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giovanni verga contesto storico vita e opere, Schemi e mappe concettuali di Letteratura Italiana

giovanni verga contesto storico vita e opere

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2019/2020

Caricato il 19/01/2023

antonellaschettino8
antonellaschettino8 🇮🇹

5

(5)

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica giovanni verga contesto storico vita e opere e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! VERISIMO: A partire dalla seconda metà dell’Ottocento in tutta Europa, complice la crisi dei valori del Romanticismo, si diffonde una nuova corrente letteraria, il Realismo, che in filosofia prende il nome di Positivismo, nella letteratura italiana Verismo e in quella francese Naturalismo, termini diversi per indicare una corrente più realista e oggettiva rispetto alla precedente. Per i naturalisti come per i veristi il genere letterario di riferimento è il romanzo in grado di rappresentare la realtà per quella che è, nuda e cruda, senza filtri, scompaiono le immagine romantiche e idilliache della natura. Per comprendere il bisogno dei poeti di creare una letteratura di maggiore contatto con la realtà, è importante inquadrare il contesto storico. L’Europa infatti aveva vissuto da poco i moti del ’48, che erano stati un fallimento, lasciando l’Italia insoddisfatta dell’operato di Cavour e Mazzini. Ma questi non sono solo gli anni della crisi politica; si sviluppa la fede nel progresso, nascono nuove industrie e vengono fatte scoperte importanti come la macchina a vapore. In italia il verismo ha il suo centro a Milano, dove in quegli anni operava Verga, il massimo esponente del verismo italiano, insieme a Federico de Roberto, autore de “I Viceré“, Luigi Capuana, autore del saggio Gli ismi, il primo a teorizzare il Verismo. Come qualsiasi altra corrente letteraria anche il verismo ha le proprie caratteristiche: impersonalità del narratore o eclissi dell’autore (la mano dello scrittore deve essere invisibile, non può influenzare il lettore con il suo punto di vista), uso del discorso diretto o discorso indiretto libero; descrizione approfondita dell’ambientazione e dei personaggi; uso di un linguaggio semplice e popolare, con l’uso del dialetto e di proverbi, attenzione alla difficile vita di chi vive in miseria e cerca di migliorare la propria condizione disagiata, riferimenti al contesto storico-culturale, i protagonisti rappresentano le classi sociali più umili: contadini, pescatori, muratori ecc., pessimismo. DIFFERENZE TRA VERISMO E NATURALISMO: i romanzi naturalisti vogliono raccontare i problemi della società, mostrando però fiducia nella possibilità di superarli; i romanzi veristi invece si limitano a raccontare la realtà così com’è, senza la possibilità di un riscatto sociale; i romanzi naturalisti sono rivolti a tutto il popolo, con un carattere nazionale; i romanzi veristi invece sono rivolti solo ad una parte della società, hanno un carattere locale, che non coinvolge la nazione. i romanzi naturalisti ha una visione ottimistica della vita, legata al progresso e allo sviluppo; i romanzi veristi invece hanno una visione pessimistica, dove il cambiamento è portatore solo di sventure; il linguaggio utilizzato dai naturalisti è semplice ma corretto, senza l’uso del dialetto; il linguaggio dei veristi invece è spesso dialettale poiché deve rappresentare la bassa società. GIOVANNI VERGA 1840-1922 Verga è un autore impegnato, nonché il protagonista della letteratura italiana del secondo ottocento, gli elementi che caratterizzano il suo profilo letterario, sono due: l’abbondanza di materiali sopravvissuti in termini di note, abbozzi, carteggi che consentono un accesso privilegiato per la comprensione delle sue opere e l’importanza delle dinamiche di mercato, si tratta del primo classico che cede al mercato editoriale. Nelle sue opere lo sguardo è rivolto alla società italiana del tempo, si tratta però di uno sguardo lucido a tratti pessimista, di fatto i suoi testi riflettono la realtà senza alcun filtro, la scrittura è sincera e fedele al contesto, sintomo che Verga ha imparato dalle lezioni, dall’esperienze del naturalismo francese (Zola e Flaubert). BIOGRAFIA: nato a Catania nelle campagne siciliane, studia nelle scuole private e si interessa subito alla letteratura, a 17 anni esordisce con un romanzo storico “amore e patria” (1857) che narra in 35 capitoli la lotta politica dei patrioti americani in cui inserisce però anche una storia d’amore. I suoi interessi storici continuano anche dopo, infatti successivamente alla spedizione dei mille (186-61), scrive “carbonari della montagna” (1861-62) in cui viene messo sotto accusa Ferdinando 4 di borbone e le sue mancate promesse ai carbonari calabresi, ma il testo allude anche a un altro tradimento quelli di Napoleone 3 in occasione del trattato di villafranca (1859); i romanzi storici si chiudono con “sulle lagune” (1863) che racconta della storia di un soldato ungherese e di una donna veneziana sullo sfondo dell’occupazione austriaca. Nel 1869 si trasferisce a Firenze (capitale italiana dal 1865-71), luogo in cui è nata la lingua dei letterati, dei poeti cioè il fiorentino, qui scriverà il suo primo romanzo epistolare che farà acquisire a Verga una prima popolarità “storia di una capinera” in cui riprende temi già affrontati nella narrativa dell’800, ad es da manzoni, la storia è quella di una monacazione forzata di una ragazza Maria per ragioni economiche, che successivamente ritorna dalla sua famiglia dove si innamora del ragazzo promesso alla sorellastra, per poi essere ricondotta in convento dove impazzirà e morirà. Dopo il primo successo Verga decide di trasferirsi a Milano dove il mercato editoriale è più solido e qui vivrà per tutto il 20ennio successivo, frequenterà i salotti milanesi dove incontra De Amicis e i maggior interpreti della scapigliatura. A Milano pubblica un progettò a cui lavorava da tempo “eva” (1873) la storia di una ballerina di cui si innamora Enrico, pur sapendo che il loro amore è impossibile, in realtà i due si innamoreranno ma la vita monotona non piace a eva e i due finiscono per lasciarsi, eva ritorna ad incarnare la femme fatale infatti fa innamorare di lei il conte silvani, preso dalla gelosia enrico e il conte si sfidano al duello, dove avrà la meglio il primo, nonostante ciò enrico ritorna in sicilia dove morirà di tubercolosi e logorato dal ricordo di eva. Oltre alla storia d’amore c’è un secondo piano cioè la riflessione di verga sulla condizione dell’arte nella società contemporanea. Nei due anni successivi alla pubblicazione di eva, escono ancora due romanzi mondani che sono “tigre reale” “eros”. La svolta di Verga arriva finalmente con “Nedda”(1874) in cui ritorna al ambiente siciliano e ai torni paternalistici, la storia dolorosa di nedda colpisce i lettori milanesi: Nedda è già una vinta (anticipa questo ciclo che proseguirà con padron n’toni titolo provvisorio prima dei i malavoglia) è una ragazza senza padre, raccoglitrice di olive che cura la madre ammalata e vive di umiliazione e rassegnazione. Quando la madre muore, Nedda incontra un giovane ragazzo Janu e da questo amore nasce una bambina gracile che morirà presto, quando il padre, già ammalato, si rompe la schiena cadendo da un albero. Già nel 1878 verga ha in mente di scrivere romanzi che verranno raccolti in cicli: “la vita dei campi” (a partire dal 1880) e ”il ciclo dei vinti“(a partire dal 1881). Seguirà nel 1883 le “Novelle rusticane”. Nel 1891 Verga prese la decisione di ritornare in sicilia, e raggiunta la tranquillità economica, si apre alla stagione del teatro, all’adattamento teatrale delle sue novelle: come quella “lupa” oltre al teatro si occuperà delle riedizioni di vita dei campi e novelle rusticane. VITA DEI CAMPI: ciclo di novelle apparse a milano nel 1880 rappresenta la svolta verso il verismo è costituita da 8 romanzi: fantasticheria, jeli il pastore, rosso malpelo, cavalleria rusticana, la lupa, l’amante di gramigna, guerra di santi, pentolaccia. I protagonisti dei racconti sono per lo più appartenenti alle classi sociali più umili della società siciliana. in questi romanzi la componente idilliaca e nostalgica di nedda scompare per dare posto alla sofferenza e alla durezza, si tratta tutte di parabole segnate da fatica e dolore. Di questo ciclo il romanzo più famoso è sicuramente rosso mal pelo in cui sin dalle prime righe, nell'assunzione di un'ottica popolare di superstizione e condanna, comincia a intravedersi quella scomparsa dell'autore, elemento caratterizzante della scrittura di Verga. Lo sguardo è ora interno alla comunità di cui fanno parte i personaggi, a cui verga delega la narrazione (verga si esprime come se fosse un popolano). A completare il quadro offerto dalle novelle di Vita dei campi, la scelta di una lingua che riprende in funzione mimetica stato individuato e forse ucciso, Peppa scappa e raggiunge Gramigna sui monti. Lo trova e lo aiuta nella fuga finché vengono entrambi catturati. Liberata, si rinchiude in casa della madre con il figlio avuto dal brigante. Alla morte dell'anziana donna, Peppa si reca nella città in cui era imprigionato Gramigna, dopo aver lasciato il figlio in orfanotrofio. Qui lavora come sguattera, anche dopo aver saputo che il brigante era stato portato di là del mare. Guerra di santi: racconta la guerra sorta tra gli abitanti di due quartieri di un paese a causa della processione di San Rocco. Gli abitanti del quartiere di San Pasquale, invidiosi del successo della processione di San Rocco, cominciano ad osannare l'altro santo suscitando, così, una zuffa tra i devoti. Due fidanzati, poiché appartengono ai due quartieri rivali, rompono il fidanzamento. La carestia, il colera e la siccità colpiscono poi il paese e il popolo si affida ai propri santi protettori per fronteggiare l'emergenza. Si pregano persino i santi del quartiere nemico. Pentolaccia: Pentolaccia era un pover’uomo siciliano che voleva sposare Venera a tutti i costi, nonostante i consigli della madre che la vedeva come una poco di buono. Egli la sposò lo stesso, e ciò costrinse la madre ad andare via di casa, morendo poco dopo col rammarico di ciò che suo figlio avrebbe passato al fianco di quella donna. Tutto il paese, infatti, parlava di lei e della sua relazione con don Liborio, un anziano medico e amico di famiglia. Nel paese si era sparsa la voce della relazione extra coniugale così quando pentolaccia torna a casa e trova il medico lo minaccia di non farsi più vedere, il medico non gli diede tanto corda, convinto fosse solo una cosa passeggera. Il giorno dopo, Pentolaccia tornò a casa due ore prima del previsto e, sentendo i passi del medico sulla via di casa, si nascose dietro la porta e al momento opportuno lo colpì con una stanga in testa, uccidendolo. Così Pentolaccia finì in prigione. Il come, il quando ed il perché: (La storia è molto diversa da quelle precedentemente narrate nella raccolta poiché non è più ambientata nelle campagne del sud Italia, ma in un centro urbano e i protagonisti della vicenda fanno parte della ricca borghesia lombarda, ricordando così la produzione giovanile di Giovanni Verga, che era stata influenzata dalla scapigliatura). Si narra di un abile dongiovanni, Polidori, che tenta di corteggiare in ogni occasione Maria Rinaldi, moglie di un ricco e prestigioso borghese. La donna viene descritta come un personaggio maldestro, sognante, ed estremamente romantico. Più volte cade nelle trappole amorose di Polidori, restando affascinata e incantata davanti alle dolci parole dell’esperto abbindolatore, per poi riprendersi immediatamente e rifiutare tutte le avances ricevute. È fondamentale infine la figura della migliore amica di Maria, Erminia, sempre al suo fianco per sostenerla e consolarla e che la convince una volta per tutte di dimenticare la figura di Polidori e di stare accanto al marito, evitando così una tragedia. CICLO DEI VINTI: costituito da 5 romanzi si apre nel 1881 con: i malavoglia a seguire: mastro don gesualdo, la duchessa di Leyra (rimasto incompiuto), Onorevole Scipioni, Uomo di lusso (gli ultimi due mai cominciati). L'intera serie, secondo il progetto originario dello scrittore, avrebbe dovuto avere come comune denominatore un tema comune e universale, quello dell'indiscussa lotta dell'uomo per l'esistenza, per il progresso e la lussuria. i malavoglia: romanzo in 15 capitoli narra la storia di una famiglia di pescatori che vive e lavora ad Aci Trezza, un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Dopo una breve presentazione della famiglia dei Malavoglia, e delle loro attività, tra la casa del nespolo e la barca usata per la pesca, la Provvidenza, il racconto si avvia con la partenza di 'Ntoni per la leva e con l'acquisto da parte della famiglia di un carico di lupini, che dovrebbe essere venduto per ricavarne profitto (1) Dopo un allargamento del quadro sugli altri personaggi di Aci Trezza, e sulle possibili nozze per la giovane Mena (2), la narrazione descrive la tempesta che si batte sul mare e procura il naufragio della Provvidenza e la morte di Bastianazzo, figlio di Padron 'Ntoni (3). Dopo il naufragio diventa evidente la rovina economica dei Malavoglia (4), cui si pensa di trovare una soluzione facendo sposare Mena a Brasi Cipolla, proveniente da una famiglia solida per ricchezza (5). Il ritorno di 'Ntoni dalla leva dovrebbe aiutare la famiglia a evitare di perdere sia la casa del nespolo, sia la barca che è stata recuperata e riparata (6); ma il giovane entra in confitto sia con il nonno, sia con diversi uomini del paese, pretendenti come lui a Barbara Zuppidda (7-8). Si prospettano intanto le nozze tra Mena e Brasi Cipolla, che dovrebbero risanare le condizioni della famiglia, seppure Mena sia sentimentalmente legata a un altro uomo. Prima delle nozze giunge però la notizia che Luca, fratello di Mena, è morto durante la battaglia di Lissa (9): il rinvio delle nozze procura la definitiva rovina: il matrimonio di Mena salta, e i Malavoglia sono costretti a cedere la casa del nespolo. Si impegnano per recuperare la loro casa, ma il giovane 'Ntoni prende una strada diversa, prima spendendo sempre più tempo all'osteria, poi decidendo di lasciare Aci Trezza per cercare fortuna, poco dopo la morte della madre (10-11). Padron 'Ntoni decide di vendere la Provvidenza, confermando ormai una condizione misera, cui si aggiunge il ritorno di 'Ntoni, che ha fallito nei suoi tentativi e che si ripiega in una condizione di ozio (12), e poi direttamente in pratiche di contrabbando (13). Al termine di uno scontro, 'Ntoni viene arrestato e il vecchio padron 'Ntoni impegna tutti i risparmi per organizzare la difesa al processo, che però si chiude con una sentenza di condanna a cinque anni (14); nella rovina è trascinata anche Lía, la sorella, accusata di avere trescato con Don Michele, lia che per la vergogna scappa dal paese e si sposta a Catania, dove finirà a fare la prostituta. Il romanzo si chiude con la morte di padron 'Ntoni in ospedale e con il recupero della casa del nespolo da parte del giovane Alessi, che sposa la Nunziata e che ricostruisce il nocciolo di un nucleo familiare sano. Un'ultima visita del giovane 'Ntoni, dopo la reclusione, gli rende subito chiara la sua estraneità, e il romanzo termina con la sua partenza, prima dell'alba (15). In questo romanzo troviamo contrapporsi la logica del guadagno, della roba, dell’interesse e del progresso a un avanzo di etica arcaica tenuta in vita dal vecchio padron’ Ntoni e successivamente da Alessi che ripropone gli antichi ideali. Tra gli elementi chiave del romanzo abbiamo: la centralità ossessiva per la dimensione economica, l'impostazione corale che investe tutto il paese non solo la famiglia dei i malavoglia e rappresenta personaggi uniti dalla stessa cultura ma divisi dalle loro diverse scelte di vita, soverchiate comunque da un destino tragico ed inevitabile, la cessione del punto di vista del narratore quindi di una visione unitario a favore di una visione collettiva, accorgimenti stilistici tra cui marche regionali, dialettali, l’uso di proverbi, l’uso del discorso indiretto libero. Totalmente diverso è il caso di “mastro don gesualdo” Il romanzo segna il definitivo il superamento di ogni fascino per gli sconfitti come protagonisti inconsapevoli sommersi dalla fiumana del progresso; registra invece, con sguardo impassibile, il paradigma di profitto e di sopraffazione che guida le azioni di Gesualdo, il velo di mediocrità e volgarità che si spande sui diversi personaggi. A guidare la narrazione non è più un coro coerente che giudica e commenta, come era nei Malavoglia, ma ora si alternano una sequenza di voci isolate, il cui incrocio e contrasto restituisce le dinamiche emotive dei personaggi. Lo spostamento di contesto sociale comporta una diversa e più complessa resa sul piano dello stile, con un dominio ora assegnato al discorso indiretto libero per rendere la prospettiva di mastro don Gesualdo e ai dialoghi per l'espressione degli altri protagonisti. Nell'insieme è facile cogliere nella lunga parabola disegnata dalla storia, dal 1788 al 1848, una diagnosi storica, un giudizio negativo sul cammino risorgimentale. Il perno del romanzo, Gesualdo, finisce svuotato dal suo cammino e dalla sua condotta, inutilmente teso a governare e orientare a proprio vantaggio le leggi del guadagno e dell'interesse e poi, incapace di dialogare con la figlia, costretto ad assistere alla dissipazione della sua povera roba a opera del genero. In questa sorta di epilogo del romanzo, con un meccanismo di rilancio, proprio nella figura di Isabella si annuncia il futuro progetto della Duchessa di Leyra, con il quale Verga avrebbe voluto salire ancora di un gradino nel suo affresco della società moderna. Il progetto, portato avanti negli anni, non sarebbe mai andato oltre lo stadio di abbozzo, a testimonianza delle difficoltà di poetica che incombevano sin dall'inizio sul progetto dei Vinti. La duchessa di leyra: è una sorta di continuo di mastro don gesualdo, perché parla di Isabella Motta-Trao, figlia di Gesualdo Motta e di Bianca Trao, che ha sposato il duca di Leyra dopo una contrastata relazione, nel corso di Mastro-don Gesualdo, col cugino Corrado La Gurna. È un romanzo incompiuto per vari motivi: editoriali, stilistiche e letterarie. NOVELLE RUSTICANE: è una raccolta di 12 novelle, pubblicata nel 1883. I testi che la compongono ruotano intorno a un unico tema: la roba, il possesso materiale, visto dai protagonisti come unica possibilità di contrastare la miseria della condizione umana, in una lotta per la sopravvivenza che ha solo vinti e nessun vincitore. Il reverendo: è la novella di apertura della raccolta, che narra del reverendo una persona totalmente votata ai propri interessi materiali anziché al bene e alla chiesa in generale non si faceva scrupoli ad accaparrarsi la roba degli altri. Infatti durante l’epidemia di colera nonostante si era procurato un antidoto contro la malattia, non l’aveva offerto neanche alla sua vecchia zia. Le cose cambiarono però con la rivoluzione, in quanto istruiti i contadini, quest’ultimi non si fecero più abbindolare e il reverendo finì per dedicarsi solo alla chiesa. Cos’è il re: i cambiamenti storici e politici infieriscono su Cosimo, anche se non può comprenderli: il povero lettighiere è sempre più povero e il re, pur cambiato da Borbone a Savoia, è sempre un re, una realtà totalmente estranea. Il racconto narra la vicenda capitata a compare Cosimo, che riceve un' incarico che gli procura preoccupazioni ovvero quello di trasportare con la sua traballante lettiga (letto portatile), fino alla vicina Catania, nientemeno che la regina, moglie di Ferdinando II re delle Due Sicilie. Se per gli abitanti di Caltagirone la presenza dei sovrani è occasione di gran festa paesana con suoni e campane compare Cosimo non è alcuna gioia: il pensiero di dover fare da lettighiere per conto del re lo tormenta senza sosta per tutta la notte che precede la partenza. Nella mente della povera gente, chi detiene il potere suscita ammirazione e paura nello stesso tempo. Il re e la regina appaiono agli occhi di quest'uomo come esseri da favola, dotati di una potenza illimitata, tanto che con un semplice cenno possono far tagliare la testa a chiunque, oppure concedere la grazia. Finito il viaggio, il lettighiere conserverà sempre il ricordo dell'eccezionale incarico avuto dal re. Gli anni passano, compare Cosimo non può pagare un debito e allora, in nome del re (quello nuovo, Vittorio Emanuele II) gli pignorano le mule, e più tardi, ad aggravare la sua già triste situazione economica, gli tolgono anche l'unico aiuto, il figlio Orazio, che deve partire soldato. Il povero compare Cosimo confondendo il sovrano sabaudo con il re borbonico, trova profondamente ingiusto ciò che viene fatto contro di lui: non arriva a
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