Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Giovanni Pascoli, vita, poetica e opere., Appunti di Italiano

La vita, la poetica e la visione del mondo di Giovanni Pascoli, poeta italiano del Novecento. Si analizzano le tematiche e le soluzioni formali della sua poesia, caratterizzata da un linguaggio innovativo e da una visione del mondo frantumata e disgregata. Si evidenzia la sua formazione positivistica e la crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo. Si approfondisce la sua concezione della poesia come conoscenza prerazionale e immaginosa, che ha le radici nella cultura romantica, ma che Pascoli piega in direzione decadente.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 17/06/2022

ileanalatorre
ileanalatorre 🇮🇹

4.5

(2)

23 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Pascoli, vita, poetica e opere. e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI Pascoli è il poeta delle piccole cose, viste con lo sguardo ingenuo e innocente del “fanciullino”, l’immagine del cantore della campagna, degli affetti familiari, del dolore. Ma è anche un poeta inquieto, tormentato, morboso, visionario, che sa conferire intensità alla visione e alla sensibilità decadenti. È il poeta proteso verso il mistero che si cela oltre la realtà visibile, che sa caricare le cose più comuni e apparentemente insignificanti di sensi simbolici. Le soluzioni formali della poesia pascoliana sono innovative. -La sua sintassi frantumata esprime il rifiuto di una sistemazione logica e gerarchica del mondo, il prevalere di corrispondenze segrete fra le cose. -Dal punto di vista del lessico, offre una pluralità di livelli, che è una novità nella tradizione lirica italiana, dominata dal monolinguismo di ascendenza petrarchesca. -Anche la metrica, che è solo apparentemente tradizionale, in realtà sperimenta soluzioni personalissime. -Il verso, come la sintassi, è frantumato al suo interno. -Frequente è l’uso del linguaggio analogico, che accosta realtà lontanissime, generando una dizione poetica allusiva, suggestiva, che crea intorno alle parole un magico alone; così è spesso usato un procedimento caro alla poesia simbolista, la sinestesia, la fusione delle sensazioni, che evoca la misteriosa unità delle cose. Per tutti questi motivi, per le tematiche come per le soluzioni formali, Pascoli è un poeta che apre la strada alla poesia del Novecento. LA VITA Giovanni Pascoli nacque nel 1855 da una famiglia patriarcale di condizione abbastanza agiata. La vita del nucleo familiare venne sconvolta da una tragedia che segnò profondamente la vita del poeta, la morte del padre, a seguito della quale seguirono numerosi altri lutti. Negli ultimi anni della sua vita visse con le due sorelle Ida e Mariù, cercando di ricostruire quel “nido familiare” che i lutti avevano distrutto. Morì poi nel 1912. La chiusura gelosa nel “nido” familiare e l’attaccamento morboso alle sorelle rivelano la fragilità della struttura psicologica del poeta che cerca entro le pareti del “nido” la protezione da un mondo esterno, quello degli adulti, che gli appare minaccioso e irto di insidie. A questo si unisce il ricordo ossessivo delle morti, che inibiscono al poeta ogni rapporto con la realtà esterna e con l’altro. C’è in lui il desiderio di un vero “nido”, ma il legame con il “nido” infantile spezzato gli rende impossibile la realizzazione del sogno. Questa è una chiave per cogliere il carattere turbato, tormentato, morboso della poesia di Pascoli, carattere che si cela dietro l’apparenza dell’innocenza e del candore fanciulleschi, della celebrazione delle piccole cose, delle realtà più semplici e umili. Pertanto il suo era un animo turbato da oscure angosce e paure, minacciati dalla violenza nella società del tempo, angosce per la presenza ossessiva della morte. LA VISIONE DEL MONDO La formazione di Pascoli fu positivistica, dato il clima che dominava negli anni in cui egli compì i suoi studi. La cultura positivistica è ravvisabile nella precisione con cui egli usa la nomenclatura ornitologica e botanica, e le fonti da cui trae le osservazioni sulla vita degli uccelli, protagonisti di tanti dei suoi componimenti poetici; così come i temi astrali, che occupano un posto rilevante nella sua poesia. Ma in Pascoli si riflette anche quella crisi della scienza che caratterizza la cultura di fine secolo, segnata dall’esaurirsi del Positivismo e dell’affermarsi di tendenze spiritualistiche e idealistiche. In tal modo anche in lui cresce una sfiducia nei confronti delle scienze, anche per lui al di là dei confini raggiunti dalla scienza si apre l’ignoto, il mistero, l’inconoscibile, verso cui l’anima si protende ansiosa, tesa a captare i messaggi che ne provengono. Il mondo, nella visione pascoliana, appare frantumato e disgregato. Non esistono gerarchie d’ordine tra gli oggetti: ciò che è piccolo si mescola con ciò che è grande; il minimo, apparentemente trascurabile, può essere ingigantito come da una lente d’ingrandimento sino ad occupare tutto il quadro; e ciò che è grande può essere rimpicciolito. Tutto ciò si riflette sulla costruzione formale dei testi. Gli oggetti materiali presenti nella poesia pascoliana sono filtrati attraverso la visione soggettiva del poeta e si caricano così di valenze allusive e simboliche, essi rimandano a ciò che è al di là delle cose, diventando come messaggi misteriosi e affascinanti. Perciò, data la soggettivazione del reale, al preciso può accostarsi senza stridori né contraddizioni una percezione visionaria e onirica. Il mondo è allora visto attraverso il velo del sogno e perde ogni consistenza oggettiva. Si instaurano così legami segreti tra le cose, che solo abbandonando la visione razionale possono essere colti. Dunque, la conoscenza del mondo avviene attraverso strumenti interpretativi non razionali, che trasportano di colpo nel cuore profondo della realtà. La sfera dell’io si confonde con quella della realtà oggettiva, le cose si caricano di significati umani. Come si può dunque notare, la visione del mondo pascoliana si colloca entro le coordinate di una cultura decadente e presenta affinità con la visione dannunziana. LA POETICA Da questa visione del mondo trova la sua formulazione più compiuta il saggio “Il fanciullino”, pubblicato nel 1897. L’idea centrale è che il poeta coincide col fanciullo che sopravvive al fondo di ogni uomo: un fanciullo che vede tutte le cose “come per la prima volta”, con ingenuo stupore e meraviglia. Come Adamo, il poeta “fanciullino” dà il nome alle cose e, trovandosi come in presenza del “mondo novello”, deve usare una “novella parola”, un linguaggio che si sottragga ai meccanismi mortificanti della comunicazione abituale e sappia andare all’intimo delle cose. Si può, dunque, scorgere una concezione della poesia come conoscenza prerazionale e immaginosa, concezione che ha le radici nella cultura romantica, ma che Pascoli piega in direzione decadente. Grazie al suo modo alogico di vedere le cose, il poeta “fanciullo” ci fa sprofondare immediatamente “nell’abisso della verità”. → L’atteggiamento irrazionale e intuitivo consente, infatti, di cogliere l’essenza segreta delle cose, senza mediazioni. Inoltre il “fanciullino” scopre tra le cose una trama di rispondenze misteriose tra le presenze del reale che le unisce come in una rete di simboli e che sfugge alla percezione abituale. Il poeta appare come un veggente, dotato di una vista più acuta di quella degli uomini comuni, colui che può spingere lo sguardo oltre le apparenze sensibili, esplorare il mistero. Si nota, così, come anche la poetica pascoliana rientri all’interno dell’ambito decadente. Concezione della poesia “pura”: Per pascoli la poesia non deve avere fini estrinseci, pratici; il poeta non si propone obiettivi civili, morali, pedagogici, propagandistici. Tuttavia la poesia, essendo spontanea e disinteressata, può ottenere “effetti di utilità morale e sociale”. Il sentimento poetico, infatti, dando voce al “fanciullino” che è in noi, sopisce gli odi e gli impulsi violenti che sono propri degli uomini, induce alla bontà, all’amore, alla fratellanza, placa quel desiderio di accrescere i propri possessi che spinge gli uomini a sopportare a vicenda. Dunque nella poesia “pura” del “fanciullino”, è implicito per Pascoli un messaggio sociale, un’utopia umanitaria che invita gli uomini alla fratellanza. Il rifiuto della “lotta tra le classi” si trasferisce al livello dello stile. Pascoli ripudia il principio aristocratico del classicismo che esige una rigorosa separazione tra ciò che è alto e ciò che è basso. Ricchi di poesia non sono solo gli argomenti sublimi, ma anche quelli più umili. La poesia è anche delle piccole cose. È così che Pascoli porta alle estreme conseguenze la rivoluzione romantica, che estendeva il “diritto di cittadinanza a tutti gli elementi della realtà”. → Tra oggetti aulici e umili non vi è più conflitto ed esclusione, ma vi può essere pacifica convivenza. Per questo principio Pascoli si propone come cantore delle realtà umili e dimesse, scoprendo il loro valore segreto ed elevandole alla dignità che loro compete, sia come celebratore delle glorie nazionali ed evocatore dei miti e degli eroi classici. IL FANCIULLINO “UNA POETICA DECADENTE” pag 534. LE SOLUZIONI FORMALI Il modo nuovo di percepire il reale si traduce in soluzioni formali fortemente innovative.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved