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Giovanni Pascoli: Biografia e Poesia, Appunti di Italiano

Biografia di Giovanni Pascoli, poeta italiano nato a San Mauro di Romagna nel 1855. La vita di Pascoli fu segnata da tristezza e perdita, ma continuò a studiare e a scrivere poesie in latino e in italiano. La sua carriera incluse la pubblicazione di antologie scolastiche, critica dantesca, collaborazioni con riviste, e la carriera da conferenziere. Pascoli si sentì sempre un orfano e la sua poesia rifletteva questo senso di perdita e di protezione. Il suo atteggiamento verso la morte era a tratti terrore e a tratti rifugio. La sua visione sociale era di un contadino e la sua poesia esplorava ogni aspetto della natura, della storia e della vita. Pascoli aveva una grande capacità di manipolare il materiale sonoro della lingua e i suoi metri erano vari e innovativi.

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 21/09/2022

mariaconcetta-chiarini
mariaconcetta-chiarini 🇮🇹

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Scarica Giovanni Pascoli: Biografia e Poesia e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli Biografia Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a San Mauro di Romagna. Figlio di un amministratore di tenute dei principi di Torlonia, visse una vita movimentata. A soli 11 anni rimase orfano di padre assassinato in circostanze misteriose forse a causa della sua adesione nel contrabbando di sale. Seguirono la morte della madre stroncata dal dolore e di tre fratelli. Tuttavia, la vita di Giovanni non fu completamente sconvolta infatti continuò a studiare fermandosi alla cultura classica che gli consentì di comporre poesie in latino. Nel 1873 si iscrisse alla facoltà di Lettere dell'Università di Bologna, cerchia dei discepoli di Carducci. Dopo 3 anni, però, interruppe gli studi e visse in miseria. In questo periodo, aderisce all'Internazionale dei lavoratori e ai gruppi anarchici che lo portarono a subire 3 mesi di carcere. Uscito di prigione riprese gli studi e si laureò. Iniziò subito la carriera di professore. Appena ebbe raggiunto un minimo di tranquillità economica, chiamò a vivere con se le sorelle Ida e Maria, per ricostruire in parte quel "nido" domestico che ra stato distrutto. Il suo attaccamento per le sorelle fu profondo e quasi morboso: quando Ida si sposò, Giovanni ebbe una crisi di gelosia tanto da definire questo periodo "strazio infinito". La convivenza con Maria durò tutta la vita grazie agli artifici con cui ciascuno dei due faceva naufragare ogni possibile progetto matrimoniale per l'altro. Sono di questi anni le prime poesie di impronta personale e i primi successi; con la pubblicazione di Myricae vinse in concorso internazionale di poesia latina di Amsterdam. Con la notorietà gli giunse la nomina a professore universitario "per meriti speciali" dopo un anno a Bologna, fu docente di letteratura latina a Messina e a Pisa. Ma tutto il tempo libero lo trascorreva con Maria a Castelvecchio di Barga, in una villa con un podere che aveva acquistato. Questi sono anni di fervore creativo: pubblica 4 antologie scolastiche e tre volumi di critica dantesca, collabora con numero riviste e inizia la carriera da conferenziere, in cui si manifesta l’ambizione di poeta-vate. Nel 1905 venne chiamato alla cattedra di Letteratura italiana di Bologna al posto di Carducci ma il suo successo fu amareggiato dal confronto col maestro. Gli ultimi anni bolognesi trascorsero fra la composizione dei Poemi italici e Poemi del Risorgimento. Morì nel 1912. L'eroe e il Fanciullino Pascoli è considerato come un eroe del dolore, fragile e nevrotico che percepisce il mondo come ostile. Questi atteggiamenti sottolineano un fondo di infantilismo che forse non è estraneo all'indicazione che Pascoli diede del "fanciullino" come simbolo dell'ispirazione poetica. Questa personalità era