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GIOVANNI PASCOLI: vita, poetica, opere, Sintesi del corso di Letteratura Italiana

Notizie biografiche, poetica, ideologia politica, temi della poesia pascoliana, soluzioni formali, raccolte poetiche e principali poesie per ognuna.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 03/05/2021

asia.micozzi
asia.micozzi 🇮🇹

4.3

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Scarica GIOVANNI PASCOLI: vita, poetica, opere e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! GIOVANNI PASCOLI Notizie biografiche Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Romagna nel 1855. Egli proviene da una famiglia molto numerosa della piccola borghesia, è il quarto di 10 figli. La vita serena della sua famiglia venne sconvolta da una tragedia: il 10 Agosto del 1867, giorno di San Lorenzo, Ruggero Pascoli fu ucciso a fucilate mentre tornava a casa dal mercato di Cesena, per ragioni ancora ignote. Probabilmente i sicari furono mandati da chi voleva subentrare nell’amministrazione di casa Torlonia. A seguito di questo tragico evento, il nucleo familiare si smembra e Giacomo, il fratello maggiore, diventa il padre di famiglia. La morte del padre, però, fu solo il primo di una serie di lutti che stravolsero la famiglia. Pascoli studiò presso il collegio degli Scolopi ad Urbino, dove ricevette una rigorosa formazione classica che costituì la base essenziale della sua cultura. Grazie alla generosità di Carducci, ottenne poi una borsa di studio presso l’Università di Bologna, dove frequentò la Facoltà di Lettere. Negli ambienti studenteschi bolognesi subì il fascino dell’ideologia socialista e partecipò a delle manifestazioni contro il governo: venne arrestato e dovette trascorrere alcuni mesi in carcere. Questa fu un'esperienza traumatica per il giovane Pascoli e determinò il suo definitivo distacco dalla politica militante. Riprese gli studi e si laureò con una tesi su Alceo. Intraprese subito dopo la carriera di insegnante liceale in diverse sedi italiane, fin quando nel 1905 subentrerà al maestro Carducci come insegnante di letteratura italiana presso la prestigiosa Università di Bologna. Chiamò a vivere con sé e due sorelle, Ida e Mariù, ricostituendo così quel “nido” familiare che i lutti avevano distrutto. Quando Ida si sposò, Pascoli visse il matrimonio della sorella come un tradimento, una profanazione della sacralità del “nido”. Trascorse i suoi ultimi anni di vita Castelvecchio di Barga, a contatto con il mondo della campagna. Gareggerà col maestro Carducci e con D’Annunzio nella funzione di poeta civile, vate. La malattia lo condurrà alla morte nel 1912. La visione del mondo di Pascoli è molto pessimista: ritiene che la vita sia un mistero, la terra un luogo dove regnano la prepotenza e la violenza di quegli uomini più forti che schiacciano i deboli.  Il rapporto con il Positivismo: possiamo affermare che Pascoli è figlio del Positivismo per l’uso della terminologia scientifica che percorre i suoi testi, moltissimi i termini botanici ed ornitologici. Questi, però, sono parole magiche che fungono da strumento al poeta per penetrare il fenomeno ed arrivare al noumeno (l’essenza) e per questo motivo possiamo parlare di crisi o superamento del Positivismo:in Pascoli si riflette quella crisi della scienza che caratterizza la cultura della fine dell’Ottocento. La fede nella scienza viene meno: non può rispondere ai grandissimi quesiti dell’uomo e al di là dei confini limitati raggiunti dall’indagine scientifica, si apre l’ignoto.  La religione non è la sua ancora di salvezza: a differenza di poeti come Manzoni, non si appiglia alla religione per uscire dalla sua visione pessimistica del mondo. Comunque, nei suoi versi troviamo la presenza della religione, ma è più che altro un desiderio, un anelito, un’aspirazione. Di Dio vi è in lui nostalgia, mai possesso.  Il mondo appare frantumato e senza gerarchie d’ordine tra gli oggetti: il grande è accanto al piccolo, l’umile è accanto al sublime. Per questo possiamo parlare di poetica degli oggetti. o Come disse Contini, Pascoli porta alle estreme conseguenze la poetica del Romanticismo estendendo la categoria del poetabile ad una realtà che è molto più vasta. Tra gli oggetti aulici ed umili, e tra le parole che li esprimono, non vi è più conflitto ed esclusione, ma vi può essere pacifica convivenza. Perciò Pascoli si propone sia come cantore delle realtà umili e dimesse, sia come celebratore delle glorie nazionali ed evocatore dei miti e degli eroi classici. Questa visione frammentata del mondo si riflette anche nella sua poetica, caratterizzata da soluzioni formali fortemente innovative che significheranno che il rapporto tra l’io e il mondo è un rapporto critico, non è più un rapporto tradizionale (Contini) La poetica Il fanciullino è un ampio saggio in cui Pascoli formula nella maniera più compiuta e sistematica la sua poetica, coerente alla sua visione del mondo. Il fanciullino è la parte più intima di noi, che conserva l'immaginazione, la meraviglia e l'ingenuità (queste tematiche sono leopardiane: Leopardi è una grande punto di riferimento per Pascoli). Non è un creatore di realtà, ma un novello Adamo che scopre una realtà preesistente e gli dà un nome preciso suggerito dalle scienze, come una formula magica che supera la stessa scienza per penetrare il il noumeno (l’essenza) che sta dietro all’apparenza. In questo scritto emerge il concetto di poesia pura, della quale, ancora una volta, il modello è Virgilio: una poesia spontanea e disinteressata, che rifugge da qualsiasi altro scopo, eccetto il cantare per cantare. Tuttavia, può ottenere “effetti di suprema utilità morale e civile”. Nella parte finale del Fanciullino, infatti, troviamo il concetto alla base del socialismo pascoliano: Pascoli, parlando di un Poeta che cantò per cantare - si riferisce a VIrgilio - afferma che questi voleva abolire la lotta tra le classi e la guerra tra i popoli. Nella poesia pura del Fanciullino è quindi implicito un messaggio sociale che invita alla fratellanza tra tutti gli uomini. Come disse Contini, Pascoli porta alle estreme conseguenze la poetica del Romanticismo estendendo la categoria del poetabile ad una realtà che è molto più vasta. Tra gli oggetti aulici ed umili, e tra le parole che li esprimono, non vi è più conflitto ed esclusione, ma vi può essere pacifica convivenza. Perciò, Pascoli non crede di cadere nell’incoerenza affermando che il fanciullino è sì colui che scopre con meraviglia i segreti del mondo, ma può anche diventare il vate che celebra le glorie della patria ed evoca miti ed eroi classici. L’ideologia politica: Pascoli fonde insieme socialismo umanitario e nazionalismo colonialistico Durante gli anni universitari Pascoli subì l’influenza delle ideologie anarco-socialiste. L’insofferenza ribelle nei confronti delle convenzioni e la protesta contro le ingiustizie avevano concrete motivazioni sociali:  avanzata della civiltà industriale moderna che toglieva prestigio alla cultura tradizionale umanistica privilegiando nuove competenze e nuovi saperi scientifici e tecnologici  la declassazione del ceto medio tra due poli, quello dei capitalisti e quello del proletariato Il giovane studente Giovanni Pascoli, proveniente dalla piccola borghesia rurale, del passato e impoverito, trasformava l’emarginazione di cui era vittima in rabbia e ribellione contro la società abbandonò presto ogni forma di militanza attiva, dopo aver trascorso mesi in carcere ed essere stato processato. Il socialismo a cui aderì Pascoli non era legato ad idee quali la lotta tra classi: il suo è un socialismo umanitario, che si configura come un appello alla bontà, all’amore, alla fratellanza e alla solidarietà fra gli uomini; voleva dire impegno ad alleviare le sofferenze e le miserie degli infelici e dei poveri. È influenzato da concetti cristiani quali la fede religiosa di Manzoni e suggestioni poetiche, come La Ginestra di Leopardi, che proponeva un’utopia sociale, la social catena. Per Pascoli le brutture del mondo potevano essere vinte dalla cooperazione tra gli uomini. Questo tipo di ideologie socialiste lo portano a:  rifiutare la militanza attiva, dopo aver trascorso mesi in carcere ed essere stato processato, in nome di questo senso della giustizia e fratellanza universale  sostenere il nazionalismo colonialistico italiano: Pascoli esaspera il tema del nido e lo trasferisce anche in ambito geografico e politico: il nido diventa anche la patria Italia, una nazione proletaria tra nazioni capitaliste, che non riesce, per la mancanza di risorse, a sfamare i suoi figli italiani, costretti ad emigrare e trovare una nuova terra dove fondare un nuovo nido. Il tema del dramma dell'emigrazione, come sradicamento dal nido, è molto caro a Pascoli: lo affronterà nella lirica Italy. Pascoli sostiene che l'Italia abbia il diritto sacrosanto di affrontare una guerra per sottomettere popolazioni considerate inferiori, in modo tale da risolvere il problema della povertà e della mancanza di risorse. É con queste motivazioni che nel saggio del 1911 La grande proletaria s’è mossa sostiene l’impresa libica che sta intraprendendo l’Italia. I temi della poesia pascoliana  Il nido, ovvero il luogo degli affetti, dei legami di sangue sentiti come qualcosa di viscerale che non può essere tradito, della presenza ancora viva dei cari deceduti. È uno spazio sacro, caldo e protettivo, dove le brutture del mondo non possono entrare: la nebbia e la siepe servono proprio a proteggere questo ambiente ovattato, dal quale Pascoli non se la sente di uscire. Infatti, non ebbe mai relazioni amorose: costruire un nuovo nido significava per lui tradire il vecchio. Nonostante questo limite del nido, che lo bloccò nello stato fanciullo, sa che il nido è l’orizzonte migliore esistente, che gli permette di raggiungere la vera verità.  Il dramma dell’emigrazione, come sradicamento dal nido, che si collega al sostenimento del nazionalismo colonialistico.  Le piccole cose e gli scenari campestri della natura  Il mondo ornitologico: nella lirica L’assiolo il protagonista è un rapace notturno, una sorta di gufo il cui verso chiù diventa voce misteriosa che il poeta va ad indagare.  Il mondo dei fiori: parlerà, ad esempio, di un gelsomino notturno dal profumo inebriante che ammalia ma subisce la violenza della fecondazione Il Pascoli che gode di maggior credito è il poeta decadente inquieto e tormentato:  È circondato dal mistero e carica le piccole cose di significati simbolici  Sente ovunque in ciò che lo circonda la presenza della morte. Ricorre spesso il tema del culto dei defunti: i cari defunti sono una specie di richiamo di coscienza contro la tentazione di abbandonare il nido, presenze inibitrici dell’eros.  L’eros viene considerato un atto di violenza che da una parte affascina, dall’altra sgomenta. Questo accade perchè le tragedie familiari hanno bloccato Pascoli nella condizione infantile  Trasfigura il reale in un clima visionario, sospeso tra realtà e sogno: le sue sorprendenti capacità visionarie gli permettono di farsi poeta dell’irrazionale. Le soluzioni formali Pascoli fu un poeta studiato molto da Gianfranco Contini. due donne secondo i topoi della donna angelicata e della donna demonio che aveva attribuito loro: Maria è esile, bionda, pallida mentre Rachele è bruna e ha gli occhi che ardono. o Nella 2°sezione c’è un flashback: le due donne ricordano il convento nella stagione primaverile (“d’odor di rose e di viole a ciocche” allusione all’impreciosne di Leopardi) rievocando delle immagini:  le vesti bianche delle educande che invadevano gli orti come delle macchie  il rumore delle gonne sbattute nel vento mentre si correva  i fiori della digitale purpurea che sono personificati e assomigliano a dita piene di sangue. Le suore avevano vietato alle fanciulle di accostarsi a quei fiori velenosi o Nella 3°sezione Rachele confessa a Maria di aver provato la digitale purpurea, un fiore dolce ma che le ha corrotto l’anima e la sta portando alla morte. Il fiore è il simbolo dell’esperienza illecita e irrazionale di Rachele. Pascoli, nella raccolta del fiore da parte della fanciulla, allude ad o un’esperienza erotica o ad un'esperienza artificiale (forse aveva provato una sostanza stupefacente che l'aveva condotta alla dipendenza). In entrambi i casi Rachele è completamente persa: sta morendo dentro.  Italy è un componimento molto lungo, il cui titolo allude ad una poesia dedicata alla nostra Italia. o Il tema centrale è il dramma dell'emigrazione, come sradicamento dal nido. Pascoli esaspera il tema del nido e lo trasferisce anche in ambito geografico e politico: il nido diventa anche la patria Italia, una nazione proletaria tra nazioni capitaliste, che non riesce, per la mancanza di risorse, a sfamare i suoi figli italiani, costretti ad emigrare e trovare una nuova terra dove fondare un nuovo nido. Pascoli sostiene che l'Italia abbia il diritto sacrosanto di affrontare una guerra per sottomettere popolazioni considerate inferiori, in modo tale da risolvere il problema della povertà e della mancanza di risorse. Pascoli racconta la storia di una famiglia di emigranti italiani, che si sono recati in America, oltreoceano, senza sapere la lingua, spinti dalla disperazione. Questa scelta ha comportato lo sradicamento dal nido. In questa poesia, suddivisa in sezioni come un racconto, Pascoli narra il ritorno della famiglia in Toscana, dovuto alla necessità di curare la loro bambina, malata di tisi. La protagonista è proprio la figlia Maria, il cui nome è stato americanizzato in Molly. Ella non ritrova in italia nulla di quello che i suoi genitori hanno nel cuore: per loro l'Italia è il nido, ma non per lei. Tra Molly e sua nonna nasce un rapporto viscerale: Pascoli si sofferma molto su questo rapporto che nasce da zero e piano piano si evolve. Alla fine della storia la bambina riesce a guarire, ma sua nonna passa a vita migliore: l’autore sottolinea la complementarietà del loro rapporto. o Il componimento è molto importante dal punto di vista linguistico: è il primo componimento italiano in cui compare la lingua straniera, l'inglese, che, secondo Contini, appartiene al livello linguistico post-grammaticale. Quello utilizzato da Pascoli, è un inglese deformato, italianizzato: compaiono termini come scrima (ice cream), o checce (cakes). o L’autore affronta il tema della lingua come carattere identificativo di un individuo: Pascoli sostiene che chi non parla bene nessuna lingua non appartenga a nessun mondo. Per questo motivo l’emigrante è uno sradicato, probabilmente non ha nido né in Italia né in America. o Gli stessi temi vengono affrontati anche nel saggio La grande proletaria s’è mossa  La vertigine è un componimento contenuto nella raccolta poetica dei Poemetti. Pascoli dimostra di aver preso come modelli: o Dante : la poesia è in terzine dantesche con rime incatenate o Leopardi , poeta cosmico e astrale che Pascoli sceglie di seguire anche se accusa e prende le distanze dall’indeterminatezza del suo linguaggio. Leopardi, in particolar modo ne L’Infinito e ne La ginestra, concepiva l’indeterminatezza e l’infinità dello spazio e l’eternità del tempo attraverso suggestioni uditive e visive, utilizzando l’immaginazione. Tuttavia, nel percepire il vuoto, provava un brivido, una vertigine (ove per poco il cor non si spaura). Nel 1911 Einstein pubblicò il suo saggio sulla relatività in cui affermava che il tempo e lo spazio sono categorie non oggettive. Questo studio scientifico influenzò molti intellettuali del tempo, tra cui Pascoli stesso. Il tema centrale è la kenofobia (dal greco kenos: vuoto): la paura del vuoto e della vertigine. Pascoli propone il ribaltamento della prospettiva geocentrica (già largamente condivisa e diffusa sia nella mentalità collettiva che nella poesia italiana): la rivoluzione copernicana ha permesso all’uomo di scoprire nuovi orizzonti ma anche di perdere tante certezze. Lo schema della teoria geocentrica era già stato rotto da Leopardi il quale riteneva la terra un granellino di sabbia in confronto all'infinità dell’universo. Nonostante la kenofobia, possiamo notare anche un sorta di attrazione per il vuoto: sono, quindi, sensazioni contrastanti.  Nel trafiletto iniziale Pascoli scrive che nella poesia egli racconterà di un fanciullo, il fanciullino pascoliano, che vuole proporre il ribaltamento della prospettiva geocentrica  Nella 1° sezione il poeta con un’apostrofe si rivolge agli uomini. Se egli guarda all’umanità cresce nel suo cuore una grande paura, prova la kenofobia, in quanto gli uomini: o cadono a precipizio (pre caput= testa in avanti) in uno spazio infinito e in un eterno vento o non sono radicati a terra come il bosco, il mare e il vento ma pendono a testa in giù o pensano che rimarranno fermi sulla terra invece che si muove, è senza forma ed è circondata dal buio (informe oscurità volante) Pascoli poi accusa l’antropocentrismo (come Leopardi) e critica l’homo erectus per il suo atteggiamento. Quando pensa all’abisso in cui è dispersa la terra in cui brillano tante costellazioni, come quella di Vega, è preso da un brivido, ha la paura del vuoto: per non essere inghiottito dal cielo infinito cerca di aggrapparsi a qualcosa di concreto come una roccia, un albero, uno stelo.  Nella 2°sezione Pascoli ripropone il tema del nido: come uscire dal nido significa esporsi ai rischi e ai pericoli del mondo, uscire nello spazio infinito significa non avere certezze, essere in balia dell’universo senza protezioni, essere sospesi e inghiottiti dal buio che ci circonda (il cielo è descritto con la metafora immenso baratro di stelle che gli dà bellezza e consistenza anche se nella realtà è immenso e sconosciuto). Sta sveglio, non riesce a dormire poiché sente nel cuore il vento del movimento terrestre. Ha paura dello sguardo terrificante della costellazione dell’orsa maggiore (è personificata e ha 2 grandi occhi). La paura di Pascoli è quella di precipitare di attimo in attimo e, cadendo, vedere da vicino le costellazioni. Il precipitare fa paura ma, al tempo stesso, è annullamento delle sensazioni. Nella parte finale fa una speculazione metafisica intorno alla figura di Dio : Pascoli spera non di precipitare all’infinito ma di trovare un punto d’arrivo cioè Dio. Tuttavia per il poeta Dio non è una conquista, non ha le stesse certezze religiose di Manzoni; Dio resta solo un’aspirazione per risolvere le sue paure e contraddizioni. 3. I Canti di Castelvecchio Questa raccolta risale al 1903. Come lo stesso Pascoli puntualizza nella prefazione, sono una continuazione di Myricae. Non a caso, quindi, ritornano i temi della vita di campagna e della bellezza della natura. Troviamo, inoltre:  il tema del culto dei morti: i cari defunti sono una specie di richiamo di coscienza contro la tentazione di abbandonare il nido, presenze inibitrici dell’eros.  il tema dell’eros: un atto di violenza che da una parte affascina, dall’altra sgomenta. Le tragedie familiari hanno bloccato Pascoli nella condizione infantile  Il gelsomino notturno è un atto di omaggio per le nozze del suo amico Gabriele Briganti. o Il titolo della poesia è il nome di un fiore bianco dal profumo di fragole rosse, che è chiuso di giorno per poi sbocciare durante la notte. o In un'atmosfera notturna e silenziosa, l’autore parla a. di questo fiore, simbolo della sensualità, invito all’eros b. di una casa in cui splende un lume, che dal salotto passa alla scala, poi al primo piano e infine si spegne: con dei puntini di sospensione, Pascoli lascia ai lettori l’immaginazione della prima notte di nozze del suo amico. o C’è un ellissi: non viene raccontato più nulla fino a quando è di nuovo l’alba, si chiudono i petali del gelsomino notturno, un poco gualciti, e nell’aria c’è una felicità nuova. Pascoli allude al mito della fecondazione: durante questa prima notte di nozze è stato concepito il primogenito di Gabriele Briganti, Dante Giovanni. o Il discorso è costruito su due piani narrativi che si intrecciano continuamente, con nessi logici spesso omessi 1. quello umano 2. quello vegetale La poesia è quindi costruita sull’analogia: queste due realtà sono molto distanti tra loro. o I temi affrontati sono:  l’eros: un atto di violenza che da una parte affascina, dall’altra sgomenta. Le tragedie familiari hanno bloccato Pascoli nella condizione infantile e per questo motivo ha un legame viscerale con il nido e si autoesclude dal rito della fecondazione  la presenza viva dei cari defunti: sono una specie di richiamo di coscienza contro la tentazione di abbandonare il nido, presenze inibitrici dell’eros  La mia sera Il titolo del componimento, in maniera particolare l’aggettivo possessivo mia, ci suggerisce che nella lirica sarà centrale il tema autobiografico: questo testo è come uno specchio in cui si riflette la vita del poeta. Il tema centrale è la sera come metafora esistenziale dell’età matura del poeta, ormai sereno. La lirica è costruita su un’analogia che lega una situazione metereologica e la vita familiare di Pascoli sconvolta da grandi sofferenze. Durante il giorno si scatena una forte tempesta, con lampi e tuoni, mentre alla sera il cielo torna sereno e regna la pace; così accade anche nella vita del poeta: al giorno, immagine dell'età infantile sconvolta da grandi sofferenze, subentra la sera, l'età matura, ormai serenza in quanto il tempo e la saggezza hanno alleviato il dolore.  Ribadisce il concetto una seconda analogia, che lega le rondini alla figura del poeta: così come le rondini a causa della tempesta scoppiata durante il giorno non hanno potuto godere del cibo e la loro fame rende più gustosa la cena, allo stesso modo Pascoli non potè godere della felicità a causa dei lutti che sconvolsero la sua infanzia, il giorno della vita, ma ora, in età matura, la sua esistenza è più serena, la sera è quindi limpida. Durante questa sera, il don onomatopeico del suono delle campane, provoca un’ipnosi che spinge il poeta ad intraprendere un viaggio nel passato, una regressione all'infanzia, che si conclude con l’annullamente nel grembo materno. a. L’aspetto fonico è molto interessante: il suono che Pascoli utilizza rimanda ai valori simbolici della visione decadente, in cui c’è una fitta rete di corrispondenze al di là dei fenomeni, che solo il poeta veggente è in grado di decifrare b. La presenza vivida della madre è molto ingombrante nella vita del poeta: da un lato è la mediatrice che rende il pensiero della morte agrodolce, dall’altro gli permette di regredire all’infanzia e quindi allo stesso tempo gli impedisce di creare un legame adulto con il mondo e con l’altro sesso. La mia sera è contemporanea a La sera fiesolana di D'Annunzio, presente in Alcyone. 1. I due poeti hanno una concezione diversa della sera:  D’Annunzio nella Sera fiesolana descrive la sera umanizzata: è una donna affascinante dalle vesti profumate, dagli occhi umidi e dalla pelle color perla. Nell’ultima strofa egli parla della morte della sera nella notte senza un sentimento tragico e drammatico. Per D’Annunzio la sera non è una metafora esistenziale, anzi vede la sua morte nella notte come una nuova occasione per assaporare nuovi piaceri.  Per Pascoli la sera è la metafora esistenziale della sua età matura, quando è ormai sereno. 2. Inoltre, Pascoli fa delle scelte formali molto diverse da quelle di D’Annunzio aveva scelto di usare nella sua Sera fiesolana:  D'Annunzio ha articolato la sua poesia in 3 strofe, non ha usato la punteggiatura e ha inserito un ritornello che riproponeva il motivo francescano di lode e armonia con la natura  Pascoli ha articolato la sua poesia in 5 strofe di 8 versi, i cui i primi sette sono novenari e l’ultimo è un senario in rima alternata. Tuttavia egli rompe la tradizione inserendo i puntini di sospensione e il linguaggio pregrammaticale ricco di onomatopee. I critici hanno notato delle somiglianze con due componimenti di Giacomo Leopardi: 1. La sera del dì di festa 2. La quiete dopo la tempesta: è un componimento che, insieme al Sabato del villaggio, costituiva il dittico del borgo. Nella poesia Leopardi affronta il tema del piacere: la felicità è vista come sola cessazione del dolore o del timore. Pascoli riprende il discorso tematico e descrittivo del paesaggio afflitto da effetti atmosferici da Leopardi ma piega la sua poesia alla poetica del decadentismo: i fenomeni della natura sono forieri di messaggi nascosti che solo il fanciullino, grazie alla sua curiosità e meraviglia, può capire e dare a ciascuno un nome preciso (è la formula magica che permette di penetrare l'essenza dei fenomeni). 4) I Poemi conviviali È una raccolta poetica composta nel 1904 così intitolata poiché era comparsa nella rivista “Il Convito”. Pascoli si iscrive nel gusto estetizzante e prezioso del decadentismo e recupera personaggi e fatti del mito e della storia antichi. Ad esempio ne “L’ultimo viaggio” compendia la tradizione omerica con la concezione dantesca del mito di Ulisse.  Alexandros È una poesia-racconto di Pascoli contenuta nella raccolta poetica dei “Poemi conviviali”. È composta di 6 strofe numerate in terzine dantesche a rime incatenate (come nei “Poemetti”). Al centro del componimento vi è la figura di Alessandro Magno, colui che per primo riuscì a creare il 1° impero universale: Pascoli recupera il mito classico analizzandolo in chiave moderna. Infatti inserisce in Alessandro il dramma dell’uomo moderno di voler possedere il dominio e la conoscenza totale sulla realtà. Pascoli, rifiutando il Positivismo, sa che non è possibile all’uomo possedere una conoscenza assoluta della realtà pertanto proietta nel protagonista l’ansia e i dubbi che gli appartengono. Nelle prime 4 strofe Alessandro Magno fa un discorso alla sue truppe, è egli che parla e che dà la sua versione dei fatti. Nelle ultime 2 strofe Pascoli interviene e, inserendo elementi tipici della sua poetica, fornisce al lettore le chiavi di lettura per comprendere la sua opera.  Nella 1°strofa Alessandro invita il suo araldo a suonare la tromba dal momento che egli e le sue truppe, dopo aver conquistato tutto il mondo, sono giunti alla fine della loro impresa: si trovano infatti all’estremo confine orientale della terra (agli antipodi di Ulisse che era giunto alle colonne d’Ercole, estremo confine occidentale). Non resta loro altra terra da conquistare se non la luna che è caratterizzata
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