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Naturalismo e Verismo in Italia: Luigi Capuana e Giovanni Verga, Dispense di Italiano

Storia della Letteratura EuropeaStoria della Letteratura Italiana ModernaStoria della letteratura francese

Il naturalismo francese e il verismo italiano attraverso la figura di luigi capuana e giovanni verga, due letterati italiani che desideravano rinnovare la forma tradizionale del romanzo con un aspetto realista. Capuana e verga, definiti 'veristi', condividevano consigli letterari per seguire gli ideali naturalisti francesi, criticando la cultura del loro tempo. Tuttavia, i veristi accettavano solo alcuni aspetti del naturalismo e ne rifiutavano altri, come la scienza e l'idea che la letteratura possa cambiare la realtà. Una dettagliata descrizione biografica e letteraria di capuana e verga, inclusi i loro interessi letterari, le loro opere e le loro influenze reciproche. Il testo illustra come i due autori catturarono i nuovi aspetti del naturalismo francese e come si distingueranno dal naturalismo vero e proprio.

Cosa imparerai

  • Come i veristi italiani, Capuana e Verga, hanno contribuito al Naturalismo francese?
  • Come i veristi si sono distinti dal Naturalismo vero e proprio?
  • Come i due autori si sono influenzati reciprocamente?

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 24/11/2022

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4.7

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Scarica Naturalismo e Verismo in Italia: Luigi Capuana e Giovanni Verga e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! 1. NATURALISMO IN ITALIA: VERISTI ITALIANI LUIGI CAPUANA E FEDERICO DE ROBERTO Naturalismo francese e verismo italiano Il Naturalismo francese viene diffuso in Italia da Capuana, Verga e De Roberto che avevano il desiderio di rinnovare la forma tradizionale del romanzo per donargli un aspetto realista, desiderando la verità. Questi tre letterati che venivano definiti ‘veristi’ erano amici e condividevano spesso tra loro consigli letterari per seguire al meglio gli ideali naturalisti francesi criticando la cultura del loro tempo. I veristi condividevano però solo alcuni aspetti del Naturalismo mentre ne rifiutavano altri: accettavano il fatto di rappresentare le condizioni di tutte le classi sociali e la narrazione impersonale, mentre rifiutavano la scienza e l’idea che la letteratura possa essere un’occasione per cambiare la realtà. Luigi Capuana Capuana fu il primo a cogliere i nuovi aspetti del naturalismo francese che fu affascinato dai testi di Zola così come Verga. Nacque nel 1839 a Catania da una famiglia agiata. Fin da piccolo dimostrò di avere grande interesse per la letteratura ma anche per il teatro e le scienze e dopo aver interrotto i suoi studi di giurisprudenza decise di seguire le proprie ambizioni letterarie trasferendosi a Firenze conoscendo così Verga. Diventò ben presto un critico letterario e teatrale. Scrive Giacinta, un romanzo verista mentre coltiva anche un interesse per il genere fantastico e folclore scrivendo fiabe di ambientazione siciliana. A causa dei problemi economici cominciò a scrivere e pubblicare in modo persistente, muore poi a Catania nel 1915. 2. GIOVANNI VERGA Vita e opere Per Verga la Sicilia è la terra in cui è cresciuto e che gli ha donato la sua formazione intellettuale, culturale e umana ma allo stesso tempo è colei che ha fermato le sue ambizioni, infatti quando capisce che la sua strada è la letteratura decide di trasferirsi nelle città del nord in cui le idee letterarie sono avanzate, come Firenze e Milano dove si afferma come autore di romanzi. All’inizio delle sue opere la Sicilia non viene mai raccontata ma al contrario vengono raffigurate appunto le città del nord e ambienti borghesi con drammi sentimentali. Successivamente ricomincia a scrivere della sua città natale, dei suoi paesaggi e della sua realtà misera e ben presto questi romanzi diventarono i suoi più grandi libri veristi. Si trasferisce di nuovo in Sicilia in cui rimane fino alla sua morte e questo suo ritorno è definito come un naturale ricongiungimento alle fonti della sua formazione. Nacque a Catania nel 1840 da una famiglia di origini nobili antiborbonica con una condizione economica non buona ma nonostante ciò ebbe comunque una formazione letteraria da maestri privati che trascuravano le regole grammaticali e questo gli provocò vari problemi nella prima fase della sua carriera. Diventa poi parte della Guardia Nazionale per consolidare lo Stato unitario dell’Italia. La sua produzione letteraria comincia a 17 anni con un romanzo storico e continua con altri romanzi storici-patriottici ma anche romantici e passionali che presentavano un linguaggio incerto. Per migliorare quindi la sua scrittura decide di cambiare aria e proprio in questo periodo si trasferisce a Firenze dove frequenta ambienti intellettuali e conosce Capuana poi a Milano, vive varie relazioni amorose e anche clandestine ma non si impegna mai in modo serio e stabile. Dovendosi confrontare con vari autori nasce in lui l’esigenza di avere una stabilità economica che gli possa permettere di vivere bene e perciò in molte delle sue opere ci sono riferimenti al denaro Le opere veriste La sua letteratura cambia quando scrive Nedda la prima opera di ambiente siciliano e campagnolo diversa dalle altre che però nonostante sia una innovazione, presenta ancora una narrazione tradizionale con un narratore onnisciente. La vera svolta arriva quando scrive Rosso Malpelo la sua prima opera verista in cui la narrazione viene affidata a voci del popolo ispirandosi a Zola, e l’interesse verso questo nuovo genere di ambientazione siciliano viene favorito dalla questione meridionale di quel tempo, nonostante ciò questa non viene definita una svolta totale poiché Verga continua a scrivere opere tradizionali. L’autore inizia a pubblicare varie novelle in raccolte che gli permettono un guadagno e tra queste ritroviamo: Vita dei campi e Novelle rusticane. Successivamente decide di trasformare la novella in romanzo scrivendone uno che si intitolava I Malavoglia che sarebbe dovuto essere uno dei cinque romanzi della raccolta de I Vinti ma questo progetto non fu mai portato a termine. Dopo l’insuccesso de I Malavoglia l’autore ricominciò ad accontentare il pubblico scrivendo altre opere di ambiente borghese e dedicandosi anche al teatro nei suoi ultimi anni. Ritorna poi in Sicilia in cui le sue idee politiche si sviluppano schierandosi con il nazionalismo e approvando il fascismo, muore poi nello stesso anno.
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