta come un rifugio rassicurante e consolante. Tra i vari temi, ricorre quello della tragedia familiare, inoltre il paesaggio di Castelvecchio gli ricorda il paesaggio della sua infanzia in Romagna, dunque va a creare un legame tra il nuovo nido e quello antico distrutto dalle tragedie. In questa raccolta sono presenti anche temi più morbosi come: e l’eros contemplato col turbamento del fanciullo per il quale il rapporto adulto è qualcosa di ignoto, affascinante e ripugnante allo stesso tempo; ® morte come rifugio dolce.
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