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Giovanni Pascoli - Vita, poetica e opere, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Documento su Giovanni Pascoli, preciso e dettagliato, tratta dell'infanzia travagliata del poeta, della sua poetica del fanciullino e di tutte le sue opere, trame comprese.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 26/06/2019

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4.4

(40)

86 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Pascoli - Vita, poetica e opere e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! Giovanni Pascoli La giovinezza travagliata • Pascoli nacque a San mauro di Romagna nel 1855 da una famiglia di piccola borghesia rurale di condizione agiata. Il padre Ruggero era fa�ore della tenuta La Torre. Era una �pica famiglia patriarcale molto numerosa, di cui Pascoli era il quarto di dieci figli. Il 10 agosto 1867, mentre tornava a casa dal mercato, Ruggero fu ucciso a fucilate. I mandan� non furono mai individua� e ciò provocò in Pascoli la sensazione di un’ingius�zia bruciante. Successivamente morì la madre, la sorella maggiore, il fratello Luigi e poi Giacomo. Giovanni sin dal 1862 era entrato coi fratelli nel collegio degli Scolopi ad Urbino dove riceve�e una formazione classica. Poté proseguire gli studi a Firenze presso gli Scolopi grazie ad un suo professore; o�enne una borsa di studio all’università di Bologna dove frequentò la facoltà di le�ere, che lasciò a causa delle ristre�ezze della famiglia Negli anni universitari subì il fascino dell’ideologia socialista. Partecipò a manifestazioni contro il governo, fu arrestato e trascorse alcuni mesi in carcere L’esperienza fu trauma�ca e determinò il distacco dalla poli�ca militante. Dopo la laurea nel 1882 divenne insegnante prima a Matera e poi a Massa dove andò a vivere con le due sorelle ricos�tuendo il <<nido familiare>> che aveva perso. Il <<nido>> familiare • La chiusura gelosa nel <<nido>> e l’a�accamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità psicologica del poeta, in quanto cerca nel nido quella protezione dal mondo esterno, irto di insidie. A questo si aggiunge il ricordo ossessivo dei mor� riproponendo dolori e tristezza, inibendo al poeta ogni rapporto con la realtà esterna, ogni vita di relazione, che viene sen�ta come una sorta di tradimento nei confron� dei legami viscerali del <<nido>>. Questa serie di legami inibisce anche il rapporto con “l’altro” per eccellenza, in cui si misura la maturità e la pienezza di una persona. Non vi sono relazione amorose nell’esperienza del poeta poiché ai suoi occhi la vita amorosa è qualcosa di proibito e misterioso. C’è in lui lo struggente desiderio di un vero <<nido>>, in cui esercitare un’auten�ca funzione di padre, ma il legame ossessivo con il <<nido>> gli rende impossibile la realizzazione del sogno. Le esigenza affe�ve sono placate con il rapporto con le sorelle che rivestono una funzione materna. Il matrimonio di Ida fu visto dal poeta come un tradimento e determinò in lui una reazione spropositata con vere manifestazioni depressive. Questa è una chiave per comprendere la fantasia della sua poesia e sopra�u�o il cara�ere turbato e morboso che si nasconde dietro l’innocenza apparente del fanciullino. Insegnamento universitario e poesia • Dopo il matrimonio di Ida , Pascoli prese una casa a Castelvecchio. Con la sorella Mariù trascorreva periodi lontano dalla vita ci�adina, che detestava, ma a conta�o con la vita di campagna, che ai suoi occhi cos�tuiva un Eden di serenità e pace. La sua vita era appartata senza scosse e senza avvenimen� esterni. Una vita apparentemente serena ma turbata da angosce e paure sopra�u�o per la morte. Nel 1895 aveva o�enuto la ca�edra di gramma�ca greca e la�na all’università di Bologna, poi quella la�na a Messina e successivamente andò a Pisa. All’inizio degli anni 90 aveva pubblicato una raccolta di liriche Myricae, poi alcune poesie furono pubblicate su importan� riviste come La vita nuova, Il Marzocco, Il Convito. Nel 1897 uscirono i Poeme�, poi arricchi� in successive ristampe ampliando così la sua fama di poeta. Vinse la medaglia d’oro al concorso di poesia la�na a Amsterdam. Negli ul�mi anni volle gareggiare con il maestro Carducci e con d’Annunzio nella funzione di poeta civile, “vate” dei des�ni della patria e celebratore dello sue glorie con una serie di componimen� raccol� in Odi e Inni, Poemi del Risorgimento, Poemi italici e Canzoni di re Enzio. Egli quindi assunse il �tolo di le�erato ufficiale con il compito di diffondere ideologie e mi�. Scrisse numerosi discorsi come La Grande Proletaria si è mossa per celebrare la guerra di Libia, per poi morire nel 1912. La visione del mondo La crisi della matrice posi�vista • La formazione di Pascoli fu essenzialmente posi�vista, dato il clima culturale che dominava quando compì i suoi studi, gli anni Se�anta dell’O�ocento. Tale matrice posi�vista è ravvisabile sopra�u�o nella precisione dei suoi versi, ricchi di nomenclature. • Tu�avia in Pascoli si rifle�e quella crisi sulla scienza che cara�erizza la cultura di fine secolo, segnata dall’esaurirsi del Posi�vismo e dall’affermarsi di tendenze spiritualis�che ed idealis�che. Anche in lui sorge una sfiducia nella scienza come strumento di conoscenza e di ordinamento del mondo. Come per tan� poe� del suo tempo, anche per lui al di là dei confini limita� raggiun� dall’indagine scien�fica, si apre l’ignoto, l’inconoscibile verso cui l’anima si protende ansiosa e desiderosa di conoscere. • In questo contesto si colloca la concezione della poesia “pura”: per Pascoli la poesia non deve avere fini estrinseci e pra�ci; il poeta canta solo per cantare, non vuole assumere il ruolo di consigliatore o ammonitore. Tu�avia precisa Pascoli, la poesia “pura”, assolutamente spontanea e disinteressata, può o�enere effe� di suprema u�lità morale e sociale. (cf Virgilio) • Il sen�mento poe�co infa�, dando voce al fanciullino che è in noi, sopisce gli odi e gli impulsi violen� che sono proprio degli uomini, induce alla bontà, all’amore, alla fratellanza, placa quel desiderio di accrescere i propri possessi che spinge gli uomini a sopraffarsi a vicenda. • Nella poesia “pura” del fanciullino è quindi implicito un messaggio sociale, un’utopia umanitaria che invita alla fratellanza tra gli uomini. • Ricchi di poesia per lui non sono solo gli argomen� eleva� e sublimi, ma anche quelli più umili e dimessi. La poesia è anche nelle piccole cose, che hanno un loro <<sublime>> par�colare, una dignità non minore delle tendenze auliche. Tra ogge� aulici e umili, tra le parole che li esprimono, non vi è confli�o ed esclusione, ma pacifica convivenza. • La fuga dalla storia e dalla realtà contemporanea accomuna Pascoli ai simbolis� francesi (Baudelaire, Verlaine) e agli altri rappresentan� del Decaden�smo europeo (Wilde, Huysmans): per i primi l’ansia di evasione di esprimere nella ricerca di mondi eso�ci; per i secondi nella ricerca di piaceri raffina�. Pascoli e d’Annunzio, il fanciullino e il superuomo • Pascoli e d’Annunzio sono i rappresentan� più significa�vi del Decaden�smo italiano, ma presentano notevoli differenze nel cara�ere, nello s�le di vita, nel rapporto con la società le�eraria. • Pascoli, riservato e schivo, bisognoso di protezione, si fece portatore di un’ideologia fonda� sui valori della famiglia, della casa e de lavoro; d’Annunzio, estroverso e mondano, amò far parlare di sé, dare scandalo, e si propose come figura pubblica in cui la borghesia italiana proie�asse i propri desideri di affermazione o di trasgressione. • Di conseguenza il fanciullino pascoliano e il