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Giovanni Pascoli (vita, pensiero e opere), Appunti di Italiano

Giovanni Pascoli: - Contesto storico - Vita -Pensiero - Opere - Tematiche della sua poetica

Tipologia: Appunti

2019/2020

In vendita dal 17/11/2020

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4 documenti

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Scarica Giovanni Pascoli (vita, pensiero e opere) e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli: La vita: Giovanni Pascola nasce il 31 dicembre 1855 a San Mauro di Romagna, quarto di dieci figli. Trascorre la sua fanciullezza felicemente a Torre di San Mauro (vicino a Forlì), nella tenuta del principe di Torlonia, di cui suo padre era amministratore. Il 10 agosto 1867 suo padre viene ucciso sulla strada di casa con un fucile, si pensa dal nuovo amministratore. La vedove viene invitata a trasferirsi in cambio di una pensione per ciascun figlio fino a 18. Nel novembre 1868 muore di tifo la sorella maggiore, Margherita; il 18 dicembre 1868 muore la madre. I numerosi figli vengono divisi tra il collegio di Urbino, le scuole tecniche e la casa della zia materna. Il 19 ottobre 1871 muore di meningite il fratello Luigi. Ormai grandi, la famiglia si disperde, in particolare Giovanni va a studiare all’Università di Bologna, dove segue le lezioni di Carducci. Nel 1875, a seguito della partecipazione alla manifestazione contro il ministro della PI, gli viene revocata la borsa di studio e interrompe gli studi universitari. Nel 1876, muore di tifo il fratello Giacomo. Nel 1879, entra in contatto con il socialismo e viene arrestato per aver partecipato ad una manifestazione non autorizzata. Durezza dell’esperienza → depressione, distacco dall’azione politica, umanitarismo e solidarietà. Scarcerato, grazie all’interessamento di Carducci, ritorna all’università e si laurea in Lettere nel giugno 1882. Inizia a insegnare in un liceo mentre i suoi componimenti, sotto invito di D’Annunzio, vengono pubblicati su “Cronaca Bizantina”. Nel 1884 si trasferisce a Massa con Ida e Maria, poi nel 1887 i tre vanno a Livorno fino al 1895, quando Ida si sposa → rottura “nido” familiare e rafforzamento legame con Mariù. Nel 1891 viene pubblicato Myricae (edizioni successive: 1892, 1894, 1897), apprezzate da D’Annunzio. Tra i due anni un’amicizia, che si interrompe solo tra il 1900-03. Nel 1892, con Velanius, vince la prima medaglia d’oro in poesia latina. Nel 1895 si stabilisce Castelvecchio di Barga e diventa professore straordinario all’unibo. Nel 1897 va a Messina come prof ordinario e pubblica la prima de Il fanciullino, inoltre esce Lyra (1895) e Epos (1897). Questi anni vengono anche dedicati alla studio e critica su Dante e Leopardi. Nel 1903, viene trasferito a unipi e pubblica i Canti di Castelvecchio e l’ultima versione de Il fanciullino. Nel 1904 succede a Carducci a unibo e pubblica i Primi poemetti ed i Poemi conviviali. Nel 1906 esce la raccolta Odi e inni e negli stessi anni interessi poesia civile → 1908-09 pubblicate tre Canzoni di re Enzio. Nel 1909 pubblica i Nuovi poemetti. Nel 1911 discorso per guerra di Libia, La grande proletaria si è mossa. Muore a Bologna nel 1912. Mariù pubblica postumi Poesie varie, Poemi del Risorgimento e i Carmina. Il pensiero e la poetica: Classicismo e modernità Giovanni Pascoli è una figura fondamentale per lo sviluppo della letteratura italiana. In apparenza ripiegato su stesso, in realtà accoglie le novità e fermenti europei e li rielabora in modo personale. Nella suo poetica si scontrano l’ispirazione classicista (scrittura in latino) e l’ascolto alla modernità: vengono accolti elementi della sensibilità di fine Ottocento, elementi simbolisti, ma il più importante è sperimentalismo linguistico e metrico. Quindi la poesia pascoliana unisce la tradizione ed il nuovo attuando una “rivoluzione silenziosa” che influenzerà la poesia italiana del Novecento. Da notare è la contrapposizione tra la “poetica delle cose” di Pascoli e quella “delle parole” di D’Annunzio. Nella poesia pascoliana si riflette sul legame tra l’io ed il mondo. L’approccio conoscitivo pascoliano, per via della crisi del positivismo a fine Ottocento, rifiuta il metodo scientificorazionale, al quale viene sostituito l’intuizione e il simbolo, come vie maestre per arrivare al significato delle cose. Il distacco dalla linea romantico-positivistica si riflette anche nella presa di distanza dall’idea del progresso. Non sembra esserci alcuna dimensione positiva nel procedere della storia → l’unico rifugio è la rete degli affetti familiari e una vaga filantropia. Questo atteggiamento è confermato dalla parabola ideologica pascoliana: da giovane vicino ad ambienti anarchici → arresto e detenzione → distacco dalla militanza e rifiuto lotta di classe → resta un barlume di socialismo: solidarietà e collaborazione tra classi. Accanto a tali ideali convivono atteggiamenti apparentemente contrastanti: difesa proprietà privata, vista come lo spazio familiare sacro; nazionalismo, nel discorso per la guerra di Libia, la patria è vista come luogo-nido, inoltre le colonie sono possibile sbocco di lavoro per i ceti poveri. La visione del mondo e della poesia Il tema della morte permea tutto l’universo pascoliana, il poeta infatti è rimasto segnato dai numerosi lutti familiari, soprattutto quelli durante l’infanzia. Perciò una sottile inquietudine pervade la descrizione dei paesaggi e il tema del peso opprimente dell’ingiustizia umana turba il poeta continuamente. L’ossessivo pensiero della morte si manifesta negli oggetti, nelle visione e nei rumori della natura. Pascoli oppone a questa condizione il rifugio dell’intimità familiare: il nido, il focolare e la patria. Come immagine metaforica della protezione del mondo intimo, Pascoli usa spesso la nebbia, che diventa una coltre difensiva, e la siepe, che si ricollega alla difesa della proprietà privata, esprimendo il bisogno di certezze anche economiche. Il desiderio di protezione non si traduce nel rifugio in una dimensione idillica, anzi i paesaggi sono percorsi da costanti inquietudini. La natura pascoliana diventa specchio della crisi dell’io attraverso fonosimbolismi ed immagine simboliche, che rimandano alla morte. Nella visione pascoliana della realtà ha un ruolo centrale il tema dell’infanzia. La fanciullezza è un’età in cui il poeta deve tornare continuamente ottenendo uno sguardo innocente, proprio del bambino. La poesia diventa unica ragione di vita e consolazione dal male. Tale poetica è espressa ne Il fanciullino: egli ha l’intuizione e capacità percettive La raccolta è caratterizzata da una notevole varietà di metri, anche quelli meno utilizzati in poesia italiana, e dall'uso di termini precisi. Contini sottolinea anche il prevalere dell’aspetto fonosimbolico (linguaggio grammaticale e non) → il linguaggio è evocativo e precede il significato. Per rendere questo effetto si usa allitterazione, onomatopea, sinestesia, analogia, salti logici e sintattici che permettono associazione di immagini distanti. Linguaggio misterioso della natura tradotto sulla pagina poetica. La volontà del poeta di rifugiarsi nel mondo degli affetti familiari favorisce la sensibilità per tutti i suoni (anche quelli degli animali) e l’ascolto della voce interiore del “fanciullino”. Egli svela la poeticità delle cose (tutto può essere simbolo) e i loro legami inusitati: si usano legami fonici, rime interne, enjambement e riprese di parole. Nella raccolta, dedicata al padre, è centrale il tema della morte. Il lutto privato supera la dimensione universale → X agosto. Il carattere di lamento, musicale e funebre, della raccolta viene sottolineato nella Prefazione del 1894. In Pascoli prevale un senso di smarrimento, solitudine ed estraneità: molti uomini hanno scelto le tenebre, ma biasimano del male volontario la natura. Nella concezione pascoliana la natura è vista come madre dolcissima che ci culla anche nella morte. Opposizione ovvia con natura matrigna di Leopardi. Il paesaggio pascoliano non è realistico, ma risente dello sguardo dell’osservatore che vi proietta le proprie sensazioni. Nonostante la precisione di termini, il mondo di Pascoli sembra scivolare in una dimensione onirica: l’apparente realtà idillica nasconde un’oscura e minacciosa inquietudine. La natura è anche un argine alla sofferenza personale. Canti di Castelvecchio Pubblicati a Bologna nel 1903, si arricchiscono di testi fino alla sesta edizione (postuma 1912). Il titolo porta un riferimento autobiografico: Castelvecchio è il paese in cui Pascoli si stabilisce con la sorella Ida nel 1895. Inoltre risuonano nel titolo i Canti leopardiani. Il titolo spoilera due aspetti di questa raccolta: l’impianto di “romanzo familiare” e il legame con la tradizione. L’allusione leopardiana trova fondamento su un lavoro critico che Pascoli stava facendo in questi anni su La ginestra e su Il sabato del villaggio. I Canti riportano, in epigrafe, le medesima citazione virgiliana presente in Myricae, inoltre la Prefazione completa quella della prima raccolta per la presenza della madre. Canti = continuazione e compimento Myricae, ma anche superamento, tematico e formale. La brevità delle poesie è abbandonata, si ha il ritorno dell’endecasillabo. La lunghezza delle liriche consente interessanti sperimentalismi, che rendono la struttura delle poesie complessa. La struttura della raccolta è organizzata secondo il succedersi delle stagioni. Il tema principale dell’opera sono le sensazioni del poeta e un esteso simbolismo , che riporta al tema della tragedia familiare. Connessione tra le numerose presenze ornitologiche e l’essenza luttuosa del canto. Dalla seconda edizione, si aggiunge un glossario contenente termine del dialetto garfagnino e di quello romagnolo. Accanto a questi termini troviamo opposti latinismi, aulicismi e tecnicismi → plurilinguismo pascoliano. Poemetti Sono usciti in prima edizione nel 1897 con il titolo semplice di Poemetti, poi nel 1904 come Primi Poemetti, dedicati a Maria. Nel 1909 escono i Nuovi Poemetti che completano questa linea della scrittura pascoliana. In queste liriche prevale l’ispirazione narrativa → testi lunghi divisi in sezioni, in cui ha spazio (oltre alla dimensione meditativa) il ricordo di una civiltà agreste ricostruita attraverso l’epos rustico di una famiglia contadina. La linea intrapresa dal poeta in questa raccolta si eleva rispetto al frammentismo ed alle “cose umili” di Myricae. Paulo maiora = “un poco più in alto”. Le liriche celebrano la vita di campagna illustrata nelle varie fasi del giorno. A differenza di Myricae, le scene sono popolate di personaggi umani e usa il dialogo che conferisce una pluralità di voci. Sono esaltati i valori del mondo contadino, in particolare l’accettazione della fatica e della sofferenza. La raccolta è influenzata da Virgilio e Orazio → poeticità su tutto ciò che è vicino e raggiungibile. Traspaiono anche i temi della morte, della decadenza, della corruzione → accostata a Decadentismo europeo. Il metro impiegato di frequente è la terzina dantesca per dare maggior corpo alla narrazione sull’esempio di Dante. Uso termini dialettali, ricorso a lingue speciali (inglese in Italy) → apice sperimentalismo linguistico. Poemi conviviali Editi nel 1904, poi nel 1905. Il titolo probabilmente è ispirato alla rivista di Adolfo De Bosis “Il Convito” ispirata a un estetismo di matrice decadente, che aveva come collaboratori Pascoli e D’Annunzio. Il titolo può essere anche influenzato dai carmina convivalia, cantati ai banchetti. Questa volta riprendere il famoso verso virgiliano alla lettera → volontà di innalzare i toni = gusto prezioso, raffinato, erudito. Frequente il ricorso al mito classico che ci porta nel mondo greco, ma l’antichità è solo uno sfondo dove Pascoli proietta inquietudini e ansie della sensibilità moderna. Gli eroi greci perdono i loro tratti diventando uomini con angosce e senso di disillusione. Inoltre viene messo in crisi il senso della storia → sfiducia nel progresso e nella razionalità (rifiuto positivismo). Attenta cura formale e preziosismo stilistico + linguaggio classico (greco) torna a attraverso “calchi”, tecnicismi e nomi propri.
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