stata turbata dal trauma della tragedia familiare. Per tutta la vita Pascoli si sentì un orfano, attanagliato dalla nostalgia per la famiglia perduta, la sua poesia simboleggia nell'immagine ricorrente del "nido", il luogo dove ci si protegge dal mondo esterno. Pascoli accetta la visione materialista dell'universo divulgata dalla scienza positivista ma di fronte ad essa il suo atteggiamento è di smarrimento angoscioso. Si può, dunque, stabilire un parallelismo con Leopardi di cui, tuttavia, non ha la stessa lucida razionalità, il suo rifiuto delle consolazioni o il suo atteggiamento di sfida verso la cultura del proprio tempo ma il suo atteggiamento verso il mistero della natura è emotivo e sgomento. La natura appare animata da presenze inquietanti, gli animali e le cose mandano oscuri messaggi. Inoltre, è tangente l'ossessiva presenza dei morti (i propri morti familiari) che assediano continuamente la sua immaginazione. Al pensiero della morte si intreccia quello della propria sentita con terrore ma allo stesso tempo come un rifugio dal mondo. Il predicatore La militanza giovanile nell'Internazionale fu solo una parentesi, più tardi il poeta continuò a lungo dirsi "socialista". Si trattava di una sorta di appello con un esplicito richiamo alla Ginestra di Leopardi alla quale Pascoli dedicò un saggio. L'ideale sociale di Pascoli è il contadino col suo patriarcale attaccamento alla casa e alla famiglia. Simbolo di ciò è la siepe che vieta l’accesso agli estranei alla quale è intitolato uno dei poemetti. Pascoli ha una percezione acuta delle trasformazioni economiche e politiche in atto: la piccola proprietà è minacciata da un lato dal grande capitale finanziario dall'altro dalle rivendicazioni del socialismo. Così Pascoli, interpretando lo smarrimento di una piccola borghesia tradizionale giunge ad una visione storica più lucida. Ci giunge a modo suo, non attraverso un’analisi razionale, ma per via intuitiva proiettando sulla storia lo stesso sgomento che prova di fronte al mistero dell’universo. Pascoli professò sempre un nazionalismo convinto e aggressivo visto come un prolungamento naturale del "socialismo". Le guerre di conquista coloniale sono esaltate dal poeta. In questo il nazionalismo pascoliano coopera con altre correnti politico-culturali da D'Annunzio agli scrittori della rivista "il Regno” fondata da Enrico Corradini; ma se ne distingue per l’attenzione al problema dell’emigrazione. L’Italia è la nazione proletaria perché esporta il suo proletariato nel mondo, le sue rivendicazioni riguardano una sorta di lotta di classe contro le nazioni ricche che sfruttano il suo lavoro. Queste idee trovarono concretezza ne “la grande proletaria si è mossa” discorso tenuto nel 1911 in lode alla guerra di Libia. La poetica del fanciullino Pascoli ha esposto le sue idee sulla poesia in un saggio intitolato "il fanciullino “composto tra il 1897 e il 1903. Un fanciullo è presente dentro ciascuno di noi come memoria della propria infanzia. È poeta chi sa ascoltare la voce del fanciullino che parla in lui come in ogni uomo. L'allegoria del fanciullino significa conoscere essendo liberi da ogni spessore storico e culturale. Si tratta di una concezione della poesia come lirica e pira. Inoltre, Pascoli, a differenza dei simbolisti, nega ogni importanza al lavoro tecnico-formale del poeta, per lui la poesia non è creazione ma scoperta di un’essenza poetica che si trova già nella realtà. La poesia, dunque, nasce dalle cose stesse ed è compito del poeta scoprirle e nominarle. È necessario, perciò, utilizzare un lessico determinato, capace di aderire alle cose caratterizzando ogni particolare. Il linguaggio della lirica italiana non è adatto allo scopo, da qui l’esigenza di arricchire il lessico attingendo a fonti dialettali. nota, infatti, una sorta di richiamo ad alcuni versi di Verlaine in cui pone la musica alla base della composizione poetica esattamente quello che fa Pascoli in questa poesia. La poesia presenta un paesaggio notturno, dai contorni indefiniti (emerge il tema dell’indeciso) dove non solo manca ogni precisazione di tempo e di luogo ma anche gli elementi dello scenario sono difficilmente afferrabili. La cosa sorprendente, è che pascoli riesce ad inserire su questo sfondo indefinito oggetti concreti e determinati: non nomina “alberi” ma il mandorlo e il melo; le stesse onomatopee da chù a fru fru sono un modo di trasporre le sensazioni nella loro precisa materialità. L’io del poeta traspare solo nella prima persona sentivo, tuttavia la scena è filtrata attraverso la sensibilità di un osservatore: vi sono sensazioni ed emozioni che si trasformano in simboli. Nella prima strofa le sensazioni sono prevalentemente visive, nella seconda e nella terza prevalgono quelle uditive. Il dato sensoriale è, poi, trasformato in qualcosa di simbolico negli ultimi versi, dove il verso delle cavallette diventa un elemento di un antico rito funebre. In effetti, il verso dell’assiuolo promana ad un senso di morte reso tangente dalla presenza di inquietudine e sgomento. D’altro canto, secondo un’antica tradizione contadina, il canto di questo uccello preannunciava sciagure. Tutto rimanda a qualcos’altro come se il significato fosse al di là delle cose sebbene lo stesso al di là rimanga vago e incerto. La struttura metrica appare molto regolare sebbene basata sul novenario molto raro ma utilizzatissimo da Pascoli. Il ritmo è cadenzato grazie alla quasi totale assenza di enjambement. Il ritornello rima con il sesto verso seguendo uno schema ABABCDCD. La struttura sintattica è piuttosto semplice poiché si basa sulla coordinazione. Il discorso del poeta comincia su una domanda che non ha una risposta seguita da un che il quale spiega semplicemente il motivo dell’interrogazione. Ugualmente, il discorso non si conclude ma ritorna ogni volta al chiù. Se la sintassi è elementare, il lessico non lo è. Ciò che impreziosisce il linguaggio sono le espressioni metaforiche come sinestesie (“soffi di lampi) e personificazioni di elementi naturali (“un sospiro di vento”). Tuttavia, insieme alle suggestioni metaforiche agisce la suggestione sonora con onomatopee (“chiù”, “fru fru”, “tintinni”), allitterazioni (“il mandorlo e il melo”) e rime interne che evocano il ricordo della tranquillità. Arano È il primo di una lunga serie di sette quadretti di vita rustica pubblicati nel 1886 all'interno di Myricae. Si tratta di un madrigale con due terzine e una quartina di endecasillabi. Il tema del quadretto di vita campestre è di tradizione letteraria ma Pascoli la rinnova. Elimina qualsiasi considerazione morale dando spazio, invece, alle immagini in cui l'io è assente. La poesia si apre con una notazione di colore (le foglie di vite che rosseggiano) seguita da un'altra sensazione visiva (la nebbia che si alza lenta) e si chiude giocando raffinatamente su un suono (il cinguettio del pettirosso). La visione pascoliana tende ad abolire ogni gerarchia tra gli esseri; in particolare l'unico essere a cui viene attribuito uno stato psicologico è un animale mentre la figura dell'ipallage coinvolge un attrezzo nella stessa fatica di uomini e vacche. Il linguaggio presenta un perfetto equilibrio tra tradizione e innovazione, i termini letterari si legano con quelli più usuali. Inoltre, la lentezza silenziosa della scena mattutina, sottolineata dal forte iperbato iniziale (Al campo... arano) , è animata improvvisamente dalla presenza degli uccelli. Ma mentre il passero è immobile e silenzioso, il pettirosso canta portando gioia e la parola oro suggella il componimento con una nota luminosa. La riduzione di uomini, animali e oggetti a puri elementi figurativi sono gli aspetti della poesia pascoliana per cui si può parlare di impressionismo. X agosto Il componimento venne, scritto nel 1896, fu inserito nella quarta edizione di Myricae. Il titolo fa riferimento alla notte di San Lorenzo ma per il poeta quella data è anche l’anniversario della morte del padre, ucciso nella notte con un colpo di fucile da mano ignota. La poesia è costituita da quartine di endecasillabi alternati a novenari, a rime alternate. I temi principali che si distinguono all’interno della poesia sono:  Il ricordo doloroso della morte del padre;  il nido (che la rondine e l’uomo non fanno in tempo a raggiungere) come luogo sicuro e protetto, contrapposto a un mondo esterno minaccioso;  la contrapposizione tra il cielo buono e la terra cattiva e la conseguente angoscia di sentirsi su un atomo opaco sperduto nello spazio. La sintassi è semplice e il linguaggio sembra quasi puerile (basti pensare al diminutivo rondinini). Il metro scandito contribuisce a dare l’impressione di un discorso elementare, tuttavia, la semplicità si intreccia con elementi dotti e complessi quali latinismi (tanto/di stelle) e traslati raffinati (atomo opaco). Nel testo sono presenti riferimenti al cristianesimo: gli spini tra cui cade la rondine alluderebbero alla corona di spine, la posizione in cui muore l’uccello con le ali aperte è, invece, accostata alla croce. Tuttavia, questi riferimenti non hanno alcun valore metafisico in quanto Pascoli per tutta la vita si professò agnostico ed estraneo alla religione. Italy Italy, scritto nel 1904 e posto a chiusura dei Primi poemetti, è preceduto da una dedica agli emigranti che in quegli anni lasciavano l’Italia per recarsi oltre Atlantico. Il poemetto, diviso in due canti, narra di una bambina, Molly, figlia di emigranti ma nata in America, che viene accompagnata da due giovani zii in Italia, presso i nonni, poiché malata di tisi. Grazie al clima mite la bambina guarisce ma la nonna, contagiatasi dello stesso male, muore. Le sezioni studiate riguardano il primo incontro tra Molly e la nonna e il sentimento di smarrimento della bambina di fronte un paese a lei sconosciuto. Infatti, tra nonna e nipote emerge una totale estraneità tra il mondo vecchio e quello nuovo, il confronto è tra una civiltà contadina con il suo patrimonio di valori e una terra straniera distante e diversa. Pascoli, fa entrare nel metro regolare della terzina una serie di flash staccati. Gran parte del testo è occupata da battute del discorso diretto che si incrociano come fossero colte da un orecchio che non riesce a seguire il filo del discorso. Questi dialoghi avvengono in lingue diverse in cui si distinguono quella del poeta narratore, che rispecchia l’umiltà dell’ambiente e dei personaggi, quella di Molly e lo strano impasto italoamericano creato dagli emigranti. Dunque, il mix linguistico creato rispecchia la contaminazione culturale propria dell’emigrazione. Il fanciullino Nel 1897 Pascoli pubblicò sulla rivista “il Marzocco” un saggio sulla poesia, il fanciullino. Esso, diviso in venti brevi capitoli, si presenta come un testo di riflessione teorica. Il fanciullino pascoliano rappresenta la sensibilità poetica, intesa come percezione fantastica, spontanea e immediata delle cose. Poeta, infatti, è chi sa ritrovare ed esprimere questo atteggiamento infantile. Pascoli carica la metafora del fanciullino di significati molteplici e profondi:  il fanciullino è la potenza dell’immaginazione;  è la disponibilità a commuoversi, a partecipare emotivamente alle esperienze più diverse;  è l’antica serena meraviglia, la capacità di vedere la realtà con occhi sempre nuovi. La prosa di Pascoli procede per giustapposizioni di immagini e suggestioni emotive. Si possono notare:  la traduzione dei concetti generali in immagini, in piccole narrazioni;  l’uso di simboli di portata indefinita  la ricerca di effetti onomatopeici in immagini metaforiche;  la preferenza per un lessico vario.
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