superuomo dannunziano sono due mi� che, pur nascendo negli stessi anni, appaiono an�te�ci. In realtà, a ben vedere, essi hanno le radici nello stesso terreno, sono risposte diverse ma equivalen� e complementari agli stessi problemi e agli stessi traumi. • Lo scri�ore e l’ar�sta si trovano spesso declassa� ad una condizione piccolo borghese, priva� del peso sociale e del pres�gio di cui godevano in passato, costre� a competere sul mercato per vendere i prodo� della loro arte. Da questa condizione sociale scaturisce uno stato d’animo diffuso, che si rispecchia nella cultura di quest’età, un senso di smarrimento angoscioso di fronte alla complessità della realtà moderna, che appare os�le, minacciosa e sfugge sia alla compassione, sia a controllo degli intelle�uali. • Il fanciullino e il superuomo sono due risposte compensatorie, elaborate da due intelle�uali provenien� da ce� medi provinciali. Creando il mito dell’infanzia, Pascoli <<coglie un tra�o reale della psicologia e della condizione dell’uomo moderno. Sviluppa l’idea di un Eden innocente, che si so�ragga alle bru�ure della società contemporanea, in cui non esistano violenze e confli� laceran�, ma solo fraternità, amore, mitezza. • E’ un mito consolatorio, d’evasione che esprime un rifiuto della storia e della società. In�mamente collegato col mito dell’infanzia è quello del <<nido>> familiare, che può preservare tu�a la condizione tecnica dell’infanzia, impedire all’uomo di venire a conta�o trauma�co con il mondo esterno. • A questo proposito d’Annunzio, con il mito del superuomo reagisce in modo contrario: invece di rimuovere, decide di celebrare proprio ciò che fa paura, l’espansione industriale, la macchina, la guerra, il confli�o, il dominio dei più for� che schiacciano i più deboli. • Da un lato, in Pascoli, a compensare l’impotenza e la sconfi�a si ha il ripiegamento entro il guscio delle piccole cose quo�diane; dall’altro, in d’Annunzio si ha il rovesciamento immaginario dell’impotenza in onnipotenza, a�raverso a�eggiamen� a�vis�ci e aggressivi, a�raverso l’esaltazione della lo�a e del dominio imperiale, l’affermazione oltre ogni limite dell’io e di una sensibilità eccezionale. • Tu�avia alla base di a�eggiamen� del genere si possono ravvisare le stesse angosce, gli stessi traumi, lo stesso senso di impotenza e di sconfi�a: di fa� costantemente nell’opera dannunziana l’a�razione per la morte, per il disfacimento e per il nulla. D’altronde d’Annunzio, prima di approdare al superuomo, aveva esordito con personaggi deboli e sconfi�, che si rifugiano nel culto dell’arte o nella loro interiorità. E’ solo con una scelta disperatamente volontaria che d’Annunzio per reagire, contrappone a quegli eroi “ine� a vivere”, i suoi superuomini dominatori e violen�. • D’Annunzio per divulgare la figura del superuomo, lo ba�ezza come “vate”, il tribuno fascinatore folle. Per contro, si potrebbe pensare che Pascoli, data la sua chiusura in�mis�ca e la fuga dalla storia verso l’Eden, sia stato indo�o a rifiutare ogni ruolo pubblico di poeta “vate”. Ma non è così, anzi, Pascoli proprio con la diffusione della poesia “pura” , aveva divulgato un ideale francescano e tolstoiano di non violenza, di mansuetudine, di perdono. • Anche il fanciullino, quindi, cela un “vate” che diffonde mi� e ideologie. E nonostante le profonde differenze, i due “vate” si rivolgono allo stesso pubblico, quelle masse piccolo medio borghesi create dallo sviluppo della civiltà moderna, schiacciate e frustrate dai suoi meccanismi spersonalizza�: nella figura magica del superuomo trovano risca�o dal loro squallore quo�diano, nei messaggi poe�ci del fanciullino scoprono la bellezza e la poe�cità segreta che era insita nella loro vita grigia e comune ed essere indo� ad acce�arla con rassegnazione. Le soluzioni formali • Il nuovo modo di percepire il reale si traduce in soluzioni formali innova�ve che aprono la strada alla poesia novecentesca. La sintassi • La sintassi è ben diversa da quella tradizionale italiana, che era modellata sui classici e fondata su complesse ed elaborate gerarchie di proposizioni, poiché presenta una coordinazione che prevale sulla subordinazione in modo tale che la sintassi si frantumi in serie parata�che di brevi frasi allineate senza rappor� tra loro, e spesso collegate per asindeto. Di frequente le frasi sono elli�che e mancano del sogge�o o del verbo. • L’archite�ura della frase classica voleva racchiudere i da� del reale in una rete di rappor� logici in cui gli elemen� erano pos� in una serie gerarchica tra loro. • La frantumazione pascoliana invece, rifiuta una sistemazione logica dell’esperienza, il prevalere della sensazione immediata, dell’intuizione, dei rappor� analogici, allusivi, sugges�vi che indicano una trama di segrete corrispondenze tra le cose al di là del visibile. • È una sintassi che mostra la perfe�a visione fanciullesca, alogica, che mira a rendere il mistero, l’alone indefinito che circonda le cose e a scendere nel profondo della loro essenza rompendo i soli� rappor� gerarchici. bianco di un’ala del gabbiano. Non ci sono paesaggi intermedi, il secondo termine è semplicemente dato come apposizione del primo. È un discorso fortemente elli�co, allusivo che punta sul non de�o e arriva al punto dell’enigma�co. • Un procedimento affine all’analogia è la sinestesia, che possiede del pari un’intensa carica allusiva e sugges�va, fondendo diversi ordini di sensazioni. • Affini al linguaggio analogico sono ancora espressioni come << nero di nubi>> (nell’Assiuolo), in cui avviene uno spostamento tra concreto e astra�o: la formula normale dovrebbe essere “nubi nere”, sostan�vo concreto più agge�vo qualifica�vo, la qualità diviene un sostan�vo (nero) e il concreto si trasforma in un’espressine qualifica�va (nubi). • L’effe�o è quello di maggiore indefinitezza: la realtà corposa, materiale, sfuma in una notazione croma�ca con effe�o puramente sugges�vo. Pascoli e la poesia del Novecento • Queste nuove innovazioni linguis�che aprono la strada alla poesia del novecento, figure che ritroveremo negli erme�ci ( sintassi spezzata ed elli�ca, sperimentazione di ritmi inedi�, frantumazione del verso, ricerca di un valore musicale della parola a�raverso la riscoperta della sua sostanza fonica , uso del linguaggio analogico ed evoca�vo) • Per questo si è potuto parlare di un Pascoli << verso il novecento >> come suona il �tolo di un famoso saggio di Luciano Anceschi. Raccolte poe�che • I raccon� pascoliani furono racol� dal poeta in una serie di volumi tra il 1891 e il 1911. • Nel corso degli anni 90’ Pascoli lavora a vari generi poe�ci, affronta temi diversi con soluzioni formali anche lontane tra loro. • Le raccolte sono Myricae, Poeme�, Can� di Castelvecchio, Poemi conviviali, Odi ed Inni. • La distribuzione dell’ordine delle raccolte non obbedisce all’ordine cronologico di composizione, quanto a ragioni formali, di natura s�lis�ca e metrica. • Inoltre le raccolte si arricchiscono nelle edizioni successive, di tes� nuovi , oppure presentano rielaborazioni profonde di tes� più an�chi. E’ comunque molto difficile ricostruire un vero e proprio ordine cronologico visto che ci sono volumi che comprendono opere più e meno recen�. • La poesia di Pascoli è sostanzialmente sincronica: sono riconoscibili arricchimen� ed approfondimen� di temi, mutamen� di soluzioni s�lis�che nel corso del tempo, ma svolte radicali, che possano far parlare di fasi diverse e dis�nte. Myricae • Pascoli cominciò a pubblicare le sue poesie nel corso degli anni O�anta, su riviste o edizioni per nozze. La prima raccolta vera e propria fu Myricae, uscita nel 1891 e comprendente ven�due poesie dedicate alle nozze di amici. Il volume si ampliò alla seconda edizione del 1892, aumentando sempre di più fino alla quarta edizione, che conta centosedici componimen�. • Il �tolo è una citazione virgiliana, tra�a dall’inizio della IV Bucolica in cui il poeta la�no proclama l’intenzione di innalzare un poco il tono del suo canto, poiché non a tu� piacciono gli arbus� e le umili tamerici. Pascoli, invece, assume le umili piante proprio come simbolo delle piccole cose che egli vuole porre al centro della sua poesia, secondo i principi della sua poe�ca del Fanciullino. • Si tra�a di componimen� brevi, che all’apparenza si presentano come quadre� di vita campestre, ritra� con un gusto impressionis�co. Ma in realtà i par�colari su cui il poeta fissa la sua a�enzione non sono da� ogge�vi, ma si caricano di sensi misteriosi e sugges�vi e sembrano alludere ad una realtà ignota che si colloca al di là di essi. • Spesso le atmosfere che avvolgono queste realtà evocano l’idea della morte, infa� uno dei temi più presen� nella raccolta è il ritorno dei mor� familiari, ce vengono a riannodare i legami spezza� dall’uccisione del padre e dai tan� lu� successivi. • Compare la complessa stru�ura formale �pica del Pascoli, ricca di onomatopee, valori simbolici dei suoni, uso di un linguaggio analogico inserito in una sintassi frantumata. I Poeme� Il <<romanzo georgico>> • I Poeme� sono un’altra raccolta di componimen�, che dopo essere sta� pubblica� nel 1897, vengono rivisita� e ripubblica� nel 1900, divisi in due raccolte dis�nte, Primi poeme� e Nuovi poeme�. • Si tra�a di componimen� più ampi di quelli di Myricae, che all’impianto lirico sos�tuiscono un taglio più narra�vo, divenendo spesso dei veri e propri raccon� in versi. Muta anche la stru�ura metrica: ai versi brevi subentrano, di regola, le terzine dantesche. • Anche qui, però, assume rilievo dominante la vita della campagna. All’interno delle due raccolte si viene a delineare un vero e proprio <<romanzo georgico>> (definito così da Squaro�) cioè la descrizione di una famiglia rurale di Barga, colta nei momen� cara�eris�ci della vita contadina. • La narrazione è ar�colata in veri e propri cicli, che traggono il �tolo dalle varie operazioni del lavoro dei campi, La sementa, L’acces�re nei Primi poeme�, La fiorita e La mie�tura nei Nuovi poeme�. • Questa raffigurazione della vita contadina si carica di scoper� inten� ideologici: il poeta vuole celebrare la piccola proprietà rurale, presentandola come depositaria di tu�a una serie di valori tradizionali, solidarietà familiare e affe�, laboriosità, purezza morale, schie�ezza. • La vita del contadino, chiusa nelle dimensioni ristre�e del podere e del <<nido>> domes�co appare al poeta come un rifugio rassicurante contro l’incombere di una realtà minacciosa. • La rappresentazione della vita contadinate assume quindi la fisionomia di un’utopia regressiva, nel senso che Pascoli proie�a il suo ideale nel passato, in forme di vita che stanno scomparendo, travolte dallo sviluppo della realtà sociale ed economica moderna. • Tu�avia, differentemente dalla visione di Verga, il mondo rurale pascoliano è idealizzato e idillico, ignora gli aspe� più crudi della realtà popolare, il bisogno, la miseria, la degradazione e l’abbru�mento della natura umana, ignora i confli� sociali, le lo�e per la vita, che fanno sì che la campagna sia nella sua essenza equivalente alla società delle <<Banche>> e delle <<Imprese industriali>>, anziché un Eden di auten�cità e innocenza. • Pascoli si sofferma sugli aspe� più quo�diani, umili e dimessi di quel mondo, designando con minuziosità gli ogge� e le operazioni del lavoro dei campi. Questo perché il poeta vuole me�ere in rilievo quanto di poe�co è insito anche nelle realtà umili.
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