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Giovanni Pascoli, vita, poetica e opere, Appunti di Italiano

Giovanni pascoli, biografia, poetica, opere. Analisi specifica di: - X Agosto - il tuono - il gelsomino notturno - Italy

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 24/05/2023

EleonoraBuffoni
EleonoraBuffoni 🇮🇹

4.7

(13)

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Pascoli, vita, poetica e opere e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI Giovanni Pascoli nasce a S.Mauro di Romagna nel 1855, quarto di 10 figli, in una famiglia non ricca ma di condizioni economiche discrete grazie al lavoro del padre. All’età di 7 anni viene mandato in un prestigioso collegio di Urbino, dove apprende in modo eccellente le lingue classiche. Il 10 agosto 1867 il padre viene ucciso da due sicari mandati da un signorotto→ locale che mira a sottrargli il dominio sui latifondi; il delitto rimane però impunito a causa di reticenza da parte dei compaesani. Questo evento drammatico segnerà irrimediabilmente l’esistenza di Pascoli. Negli anni successivi si susseguono altri lutti dolorosi: - la sorella maggiore Margherita per tifo (1868); - la madre per infarto (1868); - il fratello Luigi per meningite (1871) ↓ Il suo nucleo familiare si è lentamente distrutto, e lui tenterà per tutta la vita di RICOSTRUIRE IL NIDO di quando era piccolo, dove si sentiva al sicuro e protetto dai mali del mondo. Il peggioramento delle possibilità economiche rende impossibile a Pascoli continuare i suoi studi ad Urbino. Termina gli studi a Firenze in una scuola meno costosa per decisione del fratello Giacomo, che assume le redini della famiglia; le due sorelle più piccole, Ida e Maria, vengono mandate invece in un convento. Nel 1873 grazie al conseguimento di una borsa di studio, Pascoli si iscrive alla→ facoltà di Lettere di Bologna, dove insegna Giosue Carducci insieme ad altri intellettuali di primo piano nel panorama culturale italiano. Qui completa la sua formazione unendo studi classici a letture moderne. ↓ Durante questo periodo Pascoli è attivo politicamente al fianco del PARTITO SOCIALISTA: in particolare si accosta alle idee dell’anarchico Bakunin. Parteciperà a molte manifestazioni per le quali verrà anche arrestato. ↓ Per questo motivo gli viene revocata la borsa di studio che gli era stata precedentemente offerta. Nel frattempo muore improvvisamente suo fratello Giacomo, e ciò rende estremamente precarie le sue condizioni economiche. Questo gli impedisce di pagare le tasse per l’anno successivo: nonostante questo continua a frequentare le lezioni da uditore e, 9 anni dopo essersi iscritto, riesce finalmente a laurearsi. Dopo la laurea viene assunto come professore di latino e greco in un liceo di Matera, ma nel 1884 ottiene il trasferimento a Livorno. ↓ Questa di Livorno è l’occasione per affittare una villa dove andare a vivere con le sue due sorelle Ida e Maria. Il poeta prova un pesante senso di colpa nei loro confronti, in quanto ritiene di averle a lungo trascurate. La scrittura di poesie iniziata durante il periodo universitario culmina nel 1891 quando Pascoli pubblica la raccolta Myricae; l’anno successivo viene pubblicata nuovamente, ma notevolmente più arricchita. Grazie a questa vincerà il certamen, ossia la competizione di poesia latina di Amsterdam. Nel corso degli anni Novanta la carriera di Pascoli sembra finalmente decollare. Risiede per un certo periodo a Roma, dove sulla rivista “Il Marzocco” pubblica una delle sue più importanti riflessioni di poetica: Il fanciullino (saggio) che solo successivamente verrà pubblicato integralmente nel volume “Pensieri e discorsi”. Nel 1895 la sorella Ida si fidanza e dopo pochi mesi si sposa: Pascoli vive questo→ evento come un vero e proprio TRADIMENTO da parte della sorella, in quanto ha rotto nuovamente quel nido familiare che Pascoli aveva tentato ossessivamente di ricostituire in questi anni. ↓ Restano dunque Pascoli e Maria (o Mariù) e tra i due si instaura un rapporto malato, fatto di gelosie morbose e reciproche. Allo stesso tempo però Pascoli desidererebbe rendersi indipendente da lei: arriva quasi al punto di sposarsi con una sua facoltosa cugina, ma alla fine rinuncia. La rinuncia alla sua vita amorosa è qualcosa che Pascoli rimpiangerà per tutta la vita (come si legge nel “Gelsomino notturno” quando si riferisce a se stesso come “un ape