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Giovanni Pascoli: vita, pensiero e opere., Appunti di Italiano

Riassunto completo e ben fatto riguardante la vita, il pensiero poetico e le opere principali di Giovanni Pascoli.

Tipologia: Appunti

2016/2017

Caricato il 17/01/2017

fedemontevecchi
fedemontevecchi 🇮🇹

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Scarica Giovanni Pascoli: vita, pensiero e opere. e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! VITA Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna. Il 10 agosto 1867 il padre, amministratore di una tenuta dei principi Torlonia, venne assassinato con una fucilata mentre rientravo a casa. Questa tragedia in incise in modo determinante sulla formazione e sulla visione della vita del poeta. La famiglia ebbe gravi difficoltà economiche a cui si aggiunsero altri lutti: l'anno seguente, dopo che furono costretti a lasciare la tenuta, morirono la sorella maggiore, la madre e i fratelli Luigi e Giacomo. Dopo gli studi liceali Pascoli si iscrisse alla facoltà di lettere di Bologna ottenendo una borsa di studio. Dopo la morte del fratello e la perdita del diritto al sussidio per aver partecipato alla manifestazione fu costretto a interrompere università. Si avvicinò agli ambienti anarco-socialisti, fece comizi e partecipò manifestazioni politiche, che gli costarono tre mesi di carcere. Anche Carducci chiederà la sua liberazione intercedendo per lui. L'esperienza e mise in crisi le sue idee, portandola maturare una sua fede socialista basata sulla fratellanza e sulla solidarietà tra le classi. Ripresi gli studi, si laureò. Insegnò latino e greco a Livorno dove si riunì con le sorelle Ida e Maria: Pascoli sentiva nei loro confronti una responsabilità paterna ma, nel contempo, le sorelle svolgevano ruolo materno verso di lui. Il rapporto con le sorelle era quasi morboso. Quando Ida si sposò, il poeta visse quel matrimonio come un tradimento. Trasferitosi a Castelvecchio di Barga, Maria non si separò più da lui. Nel 1891 usciva la prima edizione di "Myricae" e nel 1892 Pascoli vinceva il concorso di poesia di Amsterdam. Anni dopo nel 1903 esce la prima edizione dei canti di Castelvecchio. Nel 1906 viene nominato titolare della cattedra di Letteratura Italiana dell'Università di Bologna (succedette a Carducci). Assunse sempre più la funzione di poeta vate. Nel 1911 celebrò il cinquantenario dell'unità d'Italia e pronunciò l'importante discorso "La grande proletaria si è mossa", nel quale sosteneva l'impresa coloniale in Libia. Morì a Bologna il 6 aprile 1912. IDEOLOGIA E "È DENTRO NOI UN FANCIULLINO" Da un lato la formazione positivista porta Pascoli a valorizzare la realtà concreta; d'altro canto, però, egli rifiuta di credere che la scienza sia l'unica possibile forma di conoscenza e privilegia piuttosto la "vista" simbolica. Il poeta-fanciullino alle caratteristiche del veggente, ma, proprio perché se tratti di superiorità che gli vengono dal tono poetico, può ricoprire anche ruolo di poeta vate: non nel senso di voce nazionale come Carducci, ma nell'intento di rendere la poesia uno strumento cioè accessibile Il poeta-fanciullino alle caratteristiche del veggente, ma, proprio perché ha in sé la superiorità che gli vengono dal dono poetico, può ricoprire anche il ruolo di poeta vate: non nel senso di voce nazionale come Carducci, ma nell'intento di rendere la poesia uno strumento accessibile a ogni ceto e carattere. L'invito al pastore di accontentarsi della capanna e al borghesuccio del suo appartamento ammobiliato testimonia l'ideologia conservatrice di Pascoli che, pur seguace del socialismo, né rifiutava la portata rivoluzionaria. Egli recupera secondo gli schemi del mondo classico la funzione del poeta vate interprete dei sentimenti collettivi del mito di famiglia. Il tema familiare si unisce ai valori sociali. Allo stesso modo si spiega la contraddizione tra il suo socialismo umanitario e il suo supporto alla guerra di Libia. Pascoli non guardava l'Italia con una possibile super-nazione, la maniera di D'Annunzio. Il poeta riteneva che la guerra di Libia fosse necessaria per dare il pane lavoro ai figli dell'Italia; credeva che la guerra libica fosse la battaglia di una nazione povera contro paesi ricchi, una sorta di lotta internazionale. "Il fanciullino" fu pubblicato da prima puntata e poi nella raccolta di prose miei pensieri di varia umanità. Strutturato il 20 capitoli, rappresenta il principale scritto di poetica di Pascoli: il poeta coincide con il fanciullino che è dentro di noi; la poesia è favola, e spontaneità intuizione, proprio con me la concezione del mondo che ci si forma nell'infanzia. Pascoli afferma che dentro ogni uomo c'è un fanciullino, destinato a restare innocente ingenuo. L'uomo adulto con la ragione lo soffoca, invece i poeti lasciano che continui esprimersi: esso è fonte di ispirazione. La poesia esiste nelle cose e nella natura; compito del poeta è rivelarla, intuendo rapporti segreti che si instaurano tra le piccole cose: egli sa trovare nelle cose un particolare che coglie il significato nascosto della realtà. Il poeta fanciullo vede anche al buio: ciò che non c'è alimenta la sua immaginazione. Pascoli tende isolare l'aspetto lirico delle cose in particolare di quelle umide quotidiane, e a creare così una poesia di atmosfere stati d'animo. MYRICAE È il risultato di vent'anni di attività e nell'edizione definitiva contiene 156 componimenti, divisi in sezioni in base alla forma metrica. "Myricae" significa letteralmente "tamerici", titolo tratto dal verso di Virgilio "Piacciono gli arbusti e le umili tamerici". La citazione preannuncia una poesia umile e attenta alle piccole cose, soprattutto quelle legate alla campagna. Le liriche, brevi ambientate nella campagna romagnola, descrivono fenomeni naturali e la quotidiana fatica del lavoro dei campi. Spesso fanno da sottofondo inquietudine suggestioni simboliche che rimandano all'idea della morte. Pascoli crea una sorta di poesia di "fuga nel proprio passato", ritornando all'infanzia e ricercando in sé il fanciullino. Il poeta ricerca in sé la voce del fanciullino, l' innocenza di un animo bambino che può intuire e rivelare analogie misteriose tra le cose. A una visione razionale ne subentra una inquieta. Pascoli utilizza metri della corrispondono a tre momenti interpretativi: la sensazione di un'improvvisa primavera, il ribaltamento della situazione e la constatazione della presenza dominante della morte dietro l'apparenza della vita. Vi è un climax ascendente di inquietudine angoscia. Un quadretto in apparenza naturalistico si colloca in una dimensione simbolica. All'illusione della primavera, simbolo della vita, si sostituisce la realtà dell'autunno col suo segnale di morte precarietà dell'esistenza. Alla contrapposizione tematica l'ambiguità del paesaggio corrisponde una struttura metrica ugualmente ambigua. ASSIUOLO Pascoli investe con la sua sensibilità complessa gli oggetti del mondo naturale: una notte lunare, il vento, l'assiuolo. Il poeta descrive in modo impressionista il paesaggio, e il "chiù", canto lugubre della natura, diventa stato d'animo e misterioso presagio di morte. Si creano nella lirica allusioni nascoste interne alle cose, che il poeta rivela ma non attraverso una riflessione razionale, ma con suggerimenti di qualcosa di non detto, che lettore deve interpretare. La poesia è aperta da una domanda è chiusa da una seconda domanda, che mette in relazione gli stridii delle cavallette con la musica dei sistri, suonati nelle cerimonie del culto della dea Iside, che prometteva la resurrezione dopo la morte. Quel suono si infrange di fronte alle porte della morte, che potrebbero anche dare accesso a una vita ulteriore ma che al poeta appaiono chiuse per sempre. CANTI DI CASTELVECCHIO E "GELSOMINO NOTTURNO" Sia nei canti di Castelvecchio che in "Myricae" le tematiche sono ambientate nella campagna, romagnola e toscana. I Canti di Castelvecchio, dedicati alla madre, furono pubblicati a Bologna. Il titolo rimanda al mondo di Castelvecchio di Barga, dove il poeta aveva ricostruito il nido familiare con la sorella Maria. Per i temi e lo stile la raccolta si colloca sempre nella scia di "Myricae". Le immagini serene della vita di campagna, ricordi familiari, il mondo delle cose umili diventano rifugio dal mondo esterno dal mistero della morte. La collocazione delle liriche nella raccolta è studiata secondo un ordine che segue il trascorrere delle stagioni. Al tema del ciclo delle stagioni si unisce quello dell'uccisione e delle oscure presenze dei morti, gelosi protettori del nido. Viene meno il frammentismo della metrica e le liriche sono più ampie e con musicalità più complessa. Nei "poemetti" sono inseriti dialoghi tra i personaggi. L'umanitarismo pascoliano contrappone il mito della bontà naturale della vita di campagna alla realtà minacciosa della società industriale dell'emigrazione: se la Garfagnana costituisce nella sua campagna un rifugio rassicurante, al di fuori di essa c'è il mondo violento della città della vita moderna. I versi di Pascoli rappresentano poeticamente il triste destino degli emigranti, soprattutto nell'estraneità linguistica degli "americanizzati" con gli italiani. Nei "pometti" tornano tematiche inquietanti tipiche del Decadentismo, come vita, morte, decadenza e corruzione. Pure l'eros vi affiora. Il linguaggio è impreziosito da tecnicismi e termini dialettali e americanizzati. Il "Gelsomino notturno" fu composto in occasione delle nozze dell'amico Gabriele briganti e accosta per sottili allusioni le vicende dell'eros naturale e dell'eros tra gli uomini. La dedica di Pascoli nell'opuscolo conferma il simbolismo erotico. Il gelsomino, che racchiude la gioia della fecondazione, rimanda all'atto amoroso degli sposi. L'io lirico lascia trasparire il dolore per l'esclusione dal processo naturale dell'amore. Se lo sguardo segue con attenzione i preparativi dell'unione sessuale, per contro l'io lirico si ritrae intimorito tra le certezze sostitutive rassicuranti del nido come rifugio per eccellenza.
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