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Giovanni Verga e il verismo, Appunti di Italiano

Verga: contesto storico, vita, opere, pensiero

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 01/02/2022

marti-cagli
marti-cagli 🇮🇹

6 documenti

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Scarica Giovanni Verga e il verismo e più Appunti in PDF di Italiano solo su Docsity! CONTESTO STORICO 1848 in Europa c’è una fase di grande crescita economica (seconda rivoluzione industriale), periodo di progresso e grande ottimismo e fermento, innovazione che cambiano la vita di tutti i giorni. Questo periodo dal punto di vista culturale si chiama infatti POSITIVISMO, corrente che investe ogni campo del sapere, recupera l’illuminismo con la fiducia nella ragione e nel progresso, va contro il romanticismo perché era irrazionale e portava istanze antiscientifiche. Il positivismo si basa su - Ottimismo - Laicismo - Fiducia nella ragione che avrebbe risolto ogni problema Questo positivismo per quanto riguarda la letteratura si chiama NATURALISMO, una corrente letteraria che nasce in Francia nella metà 800, il cui più grande rappresentante è Emile Zola. Lui cercava di descrivere la realtà così come la vedeva con i suoi occhi cercando di descrivere le condizioni disperate del popolo francese e fare una sorta di denuncia sociale. (spiega le sue teorie nel Romanzo Sperimentale. Elementi tramite cui analizza la società sono: tempo cioè periodo storico, eredità familiare, ambiente) Non ci si occupava più dei grandi nomi ma delle storie degli umili, che andavano raccontate con lo stesso atteggiamento di uno scienziato, per far emergere la realtà delle cose e criticare la realtà nella quale vivevano i personaggi in modo più efficace senza mettere un giudizio personale (a differenza di come giudicava Manzoni nei promessi sposi), Zola credeva che la realtà parlasse già abbastanza da sola, soltanto raccontando i fatti veniva fuori una critica sociale. Il naturalismo viene introdotto in Italia da Luigi Capuana che traduce, recensisce e fa conoscere i romanzi naturalisti, il naturalismo francese ha però delle caratteristiche diverse dal VERISMO italiano. Il verismo ha come obiettivo una rappresentazione vera e scientifica della realtà senza che sia distorta, una rappresentazione oggettiva e scientifica. Anche la lingua doveva essere nuova, se rappresento gli umili devo farli parlare con la lingua degli umili, utilizzano quindi una lingua semplice. GIOVANNI VERGA Autore che ha rinnovato la letteratura italiana, attenzione alla realtà dei fatti ancora attuale. Letteratura che racconta dal basso il mondo degli emarginati, facendoci immergere nella realtà da lui raccontata. VITA: Nasce a Catania nel 1840 da una famiglia patriottico-risorgimentale (credeva nell’unità d’Italia come miglioramento per la Sicilia, perché il re era a Napoli, regno delle due Sicilie, e secondo loro era questo il problema della Sicilia) di ricchi proprietari terrieri. Si forma nella scuola di Antonino Abbate, patriota appassionato di poesia romantica, quest’influenza si nota subito infatti a 16 anni Verga scrive “amore e patria”. 1854 epidemia di colera, verga si sposta in campagna. Si iscrive a legge ma abbandona, si iscrive nella guardia nazionale (1861) e intanto continua a scrivere. Nel 1865 si sposta a Firenze che è un ambiente ricco per la sua ispirazione, ed era anche la capitale. Si sente in colpa per avere abbandonato la sua terra d’origine e la sua famiglia e di essere mantenuto da loro. Incontro significativo con Luigi Capuana con cui getterà le basi della poetica verista. 1866 scrive “la peccatrice”, un’opera tardo-romantica, strappalacrime. Negli anni 70 inizia a scrivere ad esempio “Eva” o “storia di una capinera”, quest’opera ha un discreto successo, storia di una monacazione forzata, amore sempre visto in senso tardo-romantico. Dal 72 si sposta a Milano, città ancora più aperta in cui si ferma per 20 anni, entra nei circoli culturali e mondani, e qui scrive i più grandi capolavori. Conosce gli scapigliati, che trattavano di temi altamente anticonformisti, contrari alla società borghese in cui vivevano. Comincia a cambiare piano piano tematiche. Nel 1874 pubblica “Nedda” primo esperimento di narrazione di un ambiente rusticano e popolare. Nedda era una povera raccoglitrice di Olive, non siamo ancora nel verismo perché non c’è ancora la tecnica ma i temi cominciano ad essere veristi e dato il successo di questa novella inizia a cambiare produzione. Pubblica il suo primo racconta verista “rosso malpelo” e raccoglie le sue novelle in “vita dei campi” nel 1880, 8 novelle ambientate nella Sicilia rurale con protagonisti umili che vivono da emarginati. 1881 pubblica “i malavoglia” Queste opere non hanno successo, infatti Verga sconfortato scrive “il marito di Elena” nell’82 che riprende le precedenti tematiche mondane. 1883 “novelle rusticane”, 12 novelle sempre ambientate in sicilia 1888 mastro don Gesualdo, romanzo con protagonista di umili origini che si è costruito una grande fortuna Anni 90 meno produttivi, deluso dal poco successo torna a Catania dove si dedica alla rivisitazione di alcune opere anche in termini teatrali. 1920 ha il successo meritato, viene nominato senatore a vita 1922 muore † Verga ha una fortuna letteraria solo dopo la Prima guerra mondiale, gli anni prima sono monopolizzati dalla figura di D’Annunzio che portava avanti un’Italia forte, vincente, violenta, maschilista, con un linguaggio aristocratico e difficile. D’Annunzio ha definito verga uno spazzaturaio perché parlava di spazzatura, gli umili non potevano far parte dell’arte. Dopo la guerra cambia tutto, l’Italia era a pezzi e tutti gli intellettuali che avevano portato avanti gli sconfitti vengono rivalutati, infatti Verga viene poi celebrato come un grandissimo intellettuale. Produzione pre-verista: - argomenti storico-patriottici in cui ancora era legato all’unità d’Italia - opere tardo-romantiche dove c’è un amore disperato e morboso - inizio cambiamento parlando degli umili Spartiacque: lettura dell’Assomoir di Emile Zola che gli viene consigliato da Capuana e incontro con gli scapigliati Produzione verista: ciò che cambia è l’utilizzo delle tecniche veriste che dovevano rispettare dei canoni - Straniamento: narrare la storia così come nasce senza interventi dell’autore che si deve estraniare (impersonalità) - Regressione: l’autore si deve regredire a livello dei personaggi, pensare e parlare come fosse uno degli umili. Il narratore deve essere presente ma invisibile. Usa lingua degli umili con forme dialettali e discorso indiretto libero. C’è quindi un testimone anonimo che è completamente integrato nell’ambiente e guarda gli avvenimenti con gli stessi occhi con cui guarda l’ambiente in cui vive, quindi è in sintonia con quei valori e quel modo di pensare, infatti l’autore non descrive il carattere o i pensieri dei personaggi, che invece vengono fuori dai loro comportamenti. Il lettore così è più coinvolto.  QUESTE TECNICHE LE SPIEGA NELLA “LETTERA PREFATORIA A SALVATORE FARINA” che precede il testo di una novella di “vita dei campi”, cioè quindi o Eclissi del narratore onnisciente e le conseguenti:  Abbreviazione dell’opera (meno descrizioni, sfoltimento dell’intreccio)  Rinuncia a colpi di scena ed episodi drammatici (tutto meno romanzato)  Maggiore consequenzialità deterministica dello sviluppo logico (storia come catena di cause, meno colpi di scena e interventi del destino) o Narratore omodiegetico (interno al racconto) o Impersonalità come scrupolo scientifico => bisogno di obiettività DIFFERENZE CON ZOLA Verga prende spunto dal naturalismo di Zola ma ci sono delle differenze: 1) Zola crede che attraverso la letteratura ci possa essere una denuncia sociale e quindi un miglioramento della società 2) Verga invece si limita a raccontare quello che vede e ad inserire tutto in una visione pessimistica in cui non c’è possibilità di miglioramento e cambiamento (verismo), la vita travolge i vinti, come chiama il suo ciclo di romanzi, perché racconta le storie di personaggi vinti dalla società in cui vivono e dalla legge spietata della realtà. - 1-17 progetto: È lo studio scientifico di come nascono le bramosie di cambiare la propria condizione, la spinta a migliorare, spinta del progresso dettata da lotta per i bisogni materiali, avidità di ricchezze, ambizione, vanità aristocratica. - 17-23 prende atto delle difficoltà tecniche, vuole un narratore omodiegetico che racconti i sentimenti dei personaggi, per i più primitivi sono immediati ma via via quando subentra quello che è artificioso nell’educazione diventa più complicato e forse non permetterà la conclusione di questo ciclo, è difficile mettere in atto le azioni e sentimenti di chi li sa controllare con le parole e con l’educazione. (difatti il ciclo rimane incompiuto) - Quando guardiamo al progresso quasi ci dimentichiamo tutto ciò che è costato, le fatiche e contraddizioni che sono servite per raggiungerlo. Il progresso è per l’umanità, ma gli individui quanto lo pagano? Si giustificano i mali di ognuno per il bene generale quasi come fossero necessari. - Metafora del progresso come un fiume che travolge tutti e alcuni vengono “vinti”, e non lo vedranno nemmeno. - 52 impersonalità narratore, non ha il diritto né di giudicare questa fiumana e le persone, è già tanto se riesce a descriverla dall’esterno. Posizione opposta al narratore manzoniano che invita a giudicare e guida anche nella valutazione morale. Qui non ha motivo di esistere questa valutazione, per il presupposto che se ognuno rimane dov’è nato e non si ribella o non ambisce all’altro vive bene se no è destinato a soccombere. Posizione conservatrice. MALAVOGLIA primo del ciclo di romanzi, pubblicato del 1881. Si percepisce il narratore omodiegetico dalle descrizioni dozzinali e personali che si danno anche del paesaggio e dai nomignoli. Ci sono tanti detti popolari proverbiali e tutti sono presentati con i modi di dire usati tra loro. Ambientato in un paesino di pescatori, Acitrezza in Toscana, in un mondo sempre uguale nel quale comincia a penetrare la modernità che scuote la vita del paese. TRAMA: Padron ‘Ntoni, il nonno, viveva ad Acitrezza nella casa del Nespolo, e aveva una barca chiamata “provvidenza”. Suo figlio Bastianazzo era sposato con Maruzza la Longa, chiamata così perché era bassa, e questi avevano dei figli: Ntoni, luca, Lia, mena e Alessi. Questa famiglia di pescatori era chiamata Malavoglia che dice il contrario di quello che erano davvero cioè grandi lavoratori. A un certo punto Ntoni viene chiamato a fare il soldato a Napoli (leva obbligatoria istituita dai Savoia), e vengono a mancare due braccia forti che servivano per l’agricoltura. Padron Ntoni decide quindi di investire in un carico li lupini, va dall’usuraio del paese, si indebita e come pegno mette la casa del Nespolo in cui abita. decide di investire in un carico di lupini. Il giorno in cui i lupini dovevano essere trasportati la provvidenza naufraga, Bastianazzo muore, la barca si rompe e il carico di lupini è perduto. Oltre alla tragedia del lutto c’è anche una perdita economica, tutto è perduto ma padron Ntoni deve restituire il debito. Ntoni andato a Napoli come militare inizia a conoscere la bella vita, che vuole fare anche una volta tornato al paese, ma non vuole lavorare e quindi si mette a fare il contrabbandiere e viene arrestato. Mena che doveva sposarsi col figlio di un ricco del paese, perdendo ogni avere il suo promesso sposo non ha più interesse a sposarla, quindi Mena non si sposa e perde anche l’uomo Affio Mosca che l’amava veramente. Luca muore nella battaglia di Nissa (voluta dai Savoia). Lia viene scambiata per una poco di buono e lascia il paese. La famiglia è distrutta, l’unico che si salva è Alessi, quello che segue l’ideale dell’ostrica, che rimane attaccato senza farsi prendere dalla fiumana del progresso, continua a lavorare duramente, riprende la casa del Nespolo, ricostruisce la “provvidenza” e prende con sé Mena. Rimane almeno la speranza data da Alessi. Romanzo che mette in evidenza quella visione fatalista tipica del meridione di quegli anni: il mondo è uno spazio chiuso regolato da tradizioni regolari, e l’uomo può muoversi solo in quello spazio, nel momento in cui prova a uscire è destinato al fallimento. MASTRO DON GESUALDO TRAMA: È un muratore prima povero che poi diventa molto ricco. Anche se ricco è uno sconfitto perché anche se non è più povero non è nemmeno uno della nobiltà, di cui vuole far parte, tradisce i suoi valori. Sposa Bianca Trao che lo sposa solo per la sua ricchezza, nasce una figlia Isabella, a 16 anni questa vuole sposare un cugino squattrinato, Gesualdo glielo impedisce e la fa sposare col figlio del duca di Leira. Con l’insurrezione dei moti del 48 i terreni di Gesualdo vengono invasi dai rivoluzionari, si trasferisce a Palermo e va a vivere nel palazzo del suocero. Qui muore solo, anche se ricco, è un vinto, perché tradisce l’ideale dell’ostrica, abbandona gli ideali degli umili perché vuole diventare un nobile ma i nobili non lo accettano. Questa è una visione ancora più cupa rispetto ai Malavoglia dove almeno c’era Alessi che ha cercato di ricostruire tutto.
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