tardiva”). Pascoli e Maria affittano infine una villa a Castelvecchio, in provincia di Lucca: questa diventa per il poeta il rifugio più caro. Nel 1895 riesce ad ottenere la cattedra di Grammatica greca e latina a Bologna,→ ma non è del tutto soddisfatto dell’incarico poiché si tratta di un insegnamento secondario. Nel 1897 accetta quindi l’offerta di insegnare Letteratura italiana all’ateneo di→ Messina e si trasferisce in Sicilia con Maria. Nel 1903 è finalmente richiamato a Bologna per ricoprire la cattedra di Letteratura→ italiana da lui tanto desiderata, e prende il posto di Carducci. Nell’ultima fase della sua vita, Pascoli è sollecitato ad intervenire nella vita pubblica italiana sia dal suo ruolo universitario sia dall’influenza del modello carducciano e dannunziano (per il quale nutriva una velata gelosia e con cui si sentiva costantemente in competizione) del POETA-VATE. Il fanciullino entra nella poetica di Pascoli perché nonostante esso sia presente in ognuno di noi, SOLTANTO IL POETA È IN GRADO DI CONSERVARNE LO SPIRITO E DARGLI VOCE ATTRAVERSO LA POESIA. ↓ Il fanciullino è il MEZZO che permette alla poesia di essere PURA e LIBERA; libera da condizionamenti religiosi e politici in quanto è utile di per se stessa per il solo fatto di esistere. La POESIA deve essere LA VOCE DEL POETA. ≠ Si allontana dal fanciullino scrivendo “La grande proletaria si è mossa” (1911), in quanto la sua poetica si POLITICIZZA. LE MYRICAE La raccolta esce per la prima volta nel 1891 come opuscolo per le nozze di un amico, ma l’edizione definitiva viene pubblicata solo nel 1903. Le modifiche apportate dal poeta sono talmente tante da far apparire la nuova edizione della raccolta quasi un altro libro. Il titolo si ispira ad un verso di Virgilio “non omnes arbusta iuvant humilesque myricae” (Bucoliche), ossia “non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici”. Il verso virgiliano però viene privato da Pascoli del “non” iniziale e di “omnes” assumendo così il significato opposto: afferma dunque che le “myricae” ossia le tamerici (=piante umili e comuni che servono per accendere il fuoco) piacciono e sono apprezzate, così come la vita di campagna che rappresentano. ↓ Il fatto che Pascoli consideri oggetto di poesia realtà ordinarie e semplici (POETICA DELLE PICCOLE COSE) ha portato spesso ad una lettura riduttiva della sua opera, considerata una riproposizione tardiva della poesia bucolica. La semplicità delle poesie di Pascoli è però solo apparente, poiché proprio gli oggetti più comuni possono alludere a temi generali che riguardano l’esistenza umana, la presenza del male, il mistero del dolore e della morte (opinione personale: molto molto simile al concetto di correlativo oggettivo, ma OVVIAMENTE non sono la stessa cosa). Il SIMBOLISMO PASCOLIANO È possibile individuare nella poesia di Pascoli due discorsi paralleli: - quello che ha il significato letterale del testo; - il significato a cui il testo allude. ↓ anche quando viene descritto un semplice ambiente agreste, la ripetizione di suoni (FONOSIMBOLISMO), di parole chiave, di situazioni ricorrenti, rimanda simbolicamente ai temi ossessivi del mondo pascoliano (la morte; la solitudine; il dolore) ↓ Si può parlare infatti di simboli ricorrenti, perché il legame oggetto idea resta↔ inalterato in più testi: - il nido è il luogo privilegiato degli affetti e della protezione, rispetto al mondo→ ostile e pericoloso; - la siepe rappresenta una barriera necessaria tra sé e la realtà esterna;→ - la nebbia è il tempo che dissolve i ricordi più dolorosi.→ Altre immagini invece costituiscono simboli più difficili da decifrare, perché assumono significati diversi a seconda dei contesti: - la sera può essere un momento di quiete e di pace finalmente raggiunta,→ oppure rappresentazione di morte. - la natura può essere generalmente vista come fonte di serenità, come una→ amica benevola che offre conforto all’uomo attraverso suoni ed immagini familiari. Allo stesso tempo è misteriosa e carica di inquietudine, è lo specchio del male che permea il mondo (come vediamo nelle poesie come “il tuono”, “il lampo” ecc…). - L’IO LIRICO anche questo offre di sé un'immagine non univoca: a volte si→ presenta come un padre nel tentativo di ricostruire il “nido” con le sorelle; a volte assume invece l’atteggiamento di un bambino segnato dal dolore e dalla solitudine che cerca compassione. - i familiari morti sono figure desiderate e rimpiante, ma da cui il poeta non→ riesce a liberarsi, tanto che sente la necessità di offrire loro tributi di memoria per tenere a bada la propria angoscia. ↓ In Pascoli affiora il senso di colpa di essere sopravvissuto alla morte dei propri cari; in questo senso la regressione dell’io verso l’infanzia è il desiderio di recuperare gli affetti, ma anche il tentativo di fuga dal presente. In passato, la tradizione scolastica ha privilegiato all’interno di Myricae lo studio di poesie che appaiono come descrizioni paesaggistiche, espressioni di valori tipici del mondo borghese. Oggi si preferisce dare spazio ai testi che hanno maggiormente influenzato il Novecento, quelli cioè che mostrano innovazioni sul piano formale (per le scelte linguistiche e metriche), quelli in cui si coglie un senso di incompiutezza e si percepisce l’assenza di risposte certe e lineari, dove emerge l’idea che il mondo sia permeato da simboli segreti. SCELTE LINGUISTICHE E METRICHE Il rapporto di Pascoli con la realtà è inquieto, non più guidato né dai valori romantici né dalla fiducia nella scienza (positivismo), dunque le forme attraverso cui si esprime sono nuove. Caratteristica delle Myricae è la brevità: prevalgono i componimenti costituiti da pochi versi. Nella sintassi emerge la tendenza a privilegiare la paratassi, le frasi brevi e lineari. La frequenza di frasi in cui il verbo è sottinteso suggerisce l’idea che l’oggetto prevalga sull’azione. Spesso mancano i nessi logici esplicitati. L’assenza di nessi logici viene colmata dalla forte presenza di legami sonori all’interno del testo attraverso rime (anche interne), allitterazioni, paronomasie. Sono ricorrenti anche le onomatopee (es. fruscio, tintinnio, rimbomba). ↓ Con Pascoli si parla di un vero e proprio FONOSIMBOLISMO, ossia la capacità delle sillabe di divenire portatrici di significato semplicemente in base al loro suono. Poiché nella rappresentazione della realtà prevalgono il punto di vista del soggetto, tra le figure di significato hanno particolare rilevanza le metafore e le analogie, che esprimono associazioni immediate e intuitive compiute dall’io lirico tra gli oggetti. Vi è presente anche un utilizzo frequente di sinestesie, che rimandano all’idea baudelairiana e simbolista per cui la natura è un tutto unitario in cui si celano segrete corrispondenze. Sul piano lessicale le Myricae mostrano la nuova tendenza di mescolare alto e basso, termini dialettali e lingua letteraria, con effetti di plurilinguismo e pluristilismo. Significativa già in Myricae è la capacità di accogliere la prosa nella poesia, inserendo nei versi frammenti di dialogo e voci del linguaggio quotidiano. Nelle Myricae si trovano esempi di termini estremamente specifici propri della botanica, della zoologia, della tecnica agricola, oppure di dialetti e gerghi. Sul piano metrico Pascoli rispetta la tradizione per la scelta di forme chiuse, ma si mostra innovativo nell’adottare versi poco comuni (come novenari o senari) e strutture metriche note ma inconsuete (come ballate, madrigali, stornelli, strambotti, strofe saffiche, ottave, sestine, quartine). X AGOSTO San Lorenzo, Io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. La ballata si presta ad una lettura simbolica, ed è infatti possibile rintracciarvi elementi ricorrenti nella visione pascoliana del mondo: - il tuono (così come il temporale) rimanda simbolicamente alle sventure che minacciano la vita, ai fatti dolorosi che crollano addosso all’improvviso, invadono l’esistenza e la sconvolgono. Sembrano poi tacere per un momento e poi all’improvviso fanno sentire ancora i loro effetti, sia pure deboli, prima di finalmente sparire. - il canto di una madre presso la culla del figlio, si contrappone alla violenza del tuono, a simboleggiare gli affetti domestici e la possibilità di ritrovare comunque protezione e calore grazie ai propri cari, di sentirsi consolati e al sicuro come quando si era piccoli. I CANTI DI CASTELVECCHIO Mentre continua a lavorare alle Myricae, nel 1903 Pascoli realizza un’altra raccolta intitolata “Canti di Castelvecchio", ripubblicata più volte con accrescimenti e modifiche fino alla sesta e definitiva edizione uscita nel 1912 (postuma). Il titolo cita esplicitamente un luogo caro al poeta, Castelvecchio di Barga in provincia di Lucca, dove Pascoli si era trasferito con la sorella Maria nel tentativo di ricreare quell’intimità familiare e domestica perduta con la morte dei suoi cari. Sul piano letterario nel titolo si può cogliere anche un rimando ai “Canti” di Leopardi, con i quali vi sono alcuni punti di contatto: - la predilezione per il vago e l’indefinito; - la percezione della sofferenza che permea il mondo; - l’idea del piacere come cessazione del dolore. Molte sono anche le affinità con la raccolta precedente, Myricae, in primo luogo la presenza dello stesso verso virgiliano, la dedica alla madre (mentre le Myricae erano dedicate al padre), l’ambientazione in un paesaggio naturale e il ricordo dei cari scomparsi e la presenza ossessiva del pensiero della morte. La successione delle poesie nella raccolta (circa settanta) non segue l’ordine cronologico, ma un criterio tematico: i testi sono disposti secondo il susseguirsi delle stagioni e mostrano l’alternarsi di vita e morte nel ciclo naturale. I testi sono più lunghi di quelli contenuti in Myricae: le poesie sono composizioni ampie e articolate, in cui prevalgono novenari e senari, con ritmi spezzati e pause e frequenti enjambement. Il simbolismo che costituiva una delle novità di Myricae viene notevolmente accentuato, a volte tramite allusioni scoperte e dichiarate, a volte con immagini misteriose ed evocative. In questa raccolta si fa più intensa anche la tendenza al plurilinguismo: abbandona i termini tecnici e fa prevalere espressioni gergali e dialettali. IL GELSOMINO NOTTURNO E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso a’ miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia. Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti si esala l’odore di fragole rosse. Splende un lume là nella sala. Nasce l’erba sopra le fosse. Un’ape tardiva sussurra trovando già prese le celle. La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle. Per tutta la notte s’esala l’odore che passa col vento. Passa il lume su per la scala; brilla al primo piano: s’è spento . . . È l’alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova, dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova. Poesia composta da 6 strofe di quartine. La dedica al suo amico Gabriele Briganti per le sue nozze è un EPITALAMIO→ = Una poesia composta per le nozze di qualcuno e offerta come dono. La poesia allude dunque alla prima notte degli sposi, durante la quale viene concepito il loro primogenito. Il poeta osserva dall’esterno, ascoltando i sussurri complici dei due innamorati, fino al momento in cui il lume della camera si spegne. Il resto della notte viene taciuto con la figura retorica della reticenza. 1a STROFA C’è il ritorno al tema della famiglia tramite il ricordo dei defunti a lui cari: “E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso a’ miei cari” ↓ La poesia si apre con una CONGIUNZIONE, a simboleggiare la CONTINUITÁ del fatto che ogni volta che si aprono i fiori notturni penso ai miei cari (=durante la notte). = È come se in qualche modo ci stessimo inserendo in un fluire continuo del cosmo in cui è già successo qualcosa che noi non conosciamo, e sappiamo che sta per succedere altro che stiamo per conoscere. 2a STROFA Gridi = i canti degli uccelli Là sola = in quella casa LONTANA ↓ Solo in quella casa lontana si bisbiglia, come in una REALTÁ CHE NON GLI APPARTIENE, in quanto lui ha scelto di non sposarsi mai per restare accanto a sua sorella Maria. Il Là viene accentuato dalla presenza di molte a FONOSIMBOLISMO→ = Da un ruolo fortemente simbolico ad un suono. “Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia” metafora.→ 3a STROFA - “Odore di fragole rosse” SINESTESIA→ - “Calici aperti” i fiori→ - “Là nella sala” ritorna il concetto di lontananza→ - “Nasce l’erba sopra le fosse” indica la convivenza continua di vita e morte→ 4a STROFA “Ape tardiva” Pascoli si riferisce a se stesso come un’ “ape tardiva”, in quanto si→ pente di aver deciso di non sposarsi mai, ma è troppo tardi per lui. (Per questo ape tardiva) “Chioccetta” costellazione delle Pleiadi→ “Aia azzurra” cielo (Analogia)→ “Pigolio di stelle” pulsare delle stelle→ ↓ È contemporaneamente una SINESTESIA, un’ANALOGIA ed una ONOMATOPEA. 6a STROFA “Si cove, dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova” concepimento→ ↓ Perché lui non lo sa e non lo saprà mai (torna il concetto della distanza)
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