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Giovanni Pascoli (vita, poetica e poesie), Appunti di Italiano

Descrizione della vita di Giovanni Pascoli, del suo pensiero, delle raccolte. In più ci sono le poesie con parafrasi e descrizione.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 11/07/2023

giorgiV
giorgiV 🇮🇹

2 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Giovanni Pascoli (vita, poetica e poesie) e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! • Giovanni pascoli nasce da una famiglia benestante e numerosa di 9 fratelli; • Il 10 Agosto del 1867 l’infanzia serena di Pascoli viene interrotta dalla morte del padre, ucciso da un colpo di fucile mentre faceva ritorno a casa. Assassino e movente non vennero mai scoperti. Negli anni successivi muoiono anche la madre e alcuni fratelli maggiori e a causa di difficoltà economiche si deve fare carico della famiglia. • Il nido familiare viene distrutto, lasciando nel poeta la nostalgia per la serenità perduta e la convinzione di vivere in modo ingiusto e minaccioso. I traumi subiti segnano anche le sue opere accanto al tema della natura e della campagna si accosta anche il tema della morte. • Dopo il collegio vince una borsa di studio e si iscrive alla facoltà di lettere a Bologna, dove diviene allievo di Carducci. • Il desiderio di una società migliore lo porta ad avvicinarsi agli ideali socialisti. Partecipando a manifestazioni contro il governo. Qui gli viene revocata la borsa di studio e viene arrestato. Grazie a Carducci viene liberato e riammesso in università, abbandonando per sempre la politica. • Dopo la laurea insegna nei licei di Livorno, Matera e Massa, e diventa un grande latinista, vincendo molti concorsi di poesia latina. • Vuole ricostruire il nido familiare, quindi va a vivere insieme alla sorella Ida e Maria. La sorella Ida si sposa e Pascoli vive questa situazione come un tradimento. Maria, invece gli rimane accanto per tutta la vita, e si trasferiscono insieme nella casa di campagna di Castelvecchio di Barga (Lucca). • Alla morte di Carducci prende la sua cattedra di letteratura italiana dell’Università di Bologna; • Pronuncia il discorso “La grande proletaria si è mossa” dove si dichiara a favore dell’impresa coloniale italiana in Libia. Sostiene che questa guerra sia necessaria per la sopravvivenza degli italiani, che dopo anni di sfruttamento, dovevano procurarsi terre fertili da cui trarre il proprio sostentamento. Inoltre il paese aveva bisogno di dimostrare il proprio valore militare e presentarsi forti come nazione agli occhi dell’Europa. Dominate è il tema patriottico. • Muore nel 1912 a causa di un tumore. LE OPERE • Nel 1891 pubblica la sua prima raccolta di brevi poesie Myricae. Le poesie sono umili e semplici, fatte di paesaggi di campagna e natura. I temi principali sono il nido, i paesaggi campestri e il lutto. • Nel 1897 pubblica “I Poemetti” essi sono suddivisi in due volumi: Primi Poemetti e Nuovi Poemetti: i temi sono la natura, il mistero del mondo, le figure femminili e il ritorno in patria dei migranti. Nei Poemetti Pascoli esorta ad apprezzare le cose semplici della vita e perseguire la pace sociale; • Nel 1903 pubblica la raccolta di poesie I Canti di Castelvecchio È considerato la continuazione di Myricae poiché tratta delle stesse tematiche ma in forma più ampia e distesa. I temi sono la famiglia, la natura e il nido familiare perduto. • Nel 1904 pubblica i “Poemi Conviviali” sono 20 lunghi componimenti in un unico volume. Si parla di miti antichi, riproposti in modo allusivo: Il sonno di Odisseo, Alexandros e L’ultimo viaggio. GIOVANNI PASCOLI IIIIIIIIIIIIII - X AGOSTO La poesia X Agosto è stata scritta in onore della morte del padre di Pascoli avvenuta la notte di San Lorenzo. Possiamo vedere che la X simboleggia la croce. San Lorenzo, Io lo so perché tanto di stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto: l’uccisero: cadde tra spini: ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell’ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l’uccisero: disse: Perdono; e restò negli aperti occhi un grido portava due bambole in dono… Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall’alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d’un pianto di stelle lo inondi quest’atomo opaco del Male! San Lorenzo, io so il motivo per cui così tante stele brillano e cadono nell’aria tranquilla, il motivo per cui nel cielo concavo risplende un pianto così grande. Una rondine stava ritornando al tetto, quando la uccisero e cadde tra le spine dei rovi. Nel becco aveva un insetto, che era la cena dei suoi rondinini. Ora è lì come in croce, che porge quel verme al cielo lontano e i suoi piccoli sono nell’ombra, che la aspettano e pigolano sempre più piano. Anche un uomo stava tornando al suo nido, quando lo uccisero. Prima di morire disse: «Perdono». Negli occhi aperti restò un grido. Portava in dono due bambole. Ora là, nella casa solitaria, la sua famiglia lo aspetta inutilmente. Egli immobile e stupito mostra le bambole a Dio. E tu, Cielo infinito e immortale, dall’alto dei mondi sereni, inondi di un pianto di stelle questo atomo opaco del Male! ANALISI La poesia fa parte della raccolta “Myricae”. È composta da 6 quartine e i versi sono decasillabi e novenari. Le rime seguono lo schema ABAB. 1 quartina: La poesia si apre con il poeta che osserva le stelle cadenti, che rappresentano per lui un pianto cosmico, poiché è un anniversario di dolore. 2 quartina: il poeta descrive l’uccisione della rondine mentre portava il cibo ai suoi piccoli nel nido ed è caduta tra i rovi. Essa è una metafora vuole dire che la rondine era l'unica fonte di sostentamento per i suoi piccoli, così come lo era il padre per lui. 3 quartina: il poeta descrive la rondine trafitta sui rovi spinosi con le ali spiegate quasi a croce, paragonando questa immagine a quella delle sue rondini che siedono invano in attesa del cibo. 4 quartina: descrive un uomo, suo padre, che è stato ucciso mentre tornava a casa portando con sé 2 bambole per le sue figlie; dicendo parole di perdono ai suoi assassini. La voglia di gridare resta negli occhi; 1 !!!!!! 5 quartina: Ora, nella casa solitaria, sia i piccoli della rondine che la famiglia di Pascoli aspettano invano il ritorno del genitore a casa. Il pover'uomo, con gli occhi pietrificati dalla morte, indica le bambole nel cielo, descritte dal poeta come molto distaccate e indifferenti al dolore umano. 6 quartina: E infine, dice che il cielo, visto come una divinità, versa grosse lacrime su questa piccola parte dell'universo, che è il regno del male. In questa poesia il dolore del poeta diventa il dolore di tutti. La poesia trasmette sentimenti tristi, malinconici per la distruzione di un nido familiare, unico rifugio in un mondo dominato dalla violenza e dalla malvagità umana che uccide creature innocenti. GELSOMINO NOTTURNO Gelsomino notturno fa parte della raccolta di poesie: “I canti”. È stata scritta da Pascoli in occasione del matrimonio dell’amico Gabriele Briganti. Il tema principale è: l’unione dei due sposi e il germogliare di una nuova vita. E s’aprono i fiori notturni, nell’ora che penso ai miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia. Sotto l’ali dormono i nidi, come gli occhi sotto le ciglia. Dai calici aperti si esala l’odore di fragole rosse. Splende un lume là nella sala. Nasce l’erba sopra le fosse. Un’ape tardiva sussurra trovando già prese le celle. La Chioccetta per l’aia azzurra va col suo pigolio di stelle. Per tutta la notte s’esala l’odore che passa col vento. Passa il lume su per la scala; brilla al primo piano: s’è spento... È l’alba: si chiudono i petali un poco gualciti; si cova, dentro l’urna molle e segreta, non so che felicità nuova. E si aprono i fiori notturni, nell’ora in cui penso ai miei cari. Sono apparse in mezzo ai fiori dei viburni le falene Già da un bel po’ sono cessati i gridi: soltanto là in una casa si parla piano. Gli uccelli nei nidi dormono sotto l’ala, come gli occhi degli uomini dormono sotto le palpebre. L’odore di fragole rosse si diffonde dai calici dei fiori aperti. Una lampada è accesa là nella sala. Cresce l’erba sopra le tombe. Un’ape in ritardo sussurra trovando già occupate le celle dell’alveare. L’ammasso delle Pleiadi [la Chioccetta] attraversa il cielo con il suo scintillio di stelle. Durante tutta la notte si diffonde l’odore dei fiori che passa con il vento. La lampada si vede passare su per la scala; brilla al primo piano: si è spenta… È l’alba: si chiudono i petali dei fiori un poco sgualciti; dentro l’ovario del fiore umido e nascosto si matura non so quale nuova felicità. !!!!!!!!!!!!!!!!! In questa poesia emerge il tema della natura, quello della sessualità,(immagine del fiore che apre il calice esalando il profumo di fragole…v9/10.) il tema funebre (farfalle crepuscolare—pensiero rivolto ai parenti morti) quello dell’esclusione (l’ape che giunta all’alveare, trova le celle occupate e resta esclusa). Già a partire dal titolo: “Il Gelsomino Notturno”, questa poesia dei riferimenti all’erotismo: mette in mostra quanto lui si sente estraneo ed escluso da questo tipo di piacere. Il tema sessuale viene sviluppato grazie ad una serie di immagini riprese dalla natura che in quel momento lo circonda. Come: "i fiori notturni” (v. 1), ovvero quei gelsomini che si aprono con il calare della notte per richiudersi poi con l'arrivo del sole, e in seguito le “farfalle crepuscolari” (v. 4), che anticipano il momento la sera, in cui è ambientata la poesia. Nella seconda e terza quartina esprimono la pace del momento in cui la sera sta arrivando, attraversata dall’attesa di qualcosa di misterioso che sta per giungere. “L’odore di fragole rosse” (v. 10) è appunto la sinestesia che Pascoli usa per alludere all’atto sessuale che il suo amico sta per compiere. Pascoli si sente come “ape tardiva” (v. 13) che, quando arriva trova tutto l’alveare occupato. E poi c’è il cielo e la costellazione delle Pleiadi (la “Chioccetta” del v. 15). Anche lo sguardo del poeta, triste, osserva le luci della casa che si accendono e si spengono, anche in camera da letto, dove la luce della lampada sta per spegnersi. Nell’ultima quartina la notte è passata, e la “felicità nuova” (v. 24), che allude alla futura gravidanza della moglie dell’amico, è la causa per cui i petali del gelsomino sono “un poco gualciti” (v. 22). La conclusione del Gelsomino raggiunge così il vertice dell’allusività erotica: il poeta è estraneo al ciclo della vita simboleggiato da “l’urna molle e segreta” (v. 23) del gelsomino